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Vecchio 28-03-2011, 15.20.02   #1
diamantea
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Predefinito La morte improvvisa

Prendo spunto da quello che è successo venerdì in comunità per parlare del grande mistero della morte.
Non voglio puntare l'attenzione sullo shock provato che ancora mi sento come attraversata da un tir, ma piuttosto la vacuità della vita, soprattutto come il tutto accade sempre nel momento.
L'essere pronti nel momento, in un qualsiasi momento che il tutto deve accadere, sia esso la gioia sia la morte.
Di certo la mia ospite non era consapevole che si apprestava a vivere le sue ultime ore ma qualcosa dentro di lei sapeva che era l'ultimo giorno, un giorno come tanti altri, cadenzato dalle stesse azioni quotidiane, semplici e ripetitive. Eppure la sua giornata è iniziata all'insegna di un'insolita gioia e serenità, sembrava ben disposta verso una giornata di festa, di felicità. Bagno e shampoo e i suoi abiti preferiti. Era insolitamente tranquilla e felice. Ma poi anche il fratello maggiore improvvisamente ha pensato che voleva venire a trovarla. Di solito venivano il sabato ogni 15 giorni, dovevano venire l'indomani, ma poi fu attraversato da una strana urgenza di vederla quel giorno. Loro abitano a più di un'ora di strada. Lei felicissima di vederli, mostrava a tutti le arance e i succhi di frutta che le avevano portato.
Ma poi anche il secondo fratello con il quale si vedevano meno, ora era da Natale che non venivano in visita, improvvisamente dice alla moglie di andare con il figlio a farle visita, poteva passare tempo per impegni di lavoro prima di poter andare. Così nel pomeriggio arrivano anche loro. La sua felicità è arrivata alle stelle, chiede di tutti i parenti e manda saluti per tutti.
Poi si siede a cena ma non arriva a mettere nulla in bocca. Anche qui il solito gesto quotidiano, il succo di frutta nel bicchiere, la forchetta in mano ma è l'ultimo gesto, muore nell'arco di un minuto senza dire nulla.

Sono cose che sconvolgono. Tutto accade nel momento, il futuro programmato del "ci vediamo domani" o "appena finisci di mangiare" non esiste più. Il futuro accade sempre nel presente anche fra cento anni. Il momento presente è l'unico che conosciamo e dobbiamo essere pronti a coglierlo
Un momento ci sei, poi nel successivo non ci sei più, ma ci sono altri momenti di continuità perenne e non si può tornare indietro. Quello che non si è fatto non può essere più compiuto.

Lei è come se fosse stata pronta, avesse chiamato i parenti, salutato tutti, anche se inconsapevolmente però di fatto è accaduto così. Non aveva bisogno di prepararsi al distacco dalla vita, ha continuato la vita normale fino all'ultimo istante, fino all'ultimo gesto come fosse uno dei tanti a seguire, senza interruzione.
Lo sgomento è di chi resta, perchè noi non eravamo pronti all'evento, non ci diamo pace del come e del perchè. Non vi è spiegazione medica oltre al fatto che il cuore improvvisamente si ferma senza una ragione.
Finalmente dopo 4 anni era veramente integrata, tranquilla, felice, serena, padrona di casa, teneva la mano dando conforto all'ultima arrivata che piangeva sempre i primi giorni, si ricordava di se stessa i primi tempi.
Mi teneva la Mimma in braccio per farla dormire piccolina quando la portavo in comunità, è stata una vera terapia per lei.

