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Vecchio 20-07-2008, 13.12.34   #76
Kael
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Ho capito il tuo discorso, eppure certe paure sono cosi soggettive: ad esempio c'è chi teme una medusa, io non ho paura nemmeno di un branco di meduse, che significa che in fondo in fondo so una medusa pure io?
Ah giusto, ecco cosa mi ricordavi!

Scherzi a parte, è normale avere ognuno una paura più radicata di altre, avere le proprie fobie (anche derivanti da traumi come ha fatto notare Stella), etc.. Ad ogni modo quanto più accetti una cosa, tanto meno questa fa paura. C'è chi ha addirittura la fobia degli ascensori, anche se di norma quasi tutti ci salgono sopra pur non essendo ascensori.

C'è anche la paura atavica della morte, della quale sono quasi tutte una manifestazione (tipo incontrare un pescecane che ci mangia) e anche questa deriva dal corpo fisico. E' dimostrato che esso muore, si "separa" dalla vita, mentre non è dimostrato che anche il resto faccia altrettanto. La paura della "morte" (morte intesa a tutti i livelli, anche a livello sociale, intellettuale etc) che dà luogo a emozioni negative di vario genere deriva dal corpo.
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Vecchio 20-07-2008, 14.51.06   #77
griselda
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Beh l'istinto di sopravvivenza è quello più il più non so come definirlo, più forte in noi, solo che spesso per noi la paura di morire la proviamo davanti a ciò che non comprendiamo/conosciamo e abbiamo paura che ci faccia del male.
A me fanno paura gli scarafaggi perchè ho avuto un brutto rapporto con loro e ne avevano paura i miei familiari. Ma sono sicura che se qualcuno mi dimostrasse che posso prenderli in mano senza che essi mi possano far del male, mordermi ...uccidermi, perchè è questo che inconsciamente provo credo. Riuscirei come mi è successo con i lombrichi o i cagnotti che ho imparato a non averne paura, si non mi piacciono comunque ma li prendo in mano con coraggio smettendo di permettere alla mente di dirmi cose assurde, conoscendo questi animaletti posso razionalizzare e vincere l'istintiva paura.
Se invece ho paura dei serpenti e non ne ho fatto conoscenza la paura mi rimarrà e appena di notte vedrò qualcosa che appena gli assomiglia la mia mente andrà subito ad identificare questa cosa arrotolata con un serpente.
Un tizio che però studia i serpenti e li sa riconoscere non li teme, ma li rispetta, proprio per la conoscenza che ne ha, sa anche che cosa fare in caso di un morso velenoso, sa quale è il loro abitat e nel caso porta con se l'antidoto e mette in preventivo che comunque potrà anche capitare di essere morso...
Però davanti ad uno scatto di un serpente che attacca l'istinto ci fa muovere indietro senza che la mente abbia la possibilità di intervenire e ci salva, mentre la mente alla vista di un serpente ci incita a muoverci e a scappare, e ci inganna perchè se conosci i serpenti sai che devi rimanere immobile ma se la paura non è gestita razionalmente ci farà muovere ed il serpente ci morderà.
L'istinto ci tiene in allerta mentre la mente ci costruisce la paura mi pare di dedurre.
Quindi se non so di cosa ho paura non conosco le mie paure non le ho razionalizzate mi perdo in esse.
In definitiva le emozioni provengono si dal corpo, è il sangue che si muove, lo si sente eccome fuire in certe parti del corpo, come inpulsi ma se sono mal gestite dalla mente che proietta sugli oggetti, persone, animali le proprie paure le trasforma in negative. ( Se si è emotivi non si riesce a razionalizzare a trovare i motivi di queste emozioni)
Almeno questo è quello che penso.
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Vecchio 20-07-2008, 19.22.30   #78
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Ho capito il tuo discorso, eppure certe paure sono cosi soggettive: ad esempio c'è chi teme una medusa, io non ho paura nemmeno di un branco di meduse, che significa che in fondo in fondo so una medusa pure io?
Forse il discorso potrebbe essere più chiaro pensando che i dati arrivano attraverso il corpo (anche un presentimento) poi entra in gioco la mente che può vincere la paura ancor prima che si manifesti... cosa che come abbiamo già detto altre volte è diverso da non aver mai più paura, si può vincere ma la paura resta. Il verbo avere anche ci dice parecchio, analizzando razionalmente c'è uno stimolo che ci arriva, se vinciamo la paura non ne abbiamo, se perdiamo ci troviamo pieni (abbiamo) di paura... a volte vinciamo parzialmente e ci rimane una sottile paura etc...
Se non teniamo dentro nessuna paura il gioco diventa qui e ora... lo stimolo che ora ci arriva possiamo decidere se vincerlo o perdere, quando si parla di paure radicate invece stiamo sempre avendo paura per qualcosa che è già successo e che non abbiamo vinto al giusto momento.
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Vecchio 20-07-2008, 20.43.00   #79
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...............
Se non teniamo dentro nessuna paura il gioco diventa qui e ora... lo stimolo che ora ci arriva possiamo decidere se vincerlo o perdere, quando si parla di paure radicate invece stiamo sempre avendo paura per qualcosa che è già successo e che non abbiamo vinto al giusto momento.
Se l'impulso della paura, parte sempre dal corpo, cioè quello che noi avvertiamo è fisico (come del resto tutte le emozioni negative), e poi ci aggiungiamo immediatamente dopo la mente, nel momento in cui arriva l'impulso fisico (avvertiamo la paura) non lasciamo che la mente parta per i suoi lidi e lavori con le parole la paura (qui c'era un esempio sul ricevere una telefonata), in qualche modo la "freghiamo" e lasciamo il tempo a quella che Uno aveva definito "la parte della mente che lavora pre-parole" di elaborare i dati che provengono da quella nuova esperienza e non da quella radicata.. sostituendo nuovi dati al posto di quelli vecchi è possibile vincere anche le paure radicate?
Quella che resta dovrebbe essere la paura che avvertiamo con il corpo, mentre quella che vinciamo è la paura che elaboriamo mentalmente?

