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Vecchio 15-12-2006, 00.41.48   #1
Ray
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Predefinito ingurgitare vs assaporare

E' sicuramente molto importante occuparsi di cosa si mangia ma, credo, lo sia ancora di più occuparsi del come.

Le varie discipline esoteriche e neanche più tanto esoteriche di tutto il mondo tramandano l'importanza di un certo tipo di alimentazione. Le più serie (o quelle meglio tramandate) in relazione al tipo di Lavoro che si sta facendo. Ne consegue che tramandano anche le varie proprietà visibili e invisibili dei vari cibi e metodi di elaborazione degli stessi... e magari ci sarà modo di occuparsene in maniera più o meno leggera in questa sezione.

Il fatto è che se non si fa un minimo (eufemismo) di attenzione sul come si assumono i cibi, le proprietà di cui sopra valgono assai poco. Come dire che, se invece di gustare ingurgitiamo, ci perdiamo tutto il "succo" di quel che assimiliamo... anzi assimiliamo solo la minima parte di quel che immettiamo.

Qui viaggiano due discorsi collegati... uno sulla qualità e uno sulla quantità. Per la quantità potremmo dire che più sono viglie, più mi "sto a sentire" quando mangio e più sono in grado di capire effettivamente quanto mangiare. Si scopre quasi subito, per esempio, che siamo abituati a mangiare assai più di quel che ci basta ottenendo l'effetto di stancarci (per eccessiva digestione) invece di ricaricarci (pensate ai bambini che appena finito di mangiare sono carichi e ai "grandi" che gli serve la pennichella).

Per la qualità possiamo accannare due cose. Se mi osservo, se mangio con presenza, cercando di mettere tutto me stesso in quel che faccio, gustando e assaporando (e godendo possibilmente) e soprattutto senza fretta, ottengo che assorbo molto di più da quel che mangio, anche quella parte "sottile" che fa la differenza tra un cibo prodotto in un certo modo (per esempio biodinamico) e una merendina industriale (sempre per esempio). L'altra cosa che ottengo è che divento sempre più capace di sentire cosa il mio corpo richiede, quali alimenti è meglio che mangio oggi e quali no e così via... capacità diciamo "istintiva" che abbiamo sotterrato da tempo.

Bon, un paio di spunti...
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Vecchio 15-12-2006, 03.09.46   #2
Haamiah
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Una cosa che ho notato spesso è quanto molte persone siano 'preoccupate' nel pensare a mangiare, ma non tanto appunto pensando alla qualità e quantità che servono realmente, semmai alla frequenza, metodicità nel 'dover' mangiare.

Faccio un esempio, poniamo che si vada ad un matrimonio, come si sa, in quei casi la maggior parte delle persone si ingozza fino a rasentare l'esplosione , se io mangio tanto, molto più di quello che mi serve, come minimo sto male il giorno dopo, e come minimo salto la cena, o il pranzo successivo.....quello che mi lascia sbigottita è come molti dopo aver mangiato in una sola volta quello che sarebbe bastato per 10 giorni o più, riescano poi a rimangiare senza saltare neppure un pasto .....poi magari ci si lamenta di aver messo su la pancetta

Se invece si pensasse veramente ad assaporare i cibi, mettendo attenzione in quello che si fa, ascoltando il proprio corpo, che inequivocabilmente quando è sazio ce lo comunica...tipo...please, ti prego, stop...se adottiamo il sistema che ogni qual volta che per qualunque motivo si sgarra, se saltiamo il pasto successivo, eventulamente sostituito con una buona tisana, magari digestiva, assicuro che non si muore per carenza di cibo....saltare un pasto in questi casi, non so se si possa chiamare piccolo digiuno, però anche se alcuni ritengono che saltare anche un solo pasto faccia male, penso che in questi casi invece sia un modo veloce e sano di ristabilire l'equlibrio corporeo che è stato rotto da una sovralimentazione più che scorretta.....

