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Vecchio 15-01-2011, 00.17.50   #1
dafne
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Predefinito I rapporti e lo spazio

Devo cercare di segnarmi questa cosa che, assieme ad altro, è frutto di qualche scambio di parole con mio padre.

Mi raccontava dei miti e di come esistano secondo lui rapporti precisi tra mitologia ed astronomia e matematica, rapporti che esulano dalla componente religiosa.
Eh bon, cercherò di spiegarmi ma ho un insieme di micro informazioni che devo iniziare a smistare.

Parlavamo della matematica, sostiene da giorni che nella scuola la insegnano male, la insegnano (in sisntesi) come un concetto astratto mentre per capire i numeri bisogna poterli ricondurre a qualcosa di concreto.

Parlando della precessione stasera e del collegamento con la mitologia (non solo per la precessione ma da qui è scattata la campanella) mi dice che per me (che non sò la matematica n.d.r.) capire la precessione è un bel problema ( e in effetti..) perchè vedo fermo qualcosa che si muove e mosso qualcosa che è fermo. ...intendendo che ciò che per me è fermo, il cielo, si muove.. lui me lo diceva perchè bisogna sapere qual'era la mentalità che ha generato i miti per capire come guardare le cose..
non sò ancora bene perchè ma quel "vedi fermo qualcosa che si muove" mi ha colpito moltissimo e anche il resto anche se mi ha detto tante cose e mi si sono accavallate tutte.

Poi ho una parte di me, nel discorso di precessione e calendario,che si chiede perchè, perchè l'uomo da sempre ha avuto questa necessità di dividere il tempo, ok l'agricoltura ma un calendario così preciso...tanto da dover calcolare il margine d'errore (anno bisestile) cosa che facevano anche i Maya....perchè?
E quali erano i punti di riferimento, un calendario presuppone un ciclo, quindi una fine che coincide col nuovo inizio. Come sappiamo esattamente quando coincidono e se coincidono sempre e a cosa ci serve, davvero, calendarizzare il nostro tempo?

Qui in mezzo a discorsi più o meno lunghi su cotangenti ecc ho realizzato un concetto che è banale come l'acqua calda del rubinetto ma che per me era pura astrazione. Il discorso dei rapporti.
Infantilmente mi chiedevo come diamine potessero sapere con precisione quale fosse il diametro della Terra, adesso abbiamo i satelliti ma prima di allora come facevano a misurarla con certezza?
Delle volte ho immaginato gli omini in viaggio col metro, tipo pubblicità dei rotoloni..

Stasera mentre un paio di neuroncini cercavano di riprendere i calcoli fatti l'altra sera su rapporti di raggio e base del triangolo isoscele (gli altri sono ancora in traumatologia ) mi sono resa conto che non c'è nessun bisogno di misurare il diametro reale della Terra se ho anche solo una delle cifre del rapporto.
Razionalmete non sò che vuol dire, non lo sò spiegare, ma intuitivamente ho capito che se ho un rapporto ho anche le misure..vabbeh..anche avere l'unità di misura serve...cmq il concetto era se ho il piccolo ho anche il grande...magari è un'associazione pirla ma intanto me la tengo e me la osservo.

Intanto questo, poi altre cose anche su argomentazioni totalmente diverse meriterebbero un post, credo di avere una fonte nuova da cui attingere e intendo usarla

Ps
Ovviamente i commenti e/o correzioni o espansioni sono graditissime
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Vecchio 15-01-2011, 00.59.19   #2
Kael
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mi sono resa conto che non c'è nessun bisogno di misurare il diametro reale della Terra se ho anche solo una delle cifre del rapporto.
Razionalmete non sò che vuol dire, non lo sò spiegare, ma intuitivamente ho capito che se ho un rapporto ho anche le misure..vabbeh..anche avere l'unità di misura serve...cmq il concetto era se ho il piccolo ho anche il grande...magari è un'associazione pirla ma intanto me la tengo e me la osservo.
Ti faccio un esempio banalissimo ma che al tempo stesso rivela le grandi conoscenze analogiche che avevano gli antichi, conoscenze che per buona parte abbiamo purtroppo dimenticato.
Per misurare l'altezza di un grande albero, o una rupe, o qualsiasi altra cosa che fosse troppo alta per essere misurabile, aspettavano il momento in cui il sole fosse abbastanza alto da proiettare un'ombra sufficientemente ridotta di tale oggetto (quindi misurabile) e a quel punto piantavano alla stessa altezza un palo già misurato, che proiettava la rispettiva ombra.
Ora, se il palo era di un metro e la sua ombra di venti cm, il rapporto era 1:5 e pertanto se le ombre dell'albero o della rupe misuravano dieci metri, ne conseguiva che la loro altezza era di cinquanta metri.

