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Vecchio 30-06-2009, 15.37.20   #26
griselda
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E continuo a chiedermi che cosa, che cosa fà scattare quell'interruttore che trasforma una vita di sequenze temporali di fatti in un'avventura unica e straordinaria.
Ho letto diverse volte la pace del tal o tal'altro personaggio che diceva di averla raggiunta nel momento in cui aveva realizzato il motivo per cui era qui e quindi aveva trovato il senso della sua vita, credo che qualunque esso sia questo è realizzante e quindi fa vedere il tutto sotto un'altro aspetto un'altra ottica.
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Vecchio 30-06-2009, 18.14.53   #27
stella
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La noia è forse quel malefico "nulla" che dilagava e distruggeva Fantàsia? E quel nuovo nome dato dal bambino della storia era forse la nascita di una nuova idea? Ogni storia trae origne da un'idea.

E se uno si è perso il nome della propria storia che fà? Dove lo trova un romanzo che lo riporti all'inizio e glielo faccia riconoscere e gridare?
E se uno lo sà, lo conosce, ma non riesce a credere che sia possibile, che sia vero, che sia realizzabile..
In un tempo dove Infante Imperatrici e Vecchi della Montagna sono spariti e in cui Cavalieri e Draghi si sono estinti chi può ridarci la forza per osare?
Quel nome nuovo che il bambino dava a qualcosa faceva sì che questa cosa esistesse.
Era come .... creare dal nulla.
E questa forza creatrice era dentro il bambino che entrava nella storia, diventandone il protagonista, non senza dover superare prove e ostacoli.

Le nostre storie quotidiane tante volte non ci piacciano, ci vanno strette, quante volte si sente dire la frase: "se torno a nascere farei questo o quello..." e questo ci fa capire che spesso le nostre scelte non scaturiscono dal cuore, ma da determinate circostanze.
Quindi penso che il fattore magico dovrebbe essere seguire il nostro cuore anche controcorrente, ma ammetto che non è facile trasportare questo nella quotidianità.
Io vedo che quando faccio una cosa che mi viene dal cuore mi sento come trasformata, non lo so spiegare, ma mi fa provare un gusto della vita che altrimenti mi perdo.
Se abbiamo un sogno nel cassetto cercare di realizzarlo, anche se ci sembra impossibile, a patto di essere se stessi, troppo volte crescendo soffochiamo il noi stessi genuino con un noi di circostanza.
Non per nulla nelle fiabe una costante è esprimere un desiderio, noi non abbiamo la bacchetta magica, ma penso che se un desiderio ci nasce da dentro abbiamo in noi la potenzialità di realizzarlo, forse basterebbe crederci davvero....


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Vecchio 01-07-2009, 16.09.15   #28
stefano
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Quel nome nuovo che il bambino dava a qualcosa faceva sì che questa cosa esistesse.
Era come .... creare dal nulla.
E questa forza creatrice era dentro il bambino che entrava nella storia, diventandone il protagonista, non senza dover superare prove e ostacoli.

Le nostre storie quotidiane tante volte non ci piacciano, ci vanno strette, quante volte si sente dire la frase: "se torno a nascere farei questo o quello..." e questo ci fa capire che spesso le nostre scelte non scaturiscono dal cuore, ma da determinate circostanze.
Quindi penso che il fattore magico dovrebbe essere seguire il nostro cuore anche controcorrente, ma ammetto che non è facile trasportare questo nella quotidianità.
Io vedo che quando faccio una cosa che mi viene dal cuore mi sento come trasformata, non lo so spiegare, ma mi fa provare un gusto della vita che altrimenti mi perdo.
Se abbiamo un sogno nel cassetto cercare di realizzarlo, anche se ci sembra impossibile, a patto di essere se stessi, troppo volte crescendo soffochiamo il noi stessi genuino con un noi di circostanza.
Non per nulla nelle fiabe una costante è esprimere un desiderio, noi non abbiamo la bacchetta magica, ma penso che se un desiderio ci nasce da dentro abbiamo in noi la potenzialità di realizzarlo, forse basterebbe crederci davvero....



