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Vecchio 02-08-2009, 12.47.46   #1
filoumenanike
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Predefinito il viaggiare

Viaggiare è stato uno dei grandi desideri della mia gioventù, viaggiare oggi ha un altro significato, allora era il desiderio di scoprire il mondo, di vedere nuovi paesi, conoscere nuove abitudini, fare esperienze diverse, oggi mi sembra di aver capito che viaggiare era soprattutto il desiderio di conoscere me stessa.
Nei viaggi fatti ho notato che dentro ero sempre io e l'esterno, pur nella sua particolarità, era comunque visto con i miei occhi e dunque ciò che ho visto l'ho conosciuto attraverso il mio io, la mia capacità di percepire il mondo.
Solo dopo un pò di mesi dal rientro dai viaggi, ho maturato, quasi elaborato il percorso fatto e l'ho incasellato tra i ricordi più belli.
Mentre lo vivi il viaggio è quasi una normale condizione della vita, tu sei sempre tu e l'esterno si adegua a te, non so spiegarmi bene...per questo torno sopra l'argomento..ma lo dico sempre allo stesso modo!
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Vecchio 02-08-2009, 14.32.52   #2
logos
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Viaggiare è stato uno dei grandi desideri della mia gioventù, viaggiare oggi ha un altro significato, allora era il desiderio di scoprire il mondo, di vedere nuovi paesi, conoscere nuove abitudini, fare esperienze diverse, oggi mi sembra di aver capito che viaggiare era soprattutto il desiderio di conoscere me stessa.
Nei viaggi fatti ho notato che dentro ero sempre io e l'esterno, pur nella sua particolarità, era comunque visto con i miei occhi e dunque ciò che ho visto l'ho conosciuto attraverso il mio io, la mia capacità di percepire il mondo.
Solo dopo un pò di mesi dal rientro dai viaggi, ho maturato, quasi elaborato il percorso fatto e l'ho incasellato tra i ricordi più belli.
Mentre lo vivi il viaggio è quasi una normale condizione della vita, tu sei sempre tu e l'esterno si adegua a te, non so spiegarmi bene...per questo torno sopra l'argomento..ma lo dico sempre allo stesso modo!
Forse, (ammesso che io abbia capito bene e perdonami se ti fraintendo) hai filtrato i luoghi dei tuoi viaggi attraverso il tuo sentire. Hai visto magari paesaggi che sono stati un'occasione per scendere a comprendere ancora meglio il tuo "paesaggio interno".
A me, ad esempio, capita di portarmi le "istantanee" dei (pochi purtroppo) viaggi che ho compiuto, nella memoria. Accarezzo questi ricordi pensando non soltanto ai luoghi che ho visitato, ma anche a quello che rappresentavano per me magari in un determinato periodo della mia vita.
Ricordo ad esempio i profumi, i colori dei campi della Provenza; colori intensi e campi assolati il cui ricordo mi riporta ad un senso di beata solitudine e di promesse, di sogni che erano propri dei miei vent'anni.
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Vecchio 02-08-2009, 15.17.38   #3
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Forse, (ammesso che io abbia capito bene e perdonami se ti fraintendo) hai filtrato i luoghi dei tuoi viaggi attraverso il tuo sentire. Hai visto magari paesaggi che sono stati un'occasione per scendere a comprendere ancora meglio il tuo "paesaggio interno".
A me, ad esempio, capita di portarmi le "istantanee" dei (pochi purtroppo) viaggi che ho compiuto, nella memoria. Accarezzo questi ricordi pensando non soltanto ai luoghi che ho visitato, ma anche a quello che rappresentavano per me magari in un determinato periodo della mia vita.
Ricordo ad esempio i profumi, i colori dei campi della Provenza; colori intensi e campi assolati il cui ricordo mi riporta ad un senso di beata solitudine e di promesse, di sogni che erano propri dei miei vent'anni.
Nei ricordi il viaggio si trasfigura, si idealiazza quanto abbiamo visto, le esperienze provate diventano rielaborate...nel momento in cui sei in un qualsiasi paese nuovo è come se tu stessi lì da sempre...il cielo ti è familiare, i tramonti sono quelli che tu hai sempre visto, tranne alcune eccezioni che poi lasciano un segno indelebile, sei sempre tu lì a vivere quel momento...nella realtà di sempre, del tuo vissuto interiore...solo dopo rielabori il viaggio e lo trasporti su di un piano diverso, di memoria e, pertanto, lo idealizzi!
Detto questo vorrei tanto rifare un viaggio a fine estate...
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Vecchio 02-08-2009, 16.25.34   #4
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Per lavoro ho viaggiato in vari paesi dell'Italia e del mondo. Per 20 anni ho viaggiato e visitato posti ma non come turista. Mi trovavo in luoghi dalle tradizioni e dalle lingue differenti a lavorare con colleghi italiani e collaborare con persone del luogo, di quella ditta. Viaggiare è stato per me comprendere quanto le persone di differenti razze e lingue abbiamo la stessa impronta, come dire "humanus ma non troppo". Le dinamiche umane sono le medesime come lo skyline delle periferie industriali nelle varie parti del mondo.

