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Vecchio 07-05-2007, 09.34.55   #1
Ray
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Predefinito volere - dovere

Li viviamo come due opposti, ma se ci pensiamo un attimino, come può essere?
Se riconosco una cosa come mio dovere, come è possibile che non la voglio?

Proviamo a partire da un esempio: voglio andare in vacanza. Questo implica che devo prenotare, per prenotare devo telefonare, per telefonare devo cercare il numero e via così. Inoltre devo anche fare le valigie, alzarmi presto e molte altre cose. Tutte queste molte altre cose implicano passetti più piccoli che "devo" fare se voglio ottenere il mio scopo.

E l'inghippo sta proprio nel "devo". Appena ci diciamo "devo" scatta in noi un meccanismo che ribatte "non ho voglia". E ci troviamo nella contraddizione che contraddistingue la condizione umana... voglio ma non ho voglia.

Vien da chiedersi, per cominciare, "chi" vuole e "chi" non ha voglia...
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Vecchio 07-05-2007, 09.50.44   #2
RedWitch
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Se mi pongo uno scopo, poi per raggiungerlo in mezzo tra l'idea (voglio andare in vacanza) e il raggiungimento (vado effettivamente in vacanza, parto), ci sono tanti piccoli passi da fare, che pero' nel momento stesso in cui penso di dover fare fanno scattare in me il non ho voglia di fare (pigrizia?).

In effetti mi è venuto il dubbio che spesso sostituiamo il devo con il voglio, e questo devo, diventa l'ostacolo che mi separa dal fare... se è vero che voglio andare in vacanza, allora voglio anche telefonare, andare a prendere i biglietti, preparare le valige etc, altrimenti non voglio veramente andare in vacanza..

Viviamo il dovere come una costrizione, senza tenere presente che se voglio ottenere qualcosa, dovrò () anche volermi muovere verso di essa..
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Vecchio 07-05-2007, 10.30.46   #3
Grey Owl
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Ricordo il detto " Pigrezia vot dal brod?... se grazia... alora val a tor!... alora no".
Traduzone:"pigrizia vuoi del brodo?... si grazie... allora vai a prenderlo.. allora no".

Tornando all'esempio della vacanza mi viene da pensare che "una parte" di noi desidera la vacanza proiettandosi con la fantasia "in vacanza" con tutti i piaceri. Immagina ad esempio la spiaggia, il mare, il sole, la bibita fresca, la brezza, ecc...

Quando poi "deve" organizzare la vacanza una parte di noi deve "fare i conti" con l'organizzazione (come ha detto bene Red) che riguarda la realta' ed il lato pratico.
E qui viene fuori la pigrizia... ma pigrizia non e'... e' cattiva abitudine ad affrontare i doveri che sono necessari per soddisfare la vacanza "sognata".

Spesso abbiamo una visione "romantica" di quello che vogliamo (ovvero proiettiamo un'illusioria visione di quello che vorremmo) e di questa facciamo "affidamento" per spingerci verso la sua realizzazione.

Ai primi "ostacoli" verso la realizzazione di quella visione romantica ci arrendiamo subito (o almeno diventiamo pigri per il semplice fatto che non corrisponde a quello che ci eravamo immaginati).

Se poi si "deve" perche' ci siamo imposti il raggiungimento (ad esempio andare in vacanza) allora nasce la lotta (impari) con la pigrizia... meglio dire con la cattiva abitudine ad ottenere tutto senza il minimo sforzo.

Ho parlato al plurale perche' vedo molti io in me... sono un uomo frammentato.. una parte di me vorrebbe tutto e senza sforzo ed un altra parte di me capisce che senza impegno nulla si ottiene... bisogna "meritarsi" la riuscita dello scopo per picccolo che sia. Per ottenere qualsiasi cosa serve impegnarsi e sforzarsi... serve perdere quella cattiva abitudine di illudersi che tutto ci e' dovuto solo per il fatto che lo desideriamo.

"volere e' potere" recitava un detto.

Per volere si deve... si deve lavorare per ottenere e quindi potere (fare)...


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Vecchio 07-05-2007, 12.10.11   #4
Grey Owl
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Aggiungo un pensiero (corro il rischio di andare OT)...

