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Vecchio 28-09-2004, 13.16.28   #1
Era
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Predefinito Sensibilità....Emotività'

Secondo me danno sensazioni simile...
ma sono 2 cose assolutamente diverse...
per come la vedo io s' intende...
ok ci proviamo a capirci qualcosa?



__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 28-09-2004, 13.36.31   #2
Uno
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Mamma che pigrizia..... vabbeh che sarai ancora offesa da quando ti ho detto che scrivi + di me.... però era il numero di post..... su uno solo puoi scrivere anche due righe in più hehehe.
Io scriverò solo quando avrai detto tu di più prrrr
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Vecchio 28-09-2004, 15.51.13   #3
Ladymind
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Sì sono due cose diverse. Quando coesistono le sensazioni sono così tante che è ben difficile capire dove finisce l'una e inizia l'altra
per ora mi fermo qui... vediamo di schiarirci/mi le idee
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Vecchio 29-09-2004, 19.13.26   #4
*Sissi*
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l'emotività è non riuscire a imbrigliare e regolare le proprie emozioni,
la sensibilità è avere la "pelle sottile" e avvertire sfumature nel carattere di certe persone, nelle situazioni, avvertire prima di altri un cambiamento nello sguardo
nel tono di voce delle persone e saperlo interpretare, applicata a se stessi
la sensibilità è avere coscienza nel momento in cui le persone ci fanno capire
qualcosa su noi stessi con critiche osservazioni..., è capire cosa intendono esattamente
e magari soffrirci anche un po', o magari quest'ultimo passaggio rientra già nella sensibilità
.................................................. .......................

to be continued
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Vecchio 29-09-2004, 20.00.40   #5
pluto
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Dico la verità...credo siano due cose ben distinte.Parlo prima dell'emotività che è una cosa che ho sperimentato su me stesso nel corso del tempo...L'emotività si presenta quando si è di fronte a un evento particolare, da cui ci si aspetta qualcosa vedi...ad esempio partecipare ad un concorso quando si è senza posto di lavoro...e dal concorso dipende o meno il continuare lo stato precario ....è solo un esempio...come ho detto sopra.Di solito l'emotività e difficilmente controllabile dalla persona...cosa ben diversa è la sensibilità e qui mi sento di condividere quanto afferma Sissi e cioè che sensibilità è soprattutto saper cogliere sfumature diverse nelle persone che si hanno di fronte..potrebbe anche interpretarsi nel senso cristiano del "fare opere di carità", la religione individua la persona sensibile in quella che "opera" o meglio dona agli altri...Io credo però che il discorso religioso vada lasciato stare.Sensibile io intendo la persona che è un momento attenta a chi gli sta vicino...e sa anche essere spiritosa, estroversa simpatica senza essere invasiva.Mamma mia stasera Era mi hai fatto straparlare....tu però hai solo buttato lì l'argomento...e..sei fuggita....
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Vecchio 05-10-2004, 01.39.00   #6
Era
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miiiiii ragazzi che p....le!!!
ok.. vista l' ora...sempre la mia
quella delle
e sono splasc....
su questo scriverò domani
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Vecchio 05-10-2004, 04.11.55   #7
pluto
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Era ...dormigliona...guardaio che ora faccio
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Vecchio 06-10-2004, 00.36.08   #8
Era
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ok mi tocca...l' ora è la stessa di ieri...
ma la coscienza mi dice che non posso sempre svicolare
la penso un po' come Princi..
l' emotività la sento molto fisica...vicina alla paura
di non riuscire...di non piacere...di sbagliare...
la sento mentale...fa star male certo..ma è un malessere
quasi egoista...
la sensibilità....(da sensi)...riporta appunto a questi...ai sensi...
non solo quelli fisici...la sento su un piano diverso...più alto?
forse si...il sensibile intuisce l' altro...il dolore dietro un sorriso...
intuisce le sfumature...e non sempre soffre per se stesso...

forse non mi sono capita nemmeno io...
quindi vi perdono se non capite le mie contorsioni...
ma niente fischiiiiiiii ok???
la mia sensibilità me li fa captare anche da qui

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Vecchio 06-10-2004, 11.52.03   #9
pluto
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....la tua sensibilità te li fa "captare anche da qui" ahi ahi ahi
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Vecchio 06-10-2004, 13.47.16   #10
Era
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Originalmente inviato da pluto
....la tua sensibilità te li fa "captare anche da qui" ahi ahi ahi
hei tu...con quella camminata baldanzosa
si capto anche da qui...i fischiiiiiiiiiiii
che credevi? i fiaschi?

