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Vecchio 29-02-2008, 17.01.52   #1
dafne
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Predefinito non fare del bene..

..se non sai ricevere l'ingratitudine.

Questa frase me l'hanno detta oggi, la trovo bellissima e molto profonda non credete?
Mi ha fatto riflettere non poco su quanto si fà per fare "del bene" e basta e quanto si fà del bene per un ritorno (che è un pò quello che stiamo dicendo in giro per vari post)
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Vecchio 29-02-2008, 17.10.13   #2
turaz
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eh si....
qualcun altro diceva con altre parole "il regno del padre non è di questo mondo"

la consapevolezza nel SE porta a non crearsi aspettative (e quindi a non esserne "dipendenti" agendo per un tornaconto come hai detto giustamente), porta ad agire per il puro Amore.

Ultima modifica di turaz : 29-02-2008 alle ore 17.12.37.
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Vecchio 29-02-2008, 18.25.56   #3
cassandra
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Questa è una delle cose su cui sto lavorando,ripercorrendo ho visto quante volte si compiono gesti per esserne gratificati,per ottenere un riconoscimento,per ricevere più che per dare..anche se i più abili camuffano bene,quando sanno qual è la realtà e cosa si nasconde dierto certe azioni,la non c'è trippa per gatti..
Turi ha ragione,le azioni andrebbero compiute solo per amore,staccandosi da tutto il resto,dalla propria soddisfazione, per un fine più grande,che va oltre..che è la vita con la V maiuscola,il volersi bene incondizionatamente,l'agire senza alcun fine per se stessi..come fare? perchè poi sta tutto lì no.. per me una piccola analisi prima di prodigarsi è già un primo passo,fermarsi un attimo e chiedersi perchè vorremmo agire in quel modo e soprattutto considerare se dall'altra parte c'è stata una richiesta di intervento,diaiuto, o è solo un nostro bisogno.Vabbè ..una frase molto vera Daf,grazie di averla condivisa, anche perchè mi ha fatto pensare a tente cose
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Vecchio 29-02-2008, 21.09.36   #4
griselda
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..se non sai ricevere l'ingratitudine.

Questa frase me l'hanno detta oggi, la trovo bellissima e molto profonda non credete?
Mi ha fatto riflettere non poco su quanto si fà per fare "del bene" e basta e quanto si fà del bene per un ritorno (che è un pò quello che stiamo dicendo in giro per vari post)
Quando si dorme riusciamo ad essere ingrati (insieme ad milione di altre cose che non si vorrebbe essere) anche se è lontano dal nostro modo di pensare, basta un nulla perchè l'altro percepisca ingratitudine, o essere ingrati perchè non si riesce a fare di meglio. Abbiamo tanti di quei meccanismi inconsci che ci muovono che anche quando siamo convinti di agire nel bene siamo in torto. Ecco forse e lo dico a me non dovrei mai dimenticarmene quando penso che qualcuno sia stato ingrato con me, chissà quante volte lo sono stata senza che nemmeno essermene accorta e ancora quante volte lo sarò senza che lo faccia di proposito.
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Vecchio 01-03-2008, 16.50.56   #5
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..se non sai ricevere l'ingratitudine.

Questa frase me l'hanno detta oggi, la trovo bellissima e molto profonda non credete?
Mi ha fatto riflettere non poco su quanto si fà per fare "del bene" e basta e quanto si fà del bene per un ritorno (che è un pò quello che stiamo dicendo in giro per vari post)
C'è una frase di Gesù che dice di non digiunare se lo facciamo solo perchè è scritto e prescritto dalla legge. Faremmo solo del male a noi stessi e nessun bene a nessuno.. in un certo senso si adatta bene.
Fare del bene per aspettarsi in cambio qualcosa, anche che non sia solo gratitudine, non è fare del bene a nessuno.

