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Vecchio 26-06-2007, 17.58.55   #1
griselda
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Predefinito Vangelo Copto di Tomaso

Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente e scritti da Didimo Giuda Tomaso.

(1) Egli disse: "Colui che scopre l'interpretazione di queste parole non gusterà la morte".
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Vecchio 27-06-2007, 00.51.55   #2
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Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente e scritti da Didimo Giuda Tomaso.

(1) Egli disse: "Colui che scopre l'interpretazione di queste parole non gusterà la morte".

Frase probabilmente che si riferisce sia alle parole racchiuse nel testo e sia alla frase in esame.
C'è abbastanza di sviscerare.
La prima cosa che mi pare di vedere è una sorta di ricerca della immortalità; un mezzo, quindi, per cercarla e farla propria!
Forse l'interpretazione di " queste parole" va oltre, o meglio come tutto, non si ferma ad una chiave di lettura ma ne ha molte.
Una interpretazione che si chiede, forse( per non dire certamente ) rappresenta la possibilità di raggiungere il Senso. Ed il Senso può raggiungerlo chi?
Naturalmente tutti si può dare più o meno una interpretazione ma il diverso è " Colui" ( mi fa venire in mente" Io sono Colui che E' ).
Insomma chi è "Colui"?
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 27-06-2007, 01.12.20   #3
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La prima cosa che mi pare di vedere è una sorta di ricerca della immortalità; un mezzo, quindi, per cercarla e farla propria!
Forse l'interpretazione di " queste parole" va oltre, o meglio come tutto, non si ferma ad una chiave di lettura ma ne ha molte.
...........................
Colui" ( mi fa venire in mente" Io sono Colui che E' ).
Insomma chi è "Colui"?
Sicuramente le chiavi di lettura sono diverse, per esempio con la parola "morte"più che all'immortalità ho pensato a un morto che cammina nel senso di immerso in un sonno profondo. Quindi se "colui" è proprio Colui che E' non gusta la morte perchè è sveglio
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Vecchio 27-06-2007, 09.30.49   #4
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L'unica parola che "cripta" questa frase non l'avete considerata bene.
"Gusterà".

Non è un pò strana rispetto al nostro usuale modo di vedere le cose?
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Vecchio 27-06-2007, 12.10.17   #5
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Colui che scopre...
Scoprire ovvero togliere la coperta... non coprire... togliere il velo... svelare... aprire gli occhi...

l'interpretazione di queste parole...
cercare quindi il significato nascosto... interpretare... tradurre... cogliere nelle parole il significato...

non gustera' la morte.
Quando giungera' la morte fisica non gustera' la morte stessa... gustare nel senso del gusto... del fisico... oltre la morte fisica rimane un testimone che non potra' gustarne il momento?

Temiamo la morte... un addio definitivo con questo mondo... con la vita come la conosciamo... quando si muore non si torna indietro (non tutti almeno)... gustare la morte ci pare macabro... come e' possibile gustare qualcosa che non ci piace che temiamo?...

Eppure e' il momento piu' intenso che possiamo immaginare... ora siamo qui e un istante dopo... booh?
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Vecchio 27-06-2007, 12.16.38   #6
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non gustera' la morte.
Quando giungera' la morte fisica non gustera' la morte stessa... gustare nel senso del gusto... del fisico... oltre la morte fisica rimane un testimone che non potra' gustarne il momento?

Temiamo la morte... un addio definitivo con questo mondo... con la vita come la conosciamo... quando si muore non si torna indietro (non tutti almeno)... gustare la morte ci pare macabro... come e' possibile gustare qualcosa che non ci piace che temiamo?...

