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Vecchio 09-02-2011, 12.33.17   #401
luke
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Prendere la pillola allora significa aver ottenuto il mercurio. Significa liberarsi dalle illusioni, bucare il velo di Maia, significa insomma vedere il mondo per come è davvero. Significa essere usciti dalla "nebbia" della materia grossolana.
...
Di questo non sono molto convinto, poi vabbè si tratta solo di sfumature interpretative, probabilmente equivoco io.
Prendere la pillola , secondo me, non ti permette già di uscire dalla nebbia, di vedere il mondo per come è davvero, ma ti fa compiere il salto che ti porterà (forse) a realizzare questo obiettivo.

Nel film matrix, per come lo interpreto io, il velo si squarcia definitivamente quando Neo vede gli agenti non più come persone ma come una fila di numeri, come un programma in codice sorgente.

Con la pillola fai il tuffo, e per prenderla già un certo percorso precedente devi averlo fatto, a quel punto stai immerso, ti concentri solo sul nero, cerchi di capirlo il più possibile, stando vigile più che puoi, impari ad usare qualche trucco e così via, compiendo anche le operazioni varie di cui parli, tipo le imbibizioni.

Ultima modifica di luke : 09-02-2011 alle ore 12.40.45.
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Vecchio 09-02-2011, 13.03.26   #402
Kael
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Stavo pensando che il lavoro esterno alchemico, quello fatto coi fornelli cioè, pur non essendo obbligatorio , si rivela essere utile anche in questi frangenti , nei quali non si sa bene dove si è , in quale fase.

Magari uno pensa di essere già nella fase al Nero ed invece non lo è ancora o viceversa, con la parte fisica dell'OPera si potrebbero avere dei riscontri, delle controprove un pò più "tangibili", sia in questa sia nelle altre fasi, per esempio il concetto della Cauda Pavonis.

Non ho particolare dimestichezza coi fornelli, non so manco cucinare, perciò credo che mi asterrò dalla fase esterna, anche perchè tra indecisoni e ritardi vari il gas potrebbe finire o potrebbe arrivarmi una bolletta spropositata
Però ne potremmo parlare in altro thread magari, anche il solo aspetto teorico potrebbe essere utile per qualcuno...
Per il gas... un comune fornello da cucina lasciato aperto per un'ora di fila consuma si e no 1 euro (dipende dal piano tariffario che si ha), senza contare che la Via Secca abbisogna di un tempo assai inferiore di quanto si crede, non comportando quindi grossissime spese...
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Vecchio 09-02-2011, 13.10.45   #403
luke
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Però ne potremmo parlare in altro thread magari, anche il solo aspetto teorico potrebbe essere utile per qualcuno...
Per il gas... un comune fornello da cucina lasciato aperto per un'ora di fila consuma si e no 1 euro (dipende dal piano tariffario che si ha), senza contare che la Via Secca abbisogna di un tempo assai inferiore di quanto si crede, non comportando quindi grossissime spese...
Si, potrebbe essere utile, io sono digiuno di certi argomenti ma qualche spunto comunque potrebbe uscire.
Per il gas, bisognerebbe studiare qualche tariffa apposita, un piano tariffario Opera al Nero tipo, (ovviamente le mie sono battute)... è che mi immaginavo un periodo molto lungo per l'opera interna, mesi se non anni, e l'opera esterna quindi la vedevo di conseguenza come un fuoco che deve essere lasciato acceso a cuocere ininterrottamente per lo stesso periodo.
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Vecchio 09-02-2011, 13.15.44   #404
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Di questo non sono molto convinto, poi vabbè si tratta solo di sfumature interpretative, probabilmente equivoco io.
Prendere la pillola , secondo me, non ti permette già di uscire dalla nebbia, di vedere il mondo per come è davvero, ma ti fa compiere il salto che ti porterà (forse) a realizzare questo obiettivo.

Nel film matrix, per come lo interpreto io, il velo si squarcia definitivamente quando Neo vede gli agenti non più come persone ma come una fila di numeri, come un programma in codice sorgente.