Continuando per detti: "fai del bene e scordati, fai del male e pentiti" ..
io sarei per il non dimenticare nessuno dei due ma non al fine di ritorno ma solo al fine di memoria ed esperienza di ciò che ci ha dato l'evento in se e non il mero ritorno di partita.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 02-03-2008, 12.52.35   #6
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C'è una frase di Gesù che dice di non digiunare se lo facciamo solo perchè è scritto e prescritto dalla legge. Faremmo solo del male a noi stessi e nessun bene a nessuno.. in un certo senso si adatta bene.
Fare del bene per aspettarsi in cambio qualcosa, anche che non sia solo gratitudine, non è fare del bene a nessuno.
Da quel che ho potuto vedere su di me fino ad oggi, credo che il fare del bene in maniera del tutto pulita, senza aspettative, non sia facile, perchè sotto, anche se non mi sembra c'è sempre quella piccolissima aspettativa, fosse anche solo essere contenta per qualcosa di bello che ho fatto per un altro. Quindi? come fare?
Io credo che fino a che non si è del tutto puliti, si possa fare solo come si riesce, con i mezzi che si hanno a disposizione, sempre cercando di tendere ad un miglioramento, ma alla fin fine, se anche sono contenta se ho fatto qualcosa per un altro (che in parte significa aver fatto qualcosa per me stessa, e pazienza..) intanto qualcosa lo si è fatto lo stesso. Sempre meglio che chiudersi in un "tanto non so fare senza aspettativa".. Se una cosa si fa spontaneamente verso l'altro, alla fin fine non la vedo così tanto negativa, c'è sempre spazio di miglioramento.. ma finchè non si riesce, va bene accontentarsi un po' no?.. se tutti facessimo così, il mondo non sarebbe poi tanto male e sarebbe già un grosso miglioramento visto come vanno le cose..

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Vecchio 02-03-2008, 15.09.48   #7
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Non fare del bene..se non sai ricevere l'ingratitudine.
Sono dello stesso parere che avete espresso.

Mi pare che si possa però prendere anche per un altro lato e cioè, nella maggior parte delle volte, il fatto stesso di " fare " un qualcosa ( in questo caso, del bene ) comporta inevitabilmente da chi lo riceve, e come, una risposta che può essere, anche, ingratitudine nello specifico; come se fosse una regola.
Che ne pensate?
Quindi si potrebbe anche vederla come esortazione nel senso che proprio perchè non si è " preparati" a ricevere una probabile ingratitudine, in risposta quale conseguenza di un fare - si può pensare allora a Gesù che ha " fatto " ma solo pochi hanno Compreso - bisognerebbe esimersi dal mettere in campo un " bene " che va al di la della nostra competenza, forse anche malato o come dice Red " sporco ", poichè potrebbe divenire leva che aziona una risposta negativa forse pure in termini di proporzionalità.
Centellinare dunque sempre, nella misura in cui si è preparati anche a sopportare una reazione, a ricevere.
Poi in campo devono essere considerati i vari aspetti del perchè si fa o si vuole fare del bene poichè è da li che qualcosa potrebbe venir fuori come per indicare un percorso. Quindi l'attenzione, secondo me, oltre che essere posta su " chi " fa del bene, dovrebbe essere accompagnata anche dallo studio di chi lo riceve.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 02-03-2008, 22.04.02   #8
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Continuando per detti: "fai del bene e scordati, fai del male e pentiti" ..
io sarei per il non dimenticare nessuno dei due ma non al fine di ritorno ma solo al fine di memoria ed esperienza di ciò che ci ha dato l'evento in se e non il mero ritorno di partita.
Lo scordati legato al "fai del bene" sta più a significare "non vivere sugli allori, o di rendita", che il termine nella sua accezione comune. Quando si fa del bene (anche sincero e senza aspettative) poi in un certo senso ci si sente in credito verso il mondo, e se questo non viene saldato poi il fare del bene diventa ancora più difficile di prima... Meglio allora buttare via la "lista dei crediti" e pensare a fare solo nell'adesso.
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Vecchio 02-03-2008, 22.13.53   #9
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Sono dello stesso parere che avete espresso.

Mi pare che si possa però prendere anche per un altro lato e cioè, nella maggior parte delle volte, il fatto stesso di " fare " un qualcosa ( in questo caso, del bene ) comporta inevitabilmente da chi lo riceve, e come, una risposta che può essere, anche, ingratitudine nello specifico; come se fosse una regola.
Che ne pensate?
Quindi si potrebbe anche vederla come esortazione nel senso che proprio perchè non si è " preparati" a ricevere una probabile ingratitudine, in risposta quale conseguenza di un fare - si può pensare allora a Gesù che ha " fatto " ma solo pochi hanno Compreso - bisognerebbe esimersi dal mettere in campo un " bene " che va al di la della nostra competenza, forse anche malato o come dice Red " sporco ", poichè potrebbe divenire leva che aziona una risposta negativa forse pure in termini di proporzionalità.
Centellinare dunque sempre, nella misura in cui si è preparati anche a sopportare una reazione, a ricevere.
Poi in campo devono essere considerati i vari aspetti del perchè si fa o si vuole fare del bene poichè è da li che qualcosa potrebbe venir fuori come per indicare un percorso. Quindi l'attenzione, secondo me, oltre che essere posta su " chi " fa del bene, dovrebbe essere accompagnata anche dallo studio di chi lo riceve.
Io sono d'accordo con Red, non vedo la frase come un'esortazione a non fare del bene ma come un avviso a non occuparsi dell'ingratitudine, nel senso che può benissimo arrivare.

