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Vecchio 10-05-2010, 00.25.16   #1
dafne
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Predefinito La paura della paura

Era uno dei temi di base su cui ha sviluppato una favola la Dott.ssa Marcoli.

Per molto tempo mi è sembrata una frase da cioccolatino bacioso ma in questi giorni ho avuto occasione di rifletterci con maggiore attenzione.

In effetti è vero che ci sono paure che bloccano, che danno dei problemi di gestione anche fisici, ci ho pensato su e qualche volta capita di aver paura e di non saper spiegare perchè.

Saltando tutte le personali elucubrazioni esiste un passaggi, così almeno mi pare, che è immediatamente prima della paura, di poco ma c'è.
In quel passaggio la mente scandaglia velocissimamente la causa del disagio. Penso che questo dipenda dal fatto che le emozioni sono più veloci dei pensieri e che quindi prima percepiamo il disagio e poi ne cerchiamo la causa.

Può essere che successivamente ad un primo stato di paura di fronte ad un avvenimento (correggetemi se sbaglio, un avvenimento scatena paura quando è al di fuori del nostro controllo e meno controlliamo e più ci fà paura) ogniqualvolta si percepisca uno stato di disagio automaticamente la nostra mente vada a pescare nell'abisso delle paure.

A volte non sappiamo definire una paura, o meglio, non sappiamo dare un indirizzo al disagio e questo genera prima l'ansia e poi il panico.

Dare un nome a una malattia è già una prima cura, decisamente meglio che stare male e non sapere perchè.

Si ha paura della paura e questo blocca.
A me capita a volte di non voler nemmeno scoprire cosa mi agita ma di desiderare semplicemente che il sintomo scompaia.

Il processo corretto, o forse uno tra quelli corretti, dovrebbe essere riuscire a comprendere che non sempre una paura è negativa, che di per sè può aiutarci a non farci del male, che si può fallire più volte cercando di affrontarla e non per questo la guerra sia persa.
La paura allora diventa un esame diciamo ripetibile e questa possibilità di poter essere rimandati e ritentare dovrebbe poter eliminare la paura di aver paura, quindi il panico e l'ansia..quelli che generano blocchi e glaciazioni intendo.

Però è un pò un cane che si morde la coda, se ho paura ho anche paura della paura, accettare la paura mi aiuterebbe ma come riuscirci? Un pò come il labirinto di M.Ende. Solo chi è felice può uscirne ma solo chi ne è fuori è felice....
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Vecchio 10-05-2010, 06.31.12   #2
webetina
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Solo chi è felice può uscirne ma solo chi ne è fuori è felice....
Forse per gradi, la felicità si impara ad assaggiarla, questo rafforza la capacità di ritornarvici, che a sua volta fa guadagnare spazio sulla infelicità, fino ad uscirsene e ritrovarsi sia fuori dal labirinto, che felice. Ci sarà una modalità parallela per la paura. Facile a dirsi, difficile realizzarlo...

Ultima modifica di webetina : 10-05-2010 alle ore 06.38.54.
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Vecchio 10-05-2010, 09.28.03   #3
dafne
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Prima di pensare alla felicità mi piacerebbe capire come superare il panico da paura Quello che penso, e che già abbiamo detto mi sembra ma meglio fissare, è che non possiamo eliminare la paura. Anzi. Essa ci insegna molto, sui pericoli, sui nostri limiti ecc

Quello che vorrei poter superare è il panico che, per quanto leggero, mi sale quando mi trovo di fronte a delle situazioni problematiche.

Non si tratta solo di situazioni molto gravi, come persone che riescano a spaventarci o la paura di morire, ma cose molto più quotidiane come la paura di certi insetti ad esempio oppure di non saper fare un lavoro o di guidare la macchina o di non essere apprezzati o di non arrivare a fine mese o di soffrire d'insonnia ecc ecc ecc

Esiste un passo secondo me che è quello che ci permetterebbe di affrontare la paura in questione che non è strettamente legato al fatto di riuscire a superarla.

E' un passo prima e mi sembra che sia perlappunto di riconoscere di avere paura, accettare di poterla avere (ma cosa vuoi che ti faccia un insettino?! lo dico sempre a mia madre senza calcolare che per lei quell'insettino ha la valenza psicologica di uno Yeti..non permettendo a quella sua paura di esistere) e mettersi nelle condizioni ottimali per iniziare il braccio di ferro senza metterci automaticamente in testa che non ce la faremo mai o che, in alcuni casi, siamo irragionevoli di fronte a una paura che non dovremmo avere impedendoci così di scoprire da dove nasce o perchè ci colpisce.

