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Vecchio 21-09-2008, 12.13.00   #1
Uno
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Predefinito Dare quello che non si ha e cercare di riprenderselo

Ho pensato un pò a che titolo mettere, ma non sono riuscito a trovarne uno più descrittivo.
Questo 3d, anche se era già in programma per approfondire alcune cose già trattate, nasce per rispondere ad una persona che mi chiede lumi su una situazione.

In sostanza la situazione è questa, ci si trova spinti da vari motivi che magari vedremo dopo, a cercare di aiutare una persona che ha bisogno, a cercare di dare un aiuto profondo, perchè per delle circostanze questa persona è in un certo senso indifesa, ha bisogno di tutto.
Fin qui nulla di strano e di male, anzi, magari tutti e magari lo facessimo anche senza quei motivi che dicevo potremmo vedere dopo.
Il problema nasce quando la persona che aiuta l'altra non è in grado di dosare l'aiuto, si lascia assorbire e dona più di quello che è in grado di dare, se una persona non ha terminato un certo tipo di percorso, o comunque non si è incamminato abbastanza in profondità in questi tipi di percorsi, il limite è piuttosto bassino, per non dire che proprio non può aiutare nessuno in assoluto.
In questo ultimo caso, purtroppo piuttosto frequente, si instaura un effetto molla, solo che la molla è bloccata almeno in parte dal bisogno altrui. Intendo dire che nel momento in cui il donante si sente esaurire, cerca inconsciamente di riprendersi energia, e qui gioca un ruolo fondamentale l'ambiente circostante. Se c'è un ambiente favorevole, il donante può assorbire energia, sotto forma di attenzioni e altro, un pò da tutti, altrimenti cerca di avere un ritorno dallo stesso soggetto a cui ha donato, sotto forma di riconoscenza, gratitudine etc...
Queste due alternative aprono diversi scenari... ma per ora mi fermo.
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Vecchio 21-09-2008, 12.30.33   #2
Astral
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Il problema lo comprendo benissimo, ed in alcuni casi ho imparato ad essere considerato un egoista, piuttosto che una persona che aiuta sempre e non hai i requisiti per farlo. Diciamo che a volte ci si sente talmente inutili o desiderosi di fare qualcosa di buono, che questo ci fa pensare che ogni occassione sia buona per aiutare l'altro.

Il problema poi è spesso un altro dando un aiuto alcuni se ne approfittano e in quel caso l'energia che si riprende è mettere uno stop.
La vera donazione è quando lo facciamo con piacere e sappiamo comunque mettere dei limiti, che sono i nostri, e sappiamo dire di no quando non possiamo aiutare ( in realtà lo stiamo già facendo, stiamo indirizzando la persona da qualcuno più competente).

Ultimamente però mi capita il contrario: odio essere aiutato degli altri, perchè ci sento dipendenza, e ci sento che gli aiuti non sono del tutto sinceri, ma siano modi per "impicciarsi" di certe cose, o avere un controllo sulla mia vita ( o della mia famiglia).
Poi c'è gente che il dare te lo impone e non ti da manco la possibilità di scelta e quello è ancora più antipatico.
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Vecchio 21-09-2008, 13.37.43   #3
Kael
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Il problema nasce quando la persona che aiuta l'altra non è in grado di dosare l'aiuto, si lascia assorbire e dona più di quello che è in grado di dare
In una situazione del genere, non avendo un "esubero", un'eccesso in più da poter donare veramente, ci si trova a veder trasformare il proprio "atto d'amore" in un bisogno. Si, perchè se dono più di quello che sono in grado di dare, il mio sistema non può che venire a trovarsi scoperto, mancante. Le persone da aiutare adesso sono due, io e l'altro. Inconsciamente inizierò a cercare di riprendermi quello che ho dato, non ero in grado di darlo, ne ho bisogno... e si instaureranno così dei meccanismi di dipendenza reciproci.

Un ambiente davvero favorevole dovrebbe non permettere questo, dovrebbe mostrare i propri limiti e farne prendere coscienza, anche se con una certa dose di sofferenza come "pagamento". Se invece l'effetto molla ha successo il donante difficilmente vedrà il meccanismo, e ricaricato dall'energia dell'altro continuerà inconsciamente a farsi assorbire completamente...
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Vecchio 21-09-2008, 17.45.59   #4
MaxFuryu
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Mi viene in mente che gli aiuti anonimi in proporzione a quelli richisti sono pochissimi e rari, e non perché la gente sia cieca, ma probabilmente nel donare un`aiuto si cerca a priori uno scambio e inoltre, tanto che si pensa alla ricompensa a volte si finisce per fare un baratto poco conveniente.
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Vecchio 21-09-2008, 18.37.39   #5
Era
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Mi viene in mente che gli aiuti anonimi in proporzione a quelli richisti sono pochissimi e rari, e non perché la gente sia cieca, ma probabilmente nel donare un`aiuto si cerca a priori uno scambio e inoltre, tanto che si pensa alla ricompensa a volte si finisce per fare un baratto poco conveniente.
Se dopo aver dato ti senti bene e a tuo agio...lo scambio avviene automaticamente anche se non lo cerchi...ad esempio un prof. lungimirante che ama insegnare e mette passione in quello che fa...riceve automaticamente l' attenzione dai suoi studenti...diversamente un altro prof. con mille pensieri per la testa...che sta in aula per far arrivare fine mese non da nulla e automaticamente nulla riceve...passa magari il tempo ad urlare: state zittiiii!!!
Nel caso specifico dell' aiuto...dovresti essere nelle condizioni ottimali e per ottimali intendo dò perchè posso...e mica sempre succede così...
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il coraggio di cambiare
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Vecchio 21-09-2008, 19.37.57   #6
stella
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Io penso che è difficile dare quello che non si ha, anche se spesso succede che si dà più di quello che si riesce a dare creando così uno squilibrio.
E' molto difficile dare senza volere nulla in cambio, e io vedo che in queste circostanze si instaura un meccanismo di cercare la riconoscenza con una specie di ricatto morale, del tipo io ho fatto tanto per te e tu devi amarmi per questo....
Questo meccanismo è molto pericoloso perchè in questo modo il dare è legato a un ragionamento che più si dà più saremo amati e avremo un credito di riconoscenza, per sopperire ad un nostro bisogno, quindi si dà di più per ricevere noi stessi quello che ci manca.
Trovandosi nei panni della persona che riceve, questa a sua volta si dovrebbe sentire in debito, ma non sempre succede così, si potrebbe instaurare un meccanismo di fuga, perchè anche se questa persona è indifesa e ha bisogno di tutto, forse non ha bisogno di diventare dipendente da questo avere e più riceve più si sente che non può restituire e quindi si sente soggetta a un certo "potere" che la persona che dà avrebbe su di lei.