D'altra parte se faccio del bene sono io che lo faccio, se l'altro è ingrato è lui che lo è... paradossalmente la sua ingratitudine dipende da me solo in minima parte, in certi casi proprio per nulla, insomma è un problema dell'ingrato. E' una cosa su cui, semmai, deve lavorare lui, e che non deve impedirmi di fare del bene nella misura in cui sono capace (quindi con anche un po' di male... non siamo capaci di bene "puro").

Insomma la frase insegna a distinguere l'azione dall'altrui immediata reazione (immediata perchè magari domani si accorge e non è più ingrato... quindi non vale più?) e a decidere quindi l'azione nostra sulle nostre considerazioni e non sull'aspettativa, sul ritorno immediato.
In fondo, tollerare l'atrui ingratitudine, reggerla dentro se (e magari "trasformarla") è fare altro bene.
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Vecchio 02-03-2008, 23.49.05   #10
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Si certo Ray, infatti non ho messo in dubbio quello che Red ha detto, anzi. Mi rendo conto che in effetti quel che volevo dire non si capisce pienamente.
Semplicemente mi pareva potesse essere presa sta frase come consiglio, ecco esortazione in questo senso o anche dire che se ci si trova davanti una risposta ingrata è perchè questa potrebbe " accadere ", può verificarsi . Ciò non esclude il fare del bene ovviamente, nella misura in cui e per come si è capaci, ci mancherebbe.
Almeno lo leggo pure in questo senso. Sta li insomma ad indicare che probabilmente l'ingratitudine potrebbe verificarsi.

Quel che volevo dire, comunque, è che mette in guardia in riferimento al fatto per il quale spesso accade che gli altri non capiscano il motivo per cui quel bene, in qualsiasi modo anche risultando a prima vista negativo, è stato fatto. Dicendo " bene al di la della nostra competenza" mi riferivo alla circostanza per cui, è vero, si può o si vuole fare qualcosa ma che talvolta va al di la del livello/possibilità di gestione/soppportazione di una "eventuale" risposta.
Come se potessi arrivare fino ad un tot da dove in poi "scatta" una qualcosa che posso gestire ma anche no, appunto trasformandolo o no. Proprio il non sapere ricevere e trasfomare quel che mi viene, nuovamente, addosso credo che possa essere collegato al non sapere " fare " del bene al meglio delle mie possibilità!
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Vecchio 03-03-2008, 10.53.56   #11
Astral
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Questo aforisma cozza un po' con una frase del Vangelo, dove Gesù sottolineava che su 10 persone alle quali aveva guarito i propri male, soltanto una l'ha ringraziato e le altre 9 no.

Anche Gesù voleva essere ringraziato?

Forse ha un senso ringraziare le persone per il bene che ci hanno fatto? E sopratutto quando qualcuno ci fa del male, non ce ne dimentichiamo affatto e se qualcuno ci fa del bene non ringraziamo?

Ma chi siamo gli uomini che non devono chiedere mai?

Se invece vediamo l'aforisma da un punto di vista psicologico, potremmo dire che in un certo senso il fare del bene è un azione spontanea, non calcolata e che quindi quando c'è in noi un desiderio Autentico di aiutare l'altro, non ci aspettiamo la sua gratitudine, anche se ci fa piacere magari riceverla.

Se ci aspettiamo troppo la gratitudine, evidentemente vogliamo comprarci anche un po' altro con i nostri gesti, o peggio.. vogliamo che si parli bene di noi in giro..

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Vecchio 03-03-2008, 11.27.16   #12
RedWitch
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Questo aforisma cozza un po' con una frase del Vangelo, dove Gesù sottolineava che su 10 persone alle quali aveva guarito i propri male, soltanto una l'ha ringraziato e le altre 9 no.