ancora una domanda su questo:

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Se non teniamo dentro nessuna paura il gioco diventa qui e ora... lo stimolo che ora ci arriva possiamo decidere se vincerlo o perdere
Quel "decidere", significa che nel momento in cui avverto l'impulso fisico della paura, mi faccio forza e vado avanti lo stesso anche se sento la paura che sale? significa andare "contro" la paura che si avverte fisicamente o come?

grazie
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Vecchio 21-07-2008, 00.37.55   #80
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Se l'impulso della paura, parte sempre dal corpo, cioè quello che noi avvertiamo è fisico (come del resto tutte le emozioni negative), e poi ci aggiungiamo immediatamente dopo la mente, nel momento in cui arriva l'impulso fisico (avvertiamo la paura) non lasciamo che la mente parta per i suoi lidi e lavori con le parole la paura (qui c'era un esempio sul ricevere una telefonata), in qualche modo la "freghiamo" e lasciamo il tempo a quella che Uno aveva definito "la parte della mente che lavora pre-parole" di elaborare i dati che provengono da quella nuova esperienza e non da quella radicata.. sostituendo nuovi dati al posto di quelli vecchi è possibile vincere anche le paure radicate?
Beh si (sempre se ho capito bene quel che hai detto), ma vale per la paura del momento e non per quella del passato che è sempre presente, che invece andrebbe rielaborata, dato che non è stata elaborata e vinta allora. Ovvero fa riaffrontata, o meglio affrontata dato che non l'abbiamo fatto quella volta, e vinta adesso anche per allora, in modo analogo della ricapitolazione.


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Quel "decidere", significa che nel momento in cui avverto l'impulso fisico della paura, mi faccio forza e vado avanti lo stesso anche se sento la paura che sale? significa andare "contro" la paura che si avverte fisicamente o come?

grazie
Credo significhi decidere se assecondare l'impulso o muovere contro esso. Ma al momento che puoi decidere hai già vinto.
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Vecchio 21-07-2008, 09.29.45   #81
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sostituendo nuovi dati al posto di quelli vecchi è possibile vincere anche le paure radicate?
In parte si, ma come dice Ray bisogna prima sciogliere i nodi del passato, altrimenti quelle paure irrisolte continuano a "vincerci" con la conseguenza di non permetterci di immagazzinare nuovi dati e continuiamo a vivere con i vecchi.
Come dice Uno se vinci la paura ti svuoti (non ce l'hai) così fai spazio per altro, altrimenti è come se cercassi di mettere roba nuova (dati) dentro un sacco già pieno (di paura).

