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Vecchio 15-12-2009, 01.01.46   #26
RedWitch
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In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.
Nel normale vivere i passaggi sono obbligatori, anzi penso che a vari livelli ogni giorno viviamo tanti piccoli passaggi (anche solo l'esempio del sedersi e alzarsi, quante volte al giorno lo facciamo?), poi ci sono passaggi più evidenti o più importanti nella vita di ognuno (Ad esempio un matrimonio, un figlio, un cambio di lavoro..), e anche nel lavoro interiore, esistono dei passaggi, è in quei momenti di pasaggio che si tende a fare resistenza? Se sapessi che sedendomi la sedia dietro non c'è, cercherei di frenare il più possibile la caduta, ma ad un certo punto sarebbe impossibile non cadere..

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E ci sarebbe un modo per limitare i rischi durante i passaggi o sono uno scotto obbligatorio da pagare?
Soprattutto nei passaggi che decidiamo noi, in prima persona, di avere magari cercare di prepararsi bene prima può servire ad avere un passaggio senza troppi scossoni o invece la fase del passaggio è ingovernabile?
Io penso che prepararsi in qualche modo serva ad affrontare tutte le cose... anche se non abbiamo potere sull'onda del mare possiamo prepararci per cavalcarla e non lasciarci travolgere....
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Vecchio 15-12-2009, 02.13.55   #27
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e anche nel lavoro interiore, esistono dei passaggi, è in quei momenti di pasaggio che si tende a fare resistenza? Se sapessi che sedendomi la sedia dietro non c'è, cercherei di frenare il più possibile la caduta, ma ad un certo punto sarebbe impossibile non cadere..
Più che altro sapendo che nei passaggi siamo più deboli, il rischio è appunto quello di non volerli fare questi passaggi, di fare resistenza come dici tu e quindi di non cambiare mai veramente...

Quello che voglio dire è che nel caso della sedia posso anche (con uno sforzo notevole) abbassarmi tenendo i muscoli tesi e contratti, le gambe larghe per non perdere l'equilibrio, e riuscire a sedermi, ma in quel caso il passaggio di stato di fatto non c'è perchè sedersi vuol dire risposarsi, ma se sto più rigido di prima....
Prima o poi si dovrebbe mollare veramente.
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Vecchio 15-12-2009, 09.57.17   #28
Ray
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Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo.
Beh, non è che fosse tanto intuibile dal primo post... comunque sia questa è un'indicazione importantissima (grazie).
In pratica lasciarsi andare è necessario per il passaggio. Si innesca volendolo e avvicinandosi, ma se poi non ci si lascia andare si rimbalza indietro. Per effettuarlo si corre un rischio: c'è un momento di totale destrbilizzazione, di non manifesto di nesssuno dei due stati (precedente e successivo)... insomma come dicevo parzialmente nell'altro tread, il passaggio è al buio.
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Vecchio 15-12-2009, 13.27.48   #29
luke
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Avete ragione, è importante prepararsi bene in vista di un passaggio, cercare di affrontarlo con consapevolezza ecc, però una fase di buio comuque credo la si debba passare per forza, un pò come si vede in alcuni film di fantascienza la fase di silenzio radio che c'è al rientro nell'atmosfera terrestre, in cui la navicella è in balia della gravità, non può comunicare ecc, si può cercare di arrivare col giusto assetto, la giusta angolazione e così via, però un momento di imponderabilità esisterà comunque... spero almeno che lassù qualcuno ci ami e vegli su di noi in quei momenti
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Vecchio 15-12-2009, 15.30.50   #30
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Forse non ho compreso bene il senso del tread ma penso che il passaggio, il momento di silenzio, di blakout, non sia altro che il momento della scelta, momento che si ripete continuamente, per cose semplici come per cose difficili.
Chiunque sceglie una via ha la probabilità di sbagliare, ha l'incertezza del dopo, dell'inevitabile che non sappiamo cosa sia.
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Vecchio 15-12-2009, 23.45.57   #31
Sole
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Ma per lasciarsi andare bisogna abbandonarsi. Però lasciare andare vuol dire perdere qualcosa e abbandonare qualcosa... o meglio qualcuno nel caso in cui ci si lascia andare/abbandona, per cui nel passaggio è già implicito un cambiamento.
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 16-12-2009, 00.40.19   #32
luke
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Ma per lasciarsi andare bisogna abbandonarsi. Però lasciare andare vuol dire perdere qualcosa e abbandonare qualcosa... o meglio qualcuno nel caso in cui ci si lascia andare/abbandona, per cui nel passaggio è già implicito un cambiamento.
Perdere e forse anche acquistare qualcosa, a mio parere; magari ciò che perdiamo dello stato precedente lo ritroviamo trasformato nel nuovo stato, forse è proprio per permettere questo scambio che è necessario il momento di buio.
Il single che si fidanza ad esempio deve perdere qualcosa del suo essere single, perchè altriementi avrà difficoltà a vivere la nuova condizione se non si è modificato in lui qualche elemento.

