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Vecchio 18-03-2009, 02.16.16   #26
Ray
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, non può garantirti che non scoppierà,
Neanche io posso garantire loro che la ditta non chiuderà per mancanza di lavoro o che non fallirà. Ci si aspetta però che ci si provi seriamente no? Perchè è anche il mio di interesse...

Comunque hai ragione, sta cosa più la analizziamo più fa acqua da tutte le parti, d'altra parte non pretendeva di essere una soluzione certa per qualsiasi caso, ma solo un'eventuale possibilità in più.

Inoltre, se parliamo di garanzie, esse sono veramente poche in tutti i casi e questa è una questione sulla quale sarebbe ora di ragionare tutti. Tutti vogliono garanzie che, a ben guardare, nessuno è in grado di dare... lo stesso concetto di lavoro sicuro è una contraddizione molto molto pericolosa da pensare.
Per dire, un lavoratore, anche normale, non può garantirmi che non si spaccherà una gamba o non avrà un incidente stradale e quindi non potrà svolgere un incarico magari fondamentale che gli ho affidato. Ebbene, questo lo so, ma mi aspetto che uno faccia di tutto già per conto suo per non avere incidenti stradali e se capita è un'eccezione non la regola e la situazione va affrontata.

Ora, la rottura di una famiglia doverbbe essere alla stregua dell'incidente, un'eccezionalità, un dramma che può capitare ma non così frequentemente.
Invece se ne sta parlando, con lettura di realtà, come una cosa ovvia, dietro l'angolo, che accade di continuo. E' questo il problema. Siccome si sa che le famiglie scoppiano di continuo, che è diventato normale buttare in un colpo molte vite all'aria (magari per banali e futili motivi), questo sta diventando il principale ostacolo alla considerazione di un'attuazione di questa idea.
Immaginiamo che le famiglie che saltino siano la vera e sparutra eccezione... non si considerebbe tanto assurda la proposta di un contratto familiare, magari in certi ambiti dove esso sarebbe sensato per il tipo di lavoro.

Se ribaltiamo la questione, questa mia proposta mette in evidenza (se ce ne fosse ancora il bisogno) la contraddizione della famiglia di oggi... e cioè che non esiste e nessuno ci fa più conto. Non ci si basa più su essa per progettare un futuro, per assicurarsi un sostentamento, perchè tanto si sa che probabilmente salterà. Questo probabilmente fa si che, se consideriamo un certo numero di famiglie, come quelle che potrebbero lavorare in un'azienda, un certo numero di esse (quante? il 50%, il 70%?) salterebbe comunque.

Siamo messi malino se non abbiamo il coraggio di scommettere su partner che ci siamo scelti.
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Vecchio 18-03-2009, 02.22.54   #27
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Mi sorge spontaneo chiedere, chi in questa società ha la capacità di valutare questo?
Chi può valutare la coscienza o meglio chi può valutare i danni,con quali strumenti?
Beh, che dire? Hai ragione. Non ci sarebbe modo di ottenere una valutazione obiettiva.

Tuttavia forse non sarebbe necessaria. Chi è disposto a scommettere su di se è colui che sa quanto di reale sta mettendo in una cosa. Quanto impegno. Quindi costui sarebbe disposto a metterlo a contratto... poi se va male, va male... per tutti.

Sai cosa mi piacerebbe sapere? Mi piacerebbe avere un dato reale su quante famiglie già esistenti o in formazione sarebbero disposte ad una soluzione così... insomma quanti risponderebbero ad un annuncio, magari sottoponendosi pure, in sede di colloqui pre-assuntivo, ad un'indagine abbastanza seria. Non vorrei esser frainteso quando parlo di indagine... sarebbero loro a dover sostenere la loro candidatura, quindi sarebbero loro a cercar di mostrare la loro solidità.
Ma alla fin fine basterebbe sapere se sono disposti ad accettare un contratto di lavoro che si interrompe al rompersi della coppia (tengo il discorso figli momentaneamente fuori dalla cosa, sto parlando della disponibilità).
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Vecchio 18-03-2009, 02.36.30   #28
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Mi ha incuriosito la tua domanda e così sono andato a cercare un dato oggettivo nelle statistiche dell'istat (istituto nazionale di statistica).
Ci sono più divorzi e seconde nozze, in particolare il numero (medio) di divorzi in Italia è arrivato a 15 su 100. E' la popolazione de nord e del centro a registrare la maggiore diffusione di divorzi.
L’Istat rileva che in 10 anni (dal 1996 al 2006) i divorzi sono cresciuti del 51,4% e le separazioni del 39,7%.
Circa un terzo dei divorzi e la metà delle separazioni, coinvolge almeno un figlio minorenne con l’affidamento congiunto rispetto a quello esclusivo.