Quello che mi ha colpito è che "non abbiamo vinto al momento giusto", cioè adesso potremmo anche essere attrezzati benissimo per vincerla ma non possiamo farlo. Bisogna per forza tornare indietro a quel momento, bisogna reimmergersi nel passato e trovare il giusto "quando", altrimenti il solo "cosa" e il solo "come" non bastano...
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Vecchio 21-07-2008, 11.01.25   #82
RedWitch
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Beh si (sempre se ho capito bene quel che hai detto), ma vale per la paura del momento e non per quella del passato che è sempre presente, che invece andrebbe rielaborata, dato che non è stata elaborata e vinta allora. Ovvero fa riaffrontata, o meglio affrontata dato che non l'abbiamo fatto quella volta, e vinta adesso anche per allora, in modo analogo della ricapitolazione.
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In parte si, ma come dice Ray bisogna prima sciogliere i nodi del passato, altrimenti quelle paure irrisolte continuano a "vincerci" con la conseguenza di non permetterci di immagazzinare nuovi dati e continuiamo a vivere con i vecchi.
Come dice Uno se vinci la paura ti svuoti (non ce l'hai) così fai spazio per altro, altrimenti è come se cercassi di mettere roba nuova (dati) dentro un sacco già pieno (di paura).

Quello che mi ha colpito è che "non abbiamo vinto al momento giusto", cioè adesso potremmo anche essere attrezzati benissimo per vincerla ma non possiamo farlo. Bisogna per forza tornare indietro a quel momento, bisogna reimmergersi nel passato e trovare il giusto "quando", altrimenti il solo "cosa" e il solo "come" non bastano...
Sì credo di essere d'accordo, quindi al pari di una ricapitolazione, una volta trovato il quando è "sufficiente" reimmergersi in quel quando e andare a riprendersi il lascito che abbiamo "elargito" lì.. (il problema per alcune paure pero' è proprio questo per me, si sono ripetute talmente tante volte che mi è difficile individuare il momento in cui è successo per la prima volta, anche se in genere la prima volta è quella più traumatica e più facilmente resta impressa.. )

E' vero che l'allarme lo lancia sempre il corpo, quindi ascoltarlo per esempio puo' essere un buon indicatore per poi riuscire ad opporsi alla paura senza esserne sommersi.
Probabile che le volte in cui non siamo stati attrezzati a vincere al momento giusto la paura l'istinto della fuga, abbia avuto la meglio sulla mente.. spesso se si avesse il tempo di razionalizzare la paura, ci si potrebbe rendere conto che si ha paura senza motivo effettivo .. ed ecco che il discorso che si faceva di là sulla telefonata, puo' tornare molto utile fintanto che non si riece a fare diversamente..

(ps: Proverò intanto a reimmergermi negli episodi che riconosco come significativi, grazie ad entrambi )

E scusate l'Ot
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Vecchio 21-07-2008, 12.00.55   #83
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Forse il discorso potrebbe essere più chiaro pensando che i dati arrivano attraverso il corpo (anche un presentimento) poi entra in gioco la mente che può vincere la paura ancor prima che si manifesti... cosa che come abbiamo già detto altre volte è diverso da non aver mai più paura, si può vincere ma la paura resta. Il verbo avere anche ci dice parecchio, analizzando razionalmente c'è uno stimolo che ci arriva, se vinciamo la paura non ne abbiamo, se perdiamo ci troviamo pieni (abbiamo) di paura... a volte vinciamo parzialmente e ci rimane una sottile paura etc...
Se non teniamo dentro nessuna paura il gioco diventa qui e ora... lo stimolo che ora ci arriva possiamo decidere se vincerlo o perdere, quando si parla di paure radicate invece stiamo sempre avendo paura per qualcosa che è già successo e che non abbiamo vinto al giusto momento.
Da bambina, avevo un paio di anni, rimasi chiusa nell'ascensore con mio fratello e una sua amica, loro invece che tranquillizzarmi mi facevano ancora più paura, l'ascensore rimase fermo per un tempo che mi sembrò eterno nella posizione che si vedeva solo il muro con delle linee bianche, me lo ricordo ancora, ebbi una paura pazzesca e mi misi a piangere disperata...*
Da ragazza se non c'era nessuno con me non prendevo l'ascensore piuttosto facevo un sacco di scale a piedi. ( mi giustificavo che avevo avuto quello spavento, mi coccolavo la paura) Con il tempo fui obbligata a prendere un sacco di ascensori, anche quelli superveloci che ti danno il vuoto d'aria e le prime volte pensavo di morire, ma non ho potuto mai evitare di prenderle.
Sono stata costretta a razionalizzare che se fosse successo qualcosa avrei suonato il campanello e mi avrebbero tirata fuori o in caso più tragico...amen.
Oggi prendo l'ascensore ma guai se qualcuno salta o si mette a giocare con i bottoni,(la mia paura si trasforma in rabbia, probabilmente l'ho ancora con quei due bambini che per giocare mi fecero prendere quella spavento) la paura non parte perchè non glielo permetto, ma sotto c'è ancora.