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Vecchio 13-08-2007, 01.55.59   #11
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Originalmente inviato da Era Visualizza messaggio
Secondo me danno sensazioni simile...
ma sono 2 cose assolutamente diverse...
per come la vedo io s' intende...
ok ci proviamo a capirci qualcosa?
Riprendo questa discussione perchè mi pare che sia collegata con quanto voglio dire.
Sicuramente ho intenzione di ricollegarmi alla " sensibilità " ed alla " emotività", passando, anche per la razionalità!
Cercherò di essere sintetico.
In questo periodo, ultima questa sera, sono accusato di essere troppo calcolatore ( forse allora razionale ), poco sensibile ed ancora meno emotivo.
In una parola " distaccato " da ciò che mi accade intorno.
La sintesi della condizione si può evidenziare nel fatto che, nei giorni scorsi, un amico ha avuto un problema. Problema abbastanza serio ma, probabilmente, risolvibile alla spina dorsale per cui è stato operato.
Insomma prima di 2 settimane non si sa se riuscirà nuovamente a camminare come prima.
Cosa è accaduto per rendere evidente, a detta di altri, la mia mancanza?
Beh..non ho avuto alcuna " reazione " esteriore appena saputa la notizia.
Se da un lato, interno, mi dispiaceva ma l'unica cosa che potevo fare, oltre ad interessarmi delle condizioni dell'amico, era cercare di analizzare la situazione, dall'altro, quello esterno, dal mio viso non è uscito alcun accenno alla sofferenza o, addirittura, all'immedesimazione di me con quella condizione. Risultato? Beh...mi vengono mosse accuse di cui sopra.
Altra cosa che ho notato e forse riconducibile a questa è stato il mio atteggiameento ad un funerale( qualche tempo fa ) o per le morti in genere.
La cosa mi dispiaceva e quando accade mi dispiace ma non più di tanto nel senso mi pare cosi " naturale " che se all'inizio dispiace poi non posso rimanere "collegato " a quell'evento.
In questo, allora oggi, l'accusa di essere poco sensibile, poco emotivo e molto razionale quasi come terminator che deve raggiungere il suo scopo?
Quale è il mio scopo?
Cerco di mantere l'attenzione su ciò che faccio e sui comportamenti altrui. Osservo le mie reazioni( più o meno simili tra le persone anche in situazioni e circostanze differenti ) e quelle altrui e talvolta le osservo a tal punto che ...come dire....posso sembrare un robot.
Insomma mi si accusa, anche ed oltre a questo che ho detto, pure di " non essere me stesso".
Alla fine chi è il " me stesso " che dovrei essere?
Quello che piange e si dispera per la sorte dell'amico, scendendo a volte nel delirio e compenetrandosi nella situazione al punto di non essere di supporto ad alcunchè oppure, oltre che osservare la cosa con distacco ( lo ammetto ma questo è funzionale all'osservazione,nel senso non che non mi interessi anzi ma il disperarsi non significa interessamento mi pare ), cercare di avere una certa lucidità che in molti casi, soprattutto quando si parla di emotività, si perde?
Infine mi han fatto notare che il riflettere troppo su stessi ( e quindi cercare di conoscersi attraverso l'osservazione anche dei comportamenti ) rende sterili e fa perdere il " filo " col reale.
Per cui mi son beccato anche " sterile ", in mezzo a sto po di roba.
Insomma sintetizzando: Poco sensibile, poco emotivo, molto razionale, sterile.
Sarà che mi illudo di osservare ed alla fine son diventato, appunto, un robot oppure non è cosi?
Per dovere di cronaca: le accuse son state mosse dalla mia ragazza.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 13-08-2007, 09.13.49   #12
moonA
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Scusa se te lo dico, ma in certe occasioni l'emotività bisogna lasciarla andare, seppur con un certo ritegno(niente disperazioni)...almeno dimostrare il dispiacere.
Se non fai vedere almeno un minimo di ciò che provi, è difficile capire il tuo grado di sensibilità.
Anch'io sono brava a controllare l'emotività ...e mi sono anche presa dell'insensibile ...quando sanno che è il contrario...per me la via migliore è sempre quella di mezzo...nessuno eccesso.
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Vecchio 13-08-2007, 09.57.24   #13
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Originalmente inviato da moonA Visualizza messaggio
Scusa se te lo dico, ma in certe occasioni l'emotività bisogna lasciarla andare, seppur con un certo ritegno(niente disperazioni)...almeno dimostrare il dispiacere.
Se non fai vedere almeno un minimo di ciò che provi, è difficile capire il tuo grado di sensibilità.
Anch'io sono brava a controllare l'emotività ...e mi sono anche presa dell'insensibile ...quando sanno che è il contrario...per me la via migliore è sempre quella di mezzo...nessuno eccesso.
come bisogna lasciarle andare?
e perchè "dimostrare"? a chi...perchè?
perchè gli altri ti dicano: ma che brava persona...
quant'è sensibile"...?

l' emotività ti controlla....o meglio...l' emotivo è
in balia della sua emotività....
diversa è la sensibilità....
butto li...solo perchè a furia di sentire...un pochetto
imparo (magari sbagliando)...dicevo...butto li...
emo-tività porta al sangue...vita certo....ma anche
"esuberanza" e poco controllo = "mi va il sangue alla
testa"......e quando succede questo...non controlli...
sensi-bilità riporta ai sensi...non solo quelli fisici...

