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Vecchio 07-05-2008, 15.59.58   #1
RedWitch
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Predefinito I ruoli che attribuiamo agli altri

Non so se capita anche a voi, ma io mi sono accorta, di attribuire un ruolo ben preciso alle persone che mi sono amiche e che frequento. Ieri mi è capitata una cosa, che mi pareva di aver abbastanza superato, mentre ieri mi è apparsa di nuovo evidentissima.. stavo chiacchierando con un amico, due chiacchiere in cui ognuno diceva la sua su un argomento che interessava ad entrambi. Entra nella stanza un altro nostro amico, saluti , convenevoli, e poi.. silenzio. Abbiamo interrotto il discorso che stavamo facendo in precedenza e nessuno diceva niente.

Ora, sicuramente sono tante le cose che entrano in gioco quando in un dialogo tra due persone si inserisce una terza, ma quello che ho visto bene su di me è che siccome ascolto volentieri l'amico entrato per ultimo, e in genere quando siamo in gruppo lui intavola dei bei discorsi, ci racconta cose che per me sono nuove , affascinanti, davo per scontato, che anche ieri lo avrebbe fatto.
Mi aspettavo che cominciasse un discorso e che tenesse banco, che mi raccontasse chissà quali cose, senza minimamanente tener conto, che lui poteva non averne voglia, poteva semplicemente voler fare due chiacchiere o che continuassimo il discorso che avevamo intrapreso precedentemente e partecipare o chissà che altro..

E questa cosa, l'aspettarmi che intavoli un discorso, la vivo solo quando siamo in gruppo, mentre per esempio se siamo solo in due non accade affatto.

Ho provato a vedere se ci fosse dietro anche qualche altro meccanismo , ma non ho trovato nulla di nulla, ero rilassata non mi dava fastidio niente, semplicemente mi aspettavo che parlasse lui (dato che dal mio punto di vista sta "sopra" di me, per cultura e altro.. )

Se una persona per esempio è portata ad ascoltarmi e ad aiutarmi, e mi ascolta sempre, quando magari è lui ad aver bisogno di confidarsi, o di una mano, la cosa mi pare strana, vedo improvvisamente i ruoli che do all'altro e a me stessa ribaltati e mi trovo spiazzata...

Sicuramente non siamo solo noi ad attribuire un ruolo all'altro, se lo facciamo oltre che soddisfare un bisogno nostro credo che sia anche perchè dall'altra parte troviamo il bisogno complementare, pero' è anche vero che non siamo macchine (almeno non del tutto ) e i ruoli in un'amicizia, dovrebbero poter essere scambiati no?
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Vecchio 07-05-2008, 16.24.36   #2
turaz
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più che "ruolo" mi sembra un'aspettativa legata a un usuale modus operandi di quella persona (come hai detto)
boh forse in questo periodo che osservi maggiormente ti aspettavi ti desse qualche spunto
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Vecchio 07-05-2008, 18.06.27   #3
jezebelius
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Mhm..sta cosa dei ruoli potrebbe esser vista anche dal punto che, di solito, siamo noi ad attribuirci dei ruoli con gli altri. Credo che sia inevitabile, allora, che accada anche che attribuiamo alcuni particolari ruoli a questi altri.
E' tutto, non so come dire, come se dovesse comunque rispettare un " gioco " ( anche qui delle parti? ) e abituati a questo andiamo avanti.

Sta cosa l'ho sempre avuta, per quanto mi riguarda, sin da piccolo. Mi viene in mente che, in particolar modo con gli amici, facevo una distinzione di questi in base ai " ruoli " che gli avevo attribuito ma soprattutto in base alla " stima " - che ogni ruolo si portava con se - che ognuno, di conseguenza aveva.
Da ciò veniva fuori una sorta di classifica ( mia personale ) per Tizio, Caio etc che di solito rimaneva, pur col passare del tempo, abbastanza inalterata.