Riprendendo l'esempio di Ray sul volere andare in vacanza.

Durante il periodo invernale "sogno" una vacanza al mare oppure le spiagge bianche delle Maldive... fantastico momenti di beato riposo sulle spiagge dorate... magari deserte... e magari con tutto quello che mi fa' sognare il paradiso...
Questo e' immaginare... e' un proiettare delle aspettative in quel sogno si vacanza... e' una fuga dalla realta'... e' un sognare (e quindi dormire) un mondo irreale e bellissimo.

Arriva il momento delle ferie... prese in accordo col datore di lavoro... perche' nel sognare la vacanza pongo un periodo di ferie concordato col mio datore di lavoro ed anche con l'eventuale capo ufficio... superiore... colleghi e quant'altro...
Gia' questo potrebbe mettere in "crisi" le nostre aspettative... periodo non concesso per le ferie... problemi sul posto di lavoro... condizioni inpreviste.
Possono quindi nascere dei "contrattempi" che ci fanno arrabbiare perche' siamo ormai "fissati" sulle nostre aspettative rispetto al "sogno" di vacanza perfetta.
Abbiamo cristallizzato un percorso ideale (immaginato) di come devono accadere le cose. Ci siamo identificati col sogno della vacanza e il come deve avvenire.

Poi devo prenotare, telefonare, prendere accordi con l'hotel, l'agenzia di viaggi, il traghetto, l'aereo, e cosi' via... nel nostro sogno avevamo soprasseduto su tutto questo... che sogno ideale sarebbe sognare dei "problemi"? Quando sogno un "sogno bello" mica ci metto i piccoli contrattempi no?...

Al primo contrattempo proietto dei pensieri negativi. Cominciano i se e i ma... e se trovo tutto esaurito?... ma come faccio a mettere le pinne in valigia?... se il datore di lavoro mi annulla le ferie?... se piove?... come faccio a prenotare?... a chi lascio il gatto?... (si passa dai piu' banali dubbi ai piu' amletici).
Il passo e' breve... dai dubbi ai pensieri alle emozioni negative... il fare viene "bloccato" da queste emozioni negative... tutto diventa "difficile"... e piu' mi identifico con la vacanza ideale e piu' tutto sembra allontanarsi nella "realta'".

Che fare allora?... due sono le trade che si intraprende:
Non ho voglia perche' quello che volevo non e' quello che ho davanti.
Mi arrabbio con la vita che non si "apre" al mio desiderio di vacanza ideale.

Una volta arrivato a destinazione il meccanismo non si ferma... anzi a volte aumenta.
Si e' in vacanza e non si allenta il ritmo frenetico del lavoro... si deve fare... non ce' tempo per il polleggio in spiaggia... ci si annoia e si fantastica sulle cose accadute durante il lavoro... si deve organizzare la cena... la visita a quel posto... prendere accordi con il tizio della barca... insomma un inferno...hahahahahaha

Penso che tutto stia nell'immaginare senza sforzarsi... si comincia col la fuga immaginando il paradiso (illusioni ed aspettative)... poi si fugge al primo ostacolo arrabbiandosi (emozioni negative) verso i "contrattempi" organizzativi.

Chi vuole e chi non ha voglia se e' perso nell'identificazione dei suoi sogni trovera' sempre un mondo che non esiste.
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Vecchio 07-05-2007, 13.54.00   #5
Faltea
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Le doverizzazioni a parer mio sono una meccanismo del cervello che implica "per forza" una non voglia.
L'infanzia è piena di doverizzazioni reali, dove l'autorità dell'adulto si trasforma in doverizzazione.
Vai a dormire che domani devi andare a scuola.
Vai a sistemare la camera
Devi lavarti i denti
Devi studiare
Devi fare i compiti
Vai a letto.

Il comando è una doverizzazione che abbiamo subito tutti nell'infanzia, giusta o meno ha poca importanza secondo me siamo arrivati alla saturazione.
Modificando il devo con il voglio il tutto viene più facilmente ed anche ciò che devi fare lo fai più volentieri.
Comunque per come la si voglia guardare, ciò che dobbiamo fare è perché lo vogliamo.
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Vecchio 07-05-2007, 16.27.49   #6
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Li viviamo come due opposti, ma se ci pensiamo un attimino, come può essere?
Se riconosco una cosa come mio dovere, come è possibile che non la voglio?

