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Vecchio 11-06-2006, 14.46.46   #26
milsan
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Sono interessanti i vostri punti di vista, ma partiamo da presupposti diversi....
a-bisso...
alfa privativo e sin qui siamo in linea...
bisso...il bisso è quel tessuto che i molluschi usano per ANCORARSI alle rocce...
da qui la mia interpretazione...
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Vecchio 11-06-2006, 15.41.36   #27
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In più si può anche vedere un bisso da bissare, raddoppiare

Comunque tutte queste sfaccettature compresa l'ancorazione o no di Milsan portano allo stessa sintesi...
l'abisso ti solve.....
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Vecchio 25-08-2006, 13.11.22   #28
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Copio parte di un post messo da un'altra parte adesso, così porto avanti questo discorso, una parte è un pò ripetuta ma la lascio

L'abisso ha una valenza negativa, ma non nel senso che siamo abituati a dare a questa parola, negativo come nel senso più materiale può essere la valenza di un atomo, cioè che attira, risucchia, il suo scopo è attirare quanto più possibile, da una certa angolazione, da una certa visuale tutta la manifestazione è un abisso... senza la caduta nella materia non vi sarebbe vita, se questa non ci attirasse saremmo perfetti ma amorfi, l'abisso di cui parlo non è una prerogativa della morte (anche se vi è in relazione) è una qualità della vita, è un nostro lato sempre presente e che non possiamo conoscere mai completamente, ne possiamo avere fugaci visioni (esattamente come dell'altro lato) ma possiamo sapere come agire in esse e con esse e non reagire.
L'abisso ha una valenza negativa come può esserlo una de-pressione sia che usiamo questa parola nel senso pneuma-tico che nel senso psicologico, io dico sempre di studiare tutte le sfaccettature delle parole non per acquisire una cultura nozionistica fine a se stesse ma perchè le parole anche nei neologismi moderni e traggono forza e simbolo da quelle originarie perse nella notte dei tempi che erano interfacce della realtà a tutti i livelli.
L'azione dell'Abisso è di attuare dinamiche per attirarci, de-pressurizzarci, dis-solverci, riportarci ad uno stato primitivo semplice destrutturato, guardando così le cose ha delle funzioni utili qualora ci ponga nella situazione di farci lasciare orpelli inutili, di eliminare cristallizzazioni errate e costruite senza il nostro attivo opera-re, invece è deleteria se ci lasciamo trasportare senza avere coscienza di cosa sta succedendo, anche se ci arriviamo nella sopradetta via naturale, pur non avendo razionalmente idea di quello che sta succedendo (vale il link di Yam, solo che la storia è già troppo avanti, io sto parlando di qualcosa che avviene prima, sto parlando di ciò che con mille scusanti diverse si vorrebbe saltare illudendosi di arrivare direttamente ad esperienze come quella della Roberts) lo Spirito ha comunque percorso ogni possibile variabile delle sue infinite possibilità e quindi comunque avremo coscienza del baratro anche se non lo sappiamo definire.
Questa struttura (perchè anche così si può definire) dell'Abisso non ha inteligenza, personalità e attua il tutto meccanicamente, prendendo comunque vita da noi tutti, è però un meccanicamente talmente complesso che la nostra ragione non può prevedere le mosse, per questo abbiamo bisogno di un integrazione tra ragione e passione, la passione toglie alla ragione il voler sempre arrivare meccanicamente dove questo non è possibile per i motivi sopra detti, ma la ragione aiuta la passione a non diventare cieca fondamentalista. Agisce nel singolo, nel gruppo, nel pianeta... e oltre, il subconscio collettivo teorizzato da Jung è un aspetto di questo abisso che tento di descrivere.
Faccio un paio di esempi prima di riprendere il discorso
passo davanti ad un negozio e vedo degli oggetti, mi viene voglia di rubarli, questa è un'azione dell'abisso, una sua manifestazione, non sto parlando di peccati o di morale... o meglio anche ma voglio provare ad esplorare cosa significa il tutto... c'è un mio desiderio nel possedere quell'oggetto, una parte di me va verso quell'oggetto... mi sciolgo verso quell'oggetto... facendo un torto al negoziante (se lo rubassi) sciolgo anche il legame che dovrebbe esserci tra lui e me... mi rendo conto che questo passaggio è ostico, ma se vi sforzate un centesimo di quello che sto provando a fare io capirete cosa intendo, è sempre parte dell'azione di solvimento, di risucchio opposto (nel mondo creato) all'unità e all'integrazione, questi sotto sotto sono i peccati in tutte le loro varianti, queste sono le tentazioni dei demoni, sono i mostri da trovare nell'Opera al nero, non è detto che debbano per tutti prendere forme orribili anche se il disgusto di vedersi come realmente si è prende a tutti quelli che decidano di arrivarci.
Conta il background culturale e sociale della persona, un bigotto che vi arrivasse potrebbe vedere materializzato il diavolo in persona, un ingegnere potrebbe vedere che con i soldi "guadagnati" risparmiando su un fabbricato ha ucciso delle persone o anche solo le fa vivere in condizioni miserabili, un medico potrebbe accorgersi che quando cerca di aiutare qualcuno a guarire lo fa per sentirti potente e per questo è disposto a tortuare il paziente pur di dimostrare a se stesso e a chi lo circonda che è bravo etc etc sono solo esempi.... in sostanza sono prese di coscienza di quello che facciamo per essere divisi in noi e divisi dagli altri.
E questo non finisce con la presa di coscienza, l'Abisso.... l'Inferno è sempre li... è sempre qui... è la vita... che sempre ci mette alla prova... e solo prendendola con la dovuta gioiosa serietà possiamo essere sempre pronti di fronte all'imprevedibile.
Questo detto con molta semplicità, qualcuno lo scambierà per "è una ca...ta.. servivano tante parole? Va da se no?" Si e no... va da se, ma noi non siamo pronti, non siamo pronti neanche a vedere il nostro buio... ma siamo convinti di aver visto la luce...



