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Vecchio 20-01-2010, 22.37.57   #76
Shanti
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A me sembra che vada molto bene fino a qui. Ci sono solo cosucce in giro da correggere, ma non sto a ricopiare tutto in un nuovo post, per una virgola o una parola. Forse ci vorrebbe un posto dove mettere i pezzi riveduti, corretti, ricorretti e infine approvati da tutte e tre per non intasarci.
Stella il tuo ultimo post va bene, l'unica cosa che cambierei è la parola "occhiata" al posto di "dà una guardata al tavolo", e qualche verbo qua e là ma solo perchè probabilmente copiando ti è scappata la prima persona invece della terza. Non ho ancora letto l'originale di là, ma la descrizione della partita di biliardo che hai dato è riuscita a prendermi
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Vecchio 21-01-2010, 01.12.27   #77
filoumenanike
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Citazione:
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oops... mi era sfuggito questo tuo post, scusami.
Allora, in attesa del tuo scritto corretto, si può ripartire dall'entrata in scena di Teresa....

Aspettiamo anche Shanti per vedere che ne pensa del lavoro fatto e come proseguire.

Ciao
Hai fatto un ottimo lavoro, Stella, il mio scritto ormai non ha importanza, riprendiamo da Teresa, OK?
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Vecchio 21-01-2010, 22.03.52   #78
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Bene, aggiungo il pezzo che manca all'entrata in scena di Teresa, quindi potreste riprendere voi da quel punto, che ne dite ?


"Ciao ragazzi... ed ecco a voi Paul Newman e Minnesota nel film Lo Spaccone !" commenta Marta sorridendo: “vi guarderò giocare ancora per un po' perchè non ho ben chiari i ruoli... il campione... lo sfidante..... " dà un'occhiata alla disposizione delle palle sul piano del biliardo, poi raggiunge lo spalto per seguire dall'alto la partita.
"Bè, io dovrei essere il giovane sfidante e Mark dovrebbe essere Minnesota Fats, ma non ti preoccupare, qui le partite le facciamo durare poco, non restiamo a giocare un giorno di fila fino a quando qualcuno casca per terra" le risponde Fabrizio; poi, girandosi verso Mark, gli chiede:
"A proposito, non abbiamo ancora stabilito se ci giochiamo qualcosa... che facciamo, il perdente paga una consumazione al vincente ed alla gentile donzella qua presente? Con tutte queste rime avrei dovuto fare il poeta, altro che il pittore, ah ah".
La bella partita che sta facendo con Mark e il ritorno di Marta l'hanno messo di buon umore, e rivedendo la disposizione delle bilie sul tavolo, vede mentalmente un possibile tiro che prima non aveva notato, si posiziona, fa un bel respiro e dà un colpo secco sotto alla palla bianca, facendole fare due sponde vicino all'angolo e mandandola a colpire una bilia colorata che si infila dritta dritta nella buca vicina, solo che la palla bianca invece di fermarsi immediatamente, come aveva pensato dandole un particolare effetto, continua la sua corsa, finendo per imbucarsi anch'essa. "Ecco, mi pareva troppo bello per essere vero !".
Nel frattempo Mark, salutando Marta con un cenno della mano, le dice: "Mannò, nessun campione e sfidante, è solo una partita fra amici". Poi nota il bel colpo di Fabrizio che però sfortunatamente va a bere con la bianca. "Accidenti, per un pelo eludevi la mia difesa!" Va a ripigliare la palla finita in buca e la posiziona a piacimento sul tavolo iniziando a infilare una serie di colpi e intanto, fra un tiro e l'altro, propone di iniziare a bere subito senza aspettare il verdetto del campo, e chiede a Marta com'è andata la sua passeggiata.
"Sono arrivata fino al fiume, sentivo lo scorrere dell'acqua e sarei rimasta volentieri ad ascoltare il suo rumore che mi giungeva come un ritmo tranquillo e rasserenante, un vero toccasana per il mio umore, ma c'era troppo buio" risponde Marta, rimanendo seduta sullo spalto, e continua: "E' un vero peccato che la zona sia così poco illuminata. Ad un certo punto mi sono sentita a disagio, troppo buio e troppo sola........ insomma, ho avuto un po' di paura e sono rientrata" aggiunge non senza una punta di imbarazzo "ma camminare immersa in quel silenzio mi ha aiutato a riflettere e a riordinare le idee".
Mentre Mark infila i suoi colpi, Fabrizio si avvicina a Marta: "Si, è un vero peccato che ci siano zone della città così trascurate.... l'importante è che la camminata ti abbia fatto bene"
"Allora che facciamo?" chiede rivolgendosi anche a Mark: "prendiamo subito qualcosa.... birra, vino, che volete?"
"Nulla per me Fabrizio, grazie, non ho cenato stasera e poi sto bene così " risponde Marta e si trova a riflettere su una sensazione che le ha tenuto compagnia sin da quando si è trovata qui con Mark e Fabrizio, nel tardo pomeriggio.
Sente che al di là della domanda, dettata da pura cortesia di cui sono entrambi forniti, i suoi amici non hanno poi un reale interesse a sapere veramente come sta e perchè sta così come sta....
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Vecchio 14-02-2010, 00.00.32   #79
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Ho pensato di andare avanti ancora un pezzo per finire il primo capitolo, in attesa delle mie colleghe Filo e Shanti....
Come sempre da rivedere e correggere quello che non va:

All'improvviso, quasi di corsa, entra nel salone, trafelata, Teresa. Trentasettenne, ha i capelli biondo cenere, occhi verde scuro, grandi, quasi tondi e leggermente truccati.
E' abbastanza alta, molto magra, e ha un curioso modo di tenere sollevato il mento, quasi per sfida.
Indossa pantaloni di velluto nero e maglia scollata a rombi violetti, blu e bianchi, stivaletti neri in pelle e un bel giaccone col cappuccio di pelo.
E' alla ricerca di Mark, non vede l’ora di raccontargli di Mattia, loro erano molto amici prima che Tia sparisse. Sa che Mark detesta i pettegolezzi, ma pensa che sarà molto contento di sapere che il loro vecchio amico sta bene e che è tornato.
Avevano fatto un sacco di supposizioni dopo la sua scomparsa, ma poi con il tempo avevano smesso di sperare in un suo ritorno, almeno per lei è stato così.
Con lo sguardo percorre in lungo ed in largo la sala. Lo scorge in fondo, accanto al biliardo, è insieme ad altri amici. Forse li disturbo, si dice. Pazienza!
Non vede l’ora di raccontare e di condividere con lui e gli altri questa novità che la agita dentro e sopratutto nello stomaco.
Scende i gradini e si avvicina al biliardo, ma non troppo, non sa bene come fare per attirare l’attenzione senza rovinare la partita. Fissa ininterrottamente Mark, tanto che dopo qualche momento lui si volta nella sua direzione, quasi avesse percepito il suo richiamo silenzioso.
Dopo un po' però si accorge che Mark non sta guardando lei, in pratica non la vede per niente. A quel punto si fa forza sperando che non la mandino al diavolo, aspetta solo che siano in una pausa, tra un tiro e l'altro, e per far presto quasi si avventa su di loro, mentre li vede parlottare, abbozzando un timido saluto:
"Ehilà belli, state bene? Sapete chi è tornato? Mattia, vi ricordate di lui?" Parla ininterrottamente quasi l'avesse morsa la tarantola, non aspetta neppure le risposte e continua: "Mi sono sempre chiesta dove fosse finito... pare sia stato all'estero, ma c'è chi dice che sia fuggito... mah!"
Mentre riprende fiato si accorge di averli travolti con un fiume di parole. Si scusa per la sua irruenza e per non aver dato loro neppure il tempo di rispondere al suo saluto.
Mark fissaTeresa basito, la bocca leggermente socchiusa dallo stupore. Non ha neanche la forza di rispondere, resta ad ascoltarla immobile, ancora piegato sul tavolo pronto al colpo. Quando finalmente finisce di parlare si rialza piano, nel movimento la stecca sposta alcune biglie sul tavolo ma ormai della partita non gliene importa più niente.
"Mattia è tornato? Da quanto?" le chiede irruento.
Per un attimo gli passa per la testa di mollare lì la stecca e di correre a salutare il suo amico senza nemmeno ascoltare la risposta di Teresa. Poi però qualcosa lo frena, sono passati otto anni e forse l'uomo che incontrerebbe adesso non sarebbe neanche lontanamente somigliante al ragazzo che conoscevo un tempo...
Ancora una volta gli passa per la testa il pensiero di prima mentre fumava: certe cose cambiano sempre, altre non cambiano mai.... Chissà a quale delle due apparterrà Mattia....
"Ho sentito dire che è tornato da un paio di giorni" gli risponde Teresa. E si accorge di quanto questa notizia lo tocchi profondamente. Si domanda se è contento di poter riabbracciare il vecchio amico, ma si risponde immediatamente che... sì, è sicura che è felice del suo ritorno. Come del resto lo è lei.
"Come puoi ben immaginare ne parlano tutti nel palazzo, è diventato l'argomento del giorno. Un po' come allora...." E si zittisce pensando a quando Mattia scomparve... alle chiacchiere, al disappunto di chi lo conosceva, al dispiacere delle persone che gli erano affezionate.
"La tizia del primo piano dice che è sciupato ed invecchiato! E che ha fatto persino fatica a riconoscerlo." Beh è anche l'ultima arrivata qui, credo che non abbiano mai neppure scambiato due parole, per forza fatica a riconoscerlo, si dice.
"Non so se andare a trovarlo o no, ho paura di passare per curiosa, di non essere ben accetta..." "Eh lo so ragazzi, non ridete, sono le solite mie ansie..." Ha usato un eufemismo, avrebbe dovuto dire paranoie, pensa alzando le spalle con rassegnazione, quelle che come al solito la assalgono quando deve prendere l'iniziativa. E abbassa gli occhi rimanendo pensierosa.
Mentre Teresa sta parlando con Mark, Fabrizio lo guarda, è rimasto parecchio colpito dalla notizia, erano grandi amici.
Lui non lo conosceva moltissimo, ma la notizia del suo ritorno incuriosisce anche lui: "Mi ricordo che all'epoca se ne dissero di tutti i colori sulla sua partenza, chissà dove è andato e cosa ha combinato davvero in questi anni..."
La voce di Fabrizio riporta Teresa alla realtà. "Si voi vi siete frequentati poco..." Gli risponde guardandolo negli occhi, poi sorride e si volta sentendo la voce di Marta provenire da dietro.
"Non l'ho molto frequentato quando viveva qui " precisa Marta, mentre scende dallo spalto per raggiungere il gruppo. E rivolgendosi a Teresa le dice: "ascoltavo il tuo racconto e cercavo di ricordare il volto di Mattia, ma senza risultato, ho vivo il ricordo dello scalpore che creò, nel clan, la sua scomparsa, ma di lui so molto poco" continua, senza riuscire a staccare gli occhi da Mark che, completamente assorto nei suoi pensieri, sembra non udire le loro voci.
"Ciao cara...!" sospira Teresa e avvicinandosi a Marta la saluta con un bacio sulle guance. "Sì, sì lo so, sia tu che Fabry non lo avete frequentato molto ai tempi"
"Già, chi non ricorda le chiacchiere?" le dice mentre una smorfia di nausea profonda le si disegna sul viso. "Qualcuno di voi si ricorda quanti anni ha Mattia, in questo momento mi sfugge?"
Mark fa un breve calcolo a voce alta degli anni che Mattia dovrebbe avere adesso e poi seguita con le domande a Teresa. "Ma sai dove è stato? Te l'hanno detto? A quanto ne so io mi sembra fosse partito per il Sud America, ti risulta? Ricordo qualcuno nel clan che parlava di Machu Picchu, la città perduta, del resto Mattia è stato sempre affascinato dalle civiltà antiche e misteriose..."
“Mi hanno fermato in tanti, chi mi ha detto di aver saputo che è tornato dal sud America, un’altra persona mi ha detto che sapeva di un suo viaggio a Petra alla ricerca di un tesoro….” gli risponde Teresa alzando gli occhi al cielo. “Senti.. sai come la penso sulle chiacchiere, tutti vogliono un attimo di notorietà e per averlo sono disposti a dire di tutto. Mi dispiace, ma la verità non la conosce nessuno credo, tranne Mattia.” Si ferma un attimo a pensare con lo sguardo perso nel vuoto, e poi suggerisce che se vogliono davvero delle risposte debbono andare dal loro amico.
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Vecchio 14-02-2010, 00.08.31   #80
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Nel frattempo Chiara, nel suo appartamento in cui vive da sola, ha finito di cenare e mentre gioca con la forchetta nel piatto vuoto, disegnando linee che l'acqua cancellerà, le tornano in mente le parole di una mamma: “ho sentito in giro che è tornato quel ragazzo scomparso otto anni fa, quel tuo amico, si diceva che eravate vicini. Ehm come si chiamava.... ah si! Mattia." Chiara, 42 anni, è parecchio sovrappeso, ha gli occhi scuri e i capelli nero corvino, in forte contrasto con la sua carnagione chiara, quasi avorio. Ha una lunga chioma di ricci, che tiene raccolti lateralmente con due fermagli e porta gli occhiali.
Avrebbe piacere di salutarlo ma se fossero le solite chiacchiere i suoi genitori avrebbero ancora motivo di soffrirne e se fosse vero vorrebbero senz'altro del tempo per loro.
Finisce il bicchiere di vino e decide di scendere al clan. Indossa una lunga gonna molto ampia, un maglione morbido e colorato, stivaletti di camoscio, e tanti braccialetti sonanti.
Mentre saluta visi più o meno conosciuti, più o meno familiari, intravede Teresa vicino ad un tavolo da biliardo, ah si, parla con Mark e Fabrizio e c'è anche la ragazza della panetteria. Si avvicina e mentre sta li li per salutarli sente Teresa parlare proprio del ritorno di Mattia, di sud America, di Petra e di tesori. Non resiste e prima di salutarli esclama: "Ma allora è tornato davvero!" subito si scusa e li saluta: "Stamattina all'asilo una mamma mi ha dato la notizia e volevo sentire cosa sapevate, se erano ancora le solite chiacchiere da esaurimento notizie oppure è vero"
Si gira verso Teresa che le dà l'impressione di essere la più informata. Cerca di non sommergerla con domande anche perché è solo una la cosa che adesso le interessa davvero capire: "Sai qual'è la fonte della notizia? Qualcuno lo ha incontrato di persona che tu sappia?"
"Ciao Chiara, non c'è nulla di certo!" le dice Teresa "per quanto ne so l'unica che ha visto Mattia è la tizia del primo piano, che racconta di quanto è cambiato..."
"Ah, quindi il solito passaparola. E' pur vero che se la notizia è venuta fuori magari una base, seppur minima, l'avrà". Pronunciando queste parole Chiara si gira intorno e cerca un posto vicino al biliardo, ha deciso di rimanere con loro per la serata. E' da qualche giorno che mancavo dal clan e le fa piacere scambiare due parole. Magari verranno fuori altre notizie su Mattia.
Vicino a lei c'è la ragazza della panetteria, la guarda e sorridendole si presenta: "Piacere, sono Chiara, penso di averti visto in panetteria, sei tu?"
Marta risponde di si con un cenno del capo, mentre stringe la sua mano e sorridendole a sua volta: “Anch'io sono felice di conoscerti, ti ho intravista più volte e spesso sento parlare di te dalle clienti della panetteria che portano i loro figli all'asilo, è davvero un piacere Chiara"
"Bene! Insomma, una cosa è certa! Mattia è tornato e nessuno ne sa niente!" esclama Mark guardando i suoi amici uno ad uno negli occhi, come nella speranza che qualcuno lo smentisca, ma il loro silenzio è inequivocabile.
Per un po' quel silenzio aleggia pesante su di loro, vale più di mille parole e vede bene nei loro occhi i dubbi e le perplessità che ha anche lui.
Alla fine, con una punta di delusione, sussurra: "Non resta che aspettare che sia lui a raccontarci tutto. Sempre se ne avrà voglia..."
"Questo è certo" afferma Marta e continua rivolta a Mark :"racconterà la sua storia se e quando vorrà, ma..." e si ferma come se l'aver pronunciato quelle poche parole avesse consumato la sua riserva d'aria e si trova a fare un profondo respiro, mentre dice tra sé e sé "attenta Marta, non conosci nulla di questa storia", poi riprende il discorso con voce pacata "siete stati molto amici, mi pare di aver capito e.. ecco, insomma io lo avrei già contattato solo per fargli sapere che mi può trovare qui quando ne avrà voglia ....gli avrei fatto sapere che io ci sono ancora per lui, se e quando vorrà naturalmente..." e nel pronunciare queste ultime parole si rende conto di aver parlato con un filo di voce.
Mark ascolta Marta con grande attenzione... e riflette tra sé: “da una parte ha ragione, siamo stati amici per la pelle per lungo tempo... Ma dall'altra parte non sono io che me ne sono andato, se è tornato e voleva vedermi sapeva dove trovarmi, cosa che invece non potevo certo dire di lui. Anzi, non sono neanche minuti che so che è tornato...”
"Non lo so..." dice prendendo in mano una biglia dal tavolo e fissandola mentre la rigira nervosamente fra le dita. "Casomai domani andrò a fargli un salutino, ora è già tardi e non vorrei disturbarlo... Comunque eviterei di fargli troppe domande, chissà quante volte ha già dovuto raccontare sempre la stessa storia ai suoi o agli altri nel condominio... Sarà un po' stufo no?"

