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Vecchio 19-09-2007, 16.05.11   #26
RedWitch
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se lasci che ti travolga si, cerchi di evitare di crescere.. ma attaccarsi significa anche per esempio evitare ciò che ci fa paura... non dico che bisogna andare in giro a lanciar sfide alla paura... sarebbe da matti, ma se normalmente, vivendo mi capita una cosa che mi suscita paura e faccio di tutto per evitare quella cosa, compreso negarla.. qualcosa non va, perdo le energia che impiego per evitare il confronto e non guadagno quelle che mi deriverebbero dall'affrontarla.
Quindi, se evito la paura (e la nego), ho esclusivamente una perdita di energia (quando succede in effetti dopo, mi sento senza forze) mentre se la osservo e la affronto, c'è quel ricircolo che dicevi qualche post sopra.. cedo , ma anche rientra...
E le energie che spreco per evitare qualcosa, fanno parte degli infiniti rivoli in cui perdiamo energie...


ps: grazie infinite per questa risposta Uno era quella che cercavo da tempo

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La supersti-zione è sinteticamente l'azione di rimanere superstiti offrendo dei gesti, doni, sacrifici etc in cambio della vita... oggi i doni si sono trasformati in sottospecie di rituali senza capo ne coda, vedi il gatto nero o la scala in una superstizione basica. Se saliamo è l'uso di qualsiasi cosa che ci sembra che in passato abbia dato un risultato... a volte il risultato c'è, c'è stato, a volte no... la superstizione in se in senso assoluto non è errata, è neutra, lo è quando mantiene in vita azioni, ripetivitò che non hanno scopo e fine... insomma siamo molto più superstiziosi di quello che si crede... e non solo in termini di malocchio e simili... anche quando ci mettiamo sempre dietro alla stessa coda nella cassa del superemercato... o quando consideriamo tizio a priori per una cosa che ci ha fatto anni prima...
Si capisce?
Sì si capisce. Ci sono quindi superstizioni che acquisiamo (senza conoscerne il senso), tipo il gatto nero, e ci sono delle superstizioni che ci creiamo ad hoc. Per esempio mi vesto sempre nello stesso modo quando affronto qualcosa di importante (per me) perchè credo che una volta mi abbia dato un risultato avere in dosso quegli abiti, oppure se ho un insoluto con una persona, continuo a considerarlo solo per una determinata cosa, che mi è rimasta impressa (nel bene e nel male), non vediamo altro che quella e se una persona ce la ricorda, stessa storia... inneschiamo una specie di "rito" senza nemmeno accorgercene
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Vecchio 19-09-2007, 16.28.15   #27
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Mannaggia... ed io che ho sempre l'illusione che "tutto la mente può"!
Ci ritorno con calma ... ora il lavoro chiama
In un certo senso la mente tutto può... ma lavora con quello che arriva e che esiste da prima della mente, materiale più grezzo, teoricamente può plasmare questo materiale come vuole... ma dalla teoria alla pratica ne corre... non basta ripeterselo mentalmente un pò di volte (parlo in generale).
Quindi è importantissimo conoscere questo materiale, sapere come arriva (da dove è piuttosto complicato e praticamente non serve, non sto parlando in senso psicologico) come lavora in noi, dove si deposita se si deposita, che effetti ci fa etc etc.
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Vecchio 19-09-2007, 16.39.04   #28
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se lasci che ti travolga si, cerchi di evitare di crescere.. ma attaccarsi significa anche per esempio evitare ciò che ci fa paura... non dico che bisogna andare in giro a lanciar sfide alla paura... sarebbe da matti, ma se normalmente, vivendo mi capita una cosa che mi suscita paura e faccio di tutto per evitare quella cosa, compreso negarla.. qualcosa non va, perdo le energia che impiego per evitare il confronto e non guadagno quelle che mi deriverebbero dall'affrontarla.