Edit: A volte capita anche a me di fare le cose di corsa , la parte in corsivo e blu era riferita all'altro forum e qui non si capisce, il link era http://www.riflessioni.it/testi/bernadette_roberts.htm
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Vecchio 25-08-2006, 15.03.20   #29
jezebelius
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Mi sembra di capire che nell'opera di solvimento con l'oggetto che hai riportato nell'esempio ci sia una " fusione " no?
Cioè si è attirati da quell'oggetto poichè lo si vuole possedere.
Questo ad altri livelli potrebbe avvenire con le persone?
Mi spiego meglio....
Sono attirato da una persona e non so perchè. In fondo penso che ci sia un motivo ma non riesco a trovarlo.
Può essere che quella persona " stimoli " col suo abisso, o meglio risucchi, attiri...quello che in me è presente ( e poi bisognerebbe vedere cosa )?
In questo caso, come nel caso dell'oggetto che vedo dal negoziante, devo intenderla come una " mia mancanza" oppure come un processo che va a distruggere, forse inteso come positivo, le cristallizzazioni che sono presenti in me stesso, e cioè tutto ciò che ho costruito senza consapevolezza?
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 26-08-2006, 14.27.41   #30
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Questo Abisso che attira, attrae, mi fa venire in mente termini come l' affascinare... che in origine aveva valenza molto più negativa di oggi... si subiva il fascino di un incantesimo, se ne restava affascinati.
Il fascino era una "stregoneria" capace di portare via coscienza al soggetto... lo scioglieva, lo privava della volontà e diventava uno schiavo nelle mani del fascinatore, che operava tramite patti col demonio o più in generale con la forza stessa dell'Abisso...

Tornando al post, si può dire conclusa l'Opera al nero quando l'adepto, dopo aver riconosciuto l'Abisso e tutte le modalità in cui opera, è in grado di scegliere volontariamente quando resistergli o quando invece lasciarsi sciogliere per ottenerne dei benefici, diventando così da passivo ad attivo.
Un'altra cosa interessante da notare è che più si aumenta il proprio grado di Individuazione, di Unità con se stesso e con gli altri, più l'azione dell'Abisso si farà potente per mantenere sempre l'equilibrio della vita... Più mi "unifico" e più aumenteranno le tentazioni e gli influssi di scioglimento... ne sarò cosciente, avrò imparato come operano, ma lo sforzo di volontà per resistervi sarà sempre lo stesso di prima... un po' come la merenda di scuola rubata ad un bambino avrà, in proporzione, la stessa "forza" e drammaticità di un adulto che ha perso il lavoro.. ognuno per il suo grado di resistenza e sopportazione fa esperienze simili agli altri.. cercando sempre di aumentare giorno dopo giorno.

