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Vecchio 15-09-2007, 14.00.39   #1
Uno
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Predefinito Imitato e imitatore

E' innegabile che nella vita di tutti i giorni per la maggior parte dei gesti imitiamo chi ci ha preceduto, chi ci sta vicino, chi ci influenza/impressiona (parola da leggere nel senso corretto come la pellicola di una macchina fotografica impressionata), sono ben poche la cose che facciamo in maniera completamente nuova (direi quasi nulla o molto remota la possibilità).
Nella tecnologia imitiamo sempre la natura adattando ai nostri mezzi quello che già esiste.

Ma le cose che più possono rendere evidenti alcune dinamiche sono le caricature e le imitazioni dei personaggi famosi nello spettacolo.
Se ne avete mai osservato attentamente alcune famose, a volte quando l'imitatore è particolarmente preparato si arriva al paradosso di non riuscire quasi a distinguere l'imitato dall'imitatore... anzi la buona riuscita di un'imitazione (come della caricatura) è regolata dal sovradimensionamento di alcune caratteristiche dell'originale che sono già molto evidenti.
A volte quando l'imitazione è più presente dell'imitato sembra quasi che quest'ultimo sia una copia dell'imitazione.....

E se applicassimo tutto questo all' Imitatio Christi? ( imitazione di Cristo, anche se la traduzione non rende bene il concetto)
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Vecchio 15-09-2007, 14.13.43   #2
Il Folle
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Mi fa venire in mente la via del fachiro, che imita il suo maestro ma in realtà non ha ne la fede del monaco, ne la conoscenza teorica dello yoghi, quindi per quanto si possa "imitare" Cristo si tratterebbe comunque di un imitazione quindi di qualcosa di limitato a se stesso.

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Vecchio 15-09-2007, 17.14.17   #3
cassandra
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Che associazione Uno...sarebbe sicuramente migliore il mondo se ognuno nel proprio piccolo tendesse ad assomigliare a Cristo...il quale, ci ha lasciato in eredita'un percorso...
Da cio'che ho capito io, il punto di partenza è prendersi cura degli altri,come di se stessi...nel medesimo modo in cui Lui, non considero' la sua natura divina,ma si fece uomo per condividere le nostre pene,pur sapendo quale sarebbe stato il prezzo di tale scelta.
L'apostolo Giovanni scrive "chi dice di dimorare in Lui,deve comportarsi come Lui si è comportato",ma non nel senso esteriore del termine,quindi di una imitazione come quelle che si vedono in tv,dove ad essere riprodotte sono le caratteristiche che appaiono evidenti;ma assimilando ed imitando i principi del suo cuore...quindi umilta',amore,spirito di sacrificio,generosita',volonta'nell' aiutare chi ne ha bisogno e soprattutto chi lo chiede,spogliandosi di cio' che all'uomo non occorre...
"imparate da me che sono mite ed umile di cuore"...
"non fate nulla per vanagloria"...
"ama il prossimo tuo come te stesso"...
Qui si parla di principi e valori Sacri, che poco hanno a che fare con talenti artistici di qualunque genere.
Cmq non avrei mai pensato ad un collegamento tra le 2 cose senza il maestro ...il mio cervello ringrazia
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Vecchio 16-09-2007, 03.13.52   #4
Ray
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Imitare è connesso con immagine. Etimologicamente hanno la stessa derivazione... la radice "YEM" che vuol dire "frutto doppio". Imitare è quindi "fare un altro"... riprodurre. Interessante che si tratti di riproduzione, dato il senso creativo di un altro individuo.

Per inciso, si può anche farne a meno nel tread, esiste un testo Tradizionale che si chiama "Imitazione di Cristo" (attribuito a Tommaso da Kemphis). La lettura è consigliatissima... una piantina insolitamente dettagliata di una Via.
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Vecchio 16-09-2007, 11.08.37   #5
Kael
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L'uomo è fatto quasi interamente di acqua, e l'acqua per osmosi tende sempre a comunicare e ad "equilibrarsi" in tutte le sue gocce. L'uomo tende pertanto ad "assorbire" da tutti i suoi simili, indistintamente. Poi ci sono certamente anche altri fattori che contribuiscono (ad esempio la propria struttura energetica, le attitudini ereditarie, etc..), ma quella dell'osmosi è una forza che cerca di agire comunque, sia nel bene che nel male.
La differenza fra un uomo e una goccia d'acqua è che il primo può operare una certa resistenza e diciamo scegliere con che altri simili lasciare agire questa forza e con quali invece impedirla, mentre l'acqua la subisce con tutte le altre gocce indistintamente.

