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Vecchio 17-02-2008, 11.43.41   #1
Astral
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A dire il vero io mi porrei le domande in altri termini, la prima e la più importante di tutte prima ancora di partire con rimuginazioni varie: mi ha chiesto aiuto? -perchè le persone spessimo raccontano di loro ma non ti chiedono un bel niente oltre a ciucciare-. ..
e poi solo dopo: sono in grado davvero di darglielo (l'aiuto) disinteressatamente?
Sono in preda ad un delirio di onnipotenza oppure non ci sono fini personali nel mio desiderio di aiutare?
Sono pienamente e consciamente consapevole di non soddisfare un mio bisogno personale nel risolvere il problema altrui?




Riprendo questa brano di Sole ( preso dal Topic sul Confronto), cosi evitiamo di andare off di là, e possiamo approfondire questo tema molto interessante.

A voi la parola

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Vecchio 17-02-2008, 12.54.46   #2
Sole
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Da sbirciare per questo argomento questa dirscussione che è molto rivelatrice sulla questione.

Mi verrebbe da sintetizzare con il proverbio che dice "chi va con lo zoppo impara a zoppicare" che possiamo interpretare da un altro punto di vista e cioè io che son zoppo pretendo di insegnare a qualcuno a camminare bene ma poi succede che l'altro che non sa camminare e non sa come si fa si fida tanto di me che non sa e non vede che sono zoppo così accade che pure lui diventa zoppo e siamo in due a non sapere come si cammina, e nessuno dei due conosce se stesso.
E' una responsabilità enorme pensare di aiutare gli altri.
Molto spesso accade che è una nostra necessità per sentirci utili, necessari, a volte indispensabili, ma in realtà se non ci viene chiesto aiuto non Dobbiamo intervenire nella vita altrui altrimenti sarebbe come volerla possedere e gestire e controllare.
L'Amore di una Madre è quello che insegna a vivere, lascia andare il figlio pur sapendo che sbaglia, che potrebbe fare meglio, in fondo Dio cosa fà? Ci lascia vivere....
Anche un consiglio non richiesto non è utile, anzi, come diceva Red altrove che è una sacrosanta verità, a volte fa si che l'altro si chiuda e cominci addirittura a mentirci per non essere invaso ulteriormente. Si perchè pretendere di sapere e potere aiutare gli altri senza che ci vengo richiesto in maniera esplicita od implicita non è altro che un invasione, una conquista del territorio che non ci appartiene. E' un bisogno tutto nostro. Una conferma che cerchiamo nell'altro che non sappiamo o non abbiamo la forza di ricercare in noi stessi.

Quando una madre giusta e saggia dice al figlio che sta punendo duramente che fa più male a lei che a lui dice il vero.. perchè amare e dare disinteressatamente, cioè puliti da ogni bisogno personale, vuol dire spesso soffrire e avere un attrito dentro micidiale che vorremmo mettere a tacere con buonismi e abbracci e baci.
In realtà credo che il bisogno di aiutare gli altri ad ogni costo derivi dal fatto di non voler sentirsi male nel senso di colpa, dal bisogno di sentirsi buoni e poi sentirsi a credito verso gli altri. Insomma non è disinteressato non voler soffrire, fare la cosa giusta fà male all'importanza personale.

E poi bisogna riflettere su una questione che è della massima rilevanza in questo caso e cioè se conosciamo davvero così tanto l'animo umano e noi stessi da poterci permettere di pensare di poter salvare qualcuno.

Chiaro che non dobbiamo essere rigidi su questa cosa, anzi, dobbiamo esser capaci di riconoscere chi ci chiede ma sempre con l'umiltà del confronto e non dell'onnipotenza altrimenti non aiutiamo nessuno, neppure noi stessi.
C'è chi ci dice "dammi un consiglio" e chi ci dice "aiutami" allora certo che non ci dobbiamo tirare indietro ma sempre mantenendo la responsabilità di ciò che facciamo e diciamo, osservando se ci scappa dietro qualcosa ... e se ci scappa, pazienza se poi la osserviamo e la facciamo nostra è stata una collaborazione insieme all'altro alla ricerca dell'animo umano.

