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Vecchio 02-10-2009, 00.33.35   #1
Kael
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Predefinito L'aceto come trasmutazione del vino

Il vino possiede uno spirito volatile, se messo a distillare esce prima lo spirito e poi la flemma. L'aceto invece possiede una caratteristica ben diversa. Sottoposto a distillazione esce prima l'acquosità e solo per ultimo lo spirito. Protraendo inoltre la distillazione fino alla fine, come residuo nel recipiente si troverà una certa polvere gialla che a detta di alcuni (mai provato personalmente) sembra essere la più miracolosa delle medicine, utile praticamente per ogni tipo di patologia (questa polvere dovrà comunque subire in seguito ripetuti lavaggi per perdere definitivamente la forza dell'aceto, e a meno di conoscere bene il tipo di procedimento sconsiglio di provarci)

Il vino divenuto aceto quindi ha "corporificato" maggiormente lo spirito, capace di trattenerlo anche in seguito alla distillazione e all'azione del fuoco. Insomma lo spirito diventa meno volatile... E la trasformazione avviene quando il vino "imputridisce" nel suo proprio calore, quando cioè come spesso accade viene considerato scarto quello che invece è il prodotto..

Un'altra cosa interessante nella metafora è che l'aceto sviluppa un' "anima". Presente quell'ammasso gelatinoso che galleggia in mezzo alla bottiglia? Viene chiamato anche "madre dell'aceto" e ha la possibilità di generare all'infinito, basta solo dargli da bere del buon vino quando l'aceto sta per finire. In tempi brevissimi quel vino sarà trasformato in aceto e al contempo l'anima si ingrosserà sempre di più. Insomma, la cosa ha valenze alchemiche e si ricollega a quelle "moltiplicazioni" di cui tanto parlano gli autori. Quest'anima è viva, "tinge" il vino all'infinito e al contempo assorbe da lui il nutrimento per crescere sempre di più (arriva un momento che bisogna buttarne almeno la metà perchè arriva a riempire da sola quasi tutta la bottiglia..)
Senza di essa comunque i tempi perchè il vino si trasformi in aceto sarebbero di gran lunga superiori.

Infine, un altro spunto interessante... Sulla croce, Cristo ebbe sete, e gli fu dato da bere dell'aceto... Questa è in assoluto l'ultima azione che compì. Dopo aver bevuto infatti disse "Tutto è compiuto", e chinato il caso, reso lo spirito...
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Vecchio 05-10-2009, 17.37.26   #2
Uno
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E quando si dice "sei andato d'aceto" che significa?
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Vecchio 05-10-2009, 18.05.17   #3
luke
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Un'altra cosa interessante nella metafora è che l'aceto sviluppa un' "anima". Presente quell'ammasso gelatinoso che galleggia in mezzo alla bottiglia? Viene chiamato anche "madre dell'aceto" e ha la possibilità di generare all'infinito, basta solo dargli da bere del buon vino quando l'aceto sta per finire. In tempi brevissimi quel vino sarà trasformato in aceto e al contempo l'anima si ingrosserà sempre di più. Insomma, la cosa ha valenze alchemiche e si ricollega a quelle "moltiplicazioni" di cui tanto parlano gli autori. Quest'anima è viva, "tinge" il vino all'infinito e al contempo assorbe da lui il nutrimento per crescere sempre di più (arriva un momento che bisogna buttarne almeno la metà perchè arriva a riempire da sola quasi tutta la bottiglia..)
Senza di essa comunque i tempi perchè il vino si trasformi in aceto sarebbero di gran lunga superiori.
Si è vero, infatti a casa abbiamo una damigiana con l'aceto contenente la "mamma" da cui travasiamo l'aceto che serve a tavola, in una bottglia più piccola; quando c'è qualche bottiglia dentro cui è rimasto solo poco vino, mio padre mi dice sempre "mettilo all'aceto", cioè nella damigiana grossa con la mamma.


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E quando si dice "sei andato d'aceto" che significa?
Io a volte sento anche "hai preso d'aceto", ma credo sia la stessa cosa, e dovrebbe indicare un incattivimento di una persona, un suo mutamento verso un comportamento acido e scontroso.
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Vecchio 05-10-2009, 19.04.54   #4
Kael
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E quando si dice "sei andato d'aceto" che significa?
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Io a volte sento anche "hai preso d'aceto"
Dalle mie parti si usa dire "andare in aceto", per indicare un particolare momento in cui si va fuori dalla ragione, si è in un lapsus continuo, come se si infiammasse il cervello rendendo incapaci di connettere (spesso riferito infatti a momenti di paura o comunque forti emozioni)

Denota comunque uno stato troppo forte che non si riesce a gestire, o a sopportare. "Forte" come l'aceto infatti.
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Vecchio 05-10-2009, 19.21.19   #5
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Curioso come una stessa espressione si possa diffondere con interpretazioni diverse della situazione... Perchè da me, a Roma, si dice che qualcuno "ha preso d'aceto" per intendere che ne ha preso l'acre sapore degenerato. Ha fatto, insomma, la stessa "fine" del buon vino, rimanendo a macerare nel suo brodo fino a rovinare i suoi "umori".

