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Vecchio 03-03-2009, 12.56.35   #1
Uno
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Predefinito Essere è ciò che si sceglie ma anche quello che non si sceglie

Ne vorrei parlare filosoficamente, perchè sebbene il concetto rende moltissimo parlando di persone è applicabile a qualsiasi sistema.
Io sono il frutto di ciò che scelgo, ma anche e di più se ci pensate di quello che non scelgo e/o che rifiuto.
La stessa cosa è applicabile alla società, ad un epoca, ad una nazione etc...
Se la nostra società moderna invece che scegliere il petrolio avesse scelto altri tipi di energia (quindi è importante anche ciò che non si è scelto e si lascia sul fondo e nell'ombra) oggi la nostra vita sarebbe diversa, non intendo ora sindacare se meglio o peggio, comunque diversa.

Sopra ho scritto di più di quello che non scegliamo... ci avete pensato in questi 5 secondi che siete arrivati a leggere questa riga?
Se io scelgo di essere verde, ho rifiutato di essere giallo, blu, rosso etc..
Quindi è più ciò che ho rifiutato che ciò che ho scelto.....

Vi lascio metabolizzare...
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Vecchio 03-03-2009, 16.16.01   #2
Ray
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Se io scelgo di essere verde, ho rifiutato di essere giallo, blu, rosso etc..
Quindi è più ciò che ho rifiutato che ciò che ho scelto.....
Già... questo accade in tutti i campi, appunto. Un esempio semplice e chiaro è il lavoro: se scelgo di essere nuratore, scelgo anche di non essere medico, idraulico, scrittore eccetera eccetera... tutti gli altri lavori che potenzialmente avrei potuto fare.

Per una cosa che si manifesta, un'infinità di altre sullo stesso piano, o nello stesso ordine semantico, restano potenziali. Tra l'altro, queste potenzialità inespresse man mano scivolano nell'impossibilità.

Cambiando ambito, anche nella psicanalisi si sostiene che è molto di più (incommensurabilmente di più) quel che è nell'inconscio rispetto a quel che è nel conscio... il che, se ci pensiamo, è inevitabile.
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Vecchio 04-03-2009, 11.14.32   #3
Uno
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Quindi possiamo dire che comunemente la scelta in definitiva non è la direzione che prendiamo, o almeno in questo caso è una minima parte della scelta, ma è tutto ciò che rifiutiamo, cosa ben più pesante.

Se andiamo più a fondo scopriamo che sia individualmente che a livello sociale, spesso non troviamo la scelta ideale, allora ci accontentiamo di scremare e togliere tutto quello che è inaccettabile. In questi casi siamo consci proprio perchè non troviamo la direzione che ci soddisfa a pieno, ma quante volte scegliamo credendo di aver scelto una cosa ed in realtà abbiamo eliminato il contorno? Se andiamo a fondo l'uomo comune fa sempre così. La società fa sempre così, lo stesso sistema democratico si fonda su questo principio, si cerca di trovare ciò che non è inaccettabile dalla maggioranza.

A volte, spesso, il sistema, questo sistema, crea dei vizi di forma e rifiutiamo per partito preso delle cose senza aver idea di queste cose... ma questo è un'altro discorso.
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Vecchio 04-03-2009, 11.48.04   #4
dafne
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Qualche anno fà quando non sapevo che cosa volevo dalla vita un amico mi ha fatto notare che già sapere cosa NON volevo poteva essere utile.
Non sono sicura che sia quello che intendi ma in genere buona parte del mio vivere oggi dipende più dallo scoprire cosa non voglio che arrivare vicino direttamente a cosa voglio.

In effetti come dice Ray sono molte di più le cose che non vediamo.

