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Vecchio 04-07-2010, 19.31.36   #1
Sole
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Non so perchè ne come ma un giorno senza motivo e dal niente ho iniziato ad aver paura del vuoto. Salivo la torre dell'Asinello a Bologna e da uno scalino all'altro all'improvviso il corpo si è bloccato e ho sentito paura. mi bastava scendere uno scalino e più nulla, tutto normale, ma uno scalino più su il terrore. Da questo momento in poi sono iniziate a nascere tutta una serie di paure: la paura delle correnti marine, la paura di entrare in un lago, la paura di non vedere nel buio dove vado, la paura di perdermi... non ve le elenco tutte e sono tutte inconscie. Quella prima volta è lontana ormai una decina di anni e tanti ce ne sono voluti per capire che tutte le paure mi riconducono all'ignoto. Per poter andare verso l'ignoto si deve essere adeguatamente equipaggiati o avere un mezzo adatto di cui ci si fida. Per l'uomo il mezzo è il corpo e finalmente dopo tanto tempo ho capito che del mio corpo non ho fiducia. E' complesso spiegare come ho scoperto la questione della fiducia, ma so che la strada è quella giusta. Non mi fido del mio corpo, non mi fido dei miei mezzi.
Se devo affrontare una difficoltà mi faccio coraggio, piango tremo corro e passo, ma se si tratta di fare qualcosa che posso evitare avverto proprio la mia volontà che rema contro, non voglio! Non voglio affrontare! E finalmente anche questa scoperta...
Questa volontà che non vuole dare al corpo autonomia potrebbe essere uno dei motivi per cui il TA per me è sempre stato difficile.

Quello che è stato veramente bello e che vorrei condividere è il momento in cui avevo già abbastanza chiare queste cose e ho dovuto affrontare un'escursione in montagna abbastanza impegnativa con dei ponti sospesi sul costone. Ero preoccupata ma sono andata e mi sono fatta accompagnare dalla paura. Non cercavo di non pensare a lei, non cercavo di isolarla e far finta di niente ma anzi cercavo di sentirla e andare avanti. Alla fine mi sono accorta che non stavo dando del mio meglio, solo che quando ho detto: ok, adesso faccio meglio di così mi sono bloccata e sono ritornata all'umiltà di aver paura.

In realtà non mi è chiaro quale parte di me non vuole cambiare questa situazione e perchè, ma imparando ad avere fiducia nel corpo dovrei indebolire quell'Io.

Ultima modifica di Sole : 04-07-2010 alle ore 19.34.11.
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Vecchio 05-07-2010, 16.43.29   #2
RedWitch
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..........
.... Ero preoccupata ma sono andata e mi sono fatta accompagnare dalla paura. Non cercavo di non pensare a lei, non cercavo di isolarla e far finta di niente ma anzi cercavo di sentirla e andare avanti. Alla fine mi sono accorta che non stavo dando del mio meglio, solo che quando ho detto: ok, adesso faccio meglio di così mi sono bloccata e sono ritornata all'umiltà di aver paura.

In realtà non mi è chiaro quale parte di me non vuole cambiare questa situazione e perchè, ma imparando ad avere fiducia nel corpo dovrei indebolire quell'Io.
Forse non stavi dando il meglio di te, perchè eri più occupata a sentire la paura che concentrata sul corpo...pero' per quanto lo abbiamo scritto diverse volte in forum, in diverse forme, non avevo mai pensato al "farmi accompagnare dalla paura" e al sentirla tutta... andare avanti nonostante la paura, so per esperienza che è faticoso, perchè è come avere una zavorra pesante che si prende gran parte delle energie a disposizione, e che alla fine lascia stremati, anche se questo avviene per lo più quando si fa resistenza alla paura, quando non la si accoglie...

Cosa ti ha lasciato questa bella esperienza Sole? sapresti raccontarmi che effetto ti ha fatto sentire la paura?