Un vino che non è più solo vino, e che trattiene più a lungo lo spirito... questo è, comunque, uno spunto di grande interesse.

Sempre per rimanere in tema di analogie "spiritose"... anche le persone acide, in fondo, con i loro atteggiamenti pungenti (spesso fastidiosi solo per chi ha qualcosa da rimproverarsi) esprimono più sostanza degli altri, e lo fanno in modo più intenso e "concentrato", per quanto questo possa esser un po' più difficile da mandar giù.
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Vecchio 06-10-2009, 14.11.39   #6
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Preso d'aceto, andare d'aceto, andare in aceto etc intendono la stessa cosa di cui nel detto vediamo solo l'esteriorità.

Prima di vederne un senso più profondo ci sono dei particolari sull'aceto che vanno presi in considerazione.

Perchè un vino prenda o vada (ancora questo verbo ... si si può dire: diventi aceto, ma prima sempre prende o va) d'aceto occorre che la bottiglia sia aperta, cioè entri aria e per una questione fisica che forse non sono in grado di spiegare (potrei provarci) la bottiglia deve essere iniziata, non deve essere piena.

Inoltre per prendere d'aceto il vino deve essere naturale, non lavorato e per accelerare la formazione della madre ci si mette della pasta corta (un pezzo solo basta). In maniera naturale la madre ha bisogno di condizioni particolari per formarsi e comunque ci mette un pò di tempo. Con la pasta è più veloce e praticamente certa la riuscita, a volte anche con vini non proprio naturali.

Beh ho messo alcuni dati/spunti che potrebbero essere elaborati, che ne dite? Vi dicono qualcosa?
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Vecchio 06-10-2009, 15.23.50   #7
Kael
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Preso d'aceto, andare d'aceto, andare in aceto etc intendono la stessa cosa di cui nel detto vediamo solo l'esteriorità.

Prima di vederne un senso più profondo ci sono dei particolari sull'aceto che vanno presi in considerazione.

Perchè un vino prenda o vada (ancora questo verbo ... si si può dire: diventi aceto, ma prima sempre prende o va) d'aceto occorre che la bottiglia sia aperta, cioè entri aria e per una questione fisica che forse non sono in grado di spiegare (potrei provarci) la bottiglia deve essere iniziata, non deve essere piena.

Inoltre per prendere d'aceto il vino deve essere naturale, non lavorato e per accelerare la formazione della madre ci si mette della pasta corta (un pezzo solo basta). In maniera naturale la madre ha bisogno di condizioni particolari per formarsi e comunque ci mette un pò di tempo. Con la pasta è più veloce e praticamente certa la riuscita, a volte anche con vini non proprio naturali.

Beh ho messo alcuni dati/spunti che potrebbero essere elaborati, che ne dite? Vi dicono qualcosa?
Beh, ci provo. Intanto direi che appunto il fattore principale di acetificazione è l'aria, che ossida l'etanolo presente nel vino. O meglio, l'aria fa "respirare" quei batteri presenti nel vino i quali sono i veri responsabili della sua ossidazione. Finchè stanno in apnea nel vino, con bottiglia chiusa ermeticamente, sono innocui.
Sul perchè poi la bottiglia debba essere "iniziata", direi che il motivo è lo stesso. Anche nelle salse, sughi o confetture fatte in casa è consigliato riempire il vasetto fino all'orlo in modo che chiudendolo non ci sia aria dentro così che si conservi il più a lungo possibile. Se la bottiglia aperta permette questo spazio d'aria al suo interno, l'aria ristagna e può attaccare il vino su tutta la sua superficie (che invece a bottiglia piena è assai più ridotta per via del collo lungo e stretto, quindi in qualche modo preservandolo).

Sul perchè della pasta corta... non saprei. Potrebbe trattarsi di qualche sostanza presente nella pasta che attaccata dal vino si scioglie e nutre i batteri, o forse la sua stessa consistenza fibrosa che fa sì che abbia molta aria al suo interno e quindi dia l'ossigeno sufficiente per un'ossidazione interna. O forse ancora che semplicemente il pezzo di pasta funga da supporto ai batteri dove possano annidarsi e proliferare più velocemente...
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Vecchio 06-10-2009, 16.18.25   #8
stefano
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per quanto riguarda la pasta che si leghi il discorso all'amido in essa contenuto?
sul resto concordo con Kael.
l'aria è l'elemento importante.
una bottiglia "sottovuoto" come può anche essere quella piena non facendo penetrare aria non da modo ai batteri di svilupparsi.
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Vecchio 06-10-2009, 16.23.26   #9
stefano
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Preso d'aceto, andare d'aceto, andare in aceto etc intendono la stessa cosa di cui nel detto vediamo solo l'esteriorità.

