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Vecchio 22-02-2011, 14.28.05   #1
griselda
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Predefinito Punti di osservazione

Fretta
Questo mio modo di vivere di fretta è parossistico quasi e ha dell'incredibile.

Vivo costantemente come il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Ogni funzione espletata anche quelle fisiologiche (scusate) vengono vissute come se avessi chi mi cronometra ed io stessi partecipando ad una maratona.

Anche ora nello scrivere questo post ho dentro di me come un fuoco che brucia lo stomaco e il ventre tesi affinchè io riesca a fare presto.

Da un po' di tempo quando mi becco in questa situazione mi dico per sciogliermi: "ho tutto il tempo che mi serve" e lo ripeto in continuazione fino a che respirando sento la tensione cedere e mi rilasso solo così riesco a fare senza quella fretta dentro che mi impedisce di fare con calma.
Quella calma che evita che si tutto si trasformi in ansia da prestazione.

Non credo sia importante dove è nata chi me l'ha impressa tanto il punto è che l'ho e che devo tenerla a bada altrimenti ne pago il dazio.
Anche perchè ne abbiamo scritto in forum che la fretta è cattiva consigliera che la gattina frettolosa fa i gattini ciechi. E che basta anticipare per non esser schiavi della fretta, prendendosi tutto il tempo che ci vuole o che pensiamo ci voglia.
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Vecchio 22-02-2011, 14.33.25   #2
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Giudizio

Altro problema, è una cosa inverosimile quanto giudico.
E la fretta concorre a farmici cadere, perchè scatta ancora prima che io mi accorga che sto giudicando, quindi dopo mi pento ma ormai è già partito il giudizio.
E' come se girassi troppo veloce e questo mi impedisse primo tra tutti il raziocigno.
Il ragionare su cosa fare, come fare, quando fare, che è da fare.
Sullo scegliere come si fa a scegliere se di default scatta la fretta e zack chi fa tutto diventa l'istinto che è tra i più veloci dei nostri centri.
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Vecchio 22-02-2011, 14.36.54   #3
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Lamentela
Mi lamento per tutto, non mettendo freno alla fretta e di conseguenza al giudizio non scanso neppure la lamentela è una cascata consequenziale di comportamenti scorretti che mi portano a fare sempre le stesse cose, date dagli stessi movimenti convulsi.

La lamentazione è spreco di energia che potrebbe essere usata o per fare o per accettare entrambi sicuramente poggiano su di un gradino in più.
E' inoltre scarico di responsabilità e negazione di quanto tutto dipenda da me.
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Vecchio 23-02-2011, 17.34.49   #4
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Repressione

Mi piacerebbe riuscire a pigliarmi nei momenti in cui reprimo, ma la fretta, la velocità con cui lo faccio, vorrei smettessero di impedirmi di beccarmi.
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Vecchio 23-02-2011, 17.44.56   #5
Ray
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Non volgio assolutamente interrompere il tuo elenco di osservazioni, che a mio avviso è una cosa utile. Se vuoi un consiglio su cosa iniziare a provare a lavorare tra tutte queste cose, la mia opinione è che questa è la fretta. Mi obbligherei a fare le cose con calma, senza pensare al resto. Questo dopo un po' mi darebbe quello spazio operativo per agire anche sul resto. Quindi farei le cose piano anche se non serve.
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Vecchio 23-02-2011, 19.24.26   #6
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Non volgio assolutamente interrompere il tuo elenco di osservazioni, che a mio avviso è una cosa utile. Se vuoi un consiglio su cosa iniziare a provare a lavorare tra tutte queste cose, la mia opinione è che questa è la fretta. Mi obbligherei a fare le cose con calma, senza pensare al resto. Questo dopo un po' mi darebbe quello spazio operativo per agire anche sul resto. Quindi farei le cose piano anche se non serve.
Grazie Ray, avevo intuito che questa è la strada corretta da percorrere, procendendo lentamente
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Vecchio 23-02-2011, 19.38.04   #7
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Vergogna / Mania di perfezione

Qui dietro ci devono essere tanto da osservare, ma ieri mi è capitato un episodio....mi sono trovata per motivi personali a non dover pagare un ticket.
Già quando mi è stato dato, all'ultimo momento, quel cartoncino di esenzione, ho avuto un attimo di resistenza, ma dato che non potevo oppormici, ho represso ogni sentimento negativo, evidentemente.