sintetizzando...un emotivo...si lascia controllare e non
riesce ad agire....
un sensibile....pur soffrendo come l' emotivo...riesce ad
agire e anche rendersi utile.....

riguardo all' esperienza di Jeze....avrebbe dovuto fingere? e cosa avrebbe risolto? l' approvazione...
e a che serve? nè a lui...nè al suo amico....

così è come sento
(giusto perchè Turi è in ferie...mi approprio del suo intercalare)

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Vecchio 13-08-2007, 11.50.31   #14
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come bisogna lasciarle andare?
e perchè "dimostrare"? a chi...perchè?
perchè gli altri ti dicano: ma che brava persona...
quant'è sensibile"...?


riguardo all' esperienza di Jeze....avrebbe dovuto fingere? e cosa avrebbe risolto? l' approvazione...
e a che serve? nè a lui...nè al suo amico....


Non so se Jez si reputi come lo hanno definito...se non è così avrebbe dovuto emozionarsi un po' semplicemente per non apparire quello che non è, poi perchè a volte fa anche piacere vedere una reazione emotiva negli altri(dimostrano sensibilità nei nostri confronti)...per me emotività e sensibilità sono due cose diverse ma comunque collegate, chi si emoziona è perchè è sensibile a una certa cosa...chi non dimostra emozioni è perchè o le trattiene o è insensibile...quello che percepiamo coi sensi lo esterniamo con le emozioni.
Dici che non sarebbe servito al suo amico?..secondo me invece sì..spesso chi sta male ha bisogno di avere dimostrazioni di sensibilità...ovviamente senza drammatizzazioni ma incoraggiamenti.
Poi ci sono situazioni in cui è più conveniente non mostrare le proprie emozioni, per es. con chi potrebbe ferirci.
Non è impossibile gestire le emozioni, per me è sbagliato rimanere fissi sulle tendenze caratteriali di base, pensando che modificandole un po' poi non siamo più noi stessi...viviamo per migliorare ed è giusto cercare di modificarci(in meglio ovviamente).
Dagli errori ho imparato, adesso gestisco abbastanza bene la mia emotività...so quando esternarla(benchè faccia fatica perchè non è nel mio carattere) e gli altri ne sono felici e so quando non mostrarla(anche se dentro freme, infatti poi ci vuole una valvola di sfogo).
Non so se un discorso così generico è chiaro ...al massimo faccio degli esempi.
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Vecchio 13-08-2007, 11.57.07   #15
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Concordo con Era.. alla fine è sempre l'importanza che attribuiamo al giudizio che gli altri hanno di noi (o che pensiamo abbiano di noi) che ci muove. Il bisogno di avere un'approvazione esterna su "come siamo" (come vorremmo essere). Se qualcuno a cui vogliamo bene da un giudizio/parere che mina l'immagine che abbiamo di noi stessi arrivano i dolori...
sempre la nostra famosa Ip. Se crolla l'immagine che vogliamo dare all'esterno, ci sentiamo in pericolo...
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Vecchio 13-08-2007, 12.47.02   #16
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Non sono d'accordo, anche perchè sarebbe difficile esternare quello che non si prova(poi i bravi mentitori esistono)...il mio discorso è più altruistico...
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Vecchio 13-08-2007, 13.20.57   #17
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Concordo con Era.. alla fine è sempre l'importanza che attribuiamo al giudizio che gli altri hanno di noi (o che pensiamo abbiano di noi) che ci muove. Il bisogno di avere un'approvazione esterna su "come siamo" (come vorremmo essere). Se qualcuno a cui vogliamo bene da un giudizio/parere che mina l'immagine che abbiamo di noi stessi arrivano i dolori...
sempre la nostra famosa Ip. Se crolla l'immagine che vogliamo dare all'esterno, ci sentiamo in pericolo...
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Non so se Jez si reputi come lo hanno definito...se non è così avrebbe dovuto emozionarsi un po' semplicemente per non apparire quello che non è, poi perchè a volte fa anche piacere vedere una reazione emotiva negli altri(dimostrano sensibilità nei nostri confronti)...per me emotività e sensibilità sono due cose diverse ma comunque collegate, chi si emoziona è perchè è sensibile a una certa cosa...chi non dimostra emozioni è perchè o le trattiene o è insensibile...quello che percepiamo coi sensi lo esterniamo con le emozioni.