Un'altra considerazione: senza l'Abisso che tenta costantemente di sciogliermi, non avrei nemmeno la necessità di coagularmi per resistergli, ricercando così l'Unità.
In un certo senso, oltre a risucchiare verso il basso, l'Abisso spinge al contrario anche verso l'Alto...
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Vecchio 26-08-2006, 17.55.51   #31
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Se ho capito bene queste fugaci visioni che abbiamo dell'Abisso sono le prese di coscienza di ciò che in quel momento ci sta risucchiando? Non ho capito il discorso ragione passione. Nell'esempio dell'oggetto verso cui mi sento sciogliere o attirare(mi associo alla domanda di Jez, ma immagino di sì, che valga anche nei confronti delle persone) è la ragione che alla fine mi impedisce di, diciamo così, "commettere il peccato"?
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Vecchio 26-08-2006, 18.40.36   #32
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Ho modificato il post sopra, per aggiungere il link che mi era sfuggito.
Dopo rispondo alle domande se non risponde qualcun altro.
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Vecchio 27-08-2006, 06.58.35   #33
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Kael "...Un'altra considerazione: senza l'Abisso che tenta costantemente di sciogliermi, non avrei nemmeno la necessità di coagularmi per resistergli, ricercando così l'Unità.
In un certo senso, oltre a risucchiare verso il basso, l'Abisso spinge al contrario anche verso l'Alto..."


Secondo me l’unità ce l’abbiamo già ma lo sperimentare l’abisso rischia di spezzarla: l’unità è la vita, l’abisso è la morte.
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chi siamo, da dove veniamo, dove cavolo andiamo!
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Vecchio 27-08-2006, 11.46.48   #34
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Originalmente inviato da jezebelius
Mi sembra di capire che nell'opera di solvimento con l'oggetto che hai riportato nell'esempio ci sia una " fusione " no?
Cioè si è attirati da quell'oggetto poichè lo si vuole possedere.
Questo ad altri livelli potrebbe avvenire con le persone?
Mi spiego meglio....
Sono attirato da una persona e non so perchè. In fondo penso che ci sia un motivo ma non riesco a trovarlo.
Può essere che quella persona " stimoli " col suo abisso, o meglio risucchi, attiri...quello che in me è presente ( e poi bisognerebbe vedere cosa )?
In questo caso, come nel caso dell'oggetto che vedo dal negoziante, devo intenderla come una " mia mancanza" oppure come un processo che va a distruggere, forse inteso come positivo, le cristallizzazioni che sono presenti in me stesso, e cioè tutto ciò che ho costruito senza consapevolezza?
Fusione può essere corretto ma solo di quella parte piccola o grande di te con "l'oggetto". Stiamo parlando di una parte della nostra struttura piscoenergetica... non so se riesco ad esprimermi... immaginiamo di essere un robotino fatto di pezzi metallici (avete presente il meccano), abbiamo una forma che per la maggior parte ci è stata data dall'ambiente e solo in piccola parte, forse, a volte, qualche incastro lo abbiamo deciso.
L'Abisso nelle sue manifestazioni lo possiamo paragonare ad un magnete che con la sua forza tenta di staccarci dei pezzi, dall'altro lato noi abbiamo il nostro campo elettromagnetico (questo non solo nella metafora, anche nella relatà) che si oppone, comunque sia se in alcuni zone, punti di noi lasciamo andare la forza ecco che il nostro pezzo parte e va verso l'Abisso che è rappresentato e manifestato in un oggetto, una persona, una situazione o altro.
Quindi rispondendo anche a Shanti una persona può essere un'abisso per noi, e tutte lo sono se ci perdiamo in essa, se ne lasciamo pezzi senza sapere... ecco il senso di peccato... pecca... mancanza
Invece riprendendo la metafora... mettiamo di riuscire a lasciarci andare, cioè interrompere il campo che ci tiene uniti ma in maniera controllata per un tempo controllato i pezzi del meccano si aprono, la forma si scioglie ma non manda i pezzi in giro... appena ridiamo forza al nostro campo possiamo ricreare una forma nuova.....
Con forma non intendo il corpo fisico... inoltre quello appena descritto è la Grande Opera... un processo che può avvenire solo con una preparazione... ma continuamente in piccole esperienze avvengono piccoli movimenti dei pezzi... già attuando una "politica" oculata possiamo agevolare movimenti che seppure non perfetti tendono alla perfezione... avete presente quel giochino con con 15 numeri ed uno spazio vuoto? i numeri sono alla rinfusa e usando l'unico buco pian piano bisogna spostarli per metterli in ordine......
Quindi ho risposto anche a Coccinella... da quel punto di vista siamo già uniti... anche se comunque ci mancano dei "dati"... l'Abisso può essere la morte ma anche la vita... del resto sin dalla nascita ci vuole una grandissima volontà e forza per vivere... quando queste finiscono si muore, se queste fossero ancora presenti dopo la morte del corpo fisico............................................ ..............................
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Vecchio 27-08-2006, 11.57.27   #35
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Secondo me l’unità ce l’abbiamo già ma lo sperimentare l’abisso rischia di spezzarla: l’unità è la vita, l’abisso è la morte.
Se per unità intendi una compostezza fisica, una solidificazione materiale... allora ce l'hanno tutti, anche un insetto. Se per unità invece intendiamo l'aggregazione e integrazione di parti più sottili (corpo mentale, emozionale, etc..) ti renderai conto che sono ben pochi quelli che la raggiungono. Esempio: fisicamente, se vai in luogo non puoi andare in altri, ci vai con tutto il corpo... ma con la mente quante volte capita di andare in "conflitto", ossia una parte di noi vuol fare una cosa e l'altra vi si oppone? C'è unità in questo?
Diciamo che l'unità fisica ormai è una conquista dovuta all'evoluzione, nasciamo che abbiamo già un corpo fisico, integro... ma per il resto perdura l'io frammentato di Jung, o i piccoli io di Gurdi, o la legione di Gesù... L'uomo al suo interno è ancora diviso in se stesso... e lontano dall' Unità.