Come dice Turi potrebbe trattarsi di aspettativa che, anche, agisce in sordina, perchè no. Ma pure forse di una " soggezione" a quella persona ( tipo sta cosa non la so abbastanza o anche sono ignorante ), o meglio al ruolo che si attribuisce a quella, che comunque crea un qualche dislivello/disagio fra me e il mio interlocutore.
Ad esempio quando ci rivolgiamo al medico o all'avvocato, per il solo fatto che lui è " competente " in un determinato settore, come si dice, in quell'occasione pendiamo dalle sua labbra.
Il meccanismo, pur se da ricondurre all'interno della cerchia degli amici, potrebbe risultare lo stesso.

A questo punto perchè mi sento in soggezione?
Forse al di la dell'essere consapevole che non posseggo quelle qualità o conoscenze che " vorrei " possedere e che quindi al momento, proprio perchè non le ho faccio fatica a rappoprtarmi all'esterno, la cosa che mi viene più semplice da fare è non cercare di fare del mio meglio, spiegare anche tentennando un concetto o argomentando una discussione, ma lasciare il passo a chi, presumo, ne sa più di me.
Ecco la "classifica" !
Da ciò però dovrei fare una differenza tra colui che ne sa più di me e, consapevole di ciò, sto zitto senza essere in soggezione e colui davanti al quale, per il fatto che non so e che non conosco, mi sento, al contrario, in soggezione delegandogli, ad esempio, la parola o l'introduzione di un discorso. Capita a volte anche in forum probabilmente.
Nel primo caso non posso fare altro che imparare, consapevole, e supportato, dalle cose che non conosco.
Nel secondo invece " vorrei essere " come Tizio o quanto meno sapere o comportarmi come lui... mi sa però, sia non accettando quello che mostra, come una sorta di repulsione, e sia non sopportando - appunto delegandogli - quel ruolo che mi piace solo pensare per me ma non manifestare.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 07-05-2008, 18.12.24   #4
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più che "ruolo" mi sembra un'aspettativa legata a un usuale modus operandi di quella persona (come hai detto)
Qual'è la differenza tra un ruolo che Red dice di aver pensato per qualcuno e il modus operandi che sempre Red percepirebbe?
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Vecchio 07-05-2008, 18.19.04   #5
turaz
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un modus operandi è semplicemente un qualcosa di manifestato in un determinato contesto. un'aspettativa da "ruolo affibbiato" è pensare che quella persona si debba sempre e cmq comportare così "limitando" di fatto l'essere di quella persona a un abito che noi gli assegniamo (e che magari neppure indossa)
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Vecchio 07-05-2008, 18.23.54   #6
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un modus operandi è semplicemente un qualcosa di manifestato in un determinato contesto. un'aspettativa da "ruolo affibbiato" è pensare che quella persona si debba sempre e cmq comportare così "limitando" di fatto l'essere di quella persona a un abito che noi gli assegniamo (e che magari neppure indossa)
E quindi aveva scritto bene Red dicendo che questo è il ruolo che aveva assegnato a quella persona
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Vecchio 07-05-2008, 18.33.46   #7
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si ma diciamo così...
un ruolo lo vedo più "definitivo" rispetto a un'aspettativa.
Più che altro volevo sottolineare la maggiore leggerezza di uno rispetto all'altro (a mio parere)
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Vecchio 07-05-2008, 18.50.04   #8
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si ma diciamo così...
un ruolo lo vedo più "definitivo" rispetto a un'aspettativa.
Più che altro volevo sottolineare la maggiore leggerezza di uno rispetto all'altro (a mio parere)
Se dai un ruolo ad uno è permanente fin tanto che continui a darglierlo, se ti aspetti qualcosa da qualcuno idem....
Però se Red ha impostato così il discorso è perchè voleva sottolineare che incaselliamo tutti in qualche ruolo, volendo o meno, coscientemente o meno... da questi ruoli che diamo poi scaturiscono le aspettative, non puoi avere aspettative su qualcuno se prima non lo hai confinato in un ruolo, se lo vedi libero non saprai mai come si muoverà quindi non potrai mai aspettarti qualcosa.
Io l'ho letto di corsa (molto) e ho visto questo, come hai fatto a non vederlo?

