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Vecchio 29-02-2008, 11.10.26   #1
griselda
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Predefinito Non avere tatto

Si dice: quella persona non ha tatto, non avere tatto significa non rendersi conto di quanto si può affondare con noi stessi nell'altro. Non riuscire a percepire la densità dell'altro nel con-tatto.

Mi domando se abbia a che fare con il con-tatto che si è vissuto nella propria vita.
Se un bambino ha ricevuto nella sua crescita poco con-tatto, contatto inteso come abbracci e baci, possa poi sviluppare una mancanza di tatto.
E se il con-tatto è stato stabilito solo con le percosse senza essere bilanciate da un abbraccio possa esserne la causa.

Io vedo questa mancanza di tatto in me, non ne vado fiera anzi mi da fastidio come mi da fastidio vederla negli altri eppure c'è ed esiste nonostante lo sforzo è li a ricordarmi una mancanza di con-tatto affettivo ?
Ci sta secondo voi?

Non so se dovevo metterla qui o altrove.
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Vecchio 29-02-2008, 11.45.35   #2
RedWitch
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Il tatto è uno dei cinque sensi, quello che ci permette toccando qualcosa di percepire come è fatto, la materia di cui è composto, è un modo di conoscere la cosa che stiamo toccando..
Il tatto nei rapporti interpersonali per come lo vivo è il modo di andare a "toccare" un'altra persona, quello che credo sia importante sia avvicinarsi con cautela all'altro, perchè non conoscendolo non sappiamo se dicendo cose che per noi sono normali potrebbero ferire o meno un'altra persona.

Non so se dipenda dalla mancanza di contatto affettivo, come in tutte le cose il modo in cui siamo abituati a rapportarci ha delle radici, ma lo vedo più connesso al modo in cui si misurano le cose su sè stessi e sugli altri. Quando ci si conosce poco è molto più semplice mancare di tatto verso un altro, per il motivo che dicevo sopra, meno ci si conosce e meno si sa come l'altro è in grado di sopportare una certa irruenza, poi man mano diventa meno difficile misurare.. ma non dovremmo mai dimenticare che l'altro non è noi.. altrimenti si rischia di ferire gratuitamente, che per carità, capita, puo' comunque essere utile , ma penso che mettere un minimo di attenzione in quello che si dice, e come ci si pone verso gli altri sia una forma di rispetto..
Un po' come se avessimo fra le mani un pacco, di cui non conosciamo il contenuto, potrebbe contenere sia un bicchiere di cristallo che un sasso. Se si stringe con forza il pacco e dentro c'è il sasso, bon, ma se dentro c'era un bicchiere di cristallo, lo si fa in mille pezzi..

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Vecchio 29-02-2008, 12.30.28   #3
griselda
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Il tatto è uno dei cinque sensi, quello che ci permette toccando qualcosa di percepire come è fatto, la materia di cui è composto, è un modo di conoscere la cosa che stiamo toccando..
Il tatto nei rapporti interpersonali per come lo vivo è il modo di andare a "toccare" un'altra persona, quello che credo sia importante sia avvicinarsi con cautela all'altro, perchè non conoscendolo non sappiamo se dicendo cose che per noi sono normali potrebbero ferire o meno un'altra persona.

Non so se dipenda dalla mancanza di contatto affettivo, come in tutte le cose il modo in cui siamo abituati a rapportarci ha delle radici, ma lo vedo più connesso al modo in cui si misurano le cose su sè stessi e sugli altri. Quando ci si conosce poco è molto più semplice mancare di tatto verso un altro, per il motivo che dicevo sopra, meno ci si conosce e meno si sa come l'altro è in grado di sopportare una certa irruenza, poi man mano diventa meno difficile misurare.. ma non dovremmo mai dimenticare che l'altro non è noi.. altrimenti si rischia di ferire gratuitamente, che per carità, capita, puo' comunque essere utile , ma penso che mettere un minimo di attenzione in quello che si dice, e come ci si pone verso gli altri sia una forma di rispetto..
Un po' come se avessimo fra le mani un pacco, di cui non conosciamo il contenuto, potrebbe contenere sia un bicchiere di cristallo che un sasso. Se si stringe con forza il pacco e dentro c'è il sasso, bon, ma se dentro c'era un bicchiere di cristallo, lo si fa in mille pezzi..