Con la pillola fai il tuffo, e per prenderla già un certo percorso precedente devi averlo fatto, a quel punto stai immerso, ti concentri solo sul nero, cerchi di capirlo il più possibile, stando vigile più che puoi, impari ad usare qualche trucco e così via, compiendo anche le operazioni varie di cui parli, tipo le imbibizioni.
Questo è quello che grossomodo pensavo io ma la risposta che mi ha dato Uno sconfessa questa idea. Sempre se ho capito.
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Vecchio 09-02-2011, 13.31.51   #405
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Quindi insisto e mi espongo :
il nero , il bianco ed il rosso sono simboli di una realta' sconosciuta forse ineffabile ma tuttavia ritenuta importante anzi determinante per la propria esistenza ( scopiazzo da jung la definizione ).
In quanto simboli vivi di per se' concorrono a comunicare qualcosa di sconosciuto anche quando si comincia il viaggio dell'opera alchemica .
Il nero ( istinto )opera su corpo mente e mondo esterno rendendo indistinguibile anche nel valore che devono avere le realta' su cui opera .
Il bianco ottenuto col lavoro opera sulle medesime realta' escludendo quell'istinto attraverso un'astensione .
Astensione che rende la realta' non piu' immersa nel nero ma ugualmente indistinta nel valore che deve avere : e' il chiarore che abbaglia e non consente di vedere .
E' pratica per la quale non e' necessario essere in un monastero , si puo' praticarla anche da casa .
Il rosso opera sulla stessa realta' : corpo mente e mondo esterno ma con partecipazione attiva del soggetto su quelle realta' , prima sublimate dal bianco , che ora sono distinte chiare anche nel loro valore intrinseco ed accentuate dal colore rosso .
E' il ritorno nel mondo con nuovo atteggiamento spontaneo .

Allora non e' il nero che si tinge di bianco o di rosso ma e' il mondo che assume nuovo significato conforme ai simboloi rappresentati dal bianco e dal rosso .

Detto questo non ho certo la presunzione di dire di essere al rosso ne' al bianco ma dico solo che non e' inutile spingersi in avanti con l'intuizione stando attenti a non prendere cantonate .
Ma se anche le prendessi son qua proprio per spingermi in avanti e cambiare idea se devo .

Un'ultima cosa e questa e' una mia esperienza diretta della quale sono sicuro : appena appena uno comincia a muoversi e quindi gli e' appena appena visibile quel bagliore di bianco , gia' trasferisce nel nero una parvenza di quel simbolo del bianco e l'esperienza del nero nel quale e' ancora immerso gia' non sara' piu' la stessa , perche' pur ricercando nel posto sbagliato quello che gli manca , quel bagliore non gli consentira' piu' di essere totalmente preda del nero non riuscira' piu' a vivere il nero come prima , il nero alla lunga sara' cosa inutile .
Il simbolo che proviene dal bagliore , voglio dire , si trasferisce immediatamente sulla realta' : corpo , mente e mondo trasfigurandoli di quel tanto da farti essere inadeguato al nero almeno in parte .
E non e' poco perche ti fa avere un'idea piu' esatta di dove ti devi collocare o di quello che e' piu' opportuno per te fare .
Scusa se te lo dico Nike, ma l'impressine che ricavo dai tuoi scritti, impressione che magari sarà sbagliata per carità, è che non parli di Opera al Nero nè tantomeno di alchimia.

La descrizione che fai potrebbe rappresenare geossomodo un lavoro psicologico... e infatti Jung, come abbiammo più volte detto, ha tratto dall'alchimia spunti che ha applicato nell'ambito che gli interessava. Ma ha portato, per così dire, il cielo in terra, il grande nel piccolo, il palazzo nel plastico.
In questa operazione, che è funzionale solo per l'ambito più ristretto, si perdono tutti quei pezzi che sono peculiari dell'ambito più esteso... e infatti manca l'essenziale, manca tutta la parte sottile (costruzione dei corpi, possesso di veicoli per la coscienza più duraturi eccetera).

Lo scopo dell'alchimia non è il raggiungimento di un equilibrio e relativo benessere psichico, questo semmai può essere considerato una condizione utile. Lo scopo dell'alchimia è l'immortalità.

Poi, per carità, tutto è connesso. Un lavoro psicologico ben fatto sicuramente può aprire porte ad altro, per certi versi qualcosina costruisce anche nel sottile... quella base appunto su cui iniziare a costruire altro. Per converso tuttavia è possibile intraprendere l'Opera anche senza aver terminato un lavoro psicologico... in questo caso esso verrà comunque compiuto nell'opera, che lo si pensi in questi termini o meno. E di qui forse le incomprensioni, che però rischiano di ribaltare del tutto i concetti.

