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Vecchio 04-01-2011, 03.02.21   #1
diamantea
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Predefinito Il bianco dell'innocenza

Anni fa partecipai ad un gruppo sul "Bambino Interiore".
Al quarto giorno l'esercizio era trovare in due scatoloni pieni di travestimenti qualcosa che piacesse indossarlo e poi rappresentare il proprio io critico.

Io trovai una sistemazione da casalinga bigotta piena di giudizi, insomma una bella occasione per ostentare il mio bel dito indice non ancora morso dal cavallo .

Mi divertii da morire a puntare liberamente il mio dito, giudicai apertamente chiunque mi si parasse davanti, avevo da ridire su tutto, e mi piaceva dirlo in faccia con tutte le espressioni del giudizio, mi calai totalmente nel giudizio.

Ad un certo punto mi trovai davanti un uomo vestito con una tunica bianca. Egli rappresentava l'Innocenza, aveva chiesto prima il permesso di vestirsi così perchè questo si sentiva di impersonare.

Quando me lo trovai davanti la mia mente spense il tasto del giudizio. La mia energia cambiò, rimasi estasiata e commossa davanti quel bianco candido. Mi sembrò bellissimo ed io così gretta e misera nel mio continuo giudizio in cui divertivo solo la mente.
Lo guardai incantata al punto che quando mi passò oltre non potei più continuare a puntare il dito. Mi sentivo quieta, conquistata da quella visione.

L'ultimo giorno che andavamo poi via, dissi a quest'uomo che mi aveva colpita l'innocenza perchè l'avevo perduta, e quello che mi rimaneva era solo il giudizio critico verso l'esterno e di questo me ne rammaricavo molto.
Ma lui mi disse che tutto ciò che vediamo negli altri è perchè ce l'abbiamo dentro altrimenti non riusciamo a riconoscerlo.
Se io avevo riconosciuto la bellezza dell'innocenza è perchè ancora era dentro di me, dovevo solo rinoscerla, farla vivere.

Devo dire che ci ho lavorato parecchio negli anni su questa cosa. Il bianco, la purezza, l'innocenza...
Quello che mi colpì fu l'essermi ammutolita di colpo davanti all'innocenza. Quell'improvviso senso di dolcezza, di commozione, di incanto che spense la mia mente.

Ho chiesto prima cosa devo fare per zittire quella parte di me che punta il dito perchè è arrabbiata, si sente defraudata di molte cose, vuole rivendicare.
Ora mi torna in mente questa esperienza. In qualche modo dovrei trovare un nesso, un collegamento che mi aiuti a ricordare che forse non mi è stato tolto nulla, forse è stato imbrattato, coperto da vernici.
Forse c'è un cumulo di sassi, basta spostarli mentre mi impegno a costruire altro.

Mi è difficile raggiungere quella parte che ultimamente appare ogni tanto, in un luogo dove non ci sono immagini, ma solo onde, non c'è età, l'esterno non può raggiungermi.
Ma non ne sono padrona, non posso andarci quando voglio, ma aspettare che venga invitata.

Se vi va ne parliamo insieme.
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Vecchio 05-01-2011, 21.26.43   #2
diamantea
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Riprendo il discorso partendo dalla visione del bianco. Lui non parlava con nessuno, stava fra gli altri solo con la presenza, sembrava immune a qualunque stimolo esterno.
Ognuno ci poteva priettare qualunque film, egli restava distaccato.
Quello che mi ha stupito è stato il fatto di non aver trovato nulla da giudicare in lui, nulla da criticare, non potevo proiettare nulla della mia mente, il dito si è ammosciato, si è quasi vergognato della sua foga nel puntarlo contro tutti e contro tutti. Quel bianco non mi ispirava nulla di critico.
Il bianco mi ha cambiato l'energia. Mi chiedo se fossimo tutti uno schermo bianco impediremmo di assorbire le proiezioni?

Tutto ciò che riconosco negli altri e perchè è dentro di me, così come deve esserci l'innocenza così può esserci anche altro, il male ad esempio, se lo riconosco negli altri è anche in me altrimenti non saprei cos'è. Ma vale sempre questo principio?

Tornando al bianco, è il colore che non assorbe nulla, però se ci si proietta un film lo vediamo, riflette le immagini, ma finito il film il bianco torna a essere vuoto, bianco.

Mi torna in mente il discorso di puro e di corruttibile. Come si potrebbe definire uno schermo bianco? Puro e corruttibile? ma se si presta alla priezione ma non assorbe nulla? cioè dovrebbe essere impermeabile, quindi incorruttibile?
Ma l'innocenza di per sè si può perdere? o è solo imbrattata da materiale corruttibile?

Tante domande, ma vediamo di trovare qualche risposta se possibile.
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Vecchio 06-01-2011, 03.24.00   #3
RedWitch
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.............

Tutto ciò che riconosco negli altri e perchè è dentro di me, così come deve esserci l'innocenza così può esserci anche altro, il male ad esempio, se lo riconosco negli altri è anche in me altrimenti non saprei cos'è. Ma vale sempre questo principio?
Direi che sì, vale sempre, anche se nella manifestazione di quel che vedi, in te ci puo' essere una delle infinite sfumature.. di solito più che il semplice riconoscimento, io mi baso su quanto mi stride qualcosa di un'altra persona, 9 volte su 10 la ritrovo in me, anche se non identica.
E' un buon sistema per conoscere sè stessi e magari costringersi a vedere cose che senza gli altri non si riuscirebbero a vedere.