Per fare bene un'imitazione comunque credo sia necessario disidentificarsi da se stessi, altrimenti determinate caratteristiche dell'imitato potranno cozzare contro quelle dell'imitatore, e non permetterne l'assimilazione...
Quindi, prima di essere bravi ad imitare qualcuno, bisogna essere capaci di abbandonare se stessi. Aggiungo che sul palco tutti sono bravi, lì si indossa una maschera ed è palese l'imitazione. Nella vita invece, le cose sono diverse, e se è il Cristo quello che si vuole imitare, sarà ancor più dura...
Le caratteristiche del Cristo cozzano talmente tanto con quello che la nostra esistenza egoistica ci ha portato ad essere, che prima di imitarlo bene ce ne vuole di volontà ed impegno...
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Vecchio 16-09-2007, 11.46.35   #6
Uno
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Abbiamo visto che per riuscire bene un'imitazione, l'imitante deve accentuare, marcare, la caratteristiche che rendono l'imitato unico.
Questo crea due problemi: primo riconoscere queste caratteristiche invece che evidenziarne altre, secondo non "farsi fregare" da altri imitatori.
Il primo punto è chiaro credo, il secondo penso sia meglio esemplificarlo: sono sicuro che pensando a Mike Bongiorno viene spontaneo pensare a "alegria" ma anche a quel risucchio e quel "heh" (scritto non so come). Quel risucchio se non erro fu un'invenzione del recentemente scomparso Sabani, rendeva talmente evidente il Mike nazionale che tutti gli imitatori in seguito lo hanno inserito nel modello Mike.
Ora stiamo parlando di una persona vivente... eppure è facile associare mentalmente il Bongiorno a queste particolarità che in realtà non sono ciò che fanno di Mike un'unicità da tutti conosciuta.
Questo è il grande scoglio, imitare il reale e non l'imitato... che nel caso più alto (Imitatio Christi) si concretizza bene nella definizione, imitazione di Cristo, non di Gesù.
Come accennato da Ray, imitare non è copiare, imitare è saper riconoscere ciò che è prima della forma e concretizzarlo in una maniera individuale. Questo è ciò che facciamo già con la nostra esistenza no? Noi siamo già l'imitazione dell'uomo... un passo avanti sarebbe l'imitazione di Cristo....
Il discorso non è finito ma voglio lasciarvi spazio, non voglio soffocarlo
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Vecchio 17-09-2007, 10.04.04   #7
RedWitch
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Provo un esempio banale, per vedere se mi avvicino al significato del discorso che non mi è molto chiaro..

Mettiamo che un gruppo di persone provenienti da diverse regioni italiane inizino a frequentarsi e che una di queste usi un'inflessione dialettale tipica della sua provenienza geografica.. che questa inflessione sia simpatica e che tutti gli altri inizino ad usarla. Arriva una persona nuova nel gruppo.
Sente tutti usare quell'inflessione dialettale ed in inizia ad usarla ... ecco questa persona, non puo' sapere da dove arrivi, quale sia la persona che l'ha usata per prima e con quale significato, a meno che non si prenda la briga di capirlo, di cercare da dove viene e capire chi l'ha tramandata per primo... e a quel punto di decidere se usarla o meno, comprendendone il senso.

Nel primo caso, resta imitazione da uomo a uomo, una "brutta copia" diciamo...nel secondo, si va alla fonte e pur imitando, riusciamo a fare nostro qul determinato modo di dire.. o concetto .. o altro...

