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Vecchio 09-02-2010, 21.24.34   #26
Ray
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Assegno qualcosa (anche in banca anche se preferirebbe non darli gli assegni) mentre rassegno qualcosa che già di suo è negativo, le dimissioni.

Non si dice assegno un lavoro e rassegno il lavoro
Si che si dice assegno un lavoro. Ti assegno il lavoro di cercare meglio .

Le dimissioni che si rassegnano non sono negative in se, ma l'attestazione di qualcosa che finisce.

Interessante invece la cosa dei passi indietro. In effetti quando mi accorgo che le testate non mi permettono di passare oltre e smetto, facendo due passi indietro e vedendo quindi il muro, riesco a rendermi conto del perchè non passavo oltre.

C'è però un altro punto che vorrei sottoporre per espandere il discorso, anche se lo temo pericoloso per qualcuno .

La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?
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Vecchio 09-02-2010, 21.31.54   #27
luke
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La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?

A mio avviso non è detto. Può essere una rinuncia momentanea, poi una volta fatti i passi indietro, elaborata la cosa, magari vista in modo diverso da prima, potremmo trovare nuove strade e nuova forza per tornare alla carica, questa volta con più successo, oppure potremmo scoprire che quella cosa non ci interressava poi così tanto o che ne esistono altre ancora più belle o comunque migliori per noi cui prima non facevamo caso.
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Vecchio 09-02-2010, 21.34.53   #28
stella
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Io vedo il rassegnarsi come un arrendersi, e anche questo porta a renderci disponibili, darsi al nemico, mettersi nelle sue mani, e lo collego al rassegnarsi perchè anche se la situazione a cui mi rassegno non l'avrei accettata se avessi potuto scegliere, cedo qualcosa, non faccio più resistenza, quindi mi rassegno.
Nel gergo militare, si passa in rassegna di solito i soldati, che in questo caso si dicono rassegnati, essendo a disposizione di chi li passa in rassegna.
Quindi se i rassegnati si mettono a disposizione, rassegnarsi vuol dire sottostare a una certa situazione, però io posso scegliere se rassegnarmi o no, se decido di rassegnarmi non padroneggio più la situazione ma semplicemente non mi oppongo più.
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Vecchio 09-02-2010, 22.39.07   #29
gibbi
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La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?
Da quanto avevi detto e che riporto qui sotto mi sembrava di aver capito che si deve smettere di sperare che cambi o che la cosa non sia così e ne avevo letto una rinuncia definitiva.

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Alla fin fine la differenza tra rassegnazione e l'accettazione, è che finchè sono rassegnato continuo a connotare negativamente la cosa, continuo a sperare che cambi.
L'accettazione arriva quando smetto di sperare che quella cosa cambi o non sia e quindi ci convivo pacificamente.
E posso costringermi a farlo, concentrandomi sulla convivenza con quella cosa non dando spazio alle speranze opposte.
Ritengo sia un passo criciale , se puoi espandere ti ringrazio.
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Vecchio 10-02-2010, 00.44.24   #30
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Si che si dice assegno un lavoro. Ti assegno il lavoro di cercare meglio .

La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?
Per la frase sottolijneata mi sono espressa veramente da cani, volevo dire che si assegna un lavoro ma non si rassegna il lavoro ma le dimissioni..eh bon...terribilmente dafniano, sorry

La rinuncia, per essere tale, è definitiva per forza. Penso.
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Vecchio 10-02-2010, 01.04.47   #31
Kael
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La rassegnazione può essere un fase verso l'accettazione, ma a volte posso accettare qualcosa senza dovermi rassegnare, a volte perfino con entusiasmo (ad esempio se qualcuno decidesse di regalarmi qualche milione )

Penso che il succo stia in quello che ha detto Ray, scoprire l'utile nella cosa accettata, dato che il bicchiere è sempre mezzo pieno e mezzo vuoto, anche se al momento non riusciamo che a vederne i lati negativi. Per scoprire l'utile devo osservare il problema, esaminarlo, magari immaginando che non sia il nostro ma di qualcun altro per poter esserne maggiormente distaccati ed obiettivi.