Beh arrivo allo sportello e con nonchalance mostro il cartoncino...la tizia mi domanda per quale motivo lo possiedo.
Crisi
Arrossisco
E nonostante io sappia il motivo non riesco a dirlo, non mi viene...alla terza volta che me lo domanda mettendomi fretta... le dico che se aspetta un attimo mi viene in mente e un attimo dopo le dico il perchè.
Mi fa compilare un foglio...stranamente è più gentile...forse, penso, deve essersi accorta del mio imbarazzo.
Una volta finito mi allontano e....cala la tensione e mi trovo sulla strada del compiangersi...al che mi sono bloccata immediatamente...
Cosa c'era da compiangersi?
Mi stavo giudicando, stavo giudicando il mio agire...oltretutto al solito modo devastante...

Al di là di questo che sono felice di aver visto e bloccato, mi sono resa conto che mi sentivo a disagio per via di quel che quel cartoncino avrebbe potuto far pensare di me... un'altra proiezione del mio pensiero sulla tizia... (manco fossi una contessa )
Il bello è che vado professando che bisogna vergognarsi solo di uccidere e far del male...manomale
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Ultima modifica di griselda : 23-02-2011 alle ore 19.46.09.
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Vecchio 23-02-2011, 19.58.39   #8
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Invidia

L'assurdità dell'invidia.
Se tenessi presente in ogni istante che ognuno di noi è diverso dagli altri e non vi è una persona uguale all'altra, capirei che l'invidia non ha ragione di esistere e al limite la trasformerei in ammirazione. Qualcosa che sospinge a lavorare verso quel che mi pare bello.

Ma tornando all'invida come posso invidiare l'avvocato quando quella è la sua missione e non la mia, allo stesso modo come aver pietà del ladro quando quella è la sua missione.

Disperdere energia a pensare alla missione degli altri è uno spreco, impegnarmi a scoprire la mia è qualcosa a cui votarmi.
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Vecchio 25-02-2011, 02.43.33   #9
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Aspettative

Quando è verso di me, mi faccio del male, non ho pazienza e la fretta ancora una volta agisce alle mie spalle di nascosto.
A volte fa comunella con l'invidia,la brama, orgoglio e con il giudizio per farsi più forte e succhiarmi via la vita

Quando è verso gli altri il male lo faccio a loro, ma poi come quando si da un pugno ad uno di quegli attrezzi per il pugilato, mi ritorna indietro con la stessa intensità con la quale ho picchiato

Voglio smettere di aspettarmi qualcosa, perchè posso solo ricevere quello che sono, per questo motivo la prima cosa che vorrei imparare a fare è volermi un po' di bene e abbracciandomi forte, forte, smettere di avere aspettative
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Ultima modifica di griselda : 25-02-2011 alle ore 02.51.18. Motivo: aggiunta e correzione
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Vecchio 01-03-2011, 17.29.31   #10
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Predefinito Ama il prossimo tuo come te stessa/o

Accettazione

Come posso amare, se non amo neppure me stessa?

Amarmi vuol dire accettarmi così come sono.
Se non lo imparo mi odierò ogni volta che la mia miseria giungerà ai miei occhi.

Come posso osservarmi se non voglio vedermi?
Se non accetto di essere quel che sono?

Anche se fingo di essere altro da quello che sono rimango sempre quello.

Ma se imparo ad accettare quel che c'è, dandogli l'amore che mai ha ricevuto, la pace scenderà nel mio cuore.
E dalla pace può nascer l'amore.

Fammi sbocciare l'amore nel cuore accettandomi come sono.
Con tutti i miei difetti, con tutte le mie pecche, con tutti i miei limiti.

Se questo sono non sarà facendo finta che non è, che troverò la pace o che potrò fare diversamente.

Come si fa a fare diversamente qualcosa che non si conosce?
Non si può.
E se non accetto non conosco perchè rifiuto.