*Dovrei tornare su quell'ascensore e...rassicurare la bambina? Farle vedere come si fa schiacciare il bottone per tornare giù?
Oppure oggi fermarmi e ricordarmi che non sono più quella bambina e dirmi che stando calma e schiacciando il bottone di allarme in ogni caso qualunque sia il problema si risolve?

Altra cosa strana che non capisco, da bambina avevo il terrore dei temporali, quando c'erano andavo nel letto di qualcuno per riuscire a calmarmi sino a che finiva, altrimenti passavo tutto il tempo a pregare terrorizzata ma non resistevo mai e scappavo nel letto degli altri.
Poi un bel giorno ho smesso di averne paura ed oggi mi piace proprio stare fuori a guardarli.
Non capisco come questa paura che era davvero enorme si sia risolta da sola mentre le altre no.

Avevo anche una paura assurda a camminare sulle grate che vi erano davanti ai negozi, pensavo che se ci camminavo sopra si sarebbe potuta sfondare ed io sarei scomparsa nel vuoto, non mi fermavo neppure a guardare che c'era del terreno sotto e che mi sarei fermata li al massimo.
Oggi ci passo sopra ma a volte quando ne trovo di molto grandi mi ricordo della paura, me ne ricordo ancora e se mi lascio avvolgere come allora ci giro attorno, ma di solito ci passo sopra per esorcizzare come dire che oggi sono grande e non sono più come allora.

Quale l'atteggiamento giusto? E perchè alcune le vinciamo pare per magia?
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Vecchio 21-07-2008, 19.05.12   #84
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E perchè alcune le vinciamo pare per magia?
Questa è una domanda molto interessante. In effetti avviene quanto dici... a volte delle paure si risolvono da sole, o sembrano farlo, e non si tratta di spostamenti o rimozioni, si risolvono proprio, nel senso che quella cosa non ci riempie più di paura.

Questo meccanismo avviene con la crescita. Non che la paura scompare, ma crescendo costruiamo comunque una struttura e questa struttura comprende delle "risposte" adeguate a questa paura... come dire che impariamo cosa fare di essa, a scegliere cosa farci in base alla situazione reale, e non ci riempie più in modo coatto.
Questo dovrebbe accadere un po' con tutto ed è il motivo per cui i bambini hanno delle paure che col tempo, in caso di crescita sana, si risolvono da se.
A volte in taluni casi, per svariati motivi come per esempio un trauma di qualche genere, restano come dei buchi in questa struttura (è quasi impossibile che ne formiamo una "perfetta" da subito, su qualcosa si deve comunque tornare, però potenzialmente è possibile) e quando si tratta di quella paura specifica, per via del buco non sappiamo cosa fare di essa e ci riempie e ci possiede. Abbiamo, si dice, qualcosa da risolvere.
A struttura "completata", da subito o con "riparazioni" posteriori, non abbiamo più paure, ovvero non scompaiono, ma sappiamo cosa fare di esse, possiamo scegliere...
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Vecchio 22-07-2008, 00.02.10   #85
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Quale l'atteggiamento giusto? E perchè alcune le vinciamo pare per magia?
A me pare invece che sia solo con la "magia" che possiamo vincerle. Mi spiego, quando le vinciamo, a livello razionale la cosa sembra sfuggirci, per quello pare una "magia", sembra quasi che non sappiamo come abbiamo fatto. Tuttavia la paura è stata Compresa veramente da tutto il nostro essere.
Quando invece razionalmente pensiamo di aver capito, in realtà non è stata sconfitta e all'improvviso salta fuori di nuovo...

Come nel tuo caso anch'io mi sono trovato ad aver vinto una paura senza sapere come avevo fatto. Nello specifico si trattava del buio e avevo circa 11-12 anni. La sera, a luci spente, mi costringevo a girare per la casa per vincere questa paura, ma bastavano pochi passi per farmi tornare a gambe levate in camera mia... Poi un giorno, non so come, all'ennesimo tentativo mi sono trovato a camminare nel buio senza problemi, a mio agio quasi, e la sensazione è stata talmente bella che ricordo perfino di essermi seduto sul divano (sempre al buio) ed essere rimasto li per almeno un'ora a contemplare l'oscurità..

