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Vecchio 01-11-2004, 01.07.20   #1
Era
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vi capita mai di pensare alla solitudine?
ho imparato ad osservare..e in questo trovo mille
spunti di riflessione....
osservo le persone....come parlano.. come gesticolano..
come rispondono agli stimoli esterni...
e ho notato di quante persone si sentano sole...
al di la che lo siano veramente....
gli anziani che si sentono emarginati...
i bambini lasciati ore e ore davanti alla tv
i ragazzi che cercano continuamente un amore
che non trovano...i lui sono altrettanto numerosi delle lei...
però non si trovano ...
non s' incrociano mai occhi che poi si fermano gli uni negli altri..
e intanto tutti cercano di stare in posti affollati...
per poi ignorarsi.....
mi capita spesso di essere sola...ma non soffro questa situazione
anzi ci sto bene...come quando sto con persone simpatiche e
con le quali sono in sintonia...
in altri tempi invece ho sofferto molto la solitudine...
anche se non ero sola fisicamente...credo sia la peggiore..
sentirsi soli tra altre persone....

vabbè prendetela per quello che è...
un residuo di festa programmata..dove tutti si devono
divertire per forza...dove tutto va fatto a puntino...
dove si è perso il senso della festività....
tutto all' insegna del consumismo...
e poi quando si sta 2 ore da soli ci si sente soli
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le cose che non posso cambiare
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e la saggezza
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Vecchio 01-11-2004, 02.00.33   #2
Uno
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Per star bene soli bisogna averlo deciso da soli
oggi la società è costruita per alimentare le solitudini
anche nel branco, a magior potenza come dici tu
il messaggio è che l'unione è possiile solo nel consumismo e
nella baraonda in cui poi tutti sono soli.
Io sto bene anche da solo
e meglio solo che male accompagnato
però non sono solo
sono solo fuori (come un citofono)
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Vecchio 01-11-2004, 07.50.14   #3
pluto
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Si Era io provo spesso questa sensazione....ma spesso mi ritrovo da solo...e sto abbastanza bene....Nel corso degli anni ho avuto varie esperienze e sempre più mi convinco che a volte non pretendere niente, non volere nulla dagli altri e non avere aspettative mi aiuta anche e soprattuto ad essere in una "quieta solitudine".In quei momenti mi aiuta il mio studio con tanti libri...la mia poltrona meditativa e la porta chiusa a ribadire che tutto sommato preferisco stare da solo.....Io odio la folla e le masse chiassose.Perdonami il termine "massa" che può sembrare un po' forte ma rende il concetto che voglio esprimere...Ultimamente infatti qui nel Veneto hanno preso piede feste paesane a ripetizione dove la gente MANGIA SEMPRE nei vari stands....e quando ci sono simpatiche bancarelle artigianali da osservare con piacere...si viene disturbati dall'olezzante odore di frittelle....Io poi credo che non si sia mai veramente soli...perchè quando si vuole la compagnia e lo si desidera con amore, la si cerca e la si trova...ma è una decisione della persona a livello cosciente....ed è la volta che si sta proprio bene, perchè si cercano quei pochi amici di qualità...Qualche volta quando sono chiuso nel mio studio mi vengono in mente i poeti...che fanno della solitudine il loro miglior momento per esternare le emozioni....Quanti versi nascono dal "sentir solitario"........
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Vecchio 02-11-2004, 21.43.24   #4
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Io ho più difficoltà a stare con gli altri che da sola. Alla solitudine sono abituata.
Spesso quando sto con gli altri non riesco a essere spontanea, se non con le persone che conosco da un po'. Sovente stare con gli altri per me è faticoso, la fatica è quella di essere
interessante, di dire cose interessanti, e allora per pigrizia spesso preferisco stare sola a
vagare col pensiero e a sognare a occhi aperti. Però non sfrutto la mia solitudine per migliorare me stessa, non faccio che adagiarmi, avendo paura di chissà cosa: di buttarmi
nella vita, fra gli altri. Mi pesa questa mia apatia, ormai sono arrivata alla conclusione che vedo gli altri troppo spesso come ostacoli più che come delle opportunità. Forse sono troppo esigente... ma a volte ho paura dei contatti con le atre persone, e troppe volte mi sono sentita sola in mezzo agli altri. Alla solitudine (intesa come situazione fisica contingente o meno) ci si abitua, alla incomunicabilità mai.
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Vecchio 03-11-2004, 02.20.57   #5
Era
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la solitudine di cui parlavo è quella di coloro che la patiscono
e soffrono di questo...di quelli che non la scelgono...
anch'io sto bene sola...si dice star bene con se stessi...
secondo me è una cavolata...cosa vuol dire star bene con se stessi?
che con gli altri ci stai male?
la mia solitudine è voluta....mi serve per me...
quando vado a passeggiare nel bosco...per sentirmi terra..
per sentirmi albero o volpe...non vorrei nessuno accanto..
sono momenti miei...momenti di contatto con qualcosa dentro
di me...
è voluta ora....forse ora sto bene con me
poi mi va ancora la gente...gli amici...e torno