PS: Questo dimostra che c'è un errore nella tua frase "l'unità è la vita, l'abisso è la morte" perchè noi siamo l'esempio che c'è vita anche nella non unità o nell'unità parziale. Si tende spesso ad associare la vita e la morte, prendendole come complementari.
Ma è la nascita ad essere il contrario della morte...
Nascita e morte, prese insieme, sono solo due aspetti della vita.



Edit: non avevo visto il post di Uno.
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Ultima modifica di Kael : 27-08-2006 alle ore 12.07.48.
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Vecchio 27-08-2006, 12.25.48   #36
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Mi si è parata davanti agli occhi l’immagine di una scacchiera (la vita) dove si alternano i pezzi degli scacchi il nero mangia il bianco e il bianco mangia il nero. Le pedine sono le prime a incontrarsi poi sempre pezzi più “importanti”. I pezzi neri provengono dall’abisso. Nel momento che i pezzi bianchi vengono messi sulla scacchiera inevitabilmente ci saranno i pezzi neri relativi. Ci vuole concentrazione per saper bene come muoversi a volte persino cosa dare da mangiare per poter vincere.
Può andare come esempio?
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Vecchio 27-08-2006, 12.46.20   #37
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Originalmente inviato da griselda
Mi si è parata davanti agli occhi l’immagine di una scacchiera (la vita) dove si alternano i pezzi degli scacchi il nero mangia il bianco e il bianco mangia il nero. Le pedine sono le prime a incontrarsi poi sempre pezzi più “importanti”. I pezzi neri provengono dall’abisso. Nel momento che i pezzi bianchi vengono messi sulla scacchiera inevitabilmente ci saranno i pezzi neri relativi. Ci vuole concentrazione per saper bene come muoversi a volte persino cosa dare da mangiare per poter vincere.
Può andare come esempio?
Volendo... ricordando che noi siamo il giocatore, non i pezzi, che sia pedina o re... ricordando che giochiamo su tutte e due i lati.... (eh si anche l'Abisso) ect ect
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Vecchio 27-08-2006, 13.48.08   #38
jezebelius
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Fusione può essere corretto ma solo di quella parte piccola o grande di te con "l'oggetto". Stiamo parlando di una parte della nostra struttura piscoenergetica... non so se riesco ad esprimermi... immaginiamo di essere un robotino fatto di pezzi metallici (avete presente il meccano), abbiamo una forma che per la maggior parte ci è stata data dall'ambiente e solo in piccola parte, forse, a volte, qualche incastro lo abbiamo deciso.
L'Abisso nelle sue manifestazioni lo possiamo paragonare ad un magnete che con la sua forza tenta di staccarci dei pezzi, dall'altro lato noi abbiamo il nostro campo elettromagnetico (questo non solo nella metafora, anche nella relatà) che si oppone, comunque sia se in alcuni zone, punti di noi lasciamo andare la forza ecco che il nostro pezzo parte e va verso l'Abisso che è rappresentato e manifestato in un oggetto, una persona, una situazione o altro.
Quindi rispondendo anche a Shanti una persona può essere un'abisso per noi, e tutte lo sono se ci perdiamo in essa, se ne lasciamo pezzi senza sapere... ecco il senso di peccato... pecca... mancanza
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Quindi ho risposto anche a Coccinella... da quel punto di vista siamo già uniti... anche se comunque ci mancano dei "dati"... l'Abisso può essere la morte ma anche la vita... del resto sin dalla nascita ci vuole una grandissima volontà e forza per vivere... quando queste finiscono si muore, se queste fossero ancora presenti dopo la morte del corpo fisico............................................ ..............................
Cerco di vedere se ho capito...
ok...fusione soltanto per quella "piccola " parte che vuole fondersi ad esempio con un'oggetto o con una persona...
Questo mi fa pensare ad ogni modo anche a probabili esperienze " di vita ".
Se ci si accosta alla esperienza come un " qualcosa che bisogna fare per forza( nel senso che lo si vuole a tutti i costi ) " ecco che una porzione
( forse è più corretto ) di me, non essendo io presente a me stesso, gia sta viaggiando verso quella esperienza.
L'Abisso quindi può essere si un oggetto, una persona ma anche quello a cui si pensa di dover fare ovvero ciò che si " crede " sia amncante in noi.
Mi riferisco al raggiungimento di un obbiettivo di lavoro ad esempio....come quando si dice " Lo voglio con tutto me stesso...".
Quindi anche in questo caso il Magnete mi risucchia, anche se fisicamente son qua; immagino che sia uno dei " corpi " che rappresenta la porzione di me..ad essere risucchiato.
Ora l'opposizione che ne deriva, se non è cosciente io "penserò " incessamente a quella cosa da fare o raggiungere ( in quanto Abisso e qiundi ne vengo risucchiato ), anzi darò pure una mano nel senso che non opporrò alcuna resistenza a questa forza che mi attrae.
Nel caso invece si dovesse percepire come mancanza o meglio ci si accorge che qualcosa " sta venendo risucchiato " si tratterebbe di una percezione di ciò che sta accadendo?
Se questo è vero, come potrebbe non esserlo però, nel momento in cui mi accorgo che " vengo risucchiato " da quell'oggetto, da quella esperieza, da quella persona etc etc e mi oppongo ( cercando di focalizzare la mia attenzione su ciò che mi serve ora ad esempio ) la sensazione che ne deriva suppongo che sia simile all'impotenza.
Il lasciarsi trasportare dai " sensi " può essere struggente ( quando c'è la forza con la quale ci opponiamo ) o può essere " passionale " quando la lasciamo andare.
Come dice Sha, nel momento in cui ci si accorge che questa dinamica è in atto è si un campanello di allarme ma anche una " esperienza " che bisogna venga soddisfatta per conoscere " quella " sfaccettatura alla quale la porzione di me è interessata? Thx
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Dr. Marc Haven
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Vecchio 27-08-2006, 16.01.37   #39
Ray
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Volendo... ricordando che noi siamo il giocatore, non i pezzi, che sia pedina o re... ricordando che giochiamo su tutte e due i lati.... (eh si anche l'Abisso) ect ect
Tenendo presente le premesse di Uno, la metafora di Griselda è interessante da esplorare...