Ma anche se lo stato preesistente continuasse ad esistere, esempio il pedone che comincia a guidare rimanendo comunque anche pedone, dorà modificare anche il suo "essere pedone", magari iniziando anche lui a portare la macchina capirà meglio che non conviene camminare sempre in mezzo alla strada, starà più accorto e così via.
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Vecchio 16-12-2009, 10.41.36   #33
Edera
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Nella mia esperienza ho notato che affrontare i passaggi spesso è difficoltoso ma se non li affronto arrivano delle grosse crisi, come se qualcosa spingesse verso la direzione cambiamento con forza uguale e contraria alla resistenza che oppongo. Sono tutti momenti in cui non si può esercitare nessun controllo, bisogna abbandonarsi, lasciare che accada..Affidarsi
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Vecchio 16-12-2009, 11.00.10   #34
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Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo.
Siamo più deboli ma nello stesso tempo quasi autonomi perchè non ci teniamo su nulla ma ci appoggiamo solo su di noi e le nostre potenzialità, come il bimbo incerto che muove i primi passi da solo, finchè trova il giusto equilibrio.
La fase in cui non si è ne carne nè pesce si tende ad andare in crisi, eppure sono proprio queste crisi di identità che fanno crescere, infatti in questi momenti forse non si dà tutto per scontato quindi secondo me si vive più intensamente, anche se ce ne rendiamo conto quando sono già passati e ormai ci siamo seduti.
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Vecchio 16-12-2009, 14.23.12   #35
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Nella mia esperienza ho notato che affrontare i passaggi spesso è difficoltoso ma se non li affronto arrivano delle grosse crisi, come se qualcosa spingesse verso la direzione cambiamento con forza uguale e contraria alla resistenza che oppongo. Sono tutti momenti in cui non si può esercitare nessun controllo, bisogna abbandonarsi, lasciare che accada..Affidarsi
Effettivamente credo anche io che rifiutare il passaggio comporti poi il doversi ritrovare davanti sempre a determinati problemi, anche se poi materialmente il passaggio è stato comunque effettuato.
Probabilmente esiste una fase in cui bisogna lasciarsi "prendere in carico" da qualcosa d'altro da noi per poi ripartire da dove questo qualcosa ci lascia, certo non è facile abbandonarsi con fiducia, io almeno ancora non riesco a farlo completamente, giustamente mi si può dire se non hai fiducia nella Divina Provvidenza in chi vuoi averla?
Eh lo so , proverò a migliorare da questo punto di vista, anche perchè mi trovo in una fase con svariati passaggi in corso, quindi posso mettere subito in pratica quanto detto.
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Vecchio 17-12-2009, 10.43.19   #36
Edera
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Probabilmente esiste una fase in cui bisogna lasciarsi "prendere in carico" da qualcosa d'altro da noi per poi ripartire da dove questo qualcosa ci lascia, certo non è facile abbandonarsi con fiducia, io almeno ancora non riesco a farlo completamente, giustamente mi si può dire se non hai fiducia nella Divina Provvidenza in chi vuoi averla?
Non sono certo la persona migliore per dare consigli però secondo me siamo abbastanza vicini alla verità quando pensiamo ai passaggi come momenti in cui dobbiamo lasciarci 'prendere in carico' da una parte sconosciuta di noi, mollare la presa, il controllo. E' difficilissimo anche per me, ho la mania di 'controllare' tutto.. Come se potessi veramente farlo... Invece a volte bisogna solo chiudere gli occhi e lasciare che accada.
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Vecchio 17-12-2009, 18.17.46   #37
Luce
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Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

Quindi? Quindi il discorso del prevenire ciò che ancora non c'è in questo caso non suona, non più di tanto, perchè comunque che sia pure l'ultimo millimetro bisogna lasciarsi andare. Tant'è che, come tutte le pose e le azioni, c'è modo e modo di sedersi. C'è chi si riposa le gambe e chi invece le massacra, chi si riposa la schiena... etc...