Ciò che ho scritto, mi scuso se è molto lungo, lo ripeto a me stessa.
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Vecchio 17-02-2008, 14.03.19   #3
RedWitch
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Sono d'accordo con tutto quel che ha scritto Sole, e credo che 9 volte su 10, finchè non conosciamo perfettamente noi stessi, sotto all'aiuto che crediamo di dare, ci sia un bisogno nostro (di esserci, di aiutare, di sentirci indispensabili etc), anche quando l'intenzione è buona, anzi, se crediamo di aiutare, l'intenzione è quasi sempre buona, non pensiamo ad un eventuale ritorno, ma inconsciamente lo cerchiamo e ci nutriamo con esso.

La forma più bella dell'aiuto che possiamo dare a noi stessi e agli altri pero' è l'osservazione di noi stessi e la condivisione con altri di quello che puo' essere la nostra esperienza e non intendo che si debbano andare a raccontare i fatti propri a destra e a manca, ma che una vera condivisione aiuta, almeno da quello che ho visto finora su di me.

Tanto per fare un esempio che mi viene in mente, scrivere una propria dipendenza e affrontarla con altri aiuta su tanti fronti: si condivide, ci si impegna con altri che hanno lo stesso problema (e questo fa sentire meno soli), ci si incoraggia, ecco l'aiuto reciproco.

Se ci viene chiesto un consiglio , sarebbe bello cercare di mettersi nei panni dell'altro e dirgli cosa faremmo al suo posto, senza cercare di convincerlo a fare come noi vediamo meglio.. se il consiglio non ci viene proprio richiesto , sarebbe bene tacere.


Chiediamoci sempre se prima di osservare/aiutare l'altro siamo capaci di farlo con noi stessi.. prima di aiutare un altro a smettere di zoppicare, dovremmo smettere di zoppicare noi stessi, ma fino ad allora, possiamo sostenerci a vicenda e migliorare.. ecco che lo scambio diventa aiuto..
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Vecchio 17-02-2008, 16.08.29   #4
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Sono d'accordo con tutto quel che ha scritto Sole, e credo che 9 volte su 10, finchè non conosciamo perfettamente noi stessi, sotto all'aiuto che crediamo di dare, ci sia un bisogno nostro (di esserci, di aiutare, di sentirci indispensabili etc), anche quando l'intenzione è buona, anzi, se crediamo di aiutare, l'intenzione è quasi sempre buona, non pensiamo ad un eventuale ritorno, ma inconsciamente lo cerchiamo e ci nutriamo con esso.

La forma più bella dell'aiuto che possiamo dare a noi stessi e agli altri pero' è l'osservazione di noi stessi e la condivisione con altri di quello che puo' essere la nostra esperienza e non intendo che si debbano andare a raccontare i fatti propri a destra e a manca, ma che una vera condivisione aiuta, almeno da quello che ho visto finora su di me.

Tanto per fare un esempio che mi viene in mente, scrivere una propria dipendenza e affrontarla con altri aiuta su tanti fronti: si condivide, ci si impegna con altri che hanno lo stesso problema (e questo fa sentire meno soli), ci si incoraggia, ecco l'aiuto reciproco.

Se ci viene chiesto un consiglio , sarebbe bello cercare di mettersi nei panni dell'altro e dirgli cosa faremmo al suo posto, senza cercare di convincerlo a fare come noi vediamo meglio.. se il consiglio non ci viene proprio richiesto , sarebbe bene tacere.