Ultima modifica di stella : 14-02-2010 alle ore 00.22.47.
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Vecchio 18-02-2010, 21.39.16   #81
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Visto che le mie colleghe sono impegnate come attrici, ho provato a mettere giù il secondo capitolo ma ho trovato molte difficoltà perchè c'è molto pensato in prima persona e anche perchè i dialoghi sono un po' sfasati come successione...
Ho pensato di mettere delle virgolette diverse per distinguere il pensato dal parlato, e se vengono accettate si può usare lo stesso metodo anche per il resto, posto qui sotto il risultato e chiedo fortemente un aiuto per le correzioni !!!!!

Capitolo 2 – IL DIARIO RITROVATO

E' una splendida domenica mattina, la piazza principale vista dall'alto pare una scacchiera. Il vociare allegro degli astanti ha trasformato la piazza in un brulicante formicaio. C'è l'ambulante che vende le pentole, ha una potenza nella voce degna del miglior baritono.
Profumi di spezie olezzano l'aria e i caci freschi fanno capolino sul bancone delle prelibatezze. Il barile delle olive nere è posto affianco a quello delle cipolle rosse in salamoia. Il titolare dalla faccia rubiconda sorride a tutti e con un ampio gesto del braccio pare fare un inchino sulla sua mercanzia. Portandosi verso il perimetro della piazza, a sud, verso il municipio cominciano le bancherelle dell'intimo e dei vestiti a buon prezzo. Hamid ha i prezzi più bassi, bisogna contrattare un pochetto sul prezzo. Continuando in senso antiorario ecco entrare nella zona vintage e modernariato, una sorta di bazar a cielo aperto, le bancarelle fanno posto a scaffali e tappeti con sopra ogni bendidio, "il tedesco" ha sempre le cose migliori, sorridendo dice spesso "alles im Überfluss vorhanden", vallo a capire.
Il pezzo più pregiato è un fantastico IBM tower pentium III con monitor a fosfori verdi. Sullo scaffale di fronte uno sfoggio di antichi di cellulari GSM della Motorola, sembrano mattoni neri, alcuni ricordano quelle antiche ricetrasmittenti che si vedono spesso nei film storici della II guerra mondiale. Puntatori laser a penna con le pile a pastiglia esauste, oramai introvabili. C'è pure un vecchio registratore di cassa con tasti in plastica colorati ed un display ad incandescenza, una stampante ad impatto, un tempo si emetteva lo scontrino stampato su carta, è affascinante ascoltare la scatola di latta che ad ogni apertura dello sportello fa "ding!".
Un contrasto tra passato e presente che inebria, dopo pochi passi ci si trova nel passato. Anche gli antiquari sembrano venire dal passato assieme ai loro oggetti preziosi. Nell'aria odore di bachelite, di piste stagnate, di rame ossidato, il tipico odore di percloruro ferrico punge le narici. Condensatori elettrolitici grandi come un bambino che hanno lavorato nel passato come rifasatori di linea quando ancora la corrente elettrica passava sopra le nostre teste.
Tra i banchi e banchetti del mercato, c'è anche quello improvvisato da Giulia, una bella ragazza ben proporzionata, alta, con un seno prosperoso e vita sottile. Ha i capelli lunghi castano chiaro, indossa una maglietta beige su pantaloni neri attillati come la maglietta. E' sempre truccata a puntino, il rossetto è in tinta col colore delle unghie perfettamente laccate. Tiene molto alla sua immagine, e a volte può sembrare un po' eccessiva, tanto che porta i tacchi alti anche per vendere la domenica nella sua bancarella.
“Che fatica tirare avanti, mi sono ingegnata a ritrovare un po' di roba vecchia su nella soffitta di mia nonna poveretta, è morta qualche mese fa e non mi ha lasciato niente, giusto questa lampada da studio fotografico, di acciaio, con tre faretti coperti da una cupola nera, che al tempo del suo matrimonio doveva valere un patrimonio! Spero di venderla a buon prezzo in questa bancarella improvvisata per disperazione, mi servono un po' di soldi, mi piacerebbe comprarmi un bel vestitino luminoso, a tubo, per andare in discoteca, stasera! Se mi incontra il signore dove faccio le pulizie, nell'ala est, al ventiquattresimo piano, forse lo convinco a comprare la lampada, lui è sempre tanto gentile con me, la signora invece mi strozzerebbe, accidenti!” si sta dicendo....
Tra la gente che affolla il mercato spicca Roberto, un gran bel ragazzo di 32 anni che fa perdere la testa a molte donne. E' molto alto, muscoloso, porta i capelli rasati. Indossa una tuta blu e bianca firmata, scarpe da jogging firmate e occhiali da sole firmati che nascondono i suoi splendidi occhi blu, è sempre in ordine e attento alla sua immagine.
“Che bella giornata! Ci vuole proprio questo bel sole! E quanta bella roba c'è nel mercatino!» sta pensando mentre la scorge: «Uau, guarda là, c'è Giulia. E' sempre molto carina, peccato però che ha quel modo di fare un po' da portuale... vabbè rimane comunque bella.”
Anche Giulia lo vede: “Oh, mio Dio, si avvicina Roberto, che carino, mi piace com'è vestito... e poi fa il dj, ora gli sorrido e lo saluto”:
«Ciao Roby, come va? Sei sceso tardi, tu la notte fai le ore piccole! Guarda, ho qualcosa che potrebbe piacerti tra queste mie cianfrusaglie? Forse la lampada? Sai, è degli anni settanta, era di mia nonna Caterina, è morta da poco tempo, poverina stava tanto male, ma scusa se ti annoio con tutte 'ste ciarle!»
«Ciao Giulia, io tutto bene, con te? ... Eh, ho fatto tardi questa notte... sai, ero fino alle cinque in discoteca a metter musica, lo sai che faccio il DJ no?
Tu invece come mai qui? Non ti avevo mai vista lavorare qui, ci vieni spesso?
Bella la lampada, mi piace molto, non ne avevo mai vista una dal vivo. A quanto la vendi?» le chiede.
«Veramente non lavoro qui, ho messo su questa bancarella per la prima volta, con quello che riesco a ricavare vorrei comprarmi un vestitino per venire in discoteca, sì, proprio dove fai il dj tu, mi piacerebbe tanto!» e pensa: “Forse se non sparo una cifra tanto alta, potrebbe comprarmi la lampada, mia nonna diceva che era una marca famosa, un diseg...non so neppure come si dice, accidenti!”
«La lampada è molto antica, sai era di mia nonna quando era giovane, beh per te che mi sei simpatico potrei farti una cifra modesta, anzi decidi tu quanto mi vuoi dare, Rob, non sono molto brava a vendere e poi con te mi sento in difficoltà!»
«Ah capisco, se ti va una di queste sere puoi venire in discoteca con me, io li conosco tutti e ti farei diventare la reginetta della serata!
Sinceramente non avrei neanche io idea di quanto chiederti, non ne avevo mai vista una prima d'ora.. Dimmi tu quanto pensavi di prendere, e non farti scrupoli solo perché sono io, me la posso permettere con quello che guadagno! Dimmi sinceramente a quanto la volevi vendere.»
Giulia gli risponde: «Che carino, verrò volentieri con te!» mentre si dice: “Che pasticcio che sono, ora dovrò fargli pagare la lampada pochissimo, sono proprio un'idiota, pazienza.”
«Sai, ho pensato che ti potrei chiedere circa 20 carati di diamantina, se per te va bene, affare fatto!»
Lo vede un po' esitante, se rinuncia abbasserà il prezzo, deve riuscire a farselo amico, di ragazzi come lui se ne trovano pochi, vorrebbe proprio fargli una buona impressione, la solitudine spesso la fa sentire male da morire, secondo gli altri sarebbe quasi una mezza scema da tenere a distanza!
«Solo venti volevi racimolare? Mi sembra un po' pochino per un pezzo così raro... Non è che abbassi il prezzo solo perché sono io? Ti ho detto che non devi assolutamente farti scrupoli, altrimenti non te la prendo perché sono convinto che qualcun altro potrebbe pagartela di più e quindi guadagneresti più soldi...»
Giulia si affretta a rispondergli: «No,no! Va bene così, preferisco venderla ad un amico piuttosto che ad uno sconosciuto! Sai, ho anche altre cose, riviste del 1989, anno storico per quei tempi, ci sono foto di personaggi famosi, le attrici e gli attori che andavano di moda allora, con assurdi vestiti, pettinature striate con colori diversi, sicuramente diverse dai nostri tempi. Rovistare in una vecchia soffitta è come tuffarsi nel passato, toccare con mano oggetti logori, spenti, non più adeguati eppure carichi di vita vissuta, ci puoi trovare la vita di persone a te care che improvvisamente ti appaiono come estranei, sì perché ciò che custodivano gelosamente ti meraviglia, ciò che scrivevano nelle raccolte di lettere ti fa capire un mondo interiore a te sconosciuto ed impensabile, insomma se vuoi puoi curiosare come vuoi.»
«Allora se la pensi davvero così, te la prendo io molto volentieri! Un pezzo da aggiungere alla mia collezione...» dopo una pausa continua: «In effetti è sempre bello vedere come vivevano i nostri avi: i loro usi e costumi, il loro modo di vivere e anche com'era la mentalità a quel tempo. Già che ci sono allora, dò un'occhiata anche alle riviste, magari trovo qualcosa di interessante sulla musica di quei tempi...»