Eppure e' il momento piu' intenso che possiamo immaginare... ora siamo qui e un istante dopo... booh?
Forse il suggerimento è quello di prepararsi alla Morte. Morte fisica, ma anche morte come momento di passaggio da uomo a Uomo...
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Vecchio 27-06-2007, 12.34.01   #7
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a mio avviso si riferisce alla "shekinah" insita in ognuno a livello potenziale
indicata come "colui" per intendere la sua espansione "incarnata" in un soggetto
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Vecchio 27-06-2007, 13.07.57   #8
griselda
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(1) Egli disse: "Colui che scopre l'interpretazione di queste parole non gusterà la morte".
Colui cioè chi ha scoperto di non essere solo un corpo e che mettendo in pratica l'Insegnamento facendo di due Uno non gusterà la morte perchè la morte così intesa normalmente non esisterà per Lui, che perderà con essa solo l'involucro vuoto.
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Vecchio 27-06-2007, 13.12.58   #9
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facendo di due UNO a mio avviso intende il superamento della dualità.
l'unione interiore degli apparenti opposti
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Vecchio 27-06-2007, 13.13.28   #10
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in kabbalah ciò è rappresentato da DAAT'
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Vecchio 27-06-2007, 13.15.05   #11
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L'unica parola che "cripta" questa frase non l'avete considerata bene.
"Gusterà".

Non è un pò strana rispetto al nostro usuale modo di vedere le cose?
In effetti non pensavo che la morte fosse qualcosa da "gustare"... Che abbia un buon sapore?
Tuttavia questo implica che sia una cosa da "mangiare" (mangiare inteso in tutti i sensi... anche la musica o la pittura sono buone da mangiare..), prendere dentro insomma, fare propria.
Senza perdermi troppo in sproloqui mi viene in mente un detto: "Dimmi quello che mangi e ti dirò chi sei..."
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Vecchio 27-06-2007, 13.25.48   #12
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boh secondo me con "gustare" intende semplicemente "farne esperienza" sensoriale
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Vecchio 27-06-2007, 13.33.57   #13
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Adesso sicuro ne dico una delle mie scusatemi, ma se ci siamo disentificati da tutto lo saremo anche davanti alla morte po esse? Quindi non più legati al corpo ed ai sensi ma distaccati.
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Vecchio 27-06-2007, 13.46.51   #14
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a mio avviso è come hai detto.
ma non perchè sei "distaccata" più che altro perchè non ti identifichi esclusivamente nel corpo e nei sensi.
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Vecchio 27-06-2007, 15.49.32   #15
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In effetti non pensavo che la morte fosse qualcosa da "gustare"... Che abbia un buon sapore?
Tuttavia questo implica che sia una cosa da "mangiare" (mangiare inteso in tutti i sensi... anche la musica o la pittura sono buone da mangiare..), prendere dentro insomma, fare propria.
Senza perdermi troppo in sproloqui mi viene in mente un detto: "Dimmi quello che mangi e ti dirò chi sei..."
Kael per primo ha iniziato a girarci intorno... come facciamo a gustare la morte se siamo quelli che muoiono? Inoltre vuol dire che normalmente c'è qualcuno che gusta (si pappa) la morte e solo dopo la comprensione di quegli scritti (di quello che significano, non proprio per forza quelli... e comunque comprensione non capirli intellettualmente) nulla più in, di, noi gusterà, assaggerà, mangerà la morte.
A questo punto sarebbe da capire chi si mangia normalmente la morte.
Volendo fare discorsi trasversali lo sciamanesimo del sudamerica proposto da Castaneda è quello che più ci viene incontro... in molto riferimenti parla di sfuggire l'Aquila che ci mangerà, di prepararci con dei sistemi... e allo stesso tempo l'Aquila in quella cultura è lo Spirito.
Quindi normalmente lo Spirito si pappa, gusta la nostra morte... ove nostra è il senso di identità per quanto embrionale e misero...
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Vecchio 27-06-2007, 16.10.38   #16
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a mio sentire parla dell'ego in primis (quello che di solito mangia)
e con "colui" invece parla dello sviluppo interiore della shekinah
ossia quando facciamo vuoto dentro noi stessi (annullando l'ego) diveniamo veicoli di spirito

