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Vecchio 01-02-2009, 07.07.01   #51
nikelise
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ho letto un pò il tread e mi sembra di aver capito che uno abbia la conoscenza per raggiungere la via dell'illuminazione e che si ponga come guida per aiutare coloro che si affannano a vivere al buio, nelle tribolazioni quotidiane, senza capire il senso del perchè viviamo, soffriamo in questo mondo terreno, penzolanti a testa in giù nel cosmo infinito o non infinito, la via ci dovrebbe chiarire i dubbi ma, scusate la mia ignoranza, cosa c'entrano le logge massoniche, sono davvero perplessa, tra l'altro la quotidianità ci offre continuamente stimoli altrimenti il mondo si fermerebbe per tutti
Questa cosa della guida degli altri al buio da parte di chi sa non l'ho letta.
Ho letto di un'esigenza personale di '' crescita'' e dei primi passi per procedere .
Poi ho letto del ruolo di chi e' piu' avanti e dell'aiuto che ti puo' dare e che da' a se' nell'aiutarti .
Di chi si finge maestro per rubarti del denaro .
Le logge mi pare fossero parte irrilevante del discorso .
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Vecchio 01-02-2009, 10.27.41   #52
dafne
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Mai fatti corsi ma ho subito, molto fortemente (italiacano ma rende meglio) il fascino di una scuola...pur sapendo di essere allergica alle scuole in genere (ma quella è un'altra storia).

Un pò l'intuito un pò un guardare a chi era entrato e rimasto tale e quale , un pò per chi c'era entrato e uscito e per finire per una bella scrollata di un Amico ho òasciato perdere.

Che fare per non fermarsi ai primi passi, eh beh io sarei ancora più pessimista perchè ai primi passi bisogna continuamente arrivarci, è un continuo rinnovare un desiderio, una spinta, un moto interiore..e poi quando i primi passi sono assorbiti bisogna andre avanti...

Ho conosciuto diverse persone che si sono "fatte prendere" dal desiderio di conoscere, di approfondire e poi si sono, più volte, perse per strada, fino quasi a rimuovere del tutto l'esperienza fatta. Io stessa ho avuto un periodo da ragazza di totale immersione in quello che potevo allora definire esoterico per poi allontanarmene del tutto.

Credo che non esista davvero un fare per andare avanti, credo che il rimanere vigili, attenti, desiderosi dipenda da dentro, come una sorta di fame che ti spinge imperterrito a cercare il cibo e sopravvivere.

Mai visto "il Pianista"? La storia di un pianista ebreo, Schpillman, rende benissimo la metafora, riesce a sopravvivere con poco o niente, sfiora la morte e alla fine il suo amore per la musica, e la Provvidenza lo aiutano a diventare ciò che per lui era la cosa più importante, un pianista. (ricordo una scena in cui iniziavano a bombardare la città e lui in radio rimaneva imperterrito fino all'ultimo a suonare e suonava anche nei momenti di agonia)

Fame, fame di trovare ciò che ci permetterebbe di realizzare ciò che siamo (anche se la sento molto imprecisa come affermazione), questo può, secondo me, spingerci avanti,in questo senso penso anche che i sogni più profondi dovrebbero essere utilizzati come piccoli fari.

Volere ciò che si fà no? E lasciar fare, che non è aspettare la manna dal cielo(credo sia legato a quel famoso non-agire di cui ho chiesto spiegazioni..vedremo)

mmm..la metafora della fame mi suggerisce un pensiero, tornerebbe col fatto che quando sono avvolta nel sonno ho bisogno di accumulare accumulare accumulare per chiudere una sorta di buco, trattenendo tutto, appesantendomi sempre più, sia fisicamente che nei pensieri. E dormire nel lungo sonno della pesante digestione... tocca poi la dieta.