Mi accetto così come sono è la mia preghiera mattino e sera ed il mantra della mia giornata.
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Vecchio 05-03-2011, 01.33.13   #11
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Predefinito Immaginazione

Immaginazione

Vivo in una favola, che sia quella con l'orco o con la fata ha poca importanza.

Un giorno un Amico mi disse, davanti alla mia paura della solitudine:" perchè adesso come sei?"
Io presa tra l'incudine e il martello e con la tendenza costante a non batter ciglio davanti anche all'ignoranza più oscura, risposi:" Sì è vero!" Ma si è vero un bel corno, perchè ancora non avevo osservato nulla, anche se ne avevo una pallida idea.

Da quel momento però si è insinuato dentro qualcosa che ha osservato, anche quando io non lo facevo.

Beh trascorro il 90 per cento della mia vita in solitudine.
Al di là dei motivi, delle scelte, e degli obblighi scoprirlo mi ha riempito prima di lacrime e poi....mi son resa conto che nemmeno sapevo perchè stavo piangendo.

Da quel giorno però ho come la sensazione che se non osservo costantemente, e la cosa è dura devo esser sincera, perchè tra il voler vedere e il desiderio di oblio è un bel math, tutto mi sfugge tra le dita della mente.
Ovvero vivo in un mondo immaginario senza veder bene dove invece mi muovo, cosa faccio e dico.

Ora cerco di ricordarmi di scrivere ogni cosa che mangio, perchè voglio scoprire come lo faccio e quanto, cercando di non perdermi l'osservazione.

Le resistenze che incontro spesso mi sussurrano all'orecchio che devo stare attenta, perchè piena di conflitti come sono, poi devo ruscire a trovar l'energia per tagliare quel ramo secco che posso trovare lungo il tragitto, per non rimaner incastrata nel dolore lacerante dell'immobilismo.

Ho vissuto credendomi costantemente in sovrappeso ed ora che lo sono scopro che prima non lo ero mai stata.
A questo punto mi affido alle taglie degli abiti e non più all'idea che ho di me, smettendo di immaginarmi.

Ho immaginato di essere una regina mentre ero una mendicante...

Ho immaginato di esser tante cose e chissà ancora quante ne dovrò scoprire

Inoltre non puoi neppure essere aiutato più di tanto a vedere oltre l'immaginazione perchè non ci credi, perchè sei già convinto di sapere, di vedere e così continui a perderti e ad immaginare
di ........
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Vecchio 18-09-2011, 14.40.07   #12
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Predefinito Ringraziare e sforzarsi di non farlo

Sto osservando i movimenti e come mi scappa da tutte le parti il ringraziamento.
Allo stesso temo come lo desidero indietro ad esempio se mi fermo per fare passare qualcuno in auto, lo guardo come se dovesse per forza dirmi grazie. (aspettativa e quindi una gentilezza sporca con l'aspettativa di un ritorno in pratica lo faccio perchè voglio un grazie per cui ora mi sforzo di non aspettarmi niente se faccio passare lo faccio e me ne vado punto.)

Se mi fanno un regalo o una gentilezza non ringraziare mi comporta una sorta di tensione pazzesca addirittura lo stomaco e il petto si costringono in atteggiamento contrito è moto faticoso.
Allo stesso tempo però quando invece mi parte il grazie automatico spesso viene fatto mentalmente senza coinvolgimento emotivo, anche se è evidente che ho ricevuto un qualcosa ridò indietro mentalmente e basta più per velocità che per altro.
Ma l'impulso automatico ha una velocità inaudita
Continuo
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Vecchio 18-09-2011, 18.26.08   #13
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Se mi fanno un regalo o una gentilezza non ringraziare mi comporta una sorta di tensione pazzesca addirittura lo stomaco e il petto si costringono in atteggiamento contrito è moto faticoso.
Scusa la domanda griselda, ma perchè non dovresti ringraziare chi ti fa una gentilezza?

Mi sfugge questa tua premessa del voler frenare il ringraziamento a seguito di una gentilezza? Perchè non rigraziare?
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Vecchio 19-09-2011, 13.06.03   #14
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Sto osservando i movimenti e come mi scappa da tutte le parti il ringraziamento.
Allo stesso temo come lo desidero indietro ad esempio se mi fermo per fare passare qualcuno in auto, lo guardo come se dovesse per forza dirmi grazie. (aspettativa e quindi una gentilezza sporca con l'aspettativa di un ritorno in pratica lo faccio perchè voglio un grazie per cui ora mi sforzo di non aspettarmi niente se faccio passare lo faccio e me ne vado punto.)

