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Vecchio 29-01-2006, 17.28.59   #1
Uno
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Parola che incute al 90% rifiuto... tant'è che l'autodisciplina è praticamente impossibile, sfocia nella perversione quasi sempre, nell'uomo comune.
Comunemente si parla di "mantenimento" della disciplina, quindi come qualcosa che dovrebbe essere insita nell'umano ma per vari motivi tende ad essere persa per strada.
Il discorso tocca altri già fatti, del resto gira gira tutto si incastra... la voglia di libertà ce la fa rifiutare, crediamo che essere liberi sia essere senza regole... ma prendiamo il discorso alla rovescia... più si diventa liberi e meno regole (costrizioni, leggi) si hanno non il contrario.
Quindi come un equazione imporsi di camminare nelle leggi Universali che ci costringono in determinate strade, senza cercare sempre la via più comoda (che è illusione, ma non esiste) ci fa fare la strada più corta per arrivare dove stiamo cercando di andare...
Si è capito qualcosa?
Provo anche un esempio... devo passare da una valle all'altra... la strada battuta, asfaltata si arrampica sino al valico alto e passa nell'altra vallata... oppure passando in mezzo al bosco sembra di poter passare alla radice di due monti senza salire...
Spesso ci troviamo nella condizione di provare a passare nel bosco (ci feriamo con i rami, ci sporchiamo tutti, ci impantaniamo etc etc) scoprendo dopo, se lo vogliamo ammettere almeno con noi stessi che non si passava.... ma facciamo di tutto pur di non usare la strada battuta... in questo modo crediamo di essere originali, crediamo di scegliere... non sapendo che l'unica scelta vera e possibile è decidere verso quale valle andare... cioè come fare il giro delle valli... perchè da bravi turisti dovremmo vederle tutte... qui si aprono altr discorsi che per non annoiarvi o distrarvi tengo per il prossimo giro.
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Vecchio 29-01-2006, 18.32.15   #2
Kael
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ma facciamo di tutto pur di non usare la strada battuta...
E' anche vero che spesso non siamo in grado di resistere alle tentazioni che troviamo tutt'intorno.... la strada è semplice e spartana (la più corta e veloce appunto), mentre dal bosco provengono luci, balli, canti, odori di buoni dolci e vino aromatico...

Come dire... spesso non siamo noi a scegliere di provare a passare per il bosco, ma è il bosco stesso che ci attrae a se... e noi, come falene acciecate, ci lasciamo guidare....
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Vecchio 29-01-2006, 20.07.05   #3
Sole
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La disciplina e' un metodo, indicato da chi conosce la strada ... ed il metodo ti insegna anche la tecnica per evitare il richiamo delle sirene che volle ascoltare Ulisse, ma lui, pur conoscendo il metodo, la tecnica e come evitarle ... le Volle ascoltare per curiosita' ... o per sfida ... o per conoscenza; ma forse ... serviva anche quello per tornare ad Itaca.

Alla fin fine, comincio a pensare, che perdersi nel bosco sia una scelta fatta non solo per presunzione e fretta ... forse e' anche la paura di perdere punti materiali di riferimento.
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Vecchio 29-01-2006, 23.53.49   #4
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Come dire... spesso non siamo noi a scegliere di provare a passare per il bosco, ma è il bosco stesso che ci attrae a se... e noi, come falene acciecate, ci lasciamo guidare....
qualsiasi cosa facciamo,la facciamo perche rispetto alle altre cose ci attrae ( o no?), in tal caso è raro che noi scegliamo, perchè nel momento delle scelte ormai abbiamo una certa impostazione (esperienze passate, limitazioni autoimposte o imposte ecc...) ognuno in base a come è, viene attratto da una determinata cosa, ma la scelta tocca a noi e non all'oggetto scelto, mi verrebbe da pensare che ognuno è attratto da ciò che gli somiglia nell'intimo, ma non saprei se vale sempre così, se fosse giusto, in questo caso si spiegherebbero tante cose sulle varie scelte
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Vecchio 30-01-2006, 01.14.25   #5
RedWitch
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E' anche vero che spesso non siamo in grado di resistere alle tentazioni che troviamo tutt'intorno.... la strada è semplice e spartana (la più corta e veloce appunto), mentre dal bosco provengono luci, balli, canti, odori di buoni dolci e vino aromatico...