discorsi da ore piccole e confuse..
non badateci
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Vecchio 03-11-2004, 22.38.24   #6
pluto
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Carissima Era

ti posso anche dire che comunque non sempre si ha voglia di relazionare.Quindi si evita il rapporto con gli altri e si esce "dal giro"....ci si ritira nella solitudine perchè nella solitudine: nessuno ti chiede nulla, si è soli a confrontarsi con se stessi, pur nella moltitudine di pensieri negativi ogni tanto ne può spuntare uno positivo a proprio favore, ci si ritrova finalmente....una prolungata solitudine però non aiuta....l'anima si carica di angoscia...spesso allora ci si inventano mille lavoretti banali per tirare avanti.....sono spunti da "serata confusa"..... ci vorrebbe un TIRAMI SU e un buon bicchiere di vino......
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Vecchio 03-11-2004, 23.51.33   #7
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Io non credo molto a quelli che dicono di stare bene da soli per scelta. Non penso siamo fatti per la solitudine.
Da soli si sta bene per un periodo più o meno breve. Quando si ha necessità di staccare da tutto ciò che ci stà attorno, per stanchezza, per aver modo di ritrovarsi, di far chiarezza, di ricaricarsi...
Trovare dei momenti anche brevi durante la giornata in cui stare da soli e riuscire a stare bene è importante.
Per stare bene intendo non soffrire di solitudine in quei momenti.
Se penso che ci sono persone che non riescono a stare un attimo sole e stanno continuamente nel caos per scelta, per non essere sole per paura di guardare in faccia ai loro brutti pensieri...
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Vecchio 04-11-2004, 14.56.14   #8
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discorsi da ore piccole e confuse..
non badateci

Per Era: sono convinta che quel non badateci messo lì invece significhi proprio un "fateci caso", che sia un richiamare l'attenzione...
O sbaglio???
(qui come sugli altri post dove più o meno hai scritto frasi simili)
Cmq a me non dà fastidio, puoi continuare a scrivere tutto ciò che ti viene, era solo un modo di osservare...
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Vecchio 04-11-2004, 16.45.43   #9
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Facciamo chiarezza... almeno per quello che riguarda il mio pensiero...
Non ho scritto che non mi piaccia una buona compagnia,però una compagnia che mi sia affine... su questo sono doventato intransigente... ed è per questo che a parte il mio nucleo familiare ristretto non ho compagnia da scialaquare, qualche buon amico/a (nella vita fuori dal pc, qui ho voi e altri) niente di più
Però anche se trovassi delle amicizie come si devono in abbondanza, vorrei ed avrei bisogno di spazi per coltivare la mia interiorità, gli amici, la compagnia è l'esteriorità.... la solitudine è l'interiorità.... per questo alcune persone non riescono a stare sole, e in silenzio...
I periodi di solitudine possono essere anche lunghissimi... certo do ragione a Lady prima o poi ci si deve trovare con altri... anche per confrontarsi.... e bisogna stare attenti che a volte ci si possono creare degli schemi nostri autocostruiti che ci impediscono poi nuove relazioni....
Ce n'è ancora sull'argomento... sotto a chi tocca
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Vecchio 04-11-2004, 22.43.14   #10
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discorsi da ore piccole e confuse..
non badateci

