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Vecchio 29-06-2010, 15.16.49   #1
dafne
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Ho deciso di aprire una discussione anche se riesco a collegarmi pochissimo e di aprirla qui anche se mi veniva più semplice in psico. Ma bon, m'interessano tutti i possibili risvolti.

Il soggetto specifico della mediazione sono i figli. Da un pò mi stò guardando attorno perchè gli atteggiamenti dei miei bambini mi lasciano esterefatta e così volevo vedere se è un problema solo mio.
Purtroppo il panorama che ci circonda è davvero desolante. Maleducati, molto volgari e iperagitati sono la maggioranza dei compagni che circondano i miei figli.
Ricchi o meno, genitori separati o meno.

Ora, non metto neanche in discussione il fatto che la colpa sia mia e del padre, questo è cosa che una vita di terapie rischia di non risolvere resta che comunque sono circondati da stimoli negativi e che io ho il dovere di cercare in tutti i modi di dargli gli strumenti minimi per poter operare una scelta e non finire nei casini solo perchè non avevano o non conoscevano alternative.

Ecco che arriva il punto.
Le punizioni non servono praticamente che a far venire l'ulcera (e la depressione) a me e a far incattivire loro.
Si sono affacciate alla mia mente soluzioni poco costruttive come mandarli dal padre o fargli passare un pò di tempo in strutture di accogliewnza.
Ma è evidente che sono soluzioni che rispondono solo al mio bisogno di pace.

L'unica alternativa che mi pare decente, anche se mi irrita (perchè questa è casa mia e qui comando io..ecc.. anche se finisco pe risultare irrilevante....questo sarà il tema della prossima vita di terapie ahah) è appunto lo scendere a patti.

Dietro a quel "eennnò qui comando io" mi sà che in realtà si cela la mia incapacità di patteggiare.
Sono diplomatica come persona.
Finchè la cosa non mi riguarda
Se riguarda me allora non sò che fare.

Al momento la mia priorità è cercare di capire se e quando si può mediare con i figli. Se una decina d'anni di vita li rende abbastanza grandi per poterci provare. Vorrei capire come evitare che il patteggiamento si trasformi in un "prometto e poi ti frego" ecc

In fase successiva mi piacerebbe esplorare il fastidio e la difficoltà di accettare che un figlio possa mettersi a livello e pretendere una cessione su un punto per fare qualcosa. E' solo ansia generata da mancanza di controllo? E se uno non ha mai imparato a mediare in modo corretto (e cioè riuscendo ad evitare di essere fregato.) esistono delle linee guida, dei paletti, delle indicazioni generali per poter costruire dei rapporti sani?

Post lunghissimo scusate, argomento arduo....

grazie in anticipo
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Vecchio 29-06-2010, 16.48.19   #2
diamantea
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Ciao Dafne, discorso arduo è vero, che ci tocca un pò tutti credo. Sarebbe utile conoscere l'età dei tuoi bambini se puoi o vuoi dirlo, per capire meglio. Forse l'hai detta ma io non la ricordo.
Ogni età ha i suoi problemi e modi diversi per affrontarla.
Credo che se il seme è buono e coltivato adeguatamente, prima o poi darà buoni frutti, anche se durante la crescita può aver bisogno di qualche stecca per raddrizzare, o concime per nutrire
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Vecchio 29-06-2010, 17.09.16   #3
griselda
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Ho deciso di aprire una discussione anche se riesco a collegarmi pochissimo e di aprirla qui anche se mi veniva più semplice in psico. Ma bon, m'interessano tutti i possibili risvolti.

Beh io e te sempre sul tandem della vita oggi in tarda mattinata volevo aprire un 3D sulla mia incapacità di farmi ubbidire, tanto che mi pare di essere invisibile a volte altre di non avere ne polso ne peso e l'ultima è davvero un efumemismo
Quote:


Il soggetto specifico della mediazione sono i figli. Da un pò mi stò guardando attorno perchè gli atteggiamenti dei miei bambini mi lasciano esterefatta e così volevo vedere se è un problema solo mio.
Purtroppo il panorama che ci circonda è davvero desolante. Maleducati, molto volgari e iperagitati sono la maggioranza dei compagni che circondano i miei figli.
Ricchi o meno, genitori separati o meno.