C'è anche un discorso di frequenze, cioè qualcosa in qualcuno può stridere perchè viaggia ad una frequenza diversa dalla nostra, ma per la mia esperienza vale sempre la pena di cercare la cosa in sè stessi..

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Tornando al bianco, è il colore che non assorbe nulla, però se ci si proietta un film lo vediamo, riflette le immagini, ma finito il film il bianco torna a essere vuoto, bianco.
Il bianco riflette giusto? questo significa che potrebbe funzionare benissimo da specchio, e quindi ritornarci tutto quel che direzioniamo.. nel caso del tuo racconto, se tu avessi direzionato la critica ed il giudizio su quell'uomo ti sarebbe tornato indietro riflesso..

Non so se puo' essere una teoria valida, ma mi è venuto in mente il Maestro, che pur ricevendo direttamente il nero dei neofiti non lo assorbe ma riflette nel modo giusto per aiutarli nell'autoconoscenza.

Invece non vedo come una proiezione possa essere assorbita, voglio dire che se io proietto qualcosa in te Diam, non è che tu la assorbi, sono io che semplicemente ti proietto addosso e ti vedo con qualcosa che in realtà è mio, non tuo.

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Mi torna in mente il discorso di puro e di corruttibile. Come si potrebbe definire uno schermo bianco? Puro e corruttibile? ma se si presta alla priezione ma non assorbe nulla? cioè dovrebbe essere impermeabile, quindi incorruttibile?
Qui non saprei bene come risponderti, come dicevo sopra la proiezione secondo me non viene mai assorbita.

Citazione:
Ma l'innocenza di per sè si può perdere? o è solo imbrattata da materiale corruttibile?
Questa è la domanda da 100 milioni di dollari
Dov'è l'innocenza perduta? Mi capita di osservare i bimbi e davvero l'innocenza mi sembra la cosa più bella e pura del mondo. Il fatto che la si perda crescendo credo sia dato dall'esperienza e .. dalla mente. Se un adulto fosse innocente come un bambino immagino che sembrerebbe sprovveduto (è un po' il discorso della goffaggine che facevamo in un altro thread), ma quando si dice "tornare come bambini" immagino non si intenda soltanto l'innocenza..
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Vecchio 06-01-2011, 14.50.10   #4
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Qui non saprei bene come risponderti, come dicevo sopra la proiezione secondo me non viene mai assorbita.


Si la proiezione non viene assorbita, però può venire accolta e in quel caso c'è una controproiezione e si instaura un "giochino" diciamo di ruoli tra i due. Ad esempio, mettiamo che tu te ne vai in giro proiettando nel mondo il tuo bisogno di accudire (e controllare magari) tutti e io faccio altrettanto col mio bisogno di essere accudito. Ecco che dal nostro incontro, dall'incontro di due proiezioni complementari, nasce un rapporto di coppia in cui siamo tacitamente d'accordo che tu fai la mamma e io il bamboccio. Io accolgo la tua proiezione e tu la mia.

Per altro è quasi sempre così... qualcosa controproiettiamo sempre, l'unica alternativa è proprio lo schermo bianco. Se anche non instauriamo un giochino ma lo schermo non è bianco quello che riflettiamo è un po' distorto.


Per la domanda da cento milioni (ma se rispondo me li dai davvero?) credo che un buono spunto lo possiamo trovare in quello che dicevamo tempo fa sulla verginità. L'innocenza una volta persa non torna, resta (e neanche sempre) il ricordo di essa e quindi quando la vediamo ci attira. Però possiamo riempire i buchi, colmare i bisogni ecc.ecc. e forse tornare "come" bambini.
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Vecchio 06-01-2011, 15.00.28   #5
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L'innocente non emette giudizi, nè può essere giudicato perchè qualsiasi giudizio negativo scivola su di lui senza penetrarlo e come un boomerang ritorna su chi ha emesso il giudizio.

L'innocenza è come essere nel paradiso terrestre, è come se tutto esistesse per noi, è convinzione che nulla ci può fare del male e ci si pone davanti agli altri senza pensieri di cattiveria o di malizia perchè non ne se ne ha ancora fatta esperienza e quindi si pensa che anche l'altro sia come noi, puro....

C'è un altro tipo di innocenza, però, conoscere il male ma vivere come non esistesse, subirlo ma non farlo, ma questa è una prerogativa solo dei Santi o di pochi.

Quando si sperimenta per la prima volta il male avviene la perdita dell'innocenza, nel senso che se qualcuno ci ha fatto del male si scopre che il mondo non è questo paradiso e crolla quella fiducia incontaminata verso gli altri, allora si agisce di rimando e si sperimenta che con qualche bugia o falsità si può ottenere delle cose a nostro vantaggio, penso che a questo punto non si può più ritornare allo stato precedente, si cominciano a costruire scudi o barriere e si comincia a giudicare e ad essere giudicati.
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Vecchio 06-01-2011, 17.22.18   #6
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Si la proiezione non viene assorbita, però può venire accolta e in quel caso c'è una controproiezione e si instaura un "giochino" diciamo di ruoli tra i due. Ad esempio, mettiamo che tu te ne vai in giro proiettando nel mondo il tuo bisogno di accudire (e controllare magari) tutti e io faccio altrettanto col mio bisogno di essere accudito. Ecco che dal nostro incontro, dall'incontro di due proiezioni complementari, nasce un rapporto di coppia in cui siamo tacitamente d'accordo che tu fai la mamma e io il bamboccio. Io accolgo la tua proiezione e tu la mia.
Poniamo che a un certo punto mi accorgo che la mia proiezione di fare la mamma non mi appartiene, ma appartiene a qualcuno che mi ha convinta che io avessi bisogno di accudire. Poniamo che questa mia proiezione diventa lo sfondo dello schermo che attira la proiezione complementare del bamboccio. Poniamo poi che io me ne voglia liberare perchè non voglio accudire bambocci.
Come faccio a togliere lo sfondo? Come faccio a impedire di attirare la stessa proiezione? Come faccio a far diventare il mio schermo di nuovo bianco?