Però per come la scrivi la cosa diventa rassicurante, è come dire che se riuscissimo a vedere buona parte di quanto rifiutiamo (sono scettica sul riuscire a veder tutto) in maniera "naturale" ci troveremmo a fare ciò che vogliamo.
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Vecchio 04-03-2009, 11.50.01   #5
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Quindi possiamo dire che comunemente la scelta in definitiva non è la direzione che prendiamo, o almeno in questo caso è una minima parte della scelta, ma è tutto ciò che rifiutiamo, cosa ben più pesante.

Se andiamo più a fondo scopriamo che sia individualmente che a livello sociale, spesso non troviamo la scelta ideale, allora ci accontentiamo di scremare e togliere tutto quello che è inaccettabile. In questi casi siamo consci proprio perchè non troviamo la direzione che ci soddisfa a pieno, ma quante volte scegliamo credendo di aver scelto una cosa ed in realtà abbiamo eliminato il contorno? Se andiamo a fondo l'uomo comune fa sempre così. La società fa sempre così, lo stesso sistema democratico si fonda su questo principio, si cerca di trovare ciò che non è inaccettabile dalla maggioranza.

A volte, spesso, il sistema, questo sistema, crea dei vizi di forma e rifiutiamo per partito preso delle cose senza aver idea di queste cose... ma questo è un'altro discorso.
Beh, non sono sicuro di aver capito. Provo a riepilogare perché devo ordinare qualcosa.
Ebbene, si è detto che, come si presenta, visibile, la punta dell'iceberg, così la scelta è la parte che si vede. Cioè se io ho deciso di andare in una direzione quella è una minima parte della scelta, poiché devo guardare a tutto ciò che ho rifiutato.

Ora, se oltre alla scelta devo anche essere conscio del rifiutato - dunque per esempio ho rifiutato di andare a destra o sinistra o tornare indietro - ed ho scelto altro - di andare avanti - questo altro rappresenta il " visibile" mentre tutto il resto il non visibile, cioè quello che ho scartato?
Se è così non riesco a spiegarmi il " pesante". O meglio ci provo...
Secondo me, se è vero, come è vero, che ho preso una direzione e dunque il " resto" non l'ho scelto ma l'ho rifiutato - come se tutto il rifiutato abbia in un certo senso determinato la scelta che poi ho preso - tutto ciò che è " contenuto" nel concetto di "rifiutato" ha in se la potenza. Cioè avrebbe potuto essere in un modo altro, rispetto a ciò che ho scelto e che è divenuto visibile, e non lo è stato.
La scelta a questo punto non è determinata, a quanto mi pare di aver capito, solo da quel che vedo ma anche da ciò che non vedo.
Orbene, in quale caso può dirsi di aver fatto una scelta con coscienza almeno; devo tener presente ciò che ho scelto ma anche ciò che ho rifiutato?
E come faccio a farlo se penso che il rifiutato ha in se le infinite possibilità di cui sopra?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 04-03-2009, 12.05.53   #6
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Quindi possiamo dire che comunemente la scelta in definitiva non è la direzione che prendiamo, o almeno in questo caso è una minima parte della scelta, ma è tutto ciò che rifiutiamo, cosa ben più pesante.

Se andiamo più a fondo scopriamo che sia individualmente che a livello sociale, spesso non troviamo la scelta ideale, allora ci accontentiamo di scremare e togliere tutto quello che è inaccettabile. In questi casi siamo consci proprio perchè non troviamo la direzione che ci soddisfa a pieno, ma quante volte scegliamo credendo di aver scelto una cosa ed in realtà abbiamo eliminato il contorno? Se andiamo a fondo l'uomo comune fa sempre così. La società fa sempre così, lo stesso sistema democratico si fonda su questo principio, si cerca di trovare ciò che non è inaccettabile dalla maggioranza.