Credo che affrontanto il problema in tempo, i tuo bambini sono piccini ancora riuscirai a fare un buon lavoro.
Io ho il problema opposto il mio è stato bravo educato e perfetto sino alle medie poi oggi salta fuori con un linguaggio che mi da i nervi e nonostante le richieste gentili, i castighi che non rispetta e che attirano altri castighi, e atteggiamenti da altro che ulcera...
Per le parolaccie so che devo dire mia culpa, perchè spesso osservandomi mi accorgo di quanto sbraito di quanto ho sempre da lamentarmi e da borbottare e quindi io ho seminato questo e poi un bel giorno è spuntata la piantina e chiaramente perdo in credibilità per il discorso dell'autorevolezza...
Quote:


Ora, non metto neanche in discussione il fatto che la colpa sia mia e del padre, questo è cosa che una vita di terapie rischia di non risolvere resta che comunque sono circondati da stimoli negativi e che io ho il dovere di cercare in tutti i modi di dargli gli strumenti minimi per poter operare una scelta e non finire nei casini solo perchè non avevano o non conoscevano alternative.

Ecco che arriva il punto.
Le punizioni non servono praticamente che a far venire l'ulcera (e la depressione) a me e a far incattivire loro.
Si sono affacciate alla mia mente soluzioni poco costruttive come mandarli dal padre o fargli passare un pò di tempo in strutture di accogliewnza.
Ma è evidente che sono soluzioni che rispondono solo al mio bisogno di pace.

Noto con interesse che le soluzioni che cerchiamo non divergono di molto solo per via dell'età le mete cambiano io cercavo di mandarlo all'accademia militare
Quote:

L'unica alternativa che mi pare decente, anche se mi irrita (perchè questa è casa mia e qui comando io..ecc.. anche se finisco pe risultare irrilevante....questo sarà il tema della prossima vita di terapie ahah) è appunto lo scendere a patti.

Oggi stavo pensando davanti alla trasmissione tv "SOS Tata" se fosse stato mai possibile chiamare una Tata a risolvere i miei problemi (come scappare dalle mie responsabilità in tre mosse )
Quote:


Dietro a quel "eennnò qui comando io" mi sà che in realtà si cela la mia incapacità di patteggiare.
Sono diplomatica come persona.
Finchè la cosa non mi riguarda
Se riguarda me allora non sò che fare.

Io uso questa è casa mia e tu non comandi, comanderai a casa tua quando ce l'avrai. Beh ora mi rinfaccia sta frase appena può facendomi irritare ancora di più.
Quote:


Al momento la mia priorità è cercare di capire se e quando si può mediare con i figli. Se una decina d'anni di vita li rende abbastanza grandi per poterci provare. Vorrei capire come evitare che il patteggiamento si trasformi in un "prometto e poi ti frego" ecc

In fase successiva mi piacerebbe esplorare il fastidio e la difficoltà di accettare che un figlio possa mettersi a livello e pretendere una cessione su un punto per fare qualcosa. E' solo ansia generata da mancanza di controllo? E se uno non ha mai imparato a mediare in modo corretto (e cioè riuscendo ad evitare di essere fregato.) esistono delle linee guida, dei paletti, delle indicazioni generali per poter costruire dei rapporti sani?