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L'innocenza una volta persa non torna, resta (e neanche sempre) il ricordo di essa e quindi quando la vediamo ci attira. Però possiamo riempire i buchi, colmare i bisogni ecc.ecc. e forse tornare "come" bambini.
Una volta persa non torna ma ne resta il suo ricordo, ed anche l'alone della macchia che l'ha fatta perdere o rubata.
Poniamo che volessi trovare un potente smacchiatore... oppure è la storia dei mattoni? del denaro sporco usato per scopi umanitari? il Nero che come il vento se saputo usare può aiutarci per andare avanti nella nostra direzione?
Non si può eliminare ma conoscerlo per usarlo, prima si passa dalla paura, ce la facciamo sotto per tanto tempo poi si inizia a conoscere... ma prima di far questo però la Bambina dovrebbe smettere di frignare? oppure smette di frignare quando capisce che l'Adulto conosce il male e lo terrà lontano?
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Vecchio 06-01-2011, 18.10.13   #7
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Poniamo che a un certo punto mi accorgo che la mia proiezione di fare la mamma non mi appartiene, ma appartiene a qualcuno che mi ha convinta che io avessi bisogno di accudire. Poniamo che questa mia proiezione diventa lo sfondo dello schermo che attira la proiezione complementare del bamboccio. Poniamo poi che io me ne voglia liberare perchè non voglio accudire bambocci.
Non si può proiettare qualcosa che non abbiamo. Proiettiamo cose nostre di cui non siamo consapevoli... quando diventano consapevoli possiamo ritirare la proiezione e il meccanismo di prima si inceppa.
Se tu ti lasci convincere da me di avere bisogno di accudire vuol dire che qualcosa c'è, fosse anche "solo" il bisogno di farti convincere (e quindi sposti qualcosa in quel che ti "suggerisco")...
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Vecchio 06-01-2011, 18.48.52   #8
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Non si può proiettare qualcosa che non abbiamo. Proiettiamo cose nostre di cui non siamo consapevoli... quando diventano consapevoli possiamo ritirare la proiezione e il meccanismo di prima si inceppa.
Se tu ti lasci convincere da me di avere bisogno di accudire vuol dire che qualcosa c'è, fosse anche "solo" il bisogno di farti convincere (e quindi sposti qualcosa in quel che ti "suggerisco")...
Poniamo ora che sono diventata consapevole di aver proiettato un certo sfondo ed attirare certe proiezioni, ma queste proiezioni non mi piacciono e non le voglio più proiettate. Dovrei a questo punto sbiancare lo schermo, cioè togliere lo sfondo, quindi togliere il mio convincimento inconscio di essere sfondo per certe proiezioni.

Sto dicendo che anzichè arrabbiarmi, soffrire, pensare di vendicarmi, di eliminare ogni oggetto che proietta, dovrei semplicemente non suscitare la proiezione. In qualche modo dentro di me c'è il convincimento o l'atteggiamento (non ho ancora capito bene e come) che devo attirare la proiezione. C'è l'impronta della proiezione che non desidero.
Ora voglio togliere questa impronta, appianare la superficie, sbiancare lo schermo, in modo tale da non suscitare più la proiezione o restarne immune o indifferente quando l'oggetto proietta o tenta di proiettare o addirittura non può più proiettare, dovrà cercare un altro schermo per guardare il suo film.

Ci sono proiezioni più facili da vedere e togliere ed altre più difficili e radicate, più profonde che è duro da ammettere di aver inglobato mio malgrado, fa troppo male guardarle.
Non vi è colpa all'origine, ma la si costruisce strada facendo, perpetrando anche se inconsciamente.
E' un grosso mattone, quello delle fondamenta Ray, è molto importante per me capire e superare.
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Vecchio 06-01-2011, 20.20.59   #9
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Poniamo ora che sono diventata consapevole di aver proiettato un certo sfondo ed attirare certe proiezioni, ma queste proiezioni non mi piacciono e non le voglio più proiettate. Dovrei a questo punto sbiancare lo schermo, cioè togliere lo sfondo, quindi togliere il mio convincimento inconscio di essere sfondo per certe proiezioni.

Sto dicendo che anzichè arrabbiarmi, soffrire, pensare di vendicarmi, di eliminare ogni oggetto che proietta, dovrei semplicemente non suscitare la proiezione. In qualche modo dentro di me c'è il convincimento o l'atteggiamento (non ho ancora capito bene e come) che devo attirare la proiezione. C'è l'impronta della proiezione che non desidero.
Ora voglio togliere questa impronta, appianare la superficie, sbiancare lo schermo, in modo tale da non suscitare più la proiezione o restarne immune o indifferente quando l'oggetto proietta o tenta di proiettare o addirittura non può più proiettare, dovrà cercare un altro schermo per guardare il suo film.