Cercare la fonte di ciò che imitiamo forse è una chiave.....altrimenti resta la brutta copia di quello che vediamo/sentiamo in giro..
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Vecchio 17-09-2007, 10.13.59   #8
turaz
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metodo stanislavsky (mi pare si chiami così)
quello usato dai teatranti per riuscire a immedesimarsi completamente in un personaggio e esprimere al meglio emozioni e caratteri di esso.
va alla "fonte", vi si immerge e ne esce.

ecco la vedo così più o meno
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Vecchio 17-09-2007, 10.50.47   #9
RedWitch
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Ad un attore pero' viene dato un canovaccio... una traccia per conoscere i tratti del personaggio in cui dovrà identificarsi. Nella vita di ogni giorno, per potersi mettere completamente nei panni di un altro, bisognerebbe conoscere sè stessi in maniera perfetta, in modo da avere a disposizione tutte le possibili variabili e potersi identificare con un altro senza essere condizionati da sè stessi....in genere, imitiamo ciò che ci piace, o cio' che rimane impresso... altrimenti, credo che saremmo piuttosto vicini all'Imitazione di Cristo che diceva sopra Uno.
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Vecchio 17-09-2007, 11.10.09   #10
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Nel primo caso, resta imitazione da uomo a uomo, una "brutta copia" diciamo...nel secondo, si va alla fonte e pur imitando, riusciamo a fare nostro qul determinato modo di dire.. o concetto .. o altro...

Cercare la fonte di ciò che imitiamo forse è una chiave.....altrimenti resta la brutta copia di quello che vediamo/sentiamo in giro..
La vedo come te, in effetti come possiamo imitare qualcosa che non conosciamo? Diventa sempre un copiare e lo facciamo meccanicamente senza nemmeno sapere troppo eprchè.. anzi forse si, per adeguarci.
Nella storia, si sa, che ogni messaggio da imitare è stato traviato nel suo senso. Come possiamo oggi imitare un Cristo, un Buddha? Realmente ne sappiamo pochissimo. Prendere in prestito quell'immagine che passa è copiare ciò che hanno ci hanno tramandato.
Però se è vero che siamo già l'imitazione di una forma uomo -e ne siamo del tutto inconsapevoli, ritendo che ci sia dovuta questa forma- vuol dire che abbiamo già destrutturato la forma animale. Si tratta di tornare alla fonte della Forma uomo svelando mano, mano i suoi misteri.
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Vecchio 17-09-2007, 21.48.54   #11
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La vedo come te, in effetti come possiamo imitare qualcosa che non conosciamo? Diventa sempre un copiare e lo facciamo meccanicamente senza nemmeno sapere troppo eprchè.. anzi forse si, per adeguarci.
Nella storia, si sa, che ogni messaggio da imitare è stato traviato nel suo senso. Come possiamo oggi imitare un Cristo, un Buddha? Realmente ne sappiamo pochissimo. Prendere in prestito quell'immagine che passa è copiare ciò che hanno ci hanno tramandato.
Però se è vero che siamo già l'imitazione di una forma uomo -e ne siamo del tutto inconsapevoli, ritendo che ci sia dovuta questa forma- vuol dire che abbiamo già destrutturato la forma animale. Si tratta di tornare alla fonte della Forma uomo svelando mano, mano i suoi misteri.
Quella che ho nerettato è a mio avviso una delle (forse La)domande chiave del topic. Credo che è proprio perchè non conosciamo che dobbiamo imitare. Se conoscessimo saremmo... non siamo (ma volgiamo diventare) quindi imitiamo.

Banalmente se non sono un giocatore di tennis ma ci voglio diventare guarderò come un giocatore gioca e cercherò di riprodurre quel che son riuscito a cogliere. Poi mi riuscirà così e così ma magari trovo anche qualcuno che mi da istruzioni e riuscendo un po', riguardando, coglierò di più di prima e così via. Quando lo imito abbastanza bene sono giocatore anche io... quando imito alla perfezione Il Giocatore allora sono anche io un Giocatore...

Per imitare, anche Cristo, alla fin fine cerco di comportarmi come lui... è il constatare dove non riesco che mi dice su cosa devo allenarmi.
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Vecchio 17-09-2007, 22.00.21   #12
Sole
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Ma allora la differenza con il copiare dove sta?