La rassegnazione comunque non è una resa perchè in cuor nostro continuiamo a combattere, ad opporci. Non sbatteremo più la testa ma il cuore continua a soffrire, a sperare che le cose cambino.
Ma attenzione, ci sono due tipi di speranza. C'è quella che sa dare forza all'animo, e quella che consuma. La prima è l'unica vera Speranza, quella cristiana, la seconda assomiglia di più ad un pretendere...
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Vecchio 10-02-2010, 01.47.42   #32
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La rassegnazione può essere un fase verso l'accettazione, ma a volte posso accettare qualcosa senza dovermi rassegnare, a volte perfino con entusiasmo (ad esempio se qualcuno decidesse di regalarmi qualche milione )
Precedentemente l'avevo accennato, ma bon è passato inosservato. In realtà, se osservi, anche nelle cose positive passi un attimo di negazione, di conflitto e di rassegnazione prima di accettare. Solo che le passi senza indugio, spinto dal riconoscimento della novità come positiva per te.
Ma è la natura di novità che innesca il meccanismo perchè comunque ti ci devi adattare, ossia devi cambiare.
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Vecchio 10-02-2010, 10.14.07   #33
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Precedentemente l'avevo accennato, ma bon è passato inosservato. In realtà, se osservi, anche nelle cose positive passi un attimo di negazione, di conflitto e di rassegnazione prima di accettare. Solo che le passi senza indugio, spinto dal riconoscimento della novità come positiva per te.
Ma è la natura di novità che innesca il meccanismo perchè comunque ti ci devi adattare, ossia devi cambiare.
In qualsiasi novità passi per la negazione, una negazione istintiva che avviene a causa del corpo che è separato dal resto. Però poi non sono sicuro che si debba per forza passare per la rassegnazione, che è un riconoscimento della nostra impotenza. Posso non essere impotente eppure accettare la novità perchè riconosciuta come positiva, in questo caso è una libera scelta e non una scelta forzata.

Se qualcuno decide di regalarmi un milione non mi ci vedo costretto a rassegnarmi, certo potrei rifiutare (avrei i miei motivi) ma è proprio il fatto di poter scegliere (avendone piena libertà e potere) che fa decadere la rassegnazione, la quale compare solo di fronte a una nostra impotenza o mancanza.
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Vecchio 10-02-2010, 12.36.59   #34
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In qualsiasi novità passi per la negazione, una negazione istintiva che avviene a causa del corpo che è separato dal resto. Però poi non sono sicuro che si debba per forza passare per la rassegnazione, che è un riconoscimento della nostra impotenza. Posso non essere impotente eppure accettare la novità perchè riconosciuta come positiva, in questo caso è una libera scelta e non una scelta forzata.

Se qualcuno decide di regalarmi un milione non mi ci vedo costretto a rassegnarmi, certo potrei rifiutare (avrei i miei motivi) ma è proprio il fatto di poter scegliere (avendone piena libertà e potere) che fa decadere la rassegnazione, la quale compare solo di fronte a una nostra impotenza o mancanza.
Posso rassegnarmi anche se non sono impotente, per scelta appunto.
Io continuo a pensare che passiamo attraverso unn momento di rassegnazione, che è la restituzione dell'opposizione. Neghi, ti opponi, ti rassegni (smetti di opporti) e accetti.
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Vecchio 10-02-2010, 14.10.53   #35
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Posso rassegnarmi anche se non sono impotente, per scelta appunto.
Io continuo a pensare che passiamo attraverso unn momento di rassegnazione, che è la restituzione dell'opposizione. Neghi, ti opponi, ti rassegni (smetti di opporti) e accetti.
Se rassegnarsi vuol dire rimettersi ad una volontà più grande (o sulla quale comunque non abbiamo potere), non credo si possa parlare di rassegnazione se questa volontà coincide con la mia, o non solo almeno, così come se mi rimetto a una volontà più piccola parlerei più di un accondiscendere o di un accontentare più che di un rassegnarsi. Comunque bon, forse son solo parole..
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Vecchio 10-02-2010, 14.50.57   #36
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Se rassegnarsi vuol dire rimettersi ad una volontà più grande (o sulla quale comunque non abbiamo potere), non credo si possa parlare di rassegnazione se questa volontà coincide con la mia, o non solo almeno, così come se mi rimetto a una volontà più piccola parlerei più di un accondiscendere o di un accontentare più che di un rassegnarsi. Comunque bon, forse son solo parole..
Son solo parole fino ad un certo punto. La questione è irrilevante per quanto riguarda il problema inerente la rassegnazione, però è interessante a livello osservativo e credo abbia una valenza per la comprensione completa di tutto il processo.

