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Vecchio 30-05-2007, 20.15.45   #1
griselda
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Predefinito Diritti oltraggiati

Non vali abbastanza ti pago per mandarti via. Questo è ciò che succede nelle aziende di oggi.
A dirigenti inetti buone uscite a suon di euro.
Non sei all'altezza del tuo lavoro ti metto in posto dove non farai danno ma neppure sarai di aiuto ma continuerò a pagarti lo stipendio.
Questo è risultato di tanti anni di lotta da parte di chi voleva giustamente ottenere dei diritti per i lavoratori che ai tempi non erano considerati.
Risultato di oggi è approfittarsene siamo passati dal non avere diritto alla malattia allo stare a casa per fare i propri comodi ed ora si sta scendendo sempre più in basso. Sino a che si arriverà per forza di cose a perdere quei diritti tanto sudati.
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Vecchio 01-06-2007, 19.32.34   #2
Uno
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Continuo a pagarti lo stipendio o peggio ti mando in pensione... perchè alla faccia dei discorsi sul dover andare in pensione a 70 anni (e per certi lavori tutto sommato non è neanche un'esagerazione) io ho l'occasione di parlare con chi è andato in pensione non molto tempo fa a 47/48 anni
Poi voglio mettere una pietra sopra qualche statale che anni fa (mica tantissimi però) potevano andare con 15 anni di anzianità magari a 35/36....

Comunque non è solo non essere all'altezza del proprio lavoro, a volte si parla di figure troppo qualificate, eliminando una di quelle persone possono assumere 2 o 3 ragazzini (si fa per dire visto che prima dei 30 non lavora più nessuno... ma visto come sono molti trentenni oggi non è neanche troppo)

Invece il tuo discorso Grii è giustissimo nelle sfere alte... anche rimanendo nel nazional popolare calcio.. un allenatore di calcio se non funziona (o se deve fare da capro espiatorio) lo cacciano ma con tutti i miliardi dell'ingaggio e lo stesso nelle grosse società... il bello è che questi personaggi a differenza dei 50/55enni molto qualificati ma della medio bassa dirigenza o classe tecnica... trovano impieghi solo girando la testa... e anche più di uno... quindi c'è tizio che è amministratore delegato di XXX ma è pure nel consiglio di amministrazione di XXZ poi magari fa politica ed è parlamentare di ZZY (e si becca dopo 4 anni la pensione che noi con 40 si è no vediamo con 2 zeri in meno) etc etc è meglio che non continuo...
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Vecchio 01-06-2007, 23.29.51   #3
griselda
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E' proprio questa la cosa più assurda appena intascata la buona uscita sono già pronti per fare danno, impunemente, da un'altra parte.
E chi vale veramente perchè lavora duramente si vede anche mettere in discussione da questi personaggi che non avendo le capacità di chi sta sotto di loro gli rendono la vita difficile, perchè per loro vorrebbe dire ammettere di essere incapaci.
Tra l'altro sono tutti ammanicati a qualche politico o anche personaggi del clero di un certo livello e qui è meglio stendere un velo pietoso.
Ok la smetto.

P.S.
Oggi si prentendono diritti senza oneri.
Mi sa tanto che i diritti acquisiti fanno perdere il senso della responsabilità.
P.P.S. delle pensioni Baby meglio non parlarne....
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Vecchio 01-06-2007, 23.38.37   #4
Shanti
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Citazione:
Originalmente inviato da griselda
E' proprio questa la cosa più assurda appena intascata la buona uscita sono già pronti per fare danno, impunemente, da un'altra parte.
Azz non esistono più le care vecchie referenze? Una volta un datore di lavoro si informava prima di assumere
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Vecchio 02-06-2007, 14.38.34   #5
griselda
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Adesso a certi livelli sei solo sponsorizzato con scambio di favori.
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Vecchio 03-06-2007, 12.05.24   #6
'ayn soph
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Non so se faccio bene a postare qui, mi è sembrato pertinente (forse Uno trova il posto giusto, altrimenti si può aprirne uno nuovo). Un'articolo sui parlamentari preso dal sito di alice.
Il vitalizio dei deputati e dei senatori ha le caratteristiche di un vero e proprio privilegio. Regole e leggi lo dimostrano.
Prendiamo i deputati, per i quali è in vigore un regolamento del 1997. Gli onorevoli, il cui mandato parlamentare è iniziato dopo la XIII legislatura del 1996, acquisiscono il diritto alla pensione a 65 anni di età e con 5 anni (una legislatura) di contributi.
Ma questo trattamento, simil cittadino comune, nasconde il trucco. Il diritto alla pensione è fissato al sessantacinquesimo anno di età, peccato che tale limite si abbassa di un anno per ogni ulteriore anno di mandato oltre i cinque. Sino a raggiungere il traguardo dei 60 anni.