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).

Questo lo possiamo applicare a qualsiasi cosa. Siamo figli che viviamo felici a casa? Decidiamo di sposarci? Nel passaggio da figli a mariti o mogli rischiamo di farci male, poi se il rapporto è stabile ci godiamo i vantaggi. Se subentrano altre cose dopo e le analazziamo scopriamo che sono sempre altri passaggi.

Siamo studenti ed iniziamo a lavorare?
Siamo pedoni ed iniziamo ad andare in bicicletta?

etc....
Ci vedo che se mi aspetto che la ringhiera regga,o che la sedia ci sia,rischio di cadere e farmi male..forse il segreto è nel non dare nulla per scontato e non cercare sicurezze dove non ce ne sono, vale a dire considerare che esistono talmente tante variabili fuori di noi(compreso il buontempone di turno),che non è possibile sapere finchè non appoggi il sedere se la sedia c'è o no.

Per ora questo,poi ci torno.

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Vecchio 18-12-2009, 01.49.04   #38
Ray
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E' amche necessario accettare il pericolo. I passaggi, i cambiamenti, costano.
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Vecchio 12-11-2010, 22.39.02   #39
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Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

..........................................

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).


etc....

Tiro su questa discussione perchè c'è qualcosa che vorrei capire, o iniziare a capire.

C'è un momento nel passaggio da una situazione ad un'altra in cui diventiamo vulnerabili, un momento in cui non abbiamo controllo alcuno. Un affacciarsi sull'ignoto.
Scrivi che non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo (quindi esteso non è il desiderio di cambiare) ma perchè ci appoggiamo alla ringhiera o al piede, cioè iniziamo il cambiamento.

Quello che mi stavo chiedendo è se questo passaggio che ci rende vulnerabili non è possibile controllarlo che ci facciamo?
Voglio dire, anche pensando di poter cogliere quel preciso momento, quello in cui ci si abbandona, a cosa ci può servire? Se è al di fuori del mio controllo capiterà comunque.

O riuscire a scorgere il momento in cui smettiamo di essere in piedi (anche se a me non piace molto come definizione perchè appena comincio a sedermi sono già nonpiùinpiedi e giàunpòseduta ) e siamo seduti ci permette di circoscrivere i danni?

O dobbiamo "solo" arrenderci e lasciare che quel qualcosa di noi che gestisce si molli per affidarsi a qualcos'altro (provvidenza?) per poi riprendere il controllo?

Mi suona un pò come quel solve e coagula che fatico sempre a metabolizzare. Smettiamo di essere in piedi, smaterializziamo quell'immagine, quello stato d'essere per poi ricomporci in un tizio seduto.....
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Vecchio 13-11-2010, 13.27.40   #40
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il momento in cui smettiamo di essere in piedi (anche se a me non piace molto come definizione perchè appena comincio a sedermi sono già nonpiùinpiedi e giàunpòseduta )
E' vero che nel momento in cui inizio a sedermi sono un po' meno in piedi di prima e questo essere in piedi va via via calando man mano che proseguo il movimento, ma è anche vero che l'essere in piedi è prevalente fino ad un certo punto poi inizia ad essere prevalente l'essere seduti. Fino a che è prevalente l'essere in piedi posso invertire il moto e rimettermi in piedi con una certa facilità, diverso se ho già attraversato il passaggio. Il passaggio è quel momento in cui non sono nè in piedi nè seduto. In quel punto non ho appoggi e quindi neanche equilibrio. Ovvio che vale per tutti i passaggi.
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Vecchio 13-11-2010, 18.11.43   #41
luke
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L'esempio della sedia è sicuramente utile per capire il concetto in generale, ma se la sedia non si vede ancora? se ci dovessimo lasciar andare "sulla fiducia" senza avere la certezza che ci sarà una sedia robusta pronta ad accoglierci?
Saremmo costretti a rimanere in piedi anche coi muscoli che ci fanno male , coi crampi ecc ma preferiremmo questa condizione a quella di lascirsi andare col rischio di non trovare la sedia e sbattere violentemente il sedere a terra ed a quel punto coi muscoli ultrastressati non si sa se ce la faremmo a rialzarci.