ciauzz
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Vecchio 27-06-2007, 17.08.24   #17
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a mio sentire parla dell'ego in primis (quello che di solito mangia)
e con "colui" invece parla dello sviluppo interiore della shekinah
ossia quando facciamo vuoto dentro noi stessi (annullando l'ego) diveniamo veicoli di spirito

ciauzz
Scusa mi potresti spiegare cosa è la shekinah?
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Vecchio 27-06-2007, 18.53.13   #18
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shekinah è un termine ebraico che indica la "scintilla divina" a livello potenziale insita in ognuno di noi.
secondo la kabbalah essa è allo stato embrionale inizialmente.
va espansa e sviluppata attraverso la conoscenza di se stessi.
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Vecchio 27-06-2007, 20.03.46   #19
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Kael per primo ha iniziato a girarci intorno... come facciamo a gustare la morte se siamo quelli che muoiono?
Inoltre vuol dire che normalmente c'è qualcuno che gusta (si pappa) la morte e solo dopo la comprensione di quegli scritti (di quello che significano, non proprio per forza quelli... e comunque comprensione non capirli intellettualmente) nulla più in, di, noi gusterà, assaggerà, mangerà la morte.
A questo punto sarebbe da capire chi si mangia normalmente la morte.
Volendo fare discorsi trasversali lo sciamanesimo del sudamerica proposto da Castaneda è quello che più ci viene incontro... in molto riferimenti parla di sfuggire l'Aquila che ci mangerà, di prepararci con dei sistemi... e allo stesso tempo l'Aquila in quella cultura è lo Spirito.
Quindi normalmente lo Spirito si pappa, gusta la nostra morte... ove nostra è il senso di identità per quanto embrionale e misero...
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In effetti non pensavo che la morte fosse qualcosa da "gustare"... Che abbia un buon sapore?
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L'unica parola che "cripta" questa frase non l'avete considerata bene.
"Gusterà".

Anche io penso...ad un " Gustare" inteso nel senso...di fare proprio.
In questo senso allora può anche essere intesa...come qualcosa che possiede un sapore...( si può anche identificare all'interno della frase una di esortazione, appunto " Colui...che scoprirà..non Gusterà la morte")
Questo " non gusterà.." ...insomma...come se dicesse, anche, che la morte ha un sapore ( ma non concordo con Kael..quando attribuisce una certa " bontà " alla morte. lo definirei più come...un abbandono, un risucchio..senza sapore ) ma lo individua in un momento preciso..
Non conoscerà la morte...da un momento in poi ossia da quando non la gusterà più..!

Gusterà..potrebbe intendersi allora, visto che si parla di qualcosa che " entra" all'atto del gustare ( ma in effetti in un certo senso gia siamo nel " gusto" ), come una presa di coscienza od anche un abbandonare, appunto, un "gusto" che fino ad allora non era identificabile...
Cioè..per semplificare: gia siamo nel " gustare" ma non lo sappiamo.