Per Era: sono convinta che quel non badateci messo lì invece significhi proprio un "fateci caso", che sia un richiamare l'attenzione...
O sbaglio???
(qui come sugli altri post dove più o meno hai scritto frasi simili)
Cmq a me non dà fastidio, puoi continuare a scrivere tutto ciò che ti viene, era solo un modo di osservare...
sai che non lo so?...potrebbe essere...chi lo sa...
non mi sono posta il problema sempre che di problema si tratti...
neanche a me da fastidio che tu l' abbia notato...
anzi sei un' ottima osservatrice
e mi hai dato uno spunto di riflessione

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Vecchio 04-11-2004, 22.55.31   #11
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non sempre è vero che per scelta non si può star bene soli..
l' anziano in effetti non sceglie...si ritrova spesso solo e ne soffre..
non così le monache di clausura ( a parte la monaca di monza)
è anche vero che non sono totalmente sole...ma pochi sono totalmente soli...
per quanto mi riguarda sono socevole e accomodante...
questo non vuol dire che pur di stare in compagnia accetto
chiunque....ho pochi Amici...e molte conoscenze...
rispetto i conoscenti come ogni altra persona...
gli amici invece sono un' altra cosa...e per amico/a
non intendo la persona che mi sta sempre accanto..
del tipo: vacanze assieme..viaggi assieme ecc ecc ..
ma la sintonia che c'è fra due o più persone (in effetti molto meno)
che si sentano vicini pur lontani e che se hai bisogno..li trovi ancor prima che tu li chiami ....
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Vecchio 08-09-2005, 10.30.01   #12
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Predefinito Riferimento: Solitudine

Questo tuo post, è vecchiotto, ma spero non vi spiaccia se riprendo l'argomento...
Era... hai usato nel post inizale una frase che in passato è stata molto mia. Essere sola in mezzo alla gente. Mi capitava spessissimo di sentirmi così.
Era come, se nessuno potesse entrare nel mio "mondo" seppur fisicamente era lì con me. Tutto questo è capitato in un momento particolare della mia vita. Non stavo bene io, e non potevo stare bene con gli altri probabilmente, ma nonostante questo mi sforzavo di essere agli occhi degli altri quella di sempre, salvo poi, sentirmi davvero sola.
Non ho mai provato la solitudine forzata in senso fisico, ho sempre avuto vicine molte persone, anche se , alla fine dei conti, quelle vicine davvero, non erano poi molte.
Oggi, mi ritengo fortunata. Ho un amore grande, e amici, che sono VERI. Sto imparando a fare delle scelte. A volte non è semplice. Ma non voglio piu' dovermi sentire sola in mezzo alla gente
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Vecchio 16-05-2010, 21.46.53   #13
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la compagnia è l'esteriorità.... la solitudine è l'interiorità.... per questo alcune persone non riescono a stare sole, e in silenzio...

Potresti approfondire il discorso?

A me la solitudine fa tanto paura..spesso mi sono adattata pur di non sentirmi sola,provare quel vuoto,il silenzio mi spaventa..vorrei capire perchè.

Ultimamente le scelte che sto facendo mi avvicinano inevitabilmente ad affrontare la solitudine,sento dentro come uno spazio infinito che sono probabilmente abituata a colmare all'esterno,ma oggi so che ciò mi riporterebbe ancora punto e a capo.