Se mi fanno un regalo o una gentilezza non ringraziare mi comporta una sorta di tensione pazzesca addirittura lo stomaco e il petto si costringono in atteggiamento contrito è moto faticoso.
Allo stesso tempo però quando invece mi parte il grazie automatico spesso viene fatto mentalmente senza coinvolgimento emotivo, anche se è evidente che ho ricevuto un qualcosa ridò indietro mentalmente e basta più per velocità che per altro.
Ma l'impulso automatico ha una velocità inaudita
Continuo
Se non dico grazie a volte mi sento come se offendessi l'altro e quindi se non lo dicono a me mi offendo.
Altre volte un grazie mio, lo sento sino nel profondo un ringraziamento che commuove sino alle lacrime come un regalo che non mi sarei mai aspettata. Questo non riesco bene a vederne i risvolti forse perchè mi sconvolge come se io non lo meritassi e non potessi mai ricevere un regalo di quel genere.

Vorrei dire che ringraziare va bene ed è giusto ma bisogna anche osservare ciò che diamo per scontato come abitutine, si sparano grazie a raffica ma quante le diciamo con il cuore e quante per abitudine e per far piacere all'altro o perchè abbiamo imparato che si fa e non farlo è male?
Voglio ringraziare le volte che lo faccio con il cuore con animo grato... altrimenti è solo immagine, abitudine...
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Vecchio 19-09-2011, 16.09.37   #15
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Ho visto una cosa che mi ha lasciata di stucco ho ringraziato per rabbonire una persona che aveva un comportamento molto aggressivo è stato come dire dai non aggredirmi vedi che ti ho ringraziato con amore tu in cambio non puoi essere aggressivo nei mie confronti.
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Vecchio 11-10-2011, 14.17.52   #16
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Quando mi accorgo di un io rimango basita.
Settimana scorsa, ho avuto bisogno di una settimana per riprendermi dallo stupore,
ero in un luogo con persone che conosco poco, si parlava di cose che conosco e che avrei dovuto riconoscere...ma quando vado là, con loro, divento ansiosa e quando succede entra in gioco un io che non sa molte delle cose che invece normalmente so di conoscere e che collego.
Ero come una bambina piena di stupore, una bimba senza conoscenze
L'ho scritto qui perchè ancora mi gira dentro questa visione.....
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Vecchio 11-10-2011, 15.03.04   #17
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A proposito di piccoli io, sto provando da alcuni giorni a fare una cosa, magari è una cretinata o una cosa da schizzato , però tanto per sperimentare...
Ho provato a classificare tre o quattro miei comportamenti ricorrenti a cui vorrei rinunciare, chiamando li con le lettere dell'alfabeto, tipo A; B, C, D, in modo da sentirmene un minimo distaccato quando insorgono, evitando di pensare che IO voglio lamentarmi di una cosa o IO voglio guardare la TV invece di fare qualcosa di più utile, ma è A che vuole lamentarsi o B che vuole vedere la Tv mezzo inebetito.

In questo modo cerco appunto di sentirli un pò più distanti da me ed essere più padrone nel decidere se assecondarli o meno, fornirgli energia o meno, un pò se la prenderanno comunque, ma se già un pò riesco a togliergliela o comunque avvertire che ci può essere qualcosa di altro da loro in quei momenti...
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Vecchio 21-11-2011, 21.03.19   #18
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Altra cosa che vorrei arrivare a comprendere perchè ancora ho dei dubbi e da domande che ho fatto ho ricevuto risposte contrastanti....c'è chi dice che bisogna solo osservare e chi invece sostiene che dopo aver osservato bisogna cambiare lavorare per cambiare le cose...

