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Vecchio 23-01-2007, 12.08.03   #1
'ayn soph
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Predefinito La "Parola"

spesso parliamo "a uffo", si dice vero,
ma la parola è un insegnamento prezioso.

quando non sappiamo cosa dire, si dice "mi manca la parola" oppure "non ho parole",
per identificare uno stato dove si è fermi e non si può procedere o dove le parole non esprimono abbastanza.

allora se le parole non esprimo abbastanza cosa saremo noi?
altro esempio, gli animali riescono a comunicare senza usare parole
e quello che ci contraddistingue dal resto dei diversi "mondi" è proprio lei, la parola

lascio a voi il proseguo.....


P.S.: (se è un argomento che avete già trattato, cancellatelo pure, ho fatto una ricerca ma non l'ho trovato)
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Vecchio 23-01-2007, 14.29.31   #2
Astral
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Credo che la parola sia soltanto una forma di comunicazione che ha il suo potere in questa dimensione, ma che è appunto uno strumento convenzionale.

Infatti non sempre riesce ad esprimere tutto, anzi spesso è un mascheramento.

Posso dire tante parole belle, e non pensarle e sentirle veramente, in questo caso la parola non rispecchia assolutamente la verità interiore.

Un altro esempio è la musica: anche non capendo le parole, ma ascoltando la melodia si capisce che ci sono mezzi di comunicazione superiori alla parola, che uniscono anche le differenze linguisitiche.

Un immagine, un gesto, comunicano a mio avviso molto di più della parola.

Infatti non serve molto dire, ma praticare.

Non serve dire di amare qualcuno, bisogna esprimerlo.

Quindi la parola prende potere, soltanto quando è l'espressione fisica e materiale di ciò che veramente è nel pensiero e nell'intenzione, e siccome a volte è difficile codificare certe sensazioni, emozioni in parole, ha un uso limitato, rispetto a ciò che comunica una persona con l'atteggiamento.

La parola mente, il linguaggio del corpo in genere no.
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Vecchio 24-01-2007, 13.08.52   #3
griselda
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Ne avevamo già parlato approfonditamente qui
ma nessuno ci vieta di continuare qua.
Non sono d’accordo sul fatto che le parole non esprimono abbastanza ma che il nostro rumore interno che ci impedisce di comprendere o di non spiegare bene.
Quindi usare la parola dovrebbe essere un cesello usarne poche per parlare a vanvera e molte per cercare di spiegarsi bene, mica è semplice.
Veicolare il nostro sentire attraverso le parole è qualcosa di estremamente difficile. Non tanto per la parola in se stessa ma per l’interpretazione soggettiva di ciò che diamo alle parole. Una frase dovrebbe voler dire una sola cosa invece spesso ne leggiamo un significato che solo noi vediamo.
Se una frase è ambigua la prima cosa che ci leggeremo saranno le nostre paure e le troveremo tutte. Se leggiamo ed abbiamo paura di non capire non capiremo, se parliamo ed abbiamo paura di non essere compresi non lo saremo daremo addirittura un inflessione tale che nell’altro trasmetteremo la nostra paura e non capirà ciò che diciamo perché ci sarà come un’onda che gli farà perdere il filo del discorso che lo distoglierà dalle parole. Non ci comprendiamo perché siamo pieni di rumori interni non a causa delle parole. Se riuscissimo a mettere un silenziatore le parole diverrebbero veicolo di verità.
Si capisce?
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Vecchio 24-01-2007, 13.37.42   #4
'ayn soph
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spesso nelle parole si può intendere un senso che non è quello letterale,
oppure fraintenderle per il modo o l'espressione in cui si dicono.
quinidi sarebbe opportuno se possibile interpretare il punto di vista di chi
parla e poi intorloquire in base al nostro punto di vista, per arrivare a
scoprire così almento l'intenzione dell'altro, ma soprattutto farlo essere
certo che quello che dice corrisponda realmente a quello che sente
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Vecchio 24-01-2007, 14.00.32   #5
Grey Owl
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spesso nelle parole si può intendere un senso che non è quello letterale,
oppure fraintenderle per il modo o l'espressione in cui si dicono.
quinidi sarebbe opportuno se possibile interpretare il punto di vista di chi
parla e poi intorloquire in base al nostro punto di vista, per arrivare a
scoprire così almento l'intenzione dell'altro, ma soprattutto farlo essere
certo che quello che dice corrisponda realmente a quello che sente
ayn dici che... sarebbe opportuno "interpretare" il punto di vista di chi parla... Ma questo lo facciamo sempre purtroppo... ascoltiamo soltanto alcune parole "chiave"... poi via... si fugge verso il richiamo soggettivo di quella parola "chiave"... non si ascolta piu'... si parte per un "viaggio" fatto di presupposti,fraintendimenti, supposizioni... del tipo... sisi... questo lo so' gia'!... certo...certo come no?... la solita solfa... e non si e' piu' in ascolto di chi parla...