A volte, spesso, il sistema, questo sistema, crea dei vizi di forma e rifiutiamo per partito preso delle cose senza aver idea di queste cose... ma questo è un'altro discorso.
Riflettevo .... quando mi accingevo a "scegliere" la facoltà universitaria, mi sono trovata con il libriccino informativo in mano e ho cominicato a depennare quello che non mi interessava o che avevo per certo deciso non avrei mai fatto... mi sono iscritta poi a quella facoltà "per eliminazione".
Questa cosa in realtà mi ha sempre lasciato un fondo di disturbo , mi sembrava di non aver scelto ......anche se poi mi sono (per fortuna) ritrovata a fare un'attività che mi piace .
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Vecchio 04-03-2009, 12.10.14   #7
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Fa di nuovo capolino l'idea che non scegliamo mai davvero perchè per poterlo fare con coscienza dovremmo essere capaci di vedere il maggior numero di possibilità possibili da ogni scelta che facciamo e quindi consapevolmente rinunciare definitivamente a ciò che escludiamo.
Ne viene che maggiore è il raggio di vedute che abbiamo intorno all'oggetto della scelta e maggiore consapevolezza c'è.
E' necessario allargare le vedute... si ma come? Non so, forse dovremmo cercare di pensare come un elaboratore elettrronico, che poi è stato ideato per ampliare al massimo le potenzialità del cervello umano, metterci li con il famoso foglio del "pro e contro" e tirare fuori tutte le cose che vengono.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?

Ultima modifica di Sole : 04-03-2009 alle ore 12.13.33. Motivo: non ho letto Gibbi
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Vecchio 04-03-2009, 12.23.24   #8
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'spè stai dicendo che se "decidiamo" di essere buoni in realtà abbiamo scelto di non essere cattivi ma che non "siamo" buoni?

E questo nel caso della società ci porterebbe a dire che ci comportiamo bene perchè non vogliamo comportarci male, non vogliamo essere puniti, ma che in realtà non sempre è assimliato il concetto di comportarsi in modo giusto?

Per cui se decidiamo di comportarci male perchè "fa figo" essere come qualcuno e rifiutiamo di fare i bravi ragazzi perchè si diventa degli sfig..ehm..allora in realtà decidere una cosa è solo legata a non volerne fare un'altra e non al volere vero e proprio personale
mi stò incartando
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Vecchio 04-03-2009, 14.37.14   #9
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Essere è ciò che si sceglie ma anche quello che non si sceglie.

Io la intepreto anche così: Posso essere una cosa anche se non la manifestoe scelgo di manifestare altro, fatto in modo consapevole.

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Vecchio 04-03-2009, 17.09.44   #10
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'spè stai dicendo che se "decidiamo" di essere buoni in realtà abbiamo scelto di non essere cattivi ma che non "siamo" buoni?

E questo nel caso della società ci porterebbe a dire che ci comportiamo bene perchè non vogliamo comportarci male, non vogliamo essere puniti, ma che in realtà non sempre è assimliato il concetto di comportarsi in modo giusto?
E' esatto, anche il sistema delle multe e punitivo in generale procede su questo binario. La società per prima non è in grado di dare una direzione giusta, quindi cerca di farci evitare quelle sbagliate.
A livello individuale ragionare su questo ci fa pensare quanto poco buoni siamo.... al massimo ci limitiamo (cosa che sarebbe già bene se lo facessero tutti) a non fare ciò che conosciamo come più male. Questo però porta al fatto che magari rubare una matita per qualcuno potrebbe essere ancora comportarsi bene perchè in realtà non ha ucciso, quindi ha evitato ciò che considera più male.
Oppure come quando mettono in carcere i pedofili o i violentatori e gente che magari è dentro per omicidio gli fa passare le pene dell'inferno

Questo spiega anche uno dei motti dei cavalieri: scegli sempre il male minore.

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Beh, non sono sicuro di aver capito. Provo a riepilogare perché devo ordinare qualcosa.
Ebbene, si è detto che, come si presenta, visibile, la punta dell'iceberg, così la scelta è la parte che si vede. Cioè se io ho deciso di andare in una direzione quella è una minima parte della scelta, poiché devo guardare a tutto ciò che ho rifiutato.