Chiediamoci sempre se prima di osservare/aiutare l'altro siamo capaci di farlo con noi stessi.. prima di aiutare un altro a smettere di zoppicare, dovremmo smettere di zoppicare noi stessi, ma fino ad allora, possiamo sostenerci a vicenda e migliorare.. ecco che lo scambio diventa aiuto..
Red, in effetti concordo su tutto.
Però pensavo a quel nerettato, quella " vera condivisione ", che forse è difficile da trovare/avere.
Se vado dal partner/amico/etc e chiedo un consiglio, anche implicitamente, poi dovrei sapere che quello che mi vien dato - ecludendo per un attimo chi lo sta dando e perchè - può essere preso come anche no, come anche potrebbe far male o anche no e che di solito, anzi spesso, la risposta che vien data è un tantino differente rispetto a quello che si vorrebbe sentirsi dire.
Forse allora, pensandoci, bisogna stare attenti anche al " come " si da, ed in questo, come in tanto altro, ho difficoltà, per portare un attimo l'attenzione su quel faccio o credo di fare a volte, ad inserirmi in un " parametro" di riferimento.
Ad esempio mi accorgo che non è una reale richiesta di aiuto, anzi pure lo è ma questa maschera altro e che in fondo se dal mio lato, inconsciamente, può essere richiesto un ritorno, dall'altro, nello stesso modo, non è richiesto un aiuto quanto, invece celata, la voglia di sfogo, come si dice, succhiando.
Non voglio portare il discorso su altro ma solo prendere anche in esame chi e come riceve aiuto ( sempre se di aiuto si può parlare ), se lo riceve, ma soprattutto se " vuole " veramente riceverlo anche per quella minima parte che in fondo pure c'è.
Questo mi pare che possa essere riferito a quella " condizione di condivisione " di cui parli che tra l'altro, dici, " aiuta" come per dire che potrebbe anche non essere necessaria. Dici che come l'ho messa ci sta?
__________________
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 17-02-2008, 16.14.44   #5
Astral
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Sono daccordo anche io, credo che questa è un importante lezione e chiave spirituale sopratutto per le persone che in genere tendono ad aiutare sempre e troppo gli altri, preoccupandovi se non vi riescono.

Per le persone invece che non si curano di nessuno, che appunto lasciano andare le cose, lasciano fare, vorrei aggiungere che non sempre il consiglio deve esserci richiesto, o dobbiamo aspettare la chiamata come se fossimo i vigili del fuoco.

Bisogna saper avere saggezza e discernimento in alcune situazioni: una persona orgogliosa potrebbe aver bisogno di aiuto ma non te lo verrà mai a chiedere.
Oppure in alcuni casi di fronte ad una persona fortemente depressa occorre intervenire eccome.

In tutti gli altri casi e nella maggior parte delle volte sono daccordo che non bisogna aiutare per compensare un senso di colpa e sopratutto pensiamo alla Scuola Guida. Se vi ricordate a scuola guida si studia che quando ci sono feriti nell'incidente, molto spesso bisogna chiamare il medico, perchè altrimenti si rischiano di fare gravi danni.

Molto spesso è così, si fanno gravi danni.

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Vecchio 17-02-2008, 16.23.38   #6
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Non voglio portare il discorso su altro ma solo prendere anche in esame chi e come riceve aiuto ( sempre se di aiuto si può parlare ), se lo riceve, ma soprattutto se " vuole " veramente riceverlo anche per quella minima parte che in fondo pure c'è.

Se mi metto con il mio sentire a quando ho chiesto aiuto, in qualche modo mi ero già aiutata. Il solo fatto di chiederlo è già un passo verso la soluzione e questo rende l'altro solo uno specchio. Non sono mai gli altri ad aiutarci in tota, collaborano sotto la nostra scelta. Spesso accade che ascoltiamo solo lo sfogo di un momento o il vittimismo aggressivo esasperato di qualcuno. La cosa deve finire lì, se ci prendiamo in groppa la sua causa ci lasciamo succhiare a vantaggio di chi gode del nostro tempo.
Nel pratico se non capisco la matematica chiederò aiuto al primo della classe che me la spieghi ma la mia richiesta mi ha già aperto alla comprensione. Se invece vogliono inculcarmela e io non sono interessata non entrerà manco con le cannonate. Questo è un altro aspetto della questione, meglio non sprecare energia quindi.
Per cui se c'è un bisognoso saprà come farsi capire. Se orgoglioso o trattiene, non è arrivato al punto di poter chiedere e quindi sciogliersi nella soluzione e ricoagularsi poi...
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Vecchio 17-02-2008, 17.39.11   #7
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L'altra settimana ho aiutato un mio amico a pulire il giardino. A dire il vero abbiamo anche spostato un armadio... gli serviva di un mezzo metro e basta ma da solo non poteva. In due invece, uno di qua e uno di la, è stato un gioco da ragazzi.