Concordo sulla non necessità della rassegnazione di fronte ad una cosa che coincide con la tua volontà, ma l'esempio non era esattamente così. Il quid è l'elemento novità, che implica necessità di cambiamento.

Se io voglio un milione e te lo vengo a chiedere sono già pronto al cambiamento e quando me lo dai salto a piè pari anche l'opposizione, oltre alla rassegnazione.
Se invece io non sono pronto e tu me lo offri, mi poni di fronte ad una richiesta di cambiamento. Non c'è una mia volontà pregressa, ma solo la possibilità di accordare la mia alla tua. Quindi passo per un millesimo di secondo per l'opposizione, che risolvo decidendo di volere anch'io quella cosa, mi rassegno al cambimento, magari con entusiasmo, e accetto il tutto.

Ok, ripeto, al lato pratico chissenefrega di questi particolarismi, ben venga il milione. Ma mi interessa stabilire se nel processo di accettazione di una novità/cambiamento si debba per forza passare per la rassegnazione, magari senza accenderla o se si possa invece percorrere altre strade (se ho centrato il problema in discussione).
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Vecchio 10-02-2010, 16.43.47   #37
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scusate, mi spiegate la differenza, allora, tra rassegnazione e rinuncia?

Se mi offrono un mlione ho un'iniziale euforia ( ) ma se poi mi rendo conto che non li voglio da quella persona rinuncio a prenderli.
E mi rassegno a non prenderli? Questo intendete?
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Vecchio 10-02-2010, 18.44.36   #38
griselda
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Io continuo a vedere il sergente che passa in rassegna, controlla i soldati nei minimi particolari posizione, divisa, capelli, portamento, nome etc
In pratica è un controllo nei minimi particolari di ciò di cui si deve prendere cura e di cui deve rispondere ai suoi superiori.
A me fa pensare alla ricapitolazione (sarà perchè ancora non sono capace ahahah)
I pratica controlli che tutto ciò che imparato e insegnato venga messo in pratica, nella ressegna, quando diventa rassegnarsi devi fare questa cosa su te stesso.
Da li poi può derivarne la accettazione se ti sei in modo completo rassegnato.
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Vecchio 10-02-2010, 18.56.14   #39
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Beh, fanno anche le rassegne di film, le rassegne d'arte eccetera...
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Vecchio 10-02-2010, 19.17.27   #40
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Io continuo a vedere il sergente che passa in rassegna, controlla i soldati nei minimi particolari posizione, divisa, capelli, portamento, nome etc
E poi pensa al sergente che è sia quello che guarda che quello che sta in fila.
Ha solo qualcosina in comune con la ricapitolazione, ma sono profondamente diverse soprattutto per quanto riguarda il moto, la rassegnazione parte dal profondo e va in superficie, la ricapitolazione al contrario.
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Vecchio 10-02-2010, 20.20.44   #41
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E poi pensa al sergente che è sia quello che guarda che quello che sta in fila.
Ha solo qualcosina in comune con la ricapitolazione, ma sono profondamente diverse soprattutto per quanto riguarda il moto, la rassegnazione parte dal profondo e va in superficie, la ricapitolazione al contrario.
Cosa mi spinge rassegnarmi? Il non avere alternative, perché sino a che penso di averne anche una piccola, piccola, combatterò. Se non ho alternative devo collocare quello che sento, provo con quello che sono i fatti. In pratica devo trovare una ragione, ai fatti, che mi permetta di mettermi il cuore in pace. Quando l’ho trovata riesco ad accettare i fatti.
Ora non capisco se il discorso sul sergente abbia a che vedere con l’osservato e l’osservatore, due parole che mi sono venute in mente ma che non colloco nel discorso, non riesco io.
Quindi nella ricapitolazione devo scoprire come ho fatto ad accettare i fatti? Le ragioni che ho trovato?
Non mi sono ancora rassegnata al fatto che faccio fatica a capire
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Vecchio 11-02-2010, 01.49.45   #42
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Son solo parole fino ad un certo punto. La questione è irrilevante per quanto riguarda il problema inerente la rassegnazione, però è interessante a livello osservativo e credo abbia una valenza per la comprensione completa di tutto il processo.

Concordo sulla non necessità della rassegnazione di fronte ad una cosa che coincide con la tua volontà, ma l'esempio non era esattamente così. Il quid è l'elemento novità, che implica necessità di cambiamento.

