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Maggiorenni: fino a quando è obbligatorio mantenerli?
 Maggiorenni: fino a quando è obbligatorio mantenerli?


Inviato da  AzzeccaGarbugli
  05-10-2008
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Introduzione

E’ uno degli argomenti più spinosi dell’ultimo decennio, strettamente collegato alla mutata funzione sociale della famiglia oltre che alla complessità di problematiche che circondano il mondo della scuola e del lavoro, quali allungamento del percorso di studi, difficoltà a trovare un lavoro, aumento della competitività, necessità di ampliare costantemente le proprie conoscenze ed esperienze in modo da potersi adattare alla crescente flessibilità del mercato del lavoro, mancanza di abitazioni economicamente accessibili … tutti ostacoli al raggiungimento da parte dei giovani di un’autosufficienza economica piena .

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E senza il raggiungimento di questa piena autonomia, la convivenza dei figli con i genitori dura più a lungo rispetto al passato, la permanenza in famiglia si pone come (quasi) inevitabile, con grave disagio e difficoltà (talvolta di natura economica) anche per i genitori, che spesso diventano tali non più giovanissimi e si trovano sempre più anziani a convivere con l’angosciosa incertezza sul futuro dei figli.
Quando la forzata convivenza tra genitori e figli ed il forzato mantenimento si sviluppa in una famiglia "regolare", i disagi e i relativi, pur sempre seri, conflitti restano per lo più confinati all’interno della stessa .
In presenza di separazioni e divorzi con assegni di mantenimento del figlio/i posti a carico del genitore non convivente, corrispondente diritto del genitore affidatario e convivente ad ottenerne il versamento, difficoltà economiche per impossibilità di mantenere la prima e la eventuale nuova famiglia… padri spesso costretti a scegliere tra figli di primo o secondo letto, ex mogli e mogli che sobillano e mettono sale sulle ferite, la grande guerra della famiglia allargata, è di questi conflitti che viene sempre più spesso interessata la magistratura.
Gli interventi dei giudici sono infatti conseguenti ad azioni giudiziarie promosse dal genitore interessato a far accertare giudizialmente di non essere più tenuto al mantenimento del figlio maggiorenne, magari convivente con l’altro genitore o, viceversa, azioni promosse dal genitore convivente o direttamente dal figlio nei confronti del genitore che ha arbitrariamente sospeso il versamento del contributo al mantenimento.
Mi sembra necessario premettere che con l’introduzione della legge sul divorzio e nella riforma del diritto di famiglia, il c.d. assegno di mantenimento sarebbe spettato solamente alla prole minorenne convivente col coniuge assegnatario della casa familiare. Inizialmente, infatti, la legge e la stessa giurisprudenza prendevano in considerazione solo la situazione dei figli che stante la minore età non risultavano in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento. In questi ultimi decenni, con l’evoluzione della società ed il cambiamento dei costumi sopra accennati, si sono poste nuove esigenze che hanno portato all’estensione dell’assegno di mantenimento anche alla prole maggiorenne con problematiche che si riscontrano sia in contesti sociali in cui il figlio maggiorenne frequenta ancora gli studi compresi quelli universitari, sia in quelli in cui il figlio, conclusi o interrotti gli studi, è alla ricerca della sua prima occupazione e non è in grado di gestirsi autonomamente.
Questo profondo disagio sociale è stato pienamente recepito in campo giuridico e nei suoi numerosi interventi la giurisprudenza si è mostrata sempre più attenta e sensibile rispetto alle problematiche del mondo giovanile, quali appunto la realtà della precarietà dell’impiego e la conseguente precarietà del reddito che spesso impediscono al giovane di trovare una collocazione appropriata nella compagine sociale, pur nel rispetto dell’esigenza fortemente sentita di evitare l’insorgere di una specie di parassitismo dei figli nei confronti dei genitori. Conflitti difficili e decisioni della magistratura molto spesso altalenanti con un piatto della bilancia che troppe volte ha pesato a favore del giovane, rischiando che la pur doverosa solidarietà genitoriale si trasformi in una forma, inaccettabile, di estremo assistenzialismo.



  #1  
By Uno on 05-10-2008, 19.19.50
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