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Vecchio 20-05-2007, 18.20.55   #51
Ray
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Finora nessuno ha citato una condizione importantissima per Lavorare e per ottenere risultati dal Lavoro: avere a disposizione TRE lineee di Lavoro.

1- lavoro su se stessi
2- lavoro con gli altri
3- lavoro per la scuola

Il che implica un sacco di cose: avere un Maestro, avere un gruppo di persone che lavorano, sapere cosa fare e come su tutte e tre le linee. Il tutto si può riassumenre con: trovare una Scuola.

So che questo non piacerà a molti, ma se si vuole smettere di farsi illusioni sui risultati conseguibili tocca considerare ciò.
Il solo lavoro su se stessi non basta... per svariati motivi che non sono approfondibili in un solo post. Il principale è una conseguenza della Legge delle Ottave... da soli non si è in grado di riempire i buchi e si finisce per girare in tondo (credo serva un tread sulle ottave, saltano fuori un po' troppo spesso).
Invece, avendo a disposizione tutti e tre i fattori, che sono tre ottave che partono da diversi livelli, si può mantenere il Lavoro su una linea dritta spostandosi convenientemente da una all'altra.

Chiaramente queste tre linee, partendo da livelli diversi, non iniziano allo stesso momento. Si inizia sempre col lavoro su se. E' necessario, dato che la prima cosa è imparare cosa fare e come farlo (il che implica che qualcuno ce lo spieghi, quindi che ci sia già una scuola). In questa fase si lavora solo per se stessi.
Nella seconda fase si lavora con gli altri, quindi si lavora per se stessi e per gli altri... insomma si inzia a dare qualcosetta. Se non si da qualcosetta non si libera lo spazio per ricevere altro.
Nella terza fase si lavora unicamente per altri. Ossia per l'organizzazione che rende il Lavoro possibile, cercando di migliorare lo strumento da quale riceviamo.

C'è moltissimo altro da dire, anche sulle altre condizioni finora uscite. Intanto l'ho tirata fuori, pian piano sono sicuro che verrà approfondita.
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Vecchio 21-05-2007, 09.36.45   #52
RedWitch
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Si dice che una cosa ci interessa (interessa a noi) o che noi siamo interessati a una cosa. Interesse è "essere dentro", letteralmente. A noi può sembrare di "entrare" in una cosa quando ci si dedichiamo, oppure ed è il mio caso, che la cosa entri in noi, che siamo noi che la lasciamo entrare, dedicandovici. Forse è entrambi.
Non avevo mai considerato il discorso della "cosa" che entra in noi, ma in effetti, se inizialmente (parlo per me) una cosa mi incuriosisce sono io a provare ad entrare in essa, ma, per comprenderla, per farla "mia" in qualche modo, spesso effettivamente è la cosa che mi viene incontro... quindi è sempre un discorso di apertura... se apro in entrata ma non in uscita o viceversa, mancherà sempre qualcosa..
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Vecchio 29-05-2007, 10.09.47   #53
Uno
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Inizio a sintetizzare e riassumere un pò:

L'ambiente esterno dove operiamo
le nostre predisposizioni (quindi rientrano gli strumenti)
il nostro volere/desiderare il fare (quindi che ci sia un bisogno di fare qualcosa)
la maturità del momento temporale (cioè ogni cosa può accadere solo nel momento giusto)
il giusto timore (paura non paura)

grosso modo e non in un particolare ordine (sono tutte condizioni importanti) ho riassunto.... manca qualcosa?

Essì che manca.... ma è un qualcosa che riprende tutti gli altri punti, che ne è subordinato ma li subordina anche, che non è ben definibile e riassumibile.
Parlo di vincere (nel senso di padroneggiare) la competizione ed il possesso... definizione perfettibile, che riassume attriti, contrasti, carburanti di sforzo e quant'altro.....

Intendo che senza competizione non ci si muove.... iniziando dal più animale istinto di corteggiamento per esempio.... se una donna (o un uomo) non è desiderata (desiderabile) da altri non attira molte attenzioni... (parlo in generale, poi ci sono casi specifici) se un'automobile non è quella che tutti vorrebbero attira pochi estimatori. etc etc, quindi cosa fa muovere queste persone? La competizione di arrivare ad aver prima, o aver semplicemente quando la cosa è riproducibile, e possibilmente possedere in maniera duratura l'ogetto del desiderio.