Che ne dite? Stò complicando le cose o è possibile che la paura della sensazione di paura ci faccia automaticamente chiudere occhi e orecchie (e bloccare il corpo, da li vengono gli attacchi di panico secondo me) impedendoci di affrontare una situazione che percepiamo come pericolosa mentre potrebbe farci crescere?
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Vecchio 10-05-2010, 13.00.01   #4
griselda
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Mah pur soffrendo gli stessi sintomi, non ho ancora ben chiaro niente sul panico e la paura.
Di certo so solo che ho imparato e messo in atto per tantissimo tempo la maschera della forte e senza paura, quando invece me la facevo addosso.
Ora quando cerco ancora di fare la dura o di non tenere in considerazione che invece ho paura e che mi spaventano cose di cui altri non ne hanno. ( ho anche paura delle differenze che mi mettono ansia e dispiacere)

In questi giorni mi è capitato a quel supermercato di cui ho parlato tempo fa, sono entrata di fretta e non ho tenuto conto che quel posto mi fa paura non ho ascoltato e via zack arrivata alle casse stavo per sentirmi male, poi ho fatto un grosso sforzo di concentrazione su quello che stavo facendo e basta e mi è passato.
Fuori c'erano anche degli zingari altra cosa di cui ho paura e neppure di questo ho tenuto conto. Ho fatto finta di niente perchè io devo essere forte! chi poi lo avrà mai sancito non lo so.(chissà se è relativo a quello che mi dicevano da bambina sugli zingari che ti portano via )
Beh i sintomi miei sono mi si chiudono le narici mi si tende lo stomaco e mi inizia a formicolare la fronte e le orecchie poi in ultimo iniziano a fischiare. Da quel momento il cuore parte all'impazzata.
A quel punto devo per forza mettere le goccie sotto la lingua fiori di Bach e quelle nel naso per aprirlo. Se no mi parte l'attacco bello e buono.
A quel punto mi dico ok se devo morire muoio
Però hai ragione da quando ho gli attacchi di panico ho paura che mi vengano, quindi è come aver paura della paura.
E più mi fingo forte e più questi mi arrivano come a volermi ricordare che non lo sono e che devo ricordarmene.
Bon me lo segno qui perchè continuo a scordarmelo e spero invece che in questo modo non mi scappi più.
Per i consigli e il resto mi metto in fila dopo di te e aspetto.
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Vecchio 10-05-2010, 13.07.45   #5
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A quel punto mi dico ok se devo morire muoio
E così facendo, almeno per 10 minuti, riesci a percepire che sei viva. Prova a non scordartelo che magari ti passa anche anche la necessità di avere l'attacco di panico (quello che ho scritto vale per Grii, non fatene una regola anche se può essere utile anche per altri)
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Vecchio 10-05-2010, 14.17.58   #6
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E così facendo, almeno per 10 minuti, riesci a percepire che sei viva. Prova a non scordartelo che magari ti passa anche anche la necessità di avere l'attacco di panico (quello che ho scritto vale per Grii, non fatene una regola anche se può essere utile anche per altri)
Avevo scritto tutta una roba ragionata e mentale ma poi mi una parte di me mi ha urlato quasi: che io per sentirmi viva ho sempre avuto bisogno di sentire il sangue scorrere nelle vene....vuoi dire che è il mio animale che vuole cibo o cosa?
Quando capita come adesso che non so bene di cosa si tratta tutto il mio essere vorrebbe fare altro piuttosto che dire stronzbip e non far vedere che non so bene di cosa stai parlando, altra cosa che per me è imbarazzante non sapere con certezza di cosa si sta parlando è come uscire di casa con i capelli sporchi o con gli abiti macchiati (perfezione )
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Vecchio 10-05-2010, 15.28.02   #7
dafne
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Prendo in prestito le parole di Uno in una discussione su fobie e paure per un altro pezzo di riflessione-
Uno scrive:
"la paura è la repulsione da ciò che non siamo in grado di controllare, qualcuno potrebbe dirmi giustamente che non tutto quello che non controlliamo ci fa paura, e allora qual'è un'altra variabile in gioco? E' l'importanza che si da alla situazione"

Quindi da una parte c'è un fattore di repulsione, un allontanarsi che è opposto ad accettare e poi c'è il fattore importanza della situazione, quando per importanza si intende il grado di esperienza (se ho capito bene) che abbiamo fatto di quella cosa.