Se la solitudine è l'interiorità, è lecito pensare che quando si cerca di sfuggirle è come voler fuggire dalla conoscenza di se stessi? come mai succede? c'è sicuramente altro che non vedo.
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Vecchio 18-05-2010, 09.48.31   #14
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Potresti approfondire il discorso?

A me la solitudine fa tanto paura..spesso mi sono adattata pur di non sentirmi sola,provare quel vuoto,il silenzio mi spaventa..vorrei capire perchè.

Ultimamente le scelte che sto facendo mi avvicinano inevitabilmente ad affrontare la solitudine,sento dentro come uno spazio infinito che sono probabilmente abituata a colmare all'esterno,ma oggi so che ciò mi riporterebbe ancora punto e a capo.

Se la solitudine è l'interiorità, è lecito pensare che quando si cerca di sfuggirle è come voler fuggire dalla conoscenza di se stessi? come mai succede? c'è sicuramente altro che non vedo.
Ehi... sei triste?

Si per coltivare l'interiorità bisogna isolarsi un pò, poi una volta che "l'hai messa in ordine" puoi ritrovare altre persone.
Non puoi coltivare un orto facendo una festa da ballo... poi succede che se ti metti per un periodo a coltivare l'orto quando pure ti riposi può essere (non è detto, ma è facile) che i vecchi amici delle feste da ballo non ti... diciamo attirino più (in realtà dipende da come hai coltivato l'orto, potresti pure tornare a ballare).
In ogni caso troverai altri appassionati di coltivazione, basta guardarsi intorno.