Per rispondere alla tua domanda penso che episodi del genere non dovrebbero andare archiviati perchè risolti, ma anzi.. sono proprio loro che contengono il segreto per vincere le paure e li abbiamo proprio sottomano per essere studiati. Se estrapoliamo la "magia" , il trucco, poi dovremmo saperla usare con qualsiasi paura.
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Vecchio 22-07-2008, 00.17.09   #86
griselda
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A me pare invece che sia solo con la "magia" che possiamo vincerle. Mi spiego, quando le vinciamo, a livello razionale la cosa sembra sfuggirci, per quello pare una "magia", sembra quasi che non sappiamo come abbiamo fatto. Tuttavia la paura è stata Compresa veramente da tutto il nostro essere.
Quando invece razionalmente pensiamo di aver capito, in realtà non è stata sconfitta e all'improvviso salta fuori di nuovo...

Come nel tuo caso anch'io mi sono trovato ad aver vinto una paura senza sapere come avevo fatto. Nello specifico si trattava del buio e avevo circa 11-12 anni. La sera, a luci spente, mi costringevo a girare per la casa per vincere questa paura, ma bastavano pochi passi per farmi tornare a gambe levate in camera mia... Poi un giorno, non so come, all'ennesimo tentativo mi sono trovato a camminare nel buio senza problemi, a mio agio quasi, e la sensazione è stata talmente bella che ricordo perfino di essermi seduto sul divano (sempre al buio) ed essere rimasto li per almeno un'ora a contemplare l'oscurità..

Per rispondere alla tua domanda penso che episodi del genere non dovrebbero andare archiviati perchè risolti, ma anzi.. sono proprio loro che contengono il segreto per vincere le paure e li abbiamo proprio sottomano per essere studiati. Se estrapoliamo la "magia" , il trucco, poi dovremmo saperla usare con qualsiasi paura.
Grazie Kael stavo giusto ripensandoci oggi cercherò nei minimi dettagli di ritrovare quella magia...
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Vecchio 22-07-2008, 00.46.21   #87
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Ho provato a rivedere all'indietro e mi pare di aver trasformato la paura, nel senso che ho iniziato ad accettare il brivido ( anche se non ricordo cosa mi ha spinta ancora) che è diventato eccitazione, poi con il tempo si è attenuata l'eccitazione ed si è trasformata in una cosa normale.
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Vecchio 13-10-2011, 19.14.50   #88
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Ho un dubbio un pochino cervellotico a dire il vero.
Quando trattengo una emozione negativa mi accade a volte che si riduca di intensità. Meglio, mi accade che quell'io a cui è associata l'emozione non spinga più per uscire ma se ne ritorni, anche un pochino cupo, nella pancia e io continuo a fare le mie cose con anche un pò di energia (che poi ho l'impressione che non sia energia sottratta all'io ma una specie di catalizzatore che tira su energia...). Ora, in certi casi in cui conosco la strada che vuole prendere l'io che spinge con l'emozione preferisco non perderci tempo, non dargli importranza...so dove va a parare e appunto gli tolgo importanza e questo praticamente è come se lo relegasse e io posso sentirlo se lo richiamo ma in quel momento non lo sento più. Lo so che è contorto e che probabilmente è il fatto che noi signorine siamo tendenti al reprimere ma volevo un confronto con voi su questa cosa. Succede anche a voi? Oppure lo continuate a sentire che spinge anche dopo che gli avete tolto importanza? Dovrebbe essere proprio che non da più spintoni per usicre ma è corretto per voi non dargli importanza se bussa?
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Ho un dubbio un pochino cervellotico a dire il vero.
Quando trattengo una emozione negativa mi accade a volte che si riduca di intensità. Meglio, mi accade che quell'io a cui è associata l'emozione non spinga più per uscire ma se ne ritorni, anche un pochino cupo, nella pancia e io continuo a fare le mie cose con anche un pò di energia (che poi ho l'impressione che non sia energia sottratta all'io ma una specie di catalizzatore che tira su energia...). Ora, in certi casi in cui conosco la strada che vuole prendere l'io che spinge con l'emozione preferisco non perderci tempo, non dargli importranza...so dove va a parare e appunto gli tolgo importanza e questo praticamente è come se lo relegasse e io posso sentirlo se lo richiamo ma in quel momento non lo sento più. Lo so che è contorto e che probabilmente è il fatto che noi signorine siamo tendenti al reprimere ma volevo un confronto con voi su questa cosa. Succede anche a voi? Oppure lo continuate a sentire che spinge anche dopo che gli avete tolto importanza? Dovrebbe essere proprio che non da più spintoni per usicre ma è corretto per voi non dargli importanza se bussa?
Cerco di lavorarci su in questo periodo, dopo avr dato dei "nomi" ad alcuni dei piccoli io che ritengo siano alla base di alcune mie emozioni negative ricorrenti.
Da allora mi pare spingano un pò di meno se non gli do importanza , magari danno qualche altro scossone ma per un pò si acquietano, poi ovviamente ritornano.

