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Vecchio 27-07-2009, 14.06.35   #1
Uno
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Predefinito Il confine tra il voler essere accettati ed imporre

Solo il titolo avrebbe dovuto essere molto più lungo, ma in qualche modo dovevo sintetizzarlo.

Fa parte dell'umano che non ha raggiunto una sua integrità, una sua unità di base, una sua consapevolezza su chi è e cosa vuole.
Se vi guardate intorno potrete riconoscere genitori (nei nonni a volte si vede meglio avendo più dati in mano, più vita) che si ostinano a voler essere considerati sempre dal figlio o dalla figlia che meno li badano, mentre quasi disprezzano i figli che hanno il massimo rispetto per loro.
La stessa cosa capita nella società: nelle amicizie, negli uffici, nelle comunità, a scuola... etc...

C'è la pretesa assurda di voler essere accettati quando per primi non si accetta l'altro, quando lo si vorrebbe cambiare, quindi cercando di imporre con vari mezzi la propria visione delle cose.
Se uno l'accetta questa visione non c'è gusto, allo stesso modo in cui il "selvaggio" cercava il nemico di valore per aumentare il proprio prestigio.
Si pensa erroneamente che se si riesce a convincere chi ci pare intelligente (bravo, interessante, autorevole o metteteci quel che vi pare) si riesca automaticamente a passare al sopra di questi con un colpo solo.
Non si pensano due cose, primo che inconsciamente si considera questo qualcuno come importante, come terreno prezioso da conquistare, secondo che se questo è tale ( e non lo è solo nella nostra percezione) non lo è diventato con un semplice colpo di mano.
E la gente si rode, si rode e non vive pensando queste cose, rimuginando etc...

Il discorso è lungo ma come introduzione mi pare sufficiente, si potrebbe parlare dei trucchi con cui si cerca di ottenere questo scopo, per esempio il vittimismo, ma anche l'uso dell'autoreferenziazione, etc... risorse che potrebbero essere usate molto meglio, peccato.


Thread dedicato, tra gli altri, a mia nonna che non c'è più da parecchi anni.
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Vecchio 27-07-2009, 16.02.38   #2
stefano
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il confine è molto labile a mio parere.
e sempre a mio parere ha dei retaggi legati all'abitudine inconsapevole di pensare di detenere la verità assoluta su un argomento e all'essere abituati a "mangiare" l'altro togliendogli quasi completamente spazio.
nel momento in cui il giochetto inconsapevole non riesce crea una sorta di shock che mostra la zoppicatura.
è una dinamica questa che osservo in special modo in chi normalmente in un ambiente si erge al ruolo del "padrone" che controlla il territorio (e non solo)
E credo che da questo punto di vista in questa dinamica vi possano rientrare moltissime persone, specie nelle famiglie impostate "old style" basata non sul rispetto reciproco ma sul controllo di un elemento su quasi tutti gli altri (tranne appunto coloro che non lasciandosi controllare sanno come difendersi da questo modus)
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Vecchio 27-07-2009, 16.29.26   #3
Uno
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il confine è molto labile a mio parere.
e sempre a mio parere ha dei retaggi legati all'abitudine inconsapevole di pensare di detenere la verità assoluta su un argomento e all'essere abituati a "mangiare" l'altro togliendogli quasi completamente spazio.
nel momento in cui il giochetto inconsapevole non riesce crea una sorta di shock che mostra la zoppicatura.
è una dinamica questa che osservo in special modo in chi normalmente in un ambiente si erge al ruolo del "padrone" che controlla il territorio (e non solo)
E credo che da questo punto di vista in questa dinamica vi possano rientrare moltissime persone, specie nelle famiglie impostate "old style" basata non sul rispetto reciproco ma sul controllo di un elemento su quasi tutti gli altri (tranne appunto coloro che non lasciandosi controllare sanno come difendersi da questo modus)
Ma se uno è già padrone del territorio (o crede di esserlo) perchè metterebbe in piedi queto giochetto?
Al contrario chi non lo controlla ha quest'ambizione.

Ci starebbe se uno pur essendo in una posizione in cui dovrebbe poter controllare il territorio per qualche motivo non riesce ed invece lo vorrebbe poter fare.
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Vecchio 27-07-2009, 18.06.24   #4
stefano
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Ma se uno è già padrone del territorio (o crede di esserlo) perchè metterebbe in piedi queto giochetto?
Al contrario chi non lo controlla ha quest'ambizione.