Poi ognuno farà quello che sente giuisto per sè....pure esplodere
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Vecchio 15-12-2006, 09.27.22   #3
griselda
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Vorrei domandare se secondo te è meglio mangiare ai pasti oppure aspettare che lo stomaco faccia quel grugru che di solito avvisa che gli serve cibo. È facile sedersi a tavola anche per abitudine. Vi ricordate quando sentivamo dire “hai gli occhi più grandi dello stomaco?” che voleva significare mangi più di quello che in effetti hai bisogno perché ti fai prendere dalla golosità. Quindi si può mangiare anche per un motivo diverso dalla fame, se uno tenesse a mente questo forse il gru gru potrebbe essergli utile come cartina tornasole.
Ho notato che dopo i 40 anni aumenta il sonno dopo cena negli uomini, anche se mangiano meno, che sarà?
Ho sentito dire che i carboidrati aumentano il sonno serale è vero? A me sembra che vi sia invece proprio un mutamento fisiologico come se la digestione rallentasse ed anche il minor apporto di cibo non modifica questa sonnolenza serale.
Ricordo di aver sentito dire che il masticare molto aiuta oltre che a digerire meglio, a stancare le mandibole che scaricano la tensione senza la necessità di mangiare di più, dando un senso di sazietà maggiore, sarà vero?
Ora una domanda da profana mi piace molto l’idea di mangiare con attenzione, perché è invece nella normalità mangiare di fretta e pensando al lavoro che dovrà riprendere dopo poco, ovvero si pensa a come organizzarsi oppure si guarda la tv oppure si chiacchiera e l’attenzione va da tutte le parti tranne in quello che si sta facendo.
Quando parli di mancanza di assimilazione di sostanze sottili, intendi che ingrassiamo ma non ci nutriamo?
Cosa nutrono le sostanze sottili?
Dalla capacità istintiva che abbiamo perso è come se ci fossimo spostati su: non ho fame adesso penso a cosa stuzzica la mia fantasia e lo mangio. Pur non avendo mai sofferto la fame è come se avessimo paura di morirne.
Bello questo thread
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Vecchio 15-12-2006, 10.41.45   #4
Uno
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Una cosa che ho notato spesso è quanto molte persone siano 'preoccupate' nel pensare a mangiare, ma non tanto appunto pensando alla qualità e quantità che servono realmente, semmai alla frequenza, metodicità nel 'dover' mangiare.
molti lo fanno anche con i libri, le informazioni....... con oggetti di shopping etc
e mettono su "grasso" mentale che offusca, o "grasso" nel guardaroba che riempie l'armadio etc....
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Vecchio 16-12-2006, 03.24.35   #5
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molti lo fanno anche con i libri, le informazioni....... con oggetti di shopping etc
e mettono su "grasso" mentale che offusca, o "grasso" nel guardaroba che riempie l'armadio etc....

Sicuramente è come dici (vi è possibilità alcuna di discordare? )

però.....uhmm, poniamo che una persona si alimenti, proprio per evitare di pensare troppo a cosa cucinare/mangiare, sempre con uno stesso cibo, ovviamente quello di cui più gli piace il gusto, per es. qui in Italia il classico pastasciuttomane, perchè pensa, se non mangio pasta, che mangio? Infatti non esistono altri cibi..... comunque, è vero che la pasta se ben condita è buona, nutriente, è un piatto veloce etc etc. però quella persona che è più che soddisfatta di ciò che mangia, pensa pure di nutrirsi sano....non sa invece che mangiando in tal modo si sta intossicando con quel gusto......mi spiego meglio, in MTC (medicina trazionale cinese) cercando di essere sintetica al massimo....assumere sempre uno stesso cibo, significa assumere sempre uno stesso sapore, che è legato ad un determinato elemento, in tal caso i cereali sono considerati come sapore 'dolce', legati all'elemento terra, sentimento collocato in tale elemento, il pensiero....che può divenire pensiero ossessivo;
quindi, dulcis in fundo, è il caso di dirlo, visto che di sapore dolce si parla, quella persona che ha agito in tal modo proprio per evitare di pensare troppo, ciò gli si ritorce contro.....e se la manifestazione del disequilibrio giungerà a livello fisico andrà a manifestarsi su stomaco/milza-pancreas.

