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Vecchio 24-06-2008, 21.52.07   #1
Astral
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Predefinito Riflessioni sulla Morte

Vorrei condividerlo qui: è un po' di tempo che cerco di fare una sorta di diario del passato ( adesso che la mente è piuttosto fresca) per ricordarmi tutti gli episodi importanti. Ci ripensavo oggi ed in particolare due episodi che hanno a che fare con la morte, e ciò che comporta. Spero di non essere pesante col parlare di questo argomento che non a tutti piace.

Il primo episodio, penso di aver avuto l'asilo, me lo ricordo bene stavo in cucina con mia madre e gli chiedevo se uno esisteva per sempre, se il tempo era infinito e si viveva per sempre. Mi ricordo che lei mi rispose beh si vive al massimo 100 anni, e io ci rimasi cosi male, mi dicevo cosi poco? e poi?
Fece una pausa e da buona cattolica mi disse che poi c'era una vita ultraterrena, ma che non era fatta di corpo ed un po' mi risollevai ( ma manco piu di tanto).

Il secondo episodio più che il chiedersi della morte, è l'avere a che fare proprio con questa cosa. Qui facevo la prima elementare era sicuramente qualche anno dopo. Avevo un gatto bellissimo, bianco e con gli occhi verdi smeraldo. Durante l'estate partimmo e non potevamo portarlo con noi, lo avevamo affidato ai vicini, ma scappò e lo trovarono morto sotto una macchina.

Ricordo ancora che stavo riempendo l'album delle figurine e quando mi dicevano che era morto che non tornava più, io non ci credevo, non riuscivo proprio a capirla come cosa, pensavo che c'era per forza un modo per evitare questo. Mi ricordo che poi a scuola feci un casino e parlavo sempre di questo gatto qui. Penso che da allora la morte non lo mai accettata.

Cosi è successo anche a febbraio di quest'anno quando è morto mio padre. Tutto normale, rasentavo il cinismo, e mi sono occupato di problemi burocratici ( cosa che ancora sto facendo tra l'altro), ma a distanza di 4 mesi e dopo questa riflessione, ho visto un video che mia sorella aveva fatto con il pc, e leggendo soltanto la torta del suo ultimo compleanno, mi ha fatto una reazione strana, e so sbottato a piangere.

Credo di aver smosso un po' qualcosa anche con questi ricordi, speriamo di non aver fatto troppi casini.

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Vecchio 24-06-2008, 23.39.02   #2
Kael
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ma a distanza di 4 mesi e dopo questa riflessione, ho visto un video che mia sorella aveva fatto con il pc, e leggendo soltanto la torta del suo ultimo compleanno, mi ha fatto una reazione strana, e so sbottato a piangere.
Credo sia una cosa del tutto normale Astral, far scorrere qualche lacrima pensando a qualche caro che non c'è più. A volte non si piange solo per dolore, si può piangere anche per commozione, o per gioia (pensa a quando nasce un bambino..) Io stesso, se penso a mia nonna (morta ormai più di 10 anni fa) mi può scappare qualche lacrima... ma sono lacrime "buone", non so dirtelo diversamente, sono lacrime che mi fanno provare affetto e amore per una persona che non c'è più e che io ho amato, e che amo tuttora. E non mi preoccupo di questo, forse mi preoccuperei se guardando una sua foto non provassi più nulla e non mi scendesse nemmeno una lacrima.
E questo lo dico io che ho sempre avuto un rapporto tutto sommato "buono" con la morte, direi che quasi mi affascinava come "concetto" da bambino... c'era un film che guardavo sempre, dove uno dei protagonisti moriva fra le braccia dell'amico e gli diceva "nel Regno del Grande Mistero ci vado prima di te"... e a me questa cosa continuava a girare in testa, l'idea di qualche grande mistero al di là del velo...

Voglio lasciarti una poesia indiana (pellerossa) che per la sua semplicità e forza mi ha sempre colpito molto, sperando possa aiutarti:

"Così a lungo è durato il nostro pianto
che le lacrime sono diventate canto"

(popolo Navajo, in ricordo dei caduti in guerra)
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Vecchio 24-06-2008, 23.47.40   #3
Ray
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Cosi è successo anche a febbraio di quest'anno quando è morto mio padre. Tutto normale, rasentavo il cinismo, e mi sono occupato di problemi burocratici ( cosa che ancora sto facendo tra l'altro), ma a distanza di 4 mesi e dopo questa riflessione, ho visto un video che mia sorella aveva fatto con il pc, e leggendo soltanto la torta del suo ultimo compleanno, mi ha fatto una reazione strana, e so sbottato a piangere.

Credo di aver smosso un po' qualcosa anche con questi ricordi, speriamo di non aver fatto troppi casini.

Credo che ognuno abbia i suoi tempi e, tra l'altro, quattro mesi per una cosa così mi sembra un tempo più che ragionevole.
Razionalmente forse si può paragonare alla digestione... dal momento in cui ingoi un boccone, magari grosso e duro a digerire, al momento in cui è tutto assimilato ce ne corre parecchio e non ci accorgiamo di quasi tutto il processo. Ci sono dei momenti nel processo digestivo, soprattutto se il boccone ci era rimasto sullo stomaco, in cui ci accorgiamo che "qualcosa si è smosso", ma non è fare casini, anche se ci sono scombussolamenti è un buon segno.