Ci starebbe se uno pur essendo in una posizione in cui dovrebbe poter controllare il territorio per qualche motivo non riesce ed invece lo vorrebbe poter fare.

ma è infatti quello che dici che emerge da questo "modus operandi" del soggetto in questione.
Lui "attacca" chi sente farlo vacillare...(sotto la falsa nomia del "sei troppo diverso da me per essere da me considerato". è come se si sentisse in un attimo spodestato dall'idea fittizia di poter controllare le cose)
il "libero" è come se disfacesse in un attimo tutto il suo "supposto" controllare e lo renda tremendamente "fragile" all'occhio altrui.
Questo fa scattare in lui questa reazione inconsapevole di aggressione al contrario a mio parere.
ma questa dinamica in "piccolo" è assai sottile e riguarda quasi tutti noi.
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Vecchio 27-07-2009, 18.08.55   #5
stefano
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Ma se uno è già padrone del territorio (o crede di esserlo) perchè metterebbe in piedi queto giochetto?
Al contrario chi non lo controlla ha quest'ambizione.

Ci starebbe se uno pur essendo in una posizione in cui dovrebbe poter controllare il territorio per qualche motivo non riesce ed invece lo vorrebbe poter fare.
aggiungo che il tentativo (inconsapevole) è di metterlo alla gogna pubblicamente facendosi forza in "comunella" (di solito attraverso chi davvero è controllato dalla persona in questione) per non fare in modo che risulti "visibile" questo suo modus.
che così facendo spesso rimane nascosto ai più e si conclude con l'allontanamento del "terzo incomodo"
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Vecchio 27-07-2009, 18.27.39   #6
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Proprio non riesco a capire di cosa stai parlando Stefano, probabilmente un discorso diverso dal mio.
Io parlo di qualcuno che se ne sta tranquillo per i fatti suoi (per esempio un figlio che non ama/tollera certi modi di fare di un genitore) e di qualcuno che vuole a tutti i costi esser accettato, rispettato, considerato e in definitiva essere messo su un piano principale (esempio il genitore che ha questa "soddisfazione" da un figlio ma invece si accanisce con l'altro che non lo calcola).

Tu di che stai parlando?
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Vecchio 27-07-2009, 18.39.48   #7
stefano
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Proprio non riesco a capire di cosa stai parlando Stefano, probabilmente un discorso diverso dal mio.
Io parlo di qualcuno che se ne sta tranquillo per i fatti suoi (per esempio un figlio che non ama/tollera certi modi di fare di un genitore) e di qualcuno che vuole a tutti i costi esser accettato, rispettato, considerato e in definitiva essere messo su un piano principale (esempio il genitore che ha questa "soddisfazione" da un figlio ma invece si accanisce con l'altro che non lo calcola).

Tu di che stai parlando?
più o meno della stessa cosa.
nell'esempio precedente di un modus reattivo differente da quello da te indicato ma che comunque parte dal fatto di sentirsi "supposto padrone" di una determinata cosa (territorio o persone) e che di fatto la vedo come un tentativo forte di "imporre le proprie idee".
il "figlio che non lo calcola" addirittura viene visto come qualcosa da eliminare, da distruggere.
è addirittura peggio della dinamica da te proposta all'inizio.
Nel caso da te proposto c'è come un senso di colpa di fondo, mi verrebbe da dire una forma di eccesso "remissivo" nel secondo no, è una forma di eccesso diciamo "aggressivo",
almeno a mio parere

Il pensiero inconscio originario potrebbe essere questo (nel mio caso)
Ossia "sono nel piano principale" solo se elimino dal mio "territorio" quell'individuo che è in disaccordo.
in quello da te proposto è (per me) più o meno:
"sono nel piano principale solo se anche quel figlio che non mi calcola arriva a pensarla come me"
ma a mio parere in questa dinamica ricadiamo in tanti (sebbene con modalità non necessariamente così estreme)
è un conflitto di territorio (a mio avviso) fondamentalmente

Ultima modifica di stefano : 27-07-2009 alle ore 18.44.43.
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Vecchio 27-07-2009, 20.01.45   #8
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Ho dovuto mettere molta attenzione per capire quello che intendevi, si possiamo anche metterla sul piano della territorialità, però nell'esempio che facevo il genitore non è in pensiero per il suo territorio (il figlio che se ne frega di lui si fa gli affari suoi, magari se ne va di casa) ma vuole padroneggiare il territorio altrui (cioè il figlio stesso e la sua interiorità) rendendo di fatto questo un'estensione del territorio in cui è già padrone, nel bene o nel male, giusto o non giusto, per esempio la famiglia.
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Vecchio 27-07-2009, 21.51.04   #9
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[...] si potrebbe parlare dei trucchi con cui si cerca di ottenere questo scopo [...]
Descrivo una serie di trucchi che ho visto fare ed ho fatto nella relazione tra me e mio fratello gemello. Anzi tra mia madre e noi due fratelli gemelli.

Troppo facile per mia madre fare il confronto tra due persone (io e mio fratello) in apparenza identiche. Il trucco è quello della competizione tipo "vedi come lui è più bravo, più intelligente, più sportivo, ecc" Questo trucco è per tenere controllata la mia tendenza a prendere controllo nell'ambito familiare. Io ero pronto a prendere parti del controllo familiare. Mia madre ha sempre criticato (e temuto) la mia sincerità e la mia forza di ribellione a condizionamenti da parte sua. Sono molto simile a mia madre, frammentato ed alla ricerca del controllo per timore di essere sopraffatto.