Se imito vuol dire che mi rendo conto di cosa sto facendo, so cosa voglio compiere in me al di la del fatto che ne possa essere pienamente cosciente, chiaro che non si può all'inizio. Se copio, questo è un esercizio meccanico.
A scuola ad esempio, se copio il compito è per farlo e la cosa è fine a se sessa, ma se osservo il primo della classe e cerco di imitarne il modo, alla fine qualcosa cambia in me.
Se copio come gioca il mio compagno di tennis imparo la sua tecnica. Se lo imito cerco di studiare il modo dentro di me, osservo il cambiamento che avviene in me nell'imitare.
Ecco forse la differenza sta prorpio qui. Copiare significa non cambiare nulla nel dentro ma solo nel fuori, come tecnica, imitare invece è un lavoro di strutturazione.
Come dire che l'imitare è uno studio e richiede uno sforzo.
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Vecchio 17-09-2007, 22.25.35   #13
Kael
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La differenza fra il copiare e l'imitare credo sia venuta abbastanza bene fuori. Se copio un gatto mi metterò a muovere la faccia per terra a destra e a sinistra, senza saperne bene il perchè, e agli occhi degli altri probabilmente sembrerò veramente un gatto. Se invece imito un gatto, mi accovaccerò al suolo e mi metterò ad annusare attentamente per riconoscere gli odori familiari e quelli invece nuovi... Non solo, ma potrò farlo anche senza mettermi faccia a terra... starò imitando un gatto anche se annuso stando in piedi, o seduto. Lo imito proprio per il fatto di usare l'olfatto come mezzo per conoscere l'ambiente circostante, senza per questo dovermi mettere nella sua posizione a 4 zampe, visto che essendo umano ho un corpo differente dal suo...

Infatti come ha detto Uno:
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imitare è saper riconoscere ciò che è prima della forma e concretizzarlo in una maniera individuale.
Quindi, per quanto riguarda il Cristo, penso sia credenza diffusa che per imitarlo bisogna per forza farsi crescere barba e capelli, possibilimente indossando una tunica bianca...
Il Cristo, se dovesse manifestarsi ai giorni nostri, userebbe sicuramente una forma diversa da quella che ha dovuto assumere due mila anni fa, quando usi, costumi, modi di vivere e tutto il resto erano ben diversi da adesso...
Per imitare il Cristo dunque, bisogna risalire all'archetipo Cristo, all'essenza Cristo, e poi cercare ognuno di manifestarla in base a quello che è...
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Vecchio 22-03-2010, 13.33.53   #14
Uno
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Non è ancora chiara la differenza tra copiare ed imitare.

L'esempio di Kael del gatto è buono, posso imitare il gatto nell'essere sempre pronto e vigile ma senza miagolare, sebbene quello sarebbe imitare il verso.
Quindi possiamo anche dire che qui stiamo parlando di imitare l'essere e l'essenza di una figura, entità, persona etc.. che riteniamo positiva. Se ne imitiamo solo alcune caratteristiche in maniera copiativa rischiamo di diventare dei cloni senz'anima.

E qui si apre un'altro aspetto. La forma è strettamente correlata all'essere, ma se adatto la mia forma copiandone un'altra, a quale essere questa forma è corrispondente?
Questo non potrà mai accadere completamente, però.....
meditiamoci e vediamone anche qualche relazione con il discorso che affrontiamo sul thread degli esorcismi. Sono discorso diversi eppure qualche collegamento c'è.



Da qualche parte avevo scritto:
Meglio essere copiato che creato.

Qui aggiungo:
Meglio creare che copiare
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Vecchio 22-03-2010, 14.12.05   #15
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Citazione:
Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Non è ancora chiara la differenza tra copiare ed imitare.

L'esempio di Kael del gatto è buono, posso imitare il gatto nell'essere sempre pronto e vigile ma senza miagolare, sebbene quello sarebbe imitare il verso.
Quindi possiamo anche dire che qui stiamo parlando di imitare l'essere e l'essenza di una figura, entità, persona etc.. che riteniamo positiva. Se ne imitiamo solo alcune caratteristiche in maniera copiativa rischiamo di diventare dei cloni senz'anima.

