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Vecchio 13-04-2011, 21.22.50   #1
Uno
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Al contrario di quel che generalmente si pensa, se è vero che possono esistere tante interpretazione quante persone esistono è anche vero che c'è una interpretazione più corretta delle altre o detto in altri termini l'interpretazione oggettiva.

Ognuno interpreta quello che si trova di fronte in base a quello che riesce a vedere e/o percepire insieme ai dati in suo possesso.

L'interpretazione oggettiva o più corretta è quella che prende in considerazione più dati concreti.
Una interpretazione invece è errata quando un soggetto non prende in considerazione tutti i dati che ha a disposizione. Può non essere errata ma soggettiva o meno corretta se il soggetto prende in considerazione dati che egli possiede ma gliene mancano alcuni che altri possiedono.

Uno dei problemi principali della comunicazione non è l'interpretazione soggettiva ma l'interpretazione errata. L'interpretazione soggettiva avrà comunque qualcosa in comune con l'interpretazione oggettiva, quella errata potrebbe essere completamente diversa.
L'interpretazione soggettiva potrebbe dare problemi secondari facilmente risolvibili (volendo ovviamente), l'interpretazione errata può scatenare guerre soprattutto se non c'è un'adeguata struttura diplomatica tra i comunicanti. Ovviamente anche due interpretazioni soggettive, su due lati diversi dell'interpretazione oggettiva, che le contiene, possono creare dei problemi... ma comunque mantengono un punto di contatto.
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Vecchio 13-04-2011, 22.10.40   #2
Astral
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Mi sento quasi chiamato in causa, dal topic sul distacco, dove ho scritto che ognuno ha le proprie interpretazioni, penso che questo topic cade proprio a cecio

In percezione visiva l'interpretazione è sempre errata, noi non vediamo la realtà, ma la interpretiamo a modo nostro, e secondo i nostri schemi culturali.
Basta vedere quei tipi di immagini che noi li vediamo in un modo, ma qualcun'altro li vede in un altro. Oppure se traccio tre segni in determinati punti, la nostra mente unisce le linee da sole e li associa ad un triangolo, o ad una figura geometrica (ma in realtà non c'è nessuna figura).
Questo spiega il perchè molte volte noi diamo un interpretazione agli eventi e ai fatti, e come è stato detto da Uno questa interpretazione è soggettiva e spesso aggiungerei anche emotiva.
Molte volte non solo si interpreta, ma non si vi vuole vedere, o si cerca di vedere una cosa come ci piacerebbe sia, invece che per quello che è.
L'interpretazione soggettiva non è sempre errata, ad esempio nella musica e nell'arte più è unica e persona e meglio si canalizza come espressione.
In un cammino spirituale, invece è più probabile che l'interpretazione deve essere oggettiva, universale, e sopratutto il domandarsi perchè voglio vedere un aspetto più tosto che un altro.

Portando un esempio pratico mi viene in mente, la discussione sul lavoro, dove probabilmente chi è imprenditore tenderà a difendere di più l'impresa e chi è lavoratore tenderà a divendere più i precari. Chi è genitori dirà che i figli sono ribelli e fannulloni, chi è figlio dirà che i genitori sono troppo appiccicosi e ostacolano l'indipendenza.
L'esempio di due visioni soggettive, considerando che l'alterazione di queste dipende anche dalle nostre paure non risolte, o dai nostri stati negativi,(oppure troppo ottimistici) che altereranno ulteriormente la nostra visione rendendola oltre che irreale, anche catastrofica (o troppo romantica).
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Vecchio 14-04-2011, 01.19.30   #3
RedWitch
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.........
Una interpretazione invece è errata quando un soggetto non prende in considerazione tutti i dati che ha a disposizione.
Quello che non fa prendere in considerazione tutti i dati a disposizione dipende dal personale? Ovvero se mi sento chiamata in causa e vivo le cose identificandomici, il rischio è quello di non prendere in considerazione i dati che avrei a disposizione ma che non vedo in quel momento?

Oppure cos'altro non fa prendere in considerazione al soggetto i dati in suo possesso?
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Vecchio 14-04-2011, 10.19.02   #4
Uno
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In percezione visiva l'interpretazione è sempre errata, noi non vediamo la realtà, ma la interpretiamo a modo nostro, e secondo i nostri schemi culturali.
Basta vedere quei tipi di immagini che noi li vediamo in un modo, ma qualcun'altro li vede in un altro. Oppure se traccio tre segni in determinati punti, la nostra mente unisce le linee da sole e li associa ad un triangolo, o ad una figura geometrica (ma in realtà non c'è nessuna figura).
Ni.... nel senso che è vero che tendiamo ad interpretare tutto secondo ciò che siamo e ciò che sappiamo, ma questo non significa che lo facciamo sempre in maniera errata.
Parafrasando il Cicap, uno se vuole, se si convince, in una cabina del telefono (se riesce a trovarne una ) può trovarci le misure di tutto l'universo. Io ci vedo una cabina del telefono anche se so che non è staccata dal resto dell'universo.