Altro trucco è la mortificazione ovvero la critica feroce da parte di mia madre ad ogni nostra nuova iniziativa presa. Questo trucco ha sempre funzionato come me e con mio fratello.

Il vittimismo non è mai stato un trucco che ha funzionato anche perchè mia madre dopo un pò sbottava ed usciva l'aggressività di base che ha sempre avuto.

La vaghezza dei discorsi, un trucco che gli ha permesso di muoversi come meglio credeva. Come recita il detto "nel torbido si pesca meglio" anche mia madre quando spiegava dei concetti rimaneva sempre nel vago.

Mi fermo per ora, rischio di scrivere un poema...


AGGIUNGO: il confine tra il voler essere accettati ed imporre si sposta continuamente da una parte all'altra. Noto che quando mi sento più forte delle mie convinzioni ho meno bisogno di imporre le mie ragioni, mentre quando sono fragile interiormente ed avrei bisogno di conferme, cerco di conquistarle con trucchi e sotterfugi. La cosa triste è che ricapitolando mi accorgo di questa dinamica.

Ultima modifica di Grey Owl : 27-07-2009 alle ore 21.58.22. Motivo: Mi ero dimenticato di indicare il confine...
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Vecchio 28-07-2009, 01.16.24   #10
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Il discorso è lungo ma come introduzione mi pare sufficiente, si potrebbe parlare dei trucchi con cui si cerca di ottenere questo scopo, per esempio il vittimismo, ma anche l'uso dell'autoreferenziazione, etc... risorse che potrebbero essere usate molto meglio, peccato.

Thread dedicato, tra gli altri, a mia nonna che non c'è più da parecchi anni.
In famiglia mi è relativamente facile trovare riscontri di quanto hai detto nel thread, un cavallo di battaglia di mia madre è ancora oggi "sei cambiata, non sei più come eri prima" (e meno male mi vien da dire ), mi riesce difficile capire come ad un genitore possa andare bene un figlio remissivo e che non sta bene piuttosto che un figlio sereno, sicuramente un figlio remissivo è più facilmente plasmabile ed è più facile da tenere sotto controllo, ed avere quindi l'illusione di possederlo.... un'altra cosa che ho inquadrato di recente (e non ancora bene digerito) è in mio padre.. ho visto che ha una tendenza a trattarmi in modo da farmi sentire inadeguata in un certo tipo di situazioni, tutte simili, la tendenza a schiacciarmi, a volermi imporre i suoi modi, come se i suoi fossero sempre quelli giusti e ed i miei sbagliati. Qui pero' non vedo nemmeno una volontà a cambiare il figlio ma proprio averne ragione per partito preso, su qualcosa che inconsciamente è da lui visto come un mio punto debole.. anche qui una specie di supremazia, non so non riesco ancora a capire bene, ma sotto c'è una dinamica che temo lavori da anni e che non avevo mai visto fino a poco tempo fa, ben accette altre visioni se volete darmi una mano ..

Mi interesserebbe capire il discorso dell'autoreferenziazione Uno, intendi le persone che parlano sempre di sè stesse e sono importantissime (e hanno sempre ragione)? Anche questo è un tentativo distorto di essere accettati dall'altro? Mi faccio ancora risucchiare da questo tipo di atteggiamento, l'unico modo che ho per evitarlo è tagliare il contatto almeno temporaneamente..
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Vecchio 28-07-2009, 09.48.46   #11
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In famiglia mi è relativamente facile trovare riscontri di quanto hai detto nel thread, un cavallo di battaglia di mia madre è ancora oggi "sei cambiata, non sei più come eri prima" (e meno male mi vien da dire ), mi riesce difficile capire come ad un genitore possa andare bene un figlio remissivo e che non sta bene piuttosto che un figlio sereno, sicuramente un figlio remissivo è più facilmente plasmabile ed è più facile da tenere sotto controllo, ed avere quindi l'illusione di possederlo.... un'altra cosa che ho inquadrato di recente (e non ancora bene digerito) è in mio padre.. ho visto che ha una tendenza a trattarmi in modo da farmi sentire inadeguata in un certo tipo di situazioni, tutte simili, la tendenza a schiacciarmi, a volermi imporre i suoi modi, come se i suoi fossero sempre quelli giusti e ed i miei sbagliati. Qui pero' non vedo nemmeno una volontà a cambiare il figlio ma proprio averne ragione per partito preso, su qualcosa che inconsciamente è da lui visto come un mio punto debole.. anche qui una specie di supremazia, non so non riesco ancora a capire bene, ma sotto c'è una dinamica che temo lavori da anni e che non avevo mai visto fino a poco tempo fa, ben accette altre visioni se volete darmi una mano ..