Il vero amore è disinteressato ma spesso per essere amati si danno molte cose materiali, scordandosi che l'amore non si compra e non si vende, così si rischia di soffocare anche l'amore che invece deve essere spontaneo, anche se è uno scambio reciproco, ma di altro genere, più elevato.
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Vecchio 21-09-2008, 22.30.05   #7
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Mi è capitato di aver cercato di aiutare una persona senza rendermi conto del dispendio di energie che ha superato di gran lunga le mie possibilità. In quell'occasione ho messo a disposizione tutto il mio aiuto e non ho dosato nulla, anzi ho dato fondo alle risorse.
Di fatto mi sono ritrovato vuoto e scarico, gran parte dell'interesse che avevo è svanito. Poco alla volta cerco di riprendere energie eliminando i pensieri negativi ed i pensieri a vanvera ma non è facile quando non si hanno a disposizione strumenti efficaci, inoltre l'aiuto dato continua a essere dato anche se con minor intensità, l'effetto molla nel mio caso non cè stato. Meglio dire che non è stato proporzionale all'energie donate, in questo gioca un ruolo importante la mia IP e quel senso di egoismo che sento nel chiedere un ritorno di energia.

Ricapitolando questa mia esperienza ho visto quanto mi sia buttato nel cercare di aiutare, in parte perchè non avrei potuto fare altrimenti ed in parte perchè ho creduto fermamente di poter essere di aiuto. Nel momento che la situazione si era stabilizzata ho avvertito un vuoto profondo in me stesso. Non sentivo più il corpo ed avevo la mente piena di pensieri che ronzavano, come un fastidioso vociare a vanvera. A tutt'oggi mi è difficile ad esempio fare un minimo bene il T, per la verità non riesco a sentire il corpo.

Ho dato perchè non potevo fare finta di nulla, sarebbe stato peggio per me. Non mi sarei perdonato l'essermi girato dall'altra parte, l'ho fatto per amore e per egoismo. Egoismo per non voler perdere un solo istante di quei momenti, per amore che più forte non cè, perchè senti che non puoi fare altrimenti.

Adesso riprendo tutti i frammenti che sono sparsi in me e poco alla volta rimetto le cose a posto, almeno questo è nelle mie intenzioni.

Ultima modifica di Grey Owl : 21-09-2008 alle ore 22.32.45.
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Vecchio 21-09-2008, 23.37.23   #8
gibbi
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Dare quello che non si ha .... leggendo il titolo mi sono ritrovata a pensare , come Stella "Se do qualcosa significa che quel qualcosa ce l'ho "
Posso anche avercelo , anzi , c'è di sicuro perchè non credo che siano limiti intesi quantitativamente , solo che non tutto quello che ho da dare è sotto il mio controllo , e quando viene superato quel limite(bassissimo stante le conseguenze) cominiciano i guai . Per evitare il caos in cui mi venivo sempre più spesso a trovare ( ora mi è più chiaro anche il meccanismo ), ho pensato bene di chiudere i rubinetti solo che non c'è molta scelta tra morire per annegamento o per sete perchè come Grey , non dare mi fa stare malissimo e così quando la sete diventa insopportabile riapro i rubinetti e si ricomincia...Se nel dare oltre misura la mia energia si esaurisce e inconsciamente cerco di riprenderla , cosa fa stare così male quando trattieni ?
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Vecchio 22-09-2008, 00.28.38   #9
Ray
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, cosa fa stare così male quando trattieni ?
La pressione.
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Vecchio 22-09-2008, 00.59.10   #10
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In sostanza la situazione è questa, ci si trova spinti da vari motivi che magari vedremo dopo, a cercare di aiutare una persona che ha bisogno, a cercare di dare un aiuto profondo, perchè per delle circostanze questa persona è in un certo senso indifesa, ha bisogno di tutto.
Fin qui nulla di strano e di male, anzi, magari tutti e magari lo facessimo anche senza quei motivi che dicevo potremmo vedere dopo.
Il problema nasce quando la persona che aiuta l'altra non è in grado di dosare l'aiuto, si lascia assorbire e dona più di quello che è in grado di dare, se una persona non ha terminato un certo tipo di percorso, o comunque non si è incamminato abbastanza in profondità in questi tipi di percorsi, il limite è piuttosto bassino, per non dire che proprio non può aiutare nessuno in assoluto.
In questo ultimo caso, purtroppo piuttosto frequente, si instaura un effetto molla, solo che la molla è bloccata almeno in parte dal bisogno altrui. Intendo dire che nel momento in cui il donante si sente esaurire, cerca inconsciamente di riprendersi energia, e qui gioca un ruolo fondamentale l'ambiente circostante.