E' come se avesse compiuto il suo percorso, ha raggiunto il massimo benessere nella vita, ed è andata nel momento, senza avvisare, senza una ragione umana a cui appellarsi.
Il Signore l'ha amata per darle questa Grazia. Un anno e mezzo fa le avevano diagnosticato un tumore al pancreas e la davano spacciata entro tre mesi, ma poi con ulteriori controlli non risultava certo, vi erano dubbi in merito ma qualcosa certo aveva, ma ha vissuto bene in salute tutto questo tempo. Ormai mi ero convinta di un errore diagnostico, sarebbe invecchiata da me, mi ero rilassata al pensiero di doverla assistere nel decorso di quella orrenda malattia. Tre giorni prima incontro il suo oncologo mi chiede se poi era morta, gli dico che va tutto a meraviglia, è in perfetta salute, tutti i controlli sono negativi, lui alza gli occhi in cielo e sorride al miracolo.
Ma il miracolo forse è stato non vederla soffrire ma la casa sembra vuota senza di lei.
__________________
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Vecchio 28-03-2011, 16.46.12   #2
nikelise
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Prendo spunto da quello che è successo venerdì in comunità per parlare del grande mistero della morte.
Non voglio puntare l'attenzione sullo shock provato che ancora mi sento come attraversata da un tir, ma piuttosto la vacuità della vita, soprattutto come il tutto accade sempre nel momento.
L'essere pronti nel momento, in un qualsiasi momento che il tutto deve accadere, sia esso la gioia sia la morte.
Di certo la mia ospite non era consapevole che si apprestava a vivere le sue ultime ore ma qualcosa dentro di lei sapeva che era l'ultimo giorno, un giorno come tanti altri, cadenzato dalle stesse azioni quotidiane, semplici e ripetitive. Eppure la sua giornata è iniziata all'insegna di un'insolita gioia e serenità, sembrava ben disposta verso una giornata di festa, di felicità. Bagno e shampoo e i suoi abiti preferiti. Era insolitamente tranquilla e felice. Ma poi anche il fratello maggiore improvvisamente ha pensato che voleva venire a trovarla. Di solito venivano il sabato ogni 15 giorni, dovevano venire l'indomani, ma poi fu attraversato da una strana urgenza di vederla quel giorno. Loro abitano a più di un'ora di strada. Lei felicissima di vederli, mostrava a tutti le arance e i succhi di frutta che le avevano portato.
Ma poi anche il secondo fratello con il quale si vedevano meno, ora era da Natale che non venivano in visita, improvvisamente dice alla moglie di andare con il figlio a farle visita, poteva passare tempo per impegni di lavoro prima di poter andare. Così nel pomeriggio arrivano anche loro. La sua felicità è arrivata alle stelle, chiede di tutti i parenti e manda saluti per tutti.
Poi si siede a cena ma non arriva a mettere nulla in bocca. Anche qui il solito gesto quotidiano, il succo di frutta nel bicchiere, la forchetta in mano ma è l'ultimo gesto, muore nell'arco di un minuto senza dire nulla.

Sono cose che sconvolgono. Tutto accade nel momento, il futuro programmato del "ci vediamo domani" o "appena finisci di mangiare" non esiste più. Il futuro accade sempre nel presente anche fra cento anni. Il momento presente è l'unico che conosciamo e dobbiamo essere pronti a coglierlo
Un momento ci sei, poi nel successivo non ci sei più, ma ci sono altri momenti di continuità perenne e non si può tornare indietro. Quello che non si è fatto non può essere più compiuto.

Lei è come se fosse stata pronta, avesse chiamato i parenti, salutato tutti, anche se inconsapevolmente però di fatto è accaduto così. Non aveva bisogno di prepararsi al distacco dalla vita, ha continuato la vita normale fino all'ultimo istante, fino all'ultimo gesto come fosse uno dei tanti a seguire, senza interruzione.
Lo sgomento è di chi resta, perchè noi non eravamo pronti all'evento, non ci diamo pace del come e del perchè. Non vi è spiegazione medica oltre al fatto che il cuore improvvisamente si ferma senza una ragione.
Finalmente dopo 4 anni era veramente integrata, tranquilla, felice, serena, padrona di casa, teneva la mano dando conforto all'ultima arrivata che piangeva sempre i primi giorni, si ricordava di se stessa i primi tempi.
Mi teneva la Mimma in braccio per farla dormire piccolina quando la portavo in comunità, è stata una vera terapia per lei.