Mi interesserebbe capire il discorso dell'autoreferenziazione Uno, intendi le persone che parlano sempre di sè stesse e sono importantissime (e hanno sempre ragione)? Anche questo è un tentativo distorto di essere accettati dall'altro? Mi faccio ancora risucchiare da questo tipo di atteggiamento, l'unico modo che ho per evitarlo è tagliare il contatto almeno temporaneamente..

il pezzo sottolineato ha molto a che fare con quello che ho cercato di spiegare nei post precedenti.
è proprio quella dinamica.
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Vecchio 28-07-2009, 09.54.08   #12
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Ho dovuto mettere molta attenzione per capire quello che intendevi, si possiamo anche metterla sul piano della territorialità, però nell'esempio che facevo il genitore non è in pensiero per il suo territorio (il figlio che se ne frega di lui si fa gli affari suoi, magari se ne va di casa) ma vuole padroneggiare il territorio altrui (cioè il figlio stesso e la sua interiorità) rendendo di fatto questo un'estensione del territorio in cui è già padrone, nel bene o nel male, giusto o non giusto, per esempio la famiglia.
beh ma dipende cosa è "territorio" per quella persona...
spesso... tali persone non si accontentano di avere un piccolo spazio da controllare, desiderano avere la totalità dei territori soggiogati, e cercano inconsciamente di "eliminare" chi non la pensa come loro (quindi di solito mirano il figlio maschio che ha un modus operandi e pensandi diverso dal loro)
è un fatto di "dittatura".
molto spesso retaggio di persone abituate a controllare (perchè gli è stato permesso di farlo), maschi, e normalmente (per quanto ho osservato io) persone cui è mancato il padre in età giovanile.
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Vecchio 28-07-2009, 09.57.17   #13
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Altro trucco è la mortificazione ovvero la critica feroce da parte di mia madre ad ogni nostra nuova iniziativa presa. Questo trucco ha sempre funzionato come me e con mio fratello.

Il vittimismo non è mai stato un trucco che ha funzionato anche perchè mia madre dopo un pò sbottava ed usciva l'aggressività di base che ha sempre avuto.

La vaghezza dei discorsi, un trucco che gli ha permesso di muoversi come meglio credeva. Come recita il detto "nel torbido si pesca meglio" anche mia madre quando spiegava dei concetti rimaneva sempre nel vago.

Mi fermo per ora, rischio di scrivere un poema...


AGGIUNGO: il confine tra il voler essere accettati ed imporre si sposta continuamente da una parte all'altra. Noto che quando mi sento più forte delle mie convinzioni ho meno bisogno di imporre le mie ragioni, mentre quando sono fragile interiormente ed avrei bisogno di conferme, cerco di conquistarle con trucchi e sotterfugi. La cosa triste è che ricapitolando mi accorgo di questa dinamica.

secondo me adotta quel trucco (che ho evidenziato) perchè si sente "inferiore" a te.
Perchè quel tuo modo di essere la mette di fronte ai suoi limiti e a se stessa e quindi per poterlo evitare gioca in attacco avvalendosi della sua "carica" e del suo ruolo per tenerti "schiacciato".
Davvero brutto ma avviene.
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Vecchio 28-07-2009, 10.29.49   #14
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beh ma dipende cosa è "territorio" per quella persona...
spesso... tali persone non si accontentano di avere un piccolo spazio da controllare, desiderano avere la totalità dei territori soggiogati, e cercano inconsciamente di "eliminare" chi non la pensa come loro (quindi di solito mirano il figlio maschio che ha un modus operandi e pensandi diverso dal loro)


Anche le figlie femmine, dipende dal carattere dei figli
Quote:

è un fatto di "dittatura".
molto spesso retaggio di persone abituate a controllare (perchè gli è stato permesso di farlo), maschi, e normalmente (per quanto ho osservato io) persone cui è mancato il padre in età giovanile.
No la mancanza del padre non c'entra nulla, anzi forse un padre (o una madre) troppo pesante condizionano più in tal senso, ma non sono una regola infallibile.
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Vecchio 28-07-2009, 10.40.44   #15
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No la mancanza del padre non c'entra nulla, anzi forse un padre (o una madre) troppo pesante condizionano più in tal senso, ma non sono una regola infallibile.
in effetti nei casi da me osservati avevo incentrato l'attenzione sul padre mancante e non sul fatto che la madre presente fosse "pesante" e quindi condizionante.
Può essere come dici.
diciamo che allora nei casi da me osservati la mancanza di un padre diciamo più "blando" ha favorito l'opera della madre.
Insomma di male in peggio.
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Vecchio 28-07-2009, 16.39.24   #16
Sole
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Io lo dedico alla mia mamma (per essere accettata) e al mio papà (di imporre anche l'aria che respira)

A parte gli scherzi, nessuno di noi è esente da genitori con le loro, a meno che non abbia vissuto in una famiglia di iniziati pazzeschi.
Il confine del titolo si con-fonde tantissimo, chi vuole essere accettato impone la sua presenza e le sue opinioni. Chi impone le sue opinioni ed idee è perchè vuole essere osannato e quindi accettato. Se non riesce o fa la vittima o aggredisce. O aggredisce facendo la vittima. O fa la vittima aggredendo. Una frase tipica per tutte e tre le circostanze è: tu brutto ingrato, io che ti ho dato tutto, che ho fatto per te.. .ecc cambia il tono ma la sostanza resta.
Il suo controllo è nel far sentire in colpa gli altri di essere come sono o di non capirlo o delle sue disgrazie.