La cosa più terrificante della solitudine è pensare che sia per sempre, in sostanza che non sia possibile esprimersi. La solitudine è percepita come impotenza.
Basterebbe girare la cosa e accorgersi che in realtà in vita è molto difficile rimanere soli, quasi impossibile direi. Anche se ci si chiude in una stanza, nella nostra mente continueranno a girare pensieri su altri, proiezioni e simili.
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Vecchio 19-05-2010, 09.52.38   #15
Edera
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Metto qui sperando di non andare troppo off topic.
Proprio ieri mi è capitato di riflettere un attimino su questo tema in un momento di solitudine. Come d'abitudine ero andata a fare una corsa fuori però non ero sola con me aveva il lettore mp3, quindi sempre una forma di rumore che distrae.
Stavo benissimo. Camminando tra la campagna ho provato degli stati di grazia, di unione con tutto quello che mi circondava, sentivo il cuore pieno e procedevo sorridendo da sola come i pazzi. Camminavo accarezzando le spighe, annusando gli odori, osservando i riflessi di luce lungo un corso d'acqua e continuavo imboccando stradine sempre più disperse.
Mi sentivo viva, piena, non c'era niente che mi mancasse era tutto lì davanti ai miei occhi.
Mentre ascoltavo quelle sensazioni e ogni tanto toglievo la musica dalle orecchie per ascoltare i grilli o il vento pensavo alla stranezza di quei momenti di grazia e al fatto che non sempre capitano e non sempre si riesce a percepire lo stesso grado di comunione con l'erba, con l'aria, col cielo. A volte ci si sente terribilmente soli e si ha bisogno di avere qualcuno che cammina con noi. Pensavo se sia utopico o meno riuscire in qualche maniera a programmare i momenti di quel tipo o a farli tornare in modo volontario così da poterli usare per sé stessi.
Pensavo al contrasto tra lo stato che avvertivo ieri e altri in cui mi sembra tutto di piombo dove faccio fatica a muovermi e alla possibilità di mediare un equilibrio.
Ho letto da qualche parte che per affrontare i momenti neri con un certo distacco bisogna imparare a staccarsi anche da quelli troppo luminosi in modo da diminuire l'oscillazione del nostro pendolo. Ma ieri a staccarmi da quelle emozioni proprio non ne volevo sapere, ero come una bambina di cinque anni che si immergeva nel proprio stato interiore come in un lago senza badare a nulla. C'ero solo io, mi sentivo e quel sentirmi riempiva tutta la mia coppa fino all'orlo.
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Vecchio 19-05-2010, 16.43.07   #16
Ray
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Ho letto da qualche parte che per affrontare i momenti neri con un certo distacco bisogna imparare a staccarsi anche da quelli troppo luminosi in modo da diminuire l'oscillazione del nostro pendolo.
Messa così sembra una di quellle robacce pseudo-orientaleggianti da mancata comprensione che consigliano di staccarsi dalla vita e dalle sue correnti.
Al contrario, è importante vivere questi momenti più intensamente possibile, cercando però di trattenere l'eperienza (qui, ecco, semmai la non esternazione ci può stare) in modo che vada a nutrire l'essere e non solo la personalità.
Per le oscillazioni: sono più o meno inevitabili direi, quel che ha senso è cercare di far alzare la retta sulla quale oscillliamo... insomma che vada in su invece di restare sempre orizzontale.
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Vecchio 19-05-2010, 16.49.30   #17
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Messa così sembra una di quellle robacce pseudo-orientaleggianti da mancata comprensione che consigliano di staccarsi dalla vita e dalle sue correnti.
Al contrario, è importante vivere questi momenti più intensamente possibile, cercando però di trattenere l'eperienza (qui, ecco, semmai la non esternazione ci può stare) in modo che vada a nutrire l'essere e non solo la personalità.
Per le oscillazioni: sono più o meno inevitabili direi, quel che ha senso è cercare di far alzare la retta sulla quale oscillliamo... insomma che vada in su invece di restare sempre orizzontale.
Esatto era proprio una cosa pseudo-orientaleggiante che mi era rimasta in testa, uscita ieri. Preferisco di gran lunga sapere che da quei momenti non mi devo staccare ma posso immergermi e usarli, anche se non comprendo bene come trattenere l'esperienza, in che senso non va esternata? Forse senza dirla qui in modo non vada a nutrire in nessun modo Edera ma solo l'essere?
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Vecchio 19-05-2010, 17.08.49   #18
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Esatto era proprio una cosa pseudo-orientaleggiante che mi era rimasta in testa, uscita ieri. Preferisco di gran lunga sapere che da quei momenti non mi devo staccare ma posso immergermi e usarli, anche se non comprendo bene come trattenere l'esperienza, in che senso non va esternata? Forse senza dirla qui in modo non vada a nutrire in nessun modo Edera ma solo l'essere?
Ma no, non è che non devi raccontare proprio, anche se se tu iniziassi a raccontare continuamente a tutti di ste cose verrebbe da chiedere perchè lo fai, come minimo.
Ho detto che la non esternazione ci può stare, non che sia indispensabile. Ragioniamo un attimo su "esternare". se esterno qualcosa esce ed il classico, nelle esperienze positive, è mettersi a coinvolgere tutti prima di aver assimillato. Presente quello che vince la schedina e si mette a correre e urlare sventolandola e abbraccia tutti? (sto esagerando, ma per rendere l'idea). Ecco, sto tizio non ha certo elaborato, la sua è un'esperienza ancora superficiale. se con le emoziooni negative tendiamo a rimuovere o reprimere(e quindi poi tocca tornare a riprendersele, tipo con la ricapitolazione) con quelle positive tendiamo a buttar fuori, ma sempre senza aver com-preso. Per questo gli orientali consigliano "distacco" che non è un non vivere, ma un vivere interiorimente e solo dopo, semmai, raccontare. Anche se a quel punto lo fai solo se c'è un buon motivo (parlarne qui può essere un buon motivo).
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Vecchio 19-05-2010, 17.24.41   #19
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Potresti approfondire il discorso?

A me la solitudine fa tanto paura..spesso mi sono adattata pur di non sentirmi sola,provare quel vuoto,il silenzio mi spaventa..vorrei capire perchè.