Altro momento di utilizzo della parola che condiziona il comunicare e'...
Anzi... prendo ad esempio il tuo scivere... ti poni mai il "dubbio" di non essere capito?...
Io per esempio trovo difficile comprendere cosa scrivi... questo e' motivo di "rifiuto" di quello che dici... ma so' che sbaglio... perche' se scrivi e' per trasmettere un tuo pensiero... no?

Tu dici... per arrivare a scoprire così almento l'intenzione dell'altro... e in che modo? con quali "strumenti" se non le orecchie aperte e l'attenzione alle parole dell'altro?

E continui... ma soprattutto farlo essere certo che quello che dice corrisponda realmente a quello che sente

Brrrrr... spero di aver capito male (ufff... non ti capisco come scrivi)
Non avrai micca voluto dire che...

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Vecchio 24-01-2007, 15.37.50   #6
Grey Owl
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spesso parliamo "a uffo", si dice vero, ma la parola è un insegnamento prezioso.
Parlare a "uffo" come dire parlare per dare aria ai denti o a vanvera... si dice anche a uffo... sisi
Ma non capisco cosa intendi con... insegnamento prezioso?... Forse intendi che quando si nasce non si conosce la lingua del paese in cui si nasce?... un neonato e' apolide per antonomasia... quindi imparare la lingua del luogo di appartenenza e' un insegnamento prezioso?

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quando non sappiamo cosa dire, si dice "mi manca la parola" oppure "non ho parole", per identificare uno stato dove si è fermi e non si può procedere o dove le parole non esprimono abbastanza.
OK ayn... ti seguo... fino qui ti seguo nel ragionamento...sisi

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allora se le parole non esprimo abbastanza cosa saremo noi?
Azz... ayn... non ti seguo piu'?... in che senso la tua domanda?

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altro esempio, gli animali riescono a comunicare senza usare parole e quello che ci contraddistingue dal resto dei diversi "mondi" è proprio lei, la parola
Beh... non sono un espertone del mondo animale... ma non credo che... il delfino o la balena o la tigre o il cinghiale o la scimmia o il topo o altro... non comunichi con suoni e versi...
Certo e' che non "parlano" italiano o inglese o spagnolo... questo lo posso affermare...

La parola e' un suono elaborato... esistono parole cacofoniche... tipo il risciaccuo... oppure tamburo...riprende il suono del significato della parola stessa...

Se e' vero che in natura siamo gli unici animali ad avere il pollice opponibile e' pur vero che abbiamo maggiore capacita' di comunicare con gli altri attraverso la parola...

I cetacei comunicano a distanze inimmaginabili rispetto all'uomo... con suoni articolati riescono (attraverso l'acqua) a comunicare con simili a notevoli distanze...
L'uomo ha "inventato" la radio per sopperire a questo limite...

La parola e' strumento dell'anima... con la parola si puo' ferire... si puo' aiutare... con la parola si puo' comunicare... non comunicare... e' strumento in se...