Post lunghissimo scusate, argomento arduo....

grazie in anticipo
Spero che tu, anzi mi conosci quindi sai che non ho soluzioni, sono qui solo per farti compagnia e ad aspettare che qualche risposta porti un poco di luce anche a me.
Sono sicura che l'essere ansiosa, l'essere poco credibile perchè facendo fatica a urlare, a castigare perchè mi piace vivere in pace, fa si che questa cosa non si risolva. Sono o troppo molle o troppo rigida non riesco a trovare una via di mezzo e questa insicurezza mi si rivolta contro.
E il controllo esagerato esaspera gli animi.
Voglio il libretto di istruzioni grazie! Così poi in caso faccio causa alla casa....
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Vecchio 29-06-2010, 20.17.23   #4
Ray
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Al momento la mia priorità è cercare di capire se e quando si può mediare con i figli.
Partiamo da questo e cerchiamo di ragionarci su, magari tutti assieme (sennò si finisce nella logica di qualcuno che fa le domande e aspetta le risposte e non ci prova neanche).

E' interessante già il fatto che ci si pone la domanda, ossia si considera la possibilità di potere mediare. Quando non c'è da mediare? Quando c'è una sola volontà, oppure quando più volontà vanno nella stessa direzione, quindi alla fin fine c'è un'unica forza, data dalla somma delle singole.
Ma se ci sono più volontà in gioco, o si media, o una soffoca l'altra.

Se io e te dobbiamo mangiare assieme e io voglio la pasta e tu il riso, tutti i giorni, o uno dei due soffoca l'altro oppure serve una mediazione. Se si opta per la mediazione si può andare a vedere quale sia il caso di usare, se ne discuterà, per esempio potremmo fare un giorno pasta e un giorno riso, o anche due giorni pasta e uno riso se per esempio il riso costa il doppio della pasta.
Se non si media cosa accade? Avviene una lotta per il potere...

In realtà per un certo verso la lotta avviene anche nella mediazione, ma con la differenza che non c'è solo quella, c'è anche altro, tra cui il ravvisare la necessità di trovare una soluzione che permetta ad entrambi di essere soddisfatti almeno un po' e di convivere il meglio possibile e, soprattutto, il ravvisare che questa necessità è più importante dell'ottenere potere (più altre cose che diremo).

Chiaramente ho solo iniziato il ragionamento, è evidente che nel tuo discorso si infilano altri fattori che complicano di molto l'esempio pasta-riso, però non infiliamoci subito in gineprai pazzeschi... cerchiamo prima i principi di base, anche uno alla volta.
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Vecchio 29-06-2010, 23.25.35   #5
dafne
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Grazie Griiiii mi fai sentire meno sola.

Un primo tentativo è stato stasera con fogli davanti, ciascuno doveva scrivere ciò che voleva riguardo l'estate per poi trovare un buon compromesso.
Compromesso e mediazione sono la stessa cosa vero?

Una prima osservazione ha visto me in difficoltà di fronte al loro scarso interesse, in urto per le loro pretese e a pazienza zero di fronte ai primi scontri.

A mente fredda inizio a pensare che nessuno di noi tre sia abituato a risolvere uno scontro in maniera positiva, in linea di massima se non c'è la resa c'è la pretesa, io per prima

Come semopre leggo il compromesso come una perdita, qui la lotta per il potere centra eccome. Di per sè la questione, riguardando dei bambini, dovrebbe non esistere nemmeno..ma non tanto perchè >>"tu sei piccolo e io sono grande e comando" ma per logica naturale.
Solo un bambino riesce a litigare con un bambino

mah ci torno.
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Vecchio 30-06-2010, 01.35.57   #6
RedWitch
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...
E' interessante già il fatto che ci si pone la domanda, ossia si considera la possibilità di potere mediare. Quando non c'è da mediare? Quando c'è una sola volontà, oppure quando più volontà vanno nella stessa direzione, quindi alla fin fine c'è un'unica forza, data dalla somma delle singole.
Ma se ci sono più volontà in gioco, o si media, o una soffoca l'altra.
Dunque tu dici che la mediazione, in un rapporto è indispensabile, poichè in una vita insieme , che si tratti di figli, amici o quantaltro credo non sia possibile che le volontà coincidano sempre, fossero anche piccole cose come nel tuo esempio di pasta e riso.. dunque invece che ingaggiare lotte di potere , ascoltare l'altro e le sue esigenze e cercare di andargli incontro (sempre che la cosa sia reciproca) è la cosa migliore da fare?