Ultimamente le scelte che sto facendo mi avvicinano inevitabilmente ad affrontare la solitudine,sento dentro come uno spazio infinito che sono probabilmente abituata a colmare all'esterno,ma oggi so che ciò mi riporterebbe ancora punto e a capo.
Avverto un profondo disagio in queste tue parole e mi intrometto non per darti soluzioni che non ho ma se possibile per condividere la pena di sentirsi soli.
Credo che il senso di angoscia possa derivare da un malessere interiore ancora da gestire, la solitudine fa paura a chi non sa ascoltare se stesso, la voce che ci viene da dentro, che urla più forte quando intorno c'è il vuoto, i pensieri hanno tutto lo spazio per estendersi, per venire in superficie e questo ci spaventa, ci mette di fronte inesorabilmente alle nostre paure, penso che non sia il silenzio che ci metta paura ma il nostro animo che piange e invoca aiuto e non lo vogliamo ascoltare.
Non so come si possa portare a galla il malessere, qui dovresti essere nel posto giusto, qualcuno potrà di certo aiutarti.
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Vecchio 19-05-2010, 17.41.09   #20
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A me la solitudine fa tanto paura..spesso mi sono adattata pur di non sentirmi sola,provare quel vuoto,il silenzio mi spaventa..vorrei capire perchè.
Puoi immaginare il vuoto come uno spazio a tua disposizione che puoi sempre riempire. Dipende da cosa o con cosa lo riempi, puoi stare bene o male.
Puoi metterci le cose che ti piacciono o che ti interessano o semplicemente goderti lo spazio libero, vuoto e ospitare tante emozioni, pensieri, esperienze senza trattenerne alcuno, così tieni sempre lo spazio a disposizione per le tante cose che possono arrivare in futuro e che potresti non vedere perchè il tuo spazio è ingombrato.
La compagnia di te stessa è la più bella che potresti avere, forse la devi solo conoscere un pò di più.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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Vecchio 19-05-2010, 18.46.23   #21
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Ho detto che la non esternazione ci può stare, non che sia indispensabile. Ragioniamo un attimo su "esternare". se esterno qualcosa esce ed il classico, nelle esperienze positive, è mettersi a coinvolgere tutti prima di aver assimillato. Presente quello che vince la schedina e si mette a correre e urlare sventolandola e abbraccia tutti? (sto esagerando, ma per rendere l'idea). Ecco, sto tizio non ha certo elaborato, la sua è un'esperienza ancora superficiale. .

Ora mi è chiaro... Sì ho presente il genere!:-)
Quei momenti li vivo in una dimensione molto intima anche perché sinceramente non credo siano davvero comunicabili, sono esperienze che vivono nella solitudine.
Posso descrivere o tentare di descrivere le sensazioni con le parole ma non riesco a trasmettere esattamente quello che provo e forse è giusto così. Non nascondo che a volte mi piacerebbe l'idea di condividerli con qualcuno ma subito dopo mi nasce l'impressione dell'incomunicabilità di quel vissuto, come se abitassero una dimensione di bellissima solitudine interiore e come se la pretesa di condividerli fosse un bisogno della personalità che trova il tempo che trova.
Nella stessa dimensione di solitudine mi sembra abitino anche quei momenti di piombo di cui parlavo prima. Si può cercare conforto, si può tentare di esternare e descrivere ma in realtà nessuno riesce condividere pienamente quello stato. Forse sono momenti belli e momenti brutti in cui in un modo nell'altro si cresce e nel processo di crescita siamo soli e dobbiamo esseri soli, nasciamo soli e da un punto di vista interiore siamo soli anche nella morte.
Questa sensazione di solitudine a volte può portare a sentirsi incompresi, a dire:' Nessuno mi capisce', a me è capitato molte volte, auto conferendomi un alone di unicità. Ma in realtà non è affatto vero, è pieno di persone che si sentono incomprese non si è affatto unici.
Allora ho iniziato a pensare che quei momenti sono come quei bellissimi momenti di unione col tutto di ieri, solo di segno opposto e che come tali debbano abitare un loro mondo in cui ci siamo io e loro. Allora se si pensa così sembra accada una cosa strana, dopo un po' si trasformano e lasciano la presa lasciando dietro di sé delle cose che possono essere utili, fosse solo in termini di meno dipendenza dall'esterno.
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Vecchio 19-05-2010, 20.59.14   #22
Falketta
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E' vero, può essere la personalità ad avere bisogno di esternare, per sentirsi speciale... e allora si banalizza l'esperienza raccontandola
A me, le volte che è capitato in passato di avere esperienze belle, accadeva di indugiarci, nel senso di cercare di rivivere esattamente quel momento, quella sensazione... e quindi stavo proiettata nel passato. Ecco, forse in quel senso è giusto "distaccarsi"