Questa ad oggi può sembrare una sciocchezza, ma se pensiamo che con questi "semplici" sistemi misuravano le stelle...
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Vecchio 15-01-2011, 01.18.27   #3
dafne
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Si si, sapessi le cose che mi raconta mio papà, solo che non ho memoria di trigonometria e geometria e delle volte il mio sguardo sperso supplichevole lo fà ridere

Però le misure delle piramidi e i loro rapporti danno difficilmente adito a dubbi persino a un'ignorantona come me.

Lui dice che la cosa più difficile la risolvevano cercando il modo più semplice.

Lo dicevo io che ci stiamo involvendo
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Vecchio 15-01-2011, 19.57.10   #4
Ray
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E' un discorso che ha vari risvolti interessanti, sia per "scienze", che per "tradizioni" e anche altro. Perchè in "esperienze"?
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Vecchio 15-01-2011, 20.58.22   #5
dafne
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Perchè ieri sera erano a mucchio Ray e avevo paura di perdere pezzi (cosa che peraltro anche così è comunque successo) e poi sono esperienze personali neanche troppo rielaborate, non avrei saputo come o dove aprire dei post.
Uhm
Poi c'era sotto la necessità di raccogliere in un luogo i rapporti di spazio comune con mio padre, credo che sotto viaggiasse il bisogno di rapportarmi anche a questo, e la cosa è fortemente personale quindi alla fine istintivamente ho postato in esperienze.

Inizialmente il post volevo chiamarlo "block notes" e volevo farci un contenitore di tutto quello che stà emergendo dal confronto col maschio alfa di casa ma non mi soddisfaceva come direzione e così ho fatto un misto frutti

Non ultimo il fatto che non sò praticamente quasi nulla degli argomenti toccati (astronomia matematica mitologia) e non me la sentivo di andare nelle sezione apposita.
Un bel sicuro modo di pararsi il pò dalla fatica di imparare, dalla figura magra di non sapere e dalla responsabilità (uffa) di dover porre rimedio a tutto questo assieme.

Bon, guardo meglio se c'è altro

Ultima modifica di dafne : 15-01-2011 alle ore 21.00.57.
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Vecchio 15-01-2011, 22.08.51   #6
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Devo cercare di segnarmi questa cosa che, assieme ad altro, è frutto di qualche scambio di parole con mio padre.

Mi raccontava dei miti e di come esistano secondo lui rapporti precisi tra mitologia ed astronomia e matematica, rapporti che esulano dalla componente religiosa.
Eh bon, cercherò di spiegarmi ma ho un insieme di micro informazioni che devo iniziare a smistare.

Parlavamo della matematica, sostiene da giorni che nella scuola la insegnano male, la insegnano (in sisntesi) come un concetto astratto mentre per capire i numeri bisogna poterli ricondurre a qualcosa di concreto.

Parlando della precessione stasera e del collegamento con la mitologia (non solo per la precessione ma da qui è scattata la campanella) mi dice che per me (che non sò la matematica n.d.r.) capire la precessione è un bel problema ( e in effetti..) perchè vedo fermo qualcosa che si muove e mosso qualcosa che è fermo. ...intendendo che ciò che per me è fermo, il cielo, si muove.. lui me lo diceva perchè bisogna sapere qual'era la mentalità che ha generato i miti per capire come guardare le cose..
non sò ancora bene perchè ma quel "vedi fermo qualcosa che si muove" mi ha colpito moltissimo e anche il resto anche se mi ha detto tante cose e mi si sono accavallate tutte.

Poi ho una parte di me, nel discorso di precessione e calendario,che si chiede perchè, perchè l'uomo da sempre ha avuto questa necessità di dividere il tempo, ok l'agricoltura ma un calendario così preciso...tanto da dover calcolare il margine d'errore (anno bisestile) cosa che facevano anche i Maya....perchè?
E quali erano i punti di riferimento, un calendario presuppone un ciclo, quindi una fine che coincide col nuovo inizio. Come sappiamo esattamente quando coincidono e se coincidono sempre e a cosa ci serve, davvero, calendarizzare il nostro tempo?