Ora, se oltre alla scelta devo anche essere conscio del rifiutato - dunque per esempio ho rifiutato di andare a destra o sinistra o tornare indietro - ed ho scelto altro - di andare avanti - questo altro rappresenta il " visibile" mentre tutto il resto il non visibile, cioè quello che ho scartato?
Se è così non riesco a spiegarmi il " pesante". O meglio ci provo...
Secondo me, se è vero, come è vero, che ho preso una direzione e dunque il " resto" non l'ho scelto ma l'ho rifiutato - come se tutto il rifiutato abbia in un certo senso determinato la scelta che poi ho preso - tutto ciò che è " contenuto" nel concetto di "rifiutato" ha in se la potenza. Cioè avrebbe potuto essere in un modo altro, rispetto a ciò che ho scelto e che è divenuto visibile, e non lo è stato.
La scelta a questo punto non è determinata, a quanto mi pare di aver capito, solo da quel che vedo ma anche da ciò che non vedo.
Orbene, in quale caso può dirsi di aver fatto una scelta con coscienza almeno; devo tener presente ciò che ho scelto ma anche ciò che ho rifiutato?
E come faccio a farlo se penso che il rifiutato ha in se le infinite possibilità di cui sopra?
Potrei cercare di ordinare l'ingarbugliamento, ma sarebbe meglio se lo facessi da solo.


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Essere è ciò che si sceglie ma anche quello che non si sceglie.

Io la intepreto anche così: Posso essere una cosa anche se non la manifestoe scelgo di manifestare altro, fatto in modo consapevole.

Ma in sostanza con questo post che ci hai manifestato?
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Vecchio 04-03-2009, 17.18.40   #11
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Ma in sostanza con questo post che ci hai manifestato?
Che avevo capito dentro ma ho manifestato fuori di non aver capito?
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Vecchio 04-03-2009, 19.19.31   #12
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Ebbene, si è detto che, come si presenta, visibile, la punta dell'iceberg, così la scelta è la parte che si vede. Cioè se io ho deciso di andare in una direzione quella è una minima parte della scelta, poiché devo guardare a tutto ciò che ho rifiutato.

Ora, se oltre alla scelta devo anche essere conscio del rifiutato - dunque per esempio ho rifiutato di andare a destra o sinistra o tornare indietro - ed ho scelto altro - di andare avanti - questo altro rappresenta il " visibile" mentre tutto il resto il non visibile, cioè quello che ho scartato?
Se è così non riesco a spiegarmi il " pesante". O meglio ci provo...
Secondo me, se è vero, come è vero, che ho preso una direzione e dunque il " resto" non l'ho scelto ma l'ho rifiutato - come se tutto il rifiutato abbia in un certo senso determinato la scelta che poi ho preso - tutto ciò che è " contenuto" nel concetto di "rifiutato" ha in se la potenza. Cioè avrebbe potuto essere in un modo altro, rispetto a ciò che ho scelto e che è divenuto visibile, e non lo è stato.
La scelta a questo punto non è determinata, a quanto mi pare di aver capito, solo da quel che vedo ma anche da ciò che non vedo.
Orbene, in quale caso può dirsi di aver fatto una scelta con coscienza almeno; devo tener presente ciò che ho scelto ma anche ciò che ho rifiutato?
E come faccio a farlo se penso che il rifiutato ha in se le infinite possibilità di cui sopra?
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Potrei cercare di ordinare l'ingarbugliamento, ma sarebbe meglio se lo facessi da solo.
Intendevo dire che la scelta, cioè quello che decidiamo di fare, la scelta di X ad esempio, è ciò che si vede, mentre tutto ciò che viene necessariamente escluso da X è il rifiutato, Y. Cioè per essere in un modo ho escluso di essere in altro.
Dunque se decido per X, avrò escluso tutto ciò che si trova in Y, anche se in potenza avrei potuto manifestare qualsiasi cosa!