Un mediatore è una persona che di solito fa incontrare le volontà di due parti, un colpo al cerchio ed una alla botte, per mediare qualcosa bisogna sempre essere disposti a rinunciare e andare incontro all'altro per convergere in una volontà che possa andare bene ad entrambi...

Difficile è farlo senza un terzo (il mediatore) perchè per poter mediare, bisognerebbe essere imparziali, mentre credo che alla fin fine cerchiamo di tirare l'acqua al nostro mulino, oppure cediamo troppo all'altra volontà, in questo modo diventa difficile trovare un punto di incontro equo, e sotto rimane sempre la lotta di potere che dicevi... no?

Allora, come fare per mediare in maniera equa prima di tutto?

Nel caso di Daf o di Grii, con i bimbi fino a che punto è giusto mediare? Si, ci sono volontà differenti, ma un genitore , come tale ha dei doveri educativi nei confronti dei figli, per cui mi pare doppiamente difficile trovare un punto equo, anche se sicuramente, cercare di ascoltare le esigenze dei bimbi è un ottimo passo...
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Vecchio 30-06-2010, 09.49.28   #7
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Compromesso e mediazione sono la stessa cosa vero?
A me pare che il mediatore è l'agenzia che procura la casa, facendo un altro esempio, e il compromesso è quando si a dal notaio in pratica si promette insieme il venditore di vendere la casa e il compratore di acquistarla al prezzo pattuito.
Per cui mi paiono due termini che significano due cose che convergono ma sono diverse, poi magari mi correggeranno eh ma così di primo acchitto mi pare diverso.

Mediare con i figli vuol dire ascoltare le richieste di entrambi e poi il compromesso e l'andare a mettere in pratica ciò che è stato scelto. Può essere?

Come diceva Red poco più sopra, per me non è facile perchè spesso mi perdo nella richiesta senza tenere più conto della mia o tengo conto della mia e perdo di vista quella dell'altro. La mediazione sarebbe in effetti l'ideale, ascoltando le varie esigenze arrivare al compromesso, ovvero alla scelta di mettere in pratica ciò che si è deciso e scelto come mediazione.
Penso ci sia da lavorare per me perchè la tendenza è di assecondare sempre l'altro. (non perchè sia brava buona e gentile eh ci appaio soltanto ahahah forse)
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Vecchio 30-06-2010, 10.57.33   #8
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Il soggetto specifico della mediazione sono i figli. Da un pò mi stò guardando attorno perchè gli atteggiamenti dei miei bambini mi lasciano esterefatta e così volevo vedere se è un problema solo mio.
Purtroppo il panorama che ci circonda è davvero desolante. Maleducati, molto volgari e iperagitati sono la maggioranza dei compagni che circondano i miei figli.
Ricchi o meno, genitori separati o meno.

Ora, non metto neanche in discussione il fatto che la colpa sia mia e del padre, questo è cosa che una vita di terapie rischia di non risolvere resta che comunque sono circondati da stimoli negativi e che io ho il dovere di cercare in tutti i modi di dargli gli strumenti minimi per poter operare una scelta e non finire nei casini solo perchè non avevano o non conoscevano alternative.
Io penso che il nocciolo stia proprio negli stimoli negativi che arrivano dai compagni dei tuoi figli, e che probabilmente l'atteggiamento che tengono in casa sia per non sfigurare davanti agli amici e compagni...
Penso inoltre che prima di mediare bisognerebbe distinguere se quello che chiedono è dettato da spirito di "ribellione" o "finta autonomia" o da esigenze effettive e queste, se ragionevoli, andrebbero accettate per far capire loro la differenza tra il volere fare i bulli e il vedere accettate ragionevoli richieste.
Ma io mi batterei soprattutto per esigere sincerità e coerenza in cambio di qualche concessione, ma se scopri che ti vogliono "fregare" dicendoti che hai ragione e poi fare come vogliono loro, mettere in tavola la discussione, di solito se gli chiedi di dire apertamente cosa vogliono e perchè lo vogliono si spiazzano perchè forse non lo sanno nemmeno loro....
Inoltre dobbiamo renderci conto che comunque le loro esperienze le faranno, ma sapere che stai offrendo loro un'alternativa avendogli spiegato che fino alla maggiore età ti devono ubbidienza in quanto responsabile della loro educazione, e che se vogliono ottenere qualcosa devono in qualche modo motivarlo per far vedere che sono in grado di contrattare, l'alternativa è essere trattati come bambini.....