La supersti-zione è sinteticamente l'azione di rimanere superstiti offrendo dei gesti, doni, sacrifici etc in cambio della vita... oggi i doni si sono trasformati in sottospecie di rituali senza capo ne coda, vedi il gatto nero o la scala in una superstizione basica. Se saliamo è l'uso di qualsiasi cosa che ci sembra che in passato abbia dato un risultato... a volte il risultato c'è, c'è stato, a volte no... la superstizione in se in senso assoluto non è errata, è neutra, lo è quando mantiene in vita azioni, ripetivitò che non hanno scopo e fine... insomma siamo molto più superstiziosi di quello che si crede... e non solo in termini di malocchio e simili... anche quando ci mettiamo sempre dietro alla stessa coda nella cassa del superemercato... o quando consideriamo tizio a priori per una cosa che ci ha fatto anni prima...
Si capisce?
Leggendo mi accorgo di quanto sia stata palese questa cosa, ogni volta che ho evitato situazioni che mi facevano paura (confronti irrisolti) mi si sono (e ancora accade per alcune cose) riproposte in maniera più intensa e meno evitabile, e così allo stesso man mano perdevo energie riguardo quel confronto che esitavo ad affrontare ingigantendo dentro di me il disagio interiore e pratico. Eppure pur essendo consapevole del meccanismo per certe cose sembro un cane che si morde la coda. Allora come sbloccare questa ripetività consapevole che attuo visto che non mi basta averla compresa e motivata?
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Vecchio 19-09-2007, 17.56.03   #29
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Leggendo mi accorgo di quanto sia stata palese questa cosa, ogni volta che ho evitato situazioni che mi facevano paura (confronti irrisolti) mi si sono (e ancora accade per alcune cose) riproposte in maniera più intensa e meno evitabile, e così allo stesso man mano perdevo energie riguardo quel confronto che esitavo ad affrontare ingigantendo dentro di me il disagio interiore e pratico. Eppure pur essendo consapevole del meccanismo per certe cose sembro un cane che si morde la coda. Allora come sbloccare questa ripetività consapevole che attuo visto che non mi basta averla compresa e motivata?
Anche a me capita di sfuggire situazioni che mi fanno paura, anche se così non si fa che ingigantire la paura e rendere il confronto inevitabile, quando si ripresenta questa situazione.

L'unico sistema che conosco è affrontarla.... a volte bene, a volte peggio, ma affrontarla.... e a volte ci si accorge che evitando ripetutamente una situazione abbiamo moltiplicato la paura.... mentre affrontandola l'energia spesa ad evitare si è incanalata nell'affrontare.... e magari mi accorgo che quella data situazione non era così terribile come la immaginavo....
Così quando si ripresenterà, conoscerò già la mia reazione e avrò meno paura....
Ho visto che a volte si ha paura di ciò che non si conosce....
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Vecchio 19-09-2007, 21.51.23   #30
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In un certo senso la mente tutto può... ma lavora con quello che arriva e che esiste da prima della mente, materiale più grezzo, teoricamente può plasmare questo materiale come vuole... ma dalla teoria alla pratica ne corre... non basta ripeterselo mentalmente un pò di volte (parlo in generale).
Quindi è importantissimo conoscere questo materiale, sapere come arriva (da dove è piuttosto complicato e praticamente non serve, non sto parlando in senso psicologico) come lavora in noi, dove si deposita se si deposita, che effetti ci fa etc etc.

.... cibo buono ... si prospetta una cenetta coi fiocchi...

Si si lo so con calma

Dunque centra anche l'alchimia, non ne so molto (anzi meno urge giretto in discussione che ho visto) però quando si parla di materiale.. deposito.. ecc... mah..

Ricapitolando la paura è un'emozione che mette un freno all'essere.. equilibrata è un bene (sopravvivenza) disequilibrata ti limita (chiusura).
Affrontarla è un "dovere" per poterla superare o almeno equilibrarla, evitarla porta ad uno scompenso, manifestandosi altrove...

Ma in tutto questo mi sfugge qualcosa...

Se mi chiedo che paure ho, direi che ho paura degli scarafaggi ma è più repulsione che paura.. ho paura di andare da sola in giro la sera, ma è più per sopravvivenza che per paura...
L'unica paura che sento tale.. è la paura che proverei di fronte a ciò che non posso comprendere..
Come la paura che proverei se dovessi attraversare una strada buia sapendo con certezza che non c'è nessun essere umano per oltre 10 km.... avrei paura del buio perché è ignoto... cela.. nasconde..