Il turista viaggia per compiere un tour (forse da qui la parola turista?) e rientra a casa con una valigia piena di ricordi. Il lavoratore che viaggia si ritrova immerso in una realtà "di tutti i giorni" con persone dalle culture differenti. Ho imparato molte usanze locali di vari postiche ho visitato, quello che mi ha colpito è che le dinamiche interpersonali sono simili in ogni luogo della terra.
E' vero che un tramonto all'equatore è differente da un tramonto nel nord europa, che un palmito è più buono a san paolo del brasile ma di certo una lager ottima la si beve a norimberga.

In senso più ampio il viaggiare ti permette di vedere varia umanità, scoprire che esistono altri luoghi, altre culture, altre meraviglie della natura, altri esseri umani che vivono qui su questa terra.
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Vecchio 02-08-2009, 19.07.25   #5
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un tour (forse da qui la parola turista?)
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Vecchio 02-08-2009, 21.34.42   #6
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............
Mentre lo vivi il viaggio è quasi una normale condizione della vita, tu sei sempre tu e l'esterno si adegua a te, non so spiegarmi bene...per questo torno sopra l'argomento..ma lo dico sempre allo stesso modo!
Per esterno intendi l'ambiente? io penso che siamo noi che ci adeguiamo all'ambiente e non viceversa, ma la cosa curiosa è che tutto quel che è a primo impatto diverso dalle nostre abitudine, in brevissimo tempo diventa familiare (che so, la colazione in albergo, o quando dopo una giornata di camminate si torna all'albergo, dopo qualche giorno diventa "casa" anche se temporaneamente, comunque familiare).
Inizialmente è come cambiare realtà, siamo noi che ci siamo spostati.. non l'ambiente esterno che ci circonda. La nostra casa nel frattempo rimarrà dove è anche se noi viviamo in un'altra realtà (città , albergo etc) per un determinato tempo..

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e...solo dopo rielabori il viaggio e lo trasporti su di un piano diverso, di memoria e, pertanto, lo idealizzi!
Però non sarebbe molto meglio viverselo quel viaggio invece che ricordare idealizzando? Cercare di catturare quello che si vive durante il viaggio, piuttosto che arricchire di particolari nostalgici dopo.. insomma vivere piuttosto che fantasticare..

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Detto questo vorrei tanto rifare un viaggio a fine estate...
E ti auguro di poterlo fare, viaggiare è una cosa meraviglisa potendo farlo


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Per lavoro ho viaggiato in vari paesi dell'Italia e del mondo. Per 20 anni ho viaggiato e visitato posti ma non come turista. Mi trovavo in luoghi dalle tradizioni e dalle lingue differenti a lavorare con colleghi italiani e collaborare con persone del luogo, di quella ditta. .......

....
Forse viaggiare per lavoro è meno divertente che farlo da turista, ma penso che permetta di immergersi meglio in realtà diverse da quella che conosciamo... o no?

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Vecchio 02-08-2009, 23.16.42   #7
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Per esterno intendi l'ambiente? io penso che siamo noi che ci adeguiamo all'ambiente e non viceversa, ma la cosa curiosa è che tutto quel che è a primo impatto diverso dalle nostre abitudine, in brevissimo tempo diventa familiare (che so, la colazione in albergo, o quando dopo una giornata di camminate si torna all'albergo, dopo qualche giorno diventa "casa" anche se temporaneamente, comunque familiare).
Inizialmente è come cambiare realtà, siamo noi che ci siamo spostati.. non l'ambiente esterno che ci circonda. La nostra casa nel frattempo rimarrà dove è anche se noi viviamo in un'altra realtà (città , albergo etc) per un determinato tempo..