Se non ho fatto sufficiente esperienza in un certo ambito non ne ho controllo e se è una cosa che riveste importanza per la mia sopravvivenza (non solo fisica) allora quest'esperienza si caricherà sia di importanza -forse si può parlare di aspettative- sia di forza repulsiva.

Maggiore è l'importanza che percepisco per quella cosa maggiore sarà la repulsione che proverò nel doverla affrontare se non ho alcun controllo sulla situazione.

Non sò se ho capito bene ma provo con un esempio.
Se ho paura degli scarafaggi (posto che questi possano rappresentare fisicamente la paura di qualcosa di più mentale, come la paura di ammalasrsi, tanto per dirne una) svilupperò una repulsione verso questi insetti tale da impedirmi di avvicinarmi (e quindi eliminarli) se me li trovassi davanti e più penserò che è importante che li elimini più questa repulsione aumenterà, è così?

Se fosse così la paura della paura alla fine altro non sarebbe che una fortissima repulsione indirizzata non più verso un fatto specifico (tipo aver paura degli scarafaggi) ma piuttosto verso lo stato d'animo stesso, quello di impotenza e di paura. Un mare di possbilità sconfinato perchè ogni cosa, paradossalmente, potrebbe rappresentare per noi una minaccia. Dall'insetto al germe ai vasi sui cornicioni ai detersivi...

Una forza repulsiva che ci scaglia lontanissimi dal vivere e che, penso, sia causa di quel rinchiudersi o immobilizzarsi. Repulsione che può sanarsi direi solo in due modi, o invertendo la direzione, e quindi invece di allontanare avvicinare, accettare oppure diminuendo in modo consapevole il grado d'importanza assunto.

Una cosa che dovrebbe suonare come accettare di essere un fifone e cercare di andare incontro alle paure invece di fuggirle senza aspettarsi di poterle vincere..

Haahah, mi faccio ridere da sola, ma la cosa dovrà pure non essere impossibile
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Vecchio 10-05-2010, 16.03.35   #8
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mi pare tu abbia già detto tutto compresa la soluzione
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Vecchio 10-05-2010, 16.32.48   #9
Sole
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Prendo in prestito le parole di Uno in una discussione su fobie e paure per un altro pezzo di riflessione-
Uno scrive:
"la paura è la repulsione da ciò che non siamo in grado di controllare, qualcuno potrebbe dirmi giustamente che non tutto quello che non controlliamo ci fa paura, e allora qual'è un'altra variabile in gioco? E' l'importanza che si da alla situazione"

Quindi da una parte c'è un fattore di repulsione, un allontanarsi che è opposto ad accettare e poi c'è il fattore importanza della situazione, quando per importanza si intende il grado di esperienza (se ho capito bene) che abbiamo fatto di quella cosa.

Se non ho fatto sufficiente esperienza in un certo ambito non ne ho controllo e se è una cosa che riveste importanza per la mia sopravvivenza (non solo fisica) allora quest'esperienza si caricherà sia di importanza -forse si può parlare di aspettative- sia di forza repulsiva.
Intanto grazie di aver riportato questo discorso all'attenzione, almeno alla mia.
Giorni fa rileggevo una vecchia discussione in cui sempre Uno diceva che bisogna fidarsi del corpo come primo passo. Se una volta speriamentiamo che possiamo portare 20 chili per spalla, la volta dopo non dobbiamo avere dubbi di poterlo fare, dobbiamo fidarci del corpo e rifarlo. A quel punto, quando abbiamo fisucia di poter ripetere o anche solo di poter tentare, non è più fondamentale il controllo del mondo circostante perchè abbiamo presenza su di noi.
Io ci trovo una certa sequenza logica: se abbiamo paura di non controllare il mondo circostante è perchè non ci fidiamo di poterci proteggere abbastanza da esso (anche se proteggere appare come una guerra tra noi e il mondo... non voglio intendere questo) ma se ci fidiamo delle nostre possibilità e ne conosciamo i limiti allora il controllo dell'esterno perde di senso. Abbiamo acquisito un controllo interno. Dico questo soprattutto per me.
Illuminante per me fu un giorno in cui mi trovai in una bufera di neve in mezzo alla strada senza possibilità di tornare a casa (telefono scarico, mezzi pubblici bloccati, orario di negozio di chiusura e tutta una serie di situazione contrarie) avevo le estremità del corpo che mi facevano male per il gelo.. non le sentivo più, tanto che non riusciuvo a camminare bene e sul ghiaccio con più di 100 km orari di vento mi impediva di avere stabilità. Ero terrorizzata... ma se mi soffermavo non era poi così eccessivamente freddo, e il bar in cui rifugiarmi in attesa di "soccorsi" non era poi così tanto lontano, il vento si, era terribilmente forte ma ero in grado di trovare appoggi per reggermi, ma non sentendo il corpo, non potendomi fidare di lui, non avevo nemmeno più controllo di nulla... ero persa, eppure ero là, ma realmente non sapevo dove ero, ero dispersa tra la preoccupazione di non farcela, il dolore fisico, la paura di non tornare a casa (assolutamente senza senso) la furia degli elementi, quella si che fa paura davvero... cosa vuoi controllare lì?
La sensazione di disagio l'ho avuta addosso per due giorni a seguire fino a che non ho realizzato che l'unico vero propblema che avevo in quel momento era lo scollegamento dal corpo.