Più o meno tutti conoscono le regole degli scacchi. La partita inizia quando si modifica l'equilibrio di partenza, nel quale le forze sono parimenti distribuite. Il fatto che il Bianco abbia la prima mossa è un notevole vantaggio. Un buon giocatore sa che, a parità di capacità (e qui il giocatore è lo stesso da entrambe le parti), tendenzialmente il bianco attacca e il nero difende... al nero una patta può anche stare bene... (discorso espandibile)

Altra strada da esplorare sono le tattiche e lo studio delle partite precedenti (qui magari ci aiuta Kael che lo so esperto)... ad esempio so di una tattica adottata al bianco che prevede la costruzione di una solida posizione difensiva, ma dinamica, che costringe il nero ad attaccare, aprirsi... pare che quello che la usava vincesse quasi sempre...
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Vecchio 27-08-2006, 16.51.01   #40
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Altra strada da esplorare sono le tattiche e lo studio delle partite precedenti (qui magari ci aiuta Kael che lo so esperto)... ad esempio so di una tattica adottata al bianco che prevede la costruzione di una solida posizione difensiva, ma dinamica, che costringe il nero ad attaccare, aprirsi... pare che quello che la usava vincesse quasi sempre...
Nel memorabile incontro del 1997 a New York, Kasparov sfidò la macchina Deep Blue (progettata dall'IBM) di cui ora non ricordo i dati tecnici ma, se un uomo riesce a pensare a 3 mosse al secondo, essa arrivava a calcolarne decine di milioni al secondo, grazie all'algoritmo... inoltre, se Kasparov possedeva un punteggio ELO di 2900 (il numero uno al mondo) tale computer superava di gran lunga i 3000 punti.