Se c'è un ambiente favorevole, il donante può assorbire energia, sotto forma di attenzioni e altro, un pò da tutti,
altrimenti cerca di avere un ritorno dallo stesso soggetto a cui ha donato, sotto forma di riconoscenza, gratitudine etc...
Queste due alternative aprono diversi scenari... ma per ora mi fermo.
Questa dinamica non è mi è del tutto estranea.
In fondo si è presi dal bisogno altrui e ci si lascia svuotare.
In questo senso intendo quel che hai detto e cioè: " quando il donante non è in grado di dosare l'aiuto".
Questo presuppone la capacità, per chi dona, in primo luogo di rendersene conto, pensando anche che non può aiutare all'infinito ma che deve fermarsi ad un certo punto; in secondo luogo, che forse dovrebbe essere il primo punto, chiedersi: " perchè ?".
Mi rendo conto però che non è semplice dare una risposta ( sincera, manco a se stessi ) e talvolta pure per quanto mi riguarda mi faccio prendere la mano.
Ho notato anche il meccanismo ossia la molla che si attiva ed anche se anche se non tutto qualcosa l'ho vista.
In sostanza se do, oppure ho dato qualcosa, poi, anche dopo, approfitto delle attenzioni del soggetto a cui ho dato e la sensazione è quella di un serbatoio che si riempie.
E' capitato anche di osservare la dinamica dell'ambiente favorevole.
Accade la medesima cosa mi pare solo, non so come dire, più "diluito" proporzionalmente a tanti quanti sono quelli che mi " danno attenzione". Devo dire che su questo ho ancora da meditare.

Però, tornando all'incapacità di accorgersi il limite oltre il quale, in effetti, non si può andare, e se vi si va, come dice Grey, accade che ci si svuota, credo che sia un misto di IP - nel senso che " io sono in grado, ora, di dare un aiuto" - e di ingovernabilità delle ( poche ) energie a disposizione.
In sta cosa mi rifletto, ad essere sincero...
Affermo poi, sempre per quanto mi riguarda, che ho difficoltà ad " individuare " il punto oltre il quale mi sentirei svuotato e questo, credo, sia collegato non solo a quanto io ho, di mio, a disposizione ma anche al "quanto" Tizio ha bisogno.
In definitiva una grossa difficoltà ma anche responsabilità comunque, mi pare di capire.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 22-09-2008, 09.55.27   #11
RedWitch
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In questo ultimo caso, purtroppo piuttosto frequente, si instaura un effetto molla, solo che la molla è bloccata almeno in parte dal bisogno altrui. Intendo dire che nel momento in cui il donante si sente esaurire, cerca inconsciamente di riprendersi energia, e qui gioca un ruolo fondamentale l'ambiente circostante. Se c'è un ambiente favorevole, il donante può assorbire energia, sotto forma di attenzioni e altro, un pò da tutti, altrimenti cerca di avere un ritorno dallo stesso soggetto a cui ha donato, sotto forma di riconoscenza, gratitudine etc...
Queste due alternative aprono diversi scenari... ma per ora mi fermo.
Mi riconosco in pieno, in tutto quello che hai scritto, a dire la verità sono anni ormai che sto cercando di guardare sta cosa in me è talmente radicata che parte in automatico ancora oggi, nonostante spesso riesca a vederla, nonostante faccia resistenza .. perchè mi rendo conto benissimo che mi svuoto in quel modo, tu hai parlato di una situazione "importante", in cui l'altro ha bisogno in tutto e per tutto, e in quei casi, ci si annulla completamente verso l'altro, ma se poi non si ha da dove ricaricarsi, inconsciamente comunque lo si cerca, e se non si trova alla fine si crolla.. pero' posso capire se un nostro caro ha bisogno effettivo e urgente, si perde completamente di vista sè stessi e si guarda all'altro per il periodo in cui l'altro ha necessità, poi pero' alla fine di quel periodo si rimane soli con sè stessi.. e iniziano i "guai", perchè ci siamo allontanati troppo da noi stessi e non ci si trova più (e allora in genere si cerca qualcun altro da "aiutare" per colmare quel vuoto). Il problema vero per come lo vivo su di me è se questo bisogno (perchè è un bisogno mio mica dell'altro..) si riflette su ogni rapporto e su ogni cosa che si fa. Il fare in funzione dell'altro, fa perdere di vista completamente sè stessi. Quello che si fa per l'altro non è certo bontà d'animo , ma è un non saper fare diversamente (e anche altro, ma lasciamo stare).. "mi metto a tua disposizione sempre e comunque qualunque cosa io stia facendo non importa, sai dove trovarmi". Ecco che si instaurano rapporti malsani in cui l'altro sa bene che potrà rivolgersi a me in qualunque momento ed io qualunque cosa stia facendo mollo tutto per "aiutarti". Solo che poi mi svuoto facendolo con molte persone , e alla fine mi ritrovo senza energie per me , per le cose che comunque devo fare (che so lavorare, ma anche.. semplicemente vivere la mia vita). Il circolo che si crea è micidiale, perchè per uscirne poi bisogna fare forza, imparare a dire di no quando gli altri chiedono (e se chiedono è perchè noi li abiamo abituati alla nostra disponibilità immensa..), tagliare i rami secchi, chiudere i rubinetti e... tenersi l'energia che si ha a disposizione per sè stessi e per le proprie attività quotidiane, almeno finchè non si impara a dosare.... Che detta così a me sembrava una mostruosità di egoismo, a ben guardare l'egoismo era nel voler aiutare tutti senza avere la possibilità di farlo, senza amare e aiutare me stessa, pretendevo di amare e aiutare gli altri. Ora probabilmente mi "ameranno" un po' di meno.. ma pazienza io sto meglio (fintanto che non mi riaddormento ciclicamente e ricomincio il giro ogni volta.. ma penso che l'importante sia accorgersi e chiudere i rubinetti quando serve) e chissà una volta imparato bene a conoscere me stessa, ad aiutare me, un giorno non possa aiutare davvero chi ho intorno, con questo non dico che bisogna diventare eremiti e non concedersi mai.. ma farlo consci che le proprie possibilità sono molto molto più basse di quanto non crediamo e che si ha bisogno dell'energia che abbiamo a disposizione per noi stessi..