Se vi state incazzando, aspettate. Perché c’è dell’altro. Gran parte dei deputati è stata eletta prima del 1996, cioè prima della riforma. Ciò significa che si ha diritto alla pensione a 60 anni di età, riducibili a 50 utilizzando gli anni di mandato oltre i cinque minimi richiesti. E così con oltre tre legislature – e 20 anni di contributi – è possibile accedere alla pensione con meno di 50 anni!

Non sono da meno i senatori. Anche qui c’è stata una riforma, in base alla quale a partire dalla XIV legislatura del 2001 questi servi Patriae hanno diritto alla pensione a 65 anni e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni.
Ma dietro l’apparenza si cela l’inganno. Ed ecco, infatti, che fioccano le deroghe. Per chi è stato eletto prima del 2001, il cui diritto al vitalizio scatta a 60 anni con una sola legislatura (5 anni), a 55 con due (10 anni) e a 50 con tre mandati (15 anni). Per gli eletti dal 2001, che possono andare in pensione a 60 se hanno conquistato un secondo mandato.

Due anni e sei mesi sono meglio di 35, ovvero via libera alle baby pensioni. Un cittadino per godere della pensione di anzianità deve avere 57 anni, 60 dal 2008, e aver versato contributi per 35. Troppi per deputati e senatori che hanno abbassato il limite contributivo a una legislatura: 5 anni.
Inoltre i parlamentari, per evitare i rischi dell’instabilità politica, con il rischio di chiusura anticipata delle Camere, hanno deciso che sono sufficienti, per aver diritto al vitalizio, due anni e sei mesi. Basta, poi, pagare contributi volontari per i due anni e mezzo mancanti, ma con calma. Onorevoli e senatori possono saldare il debito a fine mandato e in 60 comode rate.

Il metodo contributivo riduce le pensioni. Meglio non utilizzarlo. A partire dal 1996, successivamente alla riforma Dini, il lavoratori hanno abbandonato il vantaggioso calcolo retributivo, che fissava la pensione in base a una media dello stipendio degli ultimi anni di lavoro.
Al suo posto è subentrato il calcolo contributivo che funziona come una polizza. Il reddito pensionistico è pari ai contributi – rivalutati - effettivamente versati. Con il risultato di avere pensioni molto più basse delle attuali di circa il 40, 50%.
A tale rigore i furbetti del Parlamento non hanno voluto soggiacere. Il meccanismo escogitato è stato quello di legare una percentuale a ciascun anno. Per cinque anni di mandato si ha diritto al 25% dell’indennità lorda (12 mila 434 euro): 3.109 euro di vitalizio. Per 10 anni al 38%: 4.725 euro. Per 20 al 68%: 8.455 euro. Infine il gran finale: con 30 anni di mandato si ha diritto a un vitalizio pari all’80% dell’indennità, 9.947 euro al mese.

E per contrastare i pericoli delle spinte inflative è stata introdotta la clausola d’oro, in base alla quale la pensione si rivaluta automaticamente, essendo legata all’importo dell’indennità del parlamentare ancora in servizio.

Il sistema delle pensioni parlamentari costa parecchio alle tasche dei contribuenti. Nel 2006 a Montecitorio sono costate 127 milioni di euro (ci sono 2005 pensionati sul foglio paga), contro 9 milioni 400 mila di contributi versati dai deputati in carica. Situazione simile al Senato dove ogni anno sono spesi per le pensioni quasi 60 milioni di euro a fronte dei 4 milioni 800 mila di entrate contributive. Con il risultato che le casse parlamentari hanno chiuso il 2006 con un buco di ben 174 milioni di euro.

Eppure sull’orizzonte riformista non si staglia alcun urlo di dissenso. Vige, anzi, un silenzio bipartisan. Un comune intento che salva il portafoglio e la vecchiaia di deputati e di senatori. Un po’ meno la faccia...

Per il cittadino comune, preso a tenaglia dal dissesto dell’Inps/dalla vita media che si allunga/dal conflitto generazionale/dalla necessità di creare un sistema di ammortizzatori sociali/dalla necessità di adeguarsi all’Europa, ci sono poche scelte. Sono tre. La prima, il sacrificio della liquidazione. La seconda, lavorare fino alla soglia dei 70 anni. La terza, affidarsi alle rime di Gioacchino Belli:

E pper urtimo, Iddio sce bbenedica,
viè la Morte, e ffinisce co l'inferno.

(tratto da La vita dell'Omo, Sonetti romaneschi)

F.C.
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Vecchio 03-06-2007, 18.40.08   #7
Faltea
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Fin'ora mi sono limitata a leggere, ma...

Forse è un po' forte ma rende esattamente l'idea che ho in mente:

.....
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