Mi pare pero' che il tema centrale e che volevi affrontare in questo thread fosse la mancanza di fiducia nel tuo corpo e nei tuoi mezzi, vorrei provare ad approfondire un po' questo aspetto.. a me è capitata una cosa, qualche anno fa, dopo aver ripulito un bel po' di paure/schifezze, sono andata a fare una passeggiata, lungo un fiumiciattolo nell'entroterra, e il terreno era scosceso, pieno di grandi pietre, per niente agevole. Di solito non sono granchè agile, ho paura quando non ho i piedi ben piantati a terra e mi trovo in difficoltà, ma quella volta, ero stranamente tranquilla e mi muovevo come se quello fosse il mio elemento naturale. Avevo un equilibrio, una tranquillità che non conoscevo, tanto che se n'è accorta anche la persona che era con me.

Non mi è mai più riuscito di riprovare la stessa cosa... eppure ero io, con i miei mezzi, nè più nè meno.
Ma allora che succede?

Io credo che la fiducia nei propri mezzi si possa guadagnare , ma anche che per farlo sia indispensabile... buttarsi un po' e mettersi alla prova...

Tu hai già trovato qualche metodo per trovare questa fiducia che cerchi?
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Vecchio 05-07-2010, 17.25.37   #3
Sole
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La sensazione non è di stanchezza ma adrenalina. Una specie di carburante che ti spinge. La paura diventa la concentrazione necessaria. Comunque a fregarmi è la vista.

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Tu hai già trovato qualche metodo per trovare questa fiducia che cerchi?
Sono tutte le tecniche per aumentare la coscienza corporea. Hata Yoga, TA, i Tibetani, non son costanti con la pratica da un bel pò, ultimamente ho fatto tutto un altro Lavoro, ma credo che siano buone tecniche. Il problema però resta che da troppi anni ho delegato alla mente il controllo di tutto e quindi dove lei non poggia i piedi blocca il sistema. Dovrei come resettare il sistema e poi avviarlo con un nuovo programma in cui la suddivisione dei compiti è meglio distribuita.

Comunque nel mio caso temo che molto abbia influito il fatto che da bambina i miei non hanno mai voluto ch efacessi sport di nessun genere. Non ero mai libera di muovermi e quelle poche volte che mi portavano al parco ero costretta a star vicino a mamma o a papà ed è proprio da bambina infatti che mi è mancata la sperimentazione del corpo.

Infatti, c'era una cosa su cui mi sono impuntata da bambina che era andare in bicicletta al paese di mio padre dove andavamo in villeggiatura, mio padre mi disse: impara che te la compro.. simpaticone lui! Ma io la prendevo di nascosto a dei bambini e imparavo e un giorno gli ho detto: so andare in bici, compramela! Me la comprò e di fatti oggi vado tranquilla in scooter ma non guido l'auto con le marce. Tutto ciò che è coordinamento corporeo me lo metto da parte per un futuro accoglimento.

L'unico mezzo che trovo è fare le cose che fan paura per gradi, senza pensare che tanto avrò paura, ma pensando che va bene anche aver paura mentre faccio una cosa l'importante è non rifiutarla. Quel di cui ho avuto l'impressione è che la apura è un'energia talmente potente ch ese la rifiuti ti blocca se l'accogli ti spinge. Quindi direi maschile per fare e femminile per camminare. Ho anche provato una volta a pensare che avevo paura di un ricordo... un cavolo!!!
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Vecchio 05-07-2010, 17.42.45   #4
griselda
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Vorrei cercare di capirci qualcosa, spero non ti dispiaccia se parlo un po' di me per cercare di capire.