E' come se avesse compiuto il suo percorso, ha raggiunto il massimo benessere nella vita, ed è andata nel momento, senza avvisare, senza una ragione umana a cui appellarsi.
Il Signore l'ha amata per darle questa Grazia. Un anno e mezzo fa le avevano diagnosticato un tumore al pancreas e la davano spacciata entro tre mesi, ma poi con ulteriori controlli non risultava certo, vi erano dubbi in merito ma qualcosa certo aveva, ma ha vissuto bene in salute tutto questo tempo. Ormai mi ero convinta di un errore diagnostico, sarebbe invecchiata da me, mi ero rilassata al pensiero di doverla assistere nel decorso di quella orrenda malattia. Tre giorni prima incontro il suo oncologo mi chiede se poi era morta, gli dico che va tutto a meraviglia, è in perfetta salute, tutti i controlli sono negativi, lui alza gli occhi in cielo e sorride al miracolo.
Ma il miracolo forse è stato non vederla soffrire ma la casa sembra vuota senza di lei.
Io ho provato qualcosa di simile quasi un anno fa e l'ho descritto nel 3d '' la morte e' inevitabile '' dal post 109 in poi . Ma tutto il post e' molto interessante .
Li' ho parlato di una cosa molto bella che ho letto a proposito della morte : di come la intendono i tibetani che hanno scritto il libro tibetano dei morti .
Dicono che la morte e' il momento piu' alto della vita , quello in cui si raggiunge l'apice di ogni esperienza e conoscenza e dopo avviene una specie di iniziazione inversa fino alla caduta in un'altra vita .
Forse e' utile per te che sei cosi' vicina a questi eventi definitivi leggerlo per aiutarti a vedere le cose in altro modo se non altro per alleviare il peso di quello che vivi e vivrai .
Sarebbe una grandissima cosa avere una coscienza diversa della morte da quella comune , cosa che io non posso avere perche' fino ad ora grazie a Dio ne sono stato in definitiva abbastanza lontano .
E credo sia molto meglio avere questa coscienza della morte piu elevata che non abituarsi alla morte come deve necessariamente accadere per certi altri lavori che ne sono a contatto .
Ma credo che anche quella , l'abitudine , sia una difesa dal mistero della morte .
Meglio e bello pero' affrontarla la morte nel suo significato , per quanto possibile , anche per non soffrire come fai tu di continuo o spesso piuttosto che rimuoverla .
Brava comunque a fare quello che fai io non credo ne sarei capace ,anzi ne sono sicuro .