-- mi sfugge ---
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Vecchio 20-09-2007, 01.55.13   #31
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Diverso è il discorso aver paura ma affrontarla, in un certo senso è vinta... ma la partita s'ha da giocare comunque, quindi il brividino sulla schiena (visto che siamo in esoterismo) che indica uno scambio di potenziale tra il davanti (dove cedo) e il dietro (dove assorbo).
Con una paura cedo repentivamente parecchio di qualcosa che non definiamo, possiamo dire energia, ma non è precisissimo. Ma ciò che esce rientra... quindi se è molto veloce ecco che ci ricarichiamo e anche eliminiamo a volte dei blocchi... la cui manifestazione più visuale e fisica è un singhiozzo....
Etc etc.....
Di fatti se non erro per far passare il singhiozzo, spesso, si tenta di spaventare chi l'ha. Come dire...si induce una paura per favorire lo smaltimento del blocco che si manifesta col singhiozzo.
Per il brivido lungo la schiena ora che ricordo l'ho sentito qualche volta ( immagino che per altre, visto che non le ricordo, stavo dormendo ). La paura da un certo punto potrebbe essere un " mezzo" non da evitare ma, al contario da sfruttare per la quantità di energia che posso ricavarne.
Infatti dopo avere affrontato una paura mi sento più carico. Fisicamente potrebbe tradursi nella produzione di adrenalina..no?

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In pratica è fare quello che facciamo normalmente (hai presente la faccenda dei piccoli io o delle varie personalità?) solo in maniera consapevole.
Inconsapevolemente di solito tendiamo ad arrugginirci (di solito si usa cristallizzarci) su alcune (personalità, identità) quelle che con il tempo sono più assonanti con come ci comportiamo.. agiamo etc etc, in un percorso interiore cerchiamo di tenere aperti i flussi, quasi sempre all'inizio è necessario il famoso solve alchemico... ma la differenza è che poi scegliamo la personalità o identità da usare consapevolemente a seconda del caso... non è un perdersi, è un trovarsi... trovare il proprio centro di gravità detta alla Battiato.

Stesso discorso (tanto per dare un giro al tema ) con la paura...
La paura in genere per la quantità di energia che produce, potrebbe contribuire alal distruzione di una cristallizzazione? Per esempio si potrebbe utilizzare il " potenziale " che ne deriva come acido per detergere ( consumare nello specifico ) o come martello ( e quindi percussione) per rompere, deflagare una parte arrugginita, cristallizata?

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L'uomo coraggioso non è quello che non ha paure, è quello che le affronta... af-fronta le guarda in faccia, non le nega.
Far emergere le paure significa questo, significa guardarle mentre fanno il loro lavoro, non significa che spariscano... e se lo fanno si trasformeranno in altre... ben più sottili...
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La supersti-zione è sinteticamente l'azione di rimanere superstiti offrendo dei gesti, doni, sacrifici etc in cambio della vita... oggi i doni si sono trasformati in sottospecie di rituali senza capo ne coda, vedi il gatto nero o la scala in una superstizione basica. Se saliamo è l'uso di qualsiasi cosa che ci sembra che in passato abbia dato un risultato... a volte il risultato c'è, c'è stato, a volte no... la superstizione in se in senso assoluto non è errata, è neutra, lo è quando mantiene in vita azioni, ripetivitò che non hanno scopo e fine... insomma siamo molto più superstiziosi di quello che si crede... e non solo in termini di malocchio e simili... anche quando ci mettiamo sempre dietro alla stessa coda nella cassa del superemercato... o quando consideriamo tizio a priori per una cosa che ci ha fatto anni prima...
Si capisce?

A questo punto, poichè la superstizione opera in maglie abbastanza larghe ed in un certo essa stessa rientra, mi pare di capire più in generale nella paura - visto che da un lato si adotta un comportamento superstizioso inconsapevolemente con al certezza che quello possa servire ad esorcizzare, anche minimamente, una paura - potrò, una volta attento a ciò che faccio o al come mi comporto ( ecco, ad esempio la fila al supermercato ), sfruttare queste energia che ne deriva?
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 20-09-2007, 10.27.11   #32
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Anche a me capita di sfuggire situazioni che mi fanno paura, anche se così non si fa che ingigantire la paura e rendere il confronto inevitabile, quando si ripresenta questa situazione.