Dici che non sarebbe servito al suo amico?..secondo me invece sì..spesso chi sta male ha bisogno di avere dimostrazioni di sensibilità...ovviamente senza drammatizzazioni ma incoraggiamenti.
Poi ci sono situazioni in cui è più conveniente non mostrare le proprie emozioni, per es. con chi potrebbe ferirci.
Non è impossibile gestire le emozioni, per me è sbagliato rimanere fissi sulle tendenze caratteriali di base, pensando che modificandole un po' poi non siamo più noi stessi...viviamo per migliorare ed è giusto cercare di modificarci(in meglio ovviamente).
Dagli errori ho imparato, adesso gestisco abbastanza bene la mia emotività...so quando esternarla (benchè faccia fatica perchè non è nel mio carattere) e gli altri ne sono felici e so quando non mostrarla(anche se dentro freme, infatti poi ci vuole una valvola di sfogo).
Non so se un discorso così generico è chiaro ...al massimo faccio degli esempi.
In effetti mi pare chiaro.
Per inciso..non ho fatto riferimento alla mancata esternazione - nel senso che da parte mia c'è stata, se pure in maniera sensibile o poco " concreta-emozionale " anche attraverso incoraggiamento, partendo comunque dal presupposto che molti lo reputano quasi un obbligo, quello di incoraggiare e di ricevere tale incoraggiamento, se pure inconscio; ad esempio il bimbo cade e subito ad incoraggiarlo o a rassicurarlo: ci viene quasi " automatico".
Oddio non dico che è sbagliato ma è solo per trovare analogie - ma a ciò che gli altri vedono o credono di vedere ( o hanno visto, non si sa mai ).
Ho riportato l'intervento di MoonA sottolineando qualcosina.
Quello che mi pare di notare, al di la dell'intervento e dei passi in neretto, è il fatto che a chi " si aspetta " una reazione emotiva risulta quasi disarmante trovarsi di fronte a chi invece non ne mostra alcuna o le mostra in maniera differente dallo " standard". Pare, a questo, di trovarsi innanzi ad una sensibilità poco spiccata e quindi ad una mancanza di emozioni o addirittura innanzi ad un insensibile di professione.
Probabilmente anche qua c'è un gioco delle parti.
Tornando all'intervento di MoonA, pur essendo io parte della contesa, non posso fare a meno di fare alcune considerazioni.
In effetti, credo che questo sintetizzi un po la percezione di cui parlavo.
Non sono d'accordo sull'" Avrebbe dovuto" e tanto meno all'esternazione di una emozione tanto per " fare piacere ". Sinceramente credo che alla fine il fingere ci permei anche quando si crede di non farlo e per non esserlo non deve mancare assolutamente l'attenzione.
Non dico di non avere emozioni ed ancora meno di non essere sensibili ma quanto meno, secondo me, bisogna osservarsi e qui concordo su ciò che MoonA dice ossia "si cerca di migliorarci in meglio ovviamente".
Il problema alla fine però mi pare che sia lo stesso che Red ha evidenziato, coime pure Era, sulla IP.
Mi emoziono per fare piacere agli altri o perchè " sono " emozionato.
Ripeto ciò che è stato detto vale a dire che " emozione " e " sensibilità" son due cose differenti.
A questo punto si potrebbe dire: se pure si è sensibili è possibile che l'esplosione emozionale trovi altre vie e non quelle che di solito si reputano valide o idonee al fine di poter dire ( quindi giudizio ) che Tizio è più o meno emotivo e sensibile?
In che senso, MoonA, altruistico? Cioè " bisogna " farlo per gli altri?
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Vecchio 13-08-2007, 13.49.56   #18
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Emozione, emo azione... movimento del sangue... ecco che nei casi estremi il cuore batte all'impazzata.
Sono d'accordo con Moona che la via di mezzo è quella giusta, non altrettanto nell'esternazione.
Se analizziamo tecnicamente e fisiologicamente, l'emozione per i motivi di cui sopra ci fa essere vivi, se il sangue si fermasse non potrebbe veicolare a livello fisico l'ossigeno e a altri livelli altre cose.
Se gira troppo velocemente però ossigena troppo (a livello fisico e ad altri livelli fa troppo altre cose), il che ubriaca, ci rende irrazionali che non è meglio che essere solo razionali.