A me interesserebbe vedere bene gli scenari che aprono le due alternative che dicevi Uno, la seconda, la vedo bene su di me, la riconosco, e in effetti quando facevo facevo facevo per l'altro, e poi l'altro inevitabilmente se ne fregava di me, sentivo la rabbia bruciare, "ma come ioioio ho fatto tutto questo, ti ascolto sempre, ti do questo e quell'altro e per una volta che ho bisogno io tu non ci sei? egoista!!!" Insomma, il ritorno che conosco , che cerco è quello dell'affetto in cambio di quello che riesco a dare/fare, i motivi che ho visti nel tempo spaziano da un'insicurezza di base che mi portavano a cercare l'approvazione dell'esterno per potermi sentire "qualcosa", per potermi sentire amata, per non essere lasciata sola (se io ti do tantissimo, tu non puoi lasciami sola, non puoi abbandonarmi..), ed in effetti ancora oggi quando faccio resistenza per esempio cerco di non rendermi immediatamente disponibile verso le persone la pressione che sento è una specie di "vocina" che mi dice: "guarda che se non le rispondi subito si arrabbia", magari si preoccupa, va in ansia etcetc che mi spinge alla disponibilità immediata proprio per evitare di sentire quella tensione che mi fa stare male , se la soddisfo immediatamente mi pare di stare meglio in realtà aprendo il rubinetto all'altro non sto certo facendo il mio bene... (questo credo che sia lo stare male a cui si riferiva Gibbi, la risposta di Ray è corretta per come la vedo io, la pressione che si genera crea tensione ed è quella che non si regge, se si è abituate a dare tutto, l'illusione è che ci faccia stare bene dare in quella maniera assurda..)

Aspetto per il resto, l'argomento mi interessa molto (si vede? ), mi piacerebbe capire se ci sono altri motivi che mi spingono verso il daredaredare per (putroppo) avere il ritorno...

Se l'ambiente è sfavorevole, cioè se anche nell'ambiente in cui si vive non si riesce a prendere, se ci si svuota oltre un certo limite, e costantemente , alla fine è possibile che il risultato siano problemi nervosi? Attacchi di panico? Come dire.. se non mi accorgo dei mille segnali che il corpo mi invia per chiedermi di fermarmi di smetterla di guardare solo fuori invece che dentro ad un certo punto mi fa fermare lui con la forza... è possibile?