Mi domando se non sia un qualcosa di maschile l'andare per ponti Tibetani o scendere per orridi? E che sia questo che ci fa tanta paura?
Mi è capitato di avere tanta paura, ma tantissima che ho dovuto trasformarla in rabbia e determinazione per riuscire a muovermi da dove ero bloccata.
La paura mi è salita tanto da sfociare in una rabbia sorda che non so cosa avrei fatto se non avessi amato la persona che era con me e che in quel momento vedevo come quello che mi aveva obbligato ad andare in quel posto, l'amore si trasformava in odio in quel momento e diventava il motore per fare, la determinazione si è trasformata in concentrazione non pensavo a niente altro che a quello che facevo a dove mettevo i piedi, a dove mi attaccavo e andavo talmente in fretta ma non scriteriatamente ma come un automa non spiegartelo meglio, perchè dovevo uscire di là, andarmene senza morire e quando l'altra persona mi chiedeva di guardare giù per il burrone quanto era bello il ruscello o la cascata e dovevo affacciarmi nel vuoto le mie mani si attaccavano all'appiglio per non cadere, obbedivo e mi ricaricavo di rabbia e poi ricominciavo a camminare senza nessuna distrazione
Dopo ok ero contenta di aver fatto quell'esperienza ma li per li mentre la vivevo non lo ero ne io ne l'altra persona ahahahahah
Psssttthhh siamo bravissime ahahah
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Vecchio 05-07-2010, 18.02.00   #5
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Non so se è lo stesso per te Gris, ma ad esempio non ho nessun problema a prendere un aereo ma col cavolo che salgo su una seggiovia eppure una funivia non mi da problemi... Mi devo fare una forza per passare su un ponte costruito su un ruscello ma se fosse un ponte naturale di roccia non mi darebbe fastidio. E non ho nessun problema a sporgermi da qualsiasi altezza, anzi se sono in cima ad un monte e c'è un dirupo posso stare con i piedi sull'orlo e sporgermi tranquilla... insomma se quello a cui mi affido è solido come la roccia... mi fido, se mi affido a qualcosa di costruito dall'uomo col cavolo!!!
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Vecchio 05-07-2010, 23.22.42   #6
logos
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L'unico mezzo che trovo è fare le cose che fan paura per gradi, senza pensare che tanto avrò paura, ma pensando che va bene anche aver paura mentre faccio una cosa l'importante è non rifiutarla. Quel di cui ho avuto l'impressione è che la apura è un'energia talmente potente ch ese la rifiuti ti blocca se l'accogli ti spinge. Quindi direi maschile per fare e femminile per camminare. Ho anche provato una volta a pensare che avevo paura di un ricordo... un cavolo!!!
E' proprio così la paura è paralizzante quando si cerca di metterle il bavaglio. Poi paura di aver paura, diventa come un cane che si morde la coda, diventa un estenuante e sterile avvitarsi su se stessi.
Paradossalmente un modo efficace per scavalcare certe paure è cercarle, farsele amiche e non respingerle.
Per qualche anno ho avuto paura di prendere l'ascensore, di prendere la metro, e di tutti i luoghi sotterranei ed ermeticamente chiusi. Un bel problema insomma. Pensare che adesso in metro quasi mi addormento e mi lascio cullare dal suono vibrante delle persone che entrano e vanno via ad ogni fermata.
Nel contempo ci sono frangenti in cui di nuovo la paura mi afferra. Sono brevi, intensi istanti in cui le parlo e non la respingo, in cui le dico che le forme in cui si manifesta le conosco e deve forse cercare altre vie per dirmi qualcos'altro.
Scusami Sole è un po' così astratto il mio discorso.
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Vecchio 05-07-2010, 23.55.17   #7
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Non so se è lo stesso per te Gris, ma ad esempio non ho nessun problema a prendere un aereo ma col cavolo che salgo su una seggiovia eppure una funivia non mi da problemi... Mi devo fare una forza per passare su un ponte costruito su un ruscello ma se fosse un ponte naturale di roccia non mi darebbe fastidio. E non ho nessun problema a sporgermi da qualsiasi altezza, anzi se sono in cima ad un monte e c'è un dirupo posso stare con i piedi sull'orlo e sporgermi tranquilla... insomma se quello a cui mi affido è solido come la roccia... mi fido, se mi affido a qualcosa di costruito dall'uomo col cavolo!!!
Mah io sono una che sta bene con i piedi piantati in terra, quando devo andare in cielo o in mare le cose cominciano a complicarsi. Poi arrivo a fare tutto, nel senso che mi tocca e lo faccio.
Io ho sempre pensato all'istinto di sopravvivenza invece tu parli di io, giusto? Faccio fatica a seguirti
Tu dici che è colpa della mente, in effetti è lei che tenta di controllare tutto anche ciò che non è di sua competenza come reggersi in piedi, camminare, correre.....certe cose però come volare in aereo o andare in nave escono dall'essere prerogativa del corpo no? Infatti tu non ne hai paura se non sbaglio, io invece, non ho paura del volare ma del fatto che essendo un mezzo meccanico potrebbe rompersi...(perchè mi piace tantissimo quando sono in volo ma l'atterraggio e il decollo sono sempre adrenalinici per me.)
Poi sono nata in pianura e credo che questo conti sull'avere paura di certe cose, poi ok ci possiamo mettere anche le esperienze negative avute da bambini, ma il fatto di non essere cresciuti con un bagaglio di quel tipo, che hanno ad esempio le persone che nascono e crescono in quei luoghi credo che faccia la differenza.
Io avevo 32/33 anni la prima volta che sono salita su un aereo mentre per la maggior parte dei bambini di oggi prende l'aereo ancora prima di essere andato a scuola. Questo fa diventare normael qualcosa che per me non è. E secondo me vale per tutto.
Chiaro poi che se tutti i giorni per lavoro per obbligo dovessi fare un ponte tibetano due volte al dì immagino che dopo un anno non avrei più paure di sorta perchè diventerebbe normale. (perchè la routines fa annoiare la mente e la spinge a pensare ad altro?)
Come c'è chi non riesce a prendere il metrò o che si sente soffocare sotto terra, io non ho problemi ma ho avuto quasi un attacco di panico entrando in una grotta a non so quanti metri sotto terra ma perchè la mente è corsa a: oddio e se sprofonda tutto quello che abbiamo sopra la testa? E lì è stato un nano secondo e non respiravo più e ho dovuto prendere le gocce....
anche qui è stato il controllo la mente appena ha avuto il sentore che non poteva controllare la situazione è andata in panico...