Come dico sempre quando tiro fuori la storia del vino al matrimonio del mio amico (se lo avesse messo troppo costoso era perchè voleva fare il gradasso, se lo avesse messo da poco era perchè non poteva permettersi di meglio), non accontenteremo mai chi ci è di fronte se questo non vuole accontentarsi...
Quindi per quello che mi riguarda esterno ciò che serve per veicolare un messaggio poi che sia recepito o meno non sono problemi miei.

Se amo qualcuno, l'amore è ciò che conservo nel mio cuore, che illumina verso quell'essere... se questa luce la faccio uscire di colpo con gesti eclatanti (forse graditi al momento ma di breve durata) non ne rimarrà più nel mio cuore.
So che non è un concetto semplice:
se faccio uscire la fiamma da una lampada rischio o di incendiare tutto o di farla spegnere perchè lontana dall'olio... la luce deve uscire, non la fiamma... se una persona scambia la fiamma con la luce non posso per accontentarla rischiare di incendiare o rimanere al buio.

L'importante Jez è che tu provavi per l'amico qualcosa... se non te ne fregava nulla dentro, oggettivamente, allora o non è tuo amico realmente (ma anche in questo caso non è il massimo dell'umanità fregarsene) oppure devi rivedere qualcosa in te, se la tua ragazza ha percepito questo ha ragione, sei insensibile... se si è basata sulle manifestazioni esteriori non dico di fregartene, comunque le regole di convivenza ci impongono di trovare un compromesso, ma dagli meno peso interiormente.
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Vecchio 13-08-2007, 15.16.59   #19
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In che senso, MoonA, altruistico? Cioè " bisogna " farlo per gli altri?
In un certo senso sì...sia per gli altri che per se stessi...cioè se l'esternazione di un'emozione sai che può far piacere all'altro perchè trattenerla o non sforzarsi di farla percepire(quindi non parlo di esternazioni esagerate)?
Per il resto son d'accordo con Uno(uffa la multicitazione non mi va )...devi capire se la tua ragazza ti ha detto così perchè lo pensa realmente o se l'ha fatto per stimolarti ... perchè solitamente sono le persone che ci amano e che quindi ci conoscono bene a fare certi commenti, ad evere il coraggio di dirci quello che non va nel nostro comportamento...e questo è di stimolo per migliorarci
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Vecchio 13-08-2007, 16.12.23   #20
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Emozione, emo azione... movimento del sangue... ecco che nei casi estremi il cuore batte all'impazzata.
Sono d'accordo con Moona che la via di mezzo è quella giusta, non altrettanto nell'esternazione.
Se analizziamo tecnicamente e fisiologicamente, l'emozione per i motivi di cui sopra ci fa essere vivi, se il sangue si fermasse non potrebbe veicolare a livello fisico l'ossigeno e a altri livelli altre cose.
Se gira troppo velocemente però ossigena troppo (a livello fisico e ad altri livelli fa troppo altre cose), il che ubriaca, ci rende irrazionali che non è meglio che essere solo razionali.

Come dico sempre quando tiro fuori la storia del vino al matrimonio del mio amico (se lo avesse messo troppo costoso era perchè voleva fare il gradasso, se lo avesse messo da poco era perchè non poteva permettersi di meglio), non accontenteremo mai chi ci è di fronte se questo non vuole accontentarsi...
Quindi per quello che mi riguarda esterno ciò che serve per veicolare un messaggio poi che sia recepito o meno non sono problemi miei.

Se amo qualcuno, l'amore è ciò che conservo nel mio cuore, che illumina verso quell'essere... se questa luce la faccio uscire di colpo con gesti eclatanti (forse graditi al momento ma di breve durata) non ne rimarrà più nel mio cuore.
So che non è un concetto semplice:
se faccio uscire la fiamma da una lampada rischio o di incendiare tutto o di farla spegnere perchè lontana dall'olio... la luce deve uscire, non la fiamma... se una persona scambia la fiamma con la luce non posso per accontentarla rischiare di incendiare o rimanere al buio.

L'importante Jez è che tu provavi per l'amico qualcosa... se non te ne fregava nulla dentro, oggettivamente, allora o non è tuo amico realmente (ma anche in questo caso non è il massimo dell'umanità fregarsene) oppure devi rivedere qualcosa in te, se la tua ragazza ha percepito questo ha ragione, sei insensibile... se si è basata sulle manifestazioni esteriori non dico di fregartene, comunque le regole di convivenza ci impongono di trovare un compromesso, ma dagli meno peso interiormente.