Per renderci conto che " gustiamo" qualcosa ( ossia che ne siamo dentro) dobbiamo sapere cosa non gustiamo. Abbandonare l'ambito del gusto, all'interno del quale siamo, per uscirne fuori...un prendere coscienza..; sviluppare, fin dove possibile l'embrione..della identità..fin dove possibile..
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Vecchio 27-06-2007, 20.45.30   #20
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Kael per primo ha iniziato a girarci intorno... come facciamo a gustare la morte se siamo quelli che muoiono? Inoltre vuol dire che normalmente c'è qualcuno che gusta (si pappa) la morte e solo dopo la comprensione di quegli scritti (di quello che significano, non proprio per forza quelli... e comunque comprensione non capirli intellettualmente) nulla più in, di, noi gusterà, assaggerà, mangerà la morte.
A questo punto sarebbe da capire chi si mangia normalmente la morte.
Volendo fare discorsi trasversali lo sciamanesimo del sudamerica proposto da Castaneda è quello che più ci viene incontro... in molto riferimenti parla di sfuggire l'Aquila che ci mangerà, di prepararci con dei sistemi... e allo stesso tempo l'Aquila in quella cultura è lo Spirito.
Quindi normalmente lo Spirito si pappa, gusta la nostra morte... ove nostra è il senso di identità per quanto embrionale e misero...
Ecco adesso si che sono confusa
Appena nasciamo iniziamo a morire un poco alla volta la morte ci consuma a piccoli bocconi senza che ce ne accorgiamo Castaneda non lo conosco bene so che parlava dei voladores che ci succhiano via energia vitale a poco a poco se non ce ne accorgiamo attraverso le emozioni se non dico cavolate eh?
Poi dici che l'aquila è lo Spirito e qui mi sono persa...
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Vecchio 27-06-2007, 23.00.29   #21
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shekinah è un termine ebraico che indica la "scintilla divina" a livello potenziale insita in ognuno di noi.
secondo la kabbalah essa è allo stato embrionale inizialmente.
va espansa e sviluppata attraverso la conoscenza di se stessi.
Scusa ma non è che mi è molto chiaro.
Io pensavo potesse essere la parte Femminile di Dio associabile allo Spirito Santo ma chiedo conferme. Qualcuno può portare un po di luce?
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Vecchio 27-06-2007, 23.21.52   #22
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( ma non concordo con Kael..quando attribuisce una certa " bontà " alla morte. lo definirei più come...un abbandono, un risucchio..senza sapore )
Pensa ad un bel concentrato di esperienze e dimmi se non hanno sapore...


Grii... si si può anche dire che in un percorso naturale dal primo momento che "acchiappiamo" la massima consapevolezza destinataci in base alla nostra struttura psico-fisica poi andiamo subito in discesa verso la morte...
Per usare una metafora famosa alla nascita abbiamo una certa carica come la molla di un orologio... ma è bloccata... si smolla pian piano fino al massimo naturale in un periodo della fanciulezza e poi inizia a scaricarsi vivendo...

Questo però c'entra poco con il discorso qui, comunque anche andando in discesa con l'energia continuiamo (volendo-potendo, non tutti, c'è chi si ferma a 20 anni, chi a 30, chi 50 etc) a fare un certo tipo di esperienza, la vera esperienza da non confondere con la memoria come di solito si fa, e da non confondere con "ho esperienza, so fare quella cosa" l'eventuale saper fare è una conseguenza.
Bene quell'esperienza che certi chiamerebbero consapevolezza (ma non è proprio esatto) è ciò che lo Spirito attraverso la morte mangia alla nostra individualità... non va perso comunque nulla... ma c'è il famoso ciclo di rinascite (adesso chiamate erroneamente reincarnazioni) e non c'è un'individualità ben formata ancora.
So che non è chiarissimo ancora... ma pian piano....


Per Turaz... anche se non è la discussione giusta, anche se posso intepretare le parole e pensare che intendevi qualcosa di un pò diverso, non posso proprio sentir parlare di annullare l'ego... è impossibile, innaturale non evolutivo e quant'altro.
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Vecchio 28-06-2007, 00.04.29   #23
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Pensa ad un bel concentrato di esperienze e dimmi se non hanno sapore...


Grii... si si può anche dire che in un percorso naturale dal primo momento che "acchiappiamo" la massima consapevolezza destinataci in base alla nostra struttura psico-fisica poi andiamo subito in discesa verso la morte...
Per usare una metafora famosa alla nascita abbiamo una certa carica come la molla di un orologio... ma è bloccata... si smolla pian piano fino al massimo naturale in un periodo della fanciulezza e poi inizia a scaricarsi vivendo...