secondo me quanto hai detto è proprio il "succo".
Saper ascoltare il proprio cuore e seguirlo.
"va dove ti porta il cuore" recitava una famosa frase
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Vecchio 03-07-2009, 14.41.30   #29
dafne
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Originalmente inviato da nikelise Visualizza messaggio
Gli archetipi che sono le fonti di energia psichica .
Questo argomento ci fa capira meglio cosa sono .
E questo dimostra che finche' non si da' un taglio pratico ai discorsi spesso si parla a vuoto.
Gli archetipi sono immagini primordiali che ci offrono la forza per vivere una vita vera.
Ci possono anche affondare , come sempre accade ma anche salvare .
Pensa all'archetipo della madre che protegge i suoi figli e vedi quanta forza di andare avanti te ne viene da questa immagine .
Bisogna scoprire i nostri , ciascuno ha i suoi e farsi guidare attingendo alla loro energia.
Come si tratttasse di una centrale nucleare a disposizione.
Quindi meglio del coraggio e' il tuo achetipo la risposta alla domanda originaria.
Il coraggio ne e' un effetto.
Partendo da quello sottolineato che trovo, oramai, necessario...
poniamo che io abbia trovato un archetipo poniamo che sia la madre che difende i figli ..perchè essere madre allora spesso è una cosa frustrante?
Poniamo che ci sia anche quello del bambino abbandonato (è un archetpo anche quello? O solo la forma compensatoria del primo?) dovrei abbandonarmi per superare l'abbandono?

Una volta stabiliti i drammi della propria infanzia il "come fare a superare" è la ricapitolazione? E se a me fosse venuta oramai la nausea a forza di tornar su certi avvenimenti che fare?

La sensazione che ho è che sono talmente da tanto fuori strada che non ho più nemmeno i riferimenti per tornarci su e che, ma è una possibilità appena intravista, a volte questo passato da scoprire sia una scusa.

Non mi hanno seguita come dovevano, eh bon, così è andata, così doveva essere, non cambierà nulla del passato.
E adesso?

Capo Uno parla di caso e cause, me lo devo rileggere attentamente ma è possibile che riuscita a vedere qualche causa io non riesca più a tornare al caso portandomi dietro quello che ho appreso?
Come se mi spostassi sempre su due diversi ambiti..

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Vecchio 03-07-2009, 16.25.53   #30
Ray
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Non mi hanno seguita come dovevano, eh bon, così è andata, così doveva essere, non cambierà nulla del passato.
E adesso?
Il passato non lo puoi cambiare, ma puoi cambiare il futuro comprendendo il passato (com-prendere = prendere dentro, insieme).
Se io sono legato alla caviglia con una corda elastica ad un paletto (passato) questa corda determinerà in certi modi tutti i miei passi futuri. In certi casi li renderà più difficili, in altri devierà la direzione, in altri ne agevolerà un'altra e così via. E tanto più quanto meno so di quell'elastico. Il massimo del suo potere si presenta quando non so che c'è.

Ricapitolare è uno dei sistemi con cui posso andare a sciogliere quell'elastico. Non cambierà il fatto che la mia caviglia sarà più grossa dell'altra visto che ha portato l'elastico per molto tempo, ma cambierà le possibilità dei miei passi successivi.
In realtà, alla lunga, anche la caviglia si aggiusterà e tenderà ad assomiglliare all'altra (equilibrarsi).

Detta in un altro modo, non possiammo cambiare il passato, ma questi elastici non sono passati. Se agiscono ancora in noi, sono presenti. Noi possiamo renderli passati davvero... e finalmente passare oltre.
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Vecchio 03-07-2009, 17.50.46   #31
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Se io sono legato alla caviglia con una corda elastica ad un paletto (passato) questa corda determinerà in certi modi tutti i miei passi futuri..

che metafora che hai scelto
mi ricorda un sogno

grazie intanto
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Vecchio 04-07-2009, 00.22.40   #32
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Il passato non lo puoi cambiare, ma puoi cambiare il futuro comprendendo il passato (com-prendere = prendere dentro, insieme).
Se io sono legato alla caviglia con una corda elastica ad un paletto (passato) questa corda determinerà in certi modi tutti i miei passi futuri. In certi casi li renderà più difficili, in altri devierà la direzione, in altri ne agevolerà un'altra e così via. E tanto più quanto meno so di quell'elastico. Il massimo del suo potere si presenta quando non so che c'è.

Ricapitolare è uno dei sistemi con cui posso andare a sciogliere quell'elastico. Non cambierà il fatto che la mia caviglia sarà più grossa dell'altra visto che ha portato l'elastico per molto tempo, ma cambierà le possibilità dei miei passi successivi.
In realtà, alla lunga, anche la caviglia si aggiusterà e tenderà ad assomiglliare all'altra (equilibrarsi).