Inoltre non confondere l'associazione di idee con l'interpretazione. Se tu disegni tre punti ed io penso ad un triangolo ma vedo 3 punti è un'associazione di idee, se invece ti dico di vedere un triangolo sto interpretando in maniera errata.
Citazione:
Questo spiega il perchè molte volte noi diamo un interpretazione agli eventi e ai fatti, e come è stato detto da Uno questa interpretazione è soggettiva e spesso aggiungerei anche emotiva.

Molte volte non solo si interpreta, ma non si vi vuole vedere, o si cerca di vedere una cosa come ci piacerebbe sia, invece che per quello che è.
L'interpretazione soggettiva non è sempre errata, ad esempio nella musica e nell'arte più è unica e persona e meglio si canalizza come espressione.
In un cammino spirituale, invece è più probabile che l'interpretazione deve essere oggettiva, universale, e sopratutto il domandarsi perchè voglio vedere un aspetto più tosto che un altro.

Portando un esempio pratico mi viene in mente, la discussione sul lavoro, dove probabilmente chi è imprenditore tenderà a difendere di più l'impresa e chi è lavoratore tenderà a divendere più i precari. Chi è genitori dirà che i figli sono ribelli e fannulloni, chi è figlio dirà che i genitori sono troppo appiccicosi e ostacolano l'indipendenza.
L'esempio di due visioni soggettive, considerando che l'alterazione di queste dipende anche dalle nostre paure non risolte, o dai nostri stati negativi,(oppure troppo ottimistici) che altereranno ulteriormente la nostra visione rendendola oltre che irreale, anche catastrofica (o troppo romantica).

Non spesso l'interpretazione soggettiva è anche emotiva, lo è sempre.
In poche parole l'emozione si mette in mezzo tra noi ed i dati in nostro possesso per l'interpretazione corretta.
A prima vista l'equazione parrebbe portarci al fatto che per dare interpretazioni corrette bisogna eliminare completamente emozioni, azzerare gli stati d'animo etc... ed infatti questo è ciò che passa con certe informazioni errate su certi percorsi spirituali e/o filosofici.
In realtà l'emozione va azzerata dopo la percezione, prima dell'interpretazione. Ci sono particolari percezioni che non si possono neanche ottenere senza forti emozioni, ma qui casca un altro asino.
Una forte emozione non è indicata da sconvolgimenti fisici (tipo batticuore, tempeste ormonali etc) semmai il contrario. Con una buona resistenza una forte emozione potrebbe non essere percepita o quasi dall'esterno, per lo meno da persone ordinarie che penserebbero al soggetto in oggetto come un essere assolutamente imperturbabile.

Purtroppo spesso l'umano agisce al contrario, percepisce senza o con poca emozione (per quanto cerchi di procurarsene artificialmente) e una volta percepito la mente invece di fare il suo lavoro accende le emozioni che ormai sono fuori luogo, da li le interpretazioni che nella migliore delle ipotesi sono spesso soggettive e a volte errate.



Forse per la svolta del discorso filosofia non è la sezione più adatta, caso mai sposterò.
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Vecchio 14-04-2011, 12.36.25   #5
Faltea
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Una forte emozione non è indicata da sconvolgimenti fisici (tipo batticuore, tempeste ormonali etc) semmai il contrario. Con una buona resistenza una forte emozione potrebbe non essere percepita o quasi dall'esterno, per lo meno da persone ordinarie che penserebbero al soggetto in oggetto come un essere assolutamente imperturbabile.
Questo non l'ho capito...

Per fare ordine nella mia mente...
Se dico che la Juventus è la migliore squadra del mondo do un'informazione errata
(ero partita dalla politica, ma era peggio come esempio )
Se dico che la Juventus è una delle migliori è soggettiva in quanto è modificata dalla mia preferenza e dal mio occhio che la fa "più bella" anche se non è vero

Se dico che è una squadra che sta attraversando un periodo di alti e bassi, sono oggettiva...

Yes?

Ma qui dove si mette il discorso emozionale? Prima di buttare giu l'ultima affermazione ho provato a sentire se succedeva qualcosa...