Come dire... spesso non siamo noi a scegliere di provare a passare per il bosco, ma è il bosco stesso che ci attrae a se... e noi, come falene acciecate, ci lasciamo guidare....

Vista in quest'ottica... mi verrebbe da pensare che alla fine, sappiamo benissimo che la strada che passa per il bosco non ci porterà da nessuna parte... ma che non si sappia resistere alle "tentazioni" , e, di conseguenza , ci lasciamo guidare senza volontà alcuna.. in realtà... io credo che l'unica tentazione sia quella di voler bruciare le tappe.... restiamo quindi acciecati dalla possibilità fasulla di poter arrivare prima... in maniera piu' comoda...senza fare fatica... e finisce che oltre che farci male, giriamo in tondo per un po'....
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Vecchio 30-01-2006, 02.03.35   #6
Kael
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qualsiasi cosa facciamo,la facciamo perche rispetto alle altre cose ci attrae ( o no?), in tal caso è raro che noi scegliamo, perchè nel momento delle scelte ormai abbiamo una certa impostazione (esperienze passate, limitazioni autoimposte o imposte ecc...) ognuno in base a come è, viene attratto da una determinata cosa, ma la scelta tocca a noi e non all'oggetto scelto, mi verrebbe da pensare che ognuno è attratto da ciò che gli somiglia nell'intimo, ma non saprei se vale sempre così, se fosse giusto, in questo caso si spiegherebbero tante cose sulle varie scelte
Infatti, caro Max, la disciplina molto spesso ci impone di rinunciare a ciò che ci attrae... andiamo a scuola ma andremmo più volentieri a giocare a pallone con gli amici... eppure "bisogna" andare a scuola...
Imporsi la disciplina significa anche saper distinguere tra ciò che si DEVE fare e ciò che si VUOLE fare... (e finchè il volere non combacia col dovere, non è vero Volere ma un pseudo volere...)

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Vista in quest'ottica... mi verrebbe da pensare che alla fine, sappiamo benissimo che la strada che passa per il bosco non ci porterà da nessuna parte... ma che non si sappia resistere alle "tentazioni" , e, di conseguenza , ci lasciamo guidare senza volontà alcuna.. in realtà... io credo che l'unica tentazione sia quella di voler bruciare le tappe.... restiamo quindi acciecati dalla possibilità fasulla di poter arrivare prima... in maniera piu' comoda...senza fare fatica... e finisce che oltre che farci male, giriamo in tondo per un po'....
Non ho detto che tutti sanno che la strada del bosco è illusoria...
Alcuni effettivamente non lo sanno, e ci vanno in buona fede.
Altri però, pur avendo già provato l'esperienza e sapendo che non conduce da nessuna parte, continuano a "sbagliare"... e questo non sarebbe possibile se non ci fossero anche altre motivazioni per cui si entra nel bosco....
Se fosse così semplice, basterebbe una sola volta, per non abbandonare più la Via maestra.
E invece quante volte la si perde nel corso della vita?
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Vecchio 30-01-2006, 15.24.33   #7
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La disciplina e' un metodo, indicato da chi conosce la strada ...
Non solo... sappiamo di avere tutto dentro se vogliamo, quindi teoricamente da soli potremmo sapere ciò che è giusto e ciò che non lo è... poi se non vogliamo ascoltarci all'inizio può essere più facile ascoltare qualcuno esterno di cui abbiamo fede e che vediamo aver già ottenuto dei risultati....
Es
Il mio corpo sa quanto devo mangiare.... se mangio di più ingrasso.... se mi autodisciplinassi cioè seguissi le vere esigenze del corpo (quindi la parola disciplina perderebbe quell'alone di fastidio... di repressione... in realtà è seguire la naturalità delle cose) risolverei da solo la faccenda.
Però dao che non so mantenere una disciplina alimentare, mi affido alle esperienze di altri che vedo dimagriti... che hanno scritto un libro... o che danno consulenze di mestiere dopo aver studiato esperienze altrui....
Quanto siamo complicati no?