Ultima modifica di stella : 18-02-2010 alle ore 21.58.06.
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Vecchio 18-02-2010, 21.48.58   #82
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Mentre Roberto sta parlando con Giulia, si avvicina Emma, una donna-in-carriera di 38 anni, direttrice del personale di un'importante agenzia di pubblicità. Emma è di media altezza, di corporatura normale, porta i capelli neri a caschetto appena sotto le orecchie, occhi marroni e occhiali di una montatura appropriata alla sua fisionomia. Indossa una gonna marrone scuro lunga fin sotto il ginocchio, camicia bianca con sopra una giacca in tinta con la gonna. Ai piedi un paio di ballerine marroni e la borsa di pelle a tracolla.
Sta pensando che con quella bella giornata potrebbe essere altrove e invece, guarda qua, si trova nel bel mezzo del via vai da mercatino.
“Prima o poi lo capirò che non devo fidarmi di certa gente, a sentire era tutto organizzato, biglietti e posti prenotati, invece eccomi qua a gironzolare tra tutto sto ciarpame.
Beh visto che i progetti sono andati a monte tanto vale guardare che c'è in giro hai visto mai che non succeda qualcosa..... ma guarda chi c'è, il Roberto, vado a salutarlo. Ma con chi parla?”
«Ciao Roberto, assonato dopo la nottata in disco?»
«Ciao Emma, no non tanto, come al solito. Ormai è da un pezzo che mi sono abituato a fare le ore piccole...tutto bene con me, e te? Come va il lavoro?»
riconosce anche la ragazza con cui stava parlando Roberto “ecco con chi parlava...”
«Buongiorno Giulia, come stai?»
«Buongiorno signora Emma, sto bene, grazie! E' la prima volta che vendo qualcosa in questo mercatino, sa...ho trovato degli oggetti nella soffitta di mia nonna e ho pensato che qualche pezzo potrebbe essere interessante! Che stupida non le ho chiesto come sta, beh si vede che sta benissimo!
Ma come mai si trova qui? è un misero mercatino questo, lei di sicuro è abituata a frequentare mostre di antiquariato!»
«Oddio Giulia, mi è venuto spontaneo il tu, non per mancanza di rispetto, semplicemente non siamo così distanti come età e ci incrociamo spesso, tuttavia il suo 'signora' mi ha un pochetto frenata.»
Le sorride dicendosi che perde sempre una buona occasione per tacere: “Però, però, tanta modestia e poi stabilisce da sé che sto bene e che sono fuori posto, e che ne può sapere lei dei fatti miei? ecco adesso l'occasione non la perdo e taccio.”
Dopo una pausa continua: «Mi fa piacere che stai bene. Il lavoro? Tra alti e bassi, sai le responsabilità non mancano, e far quadrare le cose evitando tensioni non è facilissimo.»
Giulia pensa: “Ma guarda questa, dice che le è venuto spontaneo darmi del tu, ma quando mi incontra mentre faccio le pulizie nell'ala est, fa finta di non vedermi, quasi non esistessi! Oggi poi, è venuta in questo mercatino vestita sportiva ma con un completo marrone che vale quanto il mio stipendio, per non parlare della borsa a tracolla, accidenti!”
«Sa, Emma, Roberto vorrebbe comprare la mia lampada oppure i giornali vecchi per fare un tuffo nel passato!»
«Sono cose graziose, ho una passione sfrenata per gli oggetti d' altri tempi. Ma mi dica, non le spiace disfarsi di queste cose?» Dicendo queste parole Emma dà un' occhiata tra le cose che ha esposto...
«Se vuole può continuare a darmi del tu... mi farebbe piacere, anzi proverò anch'io ad usare il tu!» le risponde Giulia “Che noia 'sta donna, proprio adesso doveva venire, c'è Roberto che si spazientisce, forse si sente escluso....”
«Prima di metterla in vendita ci ho pensato molto, però non so proprio dove tenerla, la mia casa è un monolocale piccolissimo, comunque delle cosine le ho tenute! Guarda pure liberamente!» le risponde, e poi rivolta a Roberto:
«Allora Roby vuoi prendere la lampada? se vuoi te la porto a casa io, se ti crea problemi trasportarla!»
Emma gironzola attorno al banchetto allontanandosi un poco, per capire quel minimo di disagio che ha sentito in quattro parole dette. “Me ne vado o resto? Ma che mi importa io sto bene quindi resto!”
«Hai delle cose davvero simpaticamente demodè Giulia! Allora Roberto te lo fai sto regalo?» Roberto in risposta si rivolge a Giulia:
«Sì Giulia, certo che la prendo, non me la faccio fuggire così una rarità simile... Non occorre la porto a casa da me, non voglio scomodarti.»
«E tu invece Emma hai visto qualcosa di interessante?»
Emma osserva la lampada della nonna, è davvero bella, chiede a Giulia se è una Tiffany autentica:
«Se era della tua nonna potrebbe esserlo non credi Giulia? Caro Roberto... autentica o no è davvero un bel pezzo. Per quanto mi riguarda dò ancora un' occhiata... chissà che non riesca a farmi un regalino... così mi consolo per la delusione di oggi.»
Sorride ad entrambi e continua la ricerca.
Giulia cerca di rispondere alla domanda di Emma:
«Non ci capisco niente, davvero! So che mia nonna la teneva molto in considerazione, comunque l'ho venduta a Roberto!
Ti piace molto il marrone, Emma, il tuo completino è elegante e nello stesso tempo sportivo, certo come colore, forse, ti avrebbe donato di più una tinta chiara, luminosa!... Scusami se mi prendo certe confidenze ma fra donne... io ad esempio mi sento a mio agio con questa magliettina beige, mi fa sentire una ragazzina! forse è un po' troppo attillata ma ai ragazzi piace, vero Roberto?»
Dopo queste parole Giulia riflette: “Sono stata un po' villana ma questa non la smette di gironzolare intorno a me e Roberto, con quella sua aria da donna in carriera, accidenti, io devo lavare i pavimenti anche perché non ho voluto mai studiare! Accidentaccio aveva ragione mio padre, diceva sempre che sarei finita a pulire le scale!”
Emma intanto le chiede: «Giulia, tra le cose della nonna hai trovato dei pennini? Sai quei pennini in metallo che si inserivano in vecchie penne di legno prima che ci fossero le stilografiche o le biro. Ne faccio collezione e qualche banchetto più in la ho trovato un vecchio calamaio.»
«Puoi guardare in quella scatola rossa a forma di cuore... lì ci sono tanti piccoli oggetti, forse potresti trovare anche i pennini!»
“Ma che saranno 'sti pennini, non voglio fare brutta figura, speriamo che se li trovi da sola!”
«Roberto, stasera vai in discoteca? posso venire con te come mi avevi promesso?» teme un po' la risposta: “Speriamo che dica sì, cercherò di farmi un vestitino nuovo con i soldi della lampada!”