Questo però c'entra poco con il discorso qui, comunque anche andando in discesa con l'energia continuiamo (volendo-potendo, non tutti, c'è chi si ferma a 20 anni, chi a 30, chi 50 etc) a fare un certo tipo di esperienza, la vera esperienza da non confondere con la memoria come di solito si fa, e da non confondere con "ho esperienza, so fare quella cosa" l'eventuale saper fare è una conseguenza.
Bene quell'esperienza che certi chiamerebbero consapevolezza (ma non è proprio esatto) è ciò che lo Spirito attraverso la morte mangia alla nostra individualità... non va perso comunque nulla... ma c'è il famoso ciclo di rinascite (adesso chiamate erroneamente reincarnazioni) e non c'è un'individualità ben formata ancora.
So che non è chiarissimo ancora... ma pian piano....
So che c'entra poco...ma non mi è chiara una cosa.
Per " massima consapevolezza" intendi, ad esempio, un punto nella vita dal quale in poi si avvicina la " morte" intendendo questa come " prelevamento " ( come al bancomat.. ) delle esperienze alla nostra individualità ben poco formata ( la quale avrà bisogno di indefinite esperienze per formarsi? )?
Ad esempio se devo imparare a scrivere è ovvio che non potrò farlo da subito appena arrivato a scuola, fin quando non avrò fatto mio l'alfabeto durante le lezioni.
Quindi una volta che l'ho fatto mio e per conseguenza ho la possibilità di scrivere, sapendo che so...fare relazioni, riassunti e tanto altro, sarà quello il punto di massima consapevolezza...?

Beh..in effetti...per quanto riguarda le esperienze ed il sapore di queste...non posso non pensare al " bel/buon " concetrato di queste.
Però..il "senza sapore" l'avevo posto in relazione al fatto...che lo Spirito le " prendeva " a prescindere dall'accezione di buono o cattivo; un neutro esperenziale per intenderci.....nel senso: l'ha fatta...la prendo..!
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Dicevo massima consapevolezza destinataci in base alla nostra struttura psico-fisica... una specie di bonus iniziale che non si ha subito alla nascita ma si può iniziare a "spendere" in una fascia che possiamo dire dai 7/8 anni fino ai 14/15... dopo o si lavora sempre su quella base, si elabora si rifrigge ma sempre quella è oppure nel peggiore dei casi se ne filtra una parte e si tiene il minimo per sopravvivere... nel migliore dei casi si "investe" per aumentarne il capitale.... questo finchè si vive.
Alla morte o ce la lasciamo pappare (si in quel senso è giusto Jez non ci sono esperienze positive o negative, sono tutte succulente in quanto esperienze) oppure cerchiamo di comprendere e vivificare i famosi scritti di sopra.

P.s. non è che si spende o si investe direttamente la consapevolezza... ma tramite questa ci si può trovare in vicende che ce ne fanno acquisire altra o "spegnere" quella che c'è.
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Vecchio 01-07-2007, 19.23.36   #25
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Dicevo massima consapevolezza destinataci in base alla nostra struttura psico-fisica... una specie di bonus iniziale che non si ha subito alla nascita ma si può iniziare a "spendere" in una fascia che possiamo dire dai 7/8 anni fino ai 14/15... dopo o si lavora sempre su quella base, si elabora si rifrigge ma sempre quella è oppure nel peggiore dei casi se ne filtra una parte e si tiene il minimo per sopravvivere... nel migliore dei casi si "investe" per aumentarne il capitale.... questo finchè si vive.
Intendi che in quella fascia di età si fanno delle esperienze che poi segnano come un leit motive la nostra vita che se non comprese non ci permetteranno di fare un passo avanti anzi continureremo a girare in tondo, mentre se le conosciamo e comprendiamo ci troviamo fuori da esse trasformando il cerchio in spirale?

Ultima modifica di griselda : 01-07-2007 alle ore 19.27.03.
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