Quello che voglio dire che la miglior cosa sarebbe autodisciplinarsi e seguire così la Natura in tutte le sue manifestazioni...
All'inizio spesso non è possibile se non si hanno già talenti in un determinato settore (meditate sulla parola talenti.... che è anche una moneta) si ha bisogno di qualcuno che ci stimoli... e qui torniamo sui solii discorsi.......
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Vecchio 30-01-2006, 15.55.40   #8
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UNO HA SCRITTO
Spesso ci troviamo nella condizione di provare a passare nel bosco (ci feriamo con i rami, ci sporchiamo tutti, ci impantaniamo etc etc) scoprendo dopo, se lo vogliamo ammettere almeno con noi stessi che non si passava.... ma facciamo di tutto pur di non usare la strada battuta... in questo modo crediamo di essere originali, crediamo di scegliere... non sapendo che l'unica scelta vera e possibile è decidere verso quale valle andare... cioè come fare il giro delle valli... perchè da bravi turisti dovremmo vederle tutte... qui si aprono altr discorsi che per non annoiarvi o distrarvi tengo per il prossimo giro.
Capo qua non credo si annoi nessuno

Comunque.....pensavo alla possibilità di scelta; questa, quando non si è consapevoli, diviene l'unica possibile ovvero l'unica strada da vivere.
E' naturale che venga "rappresentata" come unica ed assoluta.
Al contrario quando anche un minimo di conoscenza ( intellettuale, non intesa la stessa come apprendimento nozionistico ) trova luce ecco che ci si prospetta l'alternatività; quindi o continuare su quella strada ( il bosco )oppure affrontarne " disciplinati" un'altra.
Mi pare chiaro fin qua ma quello che non riesco a capire è come " scegliere " - e quindi disciplinare un comportamento - se dal principio, in primis, non sapevamo di camminare nel bosco giacchè solo attratti da quello che c'era all'interno, ed in secondo luogo, una volta che si prospetta l'alternatività nonchè la realizzazione che eravamo su quella strada ( pseudo )" originale ", come capire quale via pur chiedendo, la stessa, una certa disciplina, vale la pena diessere percorsa?
Come dici quindi dovrebbe " ascoltarsi " ciò che si possiede al proprio interno.
E' vero siamo complicati per una, forse, esigenza di semplicità.
Si è complicati per evitare ( paradossale no? ) di disciplinarsi in maniera repressivo limitante.
Ma questo, sono certo, dipende da quanto si Vuole optare per una scelta.
La Volontà quindi ritorna il nocciolo duro della questione; il nucleo sul quale poggia tutta la faccenda.
La base ovviamente non mi pare che sia la Volontà( questa puo essere presa in considerazione quando si Deve mantenere una " scelta " ); il Talento....invece mi sembra la base " caratteristica ".
Forse ci si riferisce a chi ( talento ) possiede gia qualche elemento che gli permetta di " sentire " e/o mantenere la scelta.Tale " Talento " potrebbe anche essere inteso come " moneta di scambio "; si da qualcosa per riverne dell'altro, naturalmente senza limitare, con lo scambio, il serbatoio dal quale si attinge....
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”

Ultima modifica di jezebelius : 30-01-2006 alle ore 15.59.31.
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Vecchio 31-01-2006, 02.17.47   #9
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E' anche vero che spesso non siamo in grado di resistere alle tentazioni che troviamo tutt'intorno.... la strada è semplice e spartana (la più corta e veloce appunto), mentre dal bosco provengono luci, balli, canti, odori di buoni dolci e vino aromatico...