E qui si apre un'altro aspetto. La forma è strettamente correlata all'essere, ma se adatto la mia forma copiandone un'altra, a quale essere questa forma è corrispondente?
Questo non potrà mai accadere completamente, però.....
meditiamoci e vediamone anche qualche relazione con il discorso che affrontiamo sul thread degli esorcismi. Sono discorso diversi eppure qualche collegamento c'è.



Da qualche parte avevo scritto:
Meglio essere copiato che creato.

Qui aggiungo:
Meglio creare che copiare
Insomma se imito mi conservo e se copio (tento di) divento come?
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Vecchio 22-03-2010, 14.27.01   #16
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Insomma se imito mi conservo e se copio (tento di) divento come?
Magari.... sarebbe una bella cosa allora, basterebbe copiare il meglio che c'è.

Adesso devo chiudere un pò, penserò un esempio.
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Vecchio 22-03-2010, 15.09.31   #17
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Insomma se imito mi conservo e se copio (tento di) divento come?
Se copio.... mi perdo.
Assumo una forma non adatta al mio essere che giocoforza attirerà esseri ai quali invece quella forma si confà. Il mio essere (o solo una sua parte), non avendo una forma a lui adeguata, dove finirà? Nel migliore dei casi temo resterò una persona vuota, con la possibilità poi di possessioni grandi o piccole, a vari livelli.

Imitando si agisce sull'essere, che lentamente porterà a modificare anche la struttura, ma la cosa non è ribaltabile e agendo sulla struttura (copiando) non è che si modificherà l'essere, anzi c'è il rischio di perderlo se questo copiare viene portato all'estremo.
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Vecchio 22-03-2010, 16.32.00   #18
Kael
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Aspettando l'esempio di Uno mi viene in mente un'altra cosa:
Le copie di solito sono fatte da macchinari, pc, etc..
Un'imitazione è invece opera di un altro uomo, che per quanto si avvicini all'originale ci mette comunque del suo.
Le copie insomma sono senz'anima, le imitazioni ne hanno comunque una loro.
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Vecchio 22-03-2010, 17.04.34   #19
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Originalmente inviato da Kael Visualizza messaggio
Aspettando l'esempio di Uno mi viene in mente un'altra cosa:
Le copie di solito sono fatte da macchinari, pc, etc..
Un'imitazione è invece opera di un altro uomo, che per quanto si avvicini all'originale ci mette comunque del suo.
Le copie insomma sono senz'anima, le imitazioni ne hanno comunque una loro.
Bravo, già questa è una buona analogia.

Provo un esempio, vediamo se rende.

Prendiamo il commercio.
Vedo un bel bar, voglio aprire anche io un bel bar e studio quello visto.
Nel nostro comun parlare se dico che imito quel bar equivale a dire che lo rifaccio uguale, invece utilizzando il comune (e moderno) parlare diciamo che cercherò di imitarne lo stile perchè vedo che funziona.

Quindi se quello è moderno io potrei anche arredarlo in stile, se quello ha cameriere in divisa a fiorellini, io potrei usarne una a pois etc...
Però potrei accogliere con gentilezza i clienti come fa anche l'altro, potrei farci due parole quando sono al banco come fa l'altro etc....
Con il tempo affinerò queste ed altre cose e renderò sempre più personale la cosa.

Prendiamo invece il franchising. Mi affilio ad una catena di bar (cioè metaforicamente copio tutto) . Questi mi danno il marchio, mi dicono che colori e che arredamento devo usare, come deve essere la casacca delle cameriere etc.... Mi faranno dei corsi o mi seguiranno all'inizio per impostarmi in un certo modo e questo modo dovrò seguirlo se non voglio perdere l'affiliazione.
dopo due anni decidono che vogliono cambiare i colori (o l'arredamento) del marchio e devo farlo pure io, decidono che la catena deve vendere il caffè a tot e devo farlo pure io (esempi eh).
In sostanza il bar non ha la sua anima ma è connesso e dipendente da quella della catena.