Decisamente ot sulla solitudine... sulla solitudine non saprei dare un apporto significativo, a volte ci sto benissimo e me la assaporo rallentando ritmi e pensieri, a volte mi stronca

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Vecchio 20-05-2010, 15.13.56   #23
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Ehi... sei triste?

Si per coltivare l'interiorità bisogna isolarsi un pò, poi una volta che "l'hai messa in ordine" puoi ritrovare altre persone.
Non puoi coltivare un orto facendo una festa da ballo... poi succede che se ti metti per un periodo a coltivare l'orto quando pure ti riposi può essere (non è detto, ma è facile) che i vecchi amici delle feste da ballo non ti... diciamo attirino più (in realtà dipende da come hai coltivato l'orto, potresti pure tornare a ballare).
In ogni caso troverai altri appassionati di coltivazione, basta guardarsi intorno.

La cosa più terrificante della solitudine è pensare che sia per sempre, in sostanza che non sia possibile esprimersi. La solitudine è percepita come impotenza.
Basterebbe girare la cosa e accorgersi che in realtà in vita è molto difficile rimanere soli, quasi impossibile direi. Anche se ci si chiude in una stanza, nella nostra mente continueranno a girare pensieri su altri, proiezioni e simili.
Si Uno sono un pò triste, ma va bene perchè mi serve,se non mi sentissi così, probabilmente non sentirei neanche la necessità di essere altro..

Ho riflettuto prima di rispondere e devo ammettere che è vero quanto dici,in effetti è la paura di restare soli per sempre,quel pensiero spesso nascosto che fa avere fretta ed anche ci fa ricacciare in percorsi già conosciuti,che per quanto limitanti danno l'illusione della sicurezza..come se l'idea di non riuscire più ad avere amici,una persona accanto,amore.. diventasse il motivo per cui si evita di sperimentare altre possibilità..la mente è furba ed a volte lasciamo che ci inganni..

In più mi sono ascoltata ed ho potuto sentire che è vero anche che non siamo quasi mai soli,nella testa ci sono tante voci,ricordi,immagini..e mi sono chiesta e chiedo a te se per mettere ordine intendi anche ordinare tutti i pensieri che passano nella mente.
Non so se riesco a spiegarmi bene ma ho l'impressione che non è il meglio possibile lasciar girare in testa liberamente questi pensieri e da qui arrivo al nocciolo della questione,quel come coltivare l'orto di cui parlavi all'inizio.

Ray nomina la ricapitolazione e penso che è un suggerimento più che valido, anche se una parte di me si racconta di non aver capito come si fa praticamente..ora mi sento pronta per coltivare e gradirei se si può, un indicazione precisa su quale potrebbe essere il come migliore per me,visto che in sostanza è da questo che dipende il reale salto di qualità interiore.

Luce non è connesso  
Vecchio 20-05-2010, 15.50.28   #24
stefano
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a un certo punto ... la vita diventa un eterno, continuo "momento di grazia" (nel senso sopra inteso)
scusate l'esternazione
stefano non è connesso  
 


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