Il primo, dunque X, è visibile in quanto " scelta" - l'esempio che facevo è che sono su una strada e decido di proseguire, andando dritto più che svoltare in altra direzione.
Il secondo, Y , esiste ma in potenza - tornando all'esempio proprio perché decido di andare dritto, rifiuto la possibilità di andare a destra o sinistra o tornare indietro.
In questo senso, allora, la spinta a scegliere di andare dritto, dicevo, è determinata probabilmente dal non aver scelto le altre. Come se queste a mo di spinta avessero "formato" il visibile della scelta, ossia X.

Ora se percorro la scelta X sono in un modo e non sono tutto quello che sarei potuto essere se, invece, avessi percorso, scelto, una di quelle possibilità che sono in Y.
Da qui le domande, posto che sia ora riuscito ad uscirne, di come debba circoscrivere una scelta cosciente, cioè, come diceva Sole, devo allargare il mio punto di vista e cercare di espandere il ventaglio di scelte?
La trovo complicata sta cosa...
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Vecchio 04-03-2009, 23.43.36   #13
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Essere è ciò che si sceglie ma anche quello che non si sceglie.

Io la intepreto anche così: Posso essere una cosa anche se non la manifestoe scelgo di manifestare altro, fatto in modo consapevole.

In effetti, se ho capito quello che intendi, dentro di noi, per esempio, siamo sia buoni che cattivi, caritatevoli e vendicativi, saggi e avventati, solo che di volta in volta manifestiamo la parte di noi che ci sembra più opportuna, però anche queste sono scelte che ci portano a certi risultati, questo perchè le nostre potenzialità sia positive che negative ci stanno tutte, solo che in modo consapevole ne scegliamo una accantonando, non escludendo le altre che fanno comunque parte di noi...
Talvolta non si tratta di vere e proprie scelte consapevoli, ma di prendere e affrontare quel che viene, e quel che viene non è una nostra scelta, è ciò che ci si para davanti quindi direi che poche volte scegliamo veramente in piena libertà, ma la maggior parte siamo condizionati da qualcosa di esterno a noi.
Ciò che non vogliamo essere invece è diverso, lo escludiamo proprio, mentre quello che lasciamo in disparte rimane a nostra disposizione, come in un mazzo di carte in cui ne abbiamo parecchie da giocare e scartiamo quelle che non ci servono mentre teniamo da parte le altre.
Comunque quello che siamo secondo me coincide con le carte che giochiamo, e ogni volta quella che scegliamo di fatto esclude le altre che restano di riserva.
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Vecchio 05-03-2009, 00.08.27   #14
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Questo spiega anche uno dei motti dei cavalieri: scegli sempre il male minore.
Non esiste un corso per imparare bene questa cosa io ancora non l'ho compresa cioè ho capito cosa vuol dire ma non so metterla in pratica, non so vedere il male minore nel quotidiano.
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Vecchio 05-03-2009, 01.15.48   #15
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Non esiste un corso per imparare bene questa cosa io ancora non l'ho compresa cioè ho capito cosa vuol dire ma non so metterla in pratica, non so vedere il male minore nel quotidiano.
Beh, ma la visione è sempre relativa, per quanto ampia possa essere, quindi è sempre il male minore per te e in quel momento... ovvero il male minore che tu in quel momento puoi fare.
La cosa difficile, la difficile consapevolezza, è nel fare qualcosa che giudichiamo comunque male, anche se minore. Anche per questo di solito ce la raccontiamo.
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Vecchio 05-03-2009, 11.54.59   #16
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Beh, ma la visione è sempre relativa, per quanto ampia possa essere, quindi è sempre il male minore per te e in quel momento... ovvero il male minore che tu in quel momento puoi fare.
La cosa difficile, la difficile consapevolezza, è nel fare qualcosa che giudichiamo comunque male, anche se minore. Anche per questo di solito ce la raccontiamo.
Beh io mi sento a disagio a dare una punizione a mio figlio o a mettergli un castigo, che è per il suo bene, quindi il male minore. Mi sento una madre rompi, ci vado contro a questo sentire perchè so che è giusto fare così....ma che fatica!
Viene fuori la bambina che deve fare la brava non può fare del male deve essere una perfetta brava bambina.
Ma non c'è dentro di me solo la brava e perfetta bambina c'è anche la disubbidiente e cattiva quindi imperfetta bambina ed ecco le due sorelline che litigano e la mamma che punisce la cattiva con il non amore e la nutre con i sensi di colpa. Quindi per buona parte della mia vita ho chiuso la bambina buona nello stanzino e poi quando è riuscita a scappare mi ha fatto pagare la coercizione andando dalla mamma a spifferare tutto e facendomi mettere in castigo, un grosso castigo.
Detto questo tu vorresti dire che siccome esistono in noi queste due parti per farle vivere dobbiamo lasciarle agire entrambe ma che quella cattiva può dare vita a se stessa solo per un male minore, perchè nel momento in cui prendesse il potere poi il ritorno sarebbe nefasto per entrambe.
Ho detto una marea di str...te?
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Vecchio 05-03-2009, 12.25.38   #17
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vale anche per la permalosità? Diciamo che ad un certo punto mi rendo conto di essere permalosa diciamo anche che voglio smettere di comportarmi come mi capita senza pensarci. Aggiungiamo anche che essere permalosa mi impedisce di vivere bene con gli altri.
Decidedere di cambiare in questo caso significa non voler essere permalosa e quindi non voler essere esclusa, ad esempio, da un gruppo dove stò bene ma che rifiuta quel tipo di atteggiamento (parlo per ipotesi eh )