Io propendo per il cambiare perchè se quel tal comportamento nel tempo mi ha portato sempre la stessa esperienza, vuol dire che c'è dietro un meccanismo.
Osservato il meccanismo si può inserire la modifica e vedere poi cosa succede perchè l'Universo si muoverà in funzione della mia presa di Coscienza della conoscenza del meccanismo e della modifica.
Quindi poi si presenterà un'altra esperienza da fare ed io agirò nel modo che ho compreso essere migliore di quello precedente.
Questo comportamento però è normale che mi porta sofferenza e senso di rinuncia? Perchè l'idea della rinuncia mi da l'idea di conflitto. Però mi domando in questo modo dovrei con il tempo anche risolvere il conflitto è così?
O devo fare altro?
Qualcuno ha idea mi può dire che idea s'è fatto?
Se non si capisce non so che dire perchè meglio di così non mi viene
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Vecchio 28-11-2011, 19.14.44   #19
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Sto osservando che quando non capisco qualcosa che so essere importante e utile a mio fare mi viene un senso nausea.
Poi mi viene un senso di stringimento allo stomaco che sale al petto insieme alla paura di non farcela

Successivamente se lascio lavorare queste sensazioni mi viene da piangere e conseguentemente voglia di scappare mollare tutto e fuggire...dimenticare....lasciar perdere.....poi con santa pazienza cerco di recuperare tutti i pezzi e rimettere insieme la voglia di fare e di non mollare.
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Vecchio 28-11-2011, 20.07.26   #20
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Sto osservando che quando non capisco qualcosa che so essere importante
Forse faccio una domanda scema, ma se non la capisci come fai a sapere che è importante?
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Vecchio 29-11-2011, 02.06.26   #21
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Forse faccio una domanda scema, ma se non la capisci come fai a sapere che è importante?
Mi piacerebbe tanto ricordarmi questa tua frase in me è come se avessi messo una puntina ad un foglio che stava svolazzando via.....

Sto non capire che mi mette ansia quella stessa che salendo non mi permette di capire.
Ho visto che leggevo cercando di trovare quel che cercavo e non lo trovo mai, però mi dimentico di non farlo, a volte e quando non lo faccio mi sale l'ansia e quell'ansia mi sottrare l'attenzione necessaria a concentrarmi meglio, perchè lei è la paura in me sono collegate..........
C'è come la paura di un esame, la paura di un brutto voto, la paura di non essere all'altezza di quanto richiesto e questo secondo me si rifà alla mia infanzia quando all'asilo mi è stato chiesto di trovare l'ago perso su un pavimento di macchioline fitte fitte l'altra cosa che mi viene in mente è quella dell'esame a setttembre in seconda elmentare quando poi sono stata bocciata e il senso di inadeguatezza che mi ha invasa e la paura della scuola il terrore di essere bocciata e di riprovare quelle sensazioni....chissà se è ancora da quelle che tento di sfuggire chissà se è quella la stessa nausea che provavo allora io ricordo solo nel primo episodio il mal di pancia?

Tra l'altro se non capisco evidentemente non era importate per me se lo è mi capitano di solito altre occasioni.
Grazie Ray
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Vecchio 01-12-2011, 13.14.10   #22
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Sempre osservando ho scoperto di aborrire parole difficili modo di esprimersi che denota cultura.

Quando nell'età dell'adolescenza ho iniziato a portare dei nuovi vocaboli in casa la reazione è stata di rifiuto, mi veniva detto "parla come mangi" appena ci provavo al che con il tempo desistetti sentendomi sminuita nel mio tentare di uscire dal luogo comune famigliare.

Ma andando ancora all'indietro ho visto che c'era una vera avversione da parte genitoriale femminile disprezzava proprio chi parlava forbito.

E dentro di me c'è questo rifiuto, lo stesso che mi fa sentire a disagio ad usare parole e vocaboli nuovi che incontro lungo il mio percorso vitae.
Se unso certi vocaboli mi sento goffa fuori luogo ed ho paura di essere ripresa questa la sensazione.
Questo penso sia uno dei motivi che non mi permettono di comprendere uno scritto che usa terminologia fuori dal mio accettato vocabolario, precludendomi la comprensione del testo. Mi sono resa conto che leggendo mi sale rabbia la stessa che annacquando la materia grigia e dirotta l'attenzione al di fuori del testo.