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In un certo senso sì...sia per gli altri che per se stessi...cioè se l'esternazione di un'emozione sai che può far piacere all'altro perchè trattenerla o non sforzarsi di farla percepire(quindi non parlo di esternazioni esagerate)?
Non posso dire che non mi freghi nulla, questo no ma non posso neanche dire che mi freghi in maniera eccessiva; insomma ai due estremi non credo di esserci e tanto più credo di essere nel mezzo dell'esternazione( a meno che non mi stia illudendo ) ovvero della possibilità di trasmettere un messaggio,; cioè mi frega, mi interessa delle condizioni mediche o di come è andato l'intervento o anche delle condizioni psicologiche ma osservo anche l'avvicendarsi delle varie emozioni onde evitare " esplosioni" in cui la lucidità, come dice Uno, va a farsi friggere.
Come non posso dire, poi, che ad un funerale non mi frega nulla dell'amico che ha perso la madre. Sarei, in effetti, abbastanza insensibile ma è quello che mostro che è differente e cioè, agli occhi altrui, assume i connotati della insensibilità. Il pensiero, quindi in entrambi i casi, c'è sempre ma con le dovute aperture.
Da molto tempo poi, ed in questo periodo è un più accentuato, son sempre stato convinto che le cose o i comportamenti e soprattutto le azioni la cui fonte è nell'individuo e da questo mosse - ad esempio sapere di una situazione medica o anche partecipare ad un rito funebre - si dovrebbero esternare perchè questo " sente" di farlo e non invece per fare piacere che alla fine è un fare piacere a se stessi secondo me.
Per cui mi ricollego al discorso di MoonA sul " fare piacere agli altri" sul quale non mi trovo sulla stessa frequenza.
Se devo partecipare semplicemente perchè devo essere investito ( non con l'auto però.. ) come buon samaritano del piacere, a questo punto è meglio non partecipare ad alcuna manifestazione tanto si fa più male che bene( in senso molto ampio ovviamente).
Sia chiaro non sto dicendo che il mio modo di fare è giusto e quello degli altri è errato, ci mancherebbe. Semplicemente faccio una consattazione.
Sono sempre stato dell'idea che si può essere vicini alla persona, sia morta o che sta attraversando un momento particolare come quello descritto su, o anche al/ai parente/i di questa non necessariamente "mostrandosi " per quello che non si è, nello specifico col fine, appunto, di fare piacere per mostare chissa cosa, proprio perchè se di "partecip-azione" si tratta è qualcosa che rasenta, a mio modo di vedere, una sorta di comunione, un apportare un aiuto costante. Non so come spiegare ma per fare un esempio , a mio avviso, non serve a nulla, rimuginare su ciò che non è stato fatto per evitare una situazione drammatica ( ad esempio i "se" ed i "ma ") mentre un possibile aiuto può derivare dalla presa di coscienza che in quel momento si sta attraversando una situazione particolare ed agire in maniera lucida. Questo non credo si possa fare ( sentire ) in una condizione dove l'emotività ha preso le redini in mano.
Ma su questo probabilmente vado fuori discussione.
Quello che volevo dire e che Uno ha messo più o meno in evidenza è la critica che è partita ( e parte ogni volta che accade qualcosa, ad esempio la possibilità di controllare una situazione in strada, in auto, quando ci sarebbe da prendere il Crick oppure in una discussione accesa tra di noi ) nel momento in cui si verifica.
Secondo il suo punto di vista ( e non soltanto il suo nel senso che mi è capitato più volte di rimanere calmo ed osservare la cosa più che farmi trasportare dall'emozione del litigio anche con altri ma non ci riesco spesso) è come se fossi, come detto più su, " sterile " o anche troppo riflessivo. Le parole alle quali probabilmente ho dato peso sono state " Non sei te stesso "!
Il problema a questo punto: Sono me stesso " solo " se mostro/esterno una emozione che in un certo senso deve esplodere o " sono " me stesso anche in maniera differente?
Chi è che esterna? Sono veramente me stesso quando " esplodo" ? ( mi pare di no, per fornire almeno una risposta ).
In questo caso, come nel caso della critica scaturita dalla condizione per l'amico, non faccio altro che osservare.
E' anche vero che ho preso in considerazione la possibilità che pure questa sia una " reazione", una specie di fuga dal problema ma quello che poi ho fatto, alcune volte come risposta, mi ha dato ragione sul mantenere la lucidità in una condizione particolarmente emotiva.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 13-08-2007, 17.11.12   #21
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Come non posso dire, poi, che ad un funerale non mi frega nulla dell'amico che ha perso la madre. Sarei, in effetti, abbastanza insensibile ma è quello che mostro che è differente e cioè, agli occhi altrui, assume i connotati della insensibilità. Il pensiero, quindi in entrambi i casi, c'è sempre ma con le dovute aperture.
Da molto tempo poi, ed in questo periodo è un più accentuato, son sempre stato convinto che le cose o i comportamenti e soprattutto le azioni la cui fonte è nell'individuo e da questo mosse - ad esempio sapere di una situazione medica o anche partecipare ad un rito funebre - si dovrebbero esternare perchè questo " sente" di farlo e non invece per fare piacere che alla fine è un fare piacere a se stessi secondo me.
Per cui mi ricollego al discorso di MoonA sul " fare piacere agli altri" sul quale non mi trovo sulla stessa frequenza.
Se devo partecipare semplicemente perchè devo essere investito ( non con l'auto però.. ) come buon samaritano del piacere, a questo punto è meglio non partecipare ad alcuna manifestazione tanto si fa più male che bene( in senso molto ampio ovviamente).
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Su questo sono d'accordo con te... non devi essere obbligato ad una cosa...il mio era un discorso molto generico, non riferito alla tua situazione...non ci deve essere nessuna ipocrisia...non piace neanche a me l'apparire per far piacere agli altri...sono tutt'altro che la buona samaritana ...solo che a volte sento che trattengo le emozioni quando invece potrei esternarle tranquillamente con la gioia degli altri(ovviamente parlo di emozioni positive).
Nel caso dell'ammalato o del funerale ti assomiglio molto ...ma non mi dispiacerebbe però cambiare un po'...non lo considererei non essere me stessa, ma essere migliorata.
Per me non esiste un " se stesso", perchè la nostra personalità è sempre in evoluzione(o almeno così dovrebbe essere).
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Vecchio 13-08-2007, 22.23.50   #22
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Poco sensibile, poco emotivo, molto razionale, sterile.
Dimentichi sintetico...