grazie
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Vecchio 22-09-2008, 10.33.28   #12
griselda
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Perchè ho l'impressione che non diamo mai?
Lo vedo in famiglia.... se credo di stare dando attenzione a mio figlio invece la ricevo, se lo aiuto a fare i compiti è perchè mi aspetto che sia bravo a scuola, se aiuto la vicina di casa è perchè così mi ritiene brava e servizievole quindi immagine.
Se so ad un'amico, all'amore della mia vita è perchè li amo ma si sa che l'amore è con la a minuscola quindi nasconde qualcosa anche quello.
Allora che faccio?
Se non do mi sento egoista e quando non lo sento io cercano di farmici sentire gli altri.
Anche se do ad un nemico dietro ci può essere sempre un motivo tipo sentirmi al di sopra e poi mi aspetto che gli altri facciano questo con me.
Insomma io non vedo come uscirne da sta cosa.
Ci sono scambi però che non lasciano senza energia come se fossimo simili e ci riempissimo a vicenda come uno scambio di energia sempre o quasi paritaria e questo non so se sia migliore perchè da dipendenza, anche se mi pare il male minore. (?)
Come far si che gli altri facciano con la loro energia e noi con la nostra?
Inoltre ad un figlio "affamato" come fare a non dare?
A volte io mi sento come distrutta energeticamente sbadiglio e non è notte sento un senso profondo di fastidio e la voglia di scappare lontano e spesso guardando quello che ho dato sino ad un momento prima trovo la forza per farlo, esco e vado a fare quattro passi.
E poi in qualche modo io mi devo ricaricare ok di notte ma se siamo solo a mezza giornata a voja.
Come ci si deve comportare?
Dare il minimo indispensabile valutando al momento se l'altro può fare da se? E anche qui mica semplice è sempre soggettiva la cosa.
Non so.
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Originalmente inviato da griselda Visualizza messaggio
.................
Come far si che gli altri facciano con la loro energia e noi con la nostra?
Inoltre ad un figlio "affamato" come fare a non dare?
A volte io mi sento come distrutta energeticamente sbadiglio e non è notte sento un senso profondo di fastidio e la voglia di scappare lontano e spesso guardando quello che ho dato sino ad un momento prima trovo la forza per farlo, esco e vado a fare quattro passi.
E poi in qualche modo io mi devo ricaricare ok di notte ma se siamo solo a mezza giornata a voja.
Come ci si deve comportare?
Dare il minimo indispensabile valutando al momento se l'altro può fare da se? E anche qui mica semplice è sempre soggettiva la cosa.
Non so.
Sugli altri non abbiamo nessun potere Gris, quindi non e' possibile far si' che gli altri facciano con le loro energie (in caso saranno loro a doverci/volerci pensare), mentre con le nostre energie qualcosa possiamo fare, imparando ad usarle.. non mi viene altro che dire che bisogna sperimentare, andare per tentativi ed osservare quel che accade per poter modificare il tiro.. se mi accorgo che ci sono determinati meccanismi, posso andare a modificarli, se ancora non li vedo non mi resta altro che tentare di osservare il piu' attentamente possibile per scovarli e cambiare quel che non va.. per il resto credo che la cosa migliore sia essere il piu' possbile spontanei e osservare quanto piu' si puo', conoscersi alla fine e' sempre la chiave..
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Vecchio 22-09-2008, 17.32.43   #14
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Perchè ho l'impressione che non diamo mai?
Lo vedo in famiglia.... se credo di stare dando attenzione a mio figlio invece la ricevo, se lo aiuto a fare i compiti è perchè mi aspetto che sia bravo a scuola, se aiuto la vicina di casa è perchè così mi ritiene brava e servizievole quindi immagine.
Se so ad un'amico, all'amore della mia vita è perchè li amo ma si sa che l'amore è con la a minuscola quindi nasconde qualcosa anche quello.
Allora che faccio?
Se non do mi sento egoista e quando non lo sento io cercano di farmici sentire gli altri.
Anche se do ad un nemico dietro ci può essere sempre un motivo tipo sentirmi al di sopra e poi mi aspetto che gli altri facciano questo con me.
Insomma io non vedo come uscirne da sta cosa.
Ci sono scambi però che non lasciano senza energia come se fossimo simili e ci riempissimo a vicenda come uno scambio di energia sempre o quasi paritaria e questo non so se sia migliore perchè da dipendenza, anche se mi pare il male minore. (?)
Come far si che gli altri facciano con la loro energia e noi con la nostra?
Inoltre ad un figlio "affamato" come fare a non dare?
A volte io mi sento come distrutta energeticamente sbadiglio e non è notte sento un senso profondo di fastidio e la voglia di scappare lontano e spesso guardando quello che ho dato sino ad un momento prima trovo la forza per farlo, esco e vado a fare quattro passi.
E poi in qualche modo io mi devo ricaricare ok di notte ma se siamo solo a mezza giornata a voja.
Come ci si deve comportare?
Dare il minimo indispensabile valutando al momento se l'altro può fare da se? E anche qui mica semplice è sempre soggettiva la cosa.
Non so.

hai provato a dare senza concentrarti sul risultato di quanto fai ma essendo pienamente "presente" (e solo questo) a ciò che stai facendo?
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Vecchio 22-09-2008, 19.25.34   #15
griselda
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hai provato a dare senza concentrarti sul risultato di quanto fai ma essendo pienamente "presente" (e solo questo) a ciò che stai facendo?
Non so se intendi con presenti fare con tutto te stesso che per me vuol dire contrarmi su quello che sto facando con il massimo dell'entusiamo, il massimo dell'impegno e dell'attenzione ricordandomi cosa sto facendo.

Ma quello che mi domando è che se non ho più la capacità quindi energia per fare qualcosa tipo qualcosa che non mi piace, oppure ho appena fatto altro, non posso esimermi dal farla solo perchè non mi piace o sono stanca, con un figlio la devo fare e li i miei piccoli io fanno il putiferio a quel punto sarebbe meglio non fare niente non cercare di dare come dice Uno quello che in quel momento non ho.
Ma ancora questa cosa mi è difficilissima devo accettare di non essere una cattiva, egoista, menefreghista.... madre se faccio diversamente.
Chissà che il detto "poco ma buono" non sia la cosa giusta piuttosto che tanto ma "scarso" di tutto.
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Vecchio 22-09-2008, 22.11.42   #16
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Non cito, ma cerco se possibile di rispondere a ciò che è uscito fin'ora.

C'è un parola (anche se inglese, in italiano ce ne vogliono almeno due) che racchiude tutto il discorso, è usata di solito in ambienti tecnici e mi è capitata sotto l'occhio in questi giorni su un'altro sito: Overselling

Che significa per chi non mastica inglese e ancor meno robe tecniche? Tranquilli, il senso lo conoscete tutti e comunque tutti ci abbiamo a che fare praticamente ogni giorno.
L'esempio più classico è la connessione internet, soprattutto prima quando si usava il modem (ma anche ora con l'adsl lo fanno) Una compagnia di servizi internet ha a disposizione (esempio semplice) 1000 kb di banda e prendendo 20 clienti potrebbe destinare 50kb a testa. Con il tempo le compagnie si sono accorte che non tutti i 20 clienti erano connessi insieme, quindi hanno pensato che potevano con la stessa banda prendere 22, 25 o più clienti....
Questo accade con i cellulari, con le banche (ci prestano soldi che non hanno materialmente), con l'elettricità (paghiamo per una certa potenza al contatore, ma se per un qualche motivo, esempio i condizionatori in estate, decidiamo tutto di usare tutta la potenza, parte il blackout) etc... basta osservarsi intorno per trovare infiniti casi...

Tutta questa premessa per dirvi che noi stessi applichiamo l'overselling con gli altri (qualcosa in maniera diversa ma il succo c'è)... se ci pensate un pò tutto torna.
Il problema, usando la metafora, subentra quando dei clienti non pagano la bolletta e quando tutti decidono di esigere il servizio insieme.