L'unico sistema che conosco è affrontarla.... a volte bene, a volte peggio, ma affrontarla.... e a volte ci si accorge che evitando ripetutamente una situazione abbiamo moltiplicato la paura.... mentre affrontandola l'energia spesa ad evitare si è incanalata nell'affrontare.... e magari mi accorgo che quella data situazione non era così terribile come la immaginavo....
Così quando si ripresenterà, conoscerò già la mia reazione e avrò meno paura....
Ho visto che a volte si ha paura di ciò che non si conosce....
La cosa di cui in realtà ora mi preoccupo Stella, non è tanto quella di non affrontare una suddetta paura per il timore e la consapevolezza che essa si ripresenti, bensì pur essendo molto sfrontata ho paura della consapevolezza con cui rimando il confronto pur avendolo sviscerato e pur essendo a conoscenza che me la saprei forse cavare...paradosso mi fa più paura lo stallo che frappongo consapevolmente, non riesco a rimediare a questo.Ritorno sempre al medesimo discorso è come se ritardassi il mio viver bene ossia senza troppe paure non penso di poter stare e allora le ammucchio lì e le affronto poi quando la vita me le rigetterà contro con inevitabile impossibilità di fuga.La mia paura è la difficoltà a tenermi aperta e progredire, è il mio terrore più grande. (mi bastono da sola)
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Vecchio 20-09-2007, 11.35.31   #33
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La cosa di cui in realtà ora mi preoccupo Stella, non è tanto quella di non affrontare una suddetta paura per il timore e la consapevolezza che essa si ripresenti, bensì pur essendo molto sfrontata ho paura della consapevolezza con cui rimando il confronto pur avendolo sviscerato e pur essendo a conoscenza che me la saprei forse cavare...paradosso mi fa più paura lo stallo che frappongo consapevolmente, non riesco a rimediare a questo.Ritorno sempre al medesimo discorso è come se ritardassi il mio viver bene ossia senza troppe paure non penso di poter stare e allora le ammucchio lì e le affronto poi quando la vita me le rigetterà contro con inevitabile impossibilità di fuga.La mia paura è la difficoltà a tenermi aperta e progredire, è il mio terrore più grande. (mi bastono da sola)
Hai ragione..... essere consapevoli di farsi un certo male in questo modo ma non poterci o volerci fare nulla e perseverare....
Quasi che, come hai detto, avresti paura di vivere bene.... e di non poter vivere senza le tue paure... che in questo caso ti proteggono dalla fatica di cambiare...anche se lo vorresti...
Se il tuo terrore più grande è tenerti aperta e progredire, la paura è sempre quella del cambiamento, così come sei ti senti sicura, cambiando hai paura di perdere questa sicurezza che difendi rimandando fino a che puoi....
Progredire vuol dire prendersi delle responsabilità sulle proprie decisioni.... forse è questo che eviti più o meno inconsciamente....
Comunque ognuno di noi è diverso da un altro, io ho fatto questo ragionamento sulle mie esperienze, può darsi che la tua sia diversa.... ma so che ogni volta che rimando una decisione è perchè ho paura di sbagliare e allora meglio rimanere fermi che rischiare....


Ciao
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Vecchio 20-09-2007, 12.30.58   #34
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Leggendo mi accorgo di quanto sia stata palese questa cosa, ogni volta che ho evitato situazioni che mi facevano paura (confronti irrisolti) mi si sono (e ancora accade per alcune cose) riproposte in maniera più intensa e meno evitabile, e così allo stesso man mano perdevo energie riguardo quel confronto che esitavo ad affrontare ingigantendo dentro di me il disagio interiore e pratico. Eppure pur essendo consapevole del meccanismo per certe cose sembro un cane che si morde la coda. Allora come sbloccare questa ripetività consapevole che attuo visto che non mi basta averla compresa e motivata?

