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Vecchio 21-12-2008, 19.50.14   #1
filoumenanike
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Predefinito come affrontare il dolore?

a natale oltre alla gioia, all'amore, ai regali, spesso ci si trova da soli a trarre paragoni e raffronti con il passato, ci mancano tanti affetti, come affrontare la sofferenza cruda, sorda, affossata dentro l'animo nel più profondo possibile, in modo che nessuno la possa vedere, in modo da poter apparire felici, perchè essere felici a natale è un dovere...
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Vecchio 21-12-2008, 20.57.58   #2
stella
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a natale oltre alla gioia, all'amore, ai regali, spesso ci si trova da soli a trarre paragoni e raffronti con il passato, ci mancano tanti affetti, come affrontare la sofferenza cruda, sorda, affossata dentro l'animo nel più profondo possibile, in modo che nessuno la possa vedere, in modo da poter apparire felici, perchè essere felici a natale è un dovere...
Io non credo che essere felici a Natale sia un dovere, ma può essere un'occasione per fare delle riflessioni sul nostro essere e trovare qualche pensiero positivo, qualche motivo per sorridere, e questo se diventa una cosa quotidiana può accompagnarci per tutti i giorni dell'anno....
Il tuo modo di porre questa domanda mi fa pensare che vorresti nascondere un dolore dentro di te per poter apparire serena e felice...
Un modo per dire agli altri e a te stessa che questo dolore non esiste, anche se parli di affetti che sono venuti a mancare e di solitudine...
Ma non far capire agli altri che si sta vivendo un malessere non fa sentire meno soli, per il semplice fatto che se nessuno lo sa che si soffre non può nemmeno essere d'aiuto.
Forse solo il fatto di parlarne con qualche persona amica vicina a te può alleviarti il peso che devi portare da sola, semprechè questa persona sia disponibile all'ascolto...
Aprirsi è già un passo verso un pensiero positivo e un sorriso.

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Vecchio 21-12-2008, 21.16.01   #3
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Io non credo che essere felici a Natale sia un dovere, ma può essere un'occasione per fare delle riflessioni sul nostro essere e trovare qualche pensiero positivo, qualche motivo per sorridere, e questo se diventa una cosa quotidiana può accompagnarci per tutti i giorni dell'anno....
Il tuo modo di porre questa domanda mi fa pensare che vorresti nascondere un dolore dentro di te per poter apparire serena e felice...


Un modo per dire agli altri e a te stessa che questo dolore non esiste, anche se parli di affetti che sono venuti a mancare e di solitudine...
Ma non far capire agli altri che si sta vivendo un malessere non fa sentire meno soli, per il semplice fatto che se nessuno lo sa che si soffre non può nemmeno essere d'aiuto.
Forse solo il fatto di parlarne con qualche persona amica vicina a te può alleviarti il peso che devi portare da sola, semprechè questa persona sia disponibile all'ascolto...
Aprirsi è già un passo verso un pensiero positivo e un sorriso.

si, a volte la sofferenza, il dolore intenso e profondo disturbano gli altri, anche quelli a noi più vicini, le persone preferiscono tener lontani i pensieri tristi, è meglio non pensarci...
quando perdi una persona cara ti dicono di andare avanti, di non piangere, ti spingono a non parlarne più, è questa una società edonistica, si preferisce apparire piuttosto che essere e allora restiamo soli, ci si chiude e si piange da soli.
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Vecchio 21-12-2008, 21.41.08   #4
Era
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a natale oltre alla gioia, all'amore, ai regali, spesso ci si trova da soli a trarre paragoni e raffronti con il passato, ci mancano tanti affetti, come affrontare la sofferenza cruda, sorda, affossata dentro l'animo nel più profondo possibile, in modo che nessuno la possa vedere, in modo da poter apparire felici, perchè essere felici a natale è un dovere...
E chi l' ha detto che essere felici a natale è un dovere? sono sicura che è solo un eufemismo vero? perchè se non lo fosse... stai facendo l' elogio alla menzogna...aspetta prima che si alzino i fumini mi spiego..affossare la sofferenza vuol dire che prima o poi emergerà più agguerrita di prima...e tutto questo perchè? per apparire felici? quindi fingere di esserlo per sadomasochismo o per "rispettare un dovere"?
Tutti quegli oltre che metti all' inizio non hanno motivo di essere se fingo con me stessa...e natale potrebbe essere un buon giorno per riflettere per quanto tempo ancora voglio fingere...e se smetterò di fingere (soprattutto con me stessa) magari tutta la sofferenza e il dolore avranno un senso e solo così lo accetterò...lo elaborerò lo supererò...e magari in un momento di malinconia qualcuno se ne fregherà della gioia a tutti i costi e mi porgerà la mano...

