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Vecchio 16-09-2010, 08.15.30   #1
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Predefinito Vienna

Sono in viaggio con mio marito e il bambino, Vienna(mai stata).Prima di raggiungere l'albergo lui mi dice che deve sbrigare un paio di cose, che posso cominciare a girare da sola; come al solito troppo pratico! Nella stanza sto un attimo ed esco per le vie. Mi accorgo che ho perso la borsetta, niente cellulare, niente soldi, nè ricordo il numero di mio marito, mi sento dispersa. Nessun riferimento, incorro in un gruppo di giovani che si divertono , c'è uno del liceo che conosco, lo saluto baciandolo vicino le labbra, il mio femminile che si mostra perchè riceva maggiore importanza il sentirmi disperata.Chiedo al mio connazionale di aiutarmi a trovare l'ambasciata e comincio a piangere, le lacrime mi arrivano fino a terra, voglio mi si aiuti a trovare mio marito e mio figlio. E' troppo preso dal gioco, rinuncio. Ripercorro le strade sperando di avere migliore orientamento ripassando i posti. Infatti scorgo il palazzo di città, entro, ma è il palazzo reale. Uno scenario bellissimo, un cortile ampio dal quale ammiro le stanze interne, le mura sono alte e maestose, hanno sfidato il tempo, e tanta storia lì si è decisa, inverosibilmente costruiti coi mattoni di un caldo colore rossiccio. Entro al piano terra, e mi affaccio dal balcone che porta invece nella strada principale della città. Capisco allora che siamo in centro, mi sento meglio. C'è il sole, i bar sono aperti coi tavolini fuori che aspettano i visitatori, tutto è tramandato in modo splendente e ordinato, dai cancelli intravvedo giardini verdeggianti e i balconi hanno i fiori; non c'è nessuno per le strade. Penso alla soluzione più semplice, dico al custode che ho il numero di mia sorella, la si chiama e lei farà in modo di rintracciare mio marito e dirgli che vado in albergo, che cerchi poi il numero dell'albergo e avvisi anche lì che riceverà la telefonata. Ma poi penso che questa ultima cosa la posso fare io stessa e non delegare, e quì inizia la difficoltà, la mia testa scoppia, so che non riuscirò a fare una cosa tanto semplice e mi sveglio. Ore quattro

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Vecchio 16-09-2010, 16.44.06   #2
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Predefinito

Ci voleva Freud. Potrei dire che il sogno sia stato indotto da una lettura su Van Gogh ieri sera, ho trasferito le emozioni su Klimt, da cui Vienna, Palazzo di Frascesco Giuseppe su cui mi era passato per le mani un libro.Giro largo e credo di sapere anche perchè. Una identificazione nel dramma della vita di Van Gogh, che rifiutò sempre di accettare le convenzioni di cui era pieno lo stile di vita negli ambienti con cui mano mano venne a contatto, da Londra a Parigi, dal mondo ecclesiastico nel periodo del fervore mistico a quello degli ultimi anni di genio artistico, rimanendo legato ad emozioni provate nella sua terra d'origine costretto a lasciare per via delle scelte che spesso furono fatte dai famigliari al posto suo. Non fu vittima perchè seppe dare massima espressione di se in modo inconsueto, man mano con la sua arte, anche se non vendette mai nessuna opera, ma la vita gli fu anche un grosso fardello da sopportare. I colori e la luce dei suoi dipinti diventano lo scenario esteriore che fa da specchio al suo interiore, e ripassarlo mi colpisce, mi ferisce, mi induce al magone con cui ieri sera sono andata a letto.
Lasciamo stare che io non c'entro una mazza col suo genio, ma potrei dire che la smania e l'inquietudine che non mi abbandonano mai, anch'essi hanno sfogo nelle immagini notturne di bei paesaggi coi colori vividi rischiarati dal sole, in scene grandiose e luoghi eterni e solitari, nobili cavalli bianchi, splendidi purosangue, pennuti archetipici, stupendi giovani felini, ed emozionanti intensissime discese. Tutto enfatizzato, accecante che si alterna al buio e alle tempeste e alle discese rovinose. Il mio ex marito rappresenta colui che avrebbe sostenuto i miei studi e le mie passioni brucianti se solo io avessi avuto la forza di respingere ciò che non mi stava bene. Il bambino è insieme al padre, ma nei sogni gli impedimenti li creiamo non a caso, sono io stessa che mi separo da entrambi, non ero fatta nemmeno per fare la madre, sebbene oggi guardandolo non vorrei mai non averlo avuto. Per come ero già fatta o sviluppavo gli strumenti per mettere a frutto la mia passione, o mi dedicavo alla famiglia, non ero fatta per questa seconda cosa, ma venendo a contatto con un figlio e la bellezza che porta, ecco che ci si divide e si vive aspettando che si possa realizzare ciò che si poteva solo in piena libertà.Ma è tutto se...se...se...la vita ha avuto un altro corso, ho avuto altre possibilità, non poche, come faccio a spiegarglielo al mio inconscio?

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