Anche Gesù voleva essere ringraziato?

Forse ha un senso ringraziare le persone per il bene che ci hanno fatto? E sopratutto quando qualcuno ci fa del male, non ce ne dimentichiamo affatto e se qualcuno ci fa del bene non ringraziamo?

Ma chi siamo gli uomini che non devono chiedere mai?
Dipende da come ringraziamo secondo me.
Possiamo dire 100 grazie (perchè magari ci sentiamo in debito, o per educazione) e non sentirlo, oppure possiamo non dirlo, o dirlo solo in alcune occasioni, e sentirlo davvero e poi cercare di mettere in pratica quel che si è ricevuto in dono, qualunque esso sia.
Io non credo che Gesù volesse sentirsi dire grazie, ma proprio nel non dimenticarsi secondo me c'è la chiave.. invece basta un attimo, e poi ci si rigira dall'altra parte.

fare qualcosa per un altro e poi rimanerci male se non viene apprezzato come ci aspettiamo per esempio se siamo sempre disponibili verso l'altro e poi questo non ci fila se abbiamo bisogno noi, è un classico.. la cosa migliore sarebbe fare e basta e prepararsi al fatto che nessuno ci deve nulla, qualunque cosa facciamo per l'altro, se vogliamo farla, va fatta , punto. Invece cosa accade? facciamo, l'altro fa come crede (come puo'), e noi ci rimaniamo male perchè pensiamo che l'altro ci deve qualcosa. Il tutto di solito accade inconsciamente (almeno questo è quello che ho visto su di me) . Ecco , il momento in cui accade, secondo me è quello buono per osservarci e vedere da dove arriva questa convinzione che l'altro sia in debito (quando magari non ci ha chiesto niente, o ha preso solo perchè noi lo abbiamo permesso)
Come hai detto, lo slancio verso l'altro in genere è spontaneo, cioè non è che nel momento in cui aiuto in qualche modo (o credo di farlo) lo faccio pensando al ritorno che avrò, ma mi è capitato eccome di rimanerci male se poi ho bisogno per esempio di parlare con qualcuno e l'altro se ne va per le sue..
Prepararsi a non ricevere nulla in cambio è la cosa secondo me a cui tendere.. fare e basta se si vuole. Con tutto quel che ne segue..
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Vecchio 03-03-2008, 12.33.55   #13
turaz
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la frase a livello massimo porta a fare del bene a prescindere da qualsiasi cosa.
con leggerezza e purezza di spirito senza alcun interesse o "calcolo" mentale dietro di esso.

questo a mio parere
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Vecchio 03-03-2008, 13.56.00   #14
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Questo aforisma cozza un po' con una frase del Vangelo, dove Gesù sottolineava che su 10 persone alle quali aveva guarito i propri male, soltanto una l'ha ringraziato e le altre 9 no.
No, non cozza, dice "se non sai ricevere l'ingratitudine", evidentemente Gesù la sapeva ricevere.

Per ricevere si intende sopportare...
Non ho molto tempo adesso e non vorrei scrivere una cosa ambigua, non chiare, però il senso dell'aforisma è che bisogna valutare che ad ogni nostra azione "partono dei boomerang" e secondo proporzioni precise, determinate da come li lanciamo, incontrano e riportano diverse cose, fisicamente contrarie per il principio di attrazione fisica, spiritualmente simili per il principio di armonia.
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Vecchio 03-03-2008, 15.14.15   #15
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già... boomerang... che tra l'altro se nascono da inconsapevolezza... vanno in un certo senso "contro" Se stessi.
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Vecchio 03-03-2008, 16.11.49   #16
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già... boomerang... che tra l'altro se nascono da inconsapevolezza... vanno in un certo senso "contro" Se stessi.
Boomerang possono nascere solo dall'inconsapevolezza altrimenti se c'è consapevolezza o non parte nulla o va a bersaglio.