Certamente si può dire "se ti fossi arrischiato prima a lasciarti andare al buio avresti avuto la possibilità di rilazarti e riprovare nuovamente, quindi più tardi ti butti e peggio è", lo so però ho "per costituzione"le ossa delicate

Ultima modifica di luke : 13-11-2010 alle ore 18.53.30.
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Vecchio 13-11-2010, 21.52.26   #42
dafne
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
.......ma è anche vero che l'essere in piedi è prevalente fino ad un certo punto poi inizia ad essere prevalente l'essere seduti. Fino a che è prevalente l'essere in piedi posso invertire il moto e rimettermi in piedi con una certa facilità, diverso se ho già attraversato il passaggio. Il passaggio è quel momento in cui non sono nè in piedi nè seduto. In quel punto non ho appoggi e quindi neanche equilibrio. Ovvio che vale per tutti i passaggi.
Mi sono resa conto che mi inrocchio proprio sulla continuità della cosa come se non riuscissi a pensarla diversamente. Lo stacco lo percepisco comunque come un da A a B senza vuoto...non ci avevo fatto caso con l'esempio della sedia ma ho fatto un'esperienza col TA piuttosto curiosa e mi sono resa conto che ho un profondio...non sò...orrore del cambio, è come se fossi già in B mentre sono ancora in A. Cosa che però è solo mentale..vabbeh mi sà che non mi capisco manco io per bene intanto continuo ad osservare. (ps poso associare questa cosa a quell'orror vacui di cui leggo ogni tanto in giro?)
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Vecchio 13-11-2010, 22.07.23   #43
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L'esempio della sedia è sicuramente utile per capire il concetto in generale, ma se la sedia non si vede ancora? se ci dovessimo lasciar andare "sulla fiducia" senza avere la certezza che ci sarà una sedia robusta pronta ad accoglierci?
Saremmo costretti a rimanere in piedi anche coi muscoli che ci fanno male , coi crampi ecc ma preferiremmo questa condizione a quella di lascirsi andare col rischio di non trovare la sedia e sbattere violentemente il sedere a terra ed a quel punto coi muscoli ultrastressati non si sa se ce la faremmo a rialzarci.
Non saprei Luke, penso che se ti stai ponendo il problema della sedia sei già, come dire, un pò più sicuro. Poi in tutti i cambiamenti c'è quel margine di imprevisto che non puoi gestire e che se continui a pensarci ti tiene inchiodato in eterno (o ti fà immaginare qualsiasi cosa per coprirlo).

Vado per intuizione ma forse imparare a conoscere quel vuoto, quel senso di pericolo, ci può foirtificare da una parte e rendere più scaltri dall'altra.

Ho anche una sensazione, ma è piuttosto stiracchiata. Per cambiare certi schemi cristallizzati bisogna imprimere una maggiore forza e fare un salto (se ne parlava anche nella discussione delle ottave) per uscire dal circolo abituale.
Forse in quel cambio si sperimenta un vuoto e se non c'è sufficiente forza o un'immagine di cambiamento di riferimento in quel vuoto ci si perde un attimo e per, come dire, sopravvivenza, si ritorna alla situazione abitudinaria...nel migliore dei casi, ci si smarrisce mentalmente nel peggiore.

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Vecchio 22-11-2010, 23.46.04   #44
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Certamente si può dire "se ti fossi arrischiato prima a lasciarti andare al buio avresti avuto la possibilità di rilazarti e riprovare nuovamente, quindi più tardi ti butti e peggio è", lo so però ho "per costituzione"le ossa delicate