Una dieta che mi fu suggerita amabilmente mesi fà
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Vecchio 03-02-2009, 01.54.27   #53
Sole
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cosa c'entrano le logge massoniche, sono davvero perplessa, tra l'altro la quotidianità ci offre continuamente stimoli altrimenti il mondo si fermerebbe per tutti
C'entrano perchè la massoneria è una scuola tradizionale (ma ormai è rimasto poco).. è nei secondi passi che inizi a cercare qualcosa o qualcuno che ti dica come camminare, cosa fare e dove e quando. Ognuno, a seconda dell'esperienza che deve fare per capire certe sue dinamiche, affronterà qualcosa, o anche niente, ognuno a seconda di se stesso.

_________

Si potrebbe continuare il decalogo?
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 03-02-2009, 12.36.48   #54
Uno
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Mi pare che questo 3d si sia fermato ed e' un peccato .
Parlo per me , mai fatto alcun corso .
Trovo piacere a verificare quanto proviene dalle mie esperienze in termini di sensazioni , intuizioni , con quanto teorizzato da qualcuno . Cosi' completo e allargo.

Comunque il nostro moto e' necessariamente dal particolare all'universale cioe' dall'esperienza alla sua astrazione sicche' non ci resta che sperimentare e riflettere su quanto sperimentato per continuare il cammino .
Tuttavia senza un forte , forte stimolo , che fa muovere c'e' il rischio concreto di fermarsi .
E' vero che la vita e' varia ed offre sempre stimoli ma non e' sempre cosi'
Che fare per non fermarsi ai primi passi ?
Anche perche' tutto ma proprio tutto (anche le cose apparentemente piu' giuste o le conquiste acquisite), intorno a noi ci spinge alla resa.
La vita offre continuamente stimoli a tutti i livelli ma quanti sono in grado di coglierli, soprattutto in maniera costante? Cioè in sostanza essere vivi realmente o con un'altra definizione che uso essere svegli.
Prendi uno spazio verde, magari sotto casa tua, che sia poco più di un'aiuola o un giardinetto, chi ci passa vicino o si siede su una panchina ed osserva il muoversi dell'erba, vede gli insetti che si muovono e mille altre cose indefinibili? Poi magari vai (2° persona di comodo) a fare una gita ed in qualsiasi prato, se non sei preso dalla griglia, dal pallone, o dalla radiolina con la partita...... boom... ti svegli, ti senti vivo ed osservi....
Quello stimolo potresti averlo anche sotto casa, però evidentemente a te non basta, come non basta a chi cerca la droga o chissà quale altre cose nella speranza di sentirsi vivo.