E poi..
L'affermazione che io ho definito oggettiva è effettivamente scarna, chi ne sa più di me ci potrebbe aggiungere (oggettivamente) che l'allenatore ha portato questa situazione agli estremi (è solo un esempio.. non ne so niente di calcio), che il tale calciatore si è fatto male etc...
La mia di conseguenza di fronte ad un'interpretazione più oggettiva diventa soggettiva?
Vengo surclassata dal mio podio di oggettività appena c'è qualcuno che è più oggettivo di me? tz...
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Vecchio 14-04-2011, 13.10.38   #6
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L'oggettività si ottiene a mio avviso con le virtù del distacco e della saggezza che ci permettono di parlare a 360 gradi ed avere una visione globale, permettendoci di essere dentro e fuori. Ci sono persone che hanno una predisposizione all'oggettività superiore agli altri, e riescono ad esprimere pareri più vicini alla realtà anche in campi dove hanno meno dimestichezza. Va da se però che queste qualità vanno coltivate e che la possibilità di falsare il proprio giudizio c'è sempre.

Io posso essere una persona oggettiva nel lavoro, ma potrei perdermi magari in altri campi.
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Vecchio 14-04-2011, 13.17.20   #7
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penso che l'emozione ( se usata..bene ) debba servire da
" miccia " per far si che si interpreti in maniera adeguata...
ciò che poi diverrà informazione....
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Vecchio 15-04-2011, 00.06.12   #8
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Può non essere errata ma soggettiva o meno corretta se il soggetto prende in considerazione dati che egli possiede ma gliene mancano alcuni che altri possiedono.
Uhm, ma quindi, tanto meno sono i dati a mia disposizione tanto più sarà facile che io sbagli interpretazione. Questo perchè, per come la vedo io, meno dati ho più mi sarà difficile restare "onesto", ossia non riempire di roba mia (magari solo analogica) la parte di realtà su cui mi mancano i dati. Intendo che tanto più i dati mi costringono alla soggettività dell'interpretazione, tanto più sarà facile che sbaglio.
In realtà questa è un domanda, anche se ho fatto un'affermazione. Perchè tu ti limiti a dire che la correttezza dell'interpretazione dipende dall'aderenza ai dati (cosa su cui concordo pienamente).

Poi un'altra cosa: da come la metti tu l'interpretazione è la mappa che mi faccio della realtà (il territorio). Tanti più dati ho e tanto più mi ci attengo tanto meglio la mappa rappresenterà il territorio. Ossia l'interpretazione si avvicinerà alla realtà. In mancanza di dati una mappa parziale non sarà errata ma solo soggettiva e potrebbe benissimo incastrarsi con un'altra mappa, altrettanto soggettiva, di un altro pezzo del territorio. Il problema sorgerebbe solo quando non trascrivo dati in mio possesso sulla mappa, oppure (ma questo è quello che vaveo aggiunto io) quando ce ne metto di altri che non ho.

Però io ho sempre pensato all'interpretazione come ad una serie di conclusioni tratte dai dati... ad esempio: dato che so che li ci sono molti sassi deduco che il terreno non sarà adatto a costruirci. Dato che tu mi tratti male è probabile che ce l'hai con me. Ossia vedevo l'interpretazione legata ad un tentativo di accedere a dati occulti basandomi su quelli manifesti. Quello che dici tu però, almeno mi pare, sconferma quanto dico...
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Vecchio 15-04-2011, 09.35.09   #9
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No, non sconferma.
Si, cerchi di capire cose che non sai in base a ciò che sai, ma più sai su quella cosa, più ti arrivano altri dati e più ti avvicini all'oggettività.

Bisognerebbe stare molto attenti ad interpretare quando si hanno troppi pochi dati in mano, nei film di fantascienza i robot di solito dicono: "dati insufficienti" e vanno in loop.
Invece quando si inizia ad averne abbastanza si può tentare l'interpretazione sapendo però che essa può essere ancora soggettiva e quindi se non completamente quanto meno in parte mutabile. E' proprio questa la differenza tra un'interpretazione errata ed una soggettiva, la prima andrebbe sostituita completamente, la seconda solo migliorata, approfondita etc...
Una parziale potrebbe essere pure pericolosa se ci fermiamo convinti che più di così non si possa andare.

In ogni caso, per tornare a quello che dicevi Ray, l'interpretazione si basa sempre su qualcosa che non possiamo vedere direttamente. Se io vedo un triciclo mai visto prima, interpretando (pedali, ruote, misure etc) penso che potrebbe servire per un bambino per montarci sopra e muoversi, finchè non vedo il bambino che ci monta sopra sto interpretando, quando vedrò il bambino etc.. allora avrò osservato e saprò con certezza la funzione di quell'oggetto, la mia non è più una interpretazione, ma è realtà osservata.
Quindi anche l'interpretazione oggettiva, per quanto questo accada raramente, potrebbe discostarsi dall'osservazione, per essere oggettiva è sufficiente che utilizzi tutti i dati accessibili all'umanità (dato che stiamo parlando di interpretazioni umane).
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Vecchio 15-04-2011, 10.41.08   #10
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Il problema dei dati è anche il problema delle fonti, c'è gente che si costruisce una cultura su un argomento ma è completamente cieca difronte all'oggettività delle cose.
Dipende anche da quanto so elaborare questi dati, perchè se non ho questa capacità, potrei avere tanti dati inutili, ed uno che ha meno dati è piu obbiettivo di me (per la serie funziona meglio un computer con un buon processore).