Proviamo a partire da un esempio: voglio andare in vacanza. Questo implica che devo prenotare, per prenotare devo telefonare, per telefonare devo cercare il numero e via così. Inoltre devo anche fare le valigie, alzarmi presto e molte altre cose. Tutte queste molte altre cose implicano passetti più piccoli che "devo" fare se voglio ottenere il mio scopo.

E l'inghippo sta proprio nel "devo". Appena ci diciamo "devo" scatta in noi un meccanismo che ribatte "non ho voglia". E ci troviamo nella contraddizione che contraddistingue la condizione umana... voglio ma non ho voglia.

Vien da chiedersi, per cominciare, "chi" vuole e "chi" non ha voglia...
Chi vuole può.... infatti volere è potere...
Chi non ha voglia non vuole, anche se potrebbe...
Chi deve fare è perchè, scusate il bisticcio, vuole dover fare.....
Il "devo" andare a lavorare equivale al "voglio" lavorare quindi mi impegno ogni giorno....
Il "devo riuscire" rafforza il "voglio" riuscire...
E' molto difficile essere costretti a "dover" fare una cosa se non si vuole farla.... in altre parole siamo noi che scegliamo i nostri doveri...
Il "devo" è una piccola maschera per farci sentire vittime di una nostra volontà....
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Vecchio 07-05-2007, 19.10.48   #7
Ray
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Chi vuole e chi non ha voglia se e' perso nell'identificazione dei suoi sogni trovera' sempre un mondo che non esiste.
Cito questa frase dei tuoi due interventi ad emblema degli stessi, nel senso che questo dici alla fin fine e concordo.

L'identificazione che descrivi risponde in parte alla mia domanda... chi vuole e chi non ha voglia... spesso ci capita di identificarci nell'immaginato dimenticandoci che vogliamo, smettendo di volere.

Invece, a mio avviso, faremmo meglio a ricordarci del nostro scopo...
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Vecchio 07-05-2007, 23.29.00   #8
Kael
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Ogni cosa che facciamo, sia che la si voglia oppure no, esige uno sforzo.
Anche bere un biccher d'acqua fresca quando si ha sete impone un certo lavoro (aprire il frigo, stappare la bottiglia, versare l'acqua nel bicchiere, ecc..) ma ovviamente nessuno desisterà da questo perchè la soddisfazione della sete sarà di gran lunga superiore alla fatica.

Qual è dunque il segreto? E' un discorso di equilibri... Da una parte abbiamo il nostro volere, dall'altra la fatica per ottenerlo... Se il mio volere è maggiore della fatica lo farò senza pensarci, diversamente se per ottenere una cosa bella la fatica è troppa in rapporto alla mia volontà non la farò...
Esempio: se per scalare una montagna ci promettono un milione di euro saremmo già tutti con l'attrezzatura da alpini addosso, ma per una caramella al limone chi lo farebbe? Certo, per chi ama la montagna non servirebbe nemmeno la caramella, ma è pur sempre l'amore per la montagna a superare la fatica...

In realtà la maggioranza vorrebbe tutto adesso e subito, come se fosse possibile con uno schiocco di dita... Sfortunatamente (o per fortuna...) la formula magica non esiste e se uno davvero vuole una cosa deve muovere il c...
Alle volte basterebbe solo un po' d'amore in più per le cose che si vogliono o che si devono fare, e tutti saremmo assai più "attivi" o, se preferite, assai meno pigri...

Ultima modifica di Kael : 07-05-2007 alle ore 23.49.48.
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Vecchio 08-05-2007, 05.04.40   #9
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Ogni cosa che facciamo, sia che la si voglia oppure no, esige uno sforzo.
Anche bere un biccher d'acqua fresca quando si ha sete impone un certo lavoro (aprire il frigo, stappare la bottiglia, versare l'acqua nel bicchiere, ecc..) ma ovviamente nessuno desisterà da questo perchè la soddisfazione della sete sarà di gran lunga superiore alla fatica.