Daf, prima accennavi al fatto che durante quei momenti si tende paradossalmente a sviare il problema ma a ricercare di nuovo la sensazione di stabilità, che però è instabile proprio perchè nasce dalla repressione della paura.
Chiaramente in quel momento se si vuole muovere una gamba non ci sono alternative, ma la ricapitolazione del momento aiuta magari la prossima volta a viverlo un pò di più.
Cosa che dovrò fare anche io visto che una certa emozione, raccontare la storia me l'ha data.
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Vecchio 10-05-2010, 17.37.01   #10
RedWitch
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Avevo scritto tutta una roba ragionata e mentale ma poi mi una parte di me mi ha urlato quasi: che io per sentirmi viva ho sempre avuto bisogno di sentire il sangue scorrere nelle vene....vuoi dire che è il mio animale che vuole cibo o cosa?
.......................
Penso che significhi semplicemente provare ad ascoltare/osservare quello che ti succede nei 10 minuti successivi a quando pensi "ok se devo morire muoio"... quando percepisci di essere viva.. quando lasci andare il controllo che cerchi di tenere mentre ti sta venendo l'attacco e ti arrendi .. allenti la resistenza che opponi perchè non lo vuoi (l'attacco).

La domanda che mi viene da fare adesso pero' è .. la necessità dell'attacco di panico da cosa è generata?

Non avevo mai pensato all'attacco di panico come ad una necessità.. per? sentirsi vivi?

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................

Se fosse così la paura della paura alla fine altro non sarebbe che una fortissima repulsione indirizzata non più verso un fatto specifico (tipo aver paura degli scarafaggi) ma piuttosto verso lo stato d'animo stesso, quello di impotenza e di paura. Un mare di possbilità sconfinato perchè ogni cosa, paradossalmente, potrebbe rappresentare per noi una minaccia. Dall'insetto al germe ai vasi sui cornicioni ai detersivi...
Sì io credo che sia così, alla fine non è più l'oggetto della paura a fare paura, ma la paura che quella (sensazione di) paura si ripeta... sembra un gorgo senza fine perchè l'ansia diventa anticipatoria cioè si presenta ancora prima dell'evento ... così il supermercato che diceva Gris per me diventava un incubo già molto prima di entrarci, o attraversare la strada in un certo attraversamento era un problema, ma già molto prima di arrivare a quel semaforo.. La paura della paura di un attacco mi bloccava ed inevitabilmente quando arrivava il momento d entrare al supermercato o di attraversare la strada ero già a energia ridotta , perchè l'avevo spesa prima fantasticando su futuri imminenti catastrofici.. e quindi stavo male.

Ray usa spesso una frase che penso sintetizzi bene quello che si puo' fare quando arriva una paura (o una qualsiasi emozione negativa)... "smettere di sperare che finisca" e.. viverla senza respingerla... più facile dirsi che a farsi mi rendo conto...

per quel che riguarda la paura della paura, Sole con la sua esperienza ha centrato quel che per me era (ed è appena mi ridimentico) alla base di tanti problemi.. il mancato contatto con il corpo:

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......................La sensazione di disagio l'ho avuta addosso per due giorni a seguire fino a che non ho realizzato che l'unico vero propblema che avevo in quel momento era lo scollegamento dal corpo...........
Ecco, questo secondo me è importantissimo, vogliamo controllare tutto fuori, anche le bufere e poi non abbiamo il contatto con noi stessi...

Grazie anche da parte mia per aver riportato l'attenzione su questo discorso..
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Vecchio 10-05-2010, 18.06.43   #11
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Conoscevo un tizio che aveva paura della paura della paura.