Ultima modifica di stella : 18-02-2010 alle ore 22.14.04.
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Vecchio 18-02-2010, 21.49.45   #83
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Ma Roberto prima di risponderle si rivolge a Emma:
«Sono proprio belli quei pennini di una volta, tutti lavorati e decorati! Ha molto fascino scrivere con i pennini antichi. Quasi quasi dò un'occhiata anch'io se ne trovo qualcuno. Tu Emma quanti ne hai a casa? Tanti? Ma li usi anche o solo li collezioni?»
Infine le risponde:
«No Giulia, stasera è domenica ed è il mio giorno libero, un'altra volta volentieri. Senti sennò tu a che ora stacchi qui? Se ti va andiamo a fare due passi e magari a prendere un gelato...»
Emma si chiede: “Ma di che parlo con sta tipa? le avessi detto che cercavo una bussola atomica avrei capito, ma pennini!!! Ho anche fatto una descrizione quasi perfetta, senza contare che all'angolo c'è uno schermo gigante che pubblicizza in continuazione l'ultima mostra in corso - La scrittura nel passato - proietta continuamente ogni sorta di utensili compresi pennini.”
«Sì Roberto ne ho qualcuno, ho anche provato a usarli ma ci vuole una mano, diciamo antica? che io non ho» e sorridendogli sbircia la Giulia che ha proprio un'aria scocciata.
«Non disperare Giulia, la disco non scappa e c'è sempre una prossima volta.»
Saluta entrambi e se ne va, felice di andarsene: «Alla prossima, ciao ragazzi.»
«Ciao Emma, sì per la disco non dispero... intanto stasera usciamo a prendere un gelato! Vero Rob? Beh la mano antica potresti anche avercela, Emma!»
Dicendo queste parole Giulia le sorrido acida, “vuol farmi apparire ignorante ma sono sicura che ha la mano antica... lei è tutta antica! Meno male che se ne va! I pennini non li ha trovati, eppure quei cosi dovrebbero esserci nella scatola rossa, di sicuro non li ha voluti prendere qui da me!”
«Divertitevi ciao.» Le dice Emma e a sua volta pensa: “Quel sorriso acido non ha certo faticato a scovarlo, la ragazza ha un problema, anzi di più, il primo che è acida dentro, il secondo che ha difficoltà a socializzare, il terzo è Roberto. Comunque sia il problema è solo suo, guarda, a me fa pure tenerezza.”
Si volta a guardarli, sorride tra sé e sé avviandosi tra le innumerevoli bancarelle.
Roberto le dice ancora: «Magari Emma con un po' di pratica viene anche a te la mano antica... Mai dire mai!»
E' certo che alla fin fine da una donna in carriera e tutta alla moda non è che si può pretendere che sia antica... Direbbe che è già tanto che colleziona pennini!
«Ok, ciao Emma! Ci vediamo!» poi si rivolge alla ragazza:
"Allora Giulia dopo a che ora finisci?» pensa che è parecchio insistente però. Non se la ricordava così... “Spero solo che non sia una di quelle ragazze appiccicaticce che non ti mollano più e non ti lasciano respirare!”
Giulia sta pensando a Emma “Finalmente se ne è andata, lei e i suoi pennini e la mano antica! Intanto non mi ha comprato niente, ha messo in disordine tutte le mie cianfrusaglie, sfogliato tutti i vecchi libri e quaderni, spostato tutte le cornici con le foto, che disastro! e poi fa la gran signora!” quindi si rivolge a lui:
«Sai, Roberto, prima delle sei non riesco a finire, considerando, poi, che ho tutti gli oggetti da riordinare! Se per te va bene, possiamo incontrarci verso le sette, ancora è giorno e potremo passeggiare tranquillamente!»
La sua mente continua a lavorare: “Peccato che sia così nervoso, spero che non esca con me perché l'ho asfissiato, pazienza, mi piace uscire con qualcuno che non sia il solito perdigiorno del mio gruppo, però a volte avverto la distanza sociale basata soprattutto sulla mia poca capacità di dialogare, come fanno loro, di cose importanti!”
Emma si avvia tra le bancarelle, grata al sole e al clima si gode la passeggiata.
Certo che Roberto non lo vede entusiasta della prospettiva di portare in giro la Giulia, mentre lei oltre che entusiasta le è parsa possessiva, sta cosa la fa sorridere.
Si ferma davanti a una bancarella stracarica di cose, ad ogni minimo movimento qualche oggetto potrebbe cadere, ma stranamente sta su.
C'è di tutto, da vecchi tegami a cose che davvero non le dicono nulla.
Il venditore le dice che è a disposizione della sua curiosità e che può toccare la merce esposta.
Intanto Roberto si sta ancora accordando sull'appuntamento con Giulia:
«Sì alle sette può andar bene, magari andiamo anche a mangiare qualcosa vista l'ora... ci vediamo qui?»
«Sì, ci vediamo qui alle sette, grazie Roberto, sono davvero contenta di uscire un po'! domani devo lavorare ma stasera voglio proprio riposarmi! ciao, a dopo!»
Giulia è felice ma anche tanto preoccupata, non sa come comportarsi, tutto le sembra così difficile, gli uomini la invitano per divertirsi con lei e poi finisce sempre che rimane sola. “Non ho fortuna, non so conquistare il cuore di un uomo, conquisto solo il loro desiderio, il mio corpo li attrae, stanno con me ma per loro sono solo un desiderio, niente di più!
Vorrei che questa serata con Roberto mi facesse sentire apprezzata per me dentro, per quello che è il mio animo assetato di amore, di quell'amore vero, sincero, tenero che unisce molti giovani che conosco...
Ora, dopo aver messo via tutto, vado a prepararmi, non dovrò esagerare con trucchi e scarpe alte, dai Giulia vedrai che andrà bene!”
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Vecchio 18-02-2010, 21.51.31   #84
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Vorrei chiedere a Uno perchè dal mio pc vedevo i caratteri enormi mentre dopo pubblicato sono diventati minuscoli...
Avevo copiato tutto su un foglio di word

Quando copi da word e incolli qui ti conviene poi cliccare con il tasto destro del tuo mouse e dirgli seleziona tutto, quando è stato tutto evidenziato in azzurro, clicchi sulla A blu barrata di rosso, che toglie la formattazione, la trovi nel riquadro in alto a sinistra, sotto alla parola Messaggio a fianco del carattere che è il vedana,
dove incolli prima di inviare. Spero che si capisca in caso chiedi ancora.
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Vecchio 18-02-2010, 22.01.02   #85
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Quando copi da word e incolli qui ti conviene poi cliccare con il tasto destro del tuo mouse e dirgli seleziona tutto, quando è stato tutto evidenziato in azzurro, clicchi sulla A blu barrata di rosso, che toglie la formattazione, la trovi nel riquadro in alto a sinistra, sotto alla parola Messaggio a fianco del carattere che è il vedana,
dove incolli prima di inviare. Spero che si capisca in caso chiedi ancora.
Grazie Gri, ho fatto come sempre, non so cosa sia successo....

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Vecchio 18-02-2010, 22.03.45   #86
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Grazie Gri, ho fatto come sempre, non so cosa sia successo....

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Vecchio 25-02-2010, 23.54.22   #87
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Ehm, manca la descrizione di come è vestita Carla e il suo aspetto fisico, o basta dire chè è molto elegante come detto da Ray ?

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Vecchio 26-02-2010, 01.14.22   #88
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Ehm, manca la descrizione di come è vestita Carla e il suo aspetto fisico, o basta dire chè è molto elegante come detto da Ray ?

Eh, non basta no.

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Vecchio 28-02-2010, 15.33.56   #89
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Eh, non basta no.

Abbiate ancora un po' di pazienza, aspetto Daf prima di andare avanti

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Vecchio 28-02-2010, 20.30.39   #90
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Abbiate ancora un po' di pazienza, aspetto Daf prima di andare avanti

(Comincio ad avere problemi con una Carla nuda qualcuno la vestaaaa!!!)
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il coraggio di cambiare
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Vecchio 01-03-2010, 13.59.49   #91
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Scusate, mi si era bloccata la connessione, sono riuscita a passare ieri per due secondi e solo ora riesco a leggere..se dura Direi che passo la palla a Red per sicurezza, prima che neanche invii questo di messaggio...

(psssssss..capitasse ancora vai avanti pure Red senza problemi, grazie )
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Vecchio 02-03-2010, 19.46.03   #92
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Confesso che ci ho preso gusto a fare la correttrice di bozze, ma forse mi sono fatta prendere troppo la mano, in questo caso ditemelo senza problemi.
Ultimamente non so bene come regolarmi, il fatto è che sto trascrivendo tutta la storia a parte per conto mio in tempo reale, e forse non ho pazienza di aspettare le mie colleghe e questo mi rendo conto non risponde all'idea di lavorare in gruppo.
D'altra parte penso che vedere la storia abbozzata sia utile un po' a tutti.
Metto qui qualche altro pezzo, come sempre aspetto correzioni e tagli e quant'altro, vi prego di farmi sapere per il seguito.