Questa tua frase mi ha fatto pensare a una cosa. Forse è scollegato ma mi sembrava troppo aprire un nuovo topic per parlarne.
Vorrei riportare una mia sensazione riguardo 'il lasciarsi andare nel vuoto'. La chiamo sensazione ma non credo sia corretto... Io avverto una parte di me che sembra sempre perfettamente lucida e cosciente e che sa sempre cosa bisognerebbe fare. Spesso quello che questa parte mi suggerisce è qualcosa di molto doloroso per me Edera e faccio di tutto per non ascoltarla. Se ne frega di me, delle mie paure, del mio bisogno di ringhiere e di sicurezze, degli altri e delle loro reazioni.
A te succede Luke? A voi succede? E se sì come vi comportate con questa parte così 'canchera'?
Scritta così può sembrare uno sdoppiamento di personalità In realtà è una specie di osservatore sconosciuto (perdonatemi non riesco a chiamarlo in altri modi) che mi trovo incorporato tipo satellitare e che sa immediatamente cosa dovrei fare nelle varie situazioni. Spesso mi porterebbe in una via completamente contraria a sicurezza, protezione, riposo, mi getterebbe in mare aperto a calci nel di dietro, in nome di un principio imparziale che ancora non riesco definire bene. Se almeno si potesse spegnere, lo posso coprire ma lui sotto sotto è sempre lì, silenzioso che attende. Che delirio di post
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Vecchio 23-11-2010, 00.14.04   #45
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Questa tua frase mi ha fatto pensare a una cosa. Forse è scollegato ma mi sembrava troppo aprire un nuovo topic per parlarne.
Vorrei riportare una mia sensazione riguardo 'il lasciarsi andare nel vuoto'. La chiamo sensazione ma non credo sia corretto... Io avverto una parte di me che sembra sempre perfettamente lucida e cosciente e che sa sempre cosa bisognerebbe fare. Spesso quello che questa parte mi suggerisce è qualcosa di molto doloroso per me Edera e faccio di tutto per non ascoltarla. Se ne frega di me, delle mie paure, del mio bisogno di ringhiere e di sicurezze, degli altri e delle loro reazioni.
A te succede Luke? A voi succede? E se sì come vi comportate con questa parte così 'canchera'?
Scritta così può sembrare uno sdoppiamento di personalità In realtà è una specie di osservatore sconosciuto (perdonatemi non riesco a chiamarlo in altri modi) che mi trovo incorporato tipo satellitare e che sa immediatamente cosa dovrei fare nelle varie situazioni. Spesso mi porterebbe in una via completamente contraria a sicurezza, protezione, riposo, mi getterebbe in mare aperto a calci nel di dietro, in nome di un principio imparziale che ancora non riesco definire bene. Se almeno si potesse spegnere, lo posso coprire ma lui sotto sotto è sempre lì, silenzioso che attende. Che delirio di post
Sinceramente io non l'avverto ancora molto, la parte "canchera" , o meglio non avverto lo sdoppiamento, nel senso che quasi sempre c'è il mio solito io , a volte c'è altro che ne prende il posto, ma se c'è uno scompare l'altro, non vedo coesistenza.
Quando c'è altro respiro meglio, più profondo, sento quasi un solletico per il corpo,una strana sensazione in gola, il corpo più vivo (tanto per non farti delirare da sola ) vado avanti più a intuizione e messa in atto immediata che a pensiero a getto continuo e ripensamenti vari , poi però mi passa...., durasse più a lungo probabilmente non mi farei tanti scrupoli sui passaggi, i cambiamenti,prima e dopo. li vivrei e basta comportandomi all'istante nel modo più idoneo.

Ultima modifica di luke : 23-11-2010 alle ore 00.16.57.
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Vecchio 23-11-2010, 00.22.28   #46
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Hai tutta la mia comprensione Edera mi è capitato spesso di sentirmi così e di dire nooooooooooooo

Poi, magari non è la stessa cosa ma di fatto quando l'ho ascoltata alla fine ne ha prodotto del bene, anche se magari non nei termini in cui io lo vorrei stò bene

E una di quelle cose che se ci lasciavo troppo sù l'attenzione rischiavo di impazzire. Tu, me, lei, idda, issa, essa, fancippen