Però lui mi raccontava di un tale che riusciva ad avere paura della paura della paura della paura della paura. Mah, sarà vero?
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Vecchio 10-05-2010, 18.13.52   #12
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Penso che significhi semplicemente provare ad ascoltare/osservare quello che ti succede nei 10 minuti successivi a quando pensi "ok se devo morire muoio"... quando percepisci di essere viva.. quando lasci andare il controllo che cerchi di tenere mentre ti sta venendo l'attacco e ti arrendi .. allenti la resistenza che opponi perchè non lo vuoi (l'attacco).

La domanda che mi viene da fare adesso pero' è .. la necessità dell'attacco di panico da cosa è generata?

Non avevo mai pensato all'attacco di panico come ad una necessità.. per? sentirsi vivi?



Sì io credo che sia così, alla fine non è più l'oggetto della paura a fare paura, ma la paura che quella (sensazione di) paura si ripeta... sembra un gorgo senza fine perchè l'ansia diventa anticipatoria cioè si presenta ancora prima dell'evento ... così il supermercato che diceva Gris per me diventava un incubo già molto prima di entrarci, o attraversare la strada in un certo attraversamento era un problema, ma già molto prima di arrivare a quel semaforo.. La paura della paura di un attacco mi bloccava ed inevitabilmente quando arrivava il momento d entrare al supermercato o di attraversare la strada ero già a energia ridotta , perchè l'avevo spesa prima fantasticando su futuri imminenti catastrofici.. e quindi stavo male.

Ray usa spesso una frase che penso sintetizzi bene quello che si puo' fare quando arriva una paura (o una qualsiasi emozione negativa)... "smettere di sperare che finisca" e.. viverla senza respingerla... più facile dirsi che a farsi mi rendo conto...

per quel che riguarda la paura della paura, Sole con la sua esperienza ha centrato quel che per me era (ed è appena mi ridimentico) alla base di tanti problemi.. il mancato contatto con il corpo:



Ecco, questo secondo me è importantissimo, vogliamo controllare tutto fuori, anche le bufere e poi non abbiamo il contatto con noi stessi...

Grazie anche da parte mia per aver riportato l'attenzione su questo discorso..
Boh non so Red, io ho solo smesso di pensarci e mi sono messa a scaricare il carrello e a ricaricarlo concentrandomi e lasciando a Dio il resto e il malessere è passato.
Come se con l'avergli tolto l'attenzione gli avessi tolto anche il potere.

Anche io ricordo le parole di Ray ma non capisco cosa vogliano dire come si fa a vivere una paura? A me pare che voglia dire accettare di averla e non sfuggirla, quindi sapere che sto avendo paura ma non lasciarmi condizionare da essa.
Un po' quello che invece dovrei fare con il mio corpo che so di avere ma avendone paura da qualche anno l'ho dimenticato, tengo un controllo disperato su di esso e questo credo che mi generi il panico a cui accennava Uno. La stessa cosa dovrei fare con il mio corpo, non temerlo e perciò dimenticare di averlo, ma non esserne schiava, non farmi condizionare da lui.
Daf per via del post di Stefano stavo per dimenticarmi di ringraziarti
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Vecchio 10-05-2010, 20.08.20   #13
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La sensazione di disagio l'ho avuta addosso per due giorni a seguire fino a che non ho realizzato che l'unico vero propblema che avevo in quel momento era lo scollegamento dal corpo.

Dafne hai sollevato una buona questione che colpisce credo soprattutto le donne e meno gli uomini, o no?

Anche io ho vissuto molto la paura soprattutto a carico del mio corpo, nel senso che in tanti anni ho somatizzato talmente tanto che alla fine non sapevo più dove collocare qualsiasi disagio o paura perchè sentivo una certa saturazione fino a diventare insensibile, scollegata come dice Sole.
Ultimamente dicevo che non avevo più fegato, stomaco, intestini,gola perchè distrutti (ma erano saturi) dalle varie paure e ansie accumulate negli anni e mai veramente risolti.

Uno, si può dire che anche il corpo è un contenitore dove svuotiamo ciò che non riusciamo ad elaborare con la mente o a svuotare in altri?
Insomma, nel nostro continuo svuotamento del secchio non riversiamo tutto all'esterno ma anche al nostro interno? I cosiddetti rospi ingeriti?