Se io voglio un milione e te lo vengo a chiedere sono già pronto al cambiamento e quando me lo dai salto a piè pari anche l'opposizione, oltre alla rassegnazione.
Se invece io non sono pronto e tu me lo offri, mi poni di fronte ad una richiesta di cambiamento. Non c'è una mia volontà pregressa, ma solo la possibilità di accordare la mia alla tua. Quindi passo per un millesimo di secondo per l'opposizione, che risolvo decidendo di volere anch'io quella cosa, mi rassegno al cambimento, magari con entusiasmo, e accetto il tutto.

Ok, ripeto, al lato pratico chissenefrega di questi particolarismi, ben venga il milione. Ma mi interessa stabilire se nel processo di accettazione di una novità/cambiamento si debba per forza passare per la rassegnazione, magari senza accenderla o se si possa invece percorrere altre strade (se ho centrato il problema in discussione).
L'esempio del milione era perchè quasi tutti penso almeno una volta nella vita abbiano fantasticato su cosa ci farebbero. Ma anche nel caso di una novità non immaginata a priori secondo me, dopo l'iniziale opposizione, la si valuta e se positiva la si sposa senza doversi rassegnare. Il tutto chiaramente se si ha libertà di scelta, se la scelta è forzata ci si deve rassegnare.

Definirei insomma la rassegnazione come una forza che spinge in un senso diverso rispetto alla nostra volontà. Se invece le due cose coincidono? Nel caso in cui sono costretto a fare una cosa, ma al tempo stesso sono io il primo a volerla (ad esempio vedo una macchina in panne per strada e mi fermo a soccorrerla come vuole il codice della strada) non ci vedo rassegnazione, semmai il desiderio di aiutare qualcuno in difficoltà.

Vedo invece la rassegnazione come una presa di coscienza importante e come un moto iniziale verso la Volontà. Chi non si è mai rassegnato non credo sappia volere veramente. Una volontà che per essere tale non deve mirare a soddisfare i nostri desideri egoistici ma deve rispondere ad una volontà più grande. All'inizio è la nostra impotenza ad imporcelo, poi può diventare un atto volontario.
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Vecchio 11-02-2010, 01.57.06   #43
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scusate, mi spiegate la differenza, allora, tra rassegnazione e rinuncia?
Come ho detto prima secondo me nella rassegnazione vado in un verso differente rispetto a quello in cui mi spingerebbe la mia volontà, mentre nella rinuncia semplicemente smetto di volere (cosa che sembra facile, in realtà penso che pochi sappiano rinunciare veramente, senza alimentare neanche la più piccola speranza sotterranea o inconscia)
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Vecchio 11-02-2010, 11.18.30   #44
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Chi non si è mai rassegnato non credo sappia volere veramente.
Ecco, questo è un punto importante (al di là della nostra discussione sul milione, che sta diventando tediosa) che apre nuove strade.
Saper volere implica anche saper dirigere la volontà, mentre l'ostinazione spesso è la schiavitù della volontà a desideri imposti da bisogni.
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Vecchio 11-02-2010, 13.46.26   #45
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Ecco, questo è un punto importante (al di là della nostra discussione sul milione, che sta diventando tediosa) che apre nuove strade.
Saper volere implica anche saper dirigere la volontà, mentre l'ostinazione spesso è la schiavitù della volontà a desideri imposti da bisogni.
Io avevo pensato, ma può essere una sciocchezza, che c'è la volontà che è un pre-volere, un propellente per il volere, un pò come la lampada e la luce, dalla lampada(volontà) parte la luce (volere).
Rassegnarmi può farmi fermare il volere che ho per una cosa, ma la volontà rimane intatta, ovviamente poi abbiamo vari gradi di volontà, quasi come se il volere si riassorbisse, si rimettesse in riga all'interno della volontà, in attesa di essere ridiretto in modo più efficace.
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Vecchio 11-02-2010, 14.46.42   #46
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Ecco, questo è un punto importante (al di là della nostra discussione sul milione, che sta diventando tediosa) che apre nuove strade.
Saper volere implica anche saper dirigere la volontà, mentre l'ostinazione spesso è la schiavitù della volontà a desideri imposti da bisogni.
Trovo un po' improbabile che qualcuno non abbia mai provato nella vita la rassegnazione.
E trovo veritiera questa frase di Ray, in effetti guardandomi dentro non riesco a rassegnarmi nella mia vita ad una vicenda perchè dietro esiste proprio un bisogno. Smettere di volere mangiare e di procurarselo quindi rassegnarsi a non mangiare è come volere la propria morte, dietro c'è il bisogno naturale di alimentarsi per sostentamento, non posso rassegnarmi a non mangiare a meno che abbia accettato di soffrire e di morire.
Eh ragazzi mi spiace io ho la mia mentina e con questa ragiono quando sono sola non ho altro.
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Vecchio 12-02-2010, 13.15.49   #47
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Io vedo nella rinuncia un atteggiamento di chiusura... forse per paura... il che non significa che si è smesso di sperare, ma che non ci si vuole più mettere in gioco.
Penso invece che la rassegnazione possa portare all'accettazione. E l'accettazione non è sicuramente chiusura.