L'esempio della mamma di Red che vuole farla sentire in colpa perchè la figlia che lei ha cresciuto non c'è più, c'è un'altra e per farla essere felice deve tornare. L'altra è un mostro terribile che ha ucciso sua figlia.

Il controllo che applicava la mia di madre era quello di mettere i figli contro il padre, quello del padre era quello di mettere i figli contro la madre. Ognuno con le sue armi. Una muovendo sulle emozioni, l'altro sull'intelletto. Ma in sostanza volevano governare e possedere il territorio interiore dei figli.

Non ci vedo differenza di sostanza, voler essere accettati ed imporre è solo un modo diverso di proporsi.

L'utoreferenziazione la vedo come un titolarsi, un nominare autori, libri cultura e modi di parlare non usuali per intimorire l'altro che a sua volta è portato a pensare che chi ha davanti ne sa parecchio... e gli soccombe. Tranne poi trovarsi uno davanti che poco gli frega di chi ha già scritto e detto ma è interesssato solo al suo di pensiero e lì son dolori... perchè generalmente di pensieri propri o elaborati da loro non ne hanno. A volte davanti a questi è meglio tacere, tanto non ne esci.
Isomma PNL allo stato brado.

p.s.
Stefano, ti hanno già chiesto ed insisti pure io: puoi virgolettare opportunamente le parole altrimenti non si capisce, ed aggiungo potresti usare la punteggiatura e cercare di esprimere più chiaramente se riesci? Ne godrebbe la conversazione e la comprensione.

Grazie
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?

Ultima modifica di Sole : 28-07-2009 alle ore 16.42.13. Motivo: aggiunto il ps
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Vecchio 28-07-2009, 18.38.23   #17
stefano
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Io lo dedico alla mia mamma (per essere accettata) e al mio papà (di imporre anche l'aria che respira)

A parte gli scherzi, nessuno di noi è esente da genitori con le loro, a meno che non abbia vissuto in una famiglia di iniziati pazzeschi.
Il confine del titolo si con-fonde tantissimo, chi vuole essere accettato impone la sua presenza e le sue opinioni. Chi impone le sue opinioni ed idee è perchè vuole essere osannato e quindi accettato. Se non riesce o fa la vittima o aggredisce. O aggredisce facendo la vittima. O fa la vittima aggredendo. Una frase tipica per tutte e tre le circostanze è: tu brutto ingrato, io che ti ho dato tutto, che ho fatto per te.. .ecc cambia il tono ma la sostanza resta.
Il suo controllo è nel far sentire in colpa gli altri di essere come sono o di non capirlo o delle sue disgrazie.

L'esempio della mamma di Red che vuole farla sentire in colpa perchè la figlia che lei ha cresciuto non c'è più, c'è un'altra e per farla essere felice deve tornare. L'altra è un mostro terribile che ha ucciso sua figlia.

Il controllo che applicava la mia di madre era quello di mettere i figli contro il padre, quello del padre era quello di mettere i figli contro la madre. Ognuno con le sue armi. Una muovendo sulle emozioni, l'altro sull'intelletto. Ma in sostanza volevano governare e possedere il territorio interiore dei figli.

Non ci vedo differenza di sostanza, voler essere accettati ed imporre è solo un modo diverso di proporsi.

L'utoreferenziazione la vedo come un titolarsi, un nominare autori, libri cultura e modi di parlare non usuali per intimorire l'altro che a sua volta è portato a pensare che chi ha davanti ne sa parecchio... e gli soccombe. Tranne poi trovarsi uno davanti che poco gli frega di chi ha già scritto e detto ma è interesssato solo al suo di pensiero e lì son dolori... perchè generalmente di pensieri propri o elaborati da loro non ne hanno. A volte davanti a questi è meglio tacere, tanto non ne esci.
Isomma PNL allo stato brado.

p.s.
Stefano, ti hanno già chiesto ed insisti pure io: puoi virgolettare opportunamente le parole altrimenti non si capisce, ed aggiungo potresti usare la punteggiatura e cercare di esprimere più chiaramente se riesci? Ne godrebbe la conversazione e la comprensione.