Adesso è diverso, in qualche modo a furia di dai e dai ho capito che siamo la stessa persona solo che io sono piccola e tonta mentre lei è grande e guarda intorno invece del pavimento che guardo io che sono sempre col popò per terra. Và che ci tocca fidarci di quello che consideriamo ignoto per non cascare nel solito conosciuto mi sà.
Il casotto è quando siamo da una parte e vorremmo passare all'altra, un salto nel buio, bisogna spegnere la lucina della mente che nel mentre si attrezza di candele, fiammiferi, neon, fiamme ossidriche, pietre pomice
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Vecchio 23-11-2010, 10.43.47   #47
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Adesso è diverso, in qualche modo a furia di dai e dai ho capito che siamo la stessa persona solo che io sono piccola e tonta mentre lei è grande e guarda intorno invece del pavimento che guardo io che sono sempre col popò per terra. Và che ci tocca fidarci di quello che consideriamo ignoto per non cascare nel solito conosciuto mi sà.
Sì siamo la stessa persona ma come si fa a fidarsi una vocina così assurda? E' troppo estrema, non avrei un minuto di pace, si macinerebbe la vita tipo schiacciassassi, me compresa... E' umanamente impossibile..
Per portarmi dove poi? E se perdo tutto (perderei sicuramente tutto)? E se cado?
Sopra parlavo di affidarsi... Ehhhh.
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Vecchio 23-11-2010, 12.00.32   #48
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Sinceramente io non l'avverto ancora molto, la parte "canchera" , o meglio non avverto lo sdoppiamento, nel senso che quasi sempre c'è il mio solito io , a volte c'è altro che ne prende il posto, ma se c'è uno scompare l'altro, non vedo coesistenza.
Quando c'è altro respiro meglio, più profondo, sento quasi un solletico per il corpo,una strana sensazione in gola, il corpo più vivo (tanto per non farti delirare da sola ) vado avanti più a intuizione e messa in atto immediata che a pensiero a getto continuo e ripensamenti vari , poi però mi passa...., durasse più a lungo probabilmente non mi farei tanti scrupoli sui passaggi, i cambiamenti,prima e dopo. li vivrei e basta comportandomi all'istante nel modo più idoneo.
Ho capito quindi tu preferiresti avvertirlo sempre questo 'altro'. Io invece lo avverto praticamente sempre (Es: mi succede qualcosa che mi crea conflitto, cerco dentro me la possibile soluzione e questo me la mostra così, nuda e cruda e mi trovo con questa patata bollente in mente che non so dove buttare. Le soluzioni sarebbero: magiarsela ed è quello che mi viene suggerito dal profondo oppure buttarci acqua sopra per farla freddare quello che faccio spesso. ) Lo avverto ma non mi fa nè respirare meglio, nè solletico, mi dà solo uno spintone nel fosso a cui devo sempre opporre con la mente una forza uguale e contraria... Non ne voglio sapere di mollare il controllo.
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Vecchio 23-11-2010, 12.48.52   #49
dafne
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Sì siamo la stessa persona ma come si fa a fidarsi una vocina così assurda? E' troppo estrema, non avrei un minuto di pace, si macinerebbe la vita tipo schiacciassassi, me compresa... E' umanamente impossibile..
Per portarmi dove poi? E se perdo tutto (perderei sicuramente tutto)? E se cado?
Sopra parlavo di affidarsi... Ehhhh.
Uhm, non sò, mi sà che parliamo di due cose diverse perchè a me comunque in genere mi dà il senso di cose assurde quello che vuole si, ma mai percepita come uno schiacciasassi, anzi. Rimane lì a guardare mentre mi schiacciasasso da sola e poi pazientemente raccoglie i pezzi anche se glieli strappo sempre via di mano prima che possa farci un'immagine nuova...vabbeh mi sà che è fuori tema, comunque che ci sia una ringhiera o meno cadere bisogna cadere, siamo vulnerabili e basta. Non ci si può proteggere se non guardando, diceva Uno più sù, bene in giro a veder se ci sono buontemponi.

Nel passaggio dissolviamo quello che siamo secondo me e lo dobbiamo fare per passare da in piedi a seduti, le mille sfumature in mezzo alla fin fine possono forse aiutarci a capire quando siamo vicini al momento del vuoto e prapararci un appiglio, l'immagine a cui vogliamo arrivare. Bon io vivo a immagini per cui magari per qualcun altro è più semplice pensare a un'idea, un pensiero.

Se poi i salti li facciamo così, a estrazione del lotto può capitare che ci ritrovi seduti credendo di voler essere stesi e allora nascono i problemi. In negativo come in positivo, penso, non rientrano forse nei casi positivi quelli che chiamiamo satori?

dafne non è connesso  
Vecchio 23-11-2010, 14.13.38   #50
Ray
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Originalmente inviato da Edera Visualizza messaggio
... Io avverto una parte di me che sembra sempre perfettamente lucida e cosciente e che sa sempre cosa bisognerebbe fare. Spesso quello che questa parte mi suggerisce è qualcosa di molto doloroso per me Edera e faccio di tutto per non ascoltarla. Se ne frega di me, delle mie paure, del mio bisogno di ringhiere e di sicurezze, degli altri e delle loro reazioni.
Nein, tu no Edera, lei Edera e tu edera, ja. No fero lei fregare nulla di te, viceversen, lei fregare di te e tu fregare di tue piccole illusorien sicurezzen daten da linea di minore resistenzen, ja.
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