Ci sono proiezioni più facili da vedere e togliere ed altre più difficili e radicate, più profonde che è duro da ammettere di aver inglobato mio malgrado, fa troppo male guardarle.
Non vi è colpa all'origine, ma la si costruisce strada facendo, perpetrando anche se inconsciamente.
E' un grosso mattone, quello delle fondamenta Ray, è molto importante per me capire e superare.
Non funzionano come le descrive il tuo atteggiamento le proiezioni.

Nessuno decide di proiettare alcunchè su nessun altro. Semplicemente tutti proiettano in tutte le direzioni tutto ciò che è inconscio. Per altro, non si può non proiettare nulla... si può solo divenir consapevoli delle proiezioni man mano, ma bon questo è laterale.

Dicevo, tutti proiettano tutto in tutte le direzioni e nessuno può farci nulla. Io non posso certo impedirti di proiettarmi addosso qualcosa... che poi non è che lo proietti in me, lo proietti e basta, può darsi che in me poi vuoi/hai bisogno di vederci qualcosa e io non posso impedirtelo in nessun modo. Per altro, quand'anche questo fosse un problema, non sarebbe certo mio e non posso occuparmene in alcun modo. Posso solo non stare al giochino che incosciamente proponi se me ne accorgo. Ma incazzarmi con te sarebbe ridicolo.

Tutti proiettano tutto... e gli schermi? Se io sono schermo bianco che succede? Rifletto quel che viene proiettato così com'è, senza distorsioni. E non proietto nulla in te. Se io mi arrabbiassi con te perchè mi proietti qualcosa vorrebbe dire che anch'io proietto qualcosa in te...

Se in passato io ho accolto qualche tua proiezione vuol dire che la mia struttura era tale da proiettare il suo complementare. Punto. Se mi accorgo di quel che proietto e ne divento consapevole posso lavorarci. Se lo integro non proietto più e questo, dopo un po', cambia la mia struttura. La nuova struttura reagirà diversamete alla proiezioni tue e del resto del mondo, ma continuerò a non poter far nulla sulla tua di struttura e le conseguenzti proiezioni.

E' un po' più chiaro?
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Vecchio 06-01-2011, 23.00.08   #10
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Ma cos'è l'innocenza?
Dall'etimologia ho trovato che si traduce con un "per non nuocere". Ovvero chi è innocente non può fare del male perchè non conosce il male.
I bambini molto piccoli (molto) sono innocenti ma non appena iniziano ad esperire pian piano perdono la loro innocenza.
Ci ho pensato parecchio prima di scrivere ma credo che quando un bambino vuole un gioco e scopre che se dà una mestolata in testa al fratellino riesce ad ottenerlo una briciolina di purezza, di innocenza, l'ha già persa.

Pensando ai discosi sull'opera al nero e sul lavorare su se stessi credo che essere innocenti sia fondamentalmente impossibile e che la stessa innocenza non sia persa per sempre ma che si esprima e si applichi alla fine ad un essere completamente nuovo...ma siamo quasi alla fantascienza per me

Quell'essere senza peccato che arriva quando i peccati sono stati conosciuti, assorbiti e rielaborati. Diventano tanta parte così cosciente di noi da non poter più arrecare danno.

Quello che invece è il candore dell'infanzia si, se ne và, e non torna più, ma penso appunto che l'innocenza possa essere qualcosa di più.
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Vecchio 07-01-2011, 17.03.05   #11
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Ma incazzarmi con te sarebbe ridicolo.

...La nuova struttura reagirà diversamete alla proiezioni tue e del resto del mondo, ma continuerò a non poter far nulla sulla tua di struttura e le conseguenzti proiezioni.

E' un po' più chiaro?
Ieri sera la mia rabbia è arrivata ad un culmine, dentro di me la sentenza di morte verso l'oggetto che ha proiettato.
E' una situazione grave questa ma non ho lanciato nulla, mi sono solo limitata a far uscire di bocca quel che saliva dal petto ristretto da una morsa che non mi faceva respirare bene.

Più tardi nel buio e nel silenzio della mia camera da letto, ho lasciato salire altre cose, immagini pescate dal profondo dei ricordi di quel paradiso mescolato all'inferno...

Il senso è che il bambino innocente punta il dito per indicare, ciò che vuole, che gli piace avere, mangiare, oppure indica chi è stato. Il dito indice del bambino innocente e spontaneo indica soltanto, non giudica, non critica, dice solo la verità: voglio questo, voglio quello, è stato quello e questo.

Io puntavo sempre il ditino per dire che pasta volevo a pranzo, che giocattolo desideravo, dove volevo andare a giocare, ma indicavo pure chi mi faceva male.
Dalla mamma dovevo sopportare le sue manifestazioni d'amore violente e insopportabili. Potevo fare capricci a casa, venivo accontentata ma se uscivo fuori casa, gli altri avevano precedenza su di me e dovevo subire per educazione. Se veniva la cugina piacentina super viziata e super invidiosa di me io dovevo subire perchè lei strillava come un'aquila e venivo abbligata a sopportare per educazione...

Morale della favola, quando dovevo subire senza poter reagire in quel momento il mio dito voleva diventare un fulmine per disintegrare l'oggetto.

Sono cresciuta con l'idea che il male fa parte del bene, e per avere il bene devo sopportare la quota di male "che poi passa e andiamo a giocare" come dicevano gli occhi sofferenti di mia sorella che osservava impotente il mio subire, dopo avermi aiutata a nascodermi e fui stanata come una preda.