Ultima modifica di nikelise : 28-03-2011 alle ore 16.50.33.
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Vecchio 28-03-2011, 22.29.23   #3
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Ho letto il 3d Nike e si dicono cose interessanti è vero. Il punto però è un altro, che lì leggo con la mente, capisco con la mente ma non mi tocca niente, resta tutto nella mente.
Quel che ho dentro è la sequenza dei momenti, dell'esserci e del non esserci repentinamente, senza passaggio preparatorio.
Insomma ho visto diverse persone morire, attendere di morire, il passaggio è lento, a volte lentissimo, altre più veloce. Vi è uno stato soporoso, sembra dall'esterno uno stato di incoscienza, di coma, ma ci sono dei movimenti interni che i medici definiscono con un termine che non ricordo. Ci sono tanti modi per morire e credo abbiano un significato per la persona che vive il momento.
Qui la situazione è diversa, finisce la benzina e l'auto si ferma, nel frattempo il tempo scorre, è una sequenza di instanti uno di seguito all'altro. E' come aver visto quegli istanti, stare dentro il tempo. E' questo aver vissuto la dimensione del tempo che mi turba, così come lei ha vissuto la dimensione dei suoi ultimi momenti anche se non era consapevole. Oggi è lunedì ed già tutto finito in questa vita per lei, è già stata tumulata ieri stesso, oltre non so che accade per lei, nei prossimi 49 giorni.
Io non so ben definire la cosa, ma è come se mi mancasse una parte. Ho un'immagine davanti agli occhi che non va via. Vorrei capire cosa mi sto perdendo di questa esperienza. Da fuori ho visto solo un corpo privo di vita ma non è la stessa cosa di altre volte. Qualcosa mi sfugge. Ho come un fermo immagine nella mente.
C'è anche una notevole differenza tra un cadavere giovane e un cadavere vecchio, ma questa è un'altra storia.
penso che se non lo capisco dovrò aspettare la prossima.
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Vecchio 28-03-2011, 22.43.38   #4
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Lei è come se fosse stata pronta, avesse chiamato i parenti, salutato tutti, anche se inconsapevolmente però di fatto è accaduto così. Non aveva bisogno di prepararsi al distacco dalla vita, ha continuato la vita normale fino all'ultimo istante, fino all'ultimo gesto come fosse uno dei tanti a seguire, senza interruzione.
E' un'esperienza forte Diam quella che hai descritto, mi mette serenità l'idea che ci siano morti come queste, indolori e tranquille.
Nella mia breve esperienza di vita e di volontariato mi è successo di assistere agli ultimi respiri di qualche anziano e personalmente la cosa che mi spaventa di più è essermi resa conto dellla totale incosapevolezza con cui le persone vanno incontro alla morte, spesso veniamo al mondo scalciando e piangendo e ce ne andiamo allo stesso modo. Prima di osservare le (per fortuna)poche morti di cui ho avuto esperienza e in generale quand'ero più piccola dentro di me davo per scontato che il semplice passare della vita, l'invecchiamento in qualche modo preparasse la persona ad andarsene, pensavo che gli anni da vivere erano abbastanza e che tutto sommato sarebbe stato possibile andarsene con un 'senso' o per lo meno con la consapevolezza che i pezzi più grossi erano andati al suo posto.
Invece ho dovuto prendere atto che non è affatto così, spesso le persone muoiono con una maturità psicologica pari secondo me a un adolescente.
Credo sia questo il motivo infondo che mi spinge a stare qui con voi nonostante la mia testaccia e i miei limiti: quello che spero è di riuscire a lasciare la terra con un senso abbastanza grande da permettermi una certa relativa serenità e pochi rimpianti, un senso che mi faccia sentire di aver usato discretamente il mio tempo.
Quand'ero piccola pensavo sarebbe stato così, credo valga la pena provarci anche se ovviamente difficilmente nella mia cultura e con la mia evoluzione riuscirò a sedermi e aspettare in meditazione come fanno i tibetani.
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Vecchio 28-03-2011, 23.04.55   #5
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E' un'esperienza forte Diam quella che hai descritto, mi mette serenità l'idea che ci siano morti come queste, indolori e tranquille.
Nella mia breve esperienza di vita e di volontariato mi è successo di assistere agli ultimi respiri di qualche anziano e personalmente la cosa che mi spaventa di più è essermi resa conto dellla totale incosapevolezza con cui le persone vanno incontro alla morte, spesso veniamo al mondo scalciando e piangendo e ce ne andiamo allo stesso modo. Prima di osservare le (per fortuna)poche morti di cui ho avuto esperienza e in generale quand'ero più piccola dentro di me davo per scontato che il semplice passare della vita, l'invecchiamento in qualche modo preparasse la persona ad andarsene, pensavo che gli anni da vivere erano abbastanza e che tutto sommato sarebbe stato possibile andarsene con un 'senso' o per lo meno con la consapevolezza che i pezzi più grossi erano andati al suo posto.
Invece ho dovuto prendere atto che non è affatto così, spesso le persone muoiono con una maturità psicologica pari secondo me a un adolescente.
Credo sia questo il motivo infondo che mi spinge a stare qui con voi nonostante la mia testaccia e i miei limiti: quello che spero è di riuscire a lasciare la terra con un senso abbastanza grande da permettermi una certa relativa serenità e pochi rimpianti, un senso che mi faccia sentire di aver usato discretamente il mio tempo.
Quand'ero piccola pensavo sarebbe stato così, credo valga la pena provarci anche se ovviamente difficilmente nella mia cultura e con la mia evoluzione riuscirò a sedermi e aspettare in meditazione come fanno i tibetani.
Grande saggezza in queste parole e mi rivengono anche in mente le parole di un topic sull'Immortalità (non so se era Ray) dove si diceva che se fossimo immortali non ci sarebbe la sfida verso l'evoluzione.
Ma guardiamoci: non sappiamo se campiamo 20, 30, 70 anni, o se domani moriremo, eppure siamo inquadrati in uno schema di routine, a lottare ogni giorni per la sopravvivenza.
Hai ragione Edera, abbiamo una preparazione alla morte pari all'adolescenza, semplicemente perchè affrontiamo la vita spirituale a quel livello (se non a quello inferiore dell'infanzia).

Comunque Diamantea credo nel tuo racconto, qualcosa sicuramente c'è stato.
Mi ricordo che mio padre ha avuto la stessa malattia, e si prospettavano mesi atroci di sofferenza, lui invece disse a mia madre se poteva pregare la madonna per farlo morire, mia madre lo fece, e dopo due giorni morì.