Grazie Red mi fa riflettere molto ciò che hai detto, nerettato.
Può essere che se uno nella vita ha dovuto per convivenza, far finta di nulla per non essere sempre sul piede di guerra, smettere di sentire dolore in tutto si sia anestetizzato e poi non riesca più a trovare un con-tatto e di conseguenza ad avere tatto.
Se per amore o per il quieto vivere mi anestetizzo poi non sento più, perchè ho voluto o non ho saputo fare di meglio, un modo di difendersi da quel con-tatto doloroso abbia addormentato la coscienza?
E' come quando anestetizzano la parte per poter estrarre il dente senza dolore, poi in quella situazione perdi coscienza di quella tua parte e con essa non senti più nulla.
Ci sta? Abbi pazienza ma se non comprendo poi ci rumino così
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Vecchio 29-02-2008, 14.46.53   #4
Era
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Grazie Red mi fa riflettere molto ciò che hai detto, nerettato.
Può essere che se uno nella vita ha dovuto per convivenza, far finta di nulla per non essere sempre sul piede di guerra, smettere di sentire dolore in tutto si sia anestetizzato e poi non riesca più a trovare un con-tatto e di conseguenza ad avere tatto.
Se per amore o per il quieto vivere mi anestetizzo poi non sento più, perchè ho voluto o non ho saputo fare di meglio, un modo di difendersi da quel con-tatto doloroso abbia addormentato la coscienza?
E' come quando anestetizzano la parte per poter estrarre il dente senza dolore, poi in quella situazione perdi coscienza di quella tua parte e con essa non senti più nulla.
Ci sta? Abbi pazienza ma se non comprendo poi ci rumino così
quello che ho evidenziato secondo me è reprimere...e le repressioni prima o poi esplodono che sia ribellione o aggressività o all' estremo opposto chiusura....anche perchè non smetti di sentire dolore...gli cambi solo connotazione...e il piede di guerra sta ad evidenziare che c'è una competizione e si ammette che una delle due parti (o più) abbia torto...
se poi il non avere tatto derivi da un contatto mancato..può essere...dalla mancanza di affettività (soprattutto nella prima infanzia) nascono mille disagi che crescendo si dimenticano (forse) tuttavia sussistono..e maginano continuamente...

è strano ma questo:"non avere tatto" mi porta più all' irruenza del classico elefante tra i picchieri di cristallo che ne è carente perchè inidoneo all' ambiente...quindi come dice Red...se non ti conosci come elefante vai e fai una strage di cocci...se hai consapevolezza di ciò che sei...avanzi con cautela....

forse non ho capito cio che volevi dire...ma per il quieto vivere puoi cercare di comprendere....di avvicinarti...di lasciar correre non credo che anestetizzare faccia vivere meglio...anzi a lungo andare ci si svuota...inaridisce...

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Vecchio 29-02-2008, 15.36.23   #5
griselda
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quello che ho evidenziato secondo me è reprimere...e le repressioni prima o poi esplodono che sia ribellione o aggressività o all' estremo opposto chiusura....anche perchè non smetti di sentire dolore...gli cambi solo connotazione...e il piede di guerra sta ad evidenziare che c'è una competizione e si ammette che una delle due parti (o più) abbia torto...
se poi il non avere tatto derivi da un contatto mancato..può essere...dalla mancanza di affettività (soprattutto nella prima infanzia) nascono mille disagi che crescendo si dimenticano (forse) tuttavia sussistono..e maginano continuamente...

è strano ma questo:"non avere tatto" mi porta più all' irruenza del classico elefante tra i picchieri di cristallo che ne è carente perchè inidoneo all' ambiente...quindi come dice Red...se non ti conosci come elefante vai e fai una strage di cocci...se hai consapevolezza di ciò che sei...avanzi con cautela....

forse non ho capito cio che volevi dire...ma per il quieto vivere puoi cercare di comprendere....di avvicinarti...di lasciar correre non credo che anestetizzare faccia vivere meglio...anzi a lungo andare ci si svuota...inaridisce...