Però non sarebbe molto meglio viverselo quel viaggio invece che ricordare idealizzando? Cercare di catturare quello che si vive durante il viaggio, piuttosto che arricchire di particolari nostalgici dopo.. insomma vivere piuttosto che fantasticare..



E ti auguro di poterlo fare, viaggiare è una cosa meraviglisa potendo farlo




Forse viaggiare per lavoro è meno divertente che farlo da turista, ma penso che permetta di immergersi meglio in realtà diverse da quella che conosciamo... o no?

Sicuramente viaggiare per lavoro ti fa calare negli ambienti diversi in modo più completo...

Il desiderio che avevo forte, intenso, spasmodico di viaggiare era come se, andando in posti nuovi, sarei riuscita a capire meglio il mondo, a rendermi conto dell'esistenza, il mio desiderio era il desiderio di vivere intensamente, conoscendo, e il viaggio mi creava l'illusione di poter trovare il bandolo di questa matassa intricata che è la vita...viaggiare=sete di conoscere!
Sì per esterno intendo l'ambiente che trovo quando vado fuori per un viaggio, giustamente come dici siamo noi che ci adeguiamo all'esterno....però io sento di essere sempre la stessa sia in Italia che a Capo Nord,con le mie emozioni, il mio vissuto, le mie ansie, paure, allegrie, sono io che mi lascio suggestionare non il viaggio che mi trasforma...
Certo godo ogni momento del viaggio, il rielaborare i momenti vissuti è un meccanismo inconscio, avviene senza che io decida di farlo...capisco di non sapermi spiegare bene, abbiate pazienza
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Vecchio 03-08-2009, 00.08.44   #8
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.....
Però non sarebbe molto meglio viverselo quel viaggio invece che ricordare idealizzando? Cercare di catturare quello che si vive durante il viaggio, piuttosto che arricchire di particolari nostalgici dopo.. insomma vivere piuttosto che fantasticare..






.......




Vivere, piuttosto che arricchire di particolari nostalgici dopo. Condivido in pieno RedWitch perchè la nostalgia a volte è un meraviglioso tarlo, ma sempre tarlo rimane. Ciao
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Vecchio 03-08-2009, 12.24.16   #9
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Mi capita spesso di leggere (parlo in generale) di persone che cercano nei viaggi di trovarsi, ma poi alla fin fine durante tutto il viaggio coprono con la loro personalità (non l'essere, proprio la personalità) il viaggio e lo scoprire.
Come nel normale vivere si rielabora dopo perchè in quel momento non si vive a pieno, si godono le bellezze, la pace o che altro di quel viaggio, ma l'essenza rimane nascosta, esce solo dopo e questo limita la portata reale che quel viaggio potrebbe avere.

Immaginate un corso universitario seguito lontano da casa in cui abbiamo un certo tempo per poter stare in quel posto.
Se impariamo delle cose e le elaboriamo in diretta potremmo impararne altre, se le prime cose che impariamo le elaboriamo silo dopo aver finito il corso e siamo tornati a casa, allora ciò che potremmo imparare in relazione a quelle prime cose avverrà solo al prossimo corso.
Nella metafora ho usato il verbo imparare, che poi non è del tutto inadeguato, ma il verbo vivere è più adatto.

Il problema di fondo è che in realtà ci si può trovare (trovare se stessi) in casa senza andare tanto in giro (ci sono bellissimi racconti in merito, di viaggi enormi e poi la Scoperta appena tornati) ma il viaggio può essere un enorme strumento per cambiare i propri punti di vista, per perdere (seppure provvisoriamente) i riferimenti abituali, che siano anche solo l'alimentazione, il modo di spostarsi, di vestirsi, l'architettura etc...
Se si va a 5000km da casa e si pretende di mangiare la barilla (che magari c'è) con il ragù fatto come a casa, tanto vale non andare. Certo si dovranno prendere delle precauzioni, non possiamo mangiare e bere tutto ciò che c'è in paesi lontani, ma ci vuole un pò di discernimento. Ho fatto l'esempio del mangiare che è il più facile, ma vale per tutto.

