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Vecchio 22-12-2008, 19.27.55   #1
Uno
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"Prega e lavora", vi siete mai chiesti il perchè di fare due cose insieme?
Non parrebbe un'istruzione tanto saggia, eppure in questo particolare caso il motivo c'è.
Innanzitutto chiariamo che l'ordine delle due parole è solo musicale, altrimenti avrebbe dovuto essere al contrario, lavora e prega, per il perchè di questa mia affermazione preferisco utilizzare una storiella:

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Due giovani monaci studiavano in seminario, ed entrambi erano incalliti fumatori.

Il loro problema era: "Posso fumare mentre prego?"

Non riuscendo a risolverlo, decisero di rivolgersi ai loro superiori. Più tardi, uno chiese all'altro che cosa gli aveva detto il superiore.

"Sono stato rimproverato aspramente solo per aver parlato del fatto", disse il primo. "Ed il tuo superiore, cosa ti ha detto?".

"Il mio fu molto compiaciuto" , disse il secondo. "Mi ha detto che facevo benissimo. Ma dimmi, che domanda gli ha fatto?"

"Gli ho chiesto se posso fumare mentre prego."

"Te la sei voluta tu. Io gli ho chiesto: posso pregare mentre fumo?"
Ma ordine a parte il fatto di associare la preghiera ad altro (ove alla preghiera possiamo in questo caso sostituire anche atto meditativo, raccoglimento etc...) ha un ben preciso motivo, se pregare in una chiesa, in una cappella, o praticare esercizi spirituali in qualsiasi luogo tranquillo è relativamente facile (non tantissimo a dire il vero), fare la stessa cosa mentre si è impegnati in altro complica la faccenda. Dirò di più, se si riescono a fare bene entrambe le cose possono accadere cose interessanti.
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Vecchio 22-12-2008, 20.58.06   #2
nikelise
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"Prega e lavora", vi siete mai chiesti il perchè di fare due cose insieme?
Non parrebbe un'istruzione tanto saggia, eppure in questo particolare caso il motivo c'è.
Innanzitutto chiariamo che l'ordine delle due parole è solo musicale, altrimenti avrebbe dovuto essere al contrario, lavora e prega, per il perchè di questa mia affermazione preferisco utilizzare una storiella:



Ma ordine a parte il fatto di associare la preghiera ad altro (ove alla preghiera possiamo in questo caso sostituire anche atto meditativo, raccoglimento etc...) ha un ben preciso motivo, se pregare in una chiesa, in una cappella, o praticare esercizi spirituali in qualsiasi luogo tranquillo è relativamente facile (non tantissimo a dire il vero), fare la stessa cosa mentre si è impegnati in altro complica la faccenda. Dirò di più, se si riescono a fare bene entrambe le cose possono accadere cose interessanti.
Non sapevo che le due azioni fossero associate .
Molto interessante . Aspetto il tuo approfondimento .
Dico una cosa a costo di far ridere .
Spesso quando faccio attivita' fisica cerco la distrazione ,ad esempio la tv ,per far scorrere il tempo e non avvertire la fatica.
Devo dire pero' che quando ho il coraggio di far tacere tutto e di concentrarmi su me stesso la '' distrazione '' e' stata ben piu' efficace .
Distarre : rompere , spezzare, separare , separare il corpo dalle altre facolta' o meglio separare le altre facolta' dal corpo ,questo e' l'effetto che si vuole raggiungere con la preghiera o la meditazione?.
Se pensiamo che per chi ha l'obbiettivo di percepire il sottile, il corpo e' un limite ecco che la meditazione , la preghiera hanno una loro spiegazione .
Ma perche' insieme?
Non sarebbe piu' semplice meditare e basta?
Fare le cose insieme cosa aggiunge?
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Vecchio 22-12-2008, 22.50.44   #3
Grey Owl
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Mentre dipingo sono in sintonia con me stesso, oserei dire che sono in uno stato meditativo. Il mio corpo è in sintonia con il mio spirito.

Lavorare e pregare lo associo al fare un lavoro che soddisfa, che riempie l'anima. Anzi è meglio dire che se faccio un lavoro con tutto me stesso accade che "prego", una sorta di estraneazione dal mondo circostante in cui il mio essere prega, allora accade che mi sento soddisfatto e rigenerato.