Emma si è stancata di spinte e spintoni, è davvero affollato oggi. Decide di bere una cosa e poi di tornarsene a casa.
Cerca un bar con un tavolino libero, e vede Carla seduta ad un tavolo assorta in qualcosa.

La riconosce dai capelli biondo scuro, lunghi fin sotto le spalle e lisci, quasi sempre acconciati in modo sobrio ed elegante, che oggi porta sciolti, con gli occhiali da sole spostati sopra la testa. Carla, 37 anni, ha gli occhi verdi, sottolineati da un trucco leggero, in tinta con il completo giacca e pantalone sui toni dell'azzurro che indossa sopra una camicetta a fiorelli bianchi e azzurri.
E' alta un metro e settantadue e ai piedi porta un paio di scarpe nere con poco tacco, accanto a sé la sua immancabile borsa nera.

Anche lei, sempre molto elegante e impeccabile nella sua tenuta da donna in carriera, ha deciso di approfittare di questa splendida giornata per fare un giro tra le bancarelle. “Mi regalerò qualcosa di speciale. Amministratrice delegata! Quanto ho lavorato per arrivare a questo, e quanto l'ho desiderato! E a quante cose ho rinunciato... Ma ora ce l'ho fatta, e anche se le responsabilità sono aumentate insieme allo stress, in una giornata come questa posso pensare solo che ne valeva la pena. Posso permettermi di togliermi qualche sfizio finalmente, mi sa che oggi ho pure esagerato!”
Con questi pensieri è entrata nel bar vicino alla piazza del mercato, dove c'è sempre molta gente, ha visto un tavolino libero ed è andata ad occuparlo. Dopo qualche minuto ha ordinato un cappuccino e mentre aspettava ha preso dalla borsa il diario che suo padre le aveva consegnato ieri.
Subito assorbita dalla lettura, quasi non si è accorta della cameriera che le ha portato il cappuccino, fino a che si sente chiamare per nome.
Alza lo sguardo e di fronte a lei c'è la sua cara amica Emma sorridente:
«Ciao Carla anche tu in questo caos?»
Le sorride a sua volta:
«Emma che piacere, hai fretta? Siediti.» “C'è troppa confusione qui”, pensa, d'istinto chiude il libro e lo mette nella sua borsa, più tardi gliene parlerà.

«Macché fretta, Carla, oggi è una domenica strana, avevo in programma una gita ma è andato tutto a monte. Prendo la cosa come viene, e ti dirò, viene bene, ti vedo una volta con calma invece che di corsa per il lavoro.
E tu come stai?»

Le sorride e si siede. Le fa piacere fermarsi con Carla, persona piacevole ed affidabile.
«Ho ordinato un cappuccino da un po' e oramai è freddo, ne ordinerò un altro, tu che cosa prendi?»

Emma si meraviglia un po': «Tu che fai raffreddare un cappuccino? non ci posso credere, cosa ti ha distratta? Un cappuccino anche per me grazie.»
«Sto bene grazie, mi dispiace per la tua gita andata a monte, in effetti oggi è una giornata splendida e sarebbe stato l'ideale. Scusami un attimo... » le dice Carla, sorridendo alla cameriera che sta passando lì vicino, le domanda se cortesemente può portarle altri due cappuccini. Quindi torna a rivolgersi a Emma: «Comunque l'importante è staccare ogni tanto la mente dal lavoro, anche tu hai fatto un giro al mercato ? Hai trovato qualche pezzo interessante per la tua collezione di pennini?»
«Ho dato uno sguardo in giro compreso il banchetto occasionale di Giulia, sai quella domestica carina che incrociamo di tanto in tanto, vende cianfrusaglie della nonna. No non ho trovato nulla, a dire il vero perché non sono uscita di casa per cercare pennini, ma per farmi passare la mattinata.»
Le sorride e Carla ricambia con fare distratto.
«Carla, sbaglio o hai un colpo di vento contro?» le chiede curiosa "Hai lavorato tanto e con tanto impegno da meritarti questi successi sul lavoro no? E allora che c'è? Cosa ti frulla in testa? Mi sembri alquanto assorta in altro, se ti fa piacere ti ascolto.»

«Sì ho lavorato tanto per arrivare a questa promozione, e ti confesso che pur avendo chiare in mente le strategie che vorrei seguire, non riesco a fare a meno di sentirmi tesa e...» si blocca e la guarda negli occhi, si conoscono da molti anni e sa che di lei si può fidare, e poi è del clan. Ma pensa a quello che è successo ieri a casa dei suoi. Mattia ha rivelato che il diario doveva essere consegnato alla sua famiglia, spiegando che non tutti sono in grado di aprirlo. I suoi genitori non ci sono riusciti e lo hanno consegnato a lei... e si è aperto appena l'ha preso in mano, anche se ha avuto la possibilità di leggerne solo poche pagine. E così sa che non può rivelare il contenuto a chi non riesce ad aprirlo... Pensa velocemente e altrettanto in fretta prende una decisione.
Emma si chiede: “Carla che fa la misteriosa?” sorride tra sé e segue le sue mani veloci infilarsi nella borsa ed estrarre quel che sembra una vecchia agenda consunta.

«Aspetta Emma, ti mostro una cosa» apre la borsa e prende il diario tra le mani, quindi glielo porge: «Ecco guarda, e dimmi che cosa ne pensi.»
«E' un acquisto di oggi?» le chiede prendendolo in mano, ha un che di vissuto, non è solo un vecchia agenda, sfiora le scritte e i fregi sulla copertina, nota i segni del tempo, immagina le molte mani che lo hanno sfogliato, sembra un vecchio diario.
Il diario è molto antico, lo si vede dalla pelle consunta e lucida. Color cuoio lucido con incise delle iscrizioni, come tatuaggi sulla pelle ma anche in rilievo. Sugli angoli una protezione in bronzo lavorato e sul lato lungo del diario vi è una chiusura in bronzo. Il lato del diario è dipinto con porporina dorata e riporta strani graffiti. All'interno i singoli fogli sono in carta pergamenata rigida e con gli angoli smussati. Ogni foglio un'opera d'arte fatta di scritture dalla pregevole calligrafia ad inchiostro blu scuro e con numerosi disegni colorati ad acquerello. Una scrittura arcana e spesso di difficile comprensione, queste iscrizioni esaltano l'energia che pare emani il diario antico.
Naturalmente è portata ad aprirlo, alza gli occhi sul viso dell'amica come a chiedere il consenso e nota una leggera ansia.

«Carla, non capisco che hai? Spiegami per favore...» così dicendo apre il diario che oppone resistenza, è come se le pagine fossero incollate tra loro.
Carla segue con un po' d'ansia i movimenti delle dita di Emma che sfiorano le scritte sulla copertina del diario, poi lei che la guarda titubante, e sembra chiederle il permesso per aprirlo. La invita a farlo con uno sguardo e lei capisce al volo. Con sollievo vede che il diario si apre tra le sue mani, così come le poche pagine che lei stessa è riuscita a sfogliare.
«Non è un acquisto di oggi Emma, e posso spiegarti quel poco che so. Ti ricordi di Mattia?»

Lo sguardo di Carla la rassicura, riprende a sfiorare il diario con la massima attenzione come a temere che possa sbriciolarsi sotto le sue dita, invece, e lo dice ad alta voce:
«Ma lo sai che mi sento strana? è come se questo diario mi sfidasse o provasse a tastare di che pasta sono fatta» così dicendo lo apre nel mezzo, è una sua vecchia abitudine che in questo caso non riesce, ottiene solo di poter sfogliare le prime pagine.
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Vecchio 02-03-2010, 19.53.39   #93
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Torna a guardare la sua amica e scopre un sorriso di sollievo.
«Ma insomma, me lo vuoi dire che succede o devo indovinare? Mattia, quel ragazzo che è svanito nel nulla? Che centra lui?»

«Questo diario lo ha consegnato lui ai miei genitori, e ripeto posso spiegarti quel poco che so. L'unica cosa che Mattia ha rivelato è che aveva il compito di consegnarlo alla mia famiglia, e che non tutti possono aprirlo. I miei genitori non ci sono riusciti, quindi mio padre lo ha consegnato a me... e come l'ho preso tra le mani si è aperto» le sorride: "«Esattamente come è successo a te!»
In quel momento si avvicina la cameriera con i due cappuccini, si interrompe e ringraziandola attende che si allontani dal tavolo.