Insomma il viaggio è l'occasione di fare anche in pochi giorni quello che nella vita normale si fa in parecchio tempo, ma queste proporzioni dipendono da come viviamo normalmente e da come viviamo i viaggi.
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Vecchio 03-08-2009, 15.04.02   #10
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Mi piace molto vedere nuovi posti, specialmente se sono immersi nella natura, o città medievali, il resto mi interessa meno.
Però non mi piace viaggiare, ovvero non mi piace fare le valigie, perché non so mai cosa portare, come non so sintetizzare scrivendo non so sintetizzare il mio armadio. Per cui davanti alla scelta altra cosa in cui tentenno, di cosa portare o non portare sono già stressata ancora prima di alzare la valigia. ( oltretutto sono pigra e se penso che poi dovrò lavare e stirare tutto addio e allora non ci penso più, ma penso anche che dovrò camminare e fare fatica)

( Ma sono anche vanitosa e do troppa importanza agli abiti e all’apparenza, se eliminassi questi difetti ecco che sarei più leggera io e la valigia)
Altra cosa fare la valigia per terzi, che vuol dire prendersi la responsabilità di qualcun altro , direi che è terribile e mi procura ansia.
Quando giunge l’ansia inizio a pensare ai medicinali da portare si sa mai che a montecatini terme non l’abbiano, se poi si va all’estero una farmacia intera con il medico mignon non basterebbero.

Poi l’aeroporto l’ansia si aggiunge all’altra ansia: arrivare in tempo, io partirei per non sbagliare un paio di ore prima del normale iter, non si sa mai che….
Alla fine sono esausta ed ho davvero bisogno di un viaggio per rinfrancarmi dallo stress ma ho paura di volare, ho paura di soffrire il mal di mare, (mai sofferto neppure con il mare forza 7) ho paura perché non conosco le lingue di non sapermela cavare all’estero.
Allora mi potrebbero dire a questo punto che ho fatto pochissimi viaggi, invece no!
Mi sono sposata con una persona che è il mio opposto per cui se volevo rimanere sua moglie ho dovuto adattarmi a fare tutto quello che non mi piace fare facendomelo inoltre piacere.
Ho visto posti stupendi ed in quei momenti ringraziavo Dio e mio marito di avermi permesso di potermici riempire di ammirarli sino a consumarli.
Non sono una che poi a casa racconta a caio tizio e sempronio cosa ha visto cosa ha fatto etc, no a volte mi piace risentire quello che quel posto mi ha lasciato, quello che mi ha dato, e che non potrei mai scambiare con altri, una magia che va vissuta, raccontarla non renderebbe merito.
Quando il posto poi mi ha dato tanto ma non ha ancora finito prima che io me ne vada mi lascia una non so che di nostalgia come mi succede con la Grecia pur essendoci andata tantissime volte, l’ho nel cuore e se potessi mi piacerebbe , comprare una di quelle vecchie case in pietra di pescatori e vivere così, (per un po' almeno) con il mare e il doni che sa dare e il calore di quella terra con quei pochi frutti che può regalare. Una vita antica fatta di sole e di terra e di sudore.
Ecco comunque il viaggiare ci mette davanti a noi stessi anche a quelle parti di noi che non vogliamo o facciamo finta di non vedere.
Mi fermo perchè è già lunghissimo.
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Vecchio 03-08-2009, 23.22.46   #11
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Mi capita spesso di leggere (parlo in generale) di persone che cercano nei viaggi di trovarsi, ma poi alla fin fine durante tutto il viaggio coprono con la loro personalità (non l'essere, proprio la personalità) il viaggio e lo scoprire.
Come nel normale vivere si rielabora dopo perchè in quel momento non si vive a pieno, si godono le bellezze, la pace o che altro di quel viaggio, ma l'essenza rimane nascosta, esce solo dopo e questo limita la portata reale che quel viaggio potrebbe avere.