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Un primo tentativo è stato stasera con fogli davanti, ciascuno doveva scrivere ciò che voleva riguardo l'estate per poi trovare un buon compromesso.
Compromesso e mediazione sono la stessa cosa vero?

Una prima osservazione ha visto me in difficoltà di fronte al loro scarso interesse, in urto per le loro pretese e a pazienza zero di fronte ai primi scontri.
Questo scarso interesse da loro dimostrato può significare che le loro pretese non sono tanto sentite, oppure che è più divertente per loro fare i bastian contrari che cercare una soluzione che accontenti tutti.
Se poi litigano anche tra di loro è necessario mediare, se accontenti uno la prossima volta acconterai l'altro, sempre tenendo presente che anche le tue esigenze vanno rispettate, anzi le tue valgono il doppio per pareggiare lo stress....

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Vecchio 30-06-2010, 11.55.41   #9
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con i bimbi fino a che punto è giusto mediare? Si, ci sono volontà differenti, ma un genitore , come tale ha dei doveri educativi nei confronti dei figli,
Già, i doveri educativi. Ma quali sono? In quale caso è preferibile soffocare l'altro?
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Vecchio 30-06-2010, 13.46.38   #10
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Già, i doveri educativi. Ma quali sono? In quale caso è preferibile soffocare l'altro?
Ah beh, io ho già dei problemi a rispondere alla prima domanda, quali sono i doveri educativi?
L'educazione che diamo ai figli è quella per potersi muovere restando nel lecito delle leggi della società, e della religione insomma tutta una serie di imprintig ricevuti.