Come ti ha già detto Uno è impossibile comprendere il Rosso (e anche il Bianco secondo me) senza aver compiuto parecchi passi nell'Opera. Il farsi un'idea è per una certa misura possibile, ma è anche pericoloso. Perchè questa idea sarà certamente errata e quindi, se proprio si ha bisogno di farsela, si dovrebbe avere l'accortezza di tenerla oltremodo fluida, per poterla modificare agevolmente. Il rischio è di basare il lavoro su quell'idea, quando invece, ovviamente, si dovrebbe basare l'idea sul lavoro. Ma a questo punto l'idea serve solo dopo.
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Vecchio 09-02-2011, 13.49.51   #406
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Scusa se te lo dico Nike, ma l'impressine che ricavo dai tuoi scritti, impressione che magari sarà sbagliata per carità, è che non parli di Opera al Nero nè tantomeno di alchimia.

La descrizione che fai potrebbe rappresenare geossomodo un lavoro psicologico... e infatti Jung, come abbiammo più volte detto, ha tratto dall'alchimia spunti che ha applicato nell'ambito che gli interessava. Ma ha portato, per così dire, il cielo in terra, il grande nel piccolo, il palazzo nel plastico.
In questa operazione, che è funzionale solo per l'ambito più ristretto, si perdono tutti quei pezzi che sono peculiari dell'ambito più esteso... e infatti manca l'essenziale, manca tutta la parte sottile (costruzione dei corpi, possesso di veicoli per la coscienza più duraturi eccetera).

Lo scopo dell'alchimia non è il raggiungimento di un equilibrio e relativo benessere psichico, questo semmai può essere considerato una condizione utile. Lo scopo dell'alchimia è l'immortalità.

Poi, per carità, tutto è connesso. Un lavoro psicologico ben fatto sicuramente può aprire porte ad altro, per certi versi qualcosina costruisce anche nel sottile... quella base appunto su cui iniziare a costruire altro. Per converso tuttavia è possibile intraprendere l'Opera anche senza aver terminato un lavoro psicologico... in questo caso esso verrà comunque compiuto nell'opera, che lo si pensi in questi termini o meno. E di qui forse le incomprensioni, che però rischiano di ribaltare del tutto i concetti.

Come ti ha già detto Uno è impossibile comprendere il Rosso (e anche il Bianco secondo me) senza aver compiuto parecchi passi nell'Opera. Il farsi un'idea è per una certa misura possibile, ma è anche pericoloso. Perchè questa idea sarà certamente errata e quindi, se proprio si ha bisogno di farsela, si dovrebbe avere l'accortezza di tenerla oltremodo fluida, per poterla modificare agevolmente. Il rischio è di basare il lavoro su quell'idea, quando invece, ovviamente, si dovrebbe basare l'idea sul lavoro. Ma a questo punto l'idea serve solo dopo.
Non devi scusarti ma stavolta non vedo niente di psicologico .
Ammesso che la psicologia possa restarne fuori visto che la materia su cui opera l'Opera e' anche la mente .

Avrei apprezzato di piu' rilievi concreti su quello che ho detto piuttosto che terminologici .
Io non ho fatto altro che discutere a partire dal post di Uno . Se condividi l'dea di Uno spiegami perche' ma non mi basta che tu dica cosi' ha detto Uno
E poi se i parli di immortalita' mi pare che anche tu ti incammini abbastanza in avanti e non ti fermi all'opera al nero .
Allora anche tu hai un'idea di un punto di arrivo e
se ce l'hai tu perche' non posso avercela anch'io .
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Vecchio 09-02-2011, 15.26.12   #407
Sole
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No, la consapevolezza piena degli istinti (che non significa la perdita degli stessi) l'avrai quando sarai uscita dalla palude, però potrai iniziare a lavorarci anche prima.
Le maschere saranno ancora lì, finchè sei nella palude, in un certo senso nella metafora sono anche esse nebbia. La stessa nebbia e finzione che ti impedisce di vedere arrivare i colpi ti protegge in parte
Questo si, se prima credi di essere qualcuno poi scopri che non sei nessuno.
E' il passo necessario per poter poi essere qualcuno
Anche io sono un pochino confusa.
In effetti l'idea che nell'Opera al Nero si andasse anche controllando le parti emerse, in chiaro diciamo, era anche mia.
Pensavo che fosse quello lo sforzo del Nero. Invece ho il dubbio che fosse un ulteriore trabochetto del Nero. E' una sola operazione infatti.