La cosa può anche avere dei lati positivi purchè sia conscia. Le Tradizioni, le Religioni etc.. in parte utilizzano questi metodi, ti danno un format (anche molto altro, ma adesso esploriamo questo) che potremmo definire una sorta di franchising e che può agevolarti in alcune cose, l'importante è che questo sia usato e si torni pure ciò che si prende, ma non si sia usati.
Nell'esempio del franchising, va bene, ho una certa sicurezza di entrata (dovrebbe essere, lo era con i primi, oggi sono come le nuove "religioni") e guadagno anche se pago qualcosa ci sta. Ma se tornassi a casa con la casacca con il marchio, se continuassi sempre a pensare, a fare pubblicità etc.. alla catena qualcosa non va, non avrei una mia vita.

Probabilmente non sarà ancora sufficiente l'esempio... e poi un conto è capirlo razionalmente un conto è applicarlo, ma questa è una di quelle discussioni che va tirata su ogni tanto.
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Vecchio 23-03-2010, 10.35.17   #20
RedWitch
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...................
E qui si apre un'altro aspetto. La forma è strettamente correlata all'essere, ma se adatto la mia forma copiandone un'altra, a quale essere questa forma è corrispondente?
Questo non potrà mai accadere completamente, però.....
E' interessante questa domanda.. se adatto la mia forma copiandone un'altra in qualche modo ne "rubo" l'essenza?
Mi hai fatto venire in mente quelle persone di cui si legge ogni tanto che, ossessionate da qualche star si sottopongono a tanti interventi chirurgici, solo per assomigliare loro.. pero' mi chiedo , quando anche riuscissero a diventarne la copia esatta (per quanto in questo modo non è possibile, ma diciamo ad avvicinarsi moltissimo), la forma sarebbe quella di un'altra persona, ma anche l'essenza non potrebbe essere quella di prima degli interventi.. questo si avvicina alla possessione?

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Prendiamo invece il franchising. Mi affilio ad una catena di bar (cioè metaforicamente copio tutto) . Questi mi danno il marchio, mi dicono che colori e che arredamento devo usare, come deve essere la casacca delle cameriere etc.... Mi faranno dei corsi o mi seguiranno all'inizio per impostarmi in un certo modo e questo modo dovrò seguirlo se non voglio perdere l'affiliazione.
dopo due anni decidono che vogliono cambiare i colori (o l'arredamento) del marchio e devo farlo pure io, decidono che la catena deve vendere il caffè a tot e devo farlo pure io (esempi eh).
In sostanza il bar non ha la sua anima ma è connesso e dipendente da quella della catena.
....
L'esempio è molto chiaro, pero' anche in questo caso l'essenza non dovrebbe poi essere data da chi anima il bar? voglio dire, sebbene il bar sarà dipendente e connesso dalla catena e quindi mai libero, a meno che non sciolgo il franchising (curioso comunque che ci siano dei tempi minimi di afifliazione..) pero' se in due bar della stessa catena i gestori sono completamente diversi come qualità del servizio e cortesia, qualcosa nell'essenza cambia no?
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Vecchio 24-03-2010, 02.41.40   #21
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E' interessante questa domanda.. se adatto la mia forma copiandone un'altra in qualche modo ne "rubo" l'essenza?
Non credo proprio si possa rubare l'essenza. Semplicemente semmai avviene l'opposto, io mi faccio rubare dall'essenza altrui, alla quale sto conformando la mia forma. Insomma mi perdo.
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Vecchio 24-03-2010, 11.41.17   #22
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Non credo proprio si possa rubare l'essenza. Semplicemente semmai avviene l'opposto, io mi faccio rubare dall'essenza altrui, alla quale sto conformando la mia forma. Insomma mi perdo.
Esatto, anche se questo altri con la sua essenza non vuole impadronirsi di me.
Nell'Economia dell'Universo è un fatto normale, però non è inevitabile, comprenderlo può aiutare.
Di fatto ci sono due opposti che non fanno "uscire" il nostro vero essere.
Da una parte la ricerca spasmodica dell'originalità senza neanche averne gli strumenti creativi a disposizione, dall'altra l'uniformazione della copia senz'anima.
In mezzo c'è la sana imitazione che ho cercato di far vedere in questo 3d, non l'imitazione intesa come copia o come scimmiottamento
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