Qui in mezzo a discorsi più o meno lunghi su cotangenti ecc ho realizzato un concetto che è banale come l'acqua calda del rubinetto ma che per me era pura astrazione. Il discorso dei rapporti.
Infantilmente mi chiedevo come diamine potessero sapere con precisione quale fosse il diametro della Terra, adesso abbiamo i satelliti ma prima di allora come facevano a misurarla con certezza?
Delle volte ho immaginato gli omini in viaggio col metro, tipo pubblicità dei rotoloni..

Stasera mentre un paio di neuroncini cercavano di riprendere i calcoli fatti l'altra sera su rapporti di raggio e base del triangolo isoscele (gli altri sono ancora in traumatologia ) mi sono resa conto che non c'è nessun bisogno di misurare il diametro reale della Terra se ho anche solo una delle cifre del rapporto.
Razionalmete non sò che vuol dire, non lo sò spiegare, ma intuitivamente ho capito che se ho un rapporto ho anche le misure..vabbeh..anche avere l'unità di misura serve...cmq il concetto era se ho il piccolo ho anche il grande...magari è un'associazione pirla ma intanto me la tengo e me la osservo.

Intanto questo, poi altre cose anche su argomentazioni totalmente diverse meriterebbero un post, credo di avere una fonte nuova da cui attingere e intendo usarla

Ps
Ovviamente i commenti e/o correzioni o espansioni sono graditissime
Complimenti Daf bel post davvero !!
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Vecchio 16-01-2011, 02.52.41   #7
dafne
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Vedo fermo qualcosa che si muove e mosso qualcosa che è fermo.

Nello specifico il cielo sembra muoversi ma è fermo mentre a muoversi siamo noi che ci crediamo fermi.

Gli altri non possono farci da riferimento perchè come le costellazioni ci paiono mobili, ma non lo sono (Pino è sempre Pino) perchè li osserviamo mentre siamo in movimento. In movimento all'interno di noi stessi anche se il nostro oscillare potrebbe avere un suo percorso così ciclico e preciso da sembrarci fermo. La meccanicità credo, il passare sempre per gli stessi schemi, le stesse reazionii, come le stagioni....

Anche nel guardarci capita questa cosa? Quali sono le pati di noi che consideriamo mobili? E lo sono davvero?
Quando mi guardo che vedo? Le abitudini, il carattere, le manie...il mio cielo che mi pare mobile ma se non lo fosse? Se fosse fermo e si muovesse qualcos'altro?

Quando mi rapporto con gli altri so che se provo fastidio per qualcosa questo è probabile che sia in me in modo sotterraneo.
Di fatto ognuno degli altri potrebbe rappresentare una parte di noi. Lavoro da tempo sul riuscire a scindere le mie opinioni da quelle degli altri e mi urta non poco l'idea di doverle poi cedere al gruppo.
Io divento io ma lo divento per poi non esserlo più perchè quell'io è anche parte di altro, non mi appartiene per niente. Non è una variabile fissa.

Che cosa diamine è un rapporto? Perchè ci rapportiamo agli altri così come la capacità termica è un rapporto o il pigreco o qualsiasi altra formula. Diventa io fratto qualcun'altro? Ok la stò tirando per i capelli ma mi sfugge troppissimo, è tardi e sono irritabile
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Vecchio 17-01-2011, 23.01.38   #8
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Vedo fermo qualcosa che si muove e mosso qualcosa che è fermo.

Nello specifico il cielo sembra muoversi ma è fermo mentre a muoversi siamo noi che ci crediamo fermi.

Gli altri non possono farci da riferimento perchè come le costellazioni ci paiono mobili, ma non lo sono (Pino è sempre Pino) perchè li osserviamo mentre siamo in movimento. In movimento all'interno di noi stessi anche se il nostro oscillare potrebbe avere un suo percorso così ciclico e preciso da sembrarci fermo. La meccanicità credo, il passare sempre per gli stessi schemi, le stesse reazionii, come le stagioni....
Mi sono fatta una mia idea. Noi siamo fermi nella misura in cui siamo coerenti in noi stessi, e ciò può essere negativo o positivo, perchè cristallizzarci su certe posizioni non ci aiuta a evolverci, ma è lo spirito che ci mettiamo che deve essere fermo, mentre dobbiamo muoverci.
In realtà ovunque dove c'è vita c'è movimento, niente è fermo, ma il nostro tempo è più breve rispetto a quello del cielo che sembra fermo, è solo una questione di relatività.
Quando stai seduta in un treno alla stazione e il treno del binario accanto si muove, sembra che sia il nostro treno che si muove mentre l'altro è fermo. Quindi il nostro universo in un certo senso è dentro noi stessi e rapportiamo tutto a noi, alle nostre misure e alle nostre percezioni.