Ma nel tempo, la mia reattività si è trasformata in aggressività pura... desidero la morte per chi proietta alcune cose che non tollero, la morte istantanea.
La morte è il desiderio di togliere le macchie dal mio fondo, come un marchio, un'impronta da cui non riesco a riscattarmi.
Certe proiezioni pescano questo dentro di me, mi ricordano quello che voglio dimenticare. Ma forse ci cose che non vanno in prescrizione, macchie che lasciano l'alone a vita.

Dentro di me non entra più nulla, nessun torto, nessun pensiero morboso, il mio odio cresce a dismisura e dentro di me emetto la sentenza di morte, e non mi sento in colpa.
Mi sono abituata ad essere resistente nel subire il male, subire che poi passa. Ma ora non riesco più, non voglio subire nemmeno un cecio.

"Certi individui dovevano essere uccisi dalla loro stessa madre quando erano ancora nella culla!" ho detto. Amen.

Ray, tu sei stato chiaro. Non posso fare nulla in chi proietta, ma posso e dico devo cambiare la mia struttura. Ma come farlo?
Incazzarmi con l'oggetto non è solo ridicolo ma anche pericoloso. E' che non deve accadere che l'oggetto proietti certi pensieri su di me, è che non deve accadere che io venga a saperlo che ha proiettato, perchè dal fondo del secchio sale l'antica ingiustizia subita, l'antica impotenza.
Posso aver perdonato chi mi ha fatto male la prima volta, ma chi tenta di farlo ancora lo condanno a morte, e non mi sento in colpa.

E' un post duro, mi rendo conto, la mia educazione cattolica mi ha insegnato a non esprimere questi pensieri, non è bene, non è educato, non è socialmente conveniente. "Il Signore ti guarda e ti punisce" mi veniva detto.

Bisogna sorridere, stringere i denti, giustificare, comprendere l'altro. Ma questi pensieri covano dentro di me e sono autentici. L'ho già sperimentato sul mio primo pretendente che ho desiderato la sua morte che poi è morto ed io mi sentita liberata. Anche mio padre è morto e mi sono sentita liberata. Quando morirà mia madre mi sentirò liberata pure?
Quante persone devono morire per sentirmi liberata? Faccio prima a morire io.

E' terribile. Ho paura dei miei sentimenti contrastanti e conflittuali.

Il cavallo non mi ha staccato il dito, me l'ha morso, l'ha attenzionato, devo indicare con innocenza senza giudicare, essere nella verità, come uno schermo bianco?

La verità è questa, l'ho detta. Ora non so che accadrà, sarò punita per aver detto questo? Io mi sento innocente malgrado tutto, vedo la Luce dentro, solo che ogni tanto mi metto in zona d'ombra e provo una pena profonda per la miseria dell'animo umano, compreso il mio.
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Vecchio 07-01-2011, 17.25.18   #12
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e dentro di me emetto la sentenza di morte, e non mi sento in colpa.

Ultima modifica di webetina : 07-01-2011 alle ore 17.48.44.
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Vecchio 07-01-2011, 18.00.04   #13
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...mi sono solo limitata a far uscire di bocca quel che saliva dal petto ristretto da una morsa che non mi faceva respirare bene.

Pare che la rabbia e la sentenza di morte sia arrivata dopo quel senso di soffocamento. E' una reazione violenta e definitiva che non controlli perchè tocca un nervo scoperto e non ancora lenito dalla presa di coscienza. Questa cosa è importantissima secondo me, vuole vista e compresa bene per iniziare un percorso di guarigione dalla rabbia esplosiva. La rabbia esplode quando sei messa con le spalle al muro.
Quote:

... Dalla mamma dovevo sopportare le sue manifestazioni d'amore violente e insopportabili.
Manifestazioni che hai dovuto sopportare, ti opprimevano, ti facevano male ma non potevi fuggire da questo tormento.
Quote:

Potevo fare capricci a casa, venivo accontentata ma se uscivo fuori casa, gli altri avevano precedenza su di me e dovevo subire per educazione.
Pare un fil rouge, la prevaricazione sul tuo benessere.
Quote:

Se veniva la cugina piacentina super viziata e super invidiosa di me io dovevo subire perchè lei strillava come un'aquila e venivo abbligata a sopportare per educazione...
Il denominatore comune è sopportare per educazione, per amore verso la famiglia, per convenzione, per religione. Sopportare oggi per te non è più possibile, dentro di te c'è un giudice severo che sentenzia la morte per chi ti soffoca.
Quote:

Morale della favola, quando dovevo subire senza poter reagire in quel momento il mio dito voleva diventare un fulmine per disintegrare l'oggetto.
Da piccola con la fantasia facevi diventare il dito un laser che disintegrava l'oggetto. Oggi non freni le pulsioni violente e di queste manifestazioni hai paura anche perchè non riesci a controllarle. E' un'altra tea che ti fa paura perchè ha una potenza esplosiva di cui non conosci il limite e temi che possa essere un pericolo per te e per gli altri.
Quote:

La morte è il desiderio di togliere le macchie dal mio fondo, come un marchio, un'impronta da cui non riesco a riscattarmi.