Come non fermarsi? Io vedo solo due possibilità (con le inevitabili infinite sfumature tra queste), che tu goccia dopo goccia riesci a riempirti di "attenzione" o che qualcuno ti scuota continuamente.
In una scala da dormiveglia a sveglio tanto più si va verso il "sveglio" proporzionalmente tanto più si ha a disposizione attenzione propria e serve sempre meno qualcuno che scuote.
Il problema è essere onesti con se stessi e capire in che punto si è e cercare di prendere tutto quello che passa il convento della vita.
C'è anche da dire che in quei bei momenti (es il prato non abituale dell'esempio sopra) di breve intenso risveglio, i giapponesi li chiamano satori, non riusciamo ad afferrare la Magnificenza entro un certo limite (altrimenti non sarebbe un momento, ma vivremmo in quello stato d'essere) e per effetto del pendolo ritorniamo nel buio profondo.... poi visto che il buio fa paura iniziamo a frenare e anche se spesso non andiamo a fondo completamente, ci stiamo più del necessario o comunque più di quanto torniamo alla luce.
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Vecchio 03-02-2009, 18.55.47   #55
RedWitch
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........................
.... poi visto che il buio fa paura iniziamo a frenare e anche se spesso non andiamo a fondo completamente, ci stiamo più del necessario o comunque più di quanto torniamo alla luce.
Quando accade questo l'unica cosa è aspettare di avere la spinta (e l'energia) necessaria per "tornare su"? Quindi riuscire a ricominciare a riempire goccia goccia di attenzione (e scuotersi) o che ci sia quel qualcuno che dia una scossa? Il problema (per me almeno) è che spesso quando mi accorgo di essere al buio è già tardi, sono già al buio e l'unica cosa che mi riesce di fare è cercare di rallentare la caduta.. per velocizzare e risalire a quel punto sarebbe meglio andare completamente a fondo?
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Vecchio 03-02-2009, 19.13.39   #56
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Quando accade questo l'unica cosa è aspettare di avere la spinta (e l'energia) necessaria per "tornare su"? Quindi riuscire a ricominciare a riempire goccia goccia di attenzione (e scuotersi) o che ci sia quel qualcuno che dia una scossa? Il problema (per me almeno) è che spesso quando mi accorgo di essere al buio è già tardi, sono già al buio e l'unica cosa che mi riesce di fare è cercare di rallentare la caduta.. per velocizzare e risalire a quel punto sarebbe meglio andare completamente a fondo?
Purtroppo piu' si scende, piu' dopo si sale e piu' si ridiscende ....tipo montagne russe.
Bello sarebbe bastassero i fili d'erba di cui parla Uno e rimanere a galla e pian piano sempre piu' in fuori col corpo dall'.....acqua .
Ma il filo d'erba scompare di fronte alla difficolta' del quotidiano e delle scelte di ogni giorno .
Ed allora vai con l'ottovolante.
Altre volte pensi di averne passate tante che ....ok basta cosi' mi siedo mi basta.
Altre volte invece e questo e' il male piu' subdolo sembra che lo sforzo non serva a nulla perche' nulla cambia ne' in te ne' negli altri.
Ad esempio , lotti per un'idea e poi pensi ....e se fosse solo ostinazione ? Sei convinto di aver visto ogni lato della questione che devi risolvere?
Allora comprendi veramente e fino in fondo , fino al midollo perche ' dei matti si dice che son quelli che piu' si sono avvicinati alla verita' cioe' a quell'inestricabile e vero groviglio che e' la realta' delle persone e delle cose.
Come non mandare tutto a quel paese ?
Da qui la domanda iniziale : dopo i primi passi ?
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Vecchio 03-02-2009, 20.08.33   #57
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C'è anche da dire che in quei bei momenti (es il prato non abituale dell'esempio sopra) di breve intenso risveglio, i giapponesi li chiamano satori, non riusciamo ad afferrare la Magnificenza entro un certo limite (altrimenti non sarebbe un momento, ma vivremmo in quello stato d'essere) e per effetto del pendolo ritorniamo nel buio profondo.... poi visto che il buio fa paura iniziamo a frenare e anche se spesso non andiamo a fondo completamente, ci stiamo più del necessario o comunque più di quanto torniamo alla luce.
A saperlo prima...

Bon, visto che è necessario, fa meno paura. Già questo potrebbe aiutare a starci un po' meno in più di quel che tocca.
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Vecchio 04-02-2009, 00.14.43   #58
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l'unica cosa che mi riesce di fare è cercare di rallentare la caduta..
Ed è quello che penso tentano di fare più o meno tutti..
Il problema è che più si rallenta la caduta e più si affievolisce l'effetto "molla" per tornare su, quindi se si è tanto bravi a rallentare fino praticamente a fermarsi, l'energia/spinta per risalire diventa zero, e ci si trova così immobili nel buio...
Invece bisognerebbe accelerare sempre più l'effetto pendolo fino a fare il famoso giro completo.

Certo, a parole è facile. Ma che significa esattamente cadere a picco coscientemente? Credo significhi come dice Uno avere il coraggio di affrontare le proprie paure più profonde, quelle che di solito non abbiamo nemmeno il coraggio di pensare. Ecco perchè rallentiamo nella discesa, per il quieto vivere, per non sconvolgere troppo la nostra pacifica esistenza che sicuramente dopo i primi passi diventa da un certo punto di vista più soddisfacente di com'era prima e dunque si tende ad accontentarsi... ed a rallentare il pendolo.
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