Immaginate un corso universitario seguito lontano da casa in cui abbiamo un certo tempo per poter stare in quel posto.
Se impariamo delle cose e le elaboriamo in diretta potremmo impararne altre, se le prime cose che impariamo le elaboriamo silo dopo aver finito il corso e siamo tornati a casa, allora ciò che potremmo imparare in relazione a quelle prime cose avverrà solo al prossimo corso.
Nella metafora ho usato il verbo imparare, che poi non è del tutto inadeguato, ma il verbo vivere è più adatto.

Il problema di fondo è che in realtà ci si può trovare (trovare se stessi) in casa senza andare tanto in giro (ci sono bellissimi racconti in merito, di viaggi enormi e poi la Scoperta appena tornati) ma il viaggio può essere un enorme strumento per cambiare i propri punti di vista, per perdere (seppure provvisoriamente) i riferimenti abituali, che siano anche solo l'alimentazione, il modo di spostarsi, di vestirsi, l'architettura etc...
Se si va a 5000km da casa e si pretende di mangiare la barilla (che magari c'è) con il ragù fatto come a casa, tanto vale non andare. Certo si dovranno prendere delle precauzioni, non possiamo mangiare e bere tutto ciò che c'è in paesi lontani, ma ci vuole un pò di discernimento. Ho fatto l'esempio del mangiare che è il più facile, ma vale per tutto.

Insomma il viaggio è l'occasione di fare anche in pochi giorni quello che nella vita normale si fa in parecchio tempo, ma queste proporzioni dipendono da come viviamo normalmente e da come viviamo i viaggi.
Solo nella riflessione da adulta ho pensato che il grande desiderio di viaggiare nascondesse il bisogno di conoscere il mondo e me stessa. In realtà il viaggio mi ha sempre arricchita in qualsiasi parte del mondo sia andata, ma, forse proprio come tu dici, solo dopo riesco a rielaborare appieno quanto di emozionante ho vissuto, tanto è vero che in alcuni luoghi particolarmente coinvolgenti sento il desiderio di tornarci.
Oggi, sebbene sia sempre vivo il desiderio di andare lontano, sono più calma...più accorta nel decidere i luoghi, i percorsi da fare, il bisogno di avventura è un pò diminuito, ma poi appena mi sposto...tutto torna ad essere entusiasmante ed ho sempre l'impressione di trovarmi dentro una cartolina, me stessa calata in sfondi diversi, in città meravigliose, con l'ansia di perdermi qualcosa di bello, di non vedere tutto...
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Vecchio 03-08-2009, 23.29.30   #12
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Mi piace molto vedere nuovi posti, specialmente se sono immersi nella natura, o città medievali, il resto mi interessa meno.
Però non mi piace viaggiare, ovvero non mi piace fare le valigie, perché non so mai cosa portare, come non so sintetizzare scrivendo non so sintetizzare il mio armadio. Per cui davanti alla scelta altra cosa in cui tentenno, di cosa portare o non portare sono già stressata ancora prima di alzare la valigia. ( oltretutto sono pigra e se penso che poi dovrò lavare e stirare tutto addio e allora non ci penso più, ma penso anche che dovrò camminare e fare fatica)

( Ma sono anche vanitosa e do troppa importanza agli abiti e all’apparenza, se eliminassi questi difetti ecco che sarei più leggera io e la valigia)
Altra cosa fare la valigia per terzi, che vuol dire prendersi la responsabilità di qualcun altro , direi che è terribile e mi procura ansia.
Quando giunge l’ansia inizio a pensare ai medicinali da portare si sa mai che a montecatini terme non l’abbiano, se poi si va all’estero una farmacia intera con il medico mignon non basterebbero.