L'ho già detto in altro post, la digito pressione affrontata inizialmente per problemi articolari in verità ha agito soprattutto su punti energetici che erano intoccabili perchè pieni di somatizzazioni, la sofferenza che mi provocava non era fisica ma psicologica. Esplodevo senza motivo in pianti profondi da dove emergevano tutte le paure e i disagi che avevo accumulato negli anni senza tuttavia elaborazione mentale, ma solo osservazione.
Lo spazio energetico che si creava allentava la tensione, mi dava il tempo di osservare tanti accaduti alleggeriti dal peso emotivo. Noto la differenza di come ora sono più tranquilla, affronto meglio le paure che ogni tanto si affacciano nella mente.

Io penso che ci sono accaduti nella vita che non hanno soluzione ma solo l'accettazione dell'accaduto che se non accettato si tramuta in paure inconsce come quelle degli insetti ad es.

In questo senso ho avuto la prova del nove: avevo una paura matta dei gechi con i quali costretta a conviverci perchè d'estate i miei balconi sono pieni. Animaletti innocui e utili che puliscono l'aria ma la paura e la repulsione erano esagerati soprattutto quando 20 anni fa me ne cadde uno sulla pancia...
Bene, lo scorso anno me ne cadde uno sulla testa, io rimasi tranquilla ad osservare che la paura era scomparsa, avevo solo dei brividi che mi correvano veloci lungo la schiena ma niente di che rispetto la violenta crisi isterica del primo episodio!
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Vecchio 10-05-2010, 23.03.55   #14
dafne
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Conoscevo un tizio che aveva paura della paura della paura.

Però lui mi raccontava di un tale che riusciva ad avere paura della paura della paura della paura della paura. Mah, sarà vero?
E' un modo ironico per dire che sono tutte pippe?
Io invece credo che spostare il fuoco da una paura specifica a una sensazione più allargata possa aiutare, anche se le paure specifiche nel loro dettagliarsi possono essere osservate generando meno panico.

Osservare le proprie paure può dirci molto su noi stessi ma scoprire che esiste, se esiste, un passo da fare prima per poterle accettare può essere una strategia per non farsi bloccare.

Quando ho sofferto di attacchi di panico non sapevo cosa fossero, mi sentivo solo incredibilomente stupida a sentirmi così, come se stessi per morire.
E meno male che non sapevo che era una patologia perchè probabilmente mi sarei fatta travolgere..ma questa è un'altra storia.

La sensazione che ricordo meglio è quella di quando sono riuscita a trovare una scappatoia, me lo ricordo bene perchè anche adesso alla mia parte razionale pare un'assurdità.
L'unico modo per superare il gelo e l'angoscia che salivano dalle gambe era respirare, anche se respirare implicava inevitabilmente che sentivo maggiore la possibilità di morire. Me lo ricordo bene quel pensiero "se respiro appena non sembrerà che mi muovo e non succederà niente".

Così per il dolore, quando ho sofferto di coliche l'unico modo per uscirne era lasciare che le ondate di dolore si espandessero nella pancia.(sempre respirando )

Alla fine credo che sia quell'accettare di cui non siamo capaci, quel lasciarsi andare che genera in noi un conflitto enorme perchè ci mette di fronte a una possibile fine.

Se percepisco una paura istantaneo scatta quel "non devo/non posso/non serve", la negazione della paura genera ancora maggiore attrito, non permettersi di viverla ci spinge ancora più lontano.

E' una forza repulsiva diceva Uno, io non ho ancora capito bene in che senso mi sà ma sò che finchè mi ostinerò a combattere certe paure, a non concedermi di averle (e non a puro livello di raziocinio ma con la pancia) queste continueranno non solo ad esistere ma a rinforzarsi.

Vedo bene quello che dici Sole, il mancato controllo del corpo, un corpo che reagisce da solo mentre noi vorremmo fare tutt'altro. Accettare una paura non significa abbandonarsi alla furia della tempersta ma dire si, ho ragione ad avere paura e per questa paura che ho devo trovare una soluzione.

Non credo che sia un problema solo femminile Diamantea, anche se per cultura e predisposizione forse noi siamo più propense a farci difendere, a farci aiutare, ad aspettare una soluzione più che trovarla (e mò Filo affila i coltelli ) mentre per un uomo il farsi prendere dal panico forse viene più facilmente legato a una perdita di virilità per cui cercano di sforzarsi di più per evitarlo ma è puro giro discorsivo, quello che conta è capire se esistono dei modi, delle strategie, per dare ad una paura la possibilità di essere "solo" una paura e non diventare un fattore debilitante, penso.