Non me lo aveva davvero chiesto di aiutarlo, mi ero offerto io. Dopo che mi eva raccontato, mentre si parlava di tutto un po' dopo pranzo, che avrebbe voluto pulire il giardino la settimana seguente ma che non sapeva se faceva in tempo da solo (aveva solo un giorno). Allora mi sono offerto e abbiamo fatto in tempo. Ci è avanzato anche per l'armadio.
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Vecchio 17-02-2008, 19.04.18   #8
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[quote=Sole;49695]Se mi metto con il mio sentire a quando ho chiesto aiuto, in qualche modo mi ero già aiutata. Il solo fatto di chiederlo è già un passo verso la soluzione e questo rende l'altro solo uno specchio. Non sono mai gli altri ad aiutarci in tota, collaborano sotto la nostra scelta. Spesso accade che ascoltiamo solo lo sfogo di un momento o il vittimismo aggressivo esasperato di qualcuno. La cosa deve finire lì, se ci prendiamo in groppa la sua causa ci lasciamo succhiare a vantaggio di chi gode del nostro tempo.
aspetto della questione, meglio non sprecare energia quindi.
quote]

In questo caso di tratta di "vampiri energetici" e spesso sono a caccia dei classici "buon samaritani o crocerossini" che si fanno carico dei problemi altrui.

Mi è capitato molto spesso che mi facevo troppi problemi degli altri, alla fine diventavano i miei, e trascuravo le mie esigenze. Venivo, appunto come dice Sole, succhiato, e mi sentivo sempre e spesso svuotato.

Non è come lo scambio di un amicizia vera, dove anche se un amico ti racconta 200 problemi, lo fa per condividere; in questo caso si tratta di gente appunto che vive a tue spese ( ovviamente parlo a livello energetico).

Da questa prospettiva l'aiutare gli altri può comportare problemi anche per se stessi, e sono sicuro che ogni terapeuta conferma questo.

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Vecchio 17-02-2008, 19.40.45   #9
RedWitch
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Non voglio portare il discorso su altro ma solo prendere anche in esame chi e come riceve aiuto ( sempre se di aiuto si può parlare ), se lo riceve, ma soprattutto se " vuole " veramente riceverlo anche per quella minima parte che in fondo pure c'è.
Questo mi pare che possa essere riferito a quella " condizione di condivisione " di cui parli che tra l'altro, dici, " aiuta" come per dire che potrebbe anche non essere necessaria. Dici che come l'ho messa ci sta?
Sì Jez è vero che è difficile trovare/avere una condivisione vera, il problema è che in linea di massima, tutti danno/ricevono nella misura in cui sono capaci e di cui hanno bisogno.. Uno ha scritto poco tempo fa che se aspettassimo che solo i consapevoli facciano qualcosa di buono hai voglia..
Per vera condivisione, intendevo che se si hanno obiettivi simili , e si sta bene insieme una mano lava l'altra e due lavano la faccia.. nella misura in cui saremo in grado di aiutare o chiedere aiuto e riceverlo.. (comunque ho preso, sbagliando il titolo e l'argomento come un aiutare gli altri rivolto alla psicologia).

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L'altra settimana ho aiutato un mio amico a pulire il giardino. A dire il vero abbiamo anche spostato un armadio... gli serviva di un mezzo metro e basta ma da solo non poteva. In due invece, uno di qua e uno di la, è stato un gioco da ragazzi.

Non me lo aveva davvero chiesto di aiutarlo, mi ero offerto io. Dopo che mi eva raccontato, mentre si parlava di tutto un po' dopo pranzo, che avrebbe voluto pulire il giardino la settimana seguente ma che non sapeva se faceva in tempo da solo (aveva solo un giorno). Allora mi sono offerto e abbiamo fatto in tempo. Ci è avanzato anche per l'armadio.
Bello e semplice... Grazie
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Vecchio 18-02-2008, 01.36.44   #10
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L'altra settimana ho aiutato un mio amico a pulire il giardino. A dire il vero abbiamo anche spostato un armadio... gli serviva di un mezzo metro e basta ma da solo non poteva. In due invece, uno di qua e uno di la, è stato un gioco da ragazzi.