* boomerang intesi che tornano indietro
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Vecchio 03-03-2008, 16.22.52   #17
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Non ho molto tempo adesso e non vorrei scrivere una cosa ambigua, non chiare, però il senso dell'aforisma è che bisogna valutare che ad ogni nostra azione "partono dei boomerang" e secondo proporzioni precise, determinate da come li lanciamo, incontrano e riportano diverse cose, fisicamente contrarie per il principio di attrazione fisica, spiritualmente simili per il principio di armonia.
Non mi è chiara l'ultima parte. Compio un'azione e in base all'intenzione cosciente o meno mi torna esattamente ciò che ho dato, quindi se dò ascolto per gratificare me stessa mi torna indietro che nessuno mi ascolterà con sincerità e inizierò a lamentarmi, e spiritualmente credo che i conti mi tornino. Non capisco il ritorno fisico contrario, lo interpreto così: se non dò ascolto sinceramente, ma per gratificarmi, indietro dovrebbe tornarmi immediatamente gratificazione che da un certo benessere corporeo ma che si esaurisce immediatamente sciogliendo la tensione del corpo e lasciando il senso di vuoto e di assenza di amicizie quando poi sarò io a chiedere. Se è così i due aspetti, fisico e spirituale, non possono in nessuna maniera dividersi e sono l'uno la conseguenza dell'altro.
Viceversa più son sincera nel dare più Il corpo da vuoto di pretese si riempie di carica positiva data dall'apertura.
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Boomerang possono nascere solo dall'inconsapevolezza altrimenti se c'è consapevolezza o non parte nulla o va a bersaglio.

* boomerang intesi che tornano indietro
a mio avviso anche se sei consapevole.
se tu dai amore... sostanzialmente ti "torna indietro" amore della stessa "sostanza" in cui sei in grado di dare quindi in "soldoni" in quel caso non va contro il tuo Se... ma è come se l'universo si muovesse all'unisono con te.
mi sa che è una questione di termini comunque.

ciauzz
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Non ho molto tempo adesso e non vorrei scrivere una cosa ambigua, non chiare, però il senso dell'aforisma è che bisogna valutare che ad ogni nostra azione "partono dei boomerang" e secondo proporzioni precise, determinate da come li lanciamo, incontrano e riportano diverse cose, fisicamente contrarie per il principio di attrazione fisica, spiritualmente simili per il principio di armonia.
Io avevo capito altro, ovvero che se io sono "vittima" troverò nel fisico un "carnefice" nel senso che se manifesto una cosa ne trattengo un'altra che nel fisico si materializzerà per farmi comprendere anche il suo opposto. Mentre nello spirituale quello che penso degli altri è quello che penso di me.
Ovvero se lancio un giudizio quello mi ritorna indietro e invece nel fisico mi pongo in un certo modo troverò il suo opposto.
Era altro?
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Vecchio 04-03-2008, 00.15.56   #20
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No, non cozza, dice "se non sai ricevere l'ingratitudine", evidentemente Gesù la sapeva ricevere.

Per ricevere si intende sopportare...
Non ho molto tempo adesso e non vorrei scrivere una cosa ambigua, non chiare, però il senso dell'aforisma è che bisogna valutare che ad ogni nostra azione "partono dei boomerang" e secondo proporzioni precise, determinate da come li lanciamo, incontrano e riportano diverse cose, fisicamente contrarie per il principio di attrazione fisica, spiritualmente simili per il principio di armonia.
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Boomerang possono nascere solo dall'inconsapevolezza altrimenti se c'è consapevolezza o non parte nulla o va a bersaglio.

* boomerang intesi che tornano indietro
Mi piacerebbe facessimo a pezzettini (da bambino rompevo le cose per vedere come erano fatte dentro ) quel "contrarie per il principio di attrazione fisica, spiritualmente simili per il principio di armonia", per cercare di capire meglio che possiamo. Molto infatti mi sfugge.

Il principio di cui si sta parlando corrisponde al famoso "ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria" della fisica. Il che significa che ad ogni forza che viene applicata il punto in cui viene applicata "risponde" con una forza uguale e contraria.
Per uguale si intende della stessa intensità e sulla stessa direzione, per contraria si intende nel verso opposto. (vedi tread sui vettori in scienze).
Quindi se spingo un muro con forza 10, il muro "spingerà" me (in realtà fa resistenza) sempre con forza 10 e sempre nella stessa direzione ma verso la parte contraria.

Quindi quel che mi torna indietro dal mio ipotetico bene fatto è fisicamente contrario in quanto verso, e spiritualmente simile in quanto intensità e direzione.
Sta cosa della direzione è importante... quel che ho realmente colpito risponde.