Prima di vederne un senso più profondo ci sono dei particolari sull'aceto che vanno presi in considerazione.

Perchè un vino prenda o vada (ancora questo verbo ... si si può dire: diventi aceto, ma prima sempre prende o va) d'aceto occorre che la bottiglia sia aperta, cioè entri aria e per una questione fisica che forse non sono in grado di spiegare (potrei provarci) la bottiglia deve essere iniziata, non deve essere piena.

Inoltre per prendere d'aceto il vino deve essere naturale, non lavorato e per accelerare la formazione della madre ci si mette della pasta corta (un pezzo solo basta). In maniera naturale la madre ha bisogno di condizioni particolari per formarsi e comunque ci mette un pò di tempo. Con la pasta è più veloce e praticamente certa la riuscita, a volte anche con vini non proprio naturali.

Beh ho messo alcuni dati/spunti che potrebbero essere elaborati, che ne dite? Vi dicono qualcosa?
spostato a un discorso interiore umano mi verrebbe da dire che come una bottiglia che rimane "chiusa" non da modo di "andare d'aceto", così l'uomo che non da modo a "aria" di entrare in se (elemento esterno) rimane vino (ma chissà magari così impedisce a se stesso di migliorare e non produce l'anima di cui si parlava prima)

per produrre l'anima deve lasciare filtrare una parte di aria e svuotare se stesso di qualcosa che permetta il processo, mantenendo una temperatura ottimale (se non erro l'aceto per essere prodotto necessita di una temperatura abbastanza alta tipo 30°C) stando attento poi che non si formi qualcosa di diverso e dannoso
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Vecchio 06-10-2009, 16.51.21   #10
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Sul perchè della pasta corta... non saprei. Potrebbe trattarsi di qualche sostanza presente nella pasta che attaccata dal vino si scioglie e nutre i batteri, o forse la sua stessa consistenza fibrosa che fa sì che abbia molta aria al suo interno e quindi dia l'ossigeno sufficiente per un'ossidazione interna. O forse ancora che semplicemente il pezzo di pasta funga da supporto ai batteri dove possano annidarsi e proliferare più velocemente...
O forse perchè la pasta è un carboidrato. Ma non saprei bene spiegarmi l'inportanza di questa cosa...
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Vecchio 06-10-2009, 17.01.16   #11
stefano
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penso si leghi all'amido in essa contenuto.
da ricordi scolastici l'amido è uno zucchero complesso.
in quel caso (fermentazione) probabilmente si scinde in zuccheri semplici (glucosio) e lo zucchero agevola la fermentazione (la velocizza) forse perchè i batteri di esso si nutrono (sparo)
penso pasta "corta" perchè altrimenti la quantità di glucosio sarebbe troppo elevata.

Ultima modifica di stefano : 06-10-2009 alle ore 17.10.21. Motivo: aggiunta a completamento
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Vecchio 06-10-2009, 20.08.15   #12
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Beh, ci provo. Intanto direi che appunto il fattore principale di acetificazione è l'aria, che ossida l'etanolo presente nel vino. O meglio, l'aria fa "respirare" quei batteri presenti nel vino i quali sono i veri responsabili della sua ossidazione. Finchè stanno in apnea nel vino, con bottiglia chiusa ermeticamente, sono innocui.
Sul perchè poi la bottiglia debba essere "iniziata", direi che il motivo è lo stesso. Anche nelle salse, sughi o confetture fatte in casa è consigliato riempire il vasetto fino all'orlo in modo che chiudendolo non ci sia aria dentro così che si conservi il più a lungo possibile. Se la bottiglia aperta permette questo spazio d'aria al suo interno, l'aria ristagna e può attaccare il vino su tutta la sua superficie (che invece a bottiglia piena è assai più ridotta per via del collo lungo e stretto, quindi in qualche modo preservandolo).