Mi ha aiutato leggere, forse proprio in questo 3d, che in realtà l'emozione negativa in quanto tale dura molto poco, poi siamo noi che continuiamo ad alimentarla.
C'è da dire però che il tutto è avvenuto per lo più in situaizoni "controllate", quando sono da solo, in mezzo alla gente ancora non riesco ad essere presente a me stesso, è più facile , almeno per me, perdere il controllo e reprimere le emozioni negative.
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Ultima modifica di luke : 13-10-2011 alle ore 20.34.58.
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Dipende cosa intendi per emozione negativa... io quando trattengo cerco subito di trasformare altrimenti succede che quest'emozione o viene repressa, sfociando nei momenti in cui non ce la fai più, oppure la esterni disperdendola con tutte le conseguenze.
Penso che si possano ignorare i pensieri negativi che provengono dal frullatore mentale, ma quando l'emozione è partita, fa male trattenerla.
Tanti rancori, e depressioni per esempio vengono per il fatto che abbiamo trattenuto certe emozioni e sono ancora li. Il fatto che non spinga o spinge con minore intensità, può essere dato dal fatto che il corpo assimila bene fino ad un certo punto.

A me questo discorso che dici tu mi capita quando sento emozioni non mie, ma dell'ambiente circostante. In ogni caso noi dovremmo essere un continuo trasformatore, e le emozioni negative, in certi casi ci fanno notare sempre quello in cui dobbiamo migliorare, ed hanno le loro "ragioni".

Sole, magari con un esempio pratico, possiamo verificare se parliamo delle stesse cose, cosi risulta un po' difficile
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Ultima modifica di Astral : 13-10-2011 alle ore 20.22.15. Motivo: Non ho letto Luke
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Penso che si possano ignorare i pensieri negativi che provengono dal frullatore mentale, ma quando l'emozione è partita, fa male trattenerla.
Tanti rancori, e depressioni per esempio vengono per il fatto che abbiamo trattenuto certe emozioni e sono ancora li. Il fatto che non spinga o spinge con minore intensità, può essere dato dal fatto che il corpo assimila bene fino ad un certo punto.
Solo per puntualizzare... stai parlando di reprimere. Fa male reprimere, non trattenere (può essere poco piacevole, ma non "fa male" nel senso di arrecare danno). Se delle emozioni "sono ancora lì" allora non le hai trattenute ma represse (si può anche reprimre parzialmente e continuare a sentire qualcosa, ma "sopportabile", anzi questa è la repressione più comune, quella totale è rarissima).
Un'emozione trattenuta non provoca nulla, soprattutto stati come la depressione... semmai l'opposto, ti da carica.
Se la trattieni sul serio un po' sta li, ma non è neanche un secondo uguale a se stessa.

Sottolineo queste cose, anche se mille volte ribadite, perchè la differenza tra trattenere e reprimere è di fondamentale importanza ed è anche difficile da capire a livello di mente, tocca farne esperienza un certo numero di volte, diventare non dico esperti ma piuttosto adusi alla cosa per comprendere.
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Ho un dubbio un pochino cervellotico a dire il vero.
Quando trattengo una emozione negativa mi accade a volte che si riduca di intensità. Meglio, mi accade che quell'io a cui è associata l'emozione non spinga più per uscire ma se ne ritorni, anche un pochino cupo, nella pancia e io continuo a fare le mie cose con anche un pò di energia (che poi ho l'impressione che non sia energia sottratta all'io ma una specie di catalizzatore che tira su energia...). Ora, in certi casi in cui conosco la strada che vuole prendere l'io che spinge con l'emozione preferisco non perderci tempo, non dargli importranza...so dove va a parare e appunto gli tolgo importanza e questo praticamente è come se lo relegasse e io posso sentirlo se lo richiamo ma in quel momento non lo sento più. Lo so che è contorto e che probabilmente è il fatto che noi signorine siamo tendenti al reprimere ma volevo un confronto con voi su questa cosa. Succede anche a voi? Oppure lo continuate a sentire che spinge anche dopo che gli avete tolto importanza? Dovrebbe essere proprio che non da più spintoni per usicre ma è corretto per voi non dargli importanza se bussa?
Fa un eseprimento... invece di ignorare, vagli incontro, comprimila, sentila più che puoi, concentratici. Spremila insomma.
L'esperienza dovrebbe darti la risposta che cerchi, sempre se ho capito la domanda. Se non l'ho capita, fa bene lo stesso.
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Vecchio 13-10-2011, 21.51.51   #93
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Solo per puntualizzare... stai parlando di reprimere. Fa male reprimere, non trattenere (può essere poco piacevole, ma non "fa male" nel senso di arrecare danno). Se delle emozioni "sono ancora lì" allora non le hai trattenute ma represse (si può anche reprimre parzialmente e continuare a sentire qualcosa, ma "sopportabile", anzi questa è la repressione più comune, quella totale è rarissima).
Un'emozione trattenuta non provoca nulla, soprattutto stati come la depressione... semmai l'opposto, ti da carica.
Se la trattieni sul serio un po' sta li, ma non è neanche un secondo uguale a se stessa.
Trattenere...tenere dentro, quindi mettiamo che adesso una persona mi fa arrabbiare, io posso arrabbiarmi e dirgliene quattro, oppure posso tenere tutto dentro. Queste emozioni sono dentro, come facciamo a dire che non danneggiano?
Se non le reprimi dentro, quindi dovresti farle tornare dentro piano piano, o comunque dovresti trasformarle no. Il lavoro di trasformazione emozionale di emozioni negativi di cui spesso si parla in alchimia, allora come avverebbe se non proprio in questi momenti che ci sono emozioni negative?
Si Ray è difficile capire a livello razionale, mi capita di non dover esprimere emozioni negative e di sentirmi poi meglio, non so se è proprio questo il trattenere.