Sai cosa accomuna il malato, il tossicodipendente, l'acoolizzato ma anche chi non appartiene a nessuna categoria?
L'accorgersi realmente, pienamente di una cosa.
Io so che tu le hai studiate le tue paure, ti sei studiata... ne sei cosciente (diverso da consapevole) ma ti manca qualcosa, sinteticamente quella consapevolezza, poeticamente quel qualcosa che per esempio ti permette di dire "so andare in bicletta", puoi studiare tutti i meccanismi della bici, appoggiarla ad un muro, riprenderla in mano, provare a sedertici sopra, alzare o abbassare sella e manubrio, gonfiare le ruote etc... ma finchè non fai un pezzetto di strada non puoi dire "so andare in bicicletta".
Purtroppo nel vivere quotidiano spesso si "studiano" (nel senso si leggono, ci si ragiona sopra, ci si intorta) talmente tanto certe cose ma senza cambiare mai una virgola, il lato della visione... ci sono diversi motivi, a volte non ci si pensa, non è mai capitato di girare da quel lato, a volte lo si vede con sufficienza o con il "beh lo faccio dopo" e quel dopo non arriva mai ma siamo convinti di averlo fatto etc etc
We sto parlando in generale, anche se ispirato dal tuo post...
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Vecchio 20-09-2007, 15.00.57   #35
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Sai cosa accomuna il malato, il tossicodipendente, l'acoolizzato ma anche chi non appartiene a nessuna categoria?
L'accorgersi realmente, pienamente di una cosa.
Io so che tu le hai studiate le tue paure, ti sei studiata... ne sei cosciente (diverso da consapevole) ma ti manca qualcosa, sinteticamente quella consapevolezza, poeticamente quel qualcosa che per esempio ti permette di dire "so andare in bicletta", puoi studiare tutti i meccanismi della bici, appoggiarla ad un muro, riprenderla in mano, provare a sedertici sopra, alzare o abbassare sella e manubrio, gonfiare le ruote etc... ma finchè non fai un pezzetto di strada non puoi dire "so andare in bicicletta".
Purtroppo nel vivere quotidiano spesso si "studiano" (nel senso si leggono, ci si ragiona sopra, ci si intorta) talmente tanto certe cose ma senza cambiare mai una virgola, il lato della visione... ci sono diversi motivi, a volte non ci si pensa, non è mai capitato di girare da quel lato, a volte lo si vede con sufficienza o con il "beh lo faccio dopo" e quel dopo non arriva mai ma siamo convinti di averlo fatto etc etc
We sto parlando in generale, anche se ispirato dal tuo post...
Hai parlato in generale ma hai capito perfettamente la mia difficoltà ed il mio intoppo e leggendolo nero su bianco da una persona estranea ma che ritengo molto più consapevole di me e in grado di farmi vedere passaggi che non colgo chiusa nel mio girotondo mi sono "depressa", sono cosciente che non è un male anzi ha sottolineato come hai detto tu che di alcune cose ne sono a conoscenza conosco gli ingranaggi ma non ne sono consapevole...ora non ridere ma sono una frana a guidare la bicicletta (equilibrio pari a zero) e sono patentata ma ho paura di guidare la macchina macchina e credo che detto ciò ho passato un'ulteriore conferma di quanto mi hai detto
ps. grazie
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Vecchio 20-09-2007, 15.05.49   #36
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Hai ragione..... essere consapevoli di farsi un certo male in questo modo ma non poterci o volerci fare nulla e perseverare....
Quasi che, come hai detto, avresti paura di vivere bene.... e di non poter vivere senza le tue paure... che in questo caso ti proteggono dalla fatica di cambiare...anche se lo vorresti...
Se il tuo terrore più grande è tenerti aperta e progredire, la paura è sempre quella del cambiamento, così come sei ti senti sicura, cambiando hai paura di perdere questa sicurezza che difendi rimandando fino a che puoi....
Progredire vuol dire prendersi delle responsabilità sulle proprie decisioni.... forse è questo che eviti più o meno inconsciamente....
Comunque ognuno di noi è diverso da un altro, io ho fatto questo ragionamento sulle mie esperienze, può darsi che la tua sia diversa.... ma so che ogni volta che rimando una decisione è perchè ho paura di sbagliare e allora meglio rimanere fermi che rischiare....