Soffocare l'altro? Non lo so. Io sarei sempre per il dialogo, cerco sempre di convincere parlando e anche questo non è bene.
Soffocare mi da l'idea di far morire, se ci sono delle cose anche brutte che l'altro fa io sono per cercare di comprenderne il perchè, soffocare l'esternazione di certe cose tipo se ci fossero degli atteggiamenti violenti penso andrebbero immediatamente soffocati ma poi andare a fondo al problema e capire perchè sono nati e da dove....
Ma un fuoco soffocato può avere le braci pericolose che non essendo più in superficie poi possono manifestarsi in un incendio.
Quindi io sono per il dialogo, magari mantenendo un po' più la calma che l'ansia mi fa perdere. Io sono sempre per la mediazione pur di non arrivare allo scontro mi fa troppa fatica a meno che di perdere la brocca quando non trovo ascolto e non so più cosa fare.
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Vecchio 30-06-2010, 14.32.28   #11
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Mah! Io con i miei figli finchè discuto c'è la possibilità che loro convincano me ad accontentarli in ciò che sto negando. In genere si cede per sfiancamento.
Tuttavia, quando il mio è un vero NO, ne discuto poco e non ci torno su facilmente altrimenti reagisco negativamente. Do delle spiegazioni una o due volte alla terza li incenerisco con lo sguardo e la discussione finisce.
Loro capiscono dal mio umore quando è il caso di insistere o di desistere.
Credo che dovremmo essere noi stessi ad essere veramente convinti che la scelta che vogliamo fare sia quella giusta altrimenti creiamo una falla su cui loro si appigliano e demoliscono le nostre motivazioni.
Ad es. quando il grande voleva il motorino gli ho detto inizialmente no, ma dentro di me volevo accontentarlo solo che lui doveva essere motivato a darmi certe garanzie che chiedevo. Lui ha lottato ed ottenuto ciò che voleva. Quando mi ha chiesto il piercing il mio è stato un no così deciso che tutte le sue discussioni e motivazioni alla fine hanno fallito. Sono stata irremovibile al punto che lui ha capito che era meglio non farlo.
A volte è come il gioco della fune...
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Vecchio 30-06-2010, 14.57.20   #12
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Mah! Io con i miei figli finchè discuto c'è la possibilità che loro convincano me ad accontentarli in ciò che sto negando. In genere si cede per sfiancamento.
Tuttavia, quando il mio è un vero NO, ne discuto poco e non ci torno su facilmente altrimenti reagisco negativamente. Do delle spiegazioni una o due volte alla terza li incenerisco con lo sguardo e la discussione finisce.
Loro capiscono dal mio umore quando è il caso di insistere o di desistere.
Credo che dovremmo essere noi stessi ad essere veramente convinti che la scelta che vogliamo fare sia quella giusta altrimenti creiamo una falla su cui loro si appigliano e demoliscono le nostre motivazioni.
Ad es. quando il grande voleva il motorino gli ho detto inizialmente no, ma dentro di me volevo accontentarlo solo che lui doveva essere motivato a darmi certe garanzie che chiedevo. Lui ha lottato ed ottenuto ciò che voleva. Quando mi ha chiesto il piercing il mio è stato un no così deciso che tutte le sue discussioni e motivazioni alla fine hanno fallito. Sono stata irremovibile al punto che lui ha capito che era meglio non farlo.
A volte è come il gioco della fune...
Mi sa che sta proprio lì il punto in quello che ho nerettato.
Perchè loro ci mettono alla prova ci sondano per vedere sin dove possono arrivare.
Ricordo che me lo disse un'infermiera appena nato: signora lui piangerà e la misurerà e dopo un mese saprà sin dove potrà arrivare
Verrò a fare le vacanze dalle tue parti così mi dai quache lezione ahahahah scherzo
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Vecchio 30-06-2010, 15.01.17   #13
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Cara con molto piacere, ma per divertirci senza di loro!
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Vecchio 30-06-2010, 15.06.01   #14
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Cara con molto piacere, ma per divertirci senza di loro!
okkkkkkkkkk!
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Ah beh, io ho già dei problemi a rispondere alla prima domanda, quali sono i doveri educativi?
L'educazione che diamo ai figli è quella per potersi muovere restando nel lecito delle leggi della società, e della religione insomma tutta una serie di imprintig ricevuti.

Soffocare l'altro? Non lo so. Io sarei sempre per il dialogo, cerco sempre di convincere parlando e anche questo non è bene.
Soffocare mi da l'idea di far morire, se ci sono delle cose anche brutte che l'altro fa io sono per cercare di comprenderne il perchè, soffocare l'esternazione di certe cose tipo se ci fossero degli atteggiamenti violenti penso andrebbero immediatamente soffocati ma poi andare a fondo al problema e capire perchè sono nati e da dove....
Ma un fuoco soffocato può avere le braci pericolose che non essendo più in superficie poi possono manifestarsi in un incendio.
Quindi io sono per il dialogo, magari mantenendo un po' più la calma che l'ansia mi fa perdere. Io sono sempre per la mediazione pur di non arrivare allo scontro mi fa troppa fatica a meno che di perdere la brocca quando non trovo ascolto e non so più cosa fare.
Ok... quando il bambino di due anni che corre per la via e non si ferma alla fine del marciapiede tu ti metti a parlare cercando di convincerlo e di andare a fondo dei motivi profondi che lo spingono ad agire così.
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Vecchio 30-06-2010, 21.15.47   #16
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Credo che dovremmo essere noi stessi ad essere veramente convinti che la scelta che vogliamo fare sia quella giusta altrimenti creiamo una falla su cui loro si appigliano e demoliscono le nostre motivazioni.
Questa però è lotta...
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Questa però è lotta...