Ma cosè pregare? La preghiera è rivolgersi a Dio con la parola e col pensiero per ringraziare, per esprimere devozione o semplicemente per abbandonarsi a Dio.

Mentre lavoro con tutto me stesso il mio essere si concentra ed accade che la mia preghiera non ha parola, nè pensiero... semplicemente mi abbandono a Dio.

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Vecchio 22-12-2008, 23.05.37   #4
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...............
Distarre : rompere , spezzare, separare , separare il corpo dalle altre facolta' o meglio separare le altre facolta' dal corpo ,questo e' l'effetto che si vuole raggiungere con la preghiera o la meditazione?.
Se pensiamo che per chi ha l'obbiettivo di percepire il sottile, il corpo e' un limite ecco che la meditazione , la preghiera hanno una loro spiegazione .
Ma perche' insieme?
Non sarebbe piu' semplice meditare e basta?
Fare le cose insieme cosa aggiunge?
Più che separare, se parliamo di Uomo dovremmo parlare di integrare, potrebbe essere che lavorare e pregare (meditare, raccogliersi) favorisca l'unione tra Corpo, Cuore e Mente?
Sarà che a me da sempre manca un contatto con il Corpo che vado ricercando, ma non credo che il corpo sia un impedimento per la percezione del sottile, anzi, se ci stacchiamo troppo da esso manca qualcosa di importante... ci sono poi certi lavori come puo' essere il dipingere che diceva Grey, ma anche altri, in cui la manualità è fondamentale che secondo me possono favorire proprio quell'unione che dicevo sopra..

Ultima modifica di RedWitch : 22-12-2008 alle ore 23.07.52.
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Vecchio 22-12-2008, 23.56.07   #5
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Mentre dipingo sono in sintonia con me stesso, oserei dire che sono in uno stato meditativo. Il mio corpo è in sintonia con il mio spirito.

Lavorare e pregare lo associo al fare un lavoro che soddisfa, che riempie l'anima. Anzi è meglio dire che se faccio un lavoro con tutto me stesso accade che "prego", una sorta di estraneazione dal mondo circostante in cui il mio essere prega, allora accade che mi sento soddisfatto e rigenerato.

Ma cosè pregare? La preghiera è rivolgersi a Dio con la parola e col pensiero per ringraziare, per esprimere devozione o semplicemente per abbandonarsi a Dio.

Mentre lavoro con tutto me stesso il mio essere si concentra ed accade che la mia preghiera non ha parola, nè pensiero... semplicemente mi abbandono a Dio.

Ma mentre dipingi non usi il corpo , non e' vero?
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Vecchio 23-12-2008, 00.51.19   #6
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secondo me la frase potrebbe voler dire di fare il proprio lavoro con onestà, volgendo i pensieri al bene e così facendo si arriva a pregare nel senso più vasto del termine, nell'osservanza delle regole divine
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Vecchio 23-12-2008, 01.54.07   #7
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Ma mentre dipingi non usi il corpo , non e' vero?
Si, certo che uso il corpo. La mano stringe il pennello, gli occhi osservano il disegno, il naso annusa gli odori del colore, le orecchie sentono il suono delle pennellate, la schiena sostiene il busto, le gambe poggiano salde a terra, tutto il corpo dipinge. Tutto il corpo partecipa al dipingere, assieme al cuore ed alla mente.

Non sempre accade quello che ho descritto (nel dipingere), però è successo ed è stato come se avessi pregato.

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Se pensiamo che per chi ha l'obbiettivo di percepire il sottile, il corpo e' un limite ecco che la meditazione , la preghiera hanno una loro spiegazione .
Ma perche' insieme?
Non sarebbe piu' semplice meditare e basta?
Fare le cose insieme cosa aggiunge?
Provo a risponderti io, attraverso il corpo è possibile percepire il sottile, il corpo non è un limite. La mente è un limite e non il corpo, il corpo non mente mai. Per anni ho praticato la meditazione dinamica di Osho ed è attraverso il corpo che raggiungi lo stato meditativo. E' attraverso il corpo che rendi silenziosa la mente come uno specchio di un lago, rimanendo attento al corpo ti fissi a terra con le mani rivolte al cielo.
La meditazione avviene attraverso il corpo, il resto è fantasticare.