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Vecchio 21-12-2008, 21.46.24   #5
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si, a volte la sofferenza, il dolore intenso e profondo disturbano gli altri, anche quelli a noi più vicini, le persone preferiscono tener lontani i pensieri tristi, è meglio non pensarci...
quando perdi una persona cara ti dicono di andare avanti, di non piangere, ti spingono a non parlarne più, è questa una società edonistica, si preferisce apparire piuttosto che essere e allora restiamo soli, ci si chiude e si piange da soli.
E' vero che ci sono persone che davanti al dolore di un'altra persona non sanno che fare, lo temono e quindi scappando da esso rifuggono anche chi lo prova. Ma credo che possa anche succedere altro.

Se penso al dolore fisico ad esempio anche se faccio finta di non sentirlo lo sento ugualmente. L'unico modo che ho per riuscire ad eliminarlo è quello di curare la ferita, ferita che più aspetto a curare e più potrà infettarsi e poi necessiterà di più tempo per eliminare l'infezione, poi ogni ferita ha i suoi tempi di guarigione.

La cosa peggiore secondo me è coprire con delle bende perchè gli altri hanno "ribrezzo" accontentandoli e dall'altra neppure andare in giro con la ferita sanguinante perchè ci sono persone che avendone paura o senso scapperebbero. Insomma le variabili sono diverse. In ogni caso fare qualcosa è meglio che non fare niente.
Le ferite del corpo le cura il medico, le ferite del cuore l'amore e chi sa usare questo unguento miracoloso.
Io non ho unguenti ma se vuoi sono qui e sono pronta ad ascoltare in silenzio.
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Ultima modifica di griselda : 21-12-2008 alle ore 21.50.49. Motivo: non ho ancora letto Era
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Vecchio 21-12-2008, 23.15.04   #6
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E chi l' ha detto che essere felici a natale è un dovere? sono sicura che è solo un eufemismo vero? perchè se non lo fosse... stai facendo l' elogio alla menzogna...

si la mia frase era ironica , non è obbligatorio per niente essere felici a Natale, tuttavia sono abituata a reprimere i miei malesseri, a nasconderli o mimetizzarli, non mi piace rattristare chi ho vicino, in modo particolare mi piace creare un ambiente sereno per la famiglia, per i bambini che sono ancora piccoli e non percepiscono il dolore come gli adulti, guardo loro e ricordo con nostalgia la mia infanzia serena e voglio che anche per loro possa esser un bel ricordo che gli scaldi il cuore nei momenti di freddo e di solitudine.
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ho capito che non bisogna reprimere le emozioni negative ma la mia educazione, il mio imprinting di base, mi ha sempre imposto di essere forte, di reagire alle contrarietà...e allora scrivo nel blog o adesso nel forum, annoiando chi mi legge!
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Vecchio 21-12-2008, 23.21.58   #7
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E' vero che ci sono persone che davanti al dolore di un'altra persona non sanno che fare, lo temono e quindi scappando da esso rifuggono anche chi lo prova. Ma credo che possa anche succedere altro.

Le ferite del corpo le cura il medico, le ferite del cuore l'amore e chi sa usare questo unguento miracoloso.
Io non ho unguenti ma se vuoi sono qui e sono pronta ad ascoltare in silenzio.
sei molto dolce griselda e dalle tue parole emerge una tranquillità e serenità che sento reale, se ne avrò bisogno verrò a piangere copiose lacrime sulla tua spalla, grazie

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la mia domanda era rivolta a capire come le persone affrontano il dolore, se riescono a esternarlo oppure si chiudono come me, per non farlo pesare sugli altri
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Vecchio 21-12-2008, 23.32.58   #8
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la mia domanda era rivolta a capire come le persone affrontano il dolore, se riescono a esternarlo oppure si chiudono come me, per non farlo pesare sugli altri
Beh direi che non c'è un modus generalizzato.
Ma forse non ho capito neppure ora cosa vuoi intendere, dalla tua domanda potrei pensare che vorresti sapere da ognuno di noi come affrontiamo il dolore, oppure sapere se il tuo è quello giusto?
Potresti spiegare meglio?
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Vecchio 21-12-2008, 23.46.59   #9
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si la mia frase era ironica , non è obbligatorio per niente essere felici a Natale, tuttavia sono abituata a reprimere i miei malesseri, a nasconderli o mimetizzarli, non mi piace rattristare chi ho vicino, in modo particolare mi piace creare un ambiente sereno per la famiglia, per i bambini che sono ancora piccoli e non percepiscono il dolore come gli adulti, guardo loro e ricordo con nostalgia la mia infanzia serena e voglio che anche per loro possa esser un bel ricordo che gli scaldi il cuore nei momenti di freddo e di solitudine.
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Mah scusa, se la senti, non la stai reprimendo.
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Vecchio 21-12-2008, 23.54.00   #10
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Beh direi che non c'è un modus generalizzato.
Ma forse non ho capito neppure ora cosa vuoi intendere, dalla tua domanda potrei pensare che vorresti sapere da ognuno di noi come affrontiamo il dolore, oppure sapere se il tuo è quello giusto?
Potresti spiegare meglio?
grazie per l'amicizia che mi hai offerto, sono felice di averti come amica