La tendenza è verso una crescita dei divorzi ovvero alla disgregazione del concetto famiglia stabile.
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Vecchio 18-03-2009, 02.51.21   #29
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Mi ha incuriosito la tua domanda e così sono andato a cercare un dato oggettivo nelle statistiche dell'istat (istituto nazionale di statistica).
Ci sono più divorzi e seconde nozze, in particolare il numero (medio) di divorzi in Italia è arrivato a 15 su 100. E' la popolazione de nord e del centro a registrare la maggiore diffusione di divorzi.
L’Istat rileva che in 10 anni (dal 1996 al 2006) i divorzi sono cresciuti del 51,4% e le separazioni del 39,7%.
Circa un terzo dei divorzi e la metà delle separazioni, coinvolge almeno un figlio minorenne con l’affidamento congiunto rispetto a quello esclusivo.

La tendenza è verso una crescita dei divorzi ovvero alla disgregazione del concetto famiglia stabile.
Ecco. Peggio di come temevo. Tuttavia ti chiedo di chiarirmi una cosa... io quando leggo statistiche mi insospettisco sempre.
Cosa vuol dire che 15 coppie su cento si separano? Ogni anno? O nella loro storia... (se cogli, c'è in questa distinzione la possibilità di un dato agghiacciante).
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Vecchio 18-03-2009, 03.49.55   #30
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Intendo dire che in media su 100 coppie che si sposano 15 divorziano all'anno.

Le "rotture" familiari (separazioni o divorzi) in Italia coinvolgono circa 400mila persone l'anno, tra coniugi e figli.
E' un dato elaborato dall'Eurispes, e' contenuto all'interno di un'indagine relativa al costo economico e sociale dei divorzi, delle separazioni e della volontaria giurisdizione.

Allego due tabelle che meglio chiariscono la situazione...
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Vecchio 18-03-2009, 08.44.55   #31
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Inoltre, se parliamo di garanzie, esse sono veramente poche in tutti i casi e questa è una questione sulla quale sarebbe ora di ragionare tutti. Tutti vogliono garanzie che, a ben guardare, nessuno è in grado di dare... lo stesso concetto di lavoro sicuro è una contraddizione molto molto pericolosa da pensare.
Per dire, un lavoratore, anche normale, non può garantirmi che non si spaccherà una gamba o non avrà un incidente stradale e quindi non potrà svolgere un incarico magari fondamentale che gli ho affidato. Ebbene, questo lo so, ma mi aspetto che uno faccia di tutto già per conto suo per non avere incidenti stradali e se capita è un'eccezione non la regola e la situazione va affrontata.

Ora, la rottura di una famiglia doverbbe essere alla stregua dell'incidente, un'eccezionalità, un dramma che può capitare ma non così frequentemente.
Invece se ne sta parlando, con lettura di realtà, come una cosa ovvia, dietro l'angolo, che accade di continuo. E' questo il problema. Siccome si sa che le famiglie scoppiano di continuo, che è diventato normale buttare in un colpo molte vite all'aria (magari per banali e futili motivi), questo sta diventando il principale ostacolo alla considerazione di un'attuazione di questa idea.
Immaginiamo che le famiglie che saltino siano la vera e sparutra eccezione... non si considerebbe tanto assurda la proposta di un contratto familiare, magari in certi ambiti dove esso sarebbe sensato per il tipo di lavoro.