La morte è una sorta di liberazione della causa che tu identifichi nel sentirti soffocata, nel sentirti in pericolo.
Quote:

Dentro di me non entra più nulla, nessun torto, nessun pensiero morboso, il mio odio cresce a dismisura e dentro di me emetto la sentenza di morte, e non mi sento in colpa.
Dentro di te c'è un nervo scoperto che se toccato ti fa trasalire, quando il dito esterno lo tocca esplode il dolore e la rabbia per chi ti ha toccato in quel punto.
Quote:

Mi sono abituata ad essere resistente nel subire il male, subire che poi passa. Ma ora non riesco più, non voglio subire nemmeno un cecio.
Hai potere di sopportazione, ma forse accumuli tutto il dolore che ti arriva da certe situazioni ed arriva il momento che al minimo urto riversi tutto il dolore accumulato verso quella persona.
Quote:

"Certi individui dovevano essere uccisi dalla loro stessa madre quando erano ancora nella culla!" ho detto. Amen.
Questa cosa è molto brutta da dire ed immagino che te ne renda conto anche tu, con "amen" cerchi di evitare di pensarci ma arrivare a questo implica una perdita di controllo e di comprensione che l'altro ci fa sempre da specchio.
Quote:

Ma come farlo?
Incazzarmi con l'oggetto non è solo ridicolo ma anche pericoloso.
Secondo me serve cominiciare a vedere cosa ti soffoca, cosa ti costringe, cosa ti mette con le spalle al muro. Serve capire la dinamica prima che si arrivi al punto di non ritorno. Magari con l'immaginazione attiva, con l'intuito.
Quote:

Posso aver perdonato chi mi ha fatto male la prima volta, ma chi tenta di farlo ancora lo condanno a morte, e non mi sento in colpa.
Questa non è comprensione, questa pare più un rivio per la prossima condanna a morte. E' un trattenere per poi ripagare la volta sucessiva con doppio soldo di rabbia.
Quote:

Bisogna sorridere, stringere i denti, giustificare, comprendere l'altro.
Questo punto è importante, non bisogna "perchè è giusto così, punto e basta", serve arrivare alla reale comprensione che l'altro ci fa da specchio. Se ci arrabbiamo il problema è in noi e non nell'altro, è attraverso un lavoro sincero e profondo verso noi stessi che riusciamo a comprendere che l'altro non è il nemico da uccidere.
Quote:

Ma questi pensieri covano dentro di me e sono autentici.
Si avverte dal tuo post, e si avverte la tua reale paura di arrivare un giorno a fare cose di cui potresti pentirti amaramente.
Quote:

Quante persone devono morire per sentirmi liberata? Faccio prima a morire io.
Se rimandi il lavoro verso te stessa ci saranno sempre persone che dovranno morire e tu non ti libererai mai di questa proiezione che è tua e solo tua.
Quote:

La verità è questa, l'ho detta. Ora non so che accadrà, sarò punita per aver detto questo? Io mi sento innocente malgrado tutto, vedo la Luce dentro, solo che ogni tanto mi metto in zona d'ombra e provo una pena profonda per la miseria dell'animo umano, compreso il mio.
E' un gran bel passo il tuo, questo post ti permette di condividere con noi questo tuo lato di cui non vai fiera, di cui temi le reazioni imprevedibili. E' un gran bel passo, il primo di tanti altri che ti porteranno a scoprire lati di te che ti condizionano. Sei subita da lati nascosti di te che devono essere portati in luce in modo da non sentirti più soffocata, quella sensazione che ti fa scatenare l'odio e la sentenza di morte.

Forza tea

Ultima modifica di Grey Owl : 07-01-2011 alle ore 18.09.59.
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Vecchio 07-01-2011, 19.13.39   #14
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E' che non deve accadere che l'oggetto proietti certi pensieri su di me, è che non deve accadere che io venga a saperlo che ha proiettato,
Io sinceramente non capisco Tea. Venire a sapere che ha proiettato? Forse non staimo parlando della stessa cosa quando usiamo il termine proiezione. In ogni caso, se una persona non ti piace non sei mica obbligata a frequentarla.
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Vecchio 07-01-2011, 20.36.44   #15
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Io sinceramente non capisco Tea. Venire a sapere che ha proiettato? Forse non staimo parlando della stessa cosa quando usiamo il termine proiezione. In ogni caso, se una persona non ti piace non sei mica obbligata a frequentarla.
Quando si tratta di una persona legata al nucleo familiare tuo o di chi frequenti è difficile.
I pensieri e le immagini arrivano lo stesso, li leggo dentro di me, poi scopro che si trama dietro le mie spalle in modo indegno e inaccettabile perchè si propone un modello che mi ha disturbata in precedenza nel mio nucleo familiare. Ecco che il secchio si rimescola.
Sto male, prima al petto, alla respirazione, ora allo stomaco.
Mi sono ammalata per questo, ora devo risolvere nella mia struttura, altrimenti vado a vivere in cima alla montagna da sola.
Attiro certe persone con certe dinamiche. Il mio schermo ha uno sfondo e certi pensieri dall'esterno mi ricordano un film che ho già visto troppe volte.

Pensavo che l'innocenza in un adulto è vivere nella verità, propria di ciò che si è e si vuole, nel bene e nel male ma nella verità e nel rispetto di se stessi.

Quando ci si abitua a sorvolare sul male che si riceve ci si anestetizza la mente, ma dentro lavora e poi esce incontrollato.
Dici che non si può agire sull'altro ma fino a un certo punto. Certo che l'altro non ha gradito che io abbia saputo ed ora sono giustamente risentita, ma non mi basta perchè ha rimescolato il mio secchio e sto male.
Ci sarà da guardare qualcosa o più di qualcosa? ok, la sto guardando e la sto dicendo a voi e a me stessa così come sale.