Nella vita capitano prima o poi dei bocconi che ci restano sullo stomaco... la digestione può essere lenta e dolorosa, ma se l'abbiamo ingoiato, prima o poi... tutto ciò che non soffoca ingrassa diceva mia nonna, nel senso che anche e soprattutto il processo di digestione è crescita.

Mi ha allietato quando ho letto che hai pianto... qualcosa si è "sciolto" (infatti perdiamo liquidi) e sciolto è più facile da mandar giù... scorre quasi da solo. Poi magari qui trovi più di qualcuno che gli va di offrirti un grappino...


Ultima modifica di Ray : 24-06-2008 alle ore 23.48.56. Motivo: ho scritto assieme a Kael, ma è uguale
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Vecchio 25-06-2008, 00.22.00   #4
Astral
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Da bambino riuscivo spesso, ma dopo un po' sarà il condizionamento culturale, ma ho pianto sempre meno, fino a disprezzare chi lo faceva, perchè a me proprio non riusciva più, o forse anche se razionalmente dico che è bello piangere, dentro di me penso che non sia abbastanza da adulto o da uomo.
O forse ho pensato che finchè piango, ho parti irrisolte dell'ego? mah vallo a capire.

Quello che un po' mi ha spaventato era proprio il fatto che ero troppo lucido all'inizio, che mi guardavano pure di traverso quasi non mi dispiacesse, o forse è scattato un meccanismo che mi ha fatto pensare a cosa più pratiche ( ed è stato positivo).

Forse inizialmente non piangevo anche perchè c'è una specie di senso di incredulità, ti manca la persona, ma non sembra vero, un po' come avveniva col gatto.
Penso che questi scombussolamenti siano positivi perchè se si smuove qualcosa, può essere anche qualcosa non riferito esclusivamente al lutto di 4 mesi fa, ma piu antico.

Grazie per le risposte, non me le aspettavo da voi
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Vecchio 25-06-2008, 00.28.30   #5
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può essere anche qualcosa non riferito esclusivamente al lutto di 4 mesi fa, ma piu antico.
Lutto è sempre lo stesso lutto...
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Vecchio 25-06-2008, 00.56.55   #6
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Ci avevi detto che tuo padre stava male da un pò e alla fine si è spento. Io credo che in qualche modo tu abbia avuto il tempo, inconsciamente, durante la malattia di indossare l'abito dell'uomo di casa che prende la situazione in mano e che può lasciare che gli altri soffrano... per fortuna, e son contenta, hai sbottato .
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 25-06-2008, 01.36.21   #7
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Astral, anni fà morì mio padre dopo una lunga malattia incurabile e maligna. Ti parlo come se parlassi a me stesso, vedo molte analogie con la tua situazione.

Quando morì mio padre piansi in solitudine davanti al suo corpo freddo, ricordo che mi presi cura del suo vestito e gli parlai di come mi mancava e che la morte era la sola via di uscita per terminare la sua sofferenza. Trattenni le lacrime in presenza di altre persone, ricordo che lo ritenevo un senso di debolezza, non volevo che mi vedessero piangere, era un dolore privato che non volevo condividere con altri.

Astral, hai trattenuto le lacrime perchè serviva occuparsi dei problemi burocratici, ma il lutto è presente, come non potrebbe. Il cinismo di cui parli è una sorta di protezione, anche quella sensazione di limbo emotivo, come se quello accaduto non fosse vero, è una protezione perchè a volte è difficile gestire il dolore della perdita.

Da febbraio hai avuto modo di prepararti per affrontare in modo più razionale la perdita di tuo padre. Hai smosso qualcosa, lo hai fatto ritornando coi pensieri, rivedendo il video, ci saranno altre occasioni. Il pianto liberatorio aiuta a sciogliere emozioni messe da parte, oggi puoi cominciare a ricordare, uscire da quel limbo di ricordi.

Giorno dopo giorno i ricordi torneranno alla mente, le occasioni ci saranno per ricordare, in quei momenti le lacrime scenderanno e qualcosa dentro si scioglierà.
Questo è bene, affrontare il lutto poco alla volta, per come si può, portando fuori le emozioni, attraverso i ricordi di tuo padre scioglierai quel dolore che è stato messo in disparte.

.
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Vecchio 25-06-2008, 09.20.54   #8
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Ci avevi detto che tuo padre stava male da un pò e alla fine si è spento. Io credo che in qualche modo tu abbia avuto il tempo, inconsciamente, durante la malattia di indossare l'abito dell'uomo di casa che prende la situazione in mano e che può lasciare che gli altri soffrano... per fortuna, e son contenta, hai sbottato .
Avevo già scritto da qualche parte, che era morto.
http://www.ermopoli.it/portale/showthread.php?t=4012

Si hai ragione la malattia mi ha permesso di abituarmi, non è stata una cosa da un giorno all'altro, come potrebbe essere per un infarto.