Anche Emma aspetta che la cameriera si allontani:
«Adesso sono davvero curiosa, racconta se no perdo il controllo» le dice con un sorriso davvero tirato, la realtà è che i misteri l'hanno sempre affascinata e questa situazione ha tutte le caratteristiche del mistero.
«Sinceramente Carla, dimmi, anche tu senti questo misto di curiosità, timore e disagio? Oppure sono io l'infantile della situazione?»

Carla osserva la sua amica chiaramente tesa, non si decide a leggere le pagine, come se preferisse ascoltare prima ciò che ne pensa... In fondo la capisce, ha avuto lo stesso timore reverenziale davanti a quegli scritti.
«Sì che lo sento Emma, ma ora leggi fino a dove riesci, in modo che possiamo poi parlarne e scambiarci le impressioni!»

Emma accosta la sua sedia a quella di Carla, si accorge di trattenere il respiro mentre apre la copertina.
«Non farmi fretta, ok? adesso leggo.»
Sfoglia la prima pagina, lo stupore le fa spalancare gli occhi, è uno spettacolo di colori.
La scrittura elaborata ed elegante tracciata con inchiostro blu scuro esalta le immagini finemente ed accuratamente miniate.
«Sembra un testo medievale, quelli scritti a mano dai monaci che passavano giorni interi a scrivere, copiare.»
Lo sguardo di Carla la incita, abbassa gli occhi e inizia la lettura.
La piazza, i rumori, la gente, tutto perde d' importanza.


Non so se ci hai fatto caso, ma l'umanità sta andando a rotoli. Potrei limitarmi a dire che l'umanità si limita a non evolvere, ma le cose non stanno così e basta. Tutto ciò che non evolve, involve. Perché nulla sta fermo.
D'altra parte, se hai potuto aprirmi, qualche parte di te sa benissimo di cosa sto parlando. Perlomeno avrai avuto qualche volta la sensazione che il mondo non è quello che dovrebbe essere.
Evoluzione significa evoluzione spirituale. Nessun altro tipo di evoluzione ha il minimo senso. Lo scopo dell'esistenza, di ogni singolo essere umano, è quello di evolvere fino al punto di incarnare sempre meglio lo Spirito che è in lui.

Similmente, lo scopo dell'umanità è quello di evolvere fino al punto di incarnare sempre meglio lo Spirito Globale. Ogni singolo che riesce nell'intento rende le cose più semplici alla globalità e, contemporaneamente, ogni passo che l'umanità compie rende le cose più semplici ai singoli.
Purtroppo vale anche l'opposto, ed è questo opposto che sta accadendo. Sempre meno singoli si evolvono e l'umanità va indietro. Qualcosa si sta opponendo, e lo fa con successo.


Si è pericolosamente vicini al punto di non ritorno.


Io sono stato attivato per raccogliere le forze evolutive che restano in campo, con la speranza che siano sufficienti ad invertire in qualche modo l'andamento. Frenarlo non basterebbe.
Quello che ti chiedo, che chiedo a tutti quelli che riescono ad aprirmi, è di versarmi dentro la tua esperienza in materia. La tua storia, le tue riflessioni, un apporto della tua Anima. Per capire cos'è che sta frenando l'umanità e per trovare un modo per porvi rimedio. Ogni contributo non solo è ben accetto, oramai è indispensabile.


Ma offro qualcosa in cambio. Io sono anche uno strumento di conoscenza. Evolvere significa conoscere e la conoscenza significa evoluzione. Conoscenza è in primis conoscenza di se stessi.
Versa te stesso qua dentro e vedrai aprirsi il resto di me. Tanto versi tanto si aprirà. Ne segue che, in base a quanto hai potuto aprire, tanta parte sai di te stesso. Se mi apro tutto....

Ti chiedo anche di non rivelare il contenuto di queste pagine a chi non è in grado di aprirmi. Tuttavia fai provare chi pensi possa farlo, soprattutto se decidi di non collaborare. Se invece partecipi, quando avrai finito, saprai a chi passarmi.

Se decidi di non collaborare non c'è problema. Passami a qualcuno che mi può aprire e lavatene le mani... dopo un po' di tempo mi dimenticherai.

Buon Lavoro.”


Mentre Emma incomincia a leggere, Carla la guarda affascinata... sa che cosa le sta capitando, l'ha vissuto, leggendo quelle righe. E' come se entrasse in un altro mondo, come se si ritirasse all'interno di sé stessa.
Attende in silenzio che finisca la lettura.

Emma legge tutto d'un fiato, sente lo sguardo di Carla fisso su di lei, si calma e ricomincia da capo cercando di fissare il senso di ciò che sta leggendo.
«Ma ti rendi conto? non so se ridere o piangere, si rivolge direttamente a chi legge, mi sta venendo un' ansia che non immagini. Ma poi scrivere dove? Riversare dove? Le altre pagine sembrano un blocco unico anche volendo come ci scrivi? Ti sei fatta un' idea, o brancoli al buio pure tu? Sento che stanotte la passo in bianco con tutti 'sti interrogativi che mi girano in testa.»
L'incontenibilità di Emma fa sorridere Carla, pensa alla sua di notte bianco, tenta di spiegarle il suo stato d'animo:
«La mia è stata una lunga notte piena di interrogativi a cui non ho saputo dare risposta... e si è conclusa con il maldestro tentativo di iniziare questa giornata facendo shopping come se nulla fosse successo, rimandando ogni decisione... Ho tentato di aggrapparmi ancora una volta alle certezze che ho sempre avuto, la mia affermazione personale attraverso la mia professione. Oh sì, dentro di me ho sempre saputo che non poteva essere tutto lì, ma è stato quanto di meglio sono riuscita ad ottenere, tutto il resto mi ha delusa, o meglio mi ha spinta a credere che non ne valesse la pena.»
Si interrompe un momento e beve il cappuccino, più che altro per prendere tempo e raccogliere i pensieri. Emma ha ancora il diario tra le mani:
«Nemmeno a me è chiaro come fare ciò che ci viene chiesto Emma, ma poi ho pensato che l'importante sia la decisione, il volerlo con tutto con te stesso... e allora sento che una risposta a questo interrogativo in qualche modo arriverà.»

«Che posso dire mia cara, sta cosa ci mette davanti il nocciolo della questione. Quante volte abbiamo parlato di scelte? Di libero arbitrio? Centinaia di volte vero? Abbiamo passato nottate con gli altri a parlare di crescita, consapevolezza ecc. Ecco 'ste due paginette ci danno la sveglia, come a dire: “ragazza fa quel che vuoi, ma deciditi a fare, puoi mollare tutto e tanti saluti, oppure scegliere di impegnarti, ma a sto punto fallo!!! Non puoi continuare a giocare" »
E' quello che pensa, rendendosi conto di aver espresso il pensiero a voce alta.




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Carla sorride, la conosce e sa che anche lei ha un bel po' di domande che le frullano in testa. Le chiede: «Che pensi di fare? porterai il diario nel clan? Non dice di tenerlo segreto, non dà limitazioni, a quanto pare ci sarà una selezione naturale portata da chi riuscirà e da chi non riuscirà ad aprirlo.»
«Beh prima di tutto c'è una decisione da prendere... Rileggi quel punto nella pagina, Emma: se partecipi quando avrai finito saprai a chi passarmi... Quando avrai finito. E io non so nemmeno da che parte incominciare in questo momento!» conclude quasi ridendo.
«Se non fossi astemia ordinerei qualcosa di forte» le dice Emma sorridendo per allentare la tensione che sente anche in lei. «Per cominciare l'hai 'passato' a me, altra cosa si deve poter aprire il diario, mi spiego meglio.»
Emma ha nella testa un vortice di parole che cozzano una contro l'altra, cerca un modo per dare ordine a quello che ha in mente, per dare un senso logico.
«Vediamo, poterlo aprire non basta, è un' occasione, una possibilità, il passo successivo è decidere di 'partecipare' oppure no e se partecipi lo devi fare mettendoci del tuo, se non partecipi l'averlo aperto non ha utilità. A questo punto puoi passare la mano.»