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Vecchio 24-01-2007, 18.55.44   #7
'ayn soph
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quello che volevo dimostrare, non per caso
si sta verificando anche in questo dialogo, in_comprensione
non ci si capisce, quindi bisogna intenederci sulla terminologia
e sul significato (punto di vista) dei discorsi.

in breve vorrei dire che la parola è limitante
quindi per quanto sia considerata importante e linguaggio
al disopra di ogni altro verso animale, non è abbastanza perfetta, come potrebbe essere ad es. (non sò se calza), la
trasmissione del pensiero.
e presupporre che il prossimo stadio di evoluzione non
preveda la parola in questo senso non sarebbe azzardato

P.S.: sicuramente anche da questo discorso forse non esce quello che sottintendo, eppure lo ho espresso
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Vecchio 24-01-2007, 19.55.09   #8
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Originalmente inviato da 'ayn soph Visualizza messaggio
in breve vorrei dire che la parola è limitante
quindi per quanto sia considerata importante e linguaggio
al disopra di ogni altro verso animale, non è abbastanza perfetta, come potrebbe essere ad es. (non sò se calza), la
trasmissione del pensiero.
e presupporre che il prossimo stadio di evoluzione non
preveda la parola in questo senso non sarebbe azzardato

Secondo me il problema non sta molto nelle parole che sono perfette come mezzo di comunicazione, ma nella poca attenzione data ai termini e a come li si usano.

In effetti ognuno di noi dà un suo senso e significato a ciò che dice ma se ci riflettiamo bene le parole hanno un solo senso in un solo contesto, basta approfondirlo.
Come dici tu, basterebbe fermarsi un minuto a chiedersi: "che intenzione vuole mettere la persona a cui parlo alla parola che dice?" così invece che trasformarla nel nostro senso personale/soggettivo e quindi mettere distanze di incomprensione volute dalla mancanza di voglia di "scendere" nell'altro, o magari più semplicemente di ascoltare.
Già questo permetterebbe di comunicare su uno stesso livello di "interpretazione"e magari di comprensione. Usando la parola sullo stesso livello essa torna ad essere perfetta.
Poi una volta che ci si conosce abbastanza, il dare il giusto senso a ciò che l'altro ci dice diventa solo il bisogno di volersi comprendere.

Il fermarsi ad Ascoltare la parola diventa aprirsi e diminuire le distanze dall'altro.

Volendo esagerare: Ascoltare al Parola del Signore... lo vedo come aprirsi a Lui, diminuire le distanze, accoglierlo e comprenderlo fin dove si può.

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Vecchio 24-01-2007, 23.16.50   #9
Ray
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ma se ci riflettiamo bene le parole hanno un solo senso in un solo contesto, basta approfondirlo.
ah si? E le parabole?
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Vecchio 25-01-2007, 00.01.14   #10
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Originalmente inviato da Ray
ah si? E le parabole?
Proprio le parabole rendono quel che intendevo, cioè entrare nel contesto del singolo che ascolta.
Quindi Tizio capirà 1, Caio capirà 2, Sempronio capirà 1+2.

Quindi Sempronio avrà naturalmente la capacità di entrare nelle intenzioni di Caio e Tizio ma i due non sapranno farlo se nn si abbandonano all'altro, in modo da arricchirsi dell'altrui punto di vista.
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Vecchio 25-01-2007, 00.18.49   #11
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Ah ok. Scusa ma non si capiva. Da quel che dicevi sembrava che le parole hanno uno e uno solo significato.

Questa cosa, di far corrispondere ogni parola ad un significato è stato un tentativo ottocentesco (materialista) di fissare il linguaggio. Tentando di renderlo più preciso hanno invece rischiato di ucciderlo. Anche se può non essere di immediata comprensione, la difficoltà odierna di capirsi deriva proprio (anche) da tentativi del genere.

Il linguaggio in origine non era per nulla così. Ogni parola aveva moltissimi significati... incastrare le parole in frasi era un'arte, infilare molti significati in quel che si diceva un'Arte sacra... vedi appunto le parabole. La parola dava ad ognuno la possibilità di capire quel che poteva e di intuire qualcosa di più. Il linguaggio era simbolico.

Infatti le parole, più che essere legate ad un significato, dovrebbero essere legate ad un'esperienza... magari interiore. Esempio banale: se dico "amore"...

Quando si studiano le origini delle parole può sembrare che si cerchi il significato vero. E' così, ma questo significato vero non è mai finito... essendo appunto simbolico è passibile di infiniti livelli di comprensione. E chi studia le origini delle parole si rende conto presto di questa cosa... una frase di Omero può essere letta in mille modi, di li l'artista, e vuol dire quello.. però aspetta un po', anche qull'altro... ma guarda... che bella sta cosa.