Come dire... spesso non siamo noi a scegliere di provare a passare per il bosco, ma è il bosco stesso che ci attrae a se... e noi, come falene acciecate, ci lasciamo guidare....

forse sono io che ricordo male, ma qualcuno 2000 e passa anni fa non ha detto che scegliere vie facili era sbagliato?

sicuramente sono io a ricordare male.........
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Vecchio 31-01-2006, 08.57.26   #10
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Semplice nel senso che è senza intoppi (terra battuta appunto) ma visto che si inerpica su per il monte non è per niente facile, anzi, è la più dura...
Intendevo che è povera, scarna, che mira diretta all'obiettivo e non si lascia distogliere.
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Vecchio 01-02-2006, 11.12.08   #11
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Alla fin fine, comincio a pensare, che perdersi nel bosco sia una scelta fatta non solo per presunzione e fretta ... forse e' anche la paura di perdere punti materiali di riferimento.
Mah... in realtà i riferimenti li hai nella strada battuta... se la segui non li perdi... il problema è diverso, c'è un bisogno umano (e della natura compresa eni suoi sensi più alti) di cercare di diversificarsi... bisogno che è notevolmente venuto a galla negli ultimi 50 anni.
Vedi le manifestazioni esteriori tipo la moda... si cerca di essere diversi dagli altri credendo di diventare Individui in questo modo, in realtà ci si consuma (nel vero senso della parola) in frivolezze (e non parlo, solo, adesso della moda) perdendo di vista l'obiettivo principale: cioè diventare Individui, cioè capaci di fare... punto.
Perciò tornando alla nostra metafora, la capacità creativa si potrebbe esprimere facendo un giro delle montagne diverso per ognuno di noi... ma seguendo le strade.... a volte facendone...e qui il discorso si complica (e lo accenno solo a scopo "divulgativo") .... per fare una strada bisogna averne percorse già parecchie.. avere l'idea di come si può passare un valico nella maniera più diretta possibile... sapere quanta fatica (espressa in salita per esempio) potremmo sopportare noi e quelli che percorerrano in seguito quella strada.... creare dei punti di sosta per riposarsi... passare vicino all'acqua se si fa a piedi etc etc.

Questo bisogno di cui sopra parlavo di cercare diversificazione nella forma affligge tutti gli aspetti della nostra vita... del resto si sa... che tutto è connesso..
Il problema è dove l'imitazione è da considerasi negativa e dove no....
Rimanendo in campo Spirituale per esempio si dice imitazione di Cristo.... quindi questa parola anche ha perso senso... non si parla di scopiazzatura... non si dice infatti copia la vita di Gesù... si dice imita Cristo.... cioè predisponiti per poter diventare come lui... poi farai le stesse cose non il contrario.... cioè copiando quello che faceva lui diventi uguale... si per un fattore della reciprocità dei piccoli mutamenti possono avvenire ma solo se si affronta la "copiatura" con purezza...
Lo so che non sono stato chiaro per niente.... ma ci torno... intanto provate a "lavorarci"
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Vecchio 01-02-2006, 13.43.11   #12
Smashan
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Se lasciamo perdere un attimo le visioni del bosco e della strada battuta, e con un maggiore sforzo proviamo a concentrarci sul paradosso insito nel concetto di libertà, forse si apre una terza strada, quella personale.
Ogni cosa dovrebbe essere in accordo con la propria volontà e con la propria natura, per essere effettivamente giusta ai nostri occhi.
Ma c'è una grossa differenza tra volontà e Volontà, come tra natura e Natura (per natura e Natura intendo quelle del singolo).
Prima di pensare a cosa vogliamo, dobbiamo scavare in ciò che siamo, poichè le due cose sono quasi una la conseguenza dell'altra. E ancora prima dobbiamo sostituire al concetto di natura=io sono questo con la SPERIMENTAZIONE della Natura=io potrei essere tutti. Anche se alla fine del percorso, per qualche misteriosa ragione, ci si ritrova ad essere non tutto, ma niente (Questa sperimentazione è parallela al discorso di Uno sul 'fare parecchie strade')
In questo percorso, al fine di non perdersi, si deve seguire un METODO, quello che più ci aggrada, ed esso è un LINGUAGGIO attraverso il quale comunicare con tutto ciò che è sia all'interno sia all'esterno. Noi come coscienza diretta siamo il confine tra i due mondi.
L'applicazione di questo metodo passa attraverso la DISCIPLINA (quindi a mio avviso non è la disciplina il metodo, è la sua applicazione).
Qui entra in gioco il vero concetto di libertà.
La disciplina cosa fa? Costringe l'individuo ad uno schema, ad un 'esercizio per volta'.
La libertà come può essere descritta? Come la scelta che elimina tutte le altre possibilità. In questa unicità vi è il paradosso della libertà non come assenza di regole, bensì come la scelta della giusta regola.
Il vero Maestro non è quello che ti segue e ti da consigli, quello può essere considerato maestro, insegnante, sostegno.
Il Maestro ti dice: Fai così e così.
Tu rispondi: Perchè?
Il Maestro: non rompere con le spiegazioni, fai così e basta. Capirai.
Dunque spinge alla sperimentazione di un sistema unico, scelto dal discepolo stesso, ma unificato nel suo percorso. Il Maestro prima di lui ha fatto le cose che gli ordina di fare, e lascia che egli faccia esperienza e comprenda da solo.
Cosa deve comprendere?
A mio avviso due cose: 1- il significato della costrizione (prima di dire io non faccio così perchè non è nella mia natura, o perchè sono diverso, trova risposta nel fatto che 'non si ha veramente idee di chi si è'); 2- Rendere sua la tecnica, diventare un tutt'uno con la disciplina ed essere ancor più libero di applicarla.
In analisi finale si può rapportare questo al sillogismo: 'Se la mia volontà è la volontà di Dio, io sono Lui'
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Vecchio 03-02-2006, 11.14.48   #13
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vediamo brevemente un altro parallelismo... la disciplina potrebbe impormi (potrei auto impormi, o essermi imposta se l'accetto) di rinunciare a qualcosa o dover fare qualcos'altro....
Ricordate la discussione sulle dipendenze? Anche li ci ponevamo il "problema" se siamo dipendenti da qualcosa e se volessimo rinunciarci... inverso ma identico come significato è non essere in grado di fare... di accettare... qualcosa....