Sono qui che osservo, non riesco a fare altro o non vedo cos'altro potrei fare.
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Vecchio 07-01-2011, 21.51.42   #16
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Diamantea scusami ma da quel che leggo pare che gli altri proiettino su di te i loro personali problemi mentre tu non hai colpe, sei solo uno schermo su ci gira il film degli altri e vorresti impedire che questo accada.
Ho capito bene?
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Vecchio 07-01-2011, 23.14.01   #17
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Diamantea scusami ma da quel che leggo pare che gli altri proiettino su di te i loro personali problemi mentre tu non hai colpe, sei solo uno schermo su ci gira il film degli altri e vorresti impedire che questo accada.
Ho capito bene?
Nella fattispecie non ho colpa, ma sono diventata oggetto per scaricare la mente altrui del loro scenario mentale fondato su pregiudizi ed altro. Il punto è la modalità che mi ferisce perchè toglie la crosta alle mie antiche ferite. E' una dinamica specifica che si ripete. Pensavo nel tempo di esserne fuori invece ho solo ricacciato nel ripostiglio in posti dove è difficile vedere, trovare, ho nascosto bene sottovuoto per occupare meno spazio possibile. Ora il pacco mi è esploso in faccia.

Sto vedendo come è una mia modalità quella di nascondere in posti del mio inconscio cose che mi fanno male vedere, sentire, mi sono abituata a quel male che doveva fare parte del mio quotidiano che quasi mi sembrava normale. Ora mi scopro che mi sono disintossicata un pò, disassuefatta, che invece non era normale per nulla, e non voglio rientrare in quella dinamica. Dovrei usare parte di quel fuoco in eccesso per incenerire, purificare, trasformare e spargere al vento se riesco e sarebbe un bene, solo non so da che parte cominciare, mi sono sentita sopraffatta, sto somatizzando, però credo che posso farcela visto che riesco ad osservare, a gestire lasciando salire dal secchio senza interferire troppo. Il rigurgito lo sto sfogando nel canto. Se riesco a reggere questo fuoco forse guarisco.
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Vecchio 08-01-2011, 00.54.08   #18
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Nella fattispecie non ho colpa, ma sono diventata oggetto per scaricare la mente altrui del loro scenario mentale fondato su pregiudizi ed altro. Il punto è la modalità che mi ferisce perchè toglie la crosta alle mie antiche ferite. E' una dinamica specifica che si ripete. Pensavo nel tempo di esserne fuori invece ho solo ricacciato nel ripostiglio in posti dove è difficile vedere, trovare, ho nascosto bene sottovuoto per occupare meno spazio possibile. Ora il pacco mi è esploso in faccia.

Sto vedendo come è una mia modalità quella di nascondere in posti del mio inconscio cose che mi fanno male vedere, sentire, mi sono abituata a quel male che doveva fare parte del mio quotidiano che quasi mi sembrava normale. Ora mi scopro che mi sono disintossicata un pò, disassuefatta, che invece non era normale per nulla, e non voglio rientrare in quella dinamica. Dovrei usare parte di quel fuoco in eccesso per incenerire, purificare, trasformare e spargere al vento se riesco e sarebbe un bene, solo non so da che parte cominciare, mi sono sentita sopraffatta, sto somatizzando, però credo che posso farcela visto che riesco ad osservare, a gestire lasciando salire dal secchio senza interferire troppo. Il rigurgito lo sto sfogando nel canto. Se riesco a reggere questo fuoco forse guarisco.
A me una volta han detto che le persone ci offendono solo se glielo permettiamo.
Forse non si tratta di incenerire gli altri ma cercare invece di vedere quanta parte abbiamo nella cosa, perchè se trovano spazio certe dinamiche è perchè ne abbiamo bisogno.
Si bisogno, faccio fatica anch'io ad accettarlo ma il punto non è la nostra innocenza da recuperare ma il fatto che in qualche modo, da qualche parte, qualcosa gode di certe dinamiche.

Io non vedrei quel dito indice morso come una cosa positiva da fanciullo innocente quanto piuttosto una tendenza al giudizio e basta.
Che poi ci siano motivazioni più che valide dietro a quel giudizio insindacabile è un proprio diritto osservarlo e sostenerlo ma finchè i cattivoni sono gli altri non si può che continuare a somatizzare.
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Vecchio 08-01-2011, 01.55.46   #19
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Attiro certe persone con certe dinamiche.
Il consiglio più sincero che posso darti è di usarle queste persone, nel senso che se le attiri vuol dire che ti mostrano alcune cose che da sola non saresti in grado.
Sono quasi sicuro che "risolvendo" dentro di te come per magia non le attirerai più.
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Vecchio 08-01-2011, 15.51.29   #20
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Bisogno, usare, risolvere... termini difficili da mettere in pratica. La reazione immediata è il rifiuto, l'allontanamento in zona di sicurezza, e poi dimenticare in fretta, ma quando sono dentro di me difficile allontanarmi, per andare dove? Dimenticare vuol dire rimuovere.
Non posso sfuggire, posso prendere tempo per riprendermi dal tir che mi è passato sopra, ma ora mi tocca riordinare, mettere a posto non posso lasciare tutto lì.

Sento ora una grande tristezza, mi sento come sconfitta, come tutte le volte che penso di aver risolto invece poi scopro che non è ancora così, ho solo fatto un passo ma la strada è ancora lunga.