C'è anche un altro modo per dare più di quello che si ha, ma non sono casi comuni e non era ciò che intendevo affrontare con questo 3d.
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Vecchio 22-09-2008, 23.37.02   #17
dafne
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Qualche tempo fà in una discussione ho letto una cosa che mi ha colpito molto.
Noi non possediamo l'energia, non ne siamo colmi o scarichi, possiamo solo riuscire ad usarla o meno.

Nel tempo mi sono formata l'idea che invece di essere come pile, quindi più o meno cariche, siamo come lampadine, collegate a un circuito collegato a una pila...
Posto che già questo non so se è corretto o meno, finchè siamo lampadine a rigor di logica dare energia è cosa piuttosto complessa, anche se in un certo senso la diamo, trasformata in luce e calore.

Probabilmente sono già partita per la tangente ma in un certo senso potremmo pensare che a fare le lampadine da 30 watt abbiamo un certo dispendio di energia mentre se ci mettiamo in testa di illuminare per 60 (quindi per far luce anche per la lampadina spenta o quasi che chiede aiuto) quel surplus di energia che consumiamo da qualche parte dobbiamo pur prenderla, e se non riusciamo ad attingere alla pila molto probabilmente convinceremo la lampadina vicina dall'altra parte a illuminare un pò per noi che stiamo illuminado l'altra (ambiente circostante positivo) oppure appena ceduta luce alla lampadina in crisi faremo in modo che illumini proprio noi ridandoci quello che le abbiamo dato..in parte ovviamente perchè si sà che parte dell'energia si disperde.
sò perversa?

E' un pò come non avere soldi e spendere lo stesso, a me capita di frequente quando sono in difficoltà ed è un meccanismo che non ho ancora ben compreso, è un pò come ipotecare il futuro generando un buco ancora più grosso invece di chiuderlo

Chissà se ci ho capito qualcosa.....
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Vecchio 23-09-2008, 00.52.25   #18
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Mi piacerebbe approfondire il concetto di ambiente favorevole ovvero tramite l'ambiente favorevole il donante può assorbire energia sotto forma di riconoscenza o gratitudine. E' possibile che il donante non riconosca l'ambiente favorevole?

Se non sussiste un'ambiente favorevole, il donante cerca di avere un ritorno dallo stesso soggetto a cui ha donato (sotto forma di riconoscenza e gratitudine). Una sorta di prestito temporaneo delle proprie energie?

Ed infine se il donante non trova un'ambiente favorevole e non ha un ritorno dal soggetto a cui ha donato che fà? Rimane in riserva in attesa di ricaricarsi? E' la nascita di un nuovo vampiro?
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Vecchio 23-09-2008, 10.56.19   #19
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a mio avviso (jezebelius) non per forza è la nascita di un nuovo vampiro.
Anche se in quei casi deve trovare la forza di isolarsi (e a volte lo fa anche se inconsapevolmente) dall'ambiente e "uscirne" .
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Vecchio 23-09-2008, 15.27.07   #20
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Non cito, ma cerco se possibile di rispondere a ciò che è uscito fin'ora.

C'è un parola (anche se inglese, in italiano ce ne vogliono almeno due) che racchiude tutto il discorso, è usata di solito in ambienti tecnici e mi è capitata sotto l'occhio in questi giorni su un'altro sito: Overselling

Che significa per chi non mastica inglese e ancor meno robe tecniche? Tranquilli, il senso lo conoscete tutti e comunque tutti ci abbiamo a che fare praticamente ogni giorno.
L'esempio più classico è la connessione internet, soprattutto prima quando si usava il modem (ma anche ora con l'adsl lo fanno) Una compagnia di servizi internet ha a disposizione (esempio semplice) 1000 kb di banda e prendendo 20 clienti potrebbe destinare 50kb a testa. Con il tempo le compagnie si sono accorte che non tutti i 20 clienti erano connessi insieme, quindi hanno pensato che potevano con la stessa banda prendere 22, 25 o più clienti....
Questo accade con i cellulari, con le banche (ci prestano soldi che non hanno materialmente), con l'elettricità (paghiamo per una certa potenza al contatore, ma se per un qualche motivo, esempio i condizionatori in estate, decidiamo tutto di usare tutta la potenza, parte il blackout) etc... basta osservarsi intorno per trovare infiniti casi...

Tutta questa premessa per dirvi che noi stessi applichiamo l'overselling con gli altri (qualcosa in maniera diversa ma il succo c'è)... se ci pensate un pò tutto torna.
Il problema, usando la metafora, subentra quando dei clienti non pagano la bolletta e quando tutti decidono di esigere il servizio insieme.

C'è anche un altro modo per dare più di quello che si ha, ma non sono casi comuni e non era ciò che intendevo affrontare con questo 3d.
In poche parole, spero di riuscire a cogliere qualcosa, la dinamica è questa: Siamo noi, ognuno per se, le centrali, le compagnie che forniscono la banda. In questo "servizio" si potrebbe accogliere, soddisfare, una certa quantità di clienti ma visto che questi non li abbiamo tutti " contemporaneamente" collegati, si fa in modo di spalmare su una fetta più grossa il quantitativo di banda che serve per il servizio.
Di qui i problemi appunto perchè Tizio se paga, pagherà in ritardo o non pagherà affatto talvolta ed intanto continuerà ad usufruire per un certo periodo del servizio.
Il tutto utilizzando ancora la metafora che Uno ci ha dato, interessa noi, gli altri ed anche l'ambiente ( quest'ultimo nel senso che i cavi, la linea, deve comunque passare in uno spazio, favorevole o no ).