Kasparov vinse la prima partita, quando, pur avendo il bianco, seppe "sconvolgere" la macchina attuando mosse in apertura che qualunque maestro di scacchi chiamerebbe "errori". Il computer che aveva di fronte però possedeva in "memoria" milioni di partite giocate (in pratica tutti gli incontri fra professionisti dal 1800 ad oggi) e quindi ogni mossa dell'uomo era facilmente prevedibile dalla macchina. Tale stratagemma di Kasparov si rivelò quindi vincente, costringendo la macchina a muoversi su un terreno "inesplorato" (esattamente come Kasparov... quindi riducendo le differenze fra i due). Già dalla seconda partita in poi però, la macchina aveva immagazzinato anche quello "strano" incontro, e per Kasparov non ci fu più nulla da fare.

I computer nella scena mondiale avevano già fatto il loro ingresso negli anni 50, ma erano ancora dotati di processori lenti che non erano in grado di comptere con l'uomo. Un grande maestro come Botvinniek comunque, disse una cosa: "Verrà il tempo che le macchine batteranno l'uomo, e ci saranno così i campionati mondiali delle macchine... senza dimenticare però, che la vera battaglia sarà sempre fra gli uomini che avranno progettato tali macchine..."

Tornando agli scacchi, esistono tante tattiche quante l'uomo, e nessuna è la definitiva ma sono un qualcosa di dinamico che cambia di continuo (se Kasparov avesse fatto quelle mosse in apertura contro un umano, avrebbe perso quasi subito... così come il Chievo va a Milano a battere il Milan e poi perde in casa con l'Empoli...)

In questa metafora degli scacchi una cosa c'è da dire però:
che vinca il bianco o che vinca il nero, la partita finisce per entrambi......
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Vecchio 27-08-2006, 17.00.40   #41
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Altra strada da esplorare sono le tattiche e lo studio delle partite precedenti (qui magari ci aiuta Kael che lo so esperto)... ad esempio so di una tattica adottata al bianco che prevede la costruzione di una solida posizione difensiva, ma dinamica, che costringe il nero ad attaccare, aprirsi... pare che quello che la usava vincesse quasi sempre...
Uhum.. pensa che con 64 caselle sulla scacchiera e 16 pezzi per parte un computer fa fatica a calcolare tutte le mosse, mi sembra ci siano riusciti da poco.... immagina su infinite caselle, ed infiniti pezzi... pezzi che si modificano più li conosci.....
Se invece mi fai un discorso per analogia allora cambia se io rubo la marmellata e poi vado in fondo all'esperienza vedo tutto quello che è successo a me e ad altri posso tentare di arrivare, usando mente, cuore e corpo, all'archetipo del furto.... quindi l'Abisso me lo ripresenterà ben camufatto, al posto della marmellata, un paio di scarpe per esempio, magari mi farà vedere che il negoziante è un disonesto, che quel giorno l'oroscopo dice che riceverò un regalo, tutti esempi bislacchi, insomma farà di tutto per non farmi vedere che ci sto ricascando un altra volta... oppure al contrario... magari se dovessi rubare quelle scarpe per darle ad un povero (sempre esempio bislacco) mi farà capire che è sbagliato e mi frega lo stesso..... invece se arriviamo all'archetipo di quell'azione, è ciò non è possibile con la ragione.. non solo... possiamo regola-rci in ogni situazione analoga.... le regole servono ehehe più o meno meccaniche a seconda di quanto meccanici siamo noi.
Per arrivare all'archetipo bisogna o stare molto attenti quando compiamo l'azione oppure "ripescarla" dopo.
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Vecchio 27-08-2006, 17.01.57   #42
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ho postato con Kael che ha chiarito meglio gli scacchi e il pc
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Vecchio 27-08-2006, 17.03.22   #43
Uno
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In questa metafora degli scacchi una cosa c'è da dire però:
che vinca il bianco o che vinca il nero, la partita finisce per entrambi......
Esatto... per questo nel creato il male esisterà sempre
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Vecchio 27-08-2006, 17.17.59   #44
Kael
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Esatto... per questo nel creato il male esisterà sempre
Quindi, se non si può "sconfiggere" il male, non resta che aumentare la resistenza ad esso...