E' la simbolicità impressa nell'anima delle parole che ci permette la comprensione. Se ogni parola avesse uno e un solo significato, se fosse limitata, morirebbe... e con lei ogni possibilità di usarla per comprendere e comprendersi... e quindi ogni senso di usarla.

Diciamo che non ci capiamo. Vero. Ma anche nelle relazioni personali si tende a fare questo. Ecco ti ho conosciuta. E cerco di fissarti così come sei, non vedo il resto... il resto possibile... ti limito, ti tolgo possibilità di altri significati (uno non esclude l'altro), di essere anche altro oltre come sei e come mi hai detto e come ti sei comunicata... e fissandoti cerco di ucciderti. Di li l'incomprensione.

Ti devo capire adesso si, ma anche domani e dopodomani... devi essere simbolo, non basta essere segno.

Questo non toglie minimamente tutto quanto detto giustamente sulla necessità di sforzarsi di imparare a parlare bene e usare bene le parole ecc. ecc... è chiaro che per farsi capire si deve anche volerlo.
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Vecchio 25-01-2007, 10.47.30   #12
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quello che volevo dimostrare, non per caso si sta verificando anche in questo dialogo, in_comprensione non ci si capisce, quindi bisogna intenederci sulla terminologia e sul significato (punto di vista) dei discorsi.
Cavoli!!!... volevi dimistrare questo?... che nel comunicare si corre il "rischio" di non essere compreso?... bhe... normale condizione tra le persone...

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in breve vorrei dire che la parola è limitante quindi per quanto sia considerata importante e linguaggio al disopra di ogni altro verso animale, non è abbastanza perfetta, come potrebbe essere ad es. (non sò se calza), la
trasmissione del pensiero.
WOW... trasmissione del pensiero... se fosse possibile trasmettere il mio pensiero ad una persona ne resterebbe delusa... troppi prensieri confusi... non credo capirebbe il mio calderone-pensiero... hahahah

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e presupporre che il prossimo stadio di evoluzione non
preveda la parola in questo senso non sarebbe azzardato
che sfiga... non ci saro'...

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P.S.: sicuramente anche da questo discorso forse non esce quello che sottintendo, eppure lo ho espresso
Sicuramente?... che ne sai?... ahh... scusa non ho letto il seguito... continui con... forse non esce...sisi

La parola e' strumento dell'anima... peccato che spesso e' uno strumento spuntato... come una matita... come uno strumento musicale... scordato... dimenticato...

Se scrivo per frasi fatte in verita' nascondo il mio pensiero...
Se faccio citazioni di grandi pensatori voglio mostrare cose di altri...
Ferisce piu' la lingua che la spada recitava un detto...
La parola consola l'anima in pena...
Si dice spesso... tanto non puoi capire... non puoi?... ma che ne sai?... ci hai provato veramente?... (pensieri miei ehhh)
I pensieri arrivano in noi con le parole... almeno a me... in verita' non so' se succede cosi' ad altri...

L'altro giorno una cara amica mi ha detto questa poesia... "cala il gelo sopra il cuore, come neve non fa' rumore"... sono semplici parole ma dette in un momento, in un contesto, che...
No... non sono "semplici" parole... la parola e' strumento dell'anima...

Concludi con... eppure lo ho espresso... hai lanciato il tuo messaggio nella bottiglia... che grande cosa LA PAROLA... non siamo piu' naufraghi solitari... per conto mio cerco di rimanere in ascolto malgrado me stesso...
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Vecchio 25-01-2007, 11.30.11   #13
RedWitch
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Diciamo che non ci capiamo. Vero. Ma anche nelle relazioni personali si tende a fare questo. Ecco ti ho conosciuta. E cerco di fissarti così come sei, non vedo il resto... il resto possibile... ti limito, ti tolgo possibilità di altri significati (uno non esclude l'altro), di essere anche altro oltre come sei e come mi hai detto e come ti sei comunicata... e fissandoti cerco di ucciderti. Di li l'incomprensione.