Il solito paradosso, se non desidero vegeto, se desidero mi spengo dietro al desiderio... desidero sempre di più... voglio sempre meglio etc etc...
se desidero ma domino il desiderio, se potrei possedere ma non possiedo ecco che sono libero... se non posso possedere sono povero e basta... (e non sto parlando di cose materiali anche se poi la cosa vale anche lì)

Faccio un esempio, in questi giorni stanno dando la vita di Maria Montessori educatrice.... bel film, lo consiglio. Lei, anche se in questo caso non volendo (completamente, ma in parte ha scelto), ha dovuto perdere suo figlio per poterne educare e amare moltissimi, per fare qualcosa che ha lasciato un marchio nell'animo umano... ha quindi seguito la competizione ed il possesso "MIO Figlio", ma li ha vinti... anche spinta dalle circostanze... che sappiamo non sono mai casuali... Adesso sia chiaro che non sto predicando di abbandonare i figli... ne di fare rinuncie fini a se stesse...
il discorso è ancora profondo e lungo, ma vi lascio metabolizzare questa parte
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Vecchio 09-06-2007, 11.34.44   #54
Uno
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Metabolizzato? Eh come no?

Continuiamo con questa competizione non competizione... sappiamo che due schieramenti (o più di due, ma teniamo semplice l'esempio) che siano anche due sole persone se la pensano diversamente ed usano entrambi questo potenziale possono crescere. Esempio Tizio comprende le addizioni, Caio comprende le sottrazioni, si incontrano ed in primo momento TIzio dice a Caio... "non è possibile
sottrarre" e viceversa Caio dice a Tizio.
Se rimangono solo a tentar di convincersi della propria tesi alla fine non dico che non comprenderanno più le loro basi di partenza, ma saranno talmente impegnati a combattersi, occuperanno tutte le energie in quel modo al punto che non applicheranno neanche quello che comprendono.
Al contrario Se Tizio dice a Caio: "uhum fammi vedere a che servono ste sottrazioni... poi ti dico l'utilità delle addizioni" entrambi ne usciranno più ricchi.
C'è la terza e più produttiva possibilità che è un mix tra le due, in una competizione sana i due si "sfidano" (termine che uso nel senso originario di "singolar tenzone" e che adesso mi allungherebbe troppo il discorso, bisogna che apriamo un discorso sui cavalieri) ed uno dei due o entrambi (l'ideale) cercando di vedere cosa non funziona nella tesi dell'altro scoprono la moltiplicazione....
Che succede a questo punto? Se con lo sforzo congiunto entrambi scoprono la moltiplicazione si accorgono che addizione e sottrazione non sono il massimo raggiungibile.... quindi iniziano anche a prendere in considerazione la tesi "dell'avversario" e alla fine a comprendere addizione, sottrazione e moltiplicazione.....
L'esempio è stupido ma dovrebbe rendere il concetto... diverso è il discorso di un ipotetico Sempronio che già conosce le tre operazioni, magari per precedenti tenzoni... e adesso lo salterei.
Quindi il motto di questo post potrebbe essere:
Mai abbandonare la competizione (finchè è sana) ma mai farsi prendere da essa.
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Vecchio 20-06-2007, 10.39.37   #55
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Mi viene in mente la parola sinergia.

E' l'azione simultanea di due elementi che uniti insieme potenzia i singoli effetti.

Definibile anche come un'azione combinata... un concorso di cause... e' sinonimo di collaborare.
Se paragonato al vettore definirebbe una risultante data dai due vettori singoli.

Nell'esempio di Uno... Tizio e Caio cercano di comprendere la matematica, le operazioni matematiche partendo da tesi proprie.

L'occasione e' grande... se rimane un tentativo (vano) di convincersi della propria tesi allora l'occasione e' perduta.

Ma se s'innesca quella sinergia tra Tizio e Caio allora l'occasione di comprendere la moltiplicazione e' piu' vicina.

La sinergia e' cosa fondamentale nel lavoro.
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Vecchio 25-07-2007, 16.35.31   #56
Sole
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Apro una piccola parentesi per inserire una condizione esterna che non so se sia davvero influente o meno.
Noi come tutto sulla terra- non-siamo soggetti e sottoposti alle sue leggi della natura.
Così in estate i sedimenti esplodono. Ma questa esplosione porta con se anche una caduta della natura verso l'autunno e la secchezza.
Cioè mentre la natura tutta ha il suo "orgasmo" in realtà sta cadendo. Così noi in estate abbiamo il nostro massimo ma decadiamo verso il sonno. Più ci inoltriamo verso l'autunno più ci addormentiamo per cui l'estate ci assorbe maggiori risorse e il Lavoro ne risente. Non è al suo massimo. Viceversa in inverno, dove invece ci si sta prepararndo a germogliare, c'è una spinta verso la luce.
Si può dire che l'estate non sia il momento migliore per Lavorare?