Ps
Fatico anch'io a considerare l'attacco di panico come un fattore per sentirsi vivi Red, a parte che Uno ha specificato che parlava con Gris ma ogni tanto mi capita di pensare a quel discorso su fatti che ci colpiscono e che non vengono digeriti, metabolizzati e che rimangono in sospeso in attesa di ricapitolare ciucciando fiumi di energia. Il pensiero che lego a quelle situazioni è di mancanza di fuga, di scappatoia, una via senza sbocco. Forse il sentirsi vivi è legato al dopo

In ogni caso ogni cosa che inizia è destinata a finire, purtroppo può ripetersi ma deve comunque finire. Questo mi aiuta sempre molto..
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Vecchio 10-05-2010, 23.18.35   #15
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Un'altro piccolo pensiero, c'è una sorta di spazio mentale in cui queste paure proliferano, forse capita solo a me e quindi chiedo.

Spesso una paura nasce nella mente che immagina cosa stà andando a fare e immagina anche tutte le possibili, disastriose conseguenze. Quella che io chiamo come paura della paura agisce quasi esclusivamente in questo piano, secondo me, perchè nel preciso momento in cui prende una forma..ehm..più materiale ecco che diventa meno pesante.

Cerco di spiegare.E un pò come dover fare la doccia in un bagno un pò freddo, alle volte mi blocco pensando che non ho voglia di svestirmi, che avrò freddo, che mi prenderò il raffreddore..ecc
Il mio corpo percepisce i brividi anche se nemmeno cerco di togliermi il maglione e finisce che la doccia la rimando al giorno dopo.

Alle volte invece blocco i pensieri, e l'immaginazione assieme a loro, faccio svelta e m'infilo sotto l'acqua calda.

Ora, mi stò chiedendo dove voglio arrivare ma penso che alla fine, quale che sia la paura e il suo grado di potenza su di noi, due siano le cose che posso fare, riconoscere che posso avere paura, legittimare la sua esistenza e poi mettermi fisicamente nella situazione che mi permette di affrontarla.

Forse le piccole paure sono esercizi di palestra per affrontare quelle un pò più grandi, chi lo sà, in questo momento sò benissimo cosa vorrei evitare come la peste ma sò anche che se continuo a rimuginare nel mentale non ne uscirò bene. Posso sopravvivere senza affrontarla mai direttamente ma non è quello che voglio. Sopravvivere non basta. La paura non può essere cancellata o eliminata ma ci si può convivere, o almeno spero..

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Vecchio 10-05-2010, 23.58.17   #16
griselda
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Ho letto in giro e oltre a ciò che abbiamo detto pare che la repressione della rabbia, dell'eros facciano scattare gli attacchi di panico.
Ma come dici tu Daf anche il cambio di respirazione, dovuti alla repressione delle emozioni, e a quella che viene definita la corazza psicosomatica della bioenergetica.
Mi domandavo se il rebirthing che insegna a respirare potrebbe essere, per me, una via di uscita, visto che i miei blocchi energetici non riesco a sbloccarli perchè non riesco a fare bene la ricapitolazione?
Io è da qua qualche tempo non lo so quantificare, ma tanto, che ho un senso di costrizione proprio dall'ombelico allo sterno è come se avessi una cintura stretta che mi impedisce di respirare bene e di espandere la cassa toracica.
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Vecchio 11-05-2010, 00.35.35   #17
stefano
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Un'altro piccolo pensiero, c'è una sorta di spazio mentale in cui queste paure proliferano, forse capita solo a me e quindi chiedo.

Spesso una paura nasce nella mente che immagina cosa stà andando a fare e immagina anche tutte le possibili, disastriose conseguenze. Quella che io chiamo come paura della paura agisce quasi esclusivamente in questo piano, secondo me, perchè nel preciso momento in cui prende una forma..ehm..più materiale ecco che diventa meno pesante.

Cerco di spiegare.E un pò come dover fare la doccia in un bagno un pò freddo, alle volte mi blocco pensando che non ho voglia di svestirmi, che avrò freddo, che mi prenderò il raffreddore..ecc
Il mio corpo percepisce i brividi anche se nemmeno cerco di togliermi il maglione e finisce che la doccia la rimando al giorno dopo.

Alle volte invece blocco i pensieri, e l'immaginazione assieme a loro, faccio svelta e m'infilo sotto l'acqua calda.

Ora, mi stò chiedendo dove voglio arrivare ma penso che alla fine, quale che sia la paura e il suo grado di potenza su di noi, due siano le cose che posso fare, riconoscere che posso avere paura, legittimare la sua esistenza e poi mettermi fisicamente nella situazione che mi permette di affrontarla.