Si Era è tutto quello che hai detto e intendevo proprio reprimere e poca conoscenza di se. Una perdita di contatto con se stessi.
Se non l'ho spiegato bene me ne scuso ma è qualcosa che sto vedendo in questo momento.
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Ultima modifica di griselda : 29-02-2008 alle ore 15.39.40.
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Vecchio 29-02-2008, 16.09.05   #6
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Il tatto è l'unico senso che può cercare (non sto dicendo che sia la stessa cosa, sto dicendo che prova) di sostituire la vista quando questa non c'è, anche fosse solo che ci troviamo al buio o nel fumo/nebbia.
Avere tatto vuol dire anche sondare per ottenere il migliore risultato non riuscendo a vedere.
Il tatto è il senso più maturo, è il primo che si forma in qualsiasi organismo, è padrone di tutto il corpo seppur con variazioni di sensibilità, gli altri sensi sono localizzati (almeno per ora, ci sono però esperienze che lasciano pensare che possano estendersi) in pochi punti precisi.
Se procedo camminando all'indietro la vista non ha chance, ma se sporgo indietro le mani e vado a tastoni......
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Vecchio 29-02-2008, 16.45.39   #7
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la frase "non avere tatto" di per sè è a mio avviso molto fuorviante.
suonerebbe meglio dire "quella persona ha un tatto differente dal mio" se proprio se ne ha questa impressione.
il fatto che "non abbia tatto" in assoluto di per se è completamente falsa.
che poi invece il tatto non lo utilizzi beh.. questo è un altro discorso...ma questo non significa che non ci sia...))) (quantomeno a livello potenziale)
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Vecchio 29-02-2008, 21.19.28   #8
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Questo è filosofeggiare Turi, allora potrei dire che magari nel centro del mio soggiorno c'è un'albero, che nel tavolo della tua cucina c'è un elefante, nel bagno di Gri c'è un coccodrillo nano etc etc.... il fatto che tutti (o quasi tutti, non si può mai sapere, magari qualcuno ce li vede per davvero) non li vedano non vuol dire nulla
Scherzo ma relativizzare troppo non va bene, una giusta misura apre la mente, una esagerata la diluisce.

Anche a livello fisico c'è chi ha il tatto talmente sviluppato da poter fare lavori di alta precisione e chi invece non può (questo, o.t. dovrebbe farci riflettere sul fatto che non solo la "testa" è importante per poter fare una cosa o l'altra, compreso svolgere una professione o un'altra), a livello fisico bisogna avere un'abrasione dei sensori epiteliali per non aver per nulla tatto, inoltre la cosa si limiterebbe alla zona abrasa, anche nel senso dei rapporti ci sono delle zone (o completamente) che non hanno più quella sensibilità, quindi si può dire che "manca di tatto" (che a voler proprio pignoleggiare è un pò più usata di "non ha tatto") o che non ne ha proprio
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Vecchio 01-03-2008, 15.25.25   #9
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Anche a livello fisico c'è chi ha il tatto talmente sviluppato da poter fare lavori di alta precisione e chi invece non può (questo, o.t. dovrebbe farci riflettere sul fatto che non solo la "testa" è importante per poter fare una cosa o l'altra, compreso svolgere una professione o un'altra), a livello fisico bisogna avere un'abrasione dei sensori epiteliali per non aver per nulla tatto, inoltre la cosa si limiterebbe alla zona abrasa, anche nel senso dei rapporti ci sono delle zone (o completamente) che non hanno più quella sensibilità, quindi si può dire che "manca di tatto" (che a voler proprio pignoleggiare è un pò più usata di "non ha tatto") o che non ne ha proprio
Si è vero Uno, era più corretto mancanza di tatto.

Se tutte le volte che mi pongo con tatto vengo derisa, e mi viene detto: vieni al dunque che non ho tempo muoviti! Non fare giri di parole dai dimmi veloce quello che hai da dire che ho da fare.
Cosa vuoi dire che non ti capisco, allora la smetti di girarci in giro? Parla come mangi.
E l’esempio è quello di dirti tutti i giorni quello che pensano di te senza tatto, senza nessuna cura di ciò che avviene in te. senza spiegazioni o consigli, li si crea una voragine, una depressione, un buco. Togli, elimini quel modo di fare considerato sbagliato, lo abrasi.