Ora forse questi racconti possono sembrare un po' superstiziosi, però anche il come morire forse ha un significato.
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Vecchio 29-03-2011, 14.59.44   #6
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Grande saggezza in queste parole .
Eh, spero non rimangano appunto parole
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Vecchio 29-03-2011, 16.09.42   #7
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Quel che ho dentro è la sequenza dei momenti, dell'esserci e del non esserci repentinamente, senza passaggio preparatorio.
Ho idea che il passaggio preparatorio di chi osserva serve alla mente per elaborare, mentre nel momento repentino, in questa continua sequenza di momenti la mente è più lenta, non ha il tempo di pensare, di elaborare, di abituarsi a quel che succede. Tutto accade in fretta rispetto alla mente lenta che ha bisogno di un passato su cui soffermarsi, ha bisogno di rallentare, di fermare l'immagine, tornare indietro per appropriarsi dell'evento.
Stando nel tempo, nel momento la mente osserva, vorrebbe dire qualcosa ma non può, tutto si sussegue, tutto avviene quasi meccanicamente, automaticamente senza sapere chi sta facendo cosa. C'è stato un lungo momento in cui la mia mente si è fermata, agivo ma non pensavo, questa cosa mi turba, i pensieri erano come congelati.
Sento come un varco aperto in questo momento che va a chiudersi. La mente a furia di ripercorrere le immagini sta elaborando, fa domande e da risposte, sta creando uno schermo su cui riposare, acquietarsi. Mi mancano parti di quei momenti, una visione di insieme che la mente sta creando chiedendo ad altri cosa accadeva mentre ero occupata ad altro, come a voler riempire gli spazi vuoti, di ciò che non ho visto o vissuto mentre ero impegnata a vivere altre sequenze di momenti. Quando si è totalmente assorbiti in ciò che si fa si perde il resto, la mente non riesce controllare il resto come di solito faccio ad esempio, non vi è spazio nemmeno per le reazioni emotive.
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Vecchio 29-03-2011, 23.55.19   #8
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Stasera ho riflettuto ancora, probabilmente non sono ancora in grado di poter capire il mistero della morte, troppo grande per me, ma forse qualcosa sul meccanismo della mente si.
La sequenza dei momenti, l'accelerazione del tempo... questa è forse la sensazione che più mi ha turbata, questo vivere come in un tempo accelerato, forzato, il che non è in quanto il tempo scorre alla stessa velocità ma il ricordo di tutto ciò che è accaduto è come di un treno che passa veloce, non si ferma e lascia indietro ciò che si è fermato, chi è sceso nella stazione precedente, un treno dal quale scenderò anch'io quando arriverà il mio momento. Forse è l'aver visto questa fermata mentre il treno continua il viaggio, i passeggeri si susseguono, salgono e scendono e altri rimangono ma poi scendono più avanti.
Una volta ho letto di donne che partoriscono nel deserto mentre la carovana è in viaggio, si accovacciano a terra partoriscono e continuano a camminare. Questa continuità del tempo che ora mi sembra una cosa strana, mi ha colpito particolarmente, eppure è una cosa che con la mente la so, l'ho vissuta altre volte, ma stavolta c'è stato l'elemento sorpresa, dove la mente si è messa da parte ed ora elabora fino a trovare una risposta che la plachi.
Forse è l'essere venuta a contatto con l'impotenza umana, non possiamo controllare tutto, davanti alla morte ci dobbiamo fermare, un limite invalicabile che sfugge al controllo della mente. Ogni umana presunzione crolla.
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Ieri sera ho continuato a riflettere. Ho pensato che la mente vuole una ragione per ogni cosa. Non so se questo è controllo, voler avere tutto sotto controllo. So che in ognuno di noi vi è la necessità di trovare una risposta, una scusa o una spiegazione a tutto ciò che non è razionale, non è manipolabile dall'uomo, non è sotto il controllo dell'umana comprensione.
Ciò che non è comprensibile diciamo che è un mistero del divino se la vediamo positiva o del demonio se è negativa, ma la tendenza è sempre quella di trovare una spiegazione. Non vi è capacità di zittire la mente semplicemente accettando il fatto che ci sono cose che non hanno spiegazione, motivazione razionale che possa servire a qualcosa realmente, ma soltanto per soddisfare il senso di impotenza della mente, ora con la motivazione si sente padrona, sovrana sull'evento.

Forse il mio è solo un tentativo di elaborare un lutto. Forse c'è l'inconscio desiderio di trovare un motivo superiore per darmi pace su quest'evento improvviso e doloroso. Io volevo che i medici la riportassero in vita, la rianimassero, me la ridessero ancora per altri anni. Mi manca, la mattina prima che entro in comunità mi preparo mentalmente al fatto che non la troverò dietro la porta ad aspettarmi, si parla solo di lei. La mia mente non vuole arrendersi al fatto che è andata così, sono stata impotente come in altre situazioni. Tutti gli altri mi guardavano, si aspettavano che io dicessi con il mio tono sicuro "ora si riprende tranquilli" come ho fatto tante altre volte. Ma stavolta stavo zitta, la vedevo già cadavere e speravo la potessero rianimare.
Per me è lavoro, il suo posto sarà sostituito da un'altra, devo andare oltre, ma dentro ancora non trovo quella serenità per voltare pagina, dare ordine di sgombrare il suo armadio, togliere le sue cose, mi sembra di farle torto, di seppellirla per sempre. Fine.
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