Qui si parla di emozioni negative, ma scommetto che andrebbero trattenute pure quelle positive?
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Vecchio 13-10-2011, 22.44.34   #94
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Trattenere...tenere dentro, quindi mettiamo che adesso una persona mi fa arrabbiare, io posso arrabbiarmi e dirgliene quattro, oppure posso tenere tutto dentro. Queste emozioni sono dentro, come facciamo a dire che non danneggiano?
Se non le reprimi dentro, quindi dovresti farle tornare dentro piano piano, o comunque dovresti trasformarle no. Il lavoro di trasformazione emozionale di emozioni negativi di cui spesso si parla in alchimia, allora come avverebbe se non proprio in questi momenti che ci sono emozioni negative?
Si Ray è difficile capire a livello razionale, mi capita di non dover esprimere emozioni negative e di sentirmi poi meglio, non so se è proprio questo il trattenere.
Scusa Astral, ma hai letto tutto il tread?

Per carità, ripetere è sempre bene e inoltre non viene mai uguale, quindi ripetiamo.
Un'emozione possiamo trattenerla oppure no. Se la tratteniamo ci avviciniamo a lei, se non la tratteniamo ce ne allontaniamo. Ci sono due modi di allontanarcene: esprimere e reprimere.

Questa cosa è fondamentale: esprimere e repriemere sono due lati della stessa medaglia non sono i due estremi del nostro discorso. Entrambi hanno uno solo scopo: smettere o ridurre di sentire.
Trattenere invece implica sentire.

Per te che adori gli schemini...

Trattenere <-----------------> esprimere o reprimere (esprimere verso fuori, reprimere verso dentro)

Fin che non è chiaro questo è inutile proseguire con il resto... danneggiamenti o altro. In ogni caso, sia esprimere che reprimere danneggia. Reprimere danneggia noi, esprimere danneggia l'ambiente. Trattenere non danneggia... tanto non puoi trattenere più del tuo limite, raggiunto il quale, quel che avanza un po' lo esprimi un po' lo reprimi (si fanno sempre entrambi in un modo o nell'altro).