Forse le piccole paure sono esercizi di palestra per affrontare quelle un pò più grandi, chi lo sà, in questo momento sò benissimo cosa vorrei evitare come la peste ma sò anche che se continuo a rimuginare nel mentale non ne uscirò bene. Posso sopravvivere senza affrontarla mai direttamente ma non è quello che voglio. Sopravvivere non basta. La paura non può essere cancellata o eliminata ma ci si può convivere, o almeno spero..


è una sorta di "chiacchiericcio mentale" che per me è addirittura alla stregua di un inganno o cmq come un Rimuginare antecedente alla situazione.
non fa altro che caricare di tensione ulteriore.
penso possa essere utile ad esempio direzionare la mente altrove quantomeno agli inizi oppure forzare il silenzio e concentrarsi su quello che si sta facendo.
facendolo quel rumoreggiare pian piano passa.
a volte anche di colpo mentre si fa e si prende dimestichezza con la situazione.

Stasera ho fatto un concerto con la banda del paese.
mi era stata assegnata una parte da solista (Clarinetto) di un brano stile jazz.
io che non amo fare il solista (sembrerà magari strano conoscendomi qui) avevo inizialmente parecchia paura di sbagliare.
la mente cominciava a volermi far demordere con frasettine del tipo "non sei capace" , "è inutile che ci provi tanto sbaglierai".
addirittura durante le prove (ne ho fatte tre prima del concerto) mi accorgevo di respirazione accelerata (cosa dannosissima con il clarinetto) e quasi senso di vuoto (non saprei spiegarlo meglio)
al che mi sono "forzato" nel senso che mi sono detto "sono più forte io di questa paura".
Stasera al concerto ho suonato molto bene.
la paura era ancora li, ma in questo modo penso di essere riuscito a viverla e tenerla sotto controllo.
c'è voluta maggiore attenzione, maggiore sforzo, ma alla fine ora ho superato una prova
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Vecchio 11-05-2010, 00.39.56   #18
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E' un modo ironico per dire che sono tutte pippe?
Non tutte, non intendevo certo sminuire i discorsi, anzi. Volevo solo far riflettere sul fatto che la "paura della paura" se guardata bene, non esiste.
E' solo uno spostamento, un'anticipazione. Alla fin fine abbiamo paura di qualcosa e l'anticipare e l'essere abituati ad avere paura fa la fa scattare prima. Ma avete già visto, in un modo o nell'altro, come la mente allarga le paure, rendendole molto più espanse di quelle che sono. Il solo rientare nel corpo fa assumere loro la reale dimensione. Quella va ascoltata, non l'altra.
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Vecchio 11-05-2010, 00.41.00   #19
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Spesso una paura nasce nella mente che immagina cosa stà andando a fare e immagina anche tutte le possibili, disastriose conseguenze. Quella che io chiamo come paura della paura agisce quasi esclusivamente in questo piano, secondo me, perchè nel preciso momento in cui prende una forma..ehm..più materiale ecco che diventa meno pesante.
Ecco, appunto, come dicevo sopra. E' l'esatto opposto... quello che la mente immagina è generato dalla paura (che in automatico si cerca di non sentire), non viceversa.
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Vecchio 11-05-2010, 09.20.03   #20
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Scusate l'entrata, forse anche un pochino ot.
Quindi significa che panico e ansia possono significare che qualcosa di represso sta facendo pressione e "tracima" in questo modo? E che la stessa origine possono avere le somatizzazioni?
(tutte domande non proprio disinteressate )
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Vecchio 11-05-2010, 11.39.11   #21
stefano
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Scusate l'entrata, forse anche un pochino ot.
Quindi significa che panico e ansia possono significare che qualcosa di represso sta facendo pressione e "tracima" in questo modo? E che la stessa origine possono avere le somatizzazioni?
(tutte domande non proprio disinteressate )
beh direi proprio di si secondo me
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Vecchio 17-05-2010, 13.27.36   #22
dafne
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Ecco, appunto, come dicevo sopra. E' l'esatto opposto... quello che la mente immagina è generato dalla paura (che in automatico si cerca di non sentire), non viceversa.

Ci ho messo un pò ma forse ho capito cosa volevi sottolineare, la differenza tra paura e pippa in pratica

Anticipiamo la paura con la mente, si, vero, perchè ripeschiamo nel passato..forte, pare un ossimoro, vado nel futuro perchè vivo nel passato, slittando completamente (snobbando proprio) il presente.(il rientrare nel corpo che citi?)

muble muble
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