Quello su cui rifletto è quando diciamo "accettare con i difetti", o "se tiri una pietra ad ogni cane che passa"... anche io sono piena di difetti, e forse li impongo a chi mi sta vicino, anche inconsciamente, metto trappole per prede che poi mi diventano felini. Anche io darò insieme alla fetta di torta un bicchierino di veleno.
E' questo che mi confonde. Mia madre dà, ma nel mentre toglie, con le sue accuse, le sue parole, le sue piccole vendette, assorbe molta energia che a volte vorrei rinunciare al suo dare pu di non avere il risvolto negativo, ma è mia madre e non posso eliminarla del tutto. Devo potenziare il buono, ma intanto il cattivo dove lo metto?
A volte nemmeno gli estranei con cui si lavora o ci stanno attorno in qualche modo.
Anche mio padre dava molto alla famiglia, ma si pagava un alto dazio per quei averi, bisognava sopportarlo in tutto per non avere anche gli interessi sul dazio e spesso non bastava.
Tutto questo nel tempo logora, sfiducia, demotiva, irrita, desensibilizza.

Mi torna il discorso sull'inerzia, quanta forza ho per resitere a quelle oppositive, e poi per contrastarle.
Si parla di nero, quindi di forza oppositiva, quale lasciamo vincere su di noi, ma quanto costa respingere quella che non vogliamo.

Ora quello che chiedo è come fare per far diventare bianco il mio schermo.
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Vecchio 08-01-2011, 16.58.15   #21
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Ora quello che chiedo è come fare per far diventare bianco il mio schermo.
Io direi che se per te far diventare lo schermo bianco significa vivere nella verità, il punto sarebbe proiettare questa verità su queste persone.
Far sapere loro che il loro modo di fare nei tuoi confronti non lo sopporti più, ti fa star male, ti fa riaffiorare cose che avevi cercato di rimuovere
Può darsi che queste persone non ti conoscano sotto questo aspetto, e si rendano conto che non possono più agire nello stesso modo nei tuoi confronti, modificando così la loro proiezione.

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Vecchio 08-01-2011, 18.00.41   #22
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Lo già fatto Stella, di persona. Questo mi ha placata un pò, giusto per aver dato un freno ed affermarmi nella verità, ma sai la storia del lupo no?
Certo ora la mia fiducia è diversa, guardo con occhi diversi anche me stessa e la mia fragilità ma la cosa importante per ora è che io mi senta di nuovo integra con me stessa e il resto lo vedrò strada facendo.
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Vecchio 08-01-2011, 20.10.59   #23
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ma è mia madre e non posso eliminarla del tutto.
E perchè mai?
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Vecchio 08-01-2011, 21.02.53   #24
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E perchè mai?

Si, in effetti potrei cambiare casa, città, perdere il suo numero di telefono... a volte ci penso sai? non ho il coraggio di un cambiamento così radicale, senza un lavoro in altro posto, i ragazzi sono legati alla casa e alla famiglia quanto me. Sembrerà strano dopo quanto emerso ma io sono molto legata alla mia famiglia. Ho lottato per avere il mio posto, per poterli voler bene e perdonarli del male che ho ricevuto, l'ho fatto per me, per poter vivere meglio, anche se ho ferite profonde da cui ho paura di non poterne mai guarire.
Mi sento segnata e non mi piace.
Con mio padre non ci siamo parlati per tre anni, e abitiamo a 10 metri di distanza, sono stati anni terribili, mi affacciavo al balcone e lo vedevo ma non lo guardavo, lui era sempre truce nei miei confronti, astioso, minaccioso, mia madre non mancava mai di riferirmi ciò che diceva di me, e non erano bei pensieri, e poi tante altre cose.
Poi me ne andai a vivere in un'altra casa ammobiliata fino a dopo la sua morte.
Ritornai nella casa per accontentare la richiesta dei miei figli, specialmente il piccolo.
Non voglio ripetere la stessa esperienza con mia madre, non potrei resistere ancora nella guerra fredda.

A volte mi chiedo se nella vita è meglio voltare pagina totalmente e ricominciare da un'altra parte o lottare per rendere vivibile ciò che si ha. Se il problema è dentro di me mi seguirà ovunque, con il vicino di casa, il collega...
Sono cresciuta con il senso del dovere verso la famiglia. Le nonne, i genitori, qualche zia sola e i figli naturalmente.

Anni fa ho fatto un sogno bellissimo che mi è rimasto sempre nella mente.
Era finita la guerra, ed io con Tina e nostri figli piccoli che tenevamo per mano uscivamo da un capannone, eravamo liberi, i nostri genitori erano morti, io guardai il cielo azzurro e limpido, libero da nuvole, e sentivo un profumo nell'aria di libertà e di speranza. Avevo la gioia e la pace verso la vita che andavamo ad iniziare finalmente senza i legami e i ricordi del passato.

Se potessi esprimere un desiderio vorrei rendere reale questo sogno.
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Vecchio 08-01-2011, 21.26.28   #25
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Ho lottato per avere il mio posto, per poterli voler bene e perdonarli del male che ho ricevuto, l'ho fatto per me, per poter vivere meglio, anche se ho ferite profonde da cui ho paura di non poterne mai guarire.
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Avevo la gioia e la pace verso la vita che andavamo ad iniziare finalmente senza i legami e i ricordi del passato.
Se potessi esprimere un desiderio vorrei rendere reale questo sogno.
Mi pare ci sia un controsenso, non capisco cosa sia più importante per te, avere il tuo posto nella catena familiare (legame) oppure rompere l'anello della catena per non avere più legami?
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