Non me lo aveva davvero chiesto di aiutarlo, mi ero offerto io. Dopo che mi eva raccontato, mentre si parlava di tutto un po' dopo pranzo, che avrebbe voluto pulire il giardino la settimana seguente ma che non sapeva se faceva in tempo da solo (aveva solo un giorno). Allora mi sono offerto e abbiamo fatto in tempo. Ci è avanzato anche per l'armadio.
Ottimo. Se l'amico per caso, poi dopo si fosse lamentato di come era stato mosso l'armadio o peggio non risultava in linea con quello che aveva pensato come posizione finale?

Faccio una domanda ossia, partendo dal presupposto che è vero il fatto che se si aspetta di essere consapevoli hai voglia. Io, da persona che ha un problema, voglio veramente essere aiutato, chiedendo aiuto chiaramente o anche no, e soprattutto son disposto ad ascoltare la risposta, qualunque essa sia, o lo faccio, come di solito si fa, girando intorno non alla richiesta ma al " semplice " sfogo senza alcun risultato?
Lo faccio per sfogarmi soltanto se parlo di un qualcosa a Tizio quando poi mi lamento con lui della risposta che mi ha dato?
Torno per un attimo, poi, al dare aiuto. Mi rendo conto che ho sviato un po.
Insomma è venuto fuori molto mi pare.
Sarebbe meglio, come dice Astral, non vestirsi da vigile del fuoco ventiquattro ore su ventiquattro per spegnere incendi a destra e manca. L'aiuto secondo me dovrebbe avere una sua strategia ma per essere strategico devo per forza conoscere me ( ed essermi aiutato ) e devo avere apportato il materiale necessario per colmare quei buchi, quelle mancanze che mi porto dietro. In caso contrario non credo di essere in grado o quanto meno lo sono ma in minima parte. Ecco, però, nel dare aiuto non credo che si faccia soltanto riferimento al cosa dare - "cosa" che deriva, è conseguenza, di come mi conosco - ma come ho detto su, anche al come dare, caso per caso anche.
Forse l'unico modo di dare una mano è " sentire" quel problema, quella situazione, quella condizione - che come caratteristica va ad unirsi alla conoscenza di me, mi pare - ed è vero che dovrei dare una parte di me nella risposta e mediante questa contribuire a fare un po di luce non avendo pretese tali da raggiungere, a forza, un obiettivo ma contribuire invece, ecco appunto, condividere un peso, spostare un armadio. Però non so è come se mi sfuggisse qualcosa o forse non ci ho capito abbastanza...o entrambi!
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Vecchio 18-02-2008, 10.27.36   #11
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Ottimo. Se l'amico per caso, poi dopo si fosse lamentato di come era stato mosso l'armadio o peggio non risultava in linea con quello che aveva pensato come posizione finale?
Beh, ma nel metterlo siamo stati ben attenti a sistemarlo proprio come voleva, compatibilmente per come si riusciva. Quindi il mio amico non aveva di che lamentarsi.

Lui aveva pensato prima a cosa voleva fare e, quando ha chiesto il mio aiuto, sapeva cosa fare e come. Solo che gli serviva qualcuno che facesse con lui.
Mentre ci preparavamo a spostare io, guardando come era messa la stanza, mi è venuto in mente che forse stava meglio un po' più in la di come lo voleva lui, così gli ho chiesto se non preferiva come avevo pensato io. Lui ci ha pensato su un po', considerando la questione, poi ha detto che no, era meglio come aveva pensato all'inizio, perchè poi dovava metterci altre cose. Ok ho detto.

Per il giardino... devo dire che lui ha un giardino e io no. Quindi, questo lavoro di pulizia nel quale l'ho aiutato, lui lo fa più spesso di me e quindi è più bravo. Io ho dovuto far valere la mia maggiori prestanza fisica, dovuta alla più giovane età, per non farmi surclassare e riuscire a svolgere un lavoro quasi pari al suo.
In realtà anche io sapeo come si faceva la pulizia del giardino, tuttavia, essendo nel suo, chiedevo sitruzioni quando non ero sicuro di come volesse fosse fatto...dopo un po' ho capito come la pensava e non ho avuto più bisogno di chiedere, capivo da me. Insieme abbiamo fatto presto e bene.
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