Ti devo capire adesso si, ma anche domani e dopodomani... devi essere simbolo, non basta essere segno.
Insomma, ci facciamo un'idea dell'altro/a e quella rimane, quindi quando l'altro/a si manifesta in un modo diverso da come io credo che sia.. ecco che non ci capiamo più.. e la stessa cosa avviene se ad una parola do un unico significato. Vedo solo quello e se qualcuno usa una determinata parola in accezione diversa dalla mia, ecco che non lo capisco.. bisognerebbe quindi essere aperti all'ascolto soprattutto.. e non rimanere chiusi nella propria posizione..altrimenti oltre che a limitare il significato di una parola, limito anche me stesso..


Hai detto che le parole dovrebbero essere legate alle esperienze ... ed in effetti se dico amore, lo associo alle mie esperienze, se sono stato sfortunato e ho incontrato sofferenza, mi farò l'idea che l'amore è uguale a sofferenza, ma magari, se guardo bene, posso accorgermi che non è solo quello...

Quando ero al liceo, ricordo bene, che ogni filosofo che studiavo , era una specie di scoperta... sembrava che avessero tutti ragione nel loro "filosofeggiare" secondo la loro interpretazione... e magari dicevano cose assolutamente opposte.. ma viste una alla volta, mi sembravano tutte corrette..
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Vecchio 25-01-2007, 11.33.40   #14
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altlra cosa,
le parole hanno mille significati (è stato già detto mi sembra)
e sta a noi tradurle nel contesto in cui si trova e dalla cui persona
è uscita (si dice, senti da che pulpito arriva la predica oppure senti chi parla alludendo alla credibilità di quello che dice l'interlocutore)

quindi è ovvio che i distinguo sono molti e proprio per squesto è difficile
capire al volo l'espressione trasmessa, se la dice caio forse intende un senso, tizio ne intende un'altro e così via

e poi ci può essere il fatto che una persona sia portata per predisposizione naturale a tradurre tutti i significati e quel punto che fa?
quale deve interpretare, quello dello scherzo, dell'ironia, letterale, parabolico (non so se esiste il decoder) profondo, dialettale, modi di dire, è un bel dilemma.
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Vecchio 25-01-2007, 15.39.43   #15
griselda
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Originalmente inviato da 'ayn soph Visualizza messaggio
e poi ci può essere il fatto che una persona sia portata per predisposizione naturale a tradurre tutti i significati e quel punto che fa?
quale deve interpretare, quello dello scherzo, dell'ironia, letterale, parabolico (non so se esiste il decoder) profondo, dialettale, modi di dire, è un bel dilemma.
Non credo che si possa fare senza conoscere se stessi aver scoperto tutto quello che si muove dentro e dietro le parole, ma quando in quel caso ci si riuscisse si dovrebbe avere Compassione e Compresione, verso se e verso gli altri.
Siamo tanto miseri e le nostre parole ci rappresentano per chi le sa leggere e a chi le sa leggere non possiamo mentire anche quando mentiamo
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Vecchio 25-01-2007, 19.55.13   #16
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Insomma, ci facciamo un'idea dell'altro/a e quella rimane, quindi quando l'altro/a si manifesta in un modo diverso da come io credo che sia.. ecco che non ci capiamo più.. e la stessa cosa avviene se ad una parola do un unico significato. Vedo solo quello e se qualcuno usa una determinata parola in accezione diversa dalla mia, ecco che non lo capisco.. bisognerebbe quindi essere aperti all'ascolto soprattutto.. e non rimanere chiusi nella propria posizione..altrimenti oltre che a limitare il significato di una parola, limito anche me stesso..


Hai detto che le parole dovrebbero essere legate alle esperienze ... ed in effetti se dico amore, lo associo alle mie esperienze, se sono stato sfortunato e ho incontrato sofferenza, mi farò l'idea che l'amore è uguale a sofferenza, ma magari, se guardo bene, posso accorgermi che non è solo quello...

Quando ero al liceo, ricordo bene, che ogni filosofo che studiavo , era una specie di scoperta... sembrava che avessero tutti ragione nel loro "filosofeggiare" secondo la loro interpretazione... e magari dicevano cose assolutamente opposte.. ma viste una alla volta, mi sembravano tutte corrette..
Si. Questo è ascoltare... anzi Ascoltare.