Può andare come esempio?
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Vecchio 02-03-2008, 00.02.28   #10
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Ma porsi con tatto Gris, secondo me, non vuol dire indorare la pillola. Ti dico una cosa ma cerco di dirtela il meno peggio possibile, perchè penso che possa ferirti non lo vedo tatto .. io non posso davvero sapere se ti ferirà, non lo posso decidere io e a volte questo eccesso di protezione verso gli altri, che poi protegge noi stessi in realtà dalla paura di dire quello che vorremmo dire (è contorto a dirlo così come lo è il meccanismo), dicevo, questo eccesso porta gli altri a spazientirsi e nel peggiore dei casi a chiudersi e a difendersi, quindi non è più utile a nessuno.
Il tatto lo vedo come un tastare, lo diceva su Uno, cercare di capire l'altro fin dove può sopportare, ma non indorando la parola ma sperimentando a piccolissimi passi. Considerando che non abbiamo la capacità empatica di entrare in sintonia immediatamente con l'altro possiamo cercare di capire fin dove ha fiato per immergersi. La vedo più così. Una delicatezza nell'affondare le mani in ferite.
La mancanza di questo tatto non riguarda tutti gli argomenti ma parti di noi dove magari abbiamo messo dei cuscinetti, dove abbiamo dei calli, dove non passa più sensibilità per noi e non riusciamo a concederla agli altri. Ci sono argomenti infatti dove abbiamo una enorme sensibilità e altri dove proprio non passa niente e credo che sisa una mancanza di esperienza in quella cosa. L'uso del tatto volontario in questo caso protrebbe aiutarci a farne esperienza attraverso l'altro.

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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 02-03-2008, 00.56.28   #11
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Ma porsi con tatto Gris, secondo me, non vuol dire indorare la pillola. Ti dico una cosa ma cerco di dirtela il meno peggio possibile, perchè penso che possa ferirti non lo vedo tatto .. io non posso davvero sapere se ti ferirà, non lo posso decidere io e a volte questo eccesso di protezione verso gli altri, che poi protegge noi stessi in realtà dalla paura di dire quello che vorremmo dire (è contorto a dirlo così come lo è il meccanismo), dicevo, questo eccesso porta gli altri a spazientirsi e nel peggiore dei casi a chiudersi e a difendersi, quindi non è più utile a nessuno.
Il tatto lo vedo come un tastare, lo diceva su Uno, cercare di capire l'altro fin dove può sopportare, ma non indorando la parola ma sperimentando a piccolissimi passi. Considerando che non abbiamo la capacità empatica di entrare in sintonia immediatamente con l'altro possiamo cercare di capire fin dove ha fiato per immergersi. La vedo più così. Una delicatezza nell'affondare le mani in ferite.
La mancanza di questo tatto non riguarda tutti gli argomenti ma parti di noi dove magari abbiamo messo dei cuscinetti, dove abbiamo dei calli, dove non passa più sensibilità per noi e non riusciamo a concederla agli altri. Ci sono argomenti infatti dove abbiamo una enorme sensibilità e altri dove proprio non passa niente e credo che sisa una mancanza di esperienza in quella cosa. L'uso del tatto volontario in questo caso protrebbe aiutarci a farne esperienza attraverso l'altro.