Non si tratta di fare le cose insieme, si tratta di prendere coscienza del proprio corpo(tempio) ed attraverso di esso pregare.

Ultima modifica di Grey Owl : 23-12-2008 alle ore 02.09.24. Motivo: Rispondo alle domande di nike
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Vecchio 23-12-2008, 09.59.42   #8
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Grey ti ringrazio per ciò che hai scritto.
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Vecchio 23-12-2008, 11.08.00   #9
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Prega e lavora, oltre a quello che ha detto Grey e che condivido in pieno, mi fa anche pensare che il lavorare, cioè svolgere un'attività che coinvolge il corpo e la mente, sia un evitare l'ozio, evitare che oziando la mente se ne vada per i fatti suoi e perchè si sa che l'ozio porta con sè altri vizi, mentre in questo modo, lavorando, si svolge un'attività utile a se stessi e alla comunità senza dimenticare che egualmente importante è il proprio nutrimento spirituale.
La preghiera è anche offrire la propria opera a Dio, in altre parole, con il corpo e con la mente essere strumenti di Dio, non so se riesco a far passare questa cosa....
Poi associerei il lavorare e pregare alla frase che ha detto Gesù: "Non di solo pane vive l'umo", associando al lavoro che mi dovrebbe dare nutrimento per il corpo la preghiera che mi dà il nutrimento spirituale, indispensabile alla mia crescita.
Quindi c'è un lavorare per guadagnare soldi e questo è legittimo e giusto, un lavorare per sentirsi parte attiva e utile a una comunità e un lavorare essendo coscienti che qualsiasi lavoro fatto con questo spirito dà lode a Dio ....
Io personalmente poche volte sono riuscita a lavorare e pregare contemporaneamente, ma quando mi riesce il lavoro mi è meno pesante, essendo la mia mente rivolta a Dio, e il lavoro ne guadagna in velocità ed esattezza, come se in questo modo ci sia più concentrazione in quello che sto facendo...
Certo, la vita frenetica di oggi poche volte mi mette in queste condizioni di grazia, ma quando mi dimentico per un po' di me stessa (Io) facendo posto a Dio, il risultato è di pace e serenità, conscia nello stesso tempo di compiere il mio dovere...
La storiella dei due monaci lo dice chiaramente, qualsiasi cosa facciamo la possiamo offrire a Dio, una cosa è mettere l'azione principale davanti: "pregare mentre lavoro" che lascia sottintendere che l'attività che mi interessa di più è il lavoro fine a se stesso e ci posso aggiungere una preghiera, un'altra cosa è "lavorare mentre prego" perchè quando la mia mente è rivolta a Dio non c'è posto per azioni contrarie alla sua volontà e quindi questo tipo di preghiera mi mette al riparo da tante azioni poco corrette che si possono fare lavorando, verso se stessi e verso gli altri.
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Vecchio 23-12-2008, 11.52.34   #10
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Si, certo che uso il corpo. La mano stringe il pennello, gli occhi osservano il disegno, il naso annusa gli odori del colore, le orecchie sentono il suono delle pennellate, la schiena sostiene il busto, le gambe poggiano salde a terra, tutto il corpo dipinge. Tutto il corpo partecipa al dipingere, assieme al cuore ed alla mente.

Non sempre accade quello che ho descritto (nel dipingere), però è successo ed è stato come se avessi pregato.



Provo a risponderti io, attraverso il corpo è possibile percepire il sottile, il corpo non è un limite. La mente è un limite e non il corpo, il corpo non mente mai. Per anni ho praticato la meditazione dinamica di Osho ed è attraverso il corpo che raggiungi lo stato meditativo. E' attraverso il corpo che rendi silenziosa la mente come uno specchio di un lago, rimanendo attento al corpo ti fissi a terra con le mani rivolte al cielo.
La meditazione avviene attraverso il corpo, il resto è fantasticare.