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Qui si parla di emozioni negative, ma scommetto che andrebbero trattenute pure quelle positive?
Si, anche se vanno fatti dei distinguo. Le emozioni positive, se espresse, non necessariamente danneggiano l'ambiente. Se trattenute sono una benzina molto più potenete di quelle negative, e per questo più difficili ancora da utlizzare.
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Vecchio 14-10-2011, 00.28.21   #95
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Trattenere non danneggia... tanto non puoi trattenere più del tuo limite, raggiunto il quale, quel che avanza un po' lo esprimi un po' lo reprimi (si fanno sempre entrambi in un modo o nell'altro).
Trattenere quel tanto che serve e lasciare andare quel che non ci serve. E' il superfluo quindi che va o dentro o fuori.
Come avere molti soldi ma alla fine possediamo solo quel che riusciamo a spendere, quello che avanza è come non averlo.
La capacità del trattenere quindi è individuare la quantità di ciò che realmente ci serve. I polmoni trattengono solo la quantità di ossigeno che serve, il corpo la quantità di liquidi. Così la quantità di energia, di emozioni, di pensieri, di esperienze ecc...
Visto che lo spazio cmq è limitato occorre liberarci di ciò che non serve e che ci intasa inultilmente per fare spazio a ciò che serve. Un pò come il discorso del secchio se non sbaglio...
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Vecchio 14-10-2011, 00.35.19   #96
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Trattenere quel tanto che serve e lasciare andare quel che non ci serve. E' il superfluo quindi che va o dentro o fuori.
Come avere molti soldi ma alla fine possediamo solo quel che riusciamo a spendere, quello che avanza è come non averlo.
La capacità del trattenere quindi è individuare la quantità di ciò che realmente ci serve. I polmoni trattengono solo la quantità di ossigeno che serve, il corpo la quantità di liquidi. Così la quantità di energia, di emozioni, di pensieri, di esperienze ecc...
Visto che lo spazio cmq è limitato occorre liberarci di ciò che non serve e che ci intasa inultilmente per fare spazio a ciò che serve. Un pò come il discorso del secchio se non sbaglio...
Personalmente più che di quel che serve parlerei di quel che possiamo trattenere, quel che reggiamo in quel momento.
Dobbiamo lavorare per aumentare la soglia, ma il limite non credo si possa stabilirlo noi a prescindere, in anticipo, valutando quel che può servirci e quello che è superfluo.
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Personalmente più che di quel che serve parlerei di quel che possiamo trattenere, quel che reggiamo in quel momento.
Dobbiamo lavorare per aumentare la soglia, ma il limite non credo si possa stabilirlo noi a prescindere, in anticipo, valutando quel che può servirci e quello che è superfluo.
Sono daccordo, infatti nel discorso rientra anche la famosa goccia che fa traboccare il vaso... (o sbroccare secondo un altro modo di dire etc..)
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Vecchio 14-10-2011, 09.47.01   #98
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Fa un eseprimento... invece di ignorare, vagli incontro, comprimila, sentila più che puoi, concentratici. Spremila insomma.
L'esperienza dovrebbe darti la risposta che cerchi, sempre se ho capito la domanda. Se non l'ho capita, fa bene lo stesso.
Si, visto il dubbio che sorgeva da dentro ho provato a fare in questi giorni come dici cogliendo alcune occasioni. C'è differenza. E' la paura a ignorare o a togliere importanza così come intendevo.. lo vedevo già ma cercavo di ignorarlo, appunto

Questo mi fa sentire che sebbene per alcune emozioni togliere l'importanza di cui le andiamo a rivestire sia buono per altre è bene ancora lasciare che si muovano e viverle. Distinguere i due momenti lo da proprio l'osservare. Non è difficile se non se ne ha paura. E' difficile non averne paura.

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Personalmente più che di quel che serve parlerei di quel che possiamo trattenere, quel che reggiamo in quel momento.
Dobbiamo lavorare per aumentare la soglia, ma il limite non credo si possa stabilirlo noi a prescindere, in anticipo, valutando quel che può servirci e quello che è superfluo.
Son d'accordo.. tutto il lavoro del trattenere sta proprio nell'aumentare la capacità di contenere ... noi stessi.
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Sono d'accordo Luke anch'io nello specifico, tenendo conto del nostro limite ma il mio era un discorso generico per capire il concetto. Se ci fermiamo sempre e solo al nostro limite non si va avanti, occorre forzare ogni volta un pò di più per sperimentare e allenare la capienza.
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Vecchio 14-10-2011, 10.23.36   #100
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Sono d'accordo Luke anch'io nello specifico, tenendo conto del nostro limite ma il mio era un discorso generico per capire il concetto. Se ci fermiamo sempre e solo al nostro limite non si va avanti, occorre forzare ogni volta un pò di più per sperimentare e allenare la capienza.
Ma non si può proprio, nel senso che se io ho un vaso che contiene 10 se ci metto 12 2 esce, se ci metto 8 contiene e avanza. Se ci metto 10 la pressione piano piano farà allargare il vaso. Solo dopo che il vaso è allargato si potrà tentare di mettere 12. Ma prima quel 2, come si diceva anche sopra, o si reprime o si sfoga fuori. Infatti all'inizo delle sperimentazioni, con tutta la buona volontà spesso si trattiene quel che si può il resto si sfoga, Sono meccanismi di difesa istintuale che menomale ci sono.
Vedi la rabbia ad esempio è impossibile pretendere all'inizio di trattenerla tutta. O la reprimi nel nascere pensando di trattenerla o la sfoghi.
Ma va benissimo però iniziare a trattenere anche poco perchè alla fine si allarga il vaso.

Quindi in sostanza l'allenamento a trattenere ciò che si può è già di suo allargare il vaso.
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