Diciamo che scegliere di non essere permalosa, anzi, di non mostrarmi permalosa è la direzione che ho preso rifiutanto una cosa spiacevole ...ehm...se avessi preso una decisione vera e propria cercherei in me i motivi per cui ho quel tipo di atteggiamento a prescindere dagli effetti che ottengo sulle persone e cercherei di cambiarlo per me metabolizzando che è sbagliato?

In un certo senso decidere per esclusione presuppone una sorta di pressione (le cose che non voglio fare/essere) mentre la decisione per quello che voglio davvero è priva di tali pressioni....

Mizzeca come ci si incasina la vita con un semplice non cambiato di posto.... ...suona un pò come quel discorso fatto sul "penso che non..." e "non penso che..."

La mia mente ci sguizza sopra come su una lastra insaponata
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Vecchio 05-03-2009, 19.32.16   #18
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A me però succede un'altra cosa: che non sono quello che all'inizio ho scelto di essere.
Mi spiego: ognuno di noi ha in mente come vorrebbe essere e sa di averne la potenzialità. Per esempio so che vorrei essere più ordinata ma di fatto "non scelgo" di essere ordinata ma mi accontento di un quasi, e allo stesso modo so che vorrei e potrei fare tante cose ma al momento del dunque non "le scelgo" per svariati motivi e quindi mi ritrovo a essere quello che sono, molto diversa da quello che vorrei.
Il perchè è facile capirlo: sono il risultato anche delle "non scelte" che in partenza avevo scelto per me.
Quindi la questione è ancora più complessa perchè oltre al fatto che se scelgo di essere in un certo modo escluderò in partenza altri tipi di scelta, pure in quello che ho scelto di essere faccio tante non scelte, ogni volta che rimandando o venendo a compromessi tradisco la mia scelta iniziale, e mi ritrovo a essere quello che all'inizio non avevo scelto, appunto.
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Vecchio 05-03-2009, 22.24.14   #19
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vale anche per la permalosità? Diciamo che ad un certo punto mi rendo conto di essere permalosa diciamo anche che voglio smettere di comportarmi come mi capita senza pensarci. Aggiungiamo anche che essere permalosa mi impedisce di vivere bene con gli altri.
Decidedere di cambiare in questo caso significa non voler essere permalosa e quindi non voler essere esclusa, ad esempio, da un gruppo dove stò bene ma che rifiuta quel tipo di atteggiamento (parlo per ipotesi eh )

Diciamo che scegliere di non essere permalosa, anzi, di non mostrarmi permalosa è la direzione che ho preso rifiutanto una cosa spiacevole ...ehm...se avessi preso una decisione vera e propria cercherei in me i motivi per cui ho quel tipo di atteggiamento a prescindere dagli effetti che ottengo sulle persone e cercherei di cambiarlo per me metabolizzando che è sbagliato?