Se invece si segue una dieta varia, senza mangiare troppo, ma mangiando ciò che ci serve, e non solo ciò che ci piace, ma anche ciò che ci piace, cercando di saper scegliere sempre cibi sani e genuini, cogliendo di tali cibi anche la loro parte 'sottile', che ci nutrirà già nel momento in cui li si cucina,
- l'essenza del cibo viene rilasciata proprio durante la cottura, che è pure la parte più importante....infatti se si sta molto tempo ai fornelli, in parte passerà l'appetito, essendoci già nutriti di quell'essenza....- in tal modo si starà sempre in buon equilibrio, in ottima forma, e pronti, eventualmente, ad assaporare anche nuovi gusti......


Per Gri...si penso che quel grugru di cui parli non sia male, piuttosto penso che dovremmo preoccuparci a non sentirlo mai quando andiamo a tavola....sarà forse indice che non sentendo questo stimolo, veniamo avvisati che abbiamo mangiato più di quanto ci serviva? Quindi sentire gli stimoli mi pare giusto......

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Vecchio 16-12-2006, 11.07.32   #6
Sole
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"Lo stare ai fornelli" ha anche un'altra funzione importante e cioè trasferire nel cibo che cuciniamo, noi stessi.
La vedo un pò come una prima assimilazione, per cui compenetrazione tra noi e quegli elementi sottili famosi di cui si parla e non solo un rilascio di essenza del cibo che sarebbe un nutrimento passivo. Prendere coscienza invece permette di compartecipare tra noi e quegli elementi.

Stessa cosa di quando si costruisce con le nostre mani un oggetto o chi per lui.

Ecco perchè accade che se a cucinare è qualcuno a cui "rode" i cibi saranno diffcilmente assimilabili/digeribili perchè chi opera non ha ben digerito qualcosa e lo trasferisce nell'opera.


p.s.
E' interessante ricollegare questa discussione con questa qui


Ultima modifica di Sole : 16-12-2006 alle ore 11.12.07.
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Vecchio 16-12-2006, 14.04.56   #7
Uno
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Sicuramente è come dici (vi è possibilità alcuna di discordare? )
Certo che c'è la possibilità, bisogna solo accettarne le conseguenze, cioè che io possa rispondere (e vale anche in situazioni contrarie)

Citazione:
proprio per evitare di pensare troppo a cosa cucinare/mangiare
Questo è il succo trasportabile in tutte le situazioni, far entrare qualcosa senza sapere cosa, senza selezionare, senza porsi il problema delle conseguenze, di quello che produrrà.............. quindi per una naturale conseguenza ciò che uscirà sarà ugualmente incosciente
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Vecchio 16-12-2006, 16.48.01   #8
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Questo è il succo trasportabile in tutte le situazioni, far entrare qualcosa senza sapere cosa, senza selezionare, senza porsi il problema delle conseguenze, di quello che produrrà.............. quindi per una naturale conseguenza ciò che uscirà sarà ugualmente incosciente