Grazie

la dinamica da te sottolineata la denoto spesso, anche qui (seppur in misura più lieve)
e a volte l'autoreferenziazione non è detto che non possa partire anche dal difendere strenuamente pensieri propri ma errati.
c'è una autoreferenziazione che si gonfia di libri, autori ecc. ecc. e c'è un altro tipo di autoreferenziazione che si gonfia allo stesso modo di pensieri propri, ma in un certo qual modo fallaci eppure portati avanti continuamente come un ariete contro un muro.
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Vecchio 28-07-2009, 18.47.49   #18
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la dinamica da te sottolineata la denoto spesso, anche qui (seppur in misura più lieve)
e a volte l'autoreferenziazione non è detto che non possa partire anche dal difendere strenuamente pensieri propri ma errati.
c'è una autoreferenziazione che si gonfia di libri, autori ecc. ecc. e c'è un altro tipo di autoreferenziazione che si gonfia allo stesso modo di pensieri propri, ma in un certo qual modo fallaci eppure portati avanti continuamente come un ariete contro un muro.
Dove? Chi? Quando?
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Questo dilemma di quanto è difficile il confine tra il voler essere accettati ed imporre lo sto vivendo quotidianamente, e non sono ancora riuscita a trovare un equilibrio.
Ci sono molteplici fattori in gioco, perchè se non chiedo nulla e lascio vivere sembra menefreghismo da parte mia, se comincio a elargire consigli poi me la prendo se non vengono seguiti, mentre un consiglio dovrebbe essere un sassolino che butti lì e chi lo riceve può farne quello che vuole.
Ora sto imparando a dare consigli solo quando sono richiesti, e lascio sbagliare infatti è solo dai propri errori che si impara e non da quelli degli altri, paradossalmente più si sta addosso a una persona e più è difficile farsi accettare e quella cercherà di svicolare e fare cose di nascosto. Insomma anche qui vale il "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te" ma per mettere in atto questo bisogna per forza avere un metro di paragone che siamo noi stessi, ma in maniera passiva, impostata sul non fare piuttosto che sul fare. Dico questo perchè se ho freddo non posso imporre a un altro di mettersi la maglia di lana, ma se mi dà fastidio che qualcuno mi imponga ciò che devo fare è sicuro che darà fastidio anche all'altra persona.
Il ruolo di genitori è difficile perchè, come è già stato detto, si vorrebbe possedere l'altra persona soprattutto invadendo la sua sfera personale e la sua libertà, un po' per non perdere il controllo della siutazione, un po' perchè si suppone di avere più esperienza. Ma sono convinta che le frasi: "Non fare questa cosa, non uscire con quella persona, non spendere in stupidate, perchè poi te ne pentirai" non serva a nessuno, perchè quando sarà uscita e tornata delusa, avrà fatto una cosa sbagliata, rimpiangerà i sodi buttati, avrà accumulato esperienza e si saprà regolare da sola.
Ma da dove viene il desiderio di voler essere accettati ?
Del voler imporre se stessi ?
Penso venga da un'istanza di affermazione del nostro io, dalla paura che un'altra persona possa essere e fare meglio di noi, da non voler accettare il confronto e imporre le proprie idee per evitarlo, dal non voler ammettere che non ho sempre ragione io e che la libertà va di pari passo con l'accettazione.
Una cosa fondamentale è il rispetto, se manca questo dall'una o dall'altra parte non si può fare un discorso serio di accettazione.
Facendo un sereno esame di coscienza emerge che tante volte il limitare la libertà di un'altra persona con la scusa che è per il suo bene, in realtà fa bene a me perchè magari segretamente vorrei fare le stesse cose ma me le nego e non sopporto che un'altra persona le faccia liberamente...
Quindi a monte di tutto ciò ci sono conflitti non risolti che emergono ed ecco che con la scusa della saggezza e dell'esperienza si tarpano le ali e poi si vorrebbe essere accettati e voluti bene....
Ho esagerato, ma in fondo quello che vedo in me è questo....
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Vecchio 28-07-2009, 18.53.01   #20
stefano
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Dove? Chi? Quando?
secondo me non è importante ne il dove ne il chi.
è una dinamica esistente tutto qua e a volte ci si ricasca senza rendersene conto (penso)
è stata sviscerata, ben venga.
Stanno venendo fuori cose interessanti in questo 3d.
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Vecchio 28-07-2009, 19.01.31   #21
stefano
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Questo dilemma di quanto è difficile il confine tra il voler essere accettati ed imporre lo sto vivendo quotidianamente, e non sono ancora riuscita a trovare un equilibrio.
Ci sono molteplici fattori in gioco, perchè se non chiedo nulla e lascio vivere sembra menefreghismo da parte mia, se comincio a elargire consigli poi me la prendo se non vengono seguiti, mentre un consiglio dovrebbe essere un sassolino che butti lì e chi lo riceve può farne quello che vuole.
Ora sto imparando a dare consigli solo quando sono richiesti, e lascio sbagliare infatti è solo dai propri errori che si impara e non da quelli degli altri, paradossalmente più si sta addosso a una persona e più è difficile farsi accettare e quella cercherà di svicolare e fare cose di nascosto. Insomma anche qui vale il "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te" ma per mettere in atto questo bisogna per forza avere un metro di paragone che siamo noi stessi, ma in maniera passiva, impostata sul non fare piuttosto che sul fare. Dico questo perchè se ho freddo non posso imporre a un altro di mettersi la maglia di lana, ma se mi dà fastidio che qualcuno mi imponga ciò che devo fare è sicuro che darà fastidio anche all'altra persona.
Il ruolo di genitori è difficile perchè, come è già stato detto, si vorrebbe possedere l'altra persona soprattutto invadendo la sua sfera personale e la sua libertà, un po' per non perdere il controllo della siutazione, un po' perchè si suppone di avere più esperienza. Ma sono convinta che le frasi: "Non fare questa cosa, non uscire con quella persona, non spendere in stupidate, perchè poi te ne pentirai" non serva a nessuno, perchè quando sarà uscita e tornata delusa, avrà fatto una cosa sbagliata, rimpiangerà i sodi buttati, avrà accumulato esperienza e si saprà regolare da sola.
Ma da dove viene il desiderio di voler essere accettati ?
Del voler imporre se stessi ?
Penso venga da un'istanza di affermazione del nostro io, dalla paura che un'altra persona possa essere e fare meglio di noi, da non voler accettare il confronto e imporre le proprie idee per evitarlo, dal non voler ammettere che non ho sempre ragione io e che la libertà va di pari passo con l'accettazione.
Una cosa fondamentale è il rispetto, se manca questo dall'una o dall'altra parte non si può fare un discorso serio di accettazione.
Facendo un sereno esame di coscienza emerge che tante volte il limitare la libertà di un'altra persona con la scusa che è per il suo bene, in realtà fa bene a me perchè magari segretamente vorrei fare le stesse cose ma me le nego e non sopporto che un'altra persona le faccia liberamente...
Quindi a monte di tutto ciò ci sono conflitti non risolti che emergono ed ecco che con la scusa della saggezza e dell'esperienza si tarpano le ali e poi si vorrebbe essere accettati e voluti bene....
Ho esagerato, ma in fondo quello che vedo in me è questo....