Detta in un altro modo, non possiammo cambiare il passato, ma questi elastici non sono passati. Se agiscono ancora in noi, sono presenti. Noi possiamo renderli passati davvero... e finalmente passare oltre.
Innanzitutto complimenti, bel post sopratutto l'ultima parte...

Visto che, a mio avviso, è difficile riuscire a ricapitolare tutto , tutti gli episodi di un certo tipo , grandi e piccoli, si dovrebbe cercare di ricapitolare e risolvere il concetto di base che c'è dietro ognuno di essi, dopo averlo ben individuato naturalmente.
Fatto questo dovrebbero automaticamente sciogliersi anche tutti i nodi successivi e conseguenti e visto che alla fine gli "snodi " principali se andiamo a stringere sono pochi, la cosa non dovrebbe essere insormontabile.

Un dubbio che mi rimane è però se serve riuscire a ritornare indietro sino alle origini quando si sono manifestati i primi paletti o se lo scioglimento puà avvenire anche partendo da un' altro punto seguente, perchè altrimenti andare ad agire su cose accadute quando eravamo nella pancia di mamma o negli anni immediatamente successivi o nella prima infanzia la vedo dura; magari mi sbaglio e alla fine viene tutto a galla anche cose che giacciono sepolte nella memoria da decenni
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Vecchio 04-07-2009, 00.31.49   #33
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Innanzitutto complimenti, bel post sopratutto l'ultima parte...

Visto che, a mio avviso, è difficile riuscire a ricapitolare tutto , tutti gli episodi di un certo tipo , grandi e piccoli, si dovrebbe cercare di ricapitolare e risolvere il concetto di base che c'è dietro ognuno di essi, dopo averlo ben individuato naturalmente.
Fatto questo dovrebbero automaticamente sciogliersi anche tutti i nodi successivi e conseguenti e visto che alla fine gli "snodi " principali se andiamo a stringere sono pochi, la cosa non dovrebbe essere insormontabile.

Un dubbio che mi rimane è però se serve riuscire a ritornare indietro sino alle origini quando si sono manifestati i primi paletti o se lo scioglimento puà avvenire anche partendo da un' altro punto seguente, perchè altrimenti andare ad agire su cose accadute quando eravamo nella pancia di mamma o negli anni immediatamente successivi o nella prima infanzia la vedo dura; magari mi sbaglio e alla fine viene tutto a galla anche cose che giacciono sepolte nella memoria da decenni
Si può andare anche così indietro, ma prima è necessario scogliere il resto.

Per la faccenda degli snodi si, in parte puoi riuscire a beccare un groppo e tirare su un pezzo di rete. Fuor di metafora con un episodio emblematico, se lo trovi e lo ricapitoli per bene, sistemi abbastanza anche tutti quelli che sono sempre lo stesso, ovvero tutte le mille volte che hai fatto la stessa cosa. Però è facile ingannarsi in questo modo, perchè potrebbero comunque nascondere altro e sarebbe meglio farli salire alla coscienza.
Tuttavia togliere dei grossi nodi permette in seguito di trovare quelli più piccoli... quindi ci si ritrova a "ripassare" cose già viste ma in altra ottica. Quindi alla fin fine, non solo tocca passare tutto ma anche più volte.
Però man mano che prendi piede la velocità aumenta.
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Vecchio 04-07-2009, 05.10.34   #34
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Partendo da quello sottolineato che trovo, oramai, necessario...
poniamo che io abbia trovato un archetipo poniamo che sia la madre che difende i figli ..perchè essere madre allora spesso è una cosa frustrante?
Poniamo che ci sia anche quello del bambino abbandonato (è un archetpo anche quello? O solo la forma compensatoria del primo?) dovrei abbandonarmi per superare l'abbandono?

Una volta stabiliti i drammi della propria infanzia il "come fare a superare" è la ricapitolazione? E se a me fosse venuta oramai la nausea a forza di tornar su certi avvenimenti che fare?

La sensazione che ho è che sono talmente da tanto fuori strada che non ho più nemmeno i riferimenti per tornarci su e che, ma è una possibilità appena intravista, a volte questo passato da scoprire sia una scusa.

Non mi hanno seguita come dovevano, eh bon, così è andata, così doveva essere, non cambierà nulla del passato.
E adesso?

Capo Uno parla di caso e cause, me lo devo rileggere attentamente ma è possibile che riuscita a vedere qualche causa io non riesca più a tornare al caso portandomi dietro quello che ho appreso?
Come se mi spostassi sempre su due diversi ambiti..