Ciao
Stella infatti io anelo ai cambiamenti, eppure appena ne sento l'arrivo ne ho il terrore peggio della peste....
Progredire vuol dire prendersi delle responsabilità sulle proprie decisioni.... forse è questo che eviti più o meno inconsciamente....mi hai fornito uno spunto..quello del rifiuto conscia e inconscia della responsabilità nell'affrontare la paura..a cui non avevo pensato, e ora medito pure su questo
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Vecchio 20-09-2007, 21.03.54   #37
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Stella infatti io anelo ai cambiamenti, eppure appena ne sento l'arrivo ne ho il terrore peggio della peste....
Progredire vuol dire prendersi delle responsabilità sulle proprie decisioni.... forse è questo che eviti più o meno inconsciamente....mi hai fornito uno spunto..quello del rifiuto conscia e inconscia della responsabilità nell'affrontare la paura..a cui non avevo pensato, e ora medito pure su questo
Mi fa piacere se ti sono stata di qualche aiuto.....
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Vecchio 20-09-2007, 22.51.38   #38
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La Paura la vedo strettamente connessa col Rispetto...
Da questo probabilmente nasce il termine "timore di Dio", modo di dire che, come tutte le cose, nel corso dei secoli è stato completamente snaturato... Oggi quando si parla di un timorato di Dio ci si riferisce come minimo ad un vigliacco, per non dire anche uno da prendere in giro e deridere, mentre un tempo il significato era assai diverso, e per essere un vero timorato di Dio significava che questo Dio lo si era visto, o se ne era solo sentita la presenza, almeno di sfuggita... Quindi era un elogio grandissimo esserlo.

Chi veramente avesse solo una vaga idea di cosa sia lo Spirito, ne avrebbe un gran rispetto e dunque anche una gran Paura, non starebbe lì a tirarlo in ballo in ogni discussione come si potrebbe fare con l'amico del bar.
Se non si ha rispetto non si ha paura, e questo la dice lunga anche sulla presunzione travestita da falsa umiltà.

Un tempo in guerra si aveva un gran rispetto del nemico, c'erano regole ben precise circa il comportamento del vero cavaliere. Massacrare il nemico senza dargli la possibilità di difendersi, come ad esempio bombardarlo per via aerea, sarebbe stato quanto di più ripugnante possibile...

C'era la paura del nemico, gli si riconosceva il valore. La paura dev'esserci sempre perchè altrimenti si rischia di cadere nel più sottile dei tranelli: la superbia. Chi pensa di essere il migliore non avrà mai paura di niente.
Questo non vuol dire essere conigli e scappare, si può aver paura ma affrontarla, dovrebbe essere questo lo spirito con cui affrontare seriamente un percorso di crescita interiore.
Se almeno un minimo di paura non c'è, sarebbe forse il caso di chiedersi cosa realmente si sta cercando... se lo Spirito, o solo un'effimera affermazione personale.
Se non si ha paura di nulla significa che si pensa di avere tutto sotto controllo.
E allora, su cosa si starebbe lavorando?
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Vecchio 20-09-2007, 23.09.48   #39
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Ora forse vado un po' troppo sul psicologico, ma penso che questo sia il punto cruciale per ognuno (almeno dopo aver riconosciuto le proprie paure). E cioè quello di sapere cosa si può affrontare e cosa ancora no.
Posto che la paura è una ma prende forme diverse per ognuno di noi, ci saranno forme che ci spaventano di più e altre di meno. Costringersi ad affrontare anche quelle che riteniamo più spaventose, può causare l'effetto opposto e creare un trauma che va ad alimentare in maniera considerevole la paura. Quindi bisogna avvicinarlesi lentamente e per gradi, senza strafare.
Chi ha paura dei cani e si immagina di essere scaraventato dentro un recinto di alani, sa benissimo si cosa parlo...
Nella vita però ci sono cose che non si possono affrontare così per gradi... quindi o le si affrontano di petto o si scappa, non le si può cogliere di striscio girandoci attorno... Ed è questo credo uno dei punti più importanti. C'è chi non è ancora abbastanza forte per certe paure, e vani tentativi passati non hanno fatto altro che aumentare queste paure... Così che, invece di dominarle, ci si trova sempre più schiacciato...
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Vecchio 21-09-2007, 13.12.10   #40
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Ho riflettuto un po' su ciò che volevo dire nel post precedente ma non usciva nulla di chiaro....
La paura raccoglie così tante emozioni ed aggettivi che sembra definire un tutto ed in automatico un niente... come se si annullasse.
Forse sarebbe utile riuscire a dar parola alla parola paura, a dargli un corpo utilizzando aggettivi più identificativi...
Forse con gli esempi si riuscirebbe a capire meglio cos'è sta benedetta "paura".
Generalizzando ho "paura" che non arrivo da nessuna parte.....