In ogni caso se eviti i post sentenza telegrafici corri più rischi di sbagliare ma sicuramente è più facile che ti si capisca....
Prova a pensare quale delle due preferisci realmente in quantità maggiore.
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Vecchio 07-05-2008, 19.02.18   #9
turaz
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proverò a evitare i post sentenza telegrafici.
ma volevo porti una domanda.
nel forum tu sei stato confinato in un ruolo?
e quel tuo ruolo implica qualcosa?
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Vecchio 07-05-2008, 19.31.13   #10
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Dovresti chiederlo agli altri, comunque senz'altro ho un ruolo, non sono il ruolo, ma ho un ruolo, come ogni essere umano che vive in società.
Cosa comporta?
Dipende da che ruolo mi si da.




Le cose personali sull'altra sezione, ti ho risposto qui solo perchè un pò è inerente il tema, ma non usare lo stesso trucco una seconda volta.
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Vecchio 07-05-2008, 21.53.14   #11
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Non so se capita anche a voi, ma io mi sono accorta, di attribuire un ruolo ben preciso alle persone che mi sono amiche e che frequento.
Ci ho riflettuto un po' di tempo fa su queste dinamiche, che in effetti capita spesso di vedere quando ci si incontra con uno o con l'altro, e più che ai ruoli diversi avevo pensato all'effetto specchio. Non so se mi so spiegare ma è come se in ogni persona si riflettesse una parte di me, una sfaccettatura, ed ecco che per esempio scherzo e parlo a ruota libera con Tizio e quando sono con Caio mi pongo più che altro in ascolto. La cosa che allora mi aveva colpito pensandoci è che avevo avuto l'impressione che le persone che non frequento assiduamente conoscessero di me solo un lato, d'altronde anche per quanto riguarda me verso un altro in generale è chiaro che non posso conoscerli tutti (i suoi lati intendo), ma solo quello che mi viene mostrato, a meno che non lo veda interagire con altri
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Vecchio 07-05-2008, 22.29.28   #12
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Credo che non sia negativo avere dei ruoli, nella recita della vita, dopotutto le società sono impostate in modo che ognuno ha un ruolo.

Le cose legali, all'avvocato, il medico per le cure, il maestro di qualcosa, per l'arte scelta etc.

Ma possiamo dire che succede anche cosi affettivamente:

l'amico per vederci i film a casa, l'amico per andare in discoteca, il consolatore, quello per il caffè delle 17 e cosi via.

Particolare attenzione anche al ruolo che noi siamo per gli altri.

Eh si, direi proprio che se cataloghiamo tutto come se stessimo usando Excel ( o peggio Access) significa che in realtà c'è qualche aspettativa, inquadriamo l'altro per ciò che ci serve, e non lo percepiamo nella sua totalità e globalità.