Poi il non capire mi riporta amara esperienza infantile dove la bocciatura in seconda elementare dopo l'esame a settembre ha scalfito l'autostima creando una credenza di incapacità a capire.
Ma prima ancora mi porta ad avversare la matematica che veniva introdotta violentemente in me a suon di sberloni ad ogni piccolo errore.
Quindi difficoltà a capire= ricordo di punizione-->paura/ansia--> sofferenza

Difficoltà a capire testo complicato---->rabbia--->
impossiblità poi a capire--->sentimento di non accettazione...e discriminatorio
Per quel che riesco a vedere per ora
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Vecchio 04-12-2011, 01.32.16   #23
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Ho un disperato bisogno di amore e di aiuto, ma mi poi mi comporto come un cane rabbioso che pur stando morendo di sete non riesce a dissetarsi perchè l'infiammazione glielo impedisce e a chi gli porge l'acqua gli azzanna la mano non riuscendo a fare altro.

Quando chiedo un piacere perchè ho un bisogno disperato di aiuto, per qualunque tipo di problema invece di guardare l'intento della persona ed essere felice solo per il fatto che qualcuno mi dia una mano, guardo all'esito della richiesta che non la realizza mai in pieno perchè idealizzo una perfezione che io però non so mai mettere in campo ma che pretendo dagli altri.
Pretendo l'eccellenza da chi mi aiuta quando io non so fare neppure la sufficienza.
Ho imparato questo e trasmetto questo e solo con tanto sforzo mi rendo conto successivamente di avere questo tipo di atteggiamento devastante ed incompresibile per chi mi sta attorno.
Idealizzo tutto mentalmente ma siccome la realtà non è mai uguale all'idea (perchè quel che le veniva detto di fare non era mai uguale a quel che vedevo fare) rimango delusa e la bambina che è in me batte i piedi e fa i capricci scalcia urla graffia morde e questo comportamento genera reazioni (botte e castighi isolamento che non accetto perchè considero ingiusti ) così rimane sola per ritrovarsi di nuovo con quel senso di abbandono che mi pervade e mi stare lontana dalla gente il più possibile affinchè mi difenda da questo meccanismo assurdo.
Se sto lontana dalle persone e non chiedo non soffrirò, non mi vergognerò, non dovrò chiedere e non rimarrò delusa, poi però non riesco perchè desidero tanto l'amore e so fare così poco da sola, e mi mancail contatto, ma poi tutto si ripete di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo.........

Così come poi ricerco l'eccellenza da me e non potendola esaudire perchè non mi rappresenta mi trovo a vivere un conflitto tra ciò che vorrei essere invece di quello che sono.
Avendo preteso da me l'eccellenza senza che ne avessi un modello e dovendo improvvisare di volta in volta senza ottenere riscontri positivi la mia autostima è stata lesa al punto da sfuggire la realtà per crearmene un fittizzia dove costruirmi una falsa identità che essenso segreta nessuno avrebbe mai piotuto distruggerla.

E quando trovo, e questo succede sempre ogni volta che mi confronto, che l'eccellenza è fuori di me mi sento persa.......e allora vorrei rimettere in scena la vecchia commedia ma il vecchio cd si è ossidato e per questo disperatamente cerco un modo di rimpararlo mentre dovrei resettare tutto quello che viene prima.
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Vecchio 04-12-2011, 15.28.26   #24
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Originalmente inviato da Grey Owl Visualizza messaggio
Scusa la domanda griselda, ma perchè non dovresti ringraziare chi ti fa una gentilezza?

Mi sfugge questa tua premessa del voler frenare il ringraziamento a seguito di una gentilezza? Perchè non rigraziare?
Oggi ho letto nel 3d dei Tibetani la risposta di Sole e mi è salita dal cuore la voglia di ringraziare un senso di rigraziamento di riconoscenza e poi ancora mi è salita l'idea di non ringraziarla ma questa volta il dubbio era se la ringrazio è come se prendessi ancora io, mentre se lasciassi il ringraziamento nell'etere lei potrebbe ricevere qualcosa che le serve di più di un semplice mio ringraziamento
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Vecchio 06-12-2011, 14.56.40   #25
griselda
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Predefinito Il giudizio