Il problema, forse allora è quel " nostro" bisogno di cercare di " ricevere " di più o peggio di volere mettere in campo, lo stesso, quel servizio pur riconoscendo determinate ( nostre ) limitazioni!
Giocoforza spalmando su una quantità maggiore di clienti, poichè sappiamo che tutti usufruiscono di quella linea ma non tutti sono nel medesimo momento collegati, ha per fine il raggiungere un tot di ritorno, in questo caso, superiore a quanto ci è possibile.
Pertanto un fine egoistico ossia quello di farsi pagare anche per un servizio non propriamente all'altezza ( talvolta infatti la connessione cade o va ad intermittenza ) ma pur tuttavia si amplia quello che in potenza, poichè non è detto che si riceva comunque, ritornerà a noi sotto forma di attenzioni, complimenti e quant'altro.

Questa dinamica è molto complicata,anche nel valutarla, analizzarla, almeno dal mio punto di vista...
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 23-09-2008, 23.25.13   #21
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In questo ultimo caso, purtroppo piuttosto frequente, si instaura un effetto molla, solo che la molla è bloccata almeno in parte dal bisogno altrui. Intendo dire che nel momento in cui il donante si sente esaurire, cerca inconsciamente di riprendersi energia, e qui gioca un ruolo fondamentale l'ambiente circostante. Se c'è un ambiente favorevole, il donante può assorbire energia, sotto forma di attenzioni e altro, un pò da tutti, altrimenti cerca di avere un ritorno dallo stesso soggetto a cui ha donato, sotto forma di riconoscenza, gratitudine etc...
Queste due alternative aprono diversi scenari... ma per ora mi fermo.
Forse c'entra solo relativamente, ma ho visto questa dinamica in me recentemente anche in un contesto più ampio, ovvero anche nell'energia che metto nel fare le cose.

Un ambiente favorevole può abituare ad un ritorno compensativo dell'aver dato più di quel che si ha, per esempio con l'apprezzamento. Anche in assenza di aspettativa, almeno nel razionale, dello stesso, se si è abituati che in linea di massima c'è un ritorno può accadere che ci si abitua a strafare o a spremersi troppo (nutrendo così un'immagine di se sovradimensionata che impedisce la reale conoscenza dei propri limiti) perchè tanto in parte, magari anche ampia torna qualcosa indietro dall'altrui apprezzamento (l'ambiente favorevole) e quindi di può costantemente investire più di quel che si ha.

Alla fin fine è fortunato quel momento in cui il ritorno viene a mancare e ci si trova appunto in overselling... permette di vedere come stanno le cose. E cioè che inconsciamente attendiamo anche quel che non ci aspettiamo consciamente. Pessimi economisti... così si fanno i crac, se applichiamo il tutto ad una società che investe o accoglie investimenti.

Riassumendo il meccanismo che ho visto è il seguente: sono in grado di fare dieci ma faccio sempre quattordici perchè costantemente mi dicono bravo e io recupero otto ad ogni roba che finisco e mi apprezzano. Il giorno che non mi dicono bravo, pur non aspettandomelo perchè alla fin fine perchè mai dovrebbero dirmelo, inconsciamente c'è però il coccodrillino che aspetta la polpetta. Se la polpetta arriva bene, ha subito pronta una parte di quel che torna da reinvestire per le prossime polpette, ma la volta che la polpetta non arriva resta li a bocca aperta con la fame... e anche se viene trattenuta la reazione proiettiva e non c'è delusione, si produce comunque la caduta.

Se non è troppo fuori tema mi piacerebbe approfondire sta cosa...
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Vecchio 24-09-2008, 08.02.19   #22
griselda
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Ah beh infatti siamo stati ammaestrati in questo modo, come gli animali da circo e/o tutti quelli ammaestrati. Dopo un azione compiuta bene gli si da il premio, la carotina, l'osso finto, etc
A noi davano i complimenti se facevamo bene qualcosa da bambini, oppure il regalo per la promozione, o l'approvazione se ci comportavamo secondo ammaestramento quindi credo sia una cosa profonda questa. Alla fine ci si ritrova tutti a fare per l'approvazione o per il tornaconto e mai per l'essere tranne qualche rara persona.
Questo mi sa che centra con quello che voleva dire Centomila con il discorso dello schiaffo al voto bello preso a scuola nell'opera al nero.
Anche se mi pare un paradosso rende il senso di non cadere nell'ammaestramento.
Ma oggi che orami sono ammaestrata da anni e anni mica semplice dire non mi aspetto niente perchè se sono sincera non è vero, sotto sotto c'è sempre qualcosa che aspetto anche se non la voglio vedere, ed è forse questo il punto andare a vedere e scoprirla.
Alla fine però se non sono gentile e lo faccio solo per avere riconoscenza tradisco il mio essere, Se voglio sentirmi brava buona bella simpatica etc forse è meglio che facendo qualcosa mi riempia io di questi aggettivi sforzandomi di fare qualcosa per me piuttosto che per gli altri.
Perchè se mi guardo profondamente sono talmente ammaestrata che non riesco a fare niente per me, nemmeno mi ricordo cosa mi piace e da dove trarre piacere o condierazione per me o tutto quello che potrei desiderare dagli altri perchè non me lo so dare.
Credo che io almeno debba lavorare su questo, nel sentirmi brava o appagata quando vado a fare una passeggiata per le mie gambe anche se nessuno mi dirà brava, anche se qualcuno troverà da ridire e gli apparirò scansafatiche perchè ho fatto per me e non per lui/lei.
Oppure cercare attività (questa è durissima) che mi riempiano di gioia l'essere anche se per questo dovrò fare qualcosa in meno per gli altri e per questo verrò ripresa invece che complimentata.
Perchè altrimenti penserò sempre che i miei vuoti li debbano riempire gli altri con gli apprezzamenti e robe varie.
Non è facile tutto questo perchè vuol dire ricominciare d'accapo a vedere le cose e a fare.
Rinunciare al mondo per come lo intendiamo ma dedicarci al nostro mondo perchè senza di quello non può esistere l'altro primo o poi si consuma e lo perdiamo e saremo di nuovo pieni di vuoti.
Magari non c'entra ma mi viene in mente che per essere felice devo prima avere felicità, se devo essere piena di energia prima la devo avere.