Stessa cosa succede quando siamo qualcosa per qualcuno, qualcuno ha delle aspettative su di noi, ma forse sotto sotto a noi ci sta bene, poichè li rendiamo dipendenti da noi...
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Vecchio 08-05-2008, 10.44.05   #13
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Non so se capita anche a voi, ma io mi sono accorta, di attribuire un ruolo ben preciso alle persone che mi sono amiche e che frequento.
Hai voglia
Come ha detto Uno credo sia impossibile non farlo, per vivere in società è necessario... La cosa importante però è ricordarsi sempre che sono solo dei ruoli, e anche se la gente ha dei ruoli non sono quei ruoli. Ne avevamo già parlato qui http://www.ermopoli.it/portale/showthread.php?t=1636 e può essere utile per integrare il discorso.
I guai iniziano quando ci dimentichiamo che hanno un ruolo, e li identifichiamo con tale ruolo. Dovremmo essere sempre consapevoli di questo, e cioè che i ruoli dovrebbero servire come mezzo utile per interagire con le altre persone, e non come limite o impedimento della persona che ci sta sotto...
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Vecchio 08-05-2008, 12.09.40   #14
RedWitch
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Originalmente inviato da Shanti Visualizza messaggio
......... La cosa che allora mi aveva colpito pensandoci è che avevo avuto l'impressione che le persone che non frequento assiduamente conoscessero di me solo un lato, d'altronde anche per quanto riguarda me verso un altro in generale è chiaro che non posso conoscerli tutti (i suoi lati intendo), ma solo quello che mi viene mostrato, a meno che non lo veda interagire con altri
A me Sha ha colpito molto invece questa tua riflessione.
Sono d'accordo con te, e credo che anche le persone che frequentiamo assiduamente non ci conoscano per intero , non possono vederci per intero, ma soltanto attraverso le manifestazioni che mostriamo.. lo stesso vale per noi nei confronti degli altri. Riusciamo a vedere solo quello che ci manifestano (per esempio vediamo una persona sempre apparentemente tranquilla, poi quando si arrabbia magari ha un'esplosione che ci lascia attoniti, non riconosciamo nell'altro quella manifestazione, perche' non l'abbiamo mai vista e non conoscevamo quella sua parte, eppure c'e' sempre stata ..)
Inoltre, al di la' di quello che possiamo manifestare e di quello che gli altri possono manifestare, percepiremo sempre quello che potremo, fino a dove riusciremo a vedere... almeno finche' non conosceremo noi stessi perfettamente.
Ecco il discorso di vedere una persona interagire con gli altri e' interessante... ci vedo l'ausilio degli specchi per conoscere diverse sfacettature che non vediamo se la persona interagisce solo con noi (vis a vis)..
E ancora, la differenziazione dei ruoli, si vede tra persone diverse.. magari con una persona siamo portati per lo piu' ad ascoltare , e con un'altra a confidarci e via cosi'.. credo sia l'incasellamento rigido che dovrebbe essere eliminato.. vedere la persona libera come diceva Uno qualche post piu' su, probabilmente ci permetterebbe di non affibbiare ruoli rigidi ma di comportarci diversamente di volta in volta con le persone invece che meccanicamente sempre nella stessa..


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Originalmente inviato da Kael
I guai iniziano quando ci dimentichiamo che hanno un ruolo, e li identifichiamo con tale ruolo. Dovremmo essere sempre consapevoli di questo, e cioè che i ruoli dovrebbero servire come mezzo utile per interagire con le altre persone, e non come limite o impedimento della persona che ci sta sotto..
Hai ragione Kael, sono d'accordo.. solo per fare un esempio a me capita di incontrare persone fuori dal contesto in cui le vedo di solito (che so , il barista o la panettiera), quando succede , le vedo, le saluto, so di conoscerle ma qualche volta faccio fatica a ricordarmi perche' le conosco.. o se me ne ricordo mi sembra strano vederle al di fuori dell'abituale contesto.. roba da matti..

Grazie del link, rileggo con calma
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Vecchio 08-05-2008, 16.02.16   #15
stella
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Sicuramente non siamo solo noi ad attribuire un ruolo all'altro, se lo facciamo oltre che soddisfare un bisogno nostro credo che sia anche perchè dall'altra parte troviamo il bisogno complementare, pero' è anche vero che non siamo macchine (almeno non del tutto ) e i ruoli in un'amicizia, dovrebbero poter essere scambiati no?
E' naturale che assegnamo un ruolo a ogni persona che fa parte del nostro circondario, specialmente a chi svolge una professione, che vista fuori dal suo contesto abituale, ci spiazza....
A me è successo col mio medico, l'ho incontrato una volta per strada, ci siamo salutati e abbiamo scambiato quattro parole, ma quando ha cominciato a chiedermi dei consigli diciamo tecnici su certi lavori che aveva da fare in casa, mi sono trovata spiazzata, visto che di solito i ruoli sono invertiti e sono io che chiedo consigli a lui...
Comunque mi ha divertito questo scambio di ruoli e gli ho spiegato quello che gli interessava, poi quando ci siamo rivisti in ambulatorio ha ripreso il suo fare professionale e distaccato....
Però quel fuori programma mi ha fatto intravedere oltre il ruolo di medico anche altre sfaccettature che non sapevo.

Per quanto riguarda l'amicizia, i ruoli si scambiano spesso, a volte sono io che offro ascolto e comprensione a volte viceversa, corro da un'amica a sfogarmi....
Quindi non assegno alla persona amica un ruolo fisso, penso che in un'amicizia bisogna essere complementari, a volte capita anche che si è tutte e due giù di corda e allora si mugugna insieme così si dice mal comune mezzo gaudio, a volte una tira su l'altra e così via....