Inoltre se c'è un interesse di mezzo, si può (consapevolemente o meno) ignorare certi dati, o dargli un importanza scarsa.
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Vecchio 15-04-2011, 10.43.24   #11
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No, non sconferma.
Si, cerchi di capire cose che non sai in base a ciò che sai, ma più sai su quella cosa, più ti arrivano altri dati e più ti avvicini all'oggettività.

Bisognerebbe stare molto attenti ad interpretare quando si hanno troppi pochi dati in mano, nei film di fantascienza i robot di solito dicono: "dati insufficienti" e vanno in loop.
Invece quando si inizia ad averne abbastanza si può tentare l'interpretazione sapendo però che essa può essere ancora soggettiva e quindi se non completamente quanto meno in parte mutabile. E' proprio questa la differenza tra un'interpretazione errata ed una soggettiva, la prima andrebbe sostituita completamente, la seconda solo migliorata, approfondita etc...
Una parziale potrebbe essere pure pericolosa se ci fermiamo convinti che più di così non si possa andare.

In ogni caso, per tornare a quello che dicevi Ray, l'interpretazione si basa sempre su qualcosa che non possiamo vedere direttamente. Se io vedo un triciclo mai visto prima, interpretando (pedali, ruote, misure etc) penso che potrebbe servire per un bambino per montarci sopra e muoversi, finchè non vedo il bambino che ci monta sopra sto interpretando, quando vedrò il bambino etc.. allora avrò osservato e saprò con certezza la funzione di quell'oggetto, la mia non è più una interpretazione, ma è realtà osservata.
Quindi anche l'interpretazione oggettiva, per quanto questo accada raramente, potrebbe discostarsi dall'osservazione, per essere oggettiva è sufficiente che utilizzi tutti i dati accessibili all'umanità (dato che stiamo parlando di interpretazioni umane).
In effetti interpretare e' per definizione dare un significato a qualcosa di oscuro .
Ma per dare anche un altro taglio al discorso va detto che l'interpretazione se non qualcosa di gia' patologico nell'avvenuta comunicazione e' comunque quanto possibile da evitare perche' le difficolta' nella raccolta dei dati oggettivi unita alla complicazione della situazione soggettiva di chi interpreta alza smisuratamente la possibilita' di errore .
Per questo i romani inventori del diritto inventarono la massima :
in claris non fit interpretatio : nella chiarezza non serve interpretazione .
Dunque spostiamo '' l'occhio di bue '' anche su chi inizia a comunicare perche' c'e' anche un dovere di rappresentare le cose in modo chiaro proprio per evitare equivoci .
Sempre che non ci si trovi in campi quali l'esoterismo ove l'oscuro e' voluto e ha una certa finalita' .

Ultima modifica di nikelise : 15-04-2011 alle ore 10.57.22.
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Vecchio 15-04-2011, 13.07.29   #12
Ray
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Il problema dei dati è anche il problema delle fonti,
Non c'è un vero problema delle fonti dei dati a disposizione, quanto un problema di natura dei dati o di loro lettura. Insomma che cosa è veramente un dato e cosa no.

Esempio: mettiamo che Uno mi dica che stasera danno in tv tale film. Quale è il mio dato? Il mio dato è "Uno mi ha detto che stasera danno tale film", e non "stasera danno tale film".
Il secondo diventa un dato solo se verifico... ad esempio andando a vedere il palinsesto. Ma anche li... il mio dato diviene "il palinsesto dice che danno tale film", non "danno tale film".
Se verificando scopro che il palinsesto non lo prevede il mio dato diventa "Uno mi ha detto che danno tale film ma il palinsesto non lo prevede". Se adesso dico "Uno si è sbagliato" oppure "Uno mi ha mentito" sto interpretando. E interpretare, come mi sembra stesse dicendo Nike, mi espone alla possibilità dell'errore. Se però fossi in grado di dipanare tutti i motivi possibili del mio dato a disposizione una delle interpretazioni sarebbe certamente corretta.

Un guaio molto diffuso è confondere i dati con le interpretazioni. Essere certi di un'interpretazione perchè non si riesce ad immaginare altri motivi per quel dato è uno dei modi con cui facciamo questa confusione.
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