La ricerca della felicità
Il bravo Will Smith interpreta la parte di un padre di famiglia (Chris Gardner) che nonostante tutti gli sforzi fatti non riesce a sbarcare il lunario. Ha investito tutto il suo capitarle per l’acquisto di un numero di macchinari che riesce a piazzare con enorme difficoltà, quando non passa il tempo a ricorrere uno dei ladri a cui precedentemente aveva affidato in custodia l’apparecchiatura.
Uomo dall’animo ingenuo e fiducioso trascorre le sue giornate correndo dietro a questo suo modo di porsi nel confronto della vita e del prossimo. La moglie è diametralmente opposta e pretende concretezza. L’affitto le bollette devono essere pagate ed ogni fine del mese, ma i soldi non bastano, quindi decide di lasciare marito e figlio proprio il giorno in cui Chris riesce, essendo un ottimo venditore, a trovare il primo mattone su cui poter costruire il proprio futuro. Farà un praticantato per sei mesi presso una grossa società di borsa. Ma per quei sei mesi dovrà, studiare ed imparare a lavorare, senza stipendio e senza alcuna sicurezza di poter riuscire a superare quella prova.
Si ritroverà presto sfrattato e senza tetto lui e il figlio ( che nella realtà è il vero figlio dell’attore) di cinque anni faranno la fila, insieme ai senza tetto della città, per un posto dove dormire la notte. Ma mai un momento smetterà di credere di poter riuscire, mai un momento smetterà di prendersi cura del proprio figlio, anche quando una notte affamati e disperati dormiranno in una toilette della metropolitana di San Francisco. Anche in questa situazione cercherà con ogni mezzo di far vivere al proprio figlio quell’episodio come un’avventura che possa ricordare senza troppi traumi. Il pensiero sempre fisso sulle proprie aspirazioni e responsabilità al di là delle apparenze. Lo definirei un film alla Frank Capra. Una storia vera tratta dal libro dell’autore Chris Gardner per la regia di Gabriele Muccino.
Ovviamente non vi racconto il finale.
Una delle più belle frasi del film è quella che Will Smit dice al figlio mentre stanno giocando a palla canestro. Il bambino dice al padre che vuol diventare un campione ma sbaglia il canestro ed il padre lo ammonisce, ma subito dopo ripensandoci lo consola con questa frase: "Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non la sai fare".
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