Ma allora, domando per farmi chiarezza, è un'illusione il fatto di avere in chiaro certi meccanismi e lo sforzo per controllarli oppure si lavora su due piani?
Usando Gurdi che mi è più familiare come terminologia, lui dice che un uomo 4 è iniziato al 5 ma non è 5 finchè non ha finito il 4.
Così fintanto che la Nigrido non è finita siamo immersi nella palude ma le parti emerse ci permettono piano piano si agganciare il Bianco?
Spero sia chiaro.

_____

Per la pillola rossa di Neo, io credo che il tuffo è nel momento della scelta. Infatti in quel momento divide l'automaticità dal suo reale volere. Però in quel mometo lui sceglie ma non sa ancora cosa vedrà e come sarà. QUesto della scelta di Lavorare nella nebbia mi è chiaro.
Durante la riabilitazione Neo cerca di vedere nella nebbia... tanto che gli fanno molto male gli occhi - Morpheus: è perchè non li hai mai usati -.
Il primo rientro in Matrix è quando è abile ed addestrato, o come diremmo noi, allenato.
Inizio a capirci meglio, e se non sto facendo casino, anche a me si restringe il campo del Nero. Ma aspetto chiarimenti alle domande sopra.
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Vecchio 09-02-2011, 16.01.04   #408
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Quindi Uno ricapitolando, nasciamo nella melma, nella palude, e non lo sappiamo.
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Esatto
Riferendomi all'innocenza, i bambini non nascono nel bianco, semplicemente sono innocenti perchè non sono in grado di poter sapere di essere nel Nero, con la perdita dell'innocenza si è nella possibilità di saperlo? Quanto meno di discernere il bene dal male.

Citazione:
Mai detto che vada eliminato anche perchè non è materialmente possibile...

Io direi che il barlume ci da l'energia sufficiente a sopportare il nero, ove per sopportare intendiamo contrastare seppur come detto sopra non direttamente.
Sopportare nel senso che l'ego soffre? Sopportare per non sapere che farne? Sopportare di non sapere dove e come scaricarlo? a chi darlo? rinunciare al piacere che prima ci dava? Come un rifiuto speciale da smaltire in modo apposito?
Io me lo sto chiedendo cosa farne del lato negativo di un mio istinto che sto osservando, lo vedo come un involucro voluminoso che sta sempre con me. E' latente, quando fa capolino difficile sottrarmi al suo fascino, mi lascio prendere malgrado so che non è bene per me. Come vedere una sigaretta e non saper rinunciare al desiderio di accenderla.
Al fumo ho rinunciato scoprendo che il mio corpo non la voleva veramente, la voleva la mente così semplicemente ho smesso, ma non credo che funziona così con l'istinto.

Citazione:
... l'energia che ci arriva dal barlume se usata male invece che per contrastare indirettamente, viene usata per reprimere e quindi "va persa" (in realtà si perde la circolazione dell'energia, con il conseguente ristagno e tutti i disturbi...)
Questo mi interessa chiarirlo meglio. I disturbi che ho possono derivare dall'aver usato male l'energia del barlume?
La sensazione di vuoto, di depressione energetica, il sentirmi senza vita e il non volermi riprendermi per non ricominciare il circolo, di fatto oggi che sto un pò meglio è iniziata la tensione allo stomaco, ho il timore di entrare di nuovo in quel circolo che mi fa stare poi molto male.
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Vecchio 09-02-2011, 18.58.28   #409
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Provo a risponderti e in questo modo metto a posto qualche idea.

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Riferendomi all'innocenza, i bambini non nascono nel bianco, semplicemente sono innocenti perchè non sono in grado di poter sapere di essere nel Nero, con la perdita dell'innocenza si è nella possibilità di saperlo? Quanto meno di discernere il bene dal male.
Penso di si, i bambini sono in uno stato naturale in cui continuamente scoprono se stessi. Prima non ne hanno cognizione. Secondo alcune scuole di pensiero un bambino inizia a dire "io" verso i tre anni.
Quote:


Sopportare nel senso che l'ego soffre? Sopportare per non sapere che farne? Sopportare di non sapere dove e come scaricarlo? a chi darlo? rinunciare al piacere che prima ci dava? Come un rifiuto speciale da smaltire in modo apposito?
Credo che intendesse sopportare nel senso di reggere senza reprimere fin dove si riesce.
In genere non reggiamo certe emozioni o istinti perchè non abbiamo abbastanza energia per farlo o perchè non le vediamo. Siamo stanchi e quindi una parola di più ci fa saltare i nervi o reagiamo in maniera spropositata rispetto invece ad un momento in cui siamo maggiormente carichi. Sopportare vuol dire avere una capacità di tollerare e reggere quel dato istinto o meccanismo o emozione o anche il niente. E quindi si, anche sopportare di non saperlo gestire, di avere la voglia di scatenarlo o sfogarlo contro qualcuno per darlo ad altri, di non gratificarci con lui, ma ricercare una gratificazione molto più grande: l'aumento della tolleranza, dove tolleranza sta per sopportare fino a ..

Non vedo il nero come un rifiuto da smaltire, da eliminare, ma da integrare. Da renderlo parte di un valore maggiore. Il Nero non diventa Bianco (o Verde o Giallo) ma unendosi ad altro diventa Bianco. E se non prendo una cantonata insieme poi fanno le Nozze Alchemiche.
Nell'Opera la fase al Nero è quella in cui si depura la materia grezza, ma di questa materia qualcosa rimane.. che va ad unirsi successivamente con altro fino alla fine a creare la Pietra.
Ma così mi sa che ci confondiamo ancora di più...

C'è un aneddoto carino a tal proposito che riguarda Fulcanelli. Lui per anni, tanti anni, ha buttato via un elemento essenziale perchè lo riteneva spazzatura, quando si è accorto del madornale errore mi par che abbia finito l'Opera da li a poco.
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Vecchio 09-02-2011, 20.31.37   #410
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Non vedo il nero come un rifiuto da smaltire, da eliminare, ma da integrare.
Uno nel post 380 lo spiega che il Nero si integra nell'Opera al Rosso, almeno così mi sembra di capire, ma io che non ho iniziato nemmeno quella al Nero cosa ne faccio nel frattempo? Dove lo tengo? Per me è un rifiuto speciale da tenere in apposito contenitore in attesa di sapere che farne, imparare ad integrarlo, se non imparo ad isolarlo me lo ritrovo sempre mescolato, ciclo e riciclo all'infinito. Da qualche parte bisogna cominciare.
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Vecchio 09-02-2011, 23.58.02   #411
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Il Nero è necessario, mi sembra di aver capito dalla bellissima spiegazione di Uno, a far sì che anche il Rosso e il Bianco possano essere, ma quando si è nel Nero, nella palude, penso che la prima cosa sia quella di prenderne atto, di averne la consapevolezza, quando un ramo che cresce al di fuori della palude e che ci sbatte in faccia può diventare un appiglio per allargarsi l'orizzonte.
Penso che possa equivalare a quando nella vita si ricevono schiaffi che ci svegliano, non è ancora un barlume di luce, ma è già qualcosa.....
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Vecchio 10-02-2011, 13.56.19   #412
Faltea
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Interessante, interessante, finalmente comincio a capire qualcosa

Prima mi sentivo persa

(Scusate... proseguite pure)
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Vecchio 13-02-2011, 20.40.40   #413
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Io me lo sto chiedendo cosa farne del lato negativo di un mio istinto che sto osservando, lo vedo come un involucro voluminoso che sta sempre con me. E' latente, quando fa capolino difficile sottrarmi al suo fascino, mi lascio prendere malgrado so che non è bene per me.
Mi chiedevo Uno se l'aspetto negativo del mio istinto che sto osservando da tanto tempo sia da scrivere sul foglio finto. Vi ho associato quanto hai detto nel 3d "Perchè stare sempre al centro dell'attenzione", quando parli di prestare attenzione e loop.
Insomma, per scrivere la pagina che voglio sul mio foglio devo nel frattempo far mangiare la parte negativa nel finto foglio a tavola con qualcuno a cui interessa quel menù.
Almeno questo è quanto ho fatto fin ora.
La cosa però ho visto stava rischiando di farmi entrare nel meccanismo perverso e non uscirne più. Poi tutta la serie di malesseri e traumi hanno portato alla luce questo pericolo.

Se come dici il Nero non si elimina ma si integra vuol dire che il piatto sarà sempre presente nel menù ma piano piano distanzio e diminuisco gli inviti a pranzo?