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Astral, anni fà morì mio padre dopo una lunga malattia incurabile e maligna. Ti parlo come se parlassi a me stesso, vedo molte analogie con la tua situazione.


.
Si Gray, ci sono molto analogie, ma al contrario di te, io non piansi neanche nel mio intimo... tutto normale..in ogni caso anche se può sembrare malvagio, ero contento della fine delle sofferenze, perchè il periodo precedente è stato anche peggiore per tutti, in particolare per lui.
--------------------

Ho condiviso questa esperienza con voi, non tanto per parlare di mio padre ( l'avevo già fatto sul topic un Funerale) ma sul fatto che scrivendo questa sorta di diario, mi sia ricordato di quegli eventi sulla morte di quando ero bambino e che questo sia stato un ritorno ad oggi.
Anche io ho avuto un rapporto abbastanza sereno con la morte, ma mi sono accorto che almeno per quanto riguarda essa, il domandarmi qualcosa, è stata una cosa quasi innata, mi ha messo sempre curiosità anche se l'ho un po' odiata e mi sembra qualcosa di surreale.

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Vecchio 25-06-2008, 14.37.23   #9
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Io credo, Astral, che tutti, chi più e chi meno, abbiamo avuto o tutt'ota, a che fare con la morte.
Forse è quel senso di inspiegabile ma ancora di più quella " mancanza " ed incertezza che si verifica, del tipo oggi ci sono domani non lo so.
Per dire che pure per me questo concetto, se lo si può chiamare così, manca ed è sempre mancato.
Mi ricordo che quando avevo 8/10 anni mi trovavo nella camera dove mio nonno, il padre di mia madre, non stava bene. Ricordo qualsiasi cosa dallo sguardo che aveva, fisso nel vuoto con quell'ultimo filo a mantenerlo li con noi, e quello che provavo io che non so se si può definire compassione, non saprei.
Sapevo che di li a poco se ne sarebbe andato.
Vedevo gli altri che si agitavano come per un verso per esorcizzare quello che stava accadendo e per l'altro per trattenere, non so, ancora quel moribondo.
Li guardavo come si vede un film. Il medico che diceva che non c'era più nulla da fare, i parenti che si muovevano verso il pianto, ma devo dire che non l'ho mai considerata ( e non so se ho fatto bene ) una cosa normale piangere " in automatico" ( non so se riesco a spiegarmi ).
In effetti quel signore, mio nonno, a pensare che di li a poco sarebbe andato via, non so dove, che mi aveva portato in giro da quando ero piccolo, mi faceva strano. Ciò che oggi, pensandoci, mi rendo conto ed a cui non pensavo era appunto la visione, in quel momento, che li c'era ed il giorno dopo non ci sarebbe stata più.
La mancanza di una figura di cui sei abituato a percepirne la presenza, arriva un giorno quando ti accorgi che è scattato qualcosa.
Nel senso, per quanto mi riguarda, non si è realizzata subito ma si è " diluita " nel tempo.
Forse tutto questo dipende anche dai sensi di colpa che mi porto dietro, intendo questo non realizzare subito, nel reale, cosa sta accadendo ed assumere un atteggiamento come il tuo: a definizione cinico e freddo. Forse mi attribuisco un qualche onere, un qualche dovere poiché li in quei momenti nessuno, per quanto si vuole ( sarà superbia la mia ) mi pare lucido.

In effetti surreale, si.
Di fatti quando vedevo tutte le figure dei parenti che si muovevano, agitavano, mi chiedevo come mai tutto quel fracasso ( che ci sarebbe stato anche se non avessero realizzato tutto quello, secondo me ) mentre non c'era una " calma " per accompagnare quell'uomo, dove stava andando.
Surreale, perché ti rendi conto che alla fine agitarsi non serve e non credo che quello si possa chiamare partecipazione.

Accettarla, sta morte? Mah..non so se ci riuscirò, pur sapendo che è naturale, normale, esiste e non posso farci nulla.
Per qualsiasi cosa, persona o animale, ho pianto in solitudine. Ma mi è capitato di lasciare scorrere qualche lacrima anche in presenza di altri e non dico che non si debba fare ma forse ogni cosa ha il suo tempo e certo non dovrebbe rispondere ad un automatismo e men che meno ad una richiesta di Tizio o di Caio, esplicita o implicita!
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 25-06-2008, 16.09.11   #10
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Avevo già scritto da qualche parte, che era morto.
http://www.ermopoli.it/portale/showthread.php?t=4012

Si hai ragione la malattia mi ha permesso di abituarmi, non è stata una cosa da un giorno all'altro, come potrebbe essere per un infarto.


Avevo letto, so so. Ho esordito così il post per quello che poi ho detto sotto e cioè l'abituarsi... capisco quella sensazione di surreale, in cui sembra che qualcuno sia partito piuttosto che morto. L'impossibilità della mente di capire come fa il corpo a non esserci più...
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