Invece ho notato che certe persone assumono un ruolo quando sono in gruppo e primeggiano sempre perchè si assorbono tutta l'attenzione, invece prese da sole sembrano quasi spiazzate....
Perciò penso che queste ultime danno un ruolo particolare al gruppo in cui possono esprimersi al meglio.

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Vecchio 09-05-2008, 12.45.42   #16
griselda
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Non so se capita anche a voi, ma io mi sono accorta, di attribuire un ruolo ben preciso alle persone che mi sono amiche e che frequento. Ieri mi è capitata una cosa, che mi pareva di aver abbastanza superato, mentre ieri mi è apparsa di nuovo evidentissima.. stavo chiacchierando con un amico, due chiacchiere in cui ognuno diceva la sua su un argomento che interessava ad entrambi. Entra nella stanza un altro nostro amico, saluti , convenevoli, e poi.. silenzio. Abbiamo interrotto il discorso che stavamo facendo in precedenza e nessuno diceva niente.

Ora, sicuramente sono tante le cose che entrano in gioco quando in un dialogo tra due persone si inserisce una terza, ma quello che ho visto bene su di me è che siccome ascolto volentieri l'amico entrato per ultimo, e in genere quando siamo in gruppo lui intavola dei bei discorsi, ci racconta cose che per me sono nuove , affascinanti, davo per scontato, che anche ieri lo avrebbe fatto.
Mi aspettavo che cominciasse un discorso e che tenesse banco, che mi raccontasse chissà quali cose, senza minimamanente tener conto, che lui poteva non averne voglia, poteva semplicemente voler fare due chiacchiere o che continuassimo il discorso che avevamo intrapreso precedentemente e partecipare o chissà che altro..

E questa cosa, l'aspettarmi che intavoli un discorso, la vivo solo quando siamo in gruppo, mentre per esempio se siamo solo in due non accade affatto.

Ho provato a vedere se ci fosse dietro anche qualche altro meccanismo , ma non ho trovato nulla di nulla, ero rilassata non mi dava fastidio niente, semplicemente mi aspettavo che parlasse lui (dato che dal mio punto di vista sta "sopra" di me, per cultura e altro.. )

Se una persona per esempio è portata ad ascoltarmi e ad aiutarmi, e mi ascolta sempre, quando magari è lui ad aver bisogno di confidarsi, o di una mano, la cosa mi pare strana, vedo improvvisamente i ruoli che do all'altro e a me stessa ribaltati e mi trovo spiazzata...

Sicuramente non siamo solo noi ad attribuire un ruolo all'altro, se lo facciamo oltre che soddisfare un bisogno nostro credo che sia anche perchè dall'altra parte troviamo il bisogno complementare, pero' è anche vero che non siamo macchine (almeno non del tutto ) e i ruoli in un'amicizia, dovrebbero poter essere scambiati no?
Succede anche a me quanto hai descritto.
Non riesco mai ad essere la stessa in ogni situazione ho visto che automaticamente, parlo di me, mi rivesto di un ruolo, a secondo di chi ho davanti e quindi ne do uno di conseguenza all'altra persona. Mi pare di essere di plastilina e aderisco a chi mi trovo davanti. Una bella marionetta in pratica. Del tipo mi muovo nello spazio in cui mi permetti di muovermi. Ma poi vedo che cambia ancora a seconda del mio giudizio e della confidenza, più posso usare confidenza e più mi lascio andare e li i confini si perdono, la plastilina si irrigidisce e prende una forma quasi stabile.
E' come se adattassi la mia forma e il mio ruolo a seconda di chi ho davanti, a seconda di quello che penso possa accettare l'altro di me. Questo fa si che io non sia mai tutta intera, che non sia mai reale ma modificata.
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Vecchio 09-05-2008, 21.34.22   #17
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Ma che significa essere se stessi in ogni situazione?

A volte non è mica un torto cambiare a seconda della situazione, poichè se siamo identificati con una personalità potrebbe essere anche un difetto.