Oggi ero in un posto e parlavo con delle persone...ad un certo punto una di loro dice che non mi conosce un'altre si inserisce e dice ma si è la figlia ....anzi la nuora di.....son bastate quelle parole perchè io andassi in panico mi salisse un calore al volto e sudassi come se stessi facendo il tapis roulant da 50 minuti

E non capisco di cosa ho avuto paura che mi riconoscessero ma de che?
Non ho mai fatto male a nessuno, che scoprissero i miei segreti?
Non ne ho. Bhe certo loro non sanno niente di me della mia vita privata. E allora di cosa ho avuto paura?
Che qualcuno mi conoscesse
L'unica cosa che mi è venuta in mente è stato uno di quelle specie di anatemi che a casa ero solita sentirmi dire: ah se ti conoscessero come ti conosco io....!

Qui mi viene in mente una cosa che mi chiese qualche tempo fa Webetina su fatto che io creda di essere la sola ad avere.....ovvero sentirsi anormali per pur sapendo di non essere l'unica.

Se gli altri scoprissero che non sono perfetta?
Ancora con sta cosa qui?
Da qui il mio modo di mettere subito gli altri davanti ai miei difetti di solito tempo fa se si parlava di difetti li mettevo subito io in evidenza probabilmente era il modo per non dover affrontare possibili giudizi da chi mi si avvicinava, del tipo: se lo sa poi decide se mi vuol stare vicino o no.

Penso che il giudizio mi condizioni in modo pazzesco e mi abbia impedito in diversi ambiti.

Perchè il giudizio negativo è quello che fa perdere l'amore a te e agli altri.

Da qui mi è nato una sorta di buonismo ho quasi cancellato il giudizio negativo sulle persone ...tentando di togliere il mio ho tolto quello che davo agli altri giustificando invece che comprenderne le motivazione e continuando a deprecare i gesti. Così facendo mi sono lesa da sola di più di quello che avrebbe fatto un giudizio sano, ovvero una constatazione della realtà, non viziato da soggettività.

Ho passato il tempo della mia vita a cercare di togliermi quei giudizi giustificandoli in continuazione invece che osservare se erano veri o proiezioni (beh certo non sapevo che era così) e molti di essi non lo erano. Oggi lo so. Erano diventati credenze.

Ed a sentirmi in colpa per come quei giudizi mi facevano sentire e la giustificazione era atta a scansare quei sensi di colpa che mi facevano stare male, se non ero perfetta nessuno mi avrebbe amata (che noia mortale )

Così ho imparato a giustificare il male degli altri a cercare le cause e frequentare chi come me veniva mal giudicato.
Davo loro l'amore che io desideravo invece che darlo a me lo davo fuori o poi da loro speravo di essere amata almeno da loro. (Che palbib)

E non solo certi giudizi ti condizionano e ti convicono che sei così e che devi solo vergognarti per essere così quei giudizi sono come condanne a morte se con sè portano anche il distacco affettivo.
Perchè poi il ricordo del malessere provato a seguito di un giudizio lo si riprova all'infinito si sente sempre quello che si è provato quella prima volta, quel senso di disamore, quel senso di perdita, di solitudine, di dolore quasi ci si sente storpi e scansati dal mondo ripudiati perchè imperfetti.
E per evitare i giudizi si inizia a non raccontare più e quando si è obbligati si inizia a mentire e la spirale diventa discendente perchè la mancanza di amore favorisce il male.
E pur di non provare il freddo infernale si farebbe di tutto e quando neppure quel tutto funziona si cerca altrove il calore di quel fuoco che scalda perchè a nessuno piace vivere all'inferno.

E quando vivi sulla difensiva perdi di vista chi è nemico e chi è amico perchè non comprendi la differenza tra giudizio sano e giudizio peloso e invece che scartare comportamenti pericolosi con l'acqua sporca butti via anche il bambino che hai lavato.

E poi è faticoso ricostruire la fiducia e il giusto iter sinaptico

Bon un papiro per dire che il giudizio in me è un problema in quanto devo ripristinare il giusto metodo e iter.

Se ritengo di aver sbagliato mi piacerebbe imparare a capire dove è l'errore, e comprendere se è possibile, e perdonarmi se non lo è.
So che sono parti di cose che ho già visto ma siccome non cambia sta cosa...o non è abbastanza oppure manca di qualche cosa
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