Se ribaltiamo la questione, questa mia proposta mette in evidenza (se ce ne fosse ancora il bisogno) la contraddizione della famiglia di oggi... e cioè che non esiste e nessuno ci fa più conto. Non ci si basa più su essa per progettare un futuro, per assicurarsi un sostentamento, perchè tanto si sa che probabilmente salterà. Questo probabilmente fa si che, se consideriamo un certo numero di famiglie, come quelle che potrebbero lavorare in un'azienda, un certo numero di esse (quante? il 50%, il 70%?) salterebbe comunque.

Siamo messi malino se non abbiamo il coraggio di scommettere su partner che ci siamo scelti.
no malino Ray, malissimo (veramente m'era venuta un'altra espressione ma faccio finta di fare la signora)

La cosa, forse OT, che mi colpisce (su di me poi non sò) è che parlando di famiglia o di lavoro nel quotidiano ho detto spesso "dovrebbe essere così...non dovrebbe essere cosà.." mentre al momento di tirar fuori delle idee non solo trascuro il dettaglio che hai messo ben in evidenza all'inizio, e cioè che eravamo all'interno di un'utopia mason riuscita solo a vedere i possibili fallimenti o i possibili problemi tecnici-legali senza riuscire a tirar fuori nemmeno uno straccio di alternativa

Non penso che fosse l'abitudine a demolire quanto di buono c'è in una proposta altrui (cosa che peraltro ho fatto in altre situazioni per cui non sarebbe poi così assurdo) quanto, temo, una radicada impressione di dichiarato fallimento in campo sia lavorativo che familiare.

Come dire, m'è andata male fino ad ora non può andare meglio, mi han fregato/mi son fatta fregare fin'ora finirà che qualcuno frega sempre (se non il datore di lavoro sarà il dipendente)

Non so bene come spiegarmi dato che l'ìho appena percepiita stà cosa ma se già io nel mio piccolo marcio contro...da resuscitare qui c'è innanzitutto un certo spirito positivo-propositivo, almeno in me.. mah ci lavorerò su, intanto grazie Ray

Unica soluzione che vedo al momento è una specie di micro comunità nella comunità, come i gruppi che si mettono assieme per comprare frutta e verdura all'ingrosso e se la dividono...mal comune si uniscono le forze e si dividono equamente, perlomeno in momento di crisi..
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Vecchio 18-03-2009, 10.21.18   #32
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Ecco.
Cosa vuol dire che 15 coppie su cento si separano? Ogni anno? O nella loro storia... (se cogli, c'è in questa distinzione la possibilità di un dato agghiacciante).
Scusami Ray non capisco la distinzione ..15 famiglie su cento ok..ma 15 su 100 nella loro storia cosa intendi? Che su cento storie ne han mandate a monte 15?
O che su un totale x di coppie (invariate nel tempo) 15 sono collassate (loro storia) mentre se un totale x annuale ne crollano 15 (quindi l'anno successivo un 15 in meno su un numero già privo del 15 dell'anno prima)
ho il gusto dell'orrido guarda come mi piace impegolarmi. urge un pò di caffè
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Vecchio 18-03-2009, 19.40.55   #33
Ray
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Scusami Ray non capisco la distinzione ..15 famiglie su cento ok..ma 15 su 100 nella loro storia cosa intendi? Che su cento storie ne han mandate a monte 15?
O che su un totale x di coppie (invariate nel tempo) 15 sono collassate (loro storia) mentre se un totale x annuale ne crollano 15 (quindi l'anno successivo un 15 in meno su un numero già privo del 15 dell'anno prima)
ho il gusto dell'orrido guarda come mi piace impegolarmi. urge un pò di caffè
Ti spiego il punto, se mi riesce. Quel 15% è ogni anno. Il che significa che ogni anno, per 100 coppie nuove che si formano, 15 vecchie saltano. Ma una coppia non dovrebbe stare assieme solo un anno no? Ma se la stessa coppia, ogni anno, ha il 15% di probabilità di saltare...
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