Non si tratta di fare le cose insieme, si tratta di prendere coscienza del proprio corpo(tempio) ed attraverso di esso pregare.
Sono stato troppo sintetico .
Volevo dire che il corpo ,la tela , la tecnica sono mezzi non fini , sono mezzi fisici per esprimere un'idea , un sentimento .
Questo e' il vero fine , mi pare ,del tuo lavoro di artista .
L'idea ed il sentimento non provengono dal mondo fisico e per accedere a queste sensazioni , a queste intuizioni devi separarti almeno per un attimo , l'attimo piu' prolifico ,dal mondo fisico .
In quell'attimo si intuisce qualcosa che poi riproduci sulla tela o sulla pietra .
In questo senso dicevo che non dipingi col corpo , sarebbe stato meglio dire che non crei col corpo ma solo riproduci con i mezzi fisici quello che proviene dal tuo intimo.
A quell'attimo pervieni con la meditazione ,la sintesi l'intuizione artistica.
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Vecchio 23-12-2008, 14.32.47   #11
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secondo me la frase potrebbe voler dire di fare il proprio lavoro con onestà, volgendo i pensieri al bene e così facendo si arriva a pregare nel senso più vasto del termine, nell'osservanza delle regole divine
Condivido, e non solo nel lavoro ma anche nel divertimento e nello svago...
Stando connessi a Dio con il filo della preghiera ogni attività viene vissuta diversamente, e non è pesante come potrebbe sembrare, si tratta di un atteggiamento mentale che coinvolge anche il corpo, che è il tempio di Dio.

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Vecchio 23-12-2008, 15.58.10   #12
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un atteggiamento mentale che coinvolge anche il corpo, che è il tempio di Dio.

l'idea del corpo inteso come tempio di dio mi affascina, sono anche convinta che chi ha un'etica religiosa, qualsiasi cosa faccia la compie secondo il suo codice morale e dunque la sua vita è una preghiera, certo ci sono momenti in cui è veramente difficile paragonare il lavoro ad una preghiera, potrebbe sembrare quasi blasfemo, tuttavia l'impegno ad agire "bene" c'è sempre
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Vecchio 23-12-2008, 16.33.38   #13
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l'idea del corpo inteso come tempio di dio mi affascina, sono anche convinta che chi ha un'etica religiosa, qualsiasi cosa faccia la compie secondo il suo codice morale e dunque la sua vita è una preghiera, certo ci sono momenti in cui è veramente difficile paragonare il lavoro ad una preghiera, potrebbe sembrare quasi blasfemo, tuttavia l'impegno ad agire "bene" c'è sempre
In teoria od in pratica
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Vecchio 23-12-2008, 22.02.47   #14
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In teoria od in pratica
si cerca sempre di attuare la teoria alla pratica e ripeto che a mio parere chi ha un codice morale ben radicato difficilmente anche nella pratica se ne discosta.

tuttavia il lavoro può essere fonte di qualsiasi eccesso e se non si è convinti di come si deve agire per essere onesti e in armonia con se stessi avolte può succedere che gli eventi ci travolgano, alla base nel lavoro si è sempre homo homini lupus
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Vecchio 24-12-2008, 23.25.28   #15
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Non sarebbe piu' semplice meditare e basta?
Fare le cose insieme cosa aggiunge?
Paradossalmente credo che invece sia più semplice meditare assieme col lavoro, almeno per alcuni tipi umani.

La mia esperienza in materia è ancora molto superficiale a frammentaria tuttavia, se parliamo di una meditazione appena decente, o se parliamo di vera meditazione nel senso di uno stato meditativo/contamplativo diciamo da raggiungere e mantenere, mi pare che, in linea di massima, sia molto più il tempo in cui si cerca di raggiungere e/o riraggiungere lo stato che il tempo in cui vi si permane davvero. Questo almeno fino a che non si ha una capacità ben consolidata e non solo una buona potenzialità.