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Cercherò di essere sintetico.
Ah no, l'avevi messo.

A parte gli scherzi, le accuse della tua ragazza ti hanno dato fastidio?
Non per fare la solita domandina banale... ma perchè mi è saltata agli occhi una cosa e mi vine da chiedere se invece l'eventuale fastidio per queste accuse non lo avevi esternato maggiormente di quanto hai fatto della emozioni provate nell'altra situazione.

Perchè altrimenti quel "non sei te stesso" è dura da spiegare, se escludiamo che la tua ragazza parli a vanvera per partito preso.

Bon scusa se mi faccio gli affari tuoi... sai era per dare fastidio
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Vecchio 14-08-2007, 00.15.58   #23
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Dimentichi sintetico...



Ah no, l'avevi messo.

A parte gli scherzi, le accuse della tua ragazza ti hanno dato fastidio?
Non per fare la solita domandina banale... ma perchè mi è saltata agli occhi una cosa e mi viene da chiedere se invece l'eventuale fastidio per queste accuse non lo avevi esternato maggiormente di quanto hai fatto delle emozioni provate nell'altra situazione.

Perchè altrimenti quel "non sei te stesso" è dura da spiegare, se escludiamo che la tua ragazza parli a vanvera per partito preso.

Bon scusa se mi faccio gli affari tuoi... sai era per dare fastidio
Tranquillo...fai pure, anche se qui, per spiegare questa cosa, non posso essere sintetico......mi sa che ti tocca leggere un bel po.....!!

Allora ( quando inizio con "Allora"...la cosa è lunga...)...rispondendo alla domanda che mi hai fatto.
Non mi hanno dato fastidio le accuse anzi ma un po ho esternato un comportamento un po più..come dire..incisivo nel cercare di spiegarle, però poi si è chiusa a riccio e li ho smesso di parlare da solo!
In un certo senso sapevo che non poteva comprendere questa "mia risposta " all'evento; un po compiaciuto in realtà lo ero, proprio perchè, molto probabilmente la mia IP ha preso la mano, mi sa però per altro verso.
Comunque per un attimo nel cercare di spiegarle la cosa, una prima volta in auto ( il giorno prima ) mi è sembrato di stare ognuno su un piano opposto, differente.
La seconda volta, la sera, al telefono le accuse, risultato che mi aspettavo in quanto scaturito dal fatto che sapevo sarebbero arrivate poichè - oltre che essere nell'aria - non è la prima volta che in lei si "avverte" una repulsione a tale mio atteggiamento.
( anche lei a volte mi dice che sono poco sintetico... ).
Ciò che mi ha dato fastidio, non è l'essere dipinto sterile e riflessivo ( troppo ) col rischio, appunto, di "non essere me stesso " ( visto che sto cercando invece di raggiungere il risultato, se cosi si può chiamare, opposto a questo ) ma è la critica a questo comportamento come se fosse impossibile " cercare di osservare " le cose un po distaccati.
Di fatti, aggiungendo altro, mi ha detto che" le cose ti scivolano e non ti toccano, come se non ti riguardassero"
Iinsomma cerco di osservarle e non farmi prendere da queste se non il necessario.
Non sono le accuse in se quanto la critica ad un comportamento che assumo quando si presenta una situazione drammatica: osservo o cerco di farlo per quanto mi riesce cercando, come risultato finale, di mantenere una certa lucidità ma non è detto che ci riesca sempre, anzi.
Sono un po " freddo ", a suo modo di vedere, per farla breve!
Nel cercare di spiegarle la cosa, un po nel compiacimento come detto su, le ho detto che ognuno " risponde " agli eventi come si sente di rispondere. Il suo disappunto a questo, guardandomi quasi come un marziano e tergiversando ( quando tocco questi argomenti in pratica sono io che dico baggianate; va finire che lo sono... ) è ciò che mi ha dato fastidio.
Nella seconda puntata, al telefono, non ho potuto fare altro che accettarlo beccandomi anche ulteriori medaglie di demerito.
Osservando la cosa è come se cercassi anche, come sempre, una " sua "approvazione rispetto al Lavoro, ma mi rendo conto solo dopo che è quasi impossibile e da qui il rendermi conto successivo che a volte non riesco a farle passare ciò che vorrei.

PS: di la verità...hai visto prima di leggerlo, quanto era lungo il post?
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Vecchio 14-08-2007, 01.23.13   #24
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Se posso... ti dico cosa mi salta all'occhio nel tuo discorso... e pongo delle domande.

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In un certo senso sapevo che non poteva comprendere questa "mia risposta " all'evento; un po compiaciuto in realtà lo ero, proprio perchè, molto probabilmente la mia IP ha preso la mano, mi sa però per altro verso.
Nel momento che sapevi di essere incompreso (in parte) sul tuo comportamento perchè allora non cercare un piano comune di comprensione?