Secondo me è qui che sta il problema.
Cioè se tutti si " sapesse essere " coscienti di ciò che si fa, di ciò che si mangia, e di ciò che si pensa...beh...suppongo che i problemi potrebbero essere minori rispetto a quelli che sono in qualisiasi campo.
Il punto è che, rimanendo in tema, ciò di cui ci si nutre ( seguo l'eufemismo di Ray ) lo si vede solo come " cibo " e nulla di più. Beninteso...è considerabile come tale ma si dovrebbe anche comprenderne la dinamica che segue al nutrimento in relazione alle " sostanze sottili " cosa che, mi pare, sia abbastanza complicata oggi più che mai.
Se si ingurgita per il semplice gusto di mangiare o perchè il nostro istinto ci dice di farlo( qundi senza coscienza ) non si farà altro che assecondare un normale procedimento fisiologico del corpo. Questo mi porta a pensare che il " corpo " non lo si conosce affatto e che per portere rientrare in sintonia con quegli elementi qualitativi del cibo non si possa non passare dalla conoscenza dei meccanismi non soltanto materiali che vi sono alla base....ma qui mi pare di dire una cosa gia detta..no?
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 17-12-2006, 01.15.25   #9
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Certo che c'è la possibilità, bisogna solo accettarne le conseguenze, cioè che io possa rispondere (e vale anche in situazioni contrarie)

Caspita Uno questa è una delle tue risposte che mi piace di più........meditate gente.....meditate......



Citazione:
Questo è il succo trasportabile in tutte le situazioni, far entrare qualcosa senza sapere cosa, senza selezionare, senza porsi il problema delle conseguenze, di quello che produrrà.............. quindi per una naturale conseguenza ciò che uscirà sarà ugualmente incosciente
[/quote]


Capisco ciò che intendi e concordo ()
Porsi il prolblema di ciò che si fa entrare sta alla base di qualunque ricerca cosciente, certo si potrà replicare...come si fa a sapere se è cosciente? ......non lo potremmo sapere se non attendendo i frutti che produrrà......






Tornando in topic in questo momento della mia vita, devo dire che pensare a ciò che si mangia, che si pensa e che si fa.....mi sono resa conto più che mai di quanto sia importante.....beh se non lo capiamo con le buone, lo capiamo con le cattive........
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Vecchio 23-12-2006, 15.34.48   #10
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Predefinito Prima piccola osservazione

Mi sono osservata: quando ingurgito è perché devo calmare qualcosa dentro di me col cibo.
Riesco ad assaporare quando invece il cibo è qualcosa di nuovo un sapore che non conosco. Allora assaporo, ci metto attenzione per capire che gusto ha che sapore ha, se assomiglia a qualcos’altro se il gusto è buono, se mi piace, se amaro dolce…insomma presto molta attenzione a quel cibo.
Il colmo è che ho sempre pensato di mangiare per vivere e non vivere per mangiare perché ho sempre mangiato poco, senza accorgermi che il cibo mi serviva per saziare qualcosa… appagare quel qualcosa che neppure sapevo e riuscivo a vedere da dove arrivava. Ma quanto si dorme? Tutto meccanico e giù ad ingurgitare cibi di cui non abbiamo bisogno e che ingrassano ( cosa ingrassano?) senza nutrire.

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Vecchio 23-12-2006, 15.49.02   #11
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Il punto è che, rimanendo in tema, ciò di cui ci si nutre ( seguo l'eufemismo di Ray ) lo si vede solo come " cibo " e nulla di più. Beninteso...è considerabile come tale ma si dovrebbe anche comprenderne la dinamica che segue al nutrimento in relazione alle " sostanze sottili " cosa che, mi pare, sia abbastanza complicata oggi più che mai.
Riparto da questa frase di Jez, anche se sono usciti molti spunti interessanti che sarebbero un po' tutti da seguire.

E' vero che il cibo è ciò di cui ci si nutre e stop, il fatto è che oggidì per cibo si intende solo la parte materiale degli alimenti... invece ci nutriamo di molto altro, delle parti non materiali degli alimenti e anche di cose che non sono considerate alimenti in senso stretto (presente il senso di sazietà che può prendere dopo aver ascoltato con immersione poniamo una sinfonia?)

Il fatto è che noi non ci nutriamo proprio della parte fisica degli alimenti. Qui ribalto un po' il discorso e gli scienziati possono anche inorridire ma proprio loro dovrebbero rendersi ben conto di quanto diciamo, dato che studiano la digestione, o meglio l'assimilazione.