Sul perchè della pasta corta... non saprei. Potrebbe trattarsi di qualche sostanza presente nella pasta che attaccata dal vino si scioglie e nutre i batteri, o forse la sua stessa consistenza fibrosa che fa sì che abbia molta aria al suo interno e quindi dia l'ossigeno sufficiente per un'ossidazione interna. O forse ancora che semplicemente il pezzo di pasta funga da supporto ai batteri dove possano annidarsi e proliferare più velocemente...
Il fatto che la bottiglia sia iniziata, oltre alla presenza d'aria, fa anche si che il suo contenuto si sia mosso e soprattutto che ne abbia perso/versato un po'.
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Vecchio 06-10-2009, 23.20.44   #13
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O forse perchè la pasta è un carboidrato. Ma non saprei bene spiegarmi l'inportanza di questa cosa...
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penso si leghi all'amido in essa contenuto.
da ricordi scolastici l'amido è uno zucchero complesso.
in quel caso (fermentazione) probabilmente si scinde in zuccheri semplici (glucosio) e lo zucchero agevola la fermentazione (la velocizza) forse perchè i batteri di esso si nutrono (sparo)
penso pasta "corta" perchè altrimenti la quantità di glucosio sarebbe troppo elevata.
Si, pensavo anch'io a qualcosa del genere. Del resto l'etanolo del vino è prodotto dalla fermentazione degli zuccheri presenti nell'uva.
Se da una parte nella fermentazione gli agenti sono diversi tipi di organismi, i pazienti sono proprio i carboidrati, la forza "passiva" del processo ma comunque necessari. Sono questi che vengono attaccati e che permettono poi la produzione di energia.
Evidentemente, gli zuccheri presenti nel vino sono già fermentati quasi tutti, e quei pochi rimasti e non fermentati del tutto danno vita all'acetificazione solo in tempi lunghissimi. Dando il pezzo di pasta invece il processo si accelera di molto, un paziente "fresco" che genera rapidamente la madre.
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Vecchio 08-10-2009, 23.46.34   #14
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Il fatto che la bottiglia sia iniziata, oltre alla presenza d'aria, fa anche si che il suo contenuto si sia mosso e soprattutto che ne abbia perso/versato un po'.
Anche a me ha dato la sensazione della necessità di aver perso una parte di se, ma è il vaso che perde perchè la sostanza che è all'interno della bottigla non sta cambiando, resta la stessa con l'aggiuta dell'aria. Il vaso/bottiglia invece accoglie consistenze, volumi diversi.

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Il vino deve essere naturale, non strutturato da elementi di lavorazione artificiale. Come se per prendere d'aceto bisogna essere spontanei?

Quando si va in aceto, si prende la direzione dell'aceto, ci si chiude, ci si barrica in difesa, eppure nel caso della formazione dell'aceto vero il vaso è aperto.
Non mi è chiaro niente.
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Vecchio 09-10-2009, 00.38.16   #15
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Ma non è chiaro niente neppure a me ti faccio compagnia Sole.
Pensavo al sottovuoto, quando chiudi qualcosa eviti che entrino i batteri, sono essi che trasformano...almeno credo eh, mi pare che ce ne siano che producono di tutto dal gas, vero e proprio all'aceto di cui sopra. La pasta è piena di questi batteri credo.
L'aria è anche piena e li fa proliferare infatti il procedimento per fare l'aceto contempla che i contenitori rimangano protetti dalla polvere ma non dall'aria.

Adesso mi allargo sperando di non sforare ma mi ha fatto pensare all'ego, paragonabile ai batteri, e credo che si riallacci alla famosa bolla che ancora non mi è poi così chiara. Sia i batteri che l'ego se lo conosci lo puoi usare puoi usare le sue proprietà per fare altro.
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Vecchio 09-10-2009, 08.54.49   #16
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Da un punto di vista cristiano il vino = anima , pane (fatto di grano come la pasta) = corpo.

Era questa la metafora a cui Uno si riferiva?
Tenuto conto del fatto che non ho proprio i suoi stessi schemi mentali credo di no.... ... ma forse potrebbe servire da spunto.

Per quanto riguarda il discorso alchemico mi permetto di dire che dal punto di vista del vino l'alcool sia lo spirito, l'aceto è il mercurio ed il residuo calcinato è il corpo.
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Vecchio 31-10-2009, 18.30.49   #17
Kael
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Si, deve mancare "qualcosa" per permettere/fare spazo ad un processo trasformatorio. Altrimenti la bottiglia ancora piena, intatta, ricorda molto la quiete pre-creazione nella quale risposava Dio, immobile in se stesso e imperturbabile.

Le parole "prende o va" implicano un passaggio di qualcosa, che sia perchè vado da qualcuno o perchè prendo qualcosa da qualcuno, è sempre un passaggio. Il seme diventa albero senza prima "prendere o andare", segno questo che già in potenza il seme è destinato a diventare albero, cioè lo diventa in base a quello che gli è concesso su questo piano.
Il vino su questo piano invece resta vino, per diventare aceto deve andare o prendere su o da un altro piano... Questo in qualche modo sottointende una "morte" (e una rinascita successiva), come si usa dire anche spesso "andare a male", "andare in putrefazione", etc...
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Vecchio 23-11-2009, 00.31.25   #18
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Direi ancora che il pezzo di pasta fa da suo fermento col quale può iniziare il processo di trasformazione, una specie di catalizzatore, accelerando i tempi che invece il vino ancora intatto abbisogna.
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