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Vecchio 10-01-2009, 01.28.27   #1
dafne
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Predefinito poter scegliere

E' da qualche giorno che mi capita di riflettere su una cosa, su quanto io abbia sottovalutato l'importanza e la potenza della libertà di scelta.
L'importanza, la necessità, di avere una possibilità alternativa.
Poter scegliere.....non l'ho capito finchè non mi sono trovata nella condizione di non poterlo fare.
Altre volte mi è capitato di stare in una situazione difficile, in un'unica via ma solo in questi giorni ho sperimentato ( o ho realizzato consciamente..) di quanto sia terribile non poter scegliere.

Stò facendo un lavoro che non solo non mi piace ma mi crea tutta una serie di problemi, anche in famiglia, ma non posso mollare, devo mantenermi, non ho scelta.

Per qualche giorno, complice il rientro dalle vacanze, la sensazione di essere in trappola mi ha nauseato, certo potevo cercare altro nel mentre lavorativo ma nei momenti in cui in ufficio avrei voluto mandare a campi una collega o alzarmi e dire "scusate ho fatto un errore" e sparire non avevo di fronte niente altro che l'ineluttabile presente. Restare e ingoiare.
Non avevo scelta.
Per la prima volta non ho visto la via d'uscita e sono stata malissimo.

Pensare a questo, a quanto io abbia dato per scontato negli ultimi tempi e a quanto angosciosa sia la sensazione di essere intrappolati mi sono anche soffermata sul pensiero che per mesi non avrei saputo cosa scegliere, fare questo lavoro mi ha permesso di scoprire che per un certo tipo di lavoro io non sono proprio tagliata.

Mi sono fermata a riflettere sulla mia pigrizia e sul fatto che a volte è proprio apatia.
Mi è capitato di pensare alla famosa frase dei "vecchi" che rimproverano i giovani di non avere più nulla in cui credere...qui non voglio sollevare un vespaio ma pensando a cosa vorrei scegliere se potessi inevitabilmente ho visto anche la pigrizia, l'esser stata viziata (comunque la componente c'è) l'apatia e..il non credere, che non è negare un credo ma non credere proprio come non-fare-
Qui è difficile da spiegare; non è che, ad esempio, non credo in dio per x motivi ma non credo nel senso che non mi pongo nè nel credere nè nel non credere, non ho assiomi da difendere, non-faccio e basta.

Ecco forse l'esempio religioso è un pò forte e non è che non credo in niente niente solo che mi rendo conto che alle volte mi appartengono delle opinioni, delle posizioni che però non sono "mie", sono solo lì, prese da chissachi e chissàdove e quando mi trovo sul punto di dover scegliere o di cercare di trovare una scelta possibile ecco che tutti questi assiomi sono come carta straccia, memorizzati ma non provati e forse, dico forse, dallo smarrimento profondo (tradotta in beata ignoranza, nel senso di ignorare) deriva questa malefica apatia.
Che inevitabilmente porta in situazioni con assenza di scelte...
..e al bisogno di trovare qualcuno che persista nel viziarmi, a qualsiasi costo , evitandomi di fare una cosa che a volte non mi viene proprio tanto bene, pensare.

Perchè voglio poter scegliere, ma per scegliere, come ben insegna tutta Ermo, bisogna rinunciare e per rinunciare bisogna conoscere, o perlomeno essersi fatti un'idea su quanto vogliamo o non vogliamo, su quello che abbiamo di fronte e quello che vorremmo avere.

E prendersi la responsabilità delle proprie scelte.

Qualche mese fà dicevo "va bene qualsiasi lavoro pur di lavorare", è ancora così in effetti, mi tocca stare lì' finchè non trovo di meglio ma ora sò per certo che un lavoro non è uguale a un altro e che ci sono mansioni che preferisco ad altre.

E soprattutto che scegliere alla fine, se si capisce cosa si vuole, anche se legato a un piccolo fatto, a un breve alito di vita, è sempre possibile.