Huston ho perso il contatto
In pratica ho capito poco, colpa mia.
Però se dicessi Sole ma cosa cavolo hai detto che non si capisce niente?
A parte la maleducazione è anche mancanza di tatto che per me è esporre il proprio pensiero senza delicatezza, senza quel savoir faire, quel garbo necessario per essere sempre giusti nel parlare e nel trasmettere ciò che vogliamo dire senza urtare oltremodo la sensibilità dell'altro cercando di metterci in sintonia.
Non è non dire o indorare la pillola dicendo e non dicendo o dicendo a metà ma riuscir a dire quello che si vuole dire per intero senza ferire l'anima dell'altro.
L'esempio che facevo sopra era rivolto a ciò che può capitare ad un bambino con i genitori, un adulto si difende un bambino no, non ancora.
Poi dipende dall'interesse che hai che l'altro prenda ciò che tu vuoi che entri in lui. Se lui ha la pelle di un centimetro potrai usare poco garbo ma se l'ha già irritata e assotigliata ad un millimmetro il garbo che dovrai usare sarà maggiore o farai un danno. Se invece ci sono cuscinetti di callo dovrai usare ancora meno garbo. Ma per stabilirlo non puoi usare uno standard solo perchè tu sei fatta così, ma saper secondo me spaziare usando il garbo che ci vuole. Come? Sperimentando usando sempre meno garbo magari ma andando a ritroso.
Invece a me pare tu dica: io non so come sei tu faccio come mi viene con il tatto che possiedo e l'altro si arrangi?
E non perchè hai paura della reazione dell'altro che tra l'altro può anche non essere in grado di reagire perchè non si sa chi si ha davanti e fino a che non lo si sa un po' di tatto secondo me ci vuole.
Non vedo il tatto come pararsi il c... ma come il non ferire oltre misura. Direi che potrebbe essere accumunato al non parlare a vanvera.
Mi aiutate a capire per favore perchè non mi è chiaro.
Grazie
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Vecchio 02-03-2008, 02.27.53   #12
Ray
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. Ma per stabilirlo non puoi usare uno standard solo perchè tu sei fatta così, ma saper secondo me spaziare usando il garbo che ci vuole. Come? Sperimentando usando sempre meno garbo magari ma andando a ritroso.
Invece a me pare tu dica: io non so come sei tu faccio come mi viene con il tatto che possiedo e l'altro si arrangi?
Beh ma così sembra che tutti abbiano a disposizione quantità illimitate di tatto e che dipenda tutto solo da quanto decidono di usarne. Come diceva Uno c'è chi può fare lavori di precisione come l'incisore e chi ha le mani da taglialegna... poi ovvio, altra cosa è l'intenzione o la disattenzione.

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Il tatto è l'unico senso che può cercare (non sto dicendo che sia la stessa cosa, sto dicendo che prova) di sostituire la vista quando questa non c'è, anche fosse solo che ci troviamo al buio o nel fumo/nebbia.
Avere tatto vuol dire anche sondare per ottenere il migliore risultato non riuscendo a vedere.
Il tatto è il senso più maturo, è il primo che si forma in qualsiasi organismo, è padrone di tutto il corpo seppur con variazioni di sensibilità, gli altri sensi sono localizzati (almeno per ora, ci sono però esperienze che lasciano pensare che possano estendersi) in pochi punti precisi.
Se procedo camminando all'indietro la vista non ha chance, ma se sporgo indietro le mani e vado a tastoni......
Trovo un ottimo spunto questo sull'andare indietro. In questo caso, non potendo affidarmi al senso meno maturo (più nuovo?) devo usare quello più antico e diffuso. Essendo più diffuso in qualche modo cerca meglio, ha più possibilità di movimento (sfrutta meglio le possibilità di movimento del supporto). E' anche quello che usiamo istintivamente se restiamo al buio... allunghiamo le mani (beh anche stiamo zitti e aguzziamo le orecchie e altro a dire il vero).
Nell'esplorazione, nella ricerca, spesso è necessario procedere all'indietro, così come andare a tentoni. In effetti cerchiamo sempre di "vedere" le nostre cose interne nella ricerca, ma quando ci riusciamo più che vederle le proviamo. E' molto più tatto che vista, intendo la somiglianza.
Motivo in più per sottolineare l'importanza della coscienza corporea.
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Vecchio 02-03-2008, 20.05.54   #13
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Ogni senso fisico ha il corrispondente senso spirituale.

Il tatto è quello che ci permette di trarre le conclusioni toccando gli oggetti, sentendo il calore, lo spessore e le sensazioni che derivano.

Allo stesso modo il tatto spirituale, si adatta al fatto che riusciamo a sentire una persona, la sua sensibilità, il suo calore, e quindi entrare in contatto ( come è gia stato detto precedentemente) con lei.