Mi domando se il fare e rifare fa perdere alla mente il controllo nel senso che lo da per scontato e non ci bada più?


Ma l'istinto di sopravvivenza ci preserva e la mente ci terrorizza?
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Vecchio 08-07-2010, 11.51.00   #8
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Continuo il mio dialogo aperto e intanto dalla regia mi arrivano degli spunti..

Se esploro il simbolismo della mia fobia ne vien fuori che è la precarietà e l'incertezza insieme all'abisso che vengono resi evidenti e cercando qualcosa, qualunque cosa, che si avvicinasse a questo nei ricordi di bambina credo che il tutto abbia a che fare con la morte, la sua attesa e l'incertezza del momento in cui arrivarà. In effetti la sospensione sul un abisso sopra una struttura non solida, con i piedi che non poggiano su solida roccia ma appesa magari ad un filo...

Questo ricordo che sto per raccontare non lo avevo mai tanto preso in considerazione perchè non mi muove nessuna emozione... e infatti proprio per quello probabilmente vuol dire che l'ho repressa a tal punto da trasformare quell'emozione in fobia, se la via è quella giusta.. potrebbe essere. Dovrei ricapitolarlo fino a far riaffiorare l'emozione.
E' molto breve, si tratta di mio padre che quando eravamo piccoli almeno 4 volte a settimana ci diceva di crescere in fretta, di non perdere tempo a giocare perchè lui sarebbe morto presto. Il più è stato quando il giorno prima di una operazione chirurgica di mia madre (avevo 7/8 anni non ricordo bene) ci disse: preparatevi perchè domani vostra madre potrebbe morire.
Io quest'ultima non me la ricordo, se la ricorda mio fratello e mia madre che dice che ero presente anche io.

Ecco, ora ho un senso di vuoto nello stomaco.. lo stesso senso di risucchio nel vuoto che si ha sospesi. In effetti questa attesa della morte mi può dare un inconsapevole senso di precarietà e mancanza di punti di riferimento su cui si è strutturata molta della mia personalità...non ho infatti attaccamento particolare ad un luogo.. ma anche altro.

Continuo ad esplorare questo aspetto.


Ultima modifica di Sole : 08-07-2010 alle ore 11.54.46.
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Vecchio 08-07-2010, 11.57.50   #9
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Continuo ad esplorare questo aspetto.




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Vecchio 08-07-2010, 12.01.32   #10
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Grazie grazie ..
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Vecchio 08-07-2010, 13.10.02   #11
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Lo avevo già detto altrove ed in effetti i conti tornano se penso che vivo nella costante attesa della notizia della morte di mio padre come fosse una liberazione.