Infatti ho detto che ci sono casi in cui non discuto, impongo.
Non sempre si può spiegare, mediare e fare accettare, a volte ci vuole una decisione netta anche se in quel momento loro non capiscono o non vogliono capire, soprattutto se sono ancora piccoli.

I miei figli ora sono grandi ed è più facile discutere e far capire le mie ragioni, e quando dico che non è possibile in genere mi stanno ad ascoltare, se insistono troppo vuol dire che per loro è importante, allora rivedo la questione sotto un altro punto di vista.

La decisione del genitore solleva il figlio dall'assumersi una responsabilità verso se stesso in un momento in cui non è pronto o maturo a farlo.
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Vecchio 30-06-2010, 22.14.03   #18
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Infatti ho detto che ci sono casi in cui non discuto, impongo.
La domanda era quali i doveri dei genitori e quando soffocare... ossia: con che parametri stabilisci se imporre invece di discutere?
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Vecchio 30-06-2010, 22.21.01   #19
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Ok... quando il bambino di due anni che corre per la via e non si ferma alla fine del marciapiede tu ti metti a parlare cercando di convincerlo e di andare a fondo dei motivi profondi che lo spingono ad agire così.
Col cavolo che gli lascio la mano se non può parlare, non capisce, se non sa gestire la libertà non è in grado di averla, dove c'è pericolo.
E tu vuoi educare un bambino di due anni a fermarsi se vede un'auto o alla fine del marciapiede?
Il mio non è mai sfuggito alla mia tenuta se lo avesse fatto lo avrei subito ripreso, ma bastava fare attenzione.
Mi sa che non ho capito l'esempio
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Vecchio 30-06-2010, 22.41.05   #20
Ray
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Col cavolo che gli lascio la mano se non può parlare, non capisce, se non sa gestire la libertà non è in grado di averla, dove c'è pericolo.
E tu vuoi educare un bambino di due anni a fermarsi se vede un'auto o alla fine del marciapiede?
Il mio non è mai sfuggito alla mia tenuta se lo avesse fatto lo avrei subito ripreso, ma bastava fare attenzione.
Mi sa che non ho capito l'esempio
Beh, prima dicevi che parli e parli e parli ecc ecc, così ho fatto un esempio diverso e in effetti hai detto che col cavolo. Al di là del fatto che si, un bambino a due anni è perfettamente in grado di imparare a non scendere dal marciapiede e quindi camminare senza mano, e pure è in grado di capire che è pericoloso, è qualcosa che in effetti va fermato. Dici situazione di pericolo... forse abbiamo individuato un possibile parametro di non mediazione... anche se sarebbe da quantificare i pericoli, dato che è impossibile azzerarli (e non sarebbe neanche bene).
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Vecchio 30-06-2010, 22.42.17   #21
diamantea
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La domanda era quali i doveri dei genitori e quando soffocare... ossia: con che parametri stabilisci se imporre invece di discutere?
Lo scorso anno mio figlio lavorava in un ristorante vicino casa. Voleva sentirsi grande e gestirsi da solo. Poi ho visto che da mesi non riscuoteva lo stipendio e dietro informazione presso la mia banca ho capito che questa società si avviava velocemente verso il fallimento rischiando di non poter prendere un centesimo. Gli ho dato un tempo limitato visto che lui insisteva per sbrigarsela da solo per non fare la figura che interveniva la mamma, poi d'autorità ho preso in mano la situazione. Ho recuperato quasi tutti i soldi, l'ultimo assegno di 800,00 euro dopo quasi un anno è stato protestato ed ora sto cercando di farmelo pagare con pazienza e perseveranza comprese le spese di banca di 150,00 euro bontà loro.