su questo punto potrei scrivere un libro.
Personalmente mi ritengo il libero delle situazioni non colui che impone il suo modo di vedere le cose per far soffocare l'altro.
solitamente per mia non capacità di difesa subisco il tarpamento.
e sebbene ne parli apertamente noto spesso e volentieri il giochetto di farmi passare per menefreghista di turno, quando in realtà a mio avviso non stanno così le cose.
Penso che una persona per stare bene debba essere libera di esprimersi nei limiti del rispetto altrui.
Quello che noto invece, è che si è talmente abituati a vivere la vita degli altri e non la propria da tentare in tutti i modi di controllare gli altri per evitare di sentirsi piccoli
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Vecchio 28-07-2009, 19.39.45   #22
griselda
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Mica facile vah!
A me viene da dire sino a che sei qui in questa casa segui le nostre regole, se non sei d'accordo ne discutiamo. Se non ti va bene qualcosa ne possiamo parlare.
Ma se manchi di rispetto o sei arrogante o pensi di poter comandare in questa casa hai sbagliato.
Quando avrai 18 se non ti va bene quella è la porta per la quale uscirai ed entrerai nel mondo e potrai fare tutto ciò che vorrai.
Paiono parole dure ma non è facile avere a che fare con i figli adolescenti che guardandosi allo specchio e vedendosi grandi nel fisico pensano di essere già adulti.
Se questo è imporre la nostra volontà eh non sappiamo fare diversamente, parlo al plurale perchè siamo in due a fare i genitori e se per i primi anni è la mamma che decide un po' tutto e gestisce la crescita dei figli quando crescono si affianca anche il papà per quanto riguarda crescita.
Fino a che è stato piccino mio figlio credo di aver imposto pochissimo infatti oggi faccio fatica proprio per questo motivo se devo imporre qualcosa e questo crea un conflitto tra noi.
A me è sempre stato imposto tutto tant'è che all'età di 13 anni ho fatto la rivoluzione non ce l'ho fatta più a sostenere imposizioni assurde regole insensate e guerre genitoriali insopportabili nelle quali ero usata come jolly.
Però riguardando tutto oggi posso solo dire che è difficile fare i genitori come è difficile fare i figli, non fate figli gente.
Se dovessi dedicarla a qualcuno la dedicherei a me, non so ancora oggi come fare per cui me la dedico vorrei essere accettata ma non so farlo senza impormi e nel farlo stono perchè non mi piace impormi allo stesso modo non sopporto le imposizioni se non fino a quando lo accetto io. Insomma non ho ricevuto e non so dare ma mi piacerebbe imparare a vivere e a lasciar vivere a smettere basterebbe smettere di aver paure.