Poi l’aeroporto l’ansia si aggiunge all’altra ansia: arrivare in tempo, io partirei per non sbagliare un paio di ore prima del normale iter, non si sa mai che….
Alla fine sono esausta ed ho davvero bisogno di un viaggio per rinfrancarmi dallo stress ma ho paura di volare, ho paura di soffrire il mal di mare, (mai sofferto neppure con il mare forza 7) ho paura perché non conosco le lingue di non sapermela cavare all’estero.
Allora mi potrebbero dire a questo punto che ho fatto pochissimi viaggi, invece no!
Mi sono sposata con una persona che è il mio opposto per cui se volevo rimanere sua moglie ho dovuto adattarmi a fare tutto quello che non mi piace fare facendomelo inoltre piacere.
Ho visto posti stupendi ed in quei momenti ringraziavo Dio e mio marito di avermi permesso di potermici riempire di ammirarli sino a consumarli.
Non sono una che poi a casa racconta a caio tizio e sempronio cosa ha visto cosa ha fatto etc, no a volte mi piace risentire quello che quel posto mi ha lasciato, quello che mi ha dato, e che non potrei mai scambiare con altri, una magia che va vissuta, raccontarla non renderebbe merito.
Quando il posto poi mi ha dato tanto ma non ha ancora finito prima che io me ne vada mi lascia una non so che di nostalgia come mi succede con la Grecia pur essendoci andata tantissime volte, l’ho nel cuore e se potessi mi piacerebbe , comprare una di quelle vecchie case in pietra di pescatori e vivere così, (per un po' almeno) con il mare e il doni che sa dare e il calore di quella terra con quei pochi frutti che può regalare. Una vita antica fatta di sole e di terra e di sudore.
Ecco comunque il viaggiare ci mette davanti a noi stessi anche a quelle parti di noi che non vogliamo o facciamo finta di non vedere.
Mi fermo perchè è già lunghissimo.
Lo stress da preparazione del viaggio lo subisco anch'io allo stesso modo tuo, tuttavia avendo un marito che non ama molto viaggiare, al contrario di te mi carico di tutto l'impegno dell'organizzazione...dal luogo prescelto al rientro...lui mi segue perchè sa che mi rende felice..ma se potesse ne farebbe a meno!
Siamo completamente diversi, ad esempio se devo scegliere una strada io scelgo sempre quella che non conosco, lui sempre quella già fatta mille volte, figurati la scelta di un paese straniero!!!!
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Vecchio 07-08-2009, 23.57.08   #13
dafne
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Ho viaggiato poco, più che altro da ragazzina e me lo ricordo sempre con un gran senso di sorpresa per tutto quello che vedevo e sentivo.

Soprattutto in paesi stranieri dove la cucina come le abitudini sono diverse (Es: Ungheria di 20 anni fà..miii come sono veecchiaa )

Il senso del viaggio credo sia aprirsi verso qualcosa che non si conosce accettando anche, e soprattutto, gli imprevisti. brrrr

Domani dopo moltissimo tempo parto per un mini viaggio, per la prima volta però farò un tragitto discretamente lungo in assoluta autonomia...vi dico solo che in famiglia stanno scommettendo sulle destinazioni lontane in cui finirò per sbaglio..

Di certo è che devo sbrigarmi a tiogliermi di dosso le mille preoccupazioni, i mille chissà ma però, l'ansia da valigia (poteva mancare? ) e le aspettative sconfinate che mi si sono incollate addosso.
Credo che poi mi potrò godere il viaggio davvero. Per quanto breve.
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Vecchio 08-08-2009, 00.20.49   #14
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Ho viaggiato poco, più che altro da ragazzina e me lo ricordo sempre con un gran senso di sorpresa per tutto quello che vedevo e sentivo.

Soprattutto in paesi stranieri dove la cucina come le abitudini sono diverse (Es: Ungheria di 20 anni fà..miii come sono veecchiaa )

Il senso del viaggio credo sia aprirsi verso qualcosa che non si conosce accettando anche, e soprattutto, gli imprevisti. brrrr

Domani dopo moltissimo tempo parto per un mini viaggio, per la prima volta però farò un tragitto discretamente lungo in assoluta autonomia...vi dico solo che in famiglia stanno scommettendo sulle destinazioni lontane in cui finirò per sbaglio..

Di certo è che devo sbrigarmi a tiogliermi di dosso le mille preoccupazioni, i mille chissà ma però, l'ansia da valigia (poteva mancare? ) e le aspettative sconfinate che mi si sono incollate addosso.
Credo che poi mi potrò godere il viaggio davvero. Per quanto breve.
Buon viaggio Daf, c'è sempre prima di partire l'ansia da viaggio, ci si pente quasi di aver deciso di farlo...ma poi appena metti i piedi fuori di casa e parti...bhe allora comincia l'avventura e di sicuro starai bene, benissimo, ciao!
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