La sola meditazione, come unica attività, risulta forse più difficile della stessa unita al lavoro corporeo. Primo perchè facendo lavorare il corpo si riducono di molto le istanze distraenti che da lui pervengono o che pervengono dalla mente tramite lui, secondo perchè è un buon riequilibratore e indice di stato. Appoggiandosi ad esso è più facile riprendere uno stato silenzioso se interrotto. Inoltre - e forse qui una parte del "valore aggiunto" - una volta acchiappato un certo equilibrio tra le due cose, una alimenta l'altra, si poteziano a vicenda, usandosi l'un l'altra come trampolino. E anche più semplice sentire gli eccessi, per esempio corporei... se si spinge troppo col "labora" e il corpo frena è più facile regolare e così via.
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Vecchio 24-12-2008, 23.37.33   #16
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Paradossalmente credo che invece sia più semplice meditare assieme col lavoro, almeno per alcuni tipi umani.
io non so di quale lavoro state parlando, forse quello manuale e al quale non mettere mente, altrimenti sono guai...
nel mio ufficio quando si lavora, in contemporanea si risponde al telefono, si parla con il cliente e con i colleghi e meditare o estraniarsi sarebbe davvero impossibile, a volte si avverte la necessità di rilassarsi e se è fattibile si porta la mente da un'altra parte, si pensa a momenti positivi ma, credetemi, dura veramente poco e succede di rado!
per questo dico che se si lavora con rettitudine e rispettando il prossimo anche quando "rompe" in un certo senso si prega...
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Vecchio 24-12-2008, 23.44.44   #17
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io non so di quale lavoro state parlando, forse quello manuale e al quale non mettere mente, altrimenti sono guai...
nel mio ufficio quando si lavora, in contemporanea si risponde al telefono, si parla con il cliente e con i colleghi e meditare o estraniarsi sarebbe davvero impossibile, a volte si avverte la necessità di rilassarsi e se è fattibile si porta la mente da un'altra parte, si pensa a momenti positivi ma, credetemi, dura veramente poco e succede di rado!
per questo dico che se si lavora con rettitudine e rispettando il prossimo anche quando "rompe" in un certo senso si prega...
Beh certo, i frati facevano lavori manuali e in silenzio (bello eh?). In effetti quei iccoi risultati che ho potuto sperimentare si limitano a lavori fisici (sono in fase di trasloco e tra trasporti, montaggi e roba varia ho avuto modo di far faticare il corpo), coi lavori mentali è certamente più complicato. Complicato ma non impossibile, ritengo, anche se la situazione che decrivi tu la vedo tra le peggiori. Anche io faccio un lavoro mentale di solito e trovo più facile esercitare la concentrazione piuttosto, ma anche con essa si può giungere a stati meditativi, anche se forse un po' diversi (analoghi ma diversi).
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Vecchio 25-12-2008, 01.53.37   #18
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Paradossalmente credo che invece sia più semplice meditare assieme col lavoro, almeno per alcuni tipi umani.

La mia esperienza in materia è ancora molto superficiale a frammentaria tuttavia, se parliamo di una meditazione appena decente, o se parliamo di vera meditazione nel senso di uno stato meditativo/contamplativo diciamo da raggiungere e mantenere, mi pare che, in linea di massima, sia molto più il tempo in cui si cerca di raggiungere e/o riraggiungere lo stato che il tempo in cui vi si permane davvero. Questo almeno fino a che non si ha una capacità ben consolidata e non solo una buona potenzialità.

La sola meditazione, come unica attività, risulta forse più difficile della stessa unita al lavoro corporeo. Primo perchè facendo lavorare il corpo si riducono di molto le istanze distraenti che da lui pervengono o che pervengono dalla mente tramite lui, secondo perchè è un buon riequilibratore e indice di stato. Appoggiandosi ad esso è più facile riprendere uno stato silenzioso se interrotto. Inoltre - e forse qui una parte del "valore aggiunto" - una volta acchiappato un certo equilibrio tra le due cose, una alimenta l'altra, si poteziano a vicenda, usandosi l'un l'altra come trampolino. E anche più semplice sentire gli eccessi, per esempio corporei... se si spinge troppo col "labora" e il corpo frena è più facile regolare e così via.
Limitata la mia esperienza anche, ma tuttavia credo che tu abbia ragione.

Soffermandomi sul " Pregare " e dunque sulla " Preghiera " in fondo penso che di un particolare stato contemplativo e meditativo si tratti.
Penso che sia difficile permanervi ma ancora di più raggiungerlo.
In quello stato forse si può anche dire di percepire in maniera differente tutto ciò che gira intorno, come avere una porta aperta su una visione diversa, per una visione diversa, altra, rispetto a quella sempre tenuta.