vorrei capire come si fa a reagire al dolore che ci colpisce improvviso e stravolge la vita, come se ne viene fuori,
come si continua, so che non c'è una ricetta, so che dipende da noi, dal nostro grado di sensibilità, forse anche dall'avere fede in un mondo a noi parallelo e vicino, spesso trovo conforto nel pensare che la persona cara mi segua come un angelo, poi penso che sono solo fantasie, eppure mi sono accadute delle coincidenze che mi hanno colpito, in questo periodo sono particolarmente fragile, il Natale...i ricordi...
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Vecchio 22-12-2008, 00.28.04   #11
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si la mia frase era ironica , non è obbligatorio per niente essere felici a Natale, tuttavia sono abituata a reprimere i miei malesseri, a nasconderli o mimetizzarli, non mi piace rattristare chi ho vicino, in modo particolare mi piace creare un ambiente sereno per la famiglia, per i bambini che sono ancora piccoli e non percepiscono il dolore come gli adulti, guardo loro e ricordo con nostalgia la mia infanzia serena e voglio che anche per loro possa esser un bel ricordo che gli scaldi il cuore nei momenti di freddo e di solitudine.
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non annoi affatto...vorrei dirti colo che reagire alle contrarietà non è la stessa cosa che reprimere...reagire è forza reprimere non credo lo sia..

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la mia domanda era rivolta a capire come le persone affrontano il dolore, se riescono a esternarlo oppure si chiudono come me, per non farlo pesare sugli altri
come fanno gli altri? bella domanda..ti servirebbe davvero? tu non sei gli altri sei tu e devi trovare il tuo modo...ah non pensare che io scriva solo per contraddirti o giusto per fare numero...sono un' esperta della chiusura e davanti alla sofferenza scappo..ogni volta però scappo un poco di meno...per questo non mi annoio leggendoti anzi sto imparando...a conoscerti e a vedere qualcosa di me che mi sfuggiva..

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Vecchio 22-12-2008, 01.29.00   #12
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sono un' esperta della chiusura e davanti alla sofferenza scappo..ogni volta però scappo un poco di meno...per questo non mi annoio leggendoti anzi sto imparando...a conoscerti e a vedere qualcosa di me che mi sfuggiva..

è sempre difficile conoscere prima di tutto noi stessi poi gli altri, io non sono mai scappata di fronte alla sofferenza, anzi avevo una buona capacità di ascolto però dicevo poco di me, mi trattenevo, ed ora...ora sono prigioniera della mia chiusura, sono come un'isola battuta e sferzata dal vento e dai marosi, ma che nelle giornate di sole è verde, ridente, piena di fiori
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Vecchio 22-12-2008, 01.52.10   #13
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è sempre difficile conoscere prima di tutto noi stessi poi gli altri, io non sono mai scappata di fronte alla sofferenza, anzi avevo una buona capacità di ascolto però dicevo poco di me, mi trattenevo, ed ora...ora sono prigioniera della mia chiusura, sono come un'isola battuta e sferzata dal vento e dai marosi, ma che nelle giornate di sole è verde, ridente, piena di fiori
Siamo tutti isole, sia nelle giornate di sole che quando ci sono vento a marosi, l'unica cosa che possiamo fare è costruire ponti. E' facile costruirli quando c'è il sole, più difficile col tempo brutto, però, indipendentemente da quando li facciamo, solo quelli solidi non crollano nelle tempeste. Quindi è più facile che reggano quelli costruiti durante il maltempo.
A volte capita che qualche isola scompaia e che avevamo un ponte solido con essa. Il dolore è inevitabile, ma quel ponte va pian piano eliminato, oppure, pesando solo su un'isola, rischia di fare dei danni.
Per disassemblare il ponte (con il materiale poi possiamo farne altri e con l'esperienza sempre di migliori) ci vuole del tempo e ci vuole del tempo anche per rendersi conto di doverlo fare, qualcosa in noi vorrebbe tenerlo su per sempre.