p.s.
Non la uso come scusa per fare baldoria con i miei piccoli io in festa.. ma in estate sento lìorganismo che lavora lento e se il basso è come l'altro anche la psiche dovrebbe risentirne.
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Vecchio 25-07-2007, 20.58.59   #57
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ho esaurito il tempo che posso dedicare a internet quasi solo per leggere questo thread

non so se c'entra, se è in tema o se è già stato trattato altrove, ma mi interessava sapere qualcosa sulla disciplina anche fisica, intendo cose tipo alimentazione, costringersi a far qualcosa per vincere la pigrizia etc etc
serve secondo voi e perchè?
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Vecchio 26-07-2007, 12.51.18   #58
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concordo con quanto scritto da Uno.
verificato nella mia esperienza
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Vecchio 26-07-2007, 16.01.32   #59
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ho esaurito il tempo che posso dedicare a internet quasi solo per leggere questo thread

non so se c'entra, se è in tema o se è già stato trattato altrove, ma mi interessava sapere qualcosa sulla disciplina anche fisica, intendo cose tipo alimentazione, costringersi a far qualcosa per vincere la pigrizia etc etc
serve secondo voi e perchè?
potrebbe anche c'entrare ma forse merita un discorso a parte, almeno per la parte estremamente fisica... vediamo se ripescare ed integrare qualcosa già iniziato o iniziare qualcosa di nuovo completamente
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Vecchio 26-07-2007, 17.13.20   #60
turaz
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a mio avviso serve.
serve ad abituare la mente ad "agire" nel senso da te voluto.
è una sorta di allenamento pratico.
esempio pratico:
nel mio approccio alla corsa all'aria aperta.
pian piano abitui la mente a seguire le tue "istruzioni".
e piano piano si superano i precedenti "limiti" inerziali grazie appunto all'allenamento sia mentale sia fisico (collegati)
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Vecchio 22-07-2010, 17.43.07   #61
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Riprendo il discorso perchè purtroppo come diceva Uno in uno dei post iniziali nei vari periodi tra slancio e stasi è importante diventare bravi a non fare passi indietri nei momenti down.

Abbiamo detto tante cose fin'ora tra cui quella dell'interesse e della necessità di avere uno scopo per portare avanti un progetto che altrimenti non avrebbe vita lunga.
Ma bisogna essere disposti veramente a raggiungere quello scopo. Questo scopo non deve neppure essere troppo lontano, dobbiamo essere capaci di osservarlo sempre, di poterlo vedere, per cui per chi vuole essere il Sole deve presto capitolare che prima deve essere se stesso e ottenuto quello scopo spostare la mira a qualcosa che può osservare e tenere sotto controllo (ogni riferimento è del tutto casuale ).
Però per raggiungere lo scopo è necessario scendere in profondità nelle cose. Non fermarsi alla superficie. Io faccio fatica a farlo a scendere fino in fondo, a trovare il senso nascosto delle cose e non perchè non ne sono capace ma perchè farlo richiede un impegno e molta energia e l'unico modo che fin'ora ho visto che funziona e che conosco è concentrare tutta la nostra attenzione in uno scopo per raggiungerlo. Ma soprattutto accettare di far fatica. Allenandosi alla fatica piano apino credo che si aprano delle porte. Tra l'altro non fermarsi alla superficialità permette anche una maggiore oggettività, si tratta infatti di affondare dentro le cose fino al nucleo.

Come si faccia a non percorrere la strada al contrario in momenti down non lo so.. ma credo che avendo sempre presente lo scopo, magari scritto in una gigantografia su una parete... possa servire a non far eccessivi danni.
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Vecchio 23-07-2010, 23.22.30   #62
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Il che implica un sacco di cose: avere un Maestro, avere un gruppo di persone che lavorano, sapere cosa fare e come su tutte e tre le linee. Il tutto si può riassumenre con: trovare una Scuola.

(credo serva un tread sulle ottave, saltano fuori un po' troppo spesso).
Facciamolo sto tread... ho letto qualcosa sulle ottave, il discorso è molto interessante. Tra l'altro ricordo che una voce talentuosa deve possedere tre ottave, ed una mano pianistica deve prendere facilmente l'ottava, anche la costruzione dell'enneagramma si fonda sull'ottava...


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Invece, avendo a disposizione tutti e tre i fattori, che sono tre ottave che partono da diversi livelli, si può mantenere il Lavoro su una linea dritta spostandosi convenientemente da una all'altra.
C'entra qualcosa con il discorso del pendolo che si sposta in moto discendente e ascendente passando sempre per il centro?