Aggiungo che probabilmente, per questo, si tratta non di preghiera " semplice " - intendendo con ciò la ritualità della preghiera stessa pur con un fine assai simile - ma di un posto, una dimensione in cui immergersi ed essere immersi, mentre, appunto, si lavora.
Il tutto, insomma, pur volgendo l'attenzione ad un lavoro, ad esempio, ma questa pur sempre generata da un'attenzione, come dire, superiore, più in alto.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 26-12-2008, 01.04.30   #19
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Soffermandomi sul " Pregare " e dunque sulla " Preghiera " in fondo penso che di un particolare stato contemplativo e meditativo si tratti.
Penso che sia difficile permanervi ma ancora di più raggiungerlo.
In quello stato forse si può anche dire di percepire in maniera differente tutto ciò che gira intorno, come avere una porta aperta su una visione diversa, per una visione diversa, altra, rispetto a quella sempre tenuta.
neppure io ho molta esperienza di meditazione, anni indietro ho frequentato un gruppo yoga, tra le varie cose insegnavano la meditazione e solo una volta la mente mi si è come staccata dal corpo e mi sembrava di non sentirlo più e di vederlo dall'esterno, esperienza esaltante e coinvolgente.
quando prego, invece, non litanie o preghiere conosciute, ma meditazioni interiori , riesco a farlo solo in luoghi appartati e per me esaltanti come la vetta di un monte, dove percepisco quasi il contatto con l'essenza dell'universo, pulviscolo infinitesimale nello spazio immenso, sasso tra i sassi, nuvola tra le nuvole, erba tra l'erba, vento nel vento, e la mente vola in alto nell'azzurro, nello spazio infinito, il corpo giace a terra sdraiato e in assoluto abbandono...sono andata OT?
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Vecchio 26-12-2008, 21.53.36   #20
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"Prega e lavora", vi siete mai chiesti il perchè di fare due cose insieme?
Non parrebbe un'istruzione tanto saggia, eppure in questo particolare caso il motivo c'è.
Innanzitutto chiariamo che l'ordine delle due parole è solo musicale, altrimenti avrebbe dovuto essere al contrario, lavora e prega, per il perchè di questa mia affermazione preferisco utilizzare una storiella:



Ma ordine a parte il fatto di associare la preghiera ad altro (ove alla preghiera possiamo in questo caso sostituire anche atto meditativo, raccoglimento etc...) ha un ben preciso motivo, se pregare in una chiesa, in una cappella, o praticare esercizi spirituali in qualsiasi luogo tranquillo è relativamente facile (non tantissimo a dire il vero), fare la stessa cosa mentre si è impegnati in altro complica la faccenda. Dirò di più, se si riescono a fare bene entrambe le cose possono accadere cose interessanti.
Tempo fa mi ero abituata a fare le cose cantando il Gayatri Mantra, solo perchè l'avevo ascoltato e mi piaceva molto, poi ho smesso perchè non sapevo cosa dicevo e non sapevo se fosse giusto o no cantarlo. Devo dire che fare le cose in quel modo mi rilassava e mi concentrava allo stesso tempo non so come dirlo meglio, il fatto di cantare non permetteva alla mente di andarsene per i fatti suoi e lavoravo con più trasporto perchè cantavo, spero si capisca cosa intendo dire.

Per quando riguarda il fumare ( vade retro satana ) Osho diceva che l'uomo poteva meditare mentre fuma, che però per farlo doveva farlo con tutto se stesso e che quando ci fosse riuscito per 40 giorni di seguito esso si sarebbe liberato dal vizio. (mai riuscita non so fare le cose con tutta me stessa)
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Vecchio 02-01-2009, 15.10.28   #21
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Spesso quando faccio attivita' fisica cerco la distrazione ,ad esempio la tv ,per far scorrere il tempo e non avvertire la fatica.
Devo dire pero' che quando ho il coraggio di far tacere tutto e di concentrarmi su me stesso la '' distrazione '' e' stata ben piu' efficace .

Questo è vero, però se tu riuscissi a portare lo stesso l'esercizio al massimo della concentrazione (l'esercizio in questo caso, non te) e anche ad essere ben presente alla distrazione otterresti un effetto che spiegare a parole è complicato anche se poi ci provo.
Sia chiaro che io per primo dico che fare una cosa bene, bisogna fare una cosa alla volta perchè generalmente non siamo capaci di fare neanche una cosa per volta bene, neanche quelle cose che facciamo da una vita, ma qui stiamo parlando di cose diverse...
Quote:

Distarre : rompere , spezzare, separare , separare il corpo dalle altre facolta' o meglio separare le altre facolta' dal corpo ,questo e' l'effetto che si vuole raggiungere con la preghiera o la meditazione?.