Ultima modifica di Falketta : 12-02-2010 alle ore 13.56.45.
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Vecchio 13-02-2010, 13.07.43   #48
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Ma mi interessa stabilire se nel processo di accettazione di una novità/cambiamento si debba per forza passare per la rassegnazione, magari senza accenderla o se si possa invece percorrere altre strade (se ho centrato il problema in discussione).
Non è detto. Se passo per la rassegnazione è perchè c'è un'opposizione da parte mia alla novità, ma non è detto che ci debba essere per forza. Lo si è detto già sopra. Per cui il cambiamento potrebbe non necessariamente farmi partire il processo di opposizione.

La rassegnazione si rende necessaria, anche per quel millesimo di secondo, qualora non si possa vivere con distacco gli eventi che accadono.

Anche in questo senso si può intendere dirigere la volontà, cioè nel non oppormi.
Se la rassegnazione, da ciò che vien fuori dalla discussione e che condivido, è un modo per mollare e mettersi dalla parte dell'osservatore imparziale di modo da poter comprendere ed accettare (l'accettazione comporta comprensione che comporta sofferenza, perchè bisogna rassegnare le idee preconcette, spesso), chi vive "schivando gli eventi" o "cavalcando l'onda" non ha bisogno di mettersi nella condizione di .. ma è in una condizione di favore sempre, non è il soldato che sono i rassegnati ma semmai rassegna, è il generale.
In un certo senso se quello che dici tu è che il rassegnato è costantemente in una situazione di rassegn-azione vuol dire che è sempre in attenzione e non ha bisogno di un'evento esterno.
Allora, per rimettere insieme ciò che sto dicendo che temo sia esposto poco chiaramente, trovo vero ciò che dici se lo vedi come una situazione di costante osservazione, non lo trovo più vero se lo vedi come un passaggi necessario all'accettazione.
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Non è detto. Se passo per la rassegnazione è perchè c'è un'opposizione da parte mia alla novità, ma non è detto che ci debba essere per forza. Lo si è detto già sopra. Per cui il cambiamento potrebbe non necessariamente farmi partire il processo di opposizione.
Grossomodo concordo (anche sul resto). Il fatto è che quando mi trovo di fronte alla necessità di un cambiamento, e anche una novità positiva me lo impone, o sono preparato o passo per l'opposizione. E, se sono preparato, vuol dire che ci sono già passato, seppure a livello immaginativo, quando non ero ancora sicuro che quella novità si presenti, ma ho fatto spazio, ho reso fluida la parte che la dovrebbe accogliere.

Una sorpresa vera, qualcosa a cui non sono preparato, mi mette magari per un attimo in opposizione. Questo a meno di riuscire a mentenermi sempre fluido e quindi in grado di accogliere la realtà nel mentre che mi si propone e non in differita, come facciamo sempre (cosa collegata al discorso di Luke nel tread sul dormire). Insomma dovrei stare sempre nell'attimo.
Invece andiamo in opposizione, poi stabiliamo che ci va bene quella cosa, e ci rassegnamo a cambiare la mappa di realtà che stiamo usando per poter far entrare la novità e accettarla.

Per accettare deve entrare, rassegnarmi e mettermi nella condizione di far entrare, ossia smettere di opporsi.
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Vecchio 13-02-2010, 17.24.31   #50
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Messa così, quel che capisco io è che il tuo "opporsi" appare un'elaborazione dei dati in entrata e l'uscita decodificata degli stessi. Insomma la scelta.
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