In un certo senso decidere per esclusione presuppone una sorta di pressione (le cose che non voglio fare/essere) mentre la decisione per quello che voglio davvero è priva di tali pressioni....

Mizzeca come ci si incasina la vita con un semplice non cambiato di posto.... ...suona un pò come quel discorso fatto sul "penso che non..." e "non penso che..."

La mia mente ci sguizza sopra come su una lastra insaponata

Questo "scegliere di non essere in un certo modo" è più difficile perchè essere permalosa fa parte del tuo modo di essere, quindi frenarti sulla permalosità è uno sforzo consapevole che devi fare ogni volta e comporta anche una rinuncia a quelle reazioni che ti sembrano giuste in quel momento, quindi andare contro la tua volontà per affermare un'altra volontà contraria, bello sarebbe che i contrari si annullino a vicenda e puff...
Leggendo quello che hai scritto, dici che non hai preso una decisione vera e propria partendo dal fatto che ti rendi conto che è sbagliato perchè questo modo di essere ti impedisce di vivere bene con gli altri e non hai cercato dentro di te il perchè di questo atteggiamento, ma quella di non mostrarti permalosa, quindi non incidendo sull'essere ma sull'apparire, senza modificare a fondo questa tua caratteristica che comunque non penso sia innata ma acquisita forse quando essere in questo modo ti dava dei vantaggi... (la butto lì, eh.... ), e questo mi fa pensare che una scelta più o meno consapevole fatta a suo tempo si integra talmente nel nostro modo di essere che poi è difficile disfarsene, un po' come le abitudini....

Ho letto da qualche parte che per trasformare le esclusioni in scelte, bisognerebbe ribaltare la cosa che non vuoi essere con una cosa che vuoi essere, quindi non di "non essere permalosa" ma di essere "tollerante, bonaria" quindi focalizzarsi su questa scelta che dovrebbe sopprimere l'altra.

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Vecchio 05-03-2009, 22.44.47   #20
stella
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Ne vorrei parlare filosoficamente, perchè sebbene il concetto rende moltissimo parlando di persone è applicabile a qualsiasi sistema.
Io sono il frutto di ciò che scelgo, ma anche e di più se ci pensate di quello che non scelgo e/o che rifiuto.
Filosoficamente ogni scelta comporta delle rinunce, lo vedo bene quanto soffro a scegliere quando sono in un negozio e vorrei acquistare più cose che mi piacciono una per un motivo e una per un altro, e invece devo scegliere solo una cosa da acquistare, poi mi viene da pensare, una volta fatta la scelta, che forse sarebbe stato meglio quell'altra cosa...
Sarebbe bello esaminare con quali criteri si fa una scelta, e per mia esperienza posso dire che la prima cosa che ci piace e che ci attira quella è la scelta giusta... altrimenti se non siamo convinti di una in particolare ma dobbiamo prendere una decisione, è vero che si sceglie la meno peggio ma questa non è una vera scelta, nel senso che non è quello che volevamo ma un compromesso.
Forse per questo le scelte non convinte ci lasciano sempre un po' perplessi, ma non si può avere o trovare solo quello che si vuole ma scegliere tra ciò che ci viene davanti quella che si adatta meglio a noi, a meno che non si faccia la scelta di non scegliere in quel momento e di aspettare un'occasione migliore, quando ci si può permettere di aspettare.... e questo potrebbe essere applicato anche ad altre cose.
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Vecchio 05-03-2009, 23.56.54   #21
filoumenanike
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la vita è irta di scelte, si comincia da quando si è in grado di ragionare per non finire mai, la vita che conduciamo è il risultato delle nostre scelte e di quelle che operano gli altri che, a loro volta, in un terribile gioco ad incastro, interagiscono con le loro sulla nostra vita. le scelte possono essere spontaneee, inconsapevoli, dettate dall'inconscio, obbligate, semplici, difficili da prendere e tutte determineranno una deviazione dal percorso intrapreso, in ogni momento della vita determinano, attimo dopo attimo, l'evento successivo! e non solo determinano i nostri eventi ma anche quelli degli altri, anche inconsapevolmente, il fatto che il lavoro si è protratto più del dovuto ha determinato che mi salvassi da un incidente d'auto avvenuto poco prima che io percorressi quel solito tratto di strada e magari ho salva la vita e non lo saprò mai! e dunque noi siamo quello che abbiamo scelto, quello che altri hanno scelto per noi e, infine , siamo soprattutto tutto quel tanto che non abbiamo scelto, poichè alla fine sono molto più numerose le strade non percorse da quella sola che percorriamo, casualmente o volontariamente, o obbligatoriamente, o per inerzia....una sola vita di fronte alle infinite possibilità di altre vite non scelte!