No al contrario, lo scopo della meditazione, per quanto imprecisa ed incompleta come definizione è l'integrazione di tutte le nostre parti. Lo scopo della preghiera è, sempre con definizione incompleta ed imprecisa, chiedere, prepararsi a ricevere, ed assorbire il Tutto.
Quote:


Ma perche' insieme?
Non sarebbe piu' semplice meditare e basta?
Fare le cose insieme cosa aggiunge?
Se prendi in considerazione la definizione che do sopra di preghiera, forse riusciamo a districare la matassa. Siamo abituati a considerare la preghiera come una richiesta per qualche piacere da indirizzare a qualche divinità (che siano anche dei Santi), così facendo togliamo parecchio al vero e reale gesto della preghiera, che un'azione (azione, si anche se unita a ricezione) tesa all'assorbimento del Tutto/nel Tutto.
Se mentre lavoro (realmente) prego (realmente), vuol dire che sto da una parte consumando energie che sono nella mia disponibilità in quel momento (non sono mie, nulla è mio) mentre dall'altra assorbo, in un contatto con il Tutto, dall'Universo la capacità e la possibilità di lavorare sempre meglio.
Questa capacità sempre maggiore, che corrisponde ad uno sforzo, modella il mio corpo (non solo fisico) ad essere sempre più preparato, organizzato, pronto....

Usando un'altra "metafora" è come se noi per vivere attingessimo sempre acqua da un paio di secchi, mentre uno si riempie noi usiamo l'altro... i due secchi per l'uso normale che facciamo dell'acqua sono dimensionati in maniera tale che non ne rimaniamo mai senza. Se noi riusciamo a finire il primo secchio e passando al secondo secchio finire anche questo prima che l'altro si si riempito, poi ripassare al primo etc... fino a che riusciamo a svuotare entrambi completamente (cosa rara e difficile) ecco che siamo costretti ad prendere l'acqua da un serbatoio ben più grande, quello che è riempie i secchi e che si riempie direttamente dal mare.... usando quel serbatoio abbiamo a disposizione capacità che oserei definire immense.

Chi riesce a pregare e lavorare (che per assurdo potrebbe anche essere camminare in un certo modo) ai massimi livelli raggiunge uno stato che potremmo definire euforico, anche se non è esatto, la percezione si espande, il pensiero diventa più limpido e moltissime altre cose. A dirla sembra semplice e facile, in realtà non lo è per nulla
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Vecchio 02-01-2009, 15.37.24   #22
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ciao

dici che se si fanno le due cose assieme (meditare o pregare durante un lavoro) possono accadere cose interessanti

che genere di cose? quanto interessanti?
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Vecchio 02-01-2009, 15.47.07   #23
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ciao

dici che se si fanno le due cose assieme (meditare o pregare durante un lavoro) possono accadere cose interessanti

che genere di cose? quanto interessanti?
Pregare, non meditare.

Quanto interessanti? Provaci se no dovresti fidarti di quello che dico io.... comunque in parte l'ho anche scritto
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Vecchio 02-01-2009, 18.46.44   #24
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Se prendi in considerazione la definizione che do sopra di preghiera, forse riusciamo a districare la matassa. Siamo abituati a considerare la preghiera come una richiesta per qualche piacere da indirizzare a qualche divinità (che siano anche dei Santi), così facendo togliamo parecchio al vero e reale gesto della preghiera, che un'azione (azione, si anche se unita a ricezione) tesa all'assorbimento del Tutto/nel Tutto.
Se mentre lavoro (realmente) prego (realmente), vuol dire che sto da una parte consumando energie che sono nella mia disponibilità in quel momento (non sono mie, nulla è mio) mentre dall'altra assorbo, in un contatto con il Tutto, dall'Universo la capacità e la possibilità di lavorare sempre meglio.
Questa capacità sempre maggiore, che corrisponde ad uno sforzo, modella il mio corpo (non solo fisico) ad essere sempre più preparato, organizzato, pronto....