E' solo un'ipotesi da verificare naturalmente.
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Vecchio 14-02-2011, 11.58.01   #414
Senza Volto
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Dopo molto tempo di una cosa sono convinto, e cioè che il vero perno dell'Opera al Nero è il prendere coscienza, poi il resto viene da se.
Quando ci si rende veramente conto della melma, della palude, ma veramente dico, con tutto se stessi, non semplici barlumi intellettuali, la fuga si fa senza il minimo problema. Provate a imprigionare un uomo che davvero vuole liberarsi con tutte le sue forze! E' impossibile.
L'arma davvero più potente del Nero è quella di farci credere che non esiste!

Delle mie 'impurità', laddove ne ho preso veramente coscienza, le ho separate all'istante, è un gioco da bambini. Anzi, direi che già il rendersi conto equivale a separare. Quello che è difficile è rendersi conto che sono 'impurità', finchè si crede che siamo noi a volerle le reputiamo 'pure', nostre, e quando mai un uomo sano di intelletto vorrebbe liberarsi di ciò che è, di ciò che vuole?

All'inizio mi pare si era parlato di Grazia, eccome se è vera questa cosa! I barlumi da soli non bastano, perchè un barlume lascia comunque nel dubbio. E' la vera presa di coscienza, questa grande Grazia, che permette di far ricorso ad un energia enorme per cui scappare poi dalla palude diventa uno scherzo.

Se voi siete daccordo ripartirei da questo punto. In un certo senso rappresenta la 'fine', ma al tempo stesso rappresenta anche l' 'inizio', l'unico e solo vero tuffo che possiamo fare. L'ouroboros. Draco aut serpens qui caudam devoravit. L'Alfa e l'Omega, il simbolo per eccellenza della Grande Opera.

Con tanta umiltà riconosco che non sono nessuno, tutto ciò che ho separato finora è stato solo frutto della Grazia, io da solo non avrei potuto fare niente. E' frustrante ma i miei barlumi e le mie riflessioni mentali non mi portano a niente, non fanno altro che farmi sprofondare ulteriormente nella melma, nella nebbia. Quello che attendo è un altro raggio di sole che mi illumini come la prima volta, ricordo ancora lo stupore, la meraviglia, di un uomo che vede il sole per la prima volta dopo essere stato anni nella nebbia. Allora si che poi ho fatto un bel pezzo di strada. Ma ora, onestamente, se mi chiedeste se sono 'puro', vi direi di si, vi direi che nessun Altro decide e vive per me, tutto quello che faccio sono io a volerlo, nonostante a livello mentale sappia che non è così. Ma solo a livello mentale purtroppo......
Attendo la Luce.
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Vecchio 14-02-2011, 12.41.08   #415
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Dopo molto tempo di una cosa sono convinto, e cioè che il vero perno dell'Opera al Nero è il prendere coscienza, poi il resto viene da se.
Quando ci si rende veramente conto della melma, della palude, ma veramente dico, con tutto se stessi, non semplici barlumi intellettuali, la fuga si fa senza il minimo problema. Provate a imprigionare un uomo che davvero vuole liberarsi con tutte le sue forze! E' impossibile.
L'arma davvero più potente del Nero è quella di farci credere che non esiste!

Delle mie 'impurità', laddove ne ho preso veramente coscienza, le ho separate all'istante, è un gioco da bambini. Anzi, direi che già il rendersi conto equivale a separare. Quello che è difficile è rendersi conto che sono 'impurità', finchè si crede che siamo noi a volerle le reputiamo 'pure', nostre, e quando mai un uomo sano di intelletto vorrebbe liberarsi di ciò che è, di ciò che vuole?

All'inizio mi pare si era parlato di Grazia, eccome se è vera questa cosa! I barlumi da soli non bastano, perchè un barlume lascia comunque nel dubbio. E' la vera presa di coscienza, questa grande Grazia, che permette di far ricorso ad un energia enorme per cui scappare poi dalla palude diventa uno scherzo.

Se voi siete daccordo ripartirei da questo punto. In un certo senso rappresenta la 'fine', ma al tempo stesso rappresenta anche l' 'inizio', l'unico e solo vero tuffo che possiamo fare. L'ouroboros. Draco aut serpens qui caudam devoravit. L'Alfa e l'Omega, il simbolo per eccellenza della Grande Opera.