Le altre isole non possono aiutare a disassemblare il ponte, sia che chi lo fa faccia rumore, sia che lo faccia in silenzio, ma se le altre isole hanno un ponte con la prima possono dare il loro apporto, che non è aiuto ma sostegno. Il migliore, e anche il più raro da trovare, è la partecipazione silenziosa, come qualcuno che ti guarda in silenzio mentre disassembli il ponte e ti passa la borracia quando hai sete.

Per quel che vale, credo che il modo migliore per affrontare il dolore sia con coraggio.
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Vecchio 22-12-2008, 02.47.53   #14
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Il migliore, e anche il più raro da trovare, è la partecipazione silenziosa, come qualcuno che ti guarda in silenzio mentre disassembli il ponte e ti passa la borracia quando hai sete.

Per quel che vale, credo che il modo migliore per affrontare il dolore sia con coraggio.
grazie ray, hai scritto non un commento ma una poesia, sono parole sincere che arrivano al cuore, creano un ponte con la mia isola.
sì occorre coraggio, coraggio anche nel prendere la mano di chi ci sta vicino e continuare il viaggio, ci saranno altri soli, altri sorrisi, ci saranno ancora giorni di pioggia ma potrebbe essere quella leggera, primaverile, quando intorno la natura si veste di verde...

non sei rude tutt'altro, grazie
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Vecchio 04-01-2009, 17.48.20   #15
Kael
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si la mia frase era ironica , non è obbligatorio per niente essere felici a Natale, tuttavia sono abituata a reprimere i miei malesseri, a nasconderli o mimetizzarli, non mi piace rattristare chi ho vicino, in modo particolare mi piace creare un ambiente sereno per la famiglia, per i bambini che sono ancora piccoli e non percepiscono il dolore come gli adulti, guardo loro e ricordo con nostalgia la mia infanzia serena e voglio che anche per loro possa esser un bel ricordo che gli scaldi il cuore nei momenti di freddo e di solitudine.
E' bello quello che scrivi, ma credo che si possano fare le due cose insieme, cioè non "scaricare" il proprio dolore sugli altri ma al tempo stesso tenerselo dentro e viverselo, in coscienza, senza farlo pesare agli altri.

I bambini, del resto, a queste cose sono assai più sensibili di noi, un bambino "annusa" una mamma triste e sofferente anche se questa fa mille sforzi per apparire felice e serena. Hanno ancora quel sesto senso che hanno gli animali come i gatti o i cani, che alle volte sembra davvero ci capiscano e vengono a "consolarci" nei momenti più tristi...

Sono dell'idea che sia veramente un dovere non riversare sugli altri le nostre sofferenze (soprattutto sui bambini), ma al tempo stesso è anche un dovere non reprimerle, e affrontarle e cercare di risolverle anche per le persone care che ci circondano, oltre ovviamente che per noi stessi...

L'esempio migliore secondo me è il coraggio con cui Maria ha affrontato la Passione di suo Figlio, non l'ha rifiutata ma l'ha vissuta pienamente con lui, restandogli sempre accanto.. cosa che, in piccolo, dovremmo cercare di fare anche noi con i nostri dolori.

Un abbraccio
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Vecchio 05-01-2009, 00.24.54   #16
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L'esempio migliore secondo me è il coraggio con cui Maria ha affrontato la Passione di suo Figlio, non l'ha rifiutata ma l'ha vissuta pienamente con lui, restandogli sempre accanto.. cosa che, in piccolo, dovremmo cercare di fare anche noi con i nostri dolori.

Un abbraccio
anche secondo me maria rappresenta il dolore in senso assoluto, se pensiamo alla sofferenza di una madre che vede morire suo figlio non si può immaginare niente di più lacerante. maria è ognuno di noi che soffre dignitosamente accentando una realtà che nessuno può cambiare, perchè così è scritto, così deve accadere, nonostante tutti gli sforzi messi in atto per mutare gli eventi.
il difficile è proprio accettare che esiste la morte, sembra quasi che, in questa società edonistica, si debba essere eterni ma non è così, accettare questa realtà è aprire gli occhi e improvvisamente capire che siamo con la testa in giù verso il vuoto cosmico, che un vento freddo, gelido percuote la terra e spazza via tutto.
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