Ad esempio se sono una persona severa e rigida, e lo sono in ogni contesto, forse ho un ruolo prestabilito, ma non andrò molto lontano..

Allo stesso modo se non riconosciamo nessuna personalità, potremmo sembrare ambigui.

Forse essere se stessi, è proprio riconoscere queste diverse personalità e cercarle di armonizzarle tra di loro, avendo un comportamento sempre uniforme, ma anche elastico.

Se prendiamo il caso:

Col datore di lavoro potremmo essere delle vittime, mentre in casa dei carnefici. Un comportamento più uniforme ci permetterebbe di subire di meno a lavoro e non scaricare sui più deboli a casa.

In questo caso tornando al discorso del topic, non solo attribuiamo dei ruoli agli altri, ma ce li facciamo attribuire pure.
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Vecchio 09-05-2008, 23.11.10   #18
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Ma che significa essere se stessi in ogni situazione?
Nemmeno a me è chiaro cosa intendi Gris, io penso di essere me stessa ma con il vestito che quella situazione mi richiede, qualcosa devo pur indossare per interagire con l'altro, l'importante è che sappia che quel vestito appartiene a me e l'ho preso dal mio armadio, lo conosco ed indossarlo mi viene naturale, ma dentro ci sono sempre io. E' quando mi sforzo di entrare in un vestito non mio che allora non mi sento me stessa e diventa tutto più difficile.
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Nemmeno a me è chiaro cosa intendi Gris, io penso di essere me stessa ma con il vestito che quella situazione mi richiede, qualcosa devo pur indossare per interagire con l'altro, l'importante è che sappia che quel vestito appartiene a me e l'ho preso dal mio armadio, lo conosco ed indossarlo mi viene naturale, ma dentro ci sono sempre io. E' quando mi sforzo di entrare in un vestito non mio che allora non mi sento me stessa e diventa tutto più difficile.
Mi spiego almeno cercherò di farlo in modo che poi riesca a comprendere meglio perchè mi sa che mi mancano dei tasselli.
Allora se davanti a te riesco a parlare in un certo modo fluido e rilassato, quando parlo davanti ad un medico divento quasi analfabeta (credo che sia per via dell'ansia che mi prende) è un esempio esagerato ma neppure molto. Tu dici che una volta preso atto di questo, devo solo rendermi conto che in quel caso ho indossato un vestito, anche se automaticamente, nel senso che non ho scelto, non so fare diversamente, eppure so che nell'armadio ho anche altri vestiti, anche quello del medico o anche il vestito che indosso quando parlo con te e che se volessi indossare il vestito che indosso quando parlo con te per parlare con il medico è li che diventa difficile e quindi non mi sentirei più me stessa? Ho capito bene?
Io invece vorrei poter scegliere cosa indossare invece che i vestiti mi vestano automaticamente è questo lo sbaglio?
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Io vedo il discorso connettersi bene ai drammi della personalità. Attribuiamo un ruolo a secondo anche delle nostre necessità e di come l'altro si pone. Diventa un gioco di scambio e poi solo dopo aver preso atto di questo si può cercare di indossare il vestito giusto per noi.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 11-05-2008, 23.49.40   #21
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Io vedo il discorso connettersi bene ai drammi della personalità. Attribuiamo un ruolo a secondo anche delle nostre necessità e di come l'altro si pone. Diventa un gioco di scambio e poi solo dopo aver preso atto di questo si può cercare di indossare il vestito giusto per noi.
Però allora, prima di attribuirlo agli altri, ne attribuiamo uno a noi stessi, forse a volte senza rendercene conto...
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Vecchio 12-05-2008, 00.23.19   #22
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Però allora, prima di attribuirlo agli altri, ne attribuiamo uno a noi stessi, forse a volte senza rendercene conto...
Essì. Non posso decidere di essere meno di qualcuno se prima non mi sono data del meno da sola e viceversa... il ruolo parte da noi e si incastra con quello che l'altro pensa di se, appunto un gioco di ruoli ben architettato che si mette in moto soprattutto quando ci sono più persone presenti.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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