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quindi è ovvio che i distinguo sono molti e proprio per squesto è difficile
capire al volo l'espressione trasmessa, se la dice caio forse intende un senso, tizio ne intende un'altro e così via
e poi ci può essere il fatto che una persona sia portata per predisposizione naturale a tradurre tutti i significati e quel punto che fa?
quale deve interpretare, quello dello scherzo, dell'ironia, letterale, parabolico (non so se esiste il decoder) profondo, dialettale, modi di dire, è un bel dilemma.
Farsi molte seghe, ops pardon molti distinguo, su quel che vuol dire Tizio o Caio, su quale è il senso giusto in quel preciso contesto, impedisce di Ascoltare.

Per capire si deve smettere di limitare... smettere di limitare = ascoltare (tutto e non solo quel che mi ero "fissato")
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Vecchio 25-01-2007, 20.57.22   #17
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Farsi molte seghe, ops pardon molti distinguo, su quel che vuol dire Tizio o Caio, su quale è il senso giusto in quel preciso contesto, impedisce di Ascoltare.

Per capire si deve smettere di limitare... smettere di limitare = ascoltare (tutto e non solo quel che mi ero "fissato")
visto che sei l'esperto in "distinguo" volevo arrivare al fatto che pur non limitando nessuno nel dire la sua, "l'antifona" non cambia, e appena
è il turno mio per parlare sono cmq difronte ad un "giudicare", che in definitva è un tradurre il linguaggio altrui
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Vecchio 25-01-2007, 23.01.13   #18
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vabbeh, l'hai presa sul personale, non era il caso, cmq mi scuso.

Certamente non intendevo sminuire te o cmq non intendevo nulla verso di te. Mi riferivo a quel che hai scritto. Non userò più toni "confidenziali" nei tuoi confronti. Se vorrò dissentire non lo farò in modo così colloquiale.

Mi dispiace che ti senti giudicato, non è così. Due post sopra avevo detto proprio che non si deve "fissare" una persona se la si vuole conoscere, perchè avrei dovuto giudicarti subito dopo? Ripeto, stavo dissentendo in modo troppo confidenziale (avrei potuto metterci delle faccine, non ci ho pensato, ma non credo sarebbe cambiato qualcosa). Stai certo che non ricapiterà, almeno da parte mia.



Riformulo il post:

Molti distinguo, a mio modo di vedere, su quel che vuol dire Tizio o Caio, su quale è il senso giusto in quel preciso contesto, impedisce di Ascoltare.

Per capire si deve smettere di limitare... smettere di limitare = ascoltare (tutto e non solo quel che mi ero "fissato")
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Vecchio 26-01-2007, 00.54.37   #19
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scuse accettate,
è ovvio che avendo aperto questo topic sulla parola, sia palese come essa possa essere male interpretata (in questo caso da me, che cmq non avevo alternative visto che era riferito alla citazione mia, sopra l'espressione) e riferita ad un senso letterale anzichè capire l'essenza profonda dell'interlocutore.

anche perchè abitudinariamente ciascuno si esprime come crede oppurtuno che sia e in secondo luogo viene da un livello appunto sociale, culturale e spirituale differente.
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Vecchio 28-01-2007, 19.13.58   #20
Ray
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Riprendo questa discussione allargando un po' il discorso. Nel tread etica e morale (in filosofia) è emersa la problematica se il linguaggio sia solo convenzione o meno. E' inutile aprire un altro tread, possiamo continuare qui.

La convenzione è un accordarsi sull'uso. Come dire che io prendo in mano un oggetto ancora senza nome ma che usiamo entrambi (io e sma) per bere e ci accordiamo di chiamarlo bicchiere.

Se fosse tutto qua potrei anche chiamarlo gracusto, basta che ci accordiamo e quindi ci capiamo... mi riempi il gracusto pls?

Non nego che esistano o possano esistere dei linguaggi costruiti unicamente su convenzioni del genere, ma non a caso vengono chiamati artificiali.

Ma se le lingue fossero nate così l'etimologia difficilmente riscontrerebbe somiglianze di suoni nei vari linguaggi della terra e sostenere che derivano tutti da un unico linguaggio è quasi più arduo del contrario.

In tutte le lingue inoltre risontriamo onomatopee... certo c'è sempre una convenzione, seguimao il suono invece che inventarcene un altro, ma mi vedo più un meccanismo "naturale in questo"...