Facendo un paragone, il discorso volge sempre sullo stesso punto ( attenzione e consapevolezza).

Siamo abituati ad esempio a toccare una miriade di oggetti, senza attenzione, senza percepirli veramente ( passiamo da un oggetto all'altro distrattamente), non mi stupisce che quando si tratta delle persone, spesso non si ha tatto, perchè si sta trattando giusto con un interlocutore, che nella società odierna spesso è soltanto un numero.
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Vecchio 02-03-2008, 21.19.31   #14
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per essere sempre giusti nel parlare e nel trasmettere ciò che vogliamo dire senza urtare oltremodo la sensibilità dell'altro cercando di metterci in sintonia.
Questo è spesso fuorviante però.
Un conto è quando, per mancanza di tatto, faccio più male di quello che oggettivamente il contenuto del mio discorso potrebbe fare.
Altro discorso invece è quando, per cercare di far soffrire meno l'altro, smusso gli angoli e metto i fiorellini, comunicandogli però una realtà non vera.

Non so se è chiaro, metti che devo comunicare a qualcuno una notizia per lui sgradevole 50. Se manco di tatto, gliela comunicherò facendolo soffrire 70 (ossia mettendoci un 20, inutile, di mia grezzezza) se cerco invece di "proteggerlo" usando il savoir faire, lo farò soffrire 30 ma altererò così la realtà oggettiva dei fatti.

Dico questo perchè a volte è impossibile non urtare oltremodo la sensibilità dell'altro, se oggettivamente ciò che dobbiamo comunicargli è per lui motivo di sofferenza.

Non avere tatto, o mancare di tatto, secondo me significa far soffrire maggiormente una persona di quanto altrimenti l'oggetto in questione lo farebbe soffrire.

Ultima modifica di Kael : 02-03-2008 alle ore 21.23.03.
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Vecchio 02-03-2008, 21.23.41   #15
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Il tatto lo vedo come un tastare, lo diceva su Uno, cercare di capire l'altro fin dove può sopportare, ma non indorando la parola ma sperimentando a piccolissimi passi. Considerando che non abbiamo la capacità empatica di entrare in sintonia immediatamente con l'altro possiamo cercare di capire fin dove ha fiato per immergersi. La vedo più così. Una delicatezza nell'affondare le mani in ferite.

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......... Ma per stabilirlo non puoi usare uno standard solo perchè tu sei fatta così, ma saper secondo me spaziare usando il garbo che ci vuole. Come? Sperimentando usando sempre meno garbo magari ma andando a ritroso.
Invece a me pare tu dica: io non so come sei tu faccio come mi viene con il tatto che possiedo e l'altro si arrangi?


Mi sembrano la stessa cosa.. non ho detto che l'altro si arrangi anzi ho detto di tastare a piccoli passi.
Non possiamo dire onestamente quanto davvero siamo capaci di non ferire e quanto davvero non vogliamo farlo.. usare tatto, tastare dove non vediamo, non sappiamo, vuol dire scoprire l'altro in tutti i sensi possibili, e non possiamo sapere e prevedere se lo feriremo, in questo senso tastare con le mani il tatto dove arrivare.

Spero sia più chiaro
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Vecchio 02-03-2008, 22.01.05   #16
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Vecchio 03-03-2008, 01.11.31   #17
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E non perchè hai paura della reazione dell'altro che tra l'altro può anche non essere in grado di reagire perchè non si sa chi si ha davanti e fino a che non lo si sa un po' di tatto secondo me ci vuole.
Non vedo il tatto come pararsi il c... ma come il non ferire oltre misura. Direi che potrebbe essere accumunato al non parlare a vanvera.
Sono d'accordo, mi viene in mente l'esempio del medico che deve dare una brutta notizia al suo paziente: non può cambiare la realtà dei fatti o indorargli la pillola. Deve dire le cose come stanno, quello che gli dirà lo farà soffrire comunque ma trovarsi di fronte un medico che non mostra un minimo di tatto, di sensibilità secondo me è un ferire oltre misura come dici tu.
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Vecchio 03-03-2008, 10.42.30   #18
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Questo è spesso fuorviante però.
Un conto è quando, per mancanza di tatto, faccio più male di quello che oggettivamente il contenuto del mio discorso potrebbe fare.
Altro discorso invece è quando, per cercare di far soffrire meno l'altro, smusso gli angoli e metto i fiorellini, comunicandogli però una realtà non vera.