Ultima modifica di filoumenanike : 06-03-2009 alle ore 00.02.58.
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Vecchio 06-03-2009, 10.29.09   #22
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Originalmente inviato da stella Visualizza messaggio
Questo "scegliere di non essere in un certo modo" è più difficile perchè essere permalosa fa parte del tuo modo di essere, quindi frenarti sulla permalosità è uno sforzo consapevole che devi fare ogni volta e comporta anche una rinuncia a quelle reazioni che ti sembrano giuste in quel momento, quindi andare contro la tua volontà per affermare un'altra volontà contraria, bello sarebbe che i contrari si annullino a vicenda e puff...
Leggendo quello che hai scritto, dici che non hai preso una decisione vera e propria partendo dal fatto che ti rendi conto che è sbagliato perchè questo modo di essere ti impedisce di vivere bene con gli altri e non hai cercato dentro di te il perchè di questo atteggiamento, ma quella di non mostrarti permalosa, quindi non incidendo sull'essere ma sull'apparire, senza modificare a fondo questa tua caratteristica che comunque non penso sia innata ma acquisita forse quando essere in questo modo ti dava dei vantaggi... (la butto lì, eh.... ), e questo mi fa pensare che una scelta più o meno consapevole fatta a suo tempo si integra talmente nel nostro modo di essere che poi è difficile disfarsene, un po' come le abitudini....

Ho letto da qualche parte che per trasformare le esclusioni in scelte, bisognerebbe ribaltare la cosa che non vuoi essere con una cosa che vuoi essere, quindi non di "non essere permalosa" ma di essere "tollerante, bonaria" quindi focalizzarsi su questa scelta che dovrebbe sopprimere l'altra.


essi, ho scelto il verbo "mostrarmi" proprio perchè era la sensazione che avevo, ti ringrazio per aver dato forma alla sensazione con le parole

Anche sulla parte dell'aver scelto questo atteggiamento perchè conveniente ti devo dare ragione anche se all'inizio ho incontrato parecchia resistenza ad ammetterlo. Penso fosse/sia una forma di difesa anche se questo fà un pò a botte con il permaloso che mi rimanda anche troppo al permeabile...ma è un altro 3D

Infine la parte nerettata, ho fatto la prova e dire "sono tollerante" mi si rivolta qualcosa dentro,(solo al primo impatto, poi mi sono "adattata anche a dirlo ) è curiosissima stà cosa, molto diversa dal dire "sono ordinata" ad esempio dove mi vien da ridere ma non mi urta (in effetti nel tempo sono diventata più ordinata).

devo metabolizzare

Grazie per gli spunti
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