Non mi ero mai accorta...
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Vecchio 30-10-2010, 15.01.24   #12
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Predefinito piccoli fatti curiosi

Negli ultimi due anni ho dovuto fare i conti con la morte e il senso di precarietà tanto che mi sono accaduti tanti piccoli fatti curiosi che messi tutti insieme fanno la trama di un solo tessuto. Ma temo che il tessuto non sia ancora finito finchè non ci guardo fino in fondo ma non saprei che altro guardare.
inizia tutto con la perdita del posto di lavoro causato dalla morte del titolare, successivamente una serie di lavori precari e poi in quello che poteva essere un buon posto con larghe promesse arriva il fallimento, annunciato da anni però. Ora mi trovo in un'azienda in cui sostituivo una persona malata da parecchio tempo ma che appena entrata mi avevano già avvisato dell'assunsione diretta anche con l'altra persona di nuovo in servizio... ma la certezza non l'avevo fino alla firma. Poi accade che questa persona muore e l' incertezza diventa solidità.
Ora a parte le facili battute, di cui ho riso da sola e con amici, che possono nascere dalla cosa a me ha impressionato parecchio come si sono evolti i fatti.

La morte nei tarocchi è un simbolo che porta cambiamento non è ne bene ne male è solo qualcosa che muta in maniera radicale. Nel mio caso la morte fisica o di una società mi ha portato sempre un cambiamento e ad essere sincera sempre molto positivo per la mia crescita professionale e quindi anche come persona e spirituale.
Probabilmente ho dovuto proprio vedere questo. L'incertezza delle situazioni non è la fine di tutto ma è un cambiamento di stato. L'incertezza è una ricerca di equilibrio. E' un movimento verso qualcosa di altro. Nel mio caso la distruzione del precedente stato mi ha portato a cercare.. altro e rimettendomi in gioco mi ha anche costretto a migliorare.
Se gli eventi della vita non sono ricerca spirituale...

Mi è difficile mettere in parole ma sento come se io dovessi prendere coscienza del fatto che posso lasciare indietro i pilastri su cui mi appoggio e distruggerli senza paura di cadere nel vuoto ma cercando solo con le mie forze di trovare il sucessivo appoggio.
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Vecchio 02-11-2010, 19.43.37   #13
RedWitch
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Mi è difficile mettere in parole ma sento come se io dovessi prendere coscienza del fatto che posso lasciare indietro i pilastri su cui mi appoggio e distruggerli senza paura di cadere nel vuoto ma cercando solo con le mie forze di trovare il sucessivo appoggio.
Mi pare una bella scoperta Sole, perchè in questo modo, più che cercare un nuovo appoggio, l'appoggio sei tu. I passaggi, e la ricerca di un nuovo equilibrio, diverso dal precendente, nel tuo caso il lavoro, costa momenti di sconquassamento.. e di riassestamento quindi in termini pratici, di energia e mancanza di appoggio.. appunto. Mi figuro la cosa come un salto e nel momento del salto non ci sono appoggi, ci sei tu e solo tu. Se riuscissimo a riprodurre questi salti, questi cambiamenti nella vita quotidiana, cresceremmo più o meno costantemente..

In questo periodo sto facendo i conti anch'io con la morte, anche se in maniera differente dalla tua, e mi chiedo se la ricerca di questi punti di appoggio , siano esclusivamente mentali, perchè in effetti tutto (a vari livelli) è precario. E allora, cosa blocca dall'effettuare un salto volontario? la paura di non ottenere il risultato? Se siamo costretti, camminiamo, altrimenti almeno per me , è molto difficile fare un salto che potrebbe portare un miglioramento..
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Vecchio 02-11-2010, 20.14.15   #14
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Mi pare una bella scoperta Sole, perchè in questo modo, più che cercare un nuovo appoggio, l'appoggio sei tu.
Eh... mi ci vuole ancora per arrivare a sentire questo... ma comunque si, il prossimo passo dovrà essere quello di essere io il mio pilastro e/o punto di riferimento.
Quote:


In questo periodo sto facendo i conti anch'io con la morte, anche se in maniera differente dalla tua, e mi chiedo se la ricerca di questi punti di appoggio , siano esclusivamente mentali, perchè in effetti tutto (a vari livelli) è precario.
Credo di si perchè il corpo una volta imparato sa ripetere senza sbaglaire e il cuore sa autoguidarsi.
Quote:
E allora, cosa blocca dall'effettuare un salto volontario? la paura di non ottenere il risultato? Se siamo costretti, camminiamo, altrimenti almeno per me , è molto difficile fare un salto che potrebbe portare un miglioramento..
La paura dell'ignoto per quanto riguarda me e non so se possa essere una questione generale, ma penso di si. Credo di si perchè in fondo in fondo la mente controlla e se non sa cosa c'è non vorrebbe avanzare. Poi è chiaro che è molto sintetico dire "ignoto" perchè dietro ognuno ha la sua dinamica ma per me è quello. L'ignoto è non sapere cosa accadrà, ma se non ci si mette in gioco non si sa mai neppure cosa siamo capaci di fare accadere.
Sai che immagine mi viene in mente? Hai mai visto il Signore degli anelli quando sono nelle miniere e tutto comincia a crollare e devono saltare da una roccia all'altra... se cadono c'è l'abisso e nell'abisso uno dei demoni più antichi e terribili. Ecco per me è circa così.
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Vecchio 02-11-2010, 21.33.56   #15
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sono iniziate a nascere tutta una serie di paure: la paura delle correnti marine, la paura di entrare in un lago, la paura di non vedere nel buio dove vado, la paura di perdermi... non ve le elenco tutte e sono tutte inconscie. Quella prima volta è lontana ormai una decina di anni e tanti ce ne sono voluti per capire che tutte le paure mi riconducono all'ignoto. Per poter andare verso l'ignoto si deve essere adeguatamente equipaggiati o avere un mezzo adatto di cui ci si fida. Per l'uomo il mezzo è il corpo e finalmente dopo tanto tempo ho capito che del mio corpo non ho fiducia. E' complesso spiegare come ho scoperto la questione della fiducia, ma so che la strada è quella giusta. Non mi fido del mio corpo, non mi fido dei miei mezzi.
Se devo affrontare una difficoltà mi faccio coraggio, piango tremo corro e passo, ma se si tratta di fare qualcosa che posso evitare avverto proprio la mia volontà che rema contro, non voglio! Non voglio affrontare! E finalmente anche questa scoperta...
Questa volontà che non vuole dare al corpo autonomia potrebbe essere uno dei motivi per cui il TA per me è sempre stato difficile.
Prendo spunto da questo perchè è capitato anche a me di ritrovarmi addosso improvvisamente tutta una sertie di paure che non avevo prima.

La cosa che mi faceva più rabbia era non risucrire più ad entrare in acqua. Come descrivi bene tu non ci entravo proprio oltre la caviglia mi bloccavo.

Adesso và un pò meglio ma non avevo mai collegato la paura all'ignoto al non fidarsi di sè...grazie Ho
ripreso a fare TA..beh..diciamo che ho ripreso a provare e i risultati volendo guardare non sono un granchè ma insisto.

Che non mi fido di me però è cosa che stò vedendo anche in altro e spesso. A livelli e in modi differenti ma egualmente paralizzanti.
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Vecchio 08-11-2010, 17.10.09   #16
Edera
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Io ho molta paura di volare in aereo... Perchè non mi fido dell'uomo, ho paura degli errori tecnici, di distrazione. Per assurdo un ponte tibetano mi farebbe molta meno paura perchè sarei io a 'guidare'. Quindi di base c'è la solita ansia di dover controllare tutto, anzi l'illusione di poter controllare tutto perchè in realtà razionalmente so di non poter controllare molto.
Non riesco a mollare la presa, a fidarmi e ho paura del vuoto perchè non ho nessuna fiducia nei miei mezzi, temo che lasciati i miei appoggi, tutto si sgretoli.
Quindi procedo rimanendo attaccata alle corde di sicurezza perchè non sono affatta certa nè di avere le gambe, nè di dove mi porterebbero..
Non sono mai stata abituata ad avere fiducia in me, inizio solo ora a fare dei passetti in questa direzione. Forse così mi sparirà anche la paura di volare.
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