Con tanta umiltà riconosco che non sono nessuno, tutto ciò che ho separato finora è stato solo frutto della Grazia, io da solo non avrei potuto fare niente. E' frustrante ma i miei barlumi e le mie riflessioni mentali non mi portano a niente, non fanno altro che farmi sprofondare ulteriormente nella melma, nella nebbia. Quello che attendo è un altro raggio di sole che mi illumini come la prima volta, ricordo ancora lo stupore, la meraviglia, di un uomo che vede il sole per la prima volta dopo essere stato anni nella nebbia. Allora si che poi ho fatto un bel pezzo di strada. Ma ora, onestamente, se mi chiedeste se sono 'puro', vi direi di si, vi direi che nessun Altro decide e vive per me, tutto quello che faccio sono io a volerlo, nonostante a livello mentale sappia che non è così. Ma solo a livello mentale purtroppo......
Attendo la Luce.
Grazie Senza volto ,
Solo alcune precisazioni dal mio punto di vista :
barlume non e' barlume intellettuale cosi' come non basta una presa di coscienza che altro non e' che qualcosa di intellettuale inadatto come dici tu a andare oltre il nero .
Quello che chiami Grazia puo' avere molti nomi ed anche il nome barlume e forse piu' di un barlume .
Il barlume richiama solo il simbolismo del bianco e non significa intelletto .
Dunque la presa di coscienza ci sta ma sola non basta a separare .
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Vecchio 14-02-2011, 12.50.00   #416
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i barlumi non sono solo di natura intellettuale, ma qualcosa id più profondo e completo.
Rendersi conto delle impurità, anche qui non solo a livello intellettuale, serve sicuramente ma è solo un passo, poi ce ne sono altri e non credo si compiano tanto facilmente.
D'accordo che Fulcanelli, mi pare fosse lui, parlava di "gioco da bambini", ma credo lo intendesse in altro senso , e non per indicare una cosa di una facilità irrisoria.

E' ovvio che serve un animo semplice, umile e naturalmente un qualche tipo di Grazia, che, mi pare venga "invocata" in varie tradizioni, e sicuramente anche in ambito alchemico, il "donum dei" è un requisito essenziale per la riuscita dell'opera.

Ultima modifica di luke : 14-02-2011 alle ore 13.32.42.
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Vecchio 14-02-2011, 13.05.15   #417
Ray
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Io invece concordo con SV. La presa di coscienza, intendo quella profonda e non un mero accorgersi, non solo basta a separare, è la separazione stessa. E' infatti il processo di presa di coscienza del nero che, giocoforza, lo separa dal resto... altrimenti non ci sarebbe nulla di cui prendere coscienza.
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Vecchio 14-02-2011, 13.34.13   #418
Sole
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Concordo anche io con SV, con lo stesso stato d'animo con cui esprime il tutto.
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Vecchio 24-02-2011, 00.27.01   #419
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Faccio diversi passi indietro rispetto a dove siamo arrivati con il discorso perchè vorrei tronare a parlare della paura, del sentire la paura durante la fase del nero.

Ho trovato questa frase nel "L'arte della guerra" di Sun Tzu (Compralo su Bol clicca QUI e aiuterai Ermopoli). E' un libro con delle interessanti anologie di quello di cui stiamo parlando, anche se mi par di capire che i generali delle armate lavorino già nella Albedo per l'analogia.
Citazione:
Ciò che fa muovere il nemico di sua iniziativa è la prospettiva di un vantaggio, e ciò che gli impedisce di muoversi è il timore di un disastro.
Il timore di perdere qualcosa è quindi un punto focale. Perdere qualcosa fa paura. Se non si ha nulla da perdere si è liberi di muoversi e scegliere in maniera molto più indipendente ed incondizionata.
Quando più sopra parlavamo della forma che non si ha energia per rompere, forse che l'energia dovremmo procurarcela non solo esperendo l'intera forma e usando di essa l'ntero potenziale, fino a che non ne possiamo più e naturalmente si rompe per eccesso, come fosse la via umida, ma anche e forse più velocemente ma pericolosamente, ponendoci il problema di perderla con un atto di volontà e cognizione di causa, come fosse la via secca. E solo il pensiero di perdere qualcosa a cui siamo attaccati fa molta paura.
In effetti chi si pone il problema di perdere una forma in cui si sta bene? Perdere qualcosa di comodo per cosa trovare?
E' un continuo affrontare il cambiamento della morte. E la morte fa paura.