Tu mi potresti dire che il ragazzo maggiorenne perdeva tutto e faceva esperienza, ma togliendo il fatto che mi aveva fatto un grosso danno alla macchina e aspettava questi stipendi per ripagarmi il danno che avevo anticipato io visto che l'auto mi serve necessariamente, quindi quei soldi erano miei, anche se così non fosse stato, un ragazzo di 20 anni va aiutato a crescere, e se in quel momento non sa prendere la giusta decisione o togliersi dai guai, il genitore deve intervenire anche sostituendosi a lui finchè è possibile naturalmente, non citiamo casi limite contro la legalità.
Io come madre di mio figlio ho fatto tutto il possibile per aiutarlo e nel frattempo gli ho mostrato come si fa.
Tu come genitore di tuo figlio non so al posto mio come avresti fatto.
La teoria conta poco, è sul pezzo che si decide, è la circostanza, l'istinto, le risorse a disposizione.
Il compito del genitore è questo, stare all'erta, capire quando è il momento di intervenire e quando è il momento di far fare le loro esperienze. Se ci riesce...
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Vecchio 30-06-2010, 23.01.45   #22
griselda
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Beh, prima dicevi che parli e parli e parli ecc ecc, così ho fatto un esempio diverso e in effetti hai detto che col cavolo. Al di là del fatto che si, un bambino a due anni è perfettamente in grado di imparare a non scendere dal marciapiede e quindi camminare senza mano, e pure è in grado di capire che è pericoloso, è qualcosa che in effetti va fermato. Dici situazione di pericolo... forse abbiamo individuato un possibile parametro di non mediazione... anche se sarebbe da quantificare i pericoli, dato che è impossibile azzerarli (e non sarebbe neanche bene).
Beh si certo non avevamo definito un età per cui io ho parlato pensando al mio che ha un pochino più di due anni.
Per quanto riguarda i due anni anche se capisce come dici tu io il rischio preferisco non correrlo e lo tengo stretto anche se gli spiego il perchè lo proteggo da un possibile danno.
Ribadisco che penso che la libertà va lasciata quando sono in grado di gestirla e due anni mi paiono proprio pochini.
Non possiamo eliminare i pericoli ma abbassare la soglia di rischio e questo lo si fa con la prevenzione.
Tutto è pericoloso poi ogni età ha rischi maggiori e/o minori a seconda della prevenzione fatta e di ciò che è passato all'altro.
Dove non riesco a ridurre il rischio devo proteggere per evitare il danno.
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Vecchio 30-06-2010, 23.08.20   #23
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Vecchio 30-06-2010, 23.17.18   #24
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Vecchio 30-06-2010, 23.40.04   #25
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La domanda era quali i doveri dei genitori e quando soffocare... ossia: con che parametri stabilisci se imporre invece di discutere?
Io direi che fin quando un bambino non è in grado di valutare cosa sia bene per lui, il genitore dovrebbe essere in grado di sostituirsi, in modo che il bimbo non sia un pericolo per sè stesso e/o per gli altri. Fino ad una certa età è inevitabile imporre sè stessi, pero' penso che nelle piccole cose, sia possibile già dall'anno in poi dare un po' di spazio di scelta al proprio figlio.

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......Dici situazione di pericolo... forse abbiamo individuato un possibile parametro di non mediazione... anche se sarebbe da quantificare i pericoli, dato che è impossibile azzerarli (e non sarebbe neanche bene).
Ecco qui il problema diventa già saper discernere quali siano realmente le situazioni di pericolo e quali sono invece le situazioni di pericolo minore, quelle per cui i bambini è più che giusto facciano le loro esperienze . Ad esempio le cadute.. sarebbe impossibile evitarle tutte pero' se per la nostra ansia vietiamo ai bimbi di fare certe cose perchè potrebbero cadere.... diventa un egoismo dell'adulto, non protezione verso il figlio.

Un altro parametro potrebbe essere il rispetto delle regole vigenti in famiglia...
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