Il che comunque, sempre se ho capito qualcosa, fa si che se faccio bene mi ritorna bene. Poi, come si sa, spesso non viviamo bene il bene e, paradossalmente, potremmo proprio avere bisogno di ingratitudine.
Anche se, come dice l'aforsima e come pare sia successo a Gesù, sta ingratitudine ti arriva anche se non ti serve.

Quel 9 su 10 mi fa pensare che l'ingratitudine sia la risposta più probabile... in un certo verso lo dice anche l'aforisma. Come dire che forse è quella che c'è da aspettarsi se si fa del bene, altro che viceversa.


Altra cosa che non mi è ben chiara, su cui spero si riesca a fare ordine, è la questione del boomerang. Come si arguisce dalla seconda frase di Uno - e come in effetti succede coi boomerang - se colpiscono non tornano indietro. Tornano solo se vanno a vuoto.
La consapevolezza prima di fare quindi, mi dovrebbe dire come colpire o che tipo di boomerang mi arriva indietro se faccio?
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Vecchio 04-03-2008, 03.10.31   #21
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Mi piacerebbe facessimo a pezzettini (da bambino rompevo le cose per vedere come erano fatte dentro ) quel "contrarie per il principio di attrazione fisica, spiritualmente simili per il principio di armonia", per cercare di capire meglio che possiamo. Molto infatti mi sfugge.

Il principio di cui si sta parlando corrisponde al famoso "ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria" della fisica. Il che significa che ad ogni forza che viene applicata il punto in cui viene applicata "risponde" con una forza uguale e contraria.
Per uguale si intende della stessa intensità e sulla stessa direzione, per contraria si intende nel verso opposto. (vedi tread sui vettori in scienze).
Quindi se spingo un muro con forza 10, il muro "spingerà" me (in realtà fa resistenza) sempre con forza 10 e sempre nella stessa direzione ma verso la parte contraria.

Quindi quel che mi torna indietro dal mio ipotetico bene fatto è fisicamente contrario in quanto verso, e spiritualmente simile in quanto intensità e direzione.
Sta cosa della direzione è importante... quel che ho realmente colpito risponde.

Il che comunque, sempre se ho capito qualcosa, fa si che se faccio bene mi ritorna bene. Poi, come si sa, spesso non viviamo bene il bene e, paradossalmente, potremmo proprio avere bisogno di ingratitudine.
Anche se, come dice l'aforsima e come pare sia successo a Gesù, sta ingratitudine ti arriva anche se non ti serve.

Quel 9 su 10 mi fa pensare che l'ingratitudine sia la risposta più probabile... in un certo verso lo dice anche l'aforisma. Come dire che forse è quella che c'è da aspettarsi se si fa del bene, altro che viceversa.


Altra cosa che non mi è ben chiara, su cui spero si riesca a fare ordine, è la questione del boomerang. Come si arguisce dalla seconda frase di Uno - e come in effetti succede coi boomerang - se colpiscono non tornano indietro. Tornano solo se vanno a vuoto.
La consapevolezza prima di fare quindi, mi dovrebbe dire come colpire o che tipo di boomerang mi arriva indietro se faccio?
Ok facciamo a pezzettini, chissà che non esca un minestrone senza conservanti .
Parto prima dalla questione dei boomerang. Questi insomma, se ci si trova nell'inconsapevolezza li lanciamo e tornano mentre invece, come ha detto Uno, se siamo consapevoli o non li lanciamo affatto o raggiungono il bersaglio perchè si sa come fare.
Tornano indietro se non ho colpito alcunchè. Da questo lancio, comunque, si può presumere che vi sia sempre una " risposta" solo che nel caso dell'insonsapevolezza mi torna il boomerang.
Se si considera l'ingratitudine come " normale " atteggiamento di chi riceve del bene, non necessariamente però di disprezzo per chi " lo ha fatto " questo bene e seguendo anche l'aforisma, potrebbe indicare allora che tale è la regola. L'ingratitudine, come la gratitudine pertanto, è comunque qualcosa che si "riceve".
Saper ricevere, sia uno che l'altro, è indicatore di sopportazione.
Sto boomerang addirittura potrebbe essere, per suo verso e per se stesso, un indicatore. Cioè non basta solo saper sopportare, quindi saper ricevere una risposta ma è proprio perchè si riceve che questa informazione che bisogna saperla leggere, attentamente valutata ( da chi la riceve che poi è colui che ha fatto il bene ).
Mi pare che ci sia comunque comunicazione tra chi da " bene " , chi lo " riceve" e nuovamente a chi quel bene l'ha dato, come se rimbalzasse qualcosa.
Non so se faccio cosa corretta a spingermi oltre, ma ci provo, dicendo che l'ingratitudine è forse, anche, mancanza di consapevolezza. Voglio dire che chi riceve " bene ", prescindendo per un attimo da come è dato, comunque deve elaborarlo, metabolizzarlo, e sicuramente non tutti lo faranno alla stessa maniera anzi, seguendo la regola partendo dal presupposto che quel bene ha fatto il suo dovere, è probabile che la risposta in maggioranza sia l'ingratitudine stessa.
Comunque " tocca " un bersaglio questo boomerang e determina una risposta, appunto, in termini di proporzionalità.
Sempre questi boomerang, mi riferisco a quelli inconsapevoli, tornano indietro ma " carichi " di ciò che hanno incontrato sul cammino e qui allora quel " fisicamente contrarie per il principio di attrazione fisica " è repulsione ma che alla fine, per " il principio di armonia " per cui quelle cose tornano a me che ho fatto quel " bene " inconsapevole, mi serviranno.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 04-03-2008, 10.59.22   #22
Uno
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Riprendiamo tutto dall'inizio che mi sa che è meglio.