«Sì, l'abbiamo aperto e da parte mia posso dirti che ho l'intenzione di partecipare versando me stessa lì dentro. E adesso qual è il passo successivo secondo te?» le chiede Carla.
«Gran bella domanda, vediamo, tu hai deciso di si... io anche, quindi da qui si deve partire. Rileggendo quella parte, dice che sapremo a chi passarlo quando avremo finito, prima dobbiamo lavorare noi, infatti dice chiaramente: 'Versa te stesso qua dentro e vedrai aprirsi il resto di me'. Il passo successivo è al buio, e visto che per noi è un rebus sai che possiamo fare? Non potendo scrivere, per ovvi motivi, sulle pagine già scritte, proviamo a mettere giù le nostre 'anime' a parte, e vediamo che succede. Che ne dici?» spera proprio che Carla abbia un'idea migliore della sua.
«Scrivere a parte? E magari iniziando con un bel 'caro diario...', non ricordo di averlo fatto nemmeno quando avevo 15 anni!» Carla comincia a ridere di gusto a questa immagine, quindi continua: «Sto scherzando Emma, ma vediamo... proviamo a prendere in considerazione la tua idea e scriviamo a parte, mettiamo giù le nostre anime come dici tu, e poi? Come le mostriamo al nostro amico qui? Chissà... magari funziona come uno scanner? Vediamo se a forza di idee assurde riusciamo ad arrivare alla soluzione. Vai, tocca a te!»
«Ridi, ridi, è intanto le idee, seppur assurde sono solo le mie» le risponde Emma con un broncio fasullo che in un attimo diventa risata: «Tutta questa cosa è assurda, cominciamo dall'inizio. Intanto dice che avendolo aperto dovremmo sapere di che si tratta. Sappiamo perfettamente che le cose non vanno come dovrebbero, troppo egoismo, troppo consumismo, poca responsabilità individuale, poco rispetto o niente per qualsiasi cosa, tant'è che per ogni situazione avversa incolpiamo il tempo piuttosto che il governo» la sbircia e le sorride: «Qui si tratta di prendersi le proprie responsabilità, tuttavia non so da che parte cominciare.»
Dopo una pausa continua: «Cara Carla, ti rendo partecipe di un mio segreto: 'Caro diario' non è nemmeno nei miei di 15 anni» e se la ride osservando la sua 'attesa' di questo segreto rivelato...
La rivelazione di Emma lascia Carla interdetta e incuriosita, prende tempo per risponderle con calma senza investirla di domande: «Beh sì... il diario dice chiaramente che le cose stanno involvendo, che l'umanità intera rischia di avviarsi verso questo processo. Ciò che dici sulle responsabilità che ognuno si dovrebbe prendere mi trova più che d'accordo e poi... hai letto anche tu: ogni singolo che riesce nell'intento di evolversi rende le cose più facili alla globalità e viceversa. Pensa Emma... ci è stata donata questa opportunità...» la guarda e poi non resiste più, avvicina ancora di più la sedia alla sua: «Di che si tratta? Se vuoi rendermi partecipe del tuo segreto ne sono onorata, e chissà che questo non ci aiuti in qualche modo dandoci un'idea per il diario!»
Emma scoppia a ridere: «Ma dai!! scherzavo sul segreto, era per mettermi dalla parte di chi non ha mai tenuto un diario. E pensare che mi conosci e sai quanto so essere citrulla» poi si calma e torna seria: «Tutto ciò non significa che non ho segreti, o meglio cose taciute, i motivi sono molti, una per tutte l' insicurezza che ti fa sentire oltre la barricata, di qui i sicuri di sé, di là tutti gli altri» torna a sorriderle: «Torniamo al diario dai. Certo è un' ottima opportunità, se penso a quante ne ho sprecate. Per quel che mi riguarda non salverò il mondo, già è miracoloso che non mi son persa da sola, una cosa però mi impegno a fare, quello che posso in prima persona, senza scuse né alibi senza senso. Quindi, come dico spesso quando mi sento saggia - sto scherzando Carla: "una goccia fa poco, a volte fa traboccare il vaso questo si, un'infinità di gocce formano i mari". Proviamo a essere gocce in crescita, che ne dici?»

Ultima modifica di stella : 04-03-2010 alle ore 18.26.17.
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Vecchio 16-03-2010, 10.23.37   #95
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Aggiungo un altro pezzettino, come sempre da rivedere e correggere:

«Va bene, Emma. Torniamo un attimo a ciò che ci viene chiesto, e cioè di versare dentro il diario la nostra esperienza in materia di evoluzione spirituale, la nostra storia... Subito mi ha preoccupata questa richiesta, al di là delle nottate passate a parlare tra di noi di crescita e consapevolezza mi sono resa conto che non sono mai andata oltre la superficialità dei discorsi».
Le sorride e continua: «Certo c'entra l'insicurezza, che mi ha portata a credere che la mia esperienza sia cosa di poco conto... Ma poi mi sono detta che in fondo è la mia storia, non mi importa se è simile a tante altre, è la mia e per questo è unica».
Carla resta un attimo in silenzio, quindi sfiora il diario che Emma tiene ancora tra le mani e si rivolge a entrambe: «E io non l'ho mai raccontata a nessuno».
«Ciò che ci viene chiesto dici? E va bene, cominciamo con il raccontare tra di noi quello che sappiamo o crediamo di sapere» le risponde Emma, cercando di prendere tempo. «Per cominciare so poco o niente, per certo so che non mi aggrada come vivo è che c'è un modo migliore, so che perdo tempo in cose inutili, soprattutto so che ho una paura tremenda di aprirmi. Tu e pochissimi altri avete, di rado, squarciato sto muro che ho alzato davanti a me». Resta in silenzio a rimuginare sulle cose che ha appena detto.
Lo sfogo di Emma lascia Carla interdetta. Rimangono ambedue silenziose per un po’.
Infine, dopo aver riflettuto sulle sue parole, le risponde: «Emma... che cosa intendi con raccontare quello che sappiamo o crediamo di sapere? Te lo chiedo perché è qualcosa che mi fa scattare sulla difensiva... e succede lo stesso anche a te mi sembra. Hai notato? Hai messo subito le mani avanti dicendomi che sai poco o niente!»
Le sorride con affetto e continua: «Riflettiamo sulle parole del diario: ci dice che è uno strumento di conoscenza, di noi stessi in primis... E che versando noi stessi lì dentro vedremo aprirsi il resto di esso, tanto più di noi verseremo tanto più di noi conosceremo. Quindi ricapitolando ciò che dovremo raccontare è ciò che siamo, o almeno ciò che crediamo di essere, che crediamo di conoscere di noi stesse... e a giudicare dalle poche pagine che siamo riuscite ad aprire direi molto poco. Forse in questo possiamo aiutarci a vicenda, a conoscerci un po' di più...»
«Ok cara Carla, salviamo il mondo» Emma sorride pronunciando queste parole, perché sa che l’amica conosce bene il suo modo di ironizzare. «Già ho messo le mani avanti, e visto che il diario sta suggerendo, mi chiedo perché metto le mani avanti? Per cominciare perché dubito, il dubbio è mio fratello gemello a quanto pare, tuttavia ho avuto ottimi motivi per dubitare in passato, motivi che hanno minato la sicurezza e hanno azionato uno scudo difensivo di chiusura, chiamala vigliaccheria, se vuoi. Per dirne un'altra il passato, se non lo vivo come una catena può insegnarmi parecchio. Pertanto da un lato sono roccia, da quell'altro sabbia che si perde tra le dita».
Carla le espone il suo pensiero che è quasi uno sfogo: «Sì... la chiusura è uno scudo difensivo, diventa una corazza. Potrebbe anche essere vigliaccheria, per quanto mi disturbi il termine, se come nel mio caso è un modo per sfuggire alla paura di soffrire... Poi mi sono accorta con il tempo che c'è una parte di me che ha sofferto proprio per essere stata rinchiusa dentro quella corazza, ho cercato di difenderla e invece le ho fatto ancora più male. Non l'ho voluta ascoltare, nemmeno quando gridava, sono arrivata al punto di non sentirla nemmeno più... fino a quando mi sono resa conto che ogni tanto in qualche modo riusciva a liberarsi sfuggendo al mio controllo. Per me era un mostro, non la riconoscevo, non riuscivo ad accettare che potesse fare e pensare certe cose... Capisci Emma? Non accettandola per me era impensabile mostrarla agli altri, sono stata io la prima a giudicarmi e condannami... e questa è un'altra delle cause della mia chiusura».
Emma sorride: «Bene mia cara, siamo due apertamente chiuse. Sarà questo il motivo di queste pagine sigillate? 'siete chiuse? mi chiudo, vi aprite? mi apro'».
Il sorriso le si blocca sulle labbra: un colpo di vento muove leggermente delle pagine, sembra che voglia sfogliarle, aprirle, ma non lo fa.
«Hai visto? Hai visto anche tu? Per un attimo ho pensato si sollevasse qualche pagina. Tante parole nemmeno un segno, un colpo di vento ed ecco che sembra prendere vita. Che ne pensi? »
Così dicendo soffia sulle pagine in un gioco semiserio che mette in atto ogni volta che qualcosa la turba, sdrammatizzare all'esterno vivendo un dramma interiore. Questa cosa di se stessa la conosce fin troppo bene.
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