Usando un'altra "metafora" è come se noi per vivere attingessimo sempre acqua da un paio di secchi, mentre uno si riempie noi usiamo l'altro... i due secchi per l'uso normale che facciamo dell'acqua sono dimensionati in maniera tale che non ne rimaniamo mai senza. Se noi riusciamo a finire il primo secchio e passando al secondo secchio finire anche questo prima che l'altro si si riempito, poi ripassare al primo etc... fino a che riusciamo a svuotare entrambi completamente (cosa rara e difficile) ecco che siamo costretti ad prendere l'acqua da un serbatoio ben più grande, quello che è riempie i secchi e che si riempie direttamente dal mare.... usando quel serbatoio abbiamo a disposizione capacità che oserei definire immense.

Chi riesce a pregare e lavorare (che per assurdo potrebbe anche essere camminare in un certo modo) ai massimi livelli raggiunge uno stato che potremmo definire euforico, anche se non è esatto, la percezione si espande, il pensiero diventa più limpido e moltissime altre cose. A dirla sembra semplice e facile, in realtà non lo è per nulla
''Chi riesce a pregare e lavorare (che per assurdo potrebbe anche essere camminare in un certo modo) ai massimi livelli raggiunge uno stato che potremmo definire euforico, anche se non è esatto, la percezione si espande, il pensiero diventa più limpido e moltissime altre cose. A dirla sembra semplice e facile, in realtà non lo è per nulla''
Questa cosa la capisco perche' l'ho provata come dicevo piu' su : si avverte uno stacco dal tempo e dallo spazio tutto e' piu' facile , ma pensavo fosse la ''separazione dal corpo '' a togliere il senso della fatica e a dare benessere .
Non so cosa accade con attivita' non fisiche non ripetitive , se si puo' arrivare allo stesso stato , in queste attivita' non l'ho mai provato o moolto raramente .

Quello stato, dici , e' una preghiera come correttamente intesa?
E che differenza c'e' rispetto alla meditazione?


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Vecchio 02-01-2009, 21.25.33   #25
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Se prendi in considerazione la definizione che do sopra di preghiera, forse riusciamo a districare la matassa. Siamo abituati a considerare la preghiera come una richiesta per qualche piacere da indirizzare a qualche divinità (che siano anche dei Santi), così facendo togliamo parecchio al vero e reale gesto della preghiera, che un'azione (azione, si anche se unita a ricezione) tesa all'assorbimento del Tutto/nel Tutto.
Se mentre lavoro (realmente) prego (realmente), vuol dire che sto da una parte consumando energie che sono nella mia disponibilità in quel momento (non sono mie, nulla è mio) mentre dall'altra assorbo, in un contatto con il Tutto, dall'Universo la capacità e la possibilità di lavorare sempre meglio.
Questa capacità sempre maggiore, che corrisponde ad uno sforzo, modella il mio corpo (non solo fisico) ad essere sempre più preparato, organizzato, pronto....

Usando un'altra "metafora" è come se noi per vivere attingessimo sempre acqua da un paio di secchi, mentre uno si riempie noi usiamo l'altro... i due secchi per l'uso normale che facciamo dell'acqua sono dimensionati in maniera tale che non ne rimaniamo mai senza. Se noi riusciamo a finire il primo secchio e passando al secondo secchio finire anche questo prima che l'altro si si riempito, poi ripassare al primo etc... fino a che riusciamo a svuotare entrambi completamente (cosa rara e difficile) ecco che siamo costretti ad prendere l'acqua da un serbatoio ben più grande, quello che è riempie i secchi e che si riempie direttamente dal mare.... usando quel serbatoio abbiamo a disposizione capacità che oserei definire immense.

Chi riesce a pregare e lavorare (che per assurdo potrebbe anche essere camminare in un certo modo) ai massimi livelli raggiunge uno stato che potremmo definire euforico, anche se non è esatto, la percezione si espande, il pensiero diventa più limpido e moltissime altre cose. A dirla sembra semplice e facile, in realtà non lo è per nulla
In altri termini si tratta della cd. trans o trance agonistica ?
Hai presente e' uno stato di furore che ti fa fare cose non immaginabili .
Se e' questo sarebbe interessante esplorare come si raggiunge la trans o trance agonistica
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