A ben guardare anche ad ogni post che scrivo come questo mi dico che l'ho scritto per me per fare chiarezza in me, però sono sicura che se avrò detto cavolate qualcosa in me si rattristerà, ma perchè mai dovrebbe succedere? Se è quello che penso quello è. Invece sotto sotto c'è sempre aspettativa di riconoscimento di aver detto una cosa giusta, ma se la cosa è giusta per me ora perchè la vedo così, perchè dovrei aspettarmi che gli altri la condividano? Mica siamo tutti uguali. Vabbeh sono finita OT
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Vecchio 25-09-2008, 00.54.03   #23
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Tutta questa premessa per dirvi che noi stessi applichiamo l'overselling con gli altri (qualcosa in maniera diversa ma il succo c'è)... se ci pensate un pò tutto torna.
Il problema, usando la metafora, subentra quando dei clienti non pagano la bolletta e quando tutti decidono di esigere il servizio insieme.

C'è anche un altro modo per dare più di quello che si ha, ma non sono casi comuni e non era ciò che intendevo affrontare con questo 3d.
A me non è molto chiaro il discorso dell'overselling Uno.
Se penso alla banca il discorso fila, faccio un mutuo, poi pian piano io restituisco questi soldi che non ho visto materialmente ma che il vecchio proprietario di casa ha preso in contanti. Se improvvisamente molti clienti che hanno stipulato dei mutui smettono di pagare il sistema collassa, e la banca fallisce ( una cosa del genere si sta giusto vedendo con le banche americane in sto periodo).

Rapportando il discorso alle energie che abbiamo a disposizione, se io ho per esempio a disposizione 10 e uso 15 è perchè da qualche parte ho un "ricircolo" continuo? Un ritorno che mi permette di "viaggiare" a 15 perchè da qualche parte mi ricarico continuamente?
Se ad un certo punto abituata ad un ritorno da parte di qualcuno, questo qualcuno "chiude" i rubinetti mi posso trovare a secco? E quindi o cerco altrove di prendere energie, oppure il mio sistema "collassa" e per esempio sarò stanca? Se viaggio lo stesso a 15 e non ricevo mai, sarò perennemente senza forze? ovvero se non ho il ritorno che mi serve farò come quei motori che sempre sotto sforzo alla fine si bruciano?
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A me non è molto chiaro il discorso dell'overselling Uno.
Se penso alla banca il discorso fila, faccio un mutuo, poi pian piano io restituisco questi soldi che non ho visto materialmente ma che il vecchio proprietario di casa ha preso in contanti. Se improvvisamente molti clienti che hanno stipulato dei mutui smettono di pagare il sistema collassa, e la banca fallisce ( una cosa del genere si sta giusto vedendo con le banche americane in sto periodo).

Rapportando il discorso alle energie che abbiamo a disposizione, se io ho per esempio a disposizione 10 e uso 15 è perchè da qualche parte ho un "ricircolo" continuo? Un ritorno che mi permette di "viaggiare" a 15 perchè da qualche parte mi ricarico continuamente?
Se ad un certo punto abituata ad un ritorno da parte di qualcuno, questo qualcuno "chiude" i rubinetti mi posso trovare a secco? E quindi o cerco altrove di prendere energie, oppure il mio sistema "collassa" e per esempio sarò stanca? Se viaggio lo stesso a 15 e non ricevo mai, sarò perennemente senza forze? ovvero se non ho il ritorno che mi serve farò come quei motori che sempre sotto sforzo alla fine si bruciano?
Io la vedo più o meno così: ho 100 di energia totale, dove 80 serve a me per alimentare il mio sistema, e 20 è quel "surplus" che posso investire in altro, donare, etc..
Se mi lascio prendere inizio a donare 30, 40, e via via sempre di più, contando sul fatto che poi da qualche parte scaverò fuori l'energia che serve per me stesso. Se queste fonti vengono a mancare resto però in deficit con me stesso...
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Vecchio 26-09-2008, 20.06.35   #25
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Mi piacerebbe approfondire il concetto di ambiente favorevole ovvero tramite l'ambiente favorevole il donante può assorbire energia sotto forma di riconoscenza o gratitudine. E' possibile che il donante non riconosca l'ambiente favorevole?
Anche a me piacerebbe sapere qualcosa di più sull'"ambiente favorevole" perchè mi dà l'impressione che venga dato quasi per scontato, come se ognuno di noi potesse praticamente sempre fruirne.
Mi vien da pensare che in "sua" assenza o comunque in caso di limitate approvazioni , complimenti e pacche sulla spalla mancando quel surplus si è anche meno portati a dare e quindi a lasciarsi prosciugare .... o no ? E a proposito di pacche sulla spalla , anche quelle che ci si da soli ( il fai da te dell'autostima ) rientrano nell'ambiente favorevole?
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