Ho paura dell'ignoto... ho paura dei cambiamenti...
Esiste la paura e tanta... ma secondo me è generalizzandola che prende corpo, analizzandola con aggettivi identificativi (credo) si potrebbe spomparla un po'...

Vaneggio?
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Vecchio 21-09-2007, 13.32.39   #41
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inneschiamo una specie di "rito" senza nemmeno accorgercene
mi fai ricordare quando da bambini si camminava
evitando le righe che delimitavano una piastella
dall' altra...cominciavi giocando diventava poi
quasi un' ossessione
da gioco a ossessione...l' ossessione è una sensazione
che incatena...spaventa...mi chiedo quanti "giochi"
nascono per tamponare una paura latente...
__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 21-09-2007, 14.38.39   #42
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.... cibo buono ... si prospetta una cenetta coi fiocchi...

Si si lo so con calma

Dunque centra anche l'alchimia, non ne so molto (anzi meno urge giretto in discussione che ho visto) però quando si parla di materiale.. deposito.. ecc... mah..

Ricapitolando la paura è un'emozione che mette un freno all'essere.. equilibrata è un bene (sopravvivenza) disequilibrata ti limita (chiusura).
Affrontarla è un "dovere" per poterla superare o almeno equilibrarla, evitarla porta ad uno scompenso, manifestandosi altrove...

Ma in tutto questo mi sfugge qualcosa...

Se mi chiedo che paure ho, direi che ho paura degli scarafaggi ma è più repulsione che paura.. ho paura di andare da sola in giro la sera, ma è più per sopravvivenza che per paura...
L'unica paura che sento tale.. è la paura che proverei di fronte a ciò che non posso comprendere..
Come la paura che proverei se dovessi attraversare una strada buia sapendo con certezza che non c'è nessun essere umano per oltre 10 km.... avrei paura del buio perché è ignoto... cela.. nasconde..

-- mi sfugge ---


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Originalmente inviato da Faltea Visualizza messaggio
Ho riflettuto un po' su ciò che volevo dire nel post precedente ma non usciva nulla di chiaro....
La paura raccoglie così tante emozioni ed aggettivi che sembra definire un tutto ed in automatico un niente... come se si annullasse.
Forse sarebbe utile riuscire a dar parola alla parola paura, a dargli un corpo utilizzando aggettivi più identificativi...
Forse con gli esempi si riuscirebbe a capire meglio cos'è sta benedetta "paura".
Generalizzando ho "paura" che non arrivo da nessuna parte.....

Ho paura dell'ignoto... ho paura dei cambiamenti...
Esiste la paura e tanta... ma secondo me è generalizzandola che prende corpo, analizzandola con aggettivi identificativi (credo) si potrebbe spomparla un po'...

Vaneggio?
Non spompi la paura così, spompi le singole paure, potresti vincere la paura di uscire al buio in una strada isolata ma non avresti vinto quella dei ragni (per esempio)
Se vinci la paura diventi coraggiosa e questo vale per la paura in generale, il che non significa che non proverai il brividino nella strada buia, può essere, può essere a volte, può non essere.
Io so cosa ti frega, la paura è irrazionale, non la puoi vincere con il razionale, non direttamente almeno, puoi sulla singola paura studiarla, se è il ragno puoi sapere che quella specie non è velenosa... ma poi se ti fanno senso in quel momento non pensi, questo è uno degli effetti positivi della paura (per te no lo so ), una forte paura produce una sospensione del pensiero.
Sia chiaro sospensione, non soppressione, un istante, da il modo di accedere ad altro.
La questione nasce su cosa ci succede in quel momento di sospensione, se ci perdiamo (nello stesso modo di un orgasmo comune, le due cose hanno molto in comune) la paura ci ha vinto, se riusciamo a tenere salda la coscienza anche senza pensiero è un momento magico.
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Vecchio 21-09-2007, 16.25.02   #43
turaz
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e se riuscissimo ad amplificare quello spazio senza pensiero?
ciauzz
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Vecchio 21-09-2007, 20.30.58   #44
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Ho paura dell'ignoto...