Quando dico che non ci nutriamo della parte fisica dei cibi intendo che neanche una cellula di quel che mangiamo diventa una nostra cellula. Quel che avviene, in estrema sintesi, è una trasformazione energetica di ciò che ingeriamo... un solve di qualcosa che assomiglia a noi e un coagula degli elemanti essenziali (energia) in rispetto alle "forme" (formule) presenti in noi... in modo che diventi davvero parte di noi. In termini normali: nessuno di noi ha una cellula di fragola dopo averne mangiato, ma costruisce cellule sue usando l'energia estratta dalla fragola.

Ora, più l'Attenzione è attiva, più la Presenza è ampia nel ingerire, e se vogliamo anche dopo (ma anche nel cucinare ecc, come è stato detto) più questo solve è profondo. Ne conseguirà anche un migliore coagula anche se non è proprio automatico ma bon, tralasciamo per il momento.

Questo riaggancia assieme quantità e qualità. Se mi mangio una fragola dormendo il solve si limita al meccanismo automatico corporeo minimo indispensabile e, oltre ad avere bisogno di molte fragole per sentirmi soddisfatto, certi apporti delle fragole non li avrò mai, invece se la mangio con "l'anima" me ne basteranno pochissime e ne trarrò tutto quel che possono darmi.

La parola "soddisfazione" che ho usato non è scelta a caso... pensate al goloso, non è mai soddisfatto...
Altra questine i sapori (approfondiremo)... ci nutriamo di quelli molto più di quel che si può pensare, così come gli odori (impressioni in genere sarebbe da dire), come è stato detto mi pare, cucinando già mi sazio...
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Vecchio 25-09-2011, 07.57.08   #12
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Sono un po' il riassunto delle regole del mangiare piano, gustarsi le cose, e non mangiare davanti alla televisione o al computer.

Mangiare deve essere un atto sacro, metterci l'anima è un po' difficile. Non riesco ad immaginarmi io mentre mangio un po' di pasta e chiudo gli occhi in un espressione estatica per ogni boccone. Sicuramente quello che è più facile e divorare tutto, appena torni per la fame repressa, mangiando più col riempimento di stomaco che altro.
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Vecchio 25-09-2011, 11.33.57   #13
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Sono un po' il riassunto delle regole del mangiare piano, gustarsi le cose, e non mangiare davanti alla televisione o al computer.

Mangiare deve essere un atto sacro, metterci l'anima è un po' difficile. Non riesco ad immaginarmi io mentre mangio un po' di pasta e chiudo gli occhi in un espressione estatica per ogni boccone. Sicuramente quello che è più facile e divorare tutto, appena torni per la fame repressa, mangiando più col riempimento di stomaco che altro.
Però si potrebbe provare a sedersi a tavola ricordandoci di noi , schiaffeggiare brutalmente quella parte che vorrebbe portare i rebbi e anche il resto della forchetta colma di pasta alla bocca e rendere onore alla pietanza che ci sta davanti . Ho sempre subito il fascino della preghieria , delle parole di ringraziamento che si vedono recitare prima di dare inizio al pranzo, credo che aiutino a dare il giusto senso all'atto .
Non mi è facile introdurre questo rito in famiglia , ma sto provando a farlo mentalmente e mi concedo il tempo si osservare i colori del cibo nel piatto e mi sforzo di godere del profumo oltrechè del gusto ....
Questo è e sarà il mio impegno a tavola , unitamente a quello di non cedere alla tentazione di mangiare in fretta o di ingurgitare cibo mentre sto facenso altre cose.
P.S. Uno, manca la faccina del giuramento .....(quella che ti spara se non lo mantieni c'è già )
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Vecchio 25-09-2011, 12.17.31   #14
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Ma in realtà quando abbiamo fame, di che fame abbiamo? Perchè abbiamo bisogno di gettarsi sul piatto, soltanto per sopravvivenza, o perchè ci mancano le calorie?

Non credo proprio. E se tutto quello che non mangiamo in altri contesti, lo riapplichiamo a pranzo?
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