Solo la prospettiva di un vantaggio fa muovere, solo che non consideriamo un vantaggio morire. Però ogni volta che una forma muore il centro magnetico aumenta.

Mi domando se seguire la paura sia una via da seguire nella palude. Quella paura che è il segnale che tiene vivo lo scopo.

Non so se sarà chiara la paura a cui mi riferisco, lo spero. Psicologicamente si potrebbe chiamare la paura di affrontare le conseguenze.
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Vecchio 24-02-2011, 00.32.23   #420
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In effetti chi si pone il problema di perdere una forma in cui si sta bene?
Ecco. Riprendo questa domanda che un po' di post fa mi ero fatto anch'io e a cui si era associato Kael. E mi rispondo dicendomi che spesso abbiamo l'illusione di star bene per il solo fatto che non stiamo malissimo. Ma è sonno. La forma in cui siamo giocoforza presuppone e prepara una forma migliore.
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Vecchio 24-02-2011, 00.50.20   #421
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Ecco. Riprendo questa domanda che un po' di post fa mi ero fatto anch'io e a cui si era associato Kael. E mi rispondo dicendomi che spesso abbiamo l'illusione di star bene per il solo fatto che non stiamo malissimo. Ma è sonno. La forma in cui siamo giocoforza presuppone e prepara una forma migliore.
Essì.
Tanto che proprio oggi riflettevo sul fatto che è talmente sciocco persistere in una forma che si sa non essere la migliore ottenibile e per motivi ancora più sciocchi... ma tant'è.
Superata questa palude, guardando indietro tutto ciò che ora non ci fa muovere avrà un'importanza relativa, e questo dovrebbe bastare a far muovere, quanto meno a dare forza, invece... è un continuo dolce dormire.

Sicuramente ogni forma è uno scalino per quella successiva ma romperla resta la questione.
Il problema è che quel sonno addormenta la paura di morire a quella forma. Paura che se ascoltata c'è.
Come diceva anche SV alla fine è semplice, e aggiungo io, basta ascoltare quella paura di perdere qualcosa e seguirla perchè porta dritta alla forma da rompere. E come tutte le cose semplici sono mostruosamente difficili per noi che siamo così complessi.
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Vecchio 24-02-2011, 00.53.07   #422
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E mi chiedo: è questa la paura di cui stiamo guardando*, perchè se lo è, è un vero faro nel buio.


* è un lapsus, volevo dire parlando, però ho preferito lasciarlo, non ci sta male.
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Vecchio 25-02-2011, 13.34.09   #423
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Ho letto la Parabola della Zizzania che a un certo punto dice: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.

Questa parabola mi ricorda il discorso fatto sul giardino spontaneo dove tutto è mescolato ma poi si separano le due cose, ma solo quando entrambi sono giunti a maturazione, perchè prima del quel tempo si perdono anche le virtù.

Al momento della separazione io sinceramente avrei colto prima il grano. Penso sia la tendenza di voler vedere e mettere in evidenza il lato positivo, il puro anzichè l'impuro, quando andrei a separare mi preoccuperei di cogliere per primo il grano. Invece nella parabola il grano viene lasciato per ultimo. Prima si toglie la zizzania, la si sistema in fastelli e si brucia, si elimina, dopo con calma si raccoglie il grano.
Bisogna occuparsi prima dello scarto, della impurità, poi la virtù resta evidenziata da sola.
Mi sembra che questa parabola possa avere attinenza con l'Opera al Nero o mi sbaglio?
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Vecchio 08-03-2011, 19.16.34   #425
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Metto in comune questo concetto che a me e' parso subito molto importante :
mentre per le religioni messianiche l'uomo e' redento da un messaggio che tende a separarlo dalla materia e dalla sua materialita',
nell'opera alchemica l'Uomo redime la materia e quindi se stesso .
Infatti l'alchimia si svilupa in occidente in quel perido chiamato Umanesimo mentre esiste da sempre pur con altri nomi in Cina ed in India laddove l'Uomo e' sempre stato al Centro .
Dunque l'intera opera alchemica che comincia con l'opera al nero e' rivolta a una purificazione della materia da parte dell'Uomo .
E' un cambiamento importante di visuale che portera' a molte conseguenze nella storia del pensiero ( tra l'altro a Nietsche e al suo superuomo , alla psicoanalisi ecc. )
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