Stasera ho portato un curricula a un ufficio vicino casa, aver sperimentato l'orrido mi ha permesso di essere meno presuntuosa nella ricerca di un impiego, mi ha fatto capire quali sono i fattori più importanti e mi ha fatto capire, soprattutto, che non avrebbe senso vivere senza la possibilità, anche se occulta, di poter scegliere.

scusate il lunghissimo post
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Vecchio 10-01-2009, 02.36.29   #2
Ray
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..il non credere, che non è negare un credo ma non credere proprio come non-fare-
Qui è difficile da spiegare; non è che, ad esempio, non credo in dio per x motivi ma non credo nel senso che non mi pongo nè nel credere nè nel non credere, non ho assiomi da difendere, non-faccio e basta.
Scusa se prendo questo tuo tread per parlare di sta cosa (neanche io mi riferisco alla questione religiosa), ma il concetto mi pare talmente importante da non poter lasciare li.

Provo ad esprimerlo in maniera più razionale, solo per spezzettarlo, che serve allo studio.

Non credere non è nè credere, nè credere che no. Ovvero nel credere che, per esempio, esista Dio ci si trova nella stessa situazione del credere che non esista... stessa situazione, posizioni contrarie.
All'opposto di questa situazione che comprende posizioni contrarie si trova il non credere... che è apunto un non fare, un non occuparsi, un non prendere una posizione. Ed è, come dici tu, risultato diretto dell'apatia.
Ognuno di noi è apatico su qualcosa...

(diverso il non prendere posizone su un argomento perchè, dopo averlo valutato, non si è (ancora) in grado. In questo caso la posizione c'è, solo che non è fissa.)
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Vecchio 10-01-2009, 17.09.13   #3
filoumenanike
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Stò facendo un lavoro che non solo non mi piace ma mi crea tutta una serie di problemi, anche in famiglia, ma non posso mollare, devo mantenermi, non ho scelta.

Per qualche giorno, complice il rientro dalle vacanze, la sensazione di essere in trappola mi ha nauseato, certo potevo cercare altro nel mentre lavorativo ma nei momenti in cui in ufficio avrei voluto mandare a campi una collega o alzarmi e dire "scusate ho fatto un errore" e sparire non avevo di fronte niente altro che l'ineluttabile presente. Restare e ingoiare.
Non avevo scelta.
Per la prima volta non ho visto la via d'uscita e sono stata malissimo.
...Mi sono fermata a riflettere sulla mia pigrizia e sul fatto che a volte è proprio apatia.
...Perchè voglio poter scegliere, ma per scegliere, come ben insegna tutta Ermo, bisogna rinunciare e per rinunciare bisogna conoscere, o perlomeno essersi fatti un'idea su quanto vogliamo o non vogliamo, su quello che abbiamo di fronte e quello che vorremmo avere.

E prendersi la responsabilità delle proprie scelte.
l'angoscia che maggiormente si avverte è il sentirti obbligata per tutta la vita ad un lavoro che non ti piace...poi analizzi un pò te stessa e deduci di essere essenzialmente pigra, apatica al punto tale che se avessi la possibilità di scegliere un altro lavoro non sapresti cosa fare!
tutto il post mi sembra dettato da un momento di profondo sconforto quando analizzandoci vediamo tutto nero, io penso che la possibilità di cambiare c'è sempre ma lo devi volere profondamente...il fatto che hai presentato un curriculum in un altro ufficio dimostra tale volontà!
quella che definisci pigrizia o apatia potrebbe essere più semplicemente paura di non farcela, affrontare nuove persone, nuove sfide, mettersi in gioco di nuovo!
se riuscissi a superare qualche scoglio interiore forse ti sentiresti meglio, come penso che staresti meglio se avessi l'opportunità di chiarire le tue idee con le colleghe, con buone maniere ma in modo deciso, a volte farsi rispettare dipende da quanto noi rispettiamo noi stesse... una buona e sana dose di autostima ti farebbe giudicare meglio anche dagli altri e chissà, se una volta messa in chiaro la tua personalità, non ti dovesse dispiacere poi tanto il lavoro che svolgi!?
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Vecchio 10-01-2009, 20.17.22   #4
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Poter scegliere.....non l'ho capito finchè non mi sono trovata nella condizione di non poterlo fare.
Altre volte mi è capitato di stare in una situazione difficile, in un'unica via ma solo in questi giorni ho sperimentato ( o ho realizzato consciamente..) di quanto sia terribile non poter scegliere.
Stò facendo un lavoro che non solo non mi piace ma mi crea tutta una serie di problemi, anche in famiglia, ma non posso mollare, devo mantenermi, non ho scelta.
Pensare a questo, a quanto io abbia dato per scontato negli ultimi tempi e a quanto angosciosa sia la sensazione di essere intrappolati mi sono anche soffermata sul pensiero che per mesi non avrei saputo cosa scegliere, fare questo lavoro mi ha permesso di scoprire che per un certo tipo di lavoro io non sono proprio tagliata.
So che è molto angosciante non avere scelta, ma penso che questa esperienza ti stia insegnando molte cose, tra cui quella che non sei portata per questo tipo di lavoro, se mai l'avresti fatto non l'avresti saputo....lo so che è un po' scontato questo, ma fa parte dell'esperire.
Ma non scordarti che hai già fatto una scelta coraggiosa, quella di mantenerti da sola, è questa è una bella presa di posizione, alla faccia della non scelta !!!!

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Ecco forse l'esempio religioso è un pò forte e non è che non credo in niente niente solo che mi rendo conto che alle volte mi appartengono delle opinioni, delle posizioni che però non sono "mie", sono solo lì, prese da chissachi e chissàdove e quando mi trovo sul punto di dover scegliere o di cercare di trovare una scelta possibile ecco che tutti questi assiomi sono come carta straccia, memorizzati ma non provati e forse, dico forse, dallo smarrimento profondo (tradotta in beata ignoranza, nel senso di ignorare) deriva questa malefica apatia.
Che inevitabilmente porta in situazioni con assenza di scelte...
..e al bisogno di trovare qualcuno che persista nel viziarmi, a qualsiasi costo , evitandomi di fare una cosa che a volte non mi viene proprio tanto bene, pensare.
Questa cosa che ti sta succedendo è appunto il fare esperienza diretta, finchè si è al di fuori di un ambiente di lavoro si pensa che qualsiasi lavoro vada bene pur di sbarcare il lunario, quando però si prova in prima persona ci si accorge che ci sono molte differenze tra un lavoro e l'altro, a iniziare dall'ambiente di lavoro... ma nel contempo questa opinione che ti sei fatta è tua proprio tua non una cosa che hai preso per sentito dire....
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Stasera ho portato un curricula a un ufficio vicino casa, aver sperimentato l'orrido mi ha permesso di essere meno presuntuosa nella ricerca di un impiego, mi ha fatto capire quali sono i fattori più importanti e mi ha fatto capire, soprattutto, che non avrebbe senso vivere senza la possibilità, anche se occulta, di poter scegliere.
scusate il lunghissimo post
Questa è una cosa buona, come ti ha fatto notare Filo, perchè in ogni caso nel cuore hai la speranza che ti chiamino, e ti dà la possibilità di poter scegliere....
E dopo questa ne verranno altre, e accumulando esperienza di vari tipi di lavori, riuscirai a vedere meglio in te stessa per che cosa sei più portata.

Anche mia figlia si è dovuta adattare a un lavoro che non le piace, ma doveva mantenersi, mano a mano che passava il tempo ci si è pure abituata, quando le viene l'occasione di andarsene per un altro lavoro la vedo incerta, perchè dice là so già tutto di qua devo iniziare da zero...
Scegliere è sempre difficile, il non avere scelta è angosciante, ma in ogni modo la scelta principale, quella di essere indipendenti, fa prendere una strada diversa da quella per esempio di non aver bisogno di scegliere perchè ci sono altre persone che pensano a noi.... e dopo vedrai che arriveranno anche molte soddisfazioni !!!!

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Vecchio 10-01-2009, 20.29.56   #5
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Volevo aggiungere che solo quando si hanno delle opinioni proprie basate sulla propria esperienza si è in grado di scegliere veramente....
Ed anche più probabilità di non andare a finire nella trappola di non avere scelta...
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Vecchio 10-01-2009, 21.27.13   #6
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Non vorrei però che passassero messaggi utopistici. se è vero ce c'è sempre un'altra scelta possibile in qualunque caso, a volte la seconda opzione è talmente pesante che è praticamente non selezionabile.
Per prendere l'esempio di Dafne, non ha altre scelte finchè non trova un'altro lavoro, non ci sono ma e se... o cose tipo vuole o non vuole.
Il fatto che senz'altro se è arrivata a quel punto è perchè è passata per determinati percorsi vuol dire poco e nulla, ora ha questo lavoro e deve tenerselo finchè non ne trova un'altro, a meno che non vinca all'enalotto o erediti.
Questo per usare l'esempio postato da Dafne, in ogni caso la vita (o il nostro comportamento a seconda dei punti di vista) ci porta ogni tanto di fronte a scelte in cui poi all'atto pratico non abbiamo possibilità di scelta ma siamo costretti a fare un qualcosa, come dire hai evitato di scegliere prima, adesso non scegli più e ti becchi quello che passa il convento. Nulla poi è definitivo nella vita, ma questo è un'altro discorso.
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Vecchio 11-01-2009, 00.41.45   #7
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Scusa se prendo questo tuo tread per parlare di sta cosa (neanche io mi riferisco alla questione religiosa), ma il concetto mi pare talmente importante da non poter lasciare li.

Provo ad esprimerlo in maniera più razionale, solo per spezzettarlo, che serve allo studio.

Non credere non è nè credere, nè credere che no. Ovvero nel credere che, per esempio, esista Dio ci si trova nella stessa situazione del credere che non esista... stessa situazione, posizioni contrarie.
All'opposto di questa situazione che comprende posizioni contrarie si trova il non credere... che è apunto un non fare, un non occuparsi, un non prendere una posizione. Ed è, come dici tu, risultato diretto dell'apatia.
Ognuno di noi è apatico su qualcosa...

(diverso il non prendere posizone su un argomento perchè, dopo averlo valutato, non si è (ancora) in grado. In questo caso la posizione c'è, solo che non è fissa.)

Ti ringrazio, in effetti non era per niente chiaro quello che volevo dire e hai fatto benissimo a estrapolarlo perchè trovo anch'io che sia un discorso importante,per tutte le implicazioni che ne conseguono.

Mi colpisce da subito il fatto che questo non-credere tu lo definisci come una conseguenza dell'apatia, mentre io lo consideravo diretta causa.

Se sono apatica e l'apatia mi mette nella posizione di non cercare una posizione (che sia di pensiero o d'azione) devo ancora riuscire a visualizzare e comprendere l'origine dell'apatia, il che mi scoraggia.

Sarebbe molto più facile (quindi maggiormente improbabile ) che non essendo stata abituata a pensare con la mia tgesta ma ad assorbire passivamente ciò che mi arriva dall'esterno la mia capacità di giudizio oltre che di analisi sia nulla e di conseguenza questa posizione di non analisi, non credere generi l'apatia che mi permette di rimanere nello stato psicologico di inerzia...

non so se si capisce cosa voglio dire....
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Vecchio 11-01-2009, 00.54.42   #8
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l'angoscia che maggiormente si avverte è il sentirti obbligata per tutta la vita ad un lavoro che non ti piace...poi analizzi un pò te stessa e deduci di essere essenzialmente pigra, apatica al punto tale che se avessi la possibilità di scegliere un altro lavoro non sapresti cosa fare!
tutto il post mi sembra dettato da un momento di profondo sconforto quando analizzandoci vediamo tutto nero, io penso che la possibilità di cambiare c'è sempre ma lo devi volere profondamente...il fatto che hai presentato un curriculum in un altro ufficio dimostra tale volontà!
quella che definisci pigrizia o apatia potrebbe essere più semplicemente paura di non farcela, affrontare nuove persone, nuove sfide, mettersi in gioco di nuovo!
se riuscissi a superare qualche scoglio interiore forse ti sentiresti meglio, come penso che staresti meglio se avessi l'opportunità di chiarire le tue idee con le colleghe, con buone maniere ma in modo deciso, a volte farsi rispettare dipende da quanto noi rispettiamo noi stesse... una buona e sana dose di autostima ti farebbe giudicare meglio anche dagli altri e chissà, se una volta messa in chiaro la tua personalità, non ti dovesse dispiacere poi tanto il lavoro che svolgi!?

In realtà questo lavoro è definito da un contratto di 6 mesi, il che dovrebbe rendermi molto facile pensare di non doverlo fare per sempre ma quello che cercavo di far passare è la stata la terribile, è bellissima allo stesso tempo, comprensione che scegliere è un dono che abbiamo e che io, spesso, se non sempre, ho sottovalutato..

La sensazione folle di un momento di intensa presenza nel presente che mi ha fatto stare male perchè oltremodo lontano da quello che vorrei fare nella vita ma che allo stesso tempo mi ha fatto capire che quello che dico tutti i giorni ai miei figli, e cioè che ci sono errori da cui è più difficile, se non impossibile, tornare indietro pur volendo è una verità che dovrei io per prima assimilare con cura.

lunedi tornerò in ufficio cercando di controllare le somatizzazioni del corpo e avendo cura, ti assicuro, di evitare di mettere in chiaro la mia personalità perchè entrerei alle 8 e mezza e ne uscirei alle otto e qurantadue, come ho scritto, quali che ne siano le cause, non ho scelta, o meglio, scegliere di non lavorare sarebbe al di là di una qualsiasi possibile spiegazione.

Volere profondamente una cosa, lo scrissi già tempo addietro non ricordo dove, per me continua a non essere sufficiente, a distanza di mesi credo che dipenda dal fatto che, oggettivamente, molto raramente e quasi del tutto inconsapevolmente sappiamo davvero cosa vogliamo..
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Vecchio 11-01-2009, 00.56.39   #9
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Non vorrei però che passassero messaggi utopistici. se è vero ce c'è sempre un'altra scelta possibile in qualunque caso, a volte la seconda opzione è talmente pesante che è praticamente non selezionabile.
Per prendere l'esempio di Dafne, non ha altre scelte finchè non trova un'altro lavoro, non ci sono ma e se... o cose tipo vuole o non vuole.
Il fatto che senz'altro se è arrivata a quel punto è perchè è passata per determinati percorsi vuol dire poco e nulla, ora ha questo lavoro e deve tenerselo finchè non ne trova un'altro, a meno che non vinca all'enalotto o erediti.
Questo per usare l'esempio postato da Dafne, in ogni caso la vita (o il nostro comportamento a seconda dei punti di vista) ci porta ogni tanto di fronte a scelte in cui poi all'atto pratico non abbiamo possibilità di scelta ma siamo costretti a fare un qualcosa, come dire hai evitato di scegliere prima, adesso non scegli più e ti becchi quello che passa il convento. Nulla poi è definitivo nella vita, ma questo è un'altro discorso.

ecco , appunto, grazie non avrei saputo spiegarlo meglio
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Vecchio 11-01-2009, 19.47.49   #10
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Sarebbe molto più facile (quindi maggiormente improbabile ) che non essendo stata abituata a pensare con la mia tgesta ma ad assorbire passivamente ciò che mi arriva dall'esterno la mia capacità di giudizio oltre che di analisi sia nulla e di conseguenza questa posizione di non analisi, non credere generi l'apatia che mi permette di rimanere nello stato psicologico di inerzia...

non so se si capisce cosa voglio dire....
Beh, in realtà èun cane che si morde la coda, l'uno alimenta l'altra.

Minore apatia ti spingerebbe a pensare maggiormente con la tua testa... d'altra parte ti ci hanno abituato... che però sta sia sulla strada del "costretto", sia su quella del "hanno trovato terreno fertile per abituarti".

In ogni caso rendersi conto che la stragrande maggioranza delle opinioni che abbiamo in realtà non sono nostre è da una parte un bel risveglio, dall'altra foriero di angoscia per l'enorme quantità di cose che dovremmo ripensare (o pensare davvero per la prima volta) e per la risibilità delle nostre reali opinioni.
Dopo essersene resi conto serve una spinta (da darsi) per iniziare a rivedere tutto e trasformare il circolo negativo in uno positivo.
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Vecchio 29-01-2009, 00.53.07   #11
dafne
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Ognuno di noi è apatico su qualcosa...

Scusa la domanda parzialmente idiota ma...perchè?
Voglio dire, perchè siamo apatici su determinati argomenti? E perchè io su alcuni e tu su altri?
Se apatia e non-pensiero (nel senso di quanto da te ben descritto) si stringono a braccetto e dipendono e interagiscono tra di loro perchè su certe cose invece l'apatia non attecchisce?
Se c'è terreno fertile perchè io mi posizioni comodamente o mi faccia posizionare sul non-pensiero dovrei essere apatica su tutto....
Che cosa ci permette di superare l'inerzia in determinati casi?

l'innata curiosità dell'uomo? La spinta , il desiderio, di trovare altro? I bambini sono fondamentalmente curiosi, poi questa curiosità, chi prima e chi dopo, la si perde per strada, tranne che per le grandi menti che continuano a investigare...
Ignorando l'apatia che girovaga come una sirena.
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Vecchio 29-01-2009, 01.58.12   #12
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Per la prima volta non ho visto la via d'uscita e sono stata malissimo.
Mi ha colpito questa frase Daf.... Più che una scelta tu cercavi una via di fuga, questo significa che in realtà hai già scelto... Hai scelto (o meglio, ti sei resa conto) che questo lavoro non fa per te, e ne avresti voluto un altro. Solo che poi all'atto pratico non ti sei data da fare in passato e dunque ora devi partire da zero.

Quando si effettua una scelta poi bisogna concretizzarla, possono passare anche anni prima che si vedano i risultati.. Non sempre siamo così lungimiranti da iniziare per tempo a porre delle basi, così che capita di doversi adattare a quello che passa il convento, se non voglio restare a terra devo prendere l'ultimo treno disponibile, anche se questo è il più lento e il più scomodo è pur sempre meglio di niente...

Perchè non ci abbiamo pensato prima? Perchè ci siamo svegliati tardi? Beh questo è un po' il difetto caratteristico dell'uomo, a parte mio nonno che diceva sempre "chi ha tempo non aspetti tempo", non ho conosciuto quasi nessuno che faceva oggi quello che poteva benissimo fare fra qualche mese o addirittura fra qualche anno...

Più che un non credere io ci vedo sonno, mente impegnata in altro, distratta dai mille pensieri che ci attanagliano ogni giorno, persa nelle sue fantasticherie... Poi c'è anche il discorso priorità, alcune cose le ficchiamo volontariamente in fondo alla lista, così se capita che l'ultimo giorno utile per pagare le bollette piove e sono con la macchina dal meccanico non posso farci niente, mi tocca prendere l'ombrello e sperare di non bagnarmi troppo...

Riuscire a fare tutto per tempo, anche le piccole cose (quelle in fondo alla lista) e non doversi mai trovare con l'acqua alla gola, credo significhi essere veramente Svegli, con la s maiuscola. Un traguardo a cui tendere se si vuole vivere pienamente la vita, viceversa, si deve sempre sacrificare qualcosa...

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Vecchio 29-01-2009, 14.12.01   #13
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Scusa la domanda parzialmente idiota ma...perchè?
Voglio dire, perchè siamo apatici su determinati argomenti? E perchè io su alcuni e tu su altri?
Se apatia e non-pensiero (nel senso di quanto da te ben descritto) si stringono a braccetto e dipendono e interagiscono tra di loro perchè su certe cose invece l'apatia non attecchisce?
Se c'è terreno fertile perchè io mi posizioni comodamente o mi faccia posizionare sul non-pensiero dovrei essere apatica su tutto....
Che cosa ci permette di superare l'inerzia in determinati casi?

l'innata curiosità dell'uomo? La spinta , il desiderio, di trovare altro? I bambini sono fondamentalmente curiosi, poi questa curiosità, chi prima e chi dopo, la si perde per strada, tranne che per le grandi menti che continuano a investigare...
Ignorando l'apatia che girovaga come una sirena.
Da un certo punto di vista ti ha già risposto Kael con la faccenda del sonno, comunque fai bene credo a guardare ai bambini... ribalta la questione in modo migliore. Perchè io apatico su ics e tu su ipsilon? Perchè superiamo l'apatia su qualcosa e non su qualcos'altro... io ribalterei, perchè siamo apatici su qualcosa e non su qualcos'altro, dato che non dovremmo esserlo su nulla, come i bambini.

Ci sono questioni che per te sono distoniche e per me no, e viceversa. In un potenziale interessamento su tutto, interessamento inteso come disponibilità ad impiiegare energie, a pensarci, a prendere posizione, si inseriscono delle ombre, io qui tu li, zone nelle quali questa disponibilità viene meno, e che richiedono un certo sforzo, a volte notevole, per essere affrontate.
Credo sia un'altra faccia del fatto che io ho certe resistenze e tu altre, certe "nevrosi" e tu altre.
Per struttura psicofisica di partenza, unita alla serie di esperienze che ci compongono, per me sono diciamo "difficili" certe questioni e per te altre... ognuno le sue zone su cui ben si attacca l'apatia, su cui l'apatia fa comodo, preferiamo non vedere. Perchè evidentemente certi discorsi sono implicati con le nostre zone oscure, che difendiamo (l'ombra difende) a sonno tratto.

Forse la mia frase comunque è imperfetta: chi si conosce del tutto, chi ha completato un certo tipo di lavoro su se ed ha quindi libero accesso a tutte le sue possibilità, non ha più bisogno di apatia.
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Mi ha colpito questa frase Daf.... Più che una scelta tu cercavi una via di fuga, questo significa che in realtà hai già scelto... Hai scelto (o meglio, ti sei resa conto) che questo lavoro non fa per te, e ne avresti voluto un altro. Solo che poi all'atto pratico non ti sei data da fare in passato e dunque ora devi partire da zero.

Quando si effettua una scelta poi bisogna concretizzarla, possono passare anche anni prima che si vedano i risultati.. Non sempre siamo così lungimiranti da iniziare per tempo a porre delle basi, così che capita di doversi adattare a quello che passa il convento, se non voglio restare a terra devo prendere l'ultimo treno disponibile, anche se questo è il più lento e il più scomodo è pur sempre meglio di niente...

Perchè non ci abbiamo pensato prima? Perchè ci siamo svegliati tardi? Beh questo è un po' il difetto caratteristico dell'uomo, a parte mio nonno che diceva sempre "chi ha tempo non aspetti tempo", non ho conosciuto quasi nessuno che faceva oggi quello che poteva benissimo fare fra qualche mese o addirittura fra qualche anno...

Più che un non credere io ci vedo sonno, mente impegnata in altro, distratta dai mille pensieri che ci attanagliano ogni giorno, persa nelle sue fantasticherie... Poi c'è anche il discorso priorità, alcune cose le ficchiamo volontariamente in fondo alla lista, così se capita che l'ultimo giorno utile per pagare le bollette piove e sono con la macchina dal meccanico non posso farci niente, mi tocca prendere l'ombrello e sperare di non bagnarmi troppo...

Riuscire a fare tutto per tempo, anche le piccole cose (quelle in fondo alla lista) e non doversi mai trovare con l'acqua alla gola, credo significhi essere veramente Svegli, con la s maiuscola. Un traguardo a cui tendere se si vuole vivere pienamente la vita, viceversa, si deve sempre sacrificare qualcosa...


ci ho messo un pò a elaborare quanto scritto, non riuscivo a metabolizzare quel "via di fuga" finchè non sono riuscita a legarlo a "avevi già scelto"
penso che sia così anche se la sensazione che volevo trattenere è stata quella dell'immobilità, del subire, dell'essere costretti cosa che, per fortuna, alla fine mi ha indicato un'altra questione su cui val la penna che io rifletta, il còncetto di libertà.
Scegliere rende liberi ma oltre a chiedersi cosa implica scegliere mi rendo conto di avere un'idea distorta,infantile, di libertà.

Libertà che vico più come un " faccio ciò che voglio, quando voglio e come voglio" che temo sia molto lontano dall'essere liberi davvero...

Insomma ci stò pensando su ma ineffetti il senso vero di "esseri liberi" è qualcosa che ancora mi sfugge e di cui ho solo una piccola percezione....

Può essere che il profondo smarrimento sia nato anche dal fatto che obbligata a fare una cosa che non mi piace la parte viziatella di me si sia accanitamente ribellata...

Un'ultima riflessione, quel "faccio quel che voglio come voglio quando voglio" mi suona anche molto ..ehm...diciamo soporoso, non mi viene meglio, se faccio quel che mi pare quando mi pare in realtà non esercito, su me almeno, alcun controllo, alcuna costrizione, sa molto di istintivo, nel senso più "animale" del termine... ci rifletto...
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Vecchio 30-01-2009, 21.45.07   #15
Kael
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Insomma ci stò pensando su ma ineffetti il senso vero di "esseri liberi" è qualcosa che ancora mi sfugge e di cui ho solo una piccola percezione....
Una volta un amico mi ha detto "la vera libertà non è fare quello che si vuole, ma volere quello che si fa"... Chissà che anche a te questa frase non possa servire come è servita a me allora...
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Vecchio 07-03-2009, 19.52.36   #16
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Non credere non è nè credere, nè credere che no. Ovvero nel credere che, per esempio, esista Dio ci si trova nella stessa situazione del credere che non esista... stessa situazione, posizioni contrarie.
All'opposto di questa situazione che comprende posizioni contrarie si trova il non credere... che è apunto un non fare, un non occuparsi, un non prendere una posizione. Ed è, come dici tu, risultato diretto dell'apatia.
Ognuno di noi è apatico su qualcosa...
estrapolo questa frase per cercare di venire a capo di opposti e contrari sò veramente de coccio su quest'argomento...

Credere e credere che non li definisci contrari
credere e non credere opposti

in questo caso i contrari sono riferiti a uno stesso gesto (quello di credere) e uno esclude l'altro...anche se sono possibili entrambi, ma non insieme..

e qui inizio a incartarmi perchè nello stesso campo, quello del creder/pensare sono possibili entrambe le cose (credo in dio - non credo in dio) che però viaggiano in direzioni diverse..stessa pila ma la luce va in due direzioni opposte


nentre se sono opposti uno nega l'altro (o penso o non penso...nel senso di azione..)

ma non è sempre una negazione, che sia opposta o contraria? E allora dov'è la differenza?

eppure capire è semplice, lo sento che è lì, a un passo, ma non riesco a farlo
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Vecchio 08-03-2009, 01.49.43   #17
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estrapolo questa frase per cercare di venire a capo di opposti e contrari sò veramente de coccio su quest'argomento...

Credere e credere che non li definisci contrari
credere e non credere opposti

in questo caso i contrari sono riferiti a uno stesso gesto (quello di credere) e uno esclude l'altro...anche se sono possibili entrambi, ma non insieme..

e qui inizio a incartarmi perchè nello stesso campo, quello del creder/pensare sono possibili entrambe le cose (credo in dio - non credo in dio) che però viaggiano in direzioni diverse..stessa pila ma la luce va in due direzioni opposte


nentre se sono opposti uno nega l'altro (o penso o non penso...nel senso di azione..)

ma non è sempre una negazione, che sia opposta o contraria? E allora dov'è la differenza?

eppure capire è semplice, lo sento che è lì, a un passo, ma non riesco a farlo
Gli ambiti di considerazione (e quindi di esistenza) delle dicotomie sono diversi.
Io posso credere. Dato ciò, il mio credere può prendere direzioni contrarie... ovvero credo che Dio esista, oppure credo che non esista. Sono due posizioni che si espandono in due direzioni in modo che una escluda l'altra. La loro unione non è pensabile.

Invece abbiamo come opposti il credere e il non credere (per esempio che Dio esista). Colui che non crede non prende una posizione tipo Dio esiste o Dio non esiste... si pone semplicemente all'opposto della situazione di chi crede qualsivoglia cosa sull'argomento. L'unione delle due eliderebbe entrambe in un ambito superiore, per esempio sapere.

Li distingui (opposti e contrari) dall'esistenza o meno di un ambito superiore, o primario, dove le due cose possono stare unite in un qualcosa che le comprende, ma questo ambito non è lo stesso di quello dove esistono gli opposti. I contrari invece producono semmai un ambito sotto (secondario) e non uno sopra.
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Vecchio 06-11-2010, 11.09.57   #18
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Ti ringrazio, in effetti non era per niente chiaro quello che volevo dire e hai fatto benissimo a estrapolarlo perchè trovo anch'io che sia un discorso importante,per tutte le implicazioni che ne conseguono.

Mi colpisce da subito il fatto che questo non-credere tu lo definisci come una conseguenza dell'apatia, mentre io lo consideravo diretta causa.

Se sono apatica e l'apatia mi mette nella posizione di non cercare una posizione (che sia di pensiero o d'azione) devo ancora riuscire a visualizzare e comprendere l'origine dell'apatia, il che mi scoraggia.

Sarebbe molto più facile (quindi maggiormente improbabile ) che non essendo stata abituata a pensare con la mia testa ma ad assorbire passivamente ciò che mi arriva dall'esterno la mia capacità di giudizio oltre che di analisi sia nulla e di conseguenza questa posizione di non analisi, non credere generi l'apatia che mi permette di rimanere nello stato psicologico di inerzia...
Seh
Che giustificazione favolosa

Rileggo e rileggo e non aggiungo altro che già qui c'è molto che mi devo imprimere a fuoco.
Fuoco sisi
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