Le onomatopee inoltre, se volgiamo allargare il concetto, vanno al di la della sostanza ed arrivano alla forma... recentemente è stato ri-scoperto come dirigendo i suoni delle lettere sulla sabbia le vibrazioni emesse formino sulla sabbia la forma delle lettere in questione. Vale per il sanscrito mi pare...

Bon, qualche spunto, aspetto repliche.
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Vecchio 30-01-2007, 13.12.17   #21
Kael
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La parola, che è un suono, veniva veicolata inizialmente solo foneticamente. Poi, con l'introduzione della scrittura, si diede una "forma grafica" ai suoni per "fissarla" sui libri.

Se ci si pensa, quando si dialoga con qualcuno a voce, avviene uno scambio di onde sonore, vibrazioni... nulla più. E' aria "viva" che esce dalla bocca e va a convibrare con il timpano dell'interlocutore... Da una semplice vibrazione, il suo cervello elabora poi il "senso" di ciò che l'altro gli sta dicendo.

In occidente la scrittura si avvalse di simboli, ogni lettera corrispondeva ad un suono e più suoni insieme formavano una parola. In oriente invece (geroglifici egizi ma soprattutto ideogrammi cino-giapponesi) si dava un segno direttamente alla parola, per cui è facile notare come anche visivamente gli ideogrammi abbiano un significato visivo oltre che sonoro.
L'ideogramma Dai (=grande) rappresenta appunto un uomo con braccia e gambe allargate, come a rappresentare qualcosa di molto grande (il classico pesce del pescatore): ma al contempo tale ideogramma era associato anche ad un suono e pertanto aveva due significati... "diversi seppur simili".
Per il letterato che sapeva leggere, gli ideogrammi avevano un senso, mentre per il contadino analfabeta che ascoltava solo il suono ne avevano un altro... (e poi c'era, e c'è, anche chi li sapeva/sa mettere insieme...)
Da noi questo non succede. La lettera B, o la D, non hanno un senso di per sè (o forse anche si, ma sono andati persi nel tempo...) e ci resta pertanto solo il senso del suono...
Per il sanscrito poi, se le onde sonore (invisibili ad occhio nudo) che si manifestano sulla sabbia danno orgine esattamente al segno grafico che le rappresenta, la questione diventa quanto mai interessante...
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Vecchio 30-01-2007, 13.16.07   #22
'ayn soph
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esattemente Kal, avevo messo Parola in questa sessione sperando che uscisse fuori l'origine della scrittura o del parlare anche quello che si presume possa essere stato all'origine, "in principio era il verbo....."
a questo mi riferivo
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Vecchio 30-01-2007, 13.36.54   #23
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Da noi questo non succede. La lettera B, o la D, non hanno un senso di per sè (o forse anche si, ma sono andati persi nel tempo...) e ci resta pertanto solo il senso del suono...
Foneticamente rispettano un ordine, un logopedista mi capirebbe al volo immagino, provate ad osservare la lingua a che altezza si trova mentre pronunciate prima b c d g
intendo bi ci di gi poi provate i p t

poi potete provare effe elle emme enne erre esse e osservate quanto si apre la bocca sui lati

Etc ci sono altre interconnessioni

sono vere e proprie scale usando lo strumento bocca
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Vecchio 30-01-2007, 14.16.53   #24
Kael
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Eh infatti... lo sospettavo.

Anche le vocali, A E I O U, nel pronunciarle sento un restringimento della gola, con le labbra che vanno chiudendosi mentre la lingua resta ferma...

Scale di note musicali emesse attraverso la bocca.
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Vecchio 30-01-2007, 15.22.59   #25
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Eh infatti... lo sospettavo.

Anche le vocali, A E I O U, nel pronunciarle sento un restringimento della gola, con le labbra che vanno chiudendosi mentre la lingua resta ferma...

Scale di note musicali emesse attraverso la bocca.
Curioso quanto le vocali siano più espressive di ogni altra lettera dell'alfabeto.
Sono inoltre le prime che i bambini pronuniciano....
Nell'ebraico addirittura non esistono.
E il nome di Dio per alcuni Gnostici era I.A.O una vibrazione particolare usata anche come mantra.
Le vibrazioni delle vocali sono speciali rispetto alle altre lettere dell'alfabeto?
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