Prima di tutto dobbiamo considerare una cosa, quando parliamo di azione Spirituale dobbiamo tener presente che lo Spirito in se non agisce, è calmo ed imperturbabile nella sua quiete, del è perfetto in quanto scintilla di Dio.
Quindi perchè sia possibile l'azione dello Spirito come più volte detto occorre un veicolo, dei veicoli, forme e forze.
Da questa premessa possiamo capire che ad ogni nostra azione, anche quando la definiamo (con la volontà oltre che sintatticamente) Spirituale corrisponde un'azione fisica. deve per forza esserci un movimento, un flusso di qualcosa in questo materiale... che poi può essere talmente rarefatto da non essere percepibile da tutti è un'altro discorso.
Ecco l'apparente paradosso, quando anche agisco con amore dovendo veicolare questo amore nella materia è inevitabile che materialmente questo attragga (crei, plasmi, condensi) i suoi opposti.
Non è che i Santi siano sadomasochisti, si c'è stata la corrente di pensiero di precedere il male che dovrebbe arrivare con l'autopunizione preventiva (es flagellazione e simili), il che ha anche un senso, in un modo o nell'altro si arriva all'equilibrio, ma in linea di principio non è possibile muovere il bene senza muovere il male, tutto il resto è.... non noia ma illusione.

Prima metabolizziamo questo, poi vado avanti.
Uno non è connesso  
Vecchio 04-03-2008, 11.15.53   #23
turaz
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volendola vedere secondo un approccio duale secondo me le cose stanno più o meno in questi termini.
dato che tutto è in equilibrio costante e dinamico nel momento in cui muovo energie per "fare del bene" si innesca un meccanismo "bilanciante" che fa in modo che emergano energie contrarie che riportano il tutto in equilibrio.
la "forza" sta nel saper arrivare all'obiettivo sapendo controllare le energie contrarie che si muovono.

Ultima modifica di turaz : 04-03-2008 alle ore 11.18.17.
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Vecchio 04-03-2008, 11.29.09   #24
Sole
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Uno, dal tuo discorso possiamo usare Gesù come l'esempio massimo che conosciamo in questo senso? Forse vado un pò fuori..
Però, se usiamo Lui, possiamo anche vedere come gli eventi non si fermano ma continuano a muoversi, con la sua morte si è innescato dal male un bene infinito per la Terra che avrà avuto il suo corrispettivo verso chissà che altro elemento.

Acquista ancora più senso l'aforisma e la frase di Gesù. Non è possibile aspettarsi direttamente bene dal bene che si fà, per una questione dinamica di flussi e di equilibri.. ciò che si può fare è imparare ad accettare e sopportare la mancanza di gratificazione che ne viene, fare e basta. Vivere senza aspettarsi qualcosa non è possibile sarebbe illudersi almeno però impariamo a sop-portare, dove sop sta per sopra?

Queste cose mi giravano per la testa ma non riuscivo a chiarirle.. ora va meglio, forse..
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 04-03-2008, 11.31.44   #25
turaz
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"il regno del padre mio non è di questo mondo" a mio avviso è una frase che si collega (e bene) con il discorso.
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