In soldoni la disciplina ci aiuta attraverso delle regole a renderci meno dipendenti di cose di cui lo siamo e a renderci più completi facendoci fare cose che ci mancano....
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Vecchio 03-02-2006, 13.30.09   #14
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In soldoni la disciplina ci aiuta attraverso delle regole a renderci meno dipendenti di cose di cui lo siamo e a renderci più completi facendoci fare cose che ci mancano....
La disciplina è l'educazione alla volontà, è il sacrificio (faccio-sacro) che compio per spiritualizzare le mie azioni e nobilitare il mio essere, applicandolo con costanza e perseveranza.

Quando si hanno gli stimoli giusti non c'è quasi niente di impossibile per l'essere umano (vedi la mamma che solleva con la sola forza delle braccia il camion sotto il quale è finito suo figlio), però se mancano, tutto diventa difficile, perfino andare a fare la spesa sotto casa è un'impresa, se non si hanno gli stimoli giusti...
Ecco allora il compito principale della disciplina: allenare la volontà, perchè diventi così forte da poter "mettersi in moto" da sola, senza aver bisogno ogni volta di spinte esterne.
La disciplina quindi come motorino di avviamento della Volontà...

Imporsi la disciplina per "muoversi da soli" in una condizione invece che ci vede sempre mossi dall'esterno, in balia degli eventi che ci circondano...
Troppo spesso ci mettiamo in testa di fare una cosa, anche un Cammino Spirituale... ma poi ci vediamo costretti ad abbandonare perchè vengono a mancarci le motivazioni, e la fatica di camminare in salita ci fa pensare che il gioco non valga più la candela...

Senza disciplina, si iniziano 100 cose e se ne finiscono alla grande 5...

Con disciplina, si iniziano 100 cose e se ne finiscono 101... la centounesima è l'afferamazione del proprio essere, che a quel punto diventa una Legge Universale, costante e immutabile nel tempo...
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Vecchio 05-02-2006, 19.21.32   #15
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In soldoni la disciplina ci aiuta attraverso delle regole a renderci meno dipendenti di cose di cui lo siamo e a renderci più completi facendoci fare cose che ci mancano....
Possiamo anche dire che la disciplina, cosi intesa, svolge la sua azione restringendo il nostro campo " visivo " facendoci Percepire solo ciò che ci serve, mentre al contrario, offusca il restante poichè inutile?!
Si puo parlare di " rafforzo " della Volontà, o meglio, maturare la Volontà ?
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Vecchio 05-02-2006, 22.00.37   #16
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Possiamo anche dire che la disciplina, cosi intesa, svolge la sua azione restringendo il nostro campo " visivo " facendoci Percepire solo ciò che ci serve, mentre al contrario, offusca il restante poichè inutile?!
Si puo parlare di " rafforzo " della Volontà, o meglio, maturare la Volontà ?
Non esattamente... si può essere che restringa il campo visivo per dei periodi per aiutare nella concentrazione su determinati punti ma alla lunga distanza (spesso quando ha esaurito il suo compito) deve allargare il campo visivo se è una disciplina funzionale al raggiungimento di un risultato.
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Vecchio 21-02-2006, 00.54.45   #17
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Non esattamente... si può essere che restringa il campo visivo per dei periodi per aiutare nella concentrazione su determinati punti ma alla lunga distanza (spesso quando ha esaurito il suo compito) deve allargare il campo visivo se è una disciplina funzionale al raggiungimento di un risultato.
Per cui si parla di funzionalità nel senso che una restrizione del campo visivo è necessaria affinchè si identifichino gli elementi ma nel momento in cui diviene nuovamente totale la visuale, è soltanto perchè siamo arrivati ad un punto nel quale si " sente " la necessità di allargare oppure questa avviene in funzione di qualcosa che dobbiamo " concretizzare" successivamente?
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Vecchio 19-05-2006, 16.24.01   #18
griselda
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Riflettevo tra me e me quando mi è apparsa Ceneretola e la matrigna...
Quindi visto che non tutti siamo stati equipaggiati di matrigna "cattiva" (fortunatamente o sfortunatamente) nella nostra crescita..ce la dobbiamo procurare ora. Qundi aderire ad una disciplina come lo Yoga o altra disciplina di questo tipo? con l'inderogabile necessità di un Maestro che ti diriga? insomma il fai da te non funziona!
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Vecchio 19-05-2006, 20.30.12   #19
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Affrontare la copiatura mi fa venire in mente che qualcosa è
" gia determinato ossia Presente".
Con reciprocità credo voglia intendersi la corrispondenza tra l'Alto ed il basso e più nello specifico :" se riuscirai a collegarti con Parte di Te Stesso...potrai averne un beneficio"
La " copiatura " dunque è gia esistente ma non si sa di possederla.
Almeno ad un primo stadio è molto diffficile, secondo me, riuscire ad affrontare quella parte di se che " limita "( o vuole limitare ), il tutto sostanziandosi in una mancanza di Volontà.
La purezza dunque, poichè catatteristica permanente, attende immutabilmente quel contatto...
Copiatura che da un altro lato, invece, mi fa venire in mente che il comportamento " puro " accende ed al tempo stesso, determina quell'unione; unione che dunque deriva "dall'accedere " a quei comportamenti quali possibili collegamenti da utilizzare anche per il futuro...
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Vecchio 07-08-2007, 13.23.30   #20
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Tiro su sta vecchia discussione perchè ieri stavo leggendo un libro che parlava appunto di disciplina. Brevemente, il maestro deve andare via per qualche tempo e consegna le chiavi della stanza segreta al suo allievo, dicendogli di non entrarvi assolutamente. Non contento, il maestro punzecchia ulteriormente l'allievo dicendogli ancora "...e se proprio non riesci a resistere alla tentazione di entrarci, almeno evita in tutti i modi di aprire una di quelle fialette viola poste sugli scafalli alla destra del mio scrittoio".
Insomma, proprio un fetentone di maestro questo..

Fattostà, com'era prevedibile, il maestro se ne va lasciando l'allievo a crogiolarsi nel più atroce dubbio. Entro o non entro? Passano i giorni e lo studente si "cucina" sempre di più... la mente inizia a partire per le sue, inventandosi le più assurde motivazioni per entrare, per disubbidire al maestro, etc etc.. La proibizione del maestro diventa quasi un invito: perchè specificare il fatto delle fialette viola? Questo vuol dire che implicitamente voleva che entrassi?

A questo punto io mi sono identificato nel maestro, e mi sono messo a pensare se al mio ritorno avrei preferito scopire che mi avesse ubbidito oppure no. E ho trovato due forze. Una che spinge, e una che frena.
Ho visto che c'era un fuoco nell'allievo che lo spingeva ad entrare, desiderio di conoscere, voglia di scoprire... e c'era un'altra forza (disciplina) che lo frenava.

Tutto dipende dal rapporto di queste due forze. E se l'allievo fosse entrato questo non significherebbe che non ha disciplina... Mi spiego meglio, con un esempio: un allievo che ha 100 di fuoco come spinta, e 90 di disciplina come freno, disubbidisce ed entra. Un altro allievo che ha 30 di fuoco come spinta, e 40 di disciplina come freno, ubbidisce e non entra.
Fra i due dunque è entrato (ha disubbidito) quello con più disciplina...

E' chiaro però che un maestro, dovendo dare un compito al secondo allievo (quello con più disciplina che fuoco) avrebbe inventato un giochino contrario, cioè per creargli frizione l'avrebbe fatto lavorare sulla spinta e non sul freno...

Insomma, questo libro mi ha fatto capire che non è tanto importante se entri o non entri, ma lavorare su questa frizione che si crea dalle due forze spinta/freno. E che il paragone non deve essere con gli altri, ma con se stessi.

Spinta e freno devono essere allo stesso livello, e allora si crea il più grosso dei paradossi: se un corpo lanciato ad una velocità inarrestabile si scontra contro un muro inamovibile, chi è che vince? Ovviamente il corpo non può abbattere il muro, perchè altrimenti il muro non sarebbe inamovibile, ma nemmeno il muro può fermare il corpo, perchè altrimenti non avrebbe una potenza inarrestabile... Non possono nemmeno fermarsi a metà, perchè in quel caso vincerebbe comunque il muro inamovibile...
La risposta razionale a questo paradosso è che contiene un errore: cioè se esiste un corpo che viaggia ad una velocità inarrestabile, non può esistere nulla che lo freni, viceversa se esiste un muro inamovibile, non può esistere un corpo lanciato ad una velocità inarrestabile...
Sono insomma due superlativi a confronto, che la nostra razionalità spinge ad escludere. Un superlativo non conosce rivali, altrimenti non sarebbe un superlativo...

Forse invece, quando spinta e freno arrivano a questo livello, quando si comprende questo paradosso, si rompono le catene reazionali di causa/effetto e si inizia a decidere veramente...
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Vecchio 07-08-2007, 13.35.59   #21
Kael
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Un altro allievo che ha 30 di fuoco come spinta, e 40 di disciplina come freno, ubbidisce e non entra.
PS: Ovviamente in questo caso i valori sarebbero invertiti, ossia l'allievo avrebbe 30 di disciplina come spinta, e 40 di freno come paura...
Sempre sulla disciplina bisogna lavorare insomma...
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Vecchio 07-08-2007, 14.00.20   #22
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se molto semplicemente chi chiami maestro lo consideri un tuo "pari" vedrai che tutto questo bel discorso che hai fatto crolla automaticamente su se stesso.
se invece lo poni su un piedistallo inarrivabile starai li a crogiolarti.
segui il tuo cuore tutto qua.
ciauzz
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Vecchio 07-08-2007, 14.55.57   #23
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se invece lo poni su un piedistallo inarrivabile starai li a crogiolarti.
Non è quello che ho detto. Io ho detto che è tutta una questione interna (spinta/freno) e non vedo cosa centra quindi con il maestro.

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Vecchio 07-08-2007, 15.22.11   #24
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la questione "interna" come la chiami tu dipende a mio avviso(interdipendenza) inizialmente dall'esterna.
solo quando comprendi superi questa fase di "stallo"
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Vecchio 07-08-2007, 15.53.46   #25
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Tiro su sta vecchia discussione perchè ieri stavo leggendo un libro che parlava appunto di disciplina. Brevemente, il maestro deve andare via per qualche tempo e consegna le chiavi della stanza segreta al suo allievo, dicendogli di non entrarvi assolutamente. Non contento, il maestro punzecchia ulteriormente l'allievo dicendogli ancora "...e se proprio non riesci a resistere alla tentazione di entrarci, almeno evita in tutti i modi di aprire una di quelle fialette viola poste sugli scafalli alla destra del mio scrittoio".
Insomma, proprio un fetentone di maestro questo..

Fattostà, com'era prevedibile, il maestro se ne va lasciando l'allievo a crogiolarsi nel più atroce dubbio. Entro o non entro? Passano i giorni e lo studente si "cucina" sempre di più... la mente inizia a partire per le sue, inventandosi le più assurde motivazioni per entrare, per disubbidire al maestro, etc etc.. La proibizione del maestro diventa quasi un invito: perchè specificare il fatto delle fialette viola? Questo vuol dire che implicitamente voleva che entrassi?

A questo punto io mi sono identificato nel maestro, e mi sono messo a pensare se al mio ritorno avrei preferito scopire che mi avesse ubbidito oppure no. E ho trovato due forze. Una che spinge, e una che frena.
Ho visto che c'era un fuoco nell'allievo che lo spingeva ad entrare, desiderio di conoscere, voglia di scoprire... e c'era un'altra forza (disciplina) che lo frenava.

Tutto dipende dal rapporto di queste due forze. E se l'allievo fosse entrato questo non significherebbe che non ha disciplina... Mi spiego meglio, con un esempio: un allievo che ha 100 di fuoco come spinta, e 90 di disciplina come freno, disubbidisce ed entra. Un altro allievo che ha 30 di fuoco come spinta, e 40 di disciplina come freno, ubbidisce e non entra.
Fra i due dunque è entrato (ha disubbidito) quello con più disciplina...

E' chiaro però che un maestro, dovendo dare un compito al secondo allievo (quello con più disciplina che fuoco) avrebbe inventato un giochino contrario, cioè per creargli frizione l'avrebbe fatto lavorare sulla spinta e non sul freno...

Insomma, questo libro mi ha fatto capire che non è tanto importante se entri o non entri, ma lavorare su questa frizione che si crea dalle due forze spinta/freno. E che il paragone non deve essere con gli altri, ma con se stessi.

Spinta e freno devono essere allo stesso livello, e allora si crea il più grosso dei paradossi: se un corpo lanciato ad una velocità inarrestabile si scontra contro un muro inamovibile, chi è che vince? Ovviamente il corpo non può abbattere il muro, perchè altrimenti il muro non sarebbe inamovibile, ma nemmeno il muro può fermare il corpo, perchè altrimenti non avrebbe una potenza inarrestabile... Non possono nemmeno fermarsi a metà, perchè in quel caso vincerebbe comunque il muro inamovibile...
La risposta razionale a questo paradosso è che contiene un errore: cioè se esiste un corpo che viaggia ad una velocità inarrestabile, non può esistere nulla che lo freni, viceversa se esiste un muro inamovibile, non può esistere un corpo lanciato ad una velocità inarrestabile...
Sono insomma due superlativi a confronto, che la nostra razionalità spinge ad escludere. Un superlativo non conosce rivali, altrimenti non sarebbe un superlativo...

Forse invece, quando spinta e freno arrivano a questo livello, quando si comprende questo paradosso, si rompono le catene reazionali di causa/effetto e si inizia a decidere veramente...
Mi hai fatto pensare al fatto che se non hai la disciplina giusta ci pensa la vita a disciplinarti ma lo fa non badando a spese ovvero alle conseguenze che invece il Maestro centellina, dosa la giusta miscela per poter ricreare l'equlibrio senza andare per forza a "schiantarti contro ad un muro" per imparare che non la via giusta.
E che quindi se sei mancante di una cosa Lui ti stimola a produrla in te senza che essa venga a cercarti.
Al contrario se l'hai in esubero fa in modo che venga limata.
Il tutto per imparare ad avere il giusto equilibrio che una volta imparato a mantenere autonomamente avrai la capacità di Fare.
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