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Comunque per un attimo nel cercare di spiegarle la cosa, una prima volta in auto ( il giorno prima ) mi è sembrato di stare ognuno su un piano opposto, differente.
La seconda volta, la sera, al telefono le accuse, risultato che mi aspettavo in quanto scaturito dal fatto che sapevo sarebbero arrivate poichè - oltre che essere nell'aria - non è la prima volta che in lei si "avverte" una repulsione a tale mio atteggiamento.
Ecco... la tua sensibilità nei confronti della tua ragazza ti aveva "avvertito" della repulsione di questo tuo atteggiamento.

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Ciò che mi ha dato fastidio, non è l'essere dipinto sterile e riflessivo ( troppo ) col rischio, appunto, di "non essere me stesso " ( visto che sto cercando invece di raggiungere il risultato, se cosi si può chiamare, opposto a questo ) ma è la critica a questo comportamento come se fosse impossibile " cercare di osservare " le cose un po distaccati.
A volte l'essere distaccati in situazioni "pesanti" è un non voler soffrire... non dico sia una fuga... ma una sorta di anestesia del cuore... ci si distacca da ciò che ci potrebbe fare male...

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Di fatti, aggiungendo altro, mi ha detto che" le cose ti scivolano e non ti toccano, come se non ti riguardassero"
Insomma cerco di osservarle e non farmi prendere da queste se non il necessario.
Già... una critica che fà molto male a chi è molto sensibile... per questo dicevo... a volte si cerca il distacco da situazioni dolorose per la "paura" di soffrire troppo.

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Non sono le accuse in se quanto la critica ad un comportamento che assumo quando si presenta una situazione drammatica: osservo o cerco di farlo per quanto mi riesce cercando, come risultato finale, di mantenere una certa lucidità ma non è detto che ci riesca sempre, anzi.
Sono un po " freddo ", a suo modo di vedere, per farla breve!
Quello che non ho ancora ben compreso è... tu soffri e non mostri?... oppure non soffri perchè rimani "alla distanza" della situazione?...

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Nel cercare di spiegarle la cosa, un po nel compiacimento come detto su, le ho detto che ognuno " risponde " agli eventi come si sente di rispondere.
Che sia il non voler sentire troppo dolore che ti porta al distacco di certi eventi?

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Il suo disappunto a questo, guardandomi quasi come un marziano e tergiversando ( quando tocco questi argomenti in pratica sono io che dico baggianate; va finire che lo sono... ) è ciò che mi ha dato fastidio.
Magari la tua ragazza non ti riconosce per come hai reagito in maniera "aliena" allo Jezebelius che lei ha imparato a conoscere?

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Nella seconda puntata, al telefono, non ho potuto fare altro che accettarlo beccandomi anche ulteriori medaglie di demerito.
Medaglie di demerito è un modo di dire per una scuola militare... in genere è il superiore in capo che dà la medaglia di demerito.

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Originalmente inviato da jezebelius Visualizza messaggio
Osservando la cosa è come se cercassi anche, come sempre, una " sua "approvazione rispetto al Lavoro, ma mi rendo conto solo dopo che è quasi impossibile e da qui il rendermi conto successivo che a volte non riesco a farle passare ciò che vorrei.
Parli di un bisogno di essere "approvato" (o meglio accettato) mentre più sù parli di essere quasi compiaciuto del fatto che la tua risposta non potesse essere compresa e quindi accettata...
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Vecchio 15-08-2007, 12.35.41   #25
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Cosa è accaduto per rendere evidente, a detta di altri, la mia mancanza?
Beh..non ho avuto alcuna " reazione " esteriore appena saputa la notizia.
Anche io reagisco così, cosa che da fuori, soprattutto da chi non mi conosce per niente, può essere percepita come indice di freddezza o insensibilità (anche altezzosità mi è capitato di sentire, ma amen). Non mi strappo i capelli sapendo della morte anche di persone a cui ero affezionata, e non mi esce l’espressione da madonna addolorata alla notizia della malattia di un amico. Non è insensibilità, ho avuto la stessa reazione quando hanno ricoverato d’urgenza mio padre, non mi dispero ma mi viene da agire, molte volte ho un senso di rassegnazione, come se sentissi nel profondo che accadono le cose che devono accadere. L’emozione, le cose che sento, escono da sole magari in un altro momento, di fronte alla persona a cui è morto il parente, o all’amico in un letto d’ospedale dopo un incidente… un abbraccio, una carezza, poche parole piene di affetto, un sorriso commosso e, molto spesso un silenzio, muta comprensione.
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Originalmente inviato da jezebelius
Insomma mi si accusa, anche ed oltre a questo che ho detto, pure di " non essere me stesso".
Mi ha colpito quel “non sei te stesso”, come se tu non reagissi come si aspettano, secondo quello che credono tu sia.
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