Non so se è chiaro, metti che devo comunicare a qualcuno una notizia per lui sgradevole 50. Se manco di tatto, gliela comunicherò facendolo soffrire 70 (ossia mettendoci un 20, inutile, di mia grezzezza) se cerco invece di "proteggerlo" usando il savoir faire, lo farò soffrire 30 ma altererò così la realtà oggettiva dei fatti.

Dico questo perchè a volte è impossibile non urtare oltremodo la sensibilità dell'altro, se oggettivamente ciò che dobbiamo comunicargli è per lui motivo di sofferenza.

Non avere tatto, o mancare di tatto, secondo me significa far soffrire maggiormente una persona di quanto altrimenti l'oggetto in questione lo farebbe soffrire.

Inoltre a volte c'è gente che si urta la sua sensibilità per tutto, gli comunichi 70 soffre 70, gli comunichi 10, soffre 70 lo stesso.

Se gli comunico qualcosa coi fiorellini a qualcuno per raccontargli le cavolate, lo farò cmq soffrire molto di piu dopo.

Tuttavia comunicare qualcosa col giusto tatto, può far scendere ugualmente la soglia di sofferenza, e sopratutto non è che dobbiamo necessariamente dire tutto a tutto.

Faccio l'esempio dei malati terminali: gli si deve dire la loro condizione, senza illuderli di una guarigione semplice ma bisogna comunque dall'altra parte continuare a sperare, a non lasciarli andare, evitando particolari inutili e a volte anche quelli veri.
Astral non è connesso  
Vecchio 03-03-2008, 11.48.24   #19
RedWitch
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Avere tatto vuol dire anche sondare per ottenere il migliore risultato non riuscendo a vedere.
Il tatto è il senso più maturo, è il primo che si forma in qualsiasi organismo, è padrone di tutto il corpo seppur con variazioni di sensibilità, gli altri sensi sono localizzati (almeno per ora, ci sono però esperienze che lasciano pensare che possano estendersi) in pochi punti precisi.
Se procedo camminando all'indietro la vista non ha chance, ma se sporgo indietro le mani e vado a tastoni......
A livello di rapporti interpersonali, quindi, significherebbe andare per tentativi, vedere fin dove l'altro può sopportare?
Provo a spiegarmi, credo che in genere quando ci rapportiamo con un altro, il rischio è quello di andare a toccare cose che non è in grado di sopportare (sempre che poi io sia consapevole di quello che dico, e che possa sopportare un ritorno a quello che dico) , quindi significa prendersi la responsabilità di quello che gli si dice in qualsiasi situazione? Sono d'accordo con Astral sul fatto che le cose vadano dette, ma se l'effetto che abbiamo sull'altro è quello di andarlo a "massacrare" (sempre che se ne sopporti il peso poi), si deve aggiustare il tiro.. senza infarcire di cuscinetti salva-sofferenza perchè altrimenti non avrebbe senso per nessuno.. Se io pero' manco di tatto su certi punti, non posso dire di essere consapevole di quello che vado a toccare senza vedere... posso solo provare a conoscere senza andare a sbattere contro un muro mettendo "le mani " indietro perchè non vedo..
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Vecchio 03-03-2008, 13.45.29   #20
Uno
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Non volevo condizionare il discorso, ma vedo che lo state portando avanti solo da un punto di vista, quello che poi è la conseguenza.
Proviamo a dimenticare il tatto verso altre persone, immaginiamo che noi dobbiamo percorrere un cunicolo come in certi videogiochi, questo cunicolo ha tratti solidi, altri molli, paludi, sabbie mobili, tratti di cemento, legno, di elastico e di gomma, sul pavimento e sulle pareti.
Ora è chiaro che procedendo aiutandoci con ciò che vediamo e dove non basta con il tatto (compreso quello dei piedi) dobbiamo stare attenti a non affondare, a riconoscere il rumore che fa il nostro passo se camminiamo sul legno o sul cemento... ad arrampicarci sulle pareti se il pavimento non ci sostiene.