P.S.
Ah mi era stato chiesto tempo fa perchè non scrivo subito e aspetto altri post, perchè come in questo caso non capivo nulla di quello che c'era scritto leggevo parole che non mi davano immagini.
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Ultima modifica di griselda : 28-07-2009 alle ore 19.42.38. Motivo: ps
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Vecchio 28-07-2009, 21.56.56   #23
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Solo il titolo avrebbe dovuto essere molto più lungo, ma in qualche modo dovevo sintetizzarlo.

Fa parte dell'umano che non ha raggiunto una sua integrità, una sua unità di base, una sua consapevolezza su chi è e cosa vuole.
Se vi guardate intorno potrete riconoscere genitori (nei nonni a volte si vede meglio avendo più dati in mano, più vita) che si ostinano a voler essere considerati sempre dal figlio o dalla figlia che meno li badano, mentre quasi disprezzano i figli che hanno il massimo rispetto per loro.
La stessa cosa capita nella società: nelle amicizie, negli uffici, nelle comunità, a scuola... etc...

C'è la pretesa assurda di voler essere accettati quando per primi non si accetta l'altro, quando lo si vorrebbe cambiare, quindi cercando di imporre con vari mezzi la propria visione delle cose.
Se uno l'accetta questa visione non c'è gusto, allo stesso modo in cui il "selvaggio" cercava il nemico di valore per aumentare il proprio prestigio.
Si pensa erroneamente che se si riesce a convincere chi ci pare intelligente (bravo, interessante, autorevole o metteteci quel che vi pare) si riesca automaticamente a passare al sopra di questi con un colpo solo.
Non si pensano due cose, primo che inconsciamente si considera questo qualcuno come importante, come terreno prezioso da conquistare, secondo che se questo è tale ( e non lo è solo nella nostra percezione) non lo è diventato con un semplice colpo di mano.
E la gente si rode, si rode e non vive pensando queste cose, rimuginando etc...

Il discorso è lungo ma come introduzione mi pare sufficiente, si potrebbe parlare dei trucchi con cui si cerca di ottenere questo scopo, per esempio il vittimismo, ma anche l'uso dell'autoreferenziazione, etc... risorse che potrebbero essere usate molto meglio, peccato.


Thread dedicato, tra gli altri, a mia nonna che non c'è più da parecchi anni.

Penso che sia la fragilità interiore a muovere coloro che ci vorrebbero diversi da ciò che siamo. Nella mia esperienza di "trentasette" primavere, mi sono imbattuta nella mancanza di accettazione da parte di mia madre. Questo talvolta mi ha fatto soffrire, ma poi, quando ho compreso che questa grande, caparbia, apparentemente indipendentemente mamma, cercasse in fondo ella stessa la mia accettazione, allora ho avuto una specie di tonfo al cuore. L'ho vista nella sua umanità; privata della sua maschera di donna acciaio inox, mi si è rivelata in una calda aurea di sensibilità.

Dal canto mio, credo che una tappa fondamentale dell' esistenza di ognuno (percarità è una mia opinione neanche troppo originale, lungi da me pontificare) sia quella di non cercare l'approvazione di nessuno. Quando si raggiunge una certa libertà interiore (magnifico traguardo) questo è assolutamente possibile, oltre che auspicabile. Fin quando voglio controllare, dominare, cambiare chicchessia, io dò soltanto potere alle mie debolezze senza entrare in contatto con l'autenticità dell'altro.
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Vecchio 28-07-2009, 23.02.45   #24
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Il confine tra il voler essere accettati e imporre penso stia nel pretendere di essere accettati. Voler essere accettati è lecito oltre che umano, pretenderlo sconfina nell'altro. Prendere contatto con il proprio bisogno di essere accettati forse aiuta a rendersi conto che, indipendentemente da come ci si manifesta, si potrebbe venir rifiutati.
Spesso è questo che non si regge e spesso deriva da esperienze infantili o comunque di crescita, come emerge dal fatto che il tread ha preso la direzione del rapporto coi genitori.
Se non reggo di venir rifiutato allora devo venir accettato. Spesso questa istanza ci spinge a manifestarci come non siamo, considerando quelle che crediamo essere le aspettative altrui e cercando di soddisfarle o innescando un altro qualsiasi giochino di potere.
La resa alla possibilità del rifiuto mostra l'assurdità di ciò e diviene sempre più necessario mostrarsi come si è o come viene. Che sia quel che sia.
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Vecchio 29-07-2009, 00.05.36   #25
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secondo me non è importante ne il dove ne il chi.
è una dinamica esistente tutto qua e a volte ci si ricasca senza rendersene conto (penso)
è stata sviscerata, ben venga.
Stanno venendo fuori cose interessanti in questo 3d.
Molto comodo accusare e poi rimanere sul vago, senmza nemmeno portare un esempio, solo illazioni. Anche questo è voler controllare, rimanere sempre nel vago vuol dire avere sempre una via di fuga... ma senza mai prendersi le proprie responsabilità.
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