Qual è dunque il segreto? E' un discorso di equilibri... Da una parte abbiamo il nostro volere, dall'altra la fatica per ottenerlo... Se il mio volere è maggiore della fatica lo farò senza pensarci, diversamente se per ottenere una cosa bella la fatica è troppa in rapporto alla mia volontà non la farò...
Esempio: se per scalare una montagna ci promettono un milione di euro saremmo già tutti con l'attrezzatura da alpini addosso, ma per una caramella al limone chi lo farebbe? Certo, per chi ama la montagna non servirebbe nemmeno la caramella, ma è pur sempre l'amore per la montagna a superare la fatica...

In realtà la maggioranza vorrebbe tutto adesso e subito, come se fosse possibile con uno schiocco di dita... Sfortunatamente (o per fortuna...) la formula magica non esiste e se uno davvero vuole una cosa deve muovere il c...
Alle volte basterebbe solo un po' d'amore in più per le cose che si vogliono o che si devono fare, e tutti saremmo assai più "attivi" o, se preferite, assai meno pigri...
Verissimo. Concordo in pieno.

Dove lo trovo questo amore in più?

Perchè, se per ottenerlo devo fare uno sforzo, siamo punto a capo...
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Vecchio 08-05-2007, 09.34.34   #10
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Il cane non vuole mordermi per sport... ma se io entro nel suo territorio e non mi conosce, se da cucciolo lo hanno bastonato, se (mille altri possibili se) .... deve mordermi.... al contrario se è il mio cane, mi ama e mi vede cadere in un fiume dove io non sapendo nuotare (so nuotare ma è un esempio... ed attualmente non ho cani) sto affogando lui vuole tuffarsi per aiutarmi... non deve, non c'è istinto che lo costringa... anzi si potrebbe dire che annulla il suo istinto di sopravvivenza per poter rischiare la sua vita per me.
Quindi il confine tra le due cose è che diventa "voglio" se faccio una qualsiasi cosa per e con amore verso qualcuno, verso me stesso o anche solo verso l'azione....
Che ovvietà che ho scritto vero?
Le cose possono comunque mescolarsi.... io voglio fare una cosa, un gesto di amore, ma le circostanze sono tali che il mezzo per raggiungere quello scopo è qualcosa che non è nella mia natura, nelle mie predisposizioni... quindi diventa anche un devo
Come detto da Kael e Ray (con altre parole) alla fine la risultante è il punto dove si incontrano volere e dovere... come detto sopra (non proprio ma integro) se il devo annulla il voglio farò una fatica pazzesca... se il voglio annulla il devo sto in una sorta di pareggio (che non è poco credetemi... a volte serve e aiuta parecchio per camminare) ma se i due coesistono mi trovo un bell'attivo che poi potrò utilizzare per i miei scopi (che spero siano crescere)
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Vecchio 08-05-2007, 10.01.21   #11
'ayn soph
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Se partiamo appunto (come dice Uno) da un presupposto amorevole, qualsiasi cosa verrà vista a prescindere dal volere o dal dovere e sostituita con "è giusto che lo faccia". Analizzando invece i verbi si capisce che volere cela una doppia faccia: quella del mi piace farlo senza sforzo, dove il dovere scompare oppure lo voglio fare perchè è giusto così, ed anche qui scompare la coercizione e scatta una specie di auto_imposizione data dalla ferrea volontà. In questi casi il dovere è stato praticamente rimosso dai gesti quotidiani.
Cosa diversa è sentirsi il peso della vita, delle responsabilità addosso che derivano appunto dai tanti doveri che la vita ci regala e non riuscire a fare niente credendo che tutto questo ci schiacci. E' la diversa visione della vita che ci porta ad affrontarla con la speranza derivante dal fatto di credere in qualcosa, e non necessariamente di carattere spirituale, oppure la visione pessimista che relega l'uomo ad una macchina pensante e facente parte di quell'ingranaggio descritto molto bene dal film di Chaplin dove ci sono degli ingranaggi e lui che viene sballottato per tutto il percorso.
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