Che poi, alla fin fine, è l'unica paura che esiste. Non solo, essa è sempre presente. Se osservando si "ripercorre" la strada che la paura fa dentro di noi questo si trova.

Provo a spiegarmi. Noi di solito partiamo da paure psicologiche, ho paura di quello e di quell'altro, e crediamo che questo quello o quell'altro sia l'origine della nostra paura. Invece ne è la fine. La paura li si ferma, rimbalza e noi la vediamo/percepiamo. Possiamo metterci li e risolvere tutte le varie paure psicologiche... a quel punto ci accorgiamo che la paura non sparisce, ma è sempre li ed è, come diceva Uno, irrazionale, senza motivo.

In realtà è la nostra benzina, con essa facciamo tutto, è la forza che ci fa muovere ed è una di quelle forze/energie che ci risvegliano. O meglio, quel senso di risveglio, di maggior coscienza, dipende dalla differenza di afflusso, dal momentaneo aumento della paura.

Perchè irrazionale corrisponde a paura dell'ignoto? Perchè, se si guarda bene, tutto, ogni singolo attimo della nostra vita, ogni minima cosa che ci sta per accadere o che stiamo per fare è ignota. Solo che nella maggior parte dei casi ci siamo costruiti delle sovratrutture mentali grazie alle queli ci aspettiamo un certo risultato (di solito piuttosto probabile) e che ci permette di tenere basso il regime, di dormicchiare. Ad esempio, ogni volta che apro la porta di casa potrei trovare qualsiasi cosa, sottolieno qualsiasi, e quindi ho paura dell'ignoto. Solo che la mia sovrastruttura mentale fa si che io mi aspetto la mia stanza e quindi semplicemente incanalo questa paura (che forse è lieve ma se osserviamo si sente) nella sovrastruttura stessa... ovvero butto via energia. Se poi un giorno aprendo trovo tutto per aria ecco che salta la sovrastruttura e la paura ha campo libero. Il problema è che a quel punto non so più incanalarla ed è facile che vinca lei.

Ma in realtà la paura è energia che sale dalla terra e mi permette/spinge a muovermi e, se incanalata, oltre a non essere spiacevole, la posso usare per fare praticamente qualsiasi cosa, tra cui agire in modo congruo alla situazione che mi si palesa, ora non più ignota.

Dicevo di incanalare. Dove? In attenzione (per esempio).
Se ci si pensa, entro certi limiti, è un meccanismo automatico. Cammino in montagna, arrivo ad un tratto difficile dove si rischia di cadere, sale una certa paura, la incanalo in attenzione maggiore e cammino più attentamente.
Immaginiamo di farlo consciamente... invece di sprecare avremmo sempre a disposizione l'energia sufficiente ad affrontare ciò che ci si presenta, a concentrare l'energia in quel singolo punto/azione o quel che è.
Al massimo di ciò si produce quel che diceva Uno, interruzione del pensiero che se ho canalizzato in attenzione mi permette di restare cosciente durante l'interruzione.


Avrei altro da dire ma bon, già è un papirone disordinato così...
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Vecchio 22-09-2007, 11.59.10   #45
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in quel momento non pensi, questo è uno degli effetti positivi della paura , una forte paura produce una sospensione del pensiero.
Sia chiaro sospensione, non soppressione, un istante, da il modo di accedere ad altro.

La questione nasce su cosa ci succede in quel momento di sospensione, se ci perdiamo (nello stesso modo di un orgasmo comune, le due cose hanno molto in comune) la paura ci ha vinto, se riusciamo a tenere salda la coscienza anche senza pensiero è un momento magico.
Questa dal mio punto di vista è una parte importante.
Sono entrato in questa dimensione ( si può chiamarla cosi? ) facendo qualcosa di pericoloso.
In pratica quel "momento", in quell'istante c'è una forte sospensione. Ho notato che la sospensione ha vari gradi: da un'attimo prima di compiere il gesto pericoloso, durante e dopo l'azione. Quello che più