Messa così anche le parole di Gesù Cristo iniziano ad avere più senso.. "resistete, perseverate, sopportate le ingiustizie" ...anche se poi l'uomo nella sua frettolosa incoscienza ha sempre sperato di poter eliminare i cattivi e ha trovato quindi nelle parole di Gesù il pensiero di un "rinunciatario" invece di comprendere la sua elevata conoscenza circa le leggi dell'Universo...
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Ultima modifica di Kael : 27-08-2006 alle ore 17.36.28.
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Vecchio 28-08-2006, 08.34.30   #45
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quote Kael
Se per unità intendi una compostezza fisica, una solidificazione materiale... allora ce l'hanno tutti, anche un insetto. Se per unità invece intendiamo l'aggregazione e integrazione di parti più sottili (corpo mentale, emozionale, etc..) ti renderai conto che sono ben pochi quelli che la raggiungono. Esempio: fisicamente, se vai in luogo non puoi andare in altri, ci vai con tutto il corpo... ma con la mente quante volte capita di andare in "conflitto", ossia una parte di noi vuol fare una cosa e l'altra vi si oppone? C'è unità in questo?
Diciamo che l'unità fisica ormai è una conquista dovuta all'evoluzione, nasciamo che abbiamo già un corpo fisico, integro... ma per il resto perdura l'io frammentato di Jung, o i piccoli io di Gurdi, o la legione di Gesù... L'uomo al suo interno è ancora diviso in se stesso... e lontano dall' Unità.

PS: Questo dimostra che c'è un errore nella tua frase "l'unità è la vita, l'abisso è la morte" perchè noi siamo l'esempio che c'è vita anche nella non unità o nell'unità parziale. Si tende spesso ad associare la vita e la morte, prendendole come complementari.
Ma è la nascita ad essere il contrario della morte...
Nascita e morte, prese insieme, sono solo due aspetti della vita.
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Una precisazione. Come sempre la difficoltà nel comprenderci deriva dal significato che ognuno di noi dà ai termini. Le mie riflessioni derivano da esperienza diretta con l'abisso: mai come sperimentando l'abisso ho percepito con terribile sgomento il labile confine tra la mia unità, intesa come energia vitale psicofisica, come "esserci", e la dissoluzione di questa unità. Questa voragine, questo buco nero ti guarda sì, ma ha lo sguardo vuoto dello squalo, ingordo e vacuo. In quel momento ho realizzato con tutta me stessa sia l' "esserci" che il "non esserci", rischiando però di morire.
Se prima anch'io pensavo la morte come facente parte della vita, dopo quei momenti ho percepito che vita e morte appartengono a due mondi diversi, infinitamente diversi:nel momento in cui si guardano in faccia ecco l'abisso.
Ma questo è solo un pezzetto della mia personale esperienza. Altri nello stesso frangente, chissà cosa avrebbero percepito. Ci sono come sempre infinite variabili(al punto d'unione...).Come sempre non pretendo di aver definito l'abisso, ma ho solo cercato di spiegare ciò che per me è stato(e a volte ancora è) l'abisso.
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Vecchio 28-08-2006, 11.55.14   #46
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Una precisazione. Come sempre la difficoltà nel comprenderci deriva dal significato che ognuno di noi dà ai termini. Le mie riflessioni derivano da esperienza diretta con l'abisso: mai come sperimentando l'abisso ho percepito con terribile sgomento il labile confine tra la mia unità, intesa come energia vitale psicofisica, come "esserci", e la dissoluzione di questa unità. Questa voragine, questo buco nero ti guarda sì, ma ha lo sguardo vuoto dello squalo, ingordo e vacuo. In quel momento ho realizzato con tutta me stessa sia l' "esserci" che il "non esserci", rischiando però di morire.
Se prima anch'io pensavo la morte come facente parte della vita, dopo quei momenti ho percepito che vita e morte appartengono a due mondi diversi, infinitamente diversi:nel momento in cui si guardano in faccia ecco l'abisso.
Ma questo è solo un pezzetto della mia personale esperienza. Altri nello stesso frangente, chissà cosa avrebbero percepito. Ci sono come sempre infinite variabili(al punto d'unione...).Come sempre non pretendo di aver definito l'abisso, ma ho solo cercato di spiegare ciò che per me è stato(e a volte ancora è) l'abisso.
Rispetto le esperienze di ognuno coccinella, tuttavia c'è una sorta di chiusura nel percepirle come uniche possibili e non "migliorabili" in quanto ---> "io" diverso da tu... Ognuno di noi ha la sua visione soggettiva (e quindi ti rispondo indirettamente anche in "la giusta prospettiva") e questo è naturale, è la base di partenza da cui tutti iniziamo... però... è anche vero che la tua visione, come la mia e come quella di chiunque altro è limitata... dovremmo tendere verso una visione oggettiva che equivale ad una espansione/ampliamento (da "punto" divento retta, poi un piano a due dimensioni e poi ancora oltre...)

La mia personale visione, derivante da esperienza diretta dell'abisso (come credo, anzi sono sicuro, tutti abbiano avuto, dal momento che senza il nero la partita a scacchi non si fa...) non è molto diversa dalla tua. Soggettivamente anch'io vedo vita e morte come due mondi diversi (io punto "vivo" non posso com-prendere un punto "morto") però posso cercare di avvicinarmi ad una visione più amplia... La mia frase "nascita e morte sono solo due aspetti della vita" non vuole quindi essere la mia personale visione...