Citazione:
Nella seconda fase si lavora con gli altri, quindi si lavora per se stessi e per gli altri... insomma si inzia a dare qualcosetta. Se non si da qualcosetta non si libera lo spazio per ricevere altro.
Dare qualcosetta vuole dire che quando il secchio è pieno bisogna svuotarlo lo stesso? Un secchio di qualunque cosa è pieno, anche di energia pulita, va svuotato altrimenti satura l'energia e la capacità recettiva per altre informazioni?
Chi non da questa qualcosetta di cui parli potrebbe essere il caso di chi si accontenta del raggiungimento di un livello e non va più avanti? Non da e non prende, ma vive diciamo di rendita finchè il suo sapere è attuale?
Mi piacerebbe sapere cosa come a chi e in che forma si restituisce questa cosetta in modo da fare spazio. Cioè in cosa consiste la qualcosetta da dare visto che c'è il Maestro che da l'insegnamento.

Ho posto troppi interrogativi, pausa!
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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Vecchio 24-07-2010, 00.42.00   #63
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C'entra qualcosa con il discorso del pendolo che si sposta in moto discendente e ascendente passando sempre per il centro?
No.



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Dare qualcosetta vuole dire che quando il secchio è pieno bisogna svuotarlo lo stesso?
Vuol dire Lavorare per l'evoluzione altrui. Cosa assolutamente impossibile finchè non si è raggiunto un determinato livello di, diciamo, stabilità. Il che non significa, ovviamente, che in quello che facciamo genericamente nella vita non possiamo essere in un qualche modo d'aiuto a qualcuno, ma consciamente o meno, di solito o meno, in realtà se lavoriamo lavoriamo per noi. E se è di aiuto a qualcuno lo è di riflesso. Ma di solito non lavoriamo.

Si, se il secchio è pieno, se siamo pieni di energia, anche pulita, soprattutto se è pulita, dobbiamo dare. Se non lo è... beh sporcheremmo in giro no? E' quel che accade solitamente a tutti... ogni cosa di noi che non conosciamo proiettiamo...
Comunque se mai capitasse di essere davvero pieni non ci sarebbero dubbi. Non è che si dovrebbe dare, si deve, non si può farne a meno. Ma ripeto, è condizione rara. Quello che dicevo in quel post è che quando si inizia ad essere almeno un minimo capaci è meglio iniziare a lavorare anche per gli altri, in modo da potersi riempire di più. La mia comunque è un'opinione, potrebbe non essere valida per tutti.
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Vecchio 20-10-2011, 22.31.47   #64
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A differenza della discussione sui primi passi (sempre in questa sezione... e da espandere con passi successivi) in cui parlavamo delle circostanze che ci "sbattono" su un Cammino qui vorrei parlare di alcune cose che sono imprescindibili da un reale movimento.
Lo so che questo discorso non piacerà a molti (soprattutto dei silenti lettori)... la tendenza è che tutto accada naturalmente... ed io non sono qui a negarlo, è pur vero che però la natura è lenta e comunque se lascio che tutto accada non sono in un cammino ma vivo più o meno semplicemente (se fosse il più sarebbe giù mezzo cammino).
Dopo il preambolo iniziamo ad esaminare alcuni punti che sono comuni a tutti anche se possono assumere forme diverse.
In questo post parto dalla paura non paura... concetto difficile... che mi è venuto in mente?

Inizio con un esempio... faccio un lavoro artigianale, come tutti i lavori artigianali dato che si usano le mani ed attrezzi c'è la possibilità di farsi male, se lavoro con la paura non faccio bene il lavoro ma se lavoro senza mi faccio male... se rimembrate tra le vostre conoscenze osserverete che in una buona percentuale di quelli che si fanno male sul lavoro c'è stata sufficienza del veterano e/o disattenzione di loro vittime o di colleghi.

Nei percorsi spirituali (e ancor di più esoterici) è la stessa cosa... se non si mantiene viva la percezione che c'è qualcosa che non possiamo prevedere (anche quando e se siamo in grado di leggere il futuro) ci impediamo di proseguire, se questa è o diventa paura nel senso di terrore lo stesso ci blocca.
Sto parlando di percorsi interiori... ma in fin di conti anche nella vita "normale" è così... dalla storia di amore, all'impresa commerciale etc etc....


Lo so, non è chiaro al 100%, ma come spunto per iniziare può andare
Per me oltre la paura, o essere troppo spavaldi, un ostacolo può essere l'indifferenza o l'essere troppo superficiali e non costanti nel percorso.
__________________
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