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Anche nel guardarci capita questa cosa? Quali sono le pati di noi che consideriamo mobili? E lo sono davvero?
Quando mi guardo che vedo? Le abitudini, il carattere, le manie...il mio cielo che mi pare mobile ma se non lo fosse? Se fosse fermo e si muovesse qualcos'altro?

Quando mi rapporto con gli altri so che se provo fastidio per qualcosa questo è probabile che sia in me in modo sotterraneo.
Di fatto ognuno degli altri potrebbe rappresentare una parte di noi. Lavoro da tempo sul riuscire a scindere le mie opinioni da quelle degli altri e mi urta non poco l'idea di doverle poi cedere al gruppo.
Io divento io ma lo divento per poi non esserlo più perchè quell'io è anche parte di altro, non mi appartiene per niente. Non è una variabile fissa.

Che cosa diamine è un rapporto? Perchè ci rapportiamo agli altri così come la capacità termica è un rapporto o il pigreco o qualsiasi altra formula. Diventa io fratto qualcun'altro? Ok la stò tirando per i capelli ma mi sfugge troppissimo, è tardi e sono irritabile
Io non credo che in noi qualche parte è molbile e qualche altra no, penso che ogni cosa è collegata alle altre perchè, anche ammesso che sia una parte di noi ad agire e un'altra no, in realtà la nostra azione è la somma di ciò che siamo e pensiamo in quella situazione.

Un rapporto umano non credo si possa misurare con le formule geometriche o la trigonometria, perchè è più complesso e comporta sentimenti ed emozioni, anche se certe volte si può raffiguarare in schemi e disegni.
Uno psicologo che ho conosciuto usava il sistema di far disegnare i rapporti, ogni persona della propria cerchia affettiva con un cerchietto, e posizionando i cerchietti più vicini o più lontani da sè, o intersecanti tra loro o collegati in vari modi, si riusciva a figuarasi in che misura si vivono i rapporti, ma basato sempre sulla sensibilità di chi li vive e ne è coinvolto.

Un rapporto umano lo potrei definire come un contatto, che può essere fisico o mentale, contatto che comporta pulsioni positive o negative, diverse forze che agiscono, più le persone si trovano in sintonia più il rapporto tra loro funziona.... ma da qui a trovare una formula, o una specie di pi greco, ne passa, perchè ognuno è diverso dall'altro, quindi i rapporti sono sempre diversi.
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स्तेल्ल
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Vecchio 19-01-2011, 12.42.45   #9
dafne
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Non stavo cercando una formuletta per definire i rappoorti umani Stella, me ne guardo bene ma non ho potutto far a meno di notare che la relazione tra due misure è definita dalla stessa parola che determina la relazione tra due o più persone.

Siccome non riesco mai ad afferare bene il concetto di rapporto, non sò spiegare che cos'è senza fare un esempio, ci stavo ragonando sopra a voce alta

Purtroppo pare che avere la necessità di fare esempi sia sintomatico del non aver assimilato per bene un concetto, di non riuscire a trasportarlo in generale, rendendolo universale..ne parla la prof di mate come Sole in quella discussione sull'esperienza ...credo che sia venuto anche per me il momento di scollegare ogni cosa dal mio ioioio.
Devo cambiare rapporto...ops...che ho detto?

Comunque volendo banalizzare tantissimo il rapporto con una persona si vede da come io e lui operiamo...trac...una ltro termine matematico...che noia... (la linguaccia è per me che evito di pensarci Stella, non per te )

Segno alcune definizioni da dizionario

1- resoconto essenziale
2- realzione tra persone, gruppi ecc
3- connessione reciproca tra fatti, persone, situazioni
4- possibilità di confronto, paragone
5- quoziente tra due numeri
6- proporzione tra due grandezze
7- di trasmissione (rapporto tra velocità di rotazione di due alberi rotanti in meccanica
8-nelle bilciclette ogni corona a diverso numero di denti

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