Insomma siamo noi che non dobbiamo affondare nell'Essere dell'altro, non dobbiamo affondare se questo è (tutto o parte) una palude, ma dovremmo anche non appoggiarci se è una roccia.... ecco che il nostro tatto è relativo anche alla nostra leggerezza.
Se affondassimo nella palude altrui, non faremmo una buona cosa ne per noi che per l'altro, andremmo a sostituirci facendo anche violenza.
Ecco che avere tatto significa non affondare nell'altro, no cose tipo "glielo dico con calma", "mi faccio scrupoli" etc... queste sono conseguenze, sono modalità con cui mettere in atto il non affondare.

Sia chiaro, non è un discorso cinico: "l'altro è una palude, lasciamolo perdere", significa imparare il modo migliore per interagire con quest'altro, significa non avere manie di onnipotenza in cui ci illudiamo di saper trattare tutto quando invece ci impantaniamo danneggiando noi e l'altro.
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Vecchio 03-03-2008, 17.17.54   #21
Kael
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Conosco un ragazzino che a livello fisico (ma anche mentale, difficile che le due cose siano separate) "affonda" proprio come dici tu nelle cose, ha la leggerezza di un elefante, e quando cerca di farti una carezza male che vada ti becchi uno sberlone.
Nel vederlo (parlo sempre a livello fisico) mi è sempre sembrato che ha difficoltà di "interpretare" lo spazio, cioè se fra lui e una porta ci sono venti centimentri di distanza, il movimento che compie è di gran lunga superiore a quella distanza, con la conseguenza che la sua mano sembra proprio affondare nella porta, abbattendola, come se per lui la porta si trovasse almeno ad un metro di distanza.

Sicuramente la questione di interpretare lo spazio vale anche a livello sottile, quando si parla di spazio fra due esseri, e di dove finisce l'uno e inizia l'altro. La mancanza di tatto fa sì che non si sentano i "gusci" più esterni, sottili, e ci si fermi solo quando si "impatta" con il nucleo duro all'interno, penetrando così irruentemente in "proprietà privata" e facendo sicuramente male.

Il tatto è fondamentale per il bambino proprio per interpretare lo spazio. Se un bambino non avvicinasse mai un oggetto per sentirlo nella bocca non imparerebbe mai quanta distanza c'era fra lui e quell'oggetto.
Kael non è connesso  
Vecchio 03-03-2008, 17.45.58   #22
Sole
Conosce ogni vicolo
 
Data registrazione: 31-08-2005
Messaggi: 5,653
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Non lo trovo un discorso cinico quello di sondare per noi stessi il terreno altrui. Se noi affondiamo nell'altro perdiamo la nostra presenza, il ricordo di noi e fine dei giochi non siamo più utili a nessuno in primis a noi.
Non l'avevo mai considerato da questo punto di vista il tatto. Lo stesso fatto di tener da conto come affrontare l'altro, per l'altro, in automatico ci fa affondare o sentire forti a secondo sempre dell'altro, ma mai rispetto a noi stessi, insomma ci dimentichiamo di noi. Il famoso sano egoismo che fa bene a tutti e rende i rapporti umani più solidi e fluidi (che strana abbinata solido e fluido.. )
Nel momento in cui feriamo qualcuno è chiaro che ci provoca dispiacere nel rendercene conto ed ecco che affondiamo in quel dispiacere e veniamo assorbiti.
E' un pò il solito discorso di vivere all'esterno invece che dentro noi stessi.
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
Sole non è connesso  
Vecchio 03-03-2008, 18.41.32   #23
turaz
Richiesta Cancellazione
 
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 2,098
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provare dispiacere non significa per forza di cose "affondare nel dispiacere"...
il fatto di "sentire prima" quello che puoi causare nell'altro fa in modo che prima di agire tu possa trovare la modalità e le intensità corrette.
turaz non è connesso  
 


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