Come dice la nostra amica Lupa (che ne approfitto per tirare in ballo lei lo sa che ce l'ho con le sue firme ), "sarò me stesso, nessuno potrà accusarmi di averlo fatto nel modo sbagliato"...ed è vero... però io potrò accusarmi di essere "rimasto" me stesso troppo a lungo... senza aver cercato di essere "qualcosa" di migliore... (si, lo so, difficile da comprendere questa... ma se fisicamente resto un punto, con la coscienza posso invece ampliarmi in più dimensioni...)

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Vecchio 28-08-2006, 12.50.48   #47
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(io punto "vivo" non posso com-prendere un punto "morto")
Si che posso... non è molto facile... facciamo fatica a capire punti manifesti... figuriamoci quelli non manifesti... però è possibile
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Vecchio 28-08-2006, 13.14.50   #48
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Si che posso... non è molto facile... facciamo fatica a capire punti manifesti... figuriamoci quelli non manifesti... però è possibile
Si, intendevo che identificandomi con "me stesso", quindi punto vivo, non posso comprendere un punto morto se prima non mi dis-identifico da quel me stesso che mi limita... e allora sarò in grado di avere una visione oggettiva più amplia e durevole del mondo...
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Vecchio 28-08-2006, 14.40.26   #49
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quote Kael:".... io potrò accusarmi di essere "rimasto" me stesso troppo a lungo... senza aver cercato di essere "qualcosa" di migliore... "
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Spiegami dunque, rispetto l'esperienza dell'abisso, in cosa potrei "migliorarmi", Secondo te cos' altro puoi trarre da una simile esperienza, oltre alla caduta di tutte le tue illusioni? Quale la visione più ampia di cui parli e in cui inserirla per darle una lettura diversa:tutto è vita perchè anche la morte come la nascita, ne fa parte? E poi?
Credo che per me sia già tanto essere riuscita a sopravviverle, anche se ne sono uscita (si fa per dire) malconcia, molto malconcia.
Comunque se c'è dell'altro...., ti ascolto.
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Vecchio 28-08-2006, 16.25.58   #50
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Spiegami dunque, rispetto l'esperienza dell'abisso, in cosa potrei "migliorarmi", Secondo te cos' altro puoi trarre da una simile esperienza, oltre alla caduta di tutte le tue illusioni? Quale la visione più ampia di cui parli e in cui inserirla per darle una lettura diversa:tutto è vita perchè anche la morte come la nascita, ne fa parte? E poi?
Credo che per me sia già tanto essere riuscita a sopravviverle, anche se ne sono uscita (si fa per dire) malconcia, molto malconcia.
Comunque se c'è dell'altro...., ti ascolto.
Abbiamo detto che l'azione dell'abisso è quella di sciogliere...

Ho una capanna (casa, tempio dello Spirito, anima) in cui ci vivo. E' rozza e cadente. Se voglio costruirmi una casa più confortevole e funzionale devo prima buttare giu/demolire/solvere la capanna, ecco l' "utilità" dell'abisso... Questa nuova casa poi in futuro sarà ampliabile e potrò costruirci "nuovi piani", fino ad un certo livello però, oltre al quale le fondamenta non saranno più sufficienti, e ancora una volta dovrò buttare giù/solvere/demolire la casa per costruirne una ancora più grande e lussuosa, una magione... e così avanti...

La visione più ampia di cui parlo la puoi vedere anche in quest'ottica: se resto "me stesso" (quindi la capanna) anche se l'abisso me la scioglie, io sempre una capanna uguale potrò costruire, perchè sempre quella visione avrò... Se invece mi amplio/espando i miei punti di vista, posso "immaginare" una casa più grande che ancora non mi appartiene (se non in coscienza) e usarla come "esempio" per la casa effettiva... Esattamente come ha fatto l'uomo dalle caverne ai tempi moderni... ha immaginato, ha espanso.. ha immaginato gli splendidi palazzi che ha poi costruito... non li ha visti da nessuna parte, se non in coscienza.... Se non avesse espanso quel "se stesso" saremmo ancora a dormire in qualche grotta...

Se uno vuole espandere se stesso/migliorarsi, l'abisso gli tornerà utile.... se uno invece non ne sente il bisogno, troverà in tutto questo solo tempo e fatica da spendere per tornare uguale a com'era prima, quindi inutile...
Che dire, hanno ragione entrambi... dipende da quello che ognuno Cerca...
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