Dafne gli archetipi sono immagini dell'inconscio collettivo portatrici di energia psichica non sono realta' ( meglio lo sono sotto altri profili : realta' psichiche ) da vivere.
Se ho l'archetipo del guerriero non devo iscrivermi per forza nella legione straniera.

Quello di cui tu parli cioe' delle conseguenze inconsce delle esperienze fatte nell'infanzia al piu' e' inconscio personale da far emergere per dargli un contenimento razionale.
Certo la ricapitolazione che e' un rivivere un'esperienza a livello conscio per comprenderla appieno, se possibile , con riferimento a fatti dell'infanzia, puo' essere un modo per neutralizzare gli effetti negativi di quelle esperienze.

Ma a me pare che tu abbia gia' ricapitolato abbastanza questi fatti della tua infanzia e che il problema tuo sia quello di tutti :di dare un senso all'esistenza .
Esistenza che e' pesante se ci confiniamo in un solo ruolo ad esempio quello della madre .
Gli archetipi dell'inconscio collettivo sono infiniti possiamo averne quanti ne vogliamo col limite della nostra inclinazione e costituiscono la fonte della possibile verieta' e ricchezza della nostra esistenza.
Operano di solito per opposti , come s'e' detto altrove , uno conscio ed uno inconscio : giovane vecchio , madre figlia, guerriero schiavo , santo dannato ,saggio stolto , da mantenere in equilibrio .
Ovvio che se fai solo la madre questa immagine ti abbatte , ti stanca , ti svuota di energia anzicche' il contrario .
Quindi l'effetto buono o cattivo dell'archetipo sta nell'equilibrio in cui si trova o meno col suo polo opposto.
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Vecchio 01-12-2009, 01.25.26   #35
dafne
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Non è che si rischia, lo sei fin dalla nascita, la nascita stessa è dare forma ad un archetipo.


Tornando al tema principale:
Daf dice: "E continuo a chiedermi che cosa, che cosa fà scattare quell'interruttore che trasforma una vita di sequenze temporali di fatti in un'avventura unica e straordinaria"

Bisogna prima approfondire casualità e causalità, quando la visione passa dalla prima alla seconda già un primo passo è fatto ma poi bisogna tornare indietro portando con se, in se, la visione e percezione della casualità senza togliersi la magia dell'imperscrutabilità dei piani superiori.

Lo so che sono stato criptico, ma se avessi scritto diversamente non sarebbe stato meglio, per esempio avrei potuto scrivere che......
l'umano medio normale pensa che gran parte della vita è caso
Alcuni si affrancano da questa visione e iniziano a vedere le cause, le cercano, le studiano etc... quelli che rimangono bloccati li diventano scienziati secondo la concezione moderna di scienza. Non grandi scienziati però.
Da questa condizione alcuni "tornano" indietro e ricominciano a vedere la poesia dell'Universo, ma se tornano senza la comprensione delle cause (o lasciando indietro questa) diventano Spirituali bigotti, che in varie forme si affidano ad un Dio anche quando dicono che non esiste.
Solo quelli che tornano, con la visione delle cause, ad apprezzare il caso riconoscendolo per quello che è realmente, possono realmente percepire il continuum della vita e coglierne la magia anche quando stanno rivolgendo lo sguardo a cosa banali.

Il sognatore concreto lo definirei, non il fantasticante, non il meccanizzato.

Quindi una volta compreso che il caso non esiste andare a cercare le cause di ciò che accade.
Studiando le cause il caso ci pare, appunto, inesistente..quel che dici è che bisognerebbe stare in una sorta di via intermedia? Ossia comprendere che tutto accade per un motivo, studiare le cause possibili da comprendere, e accettare che pur accadendo per un motivo preciso non siano prevedibile sempre?

Suona come un'attenzione senza controllo...
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Vecchio 27-12-2009, 00.30.04   #36
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Inizio a pensare che il fattore magico non sia unico, che non sia una cosa sola.
O forse non ha un'unica interpretazione, un'unica descrizione.

Che sia coraggio o amore o attenzione esiste un clic che cambia le nostre percezioni.

Forse non è nemmeno un clic solo ma tutta una serie di piccoli e continui interruttori.

O forse piccoli interruttori che ci preparano e ci portano a spingere quell'unico che accende quella luce che illumina la vita e la rende unica e meravigliosa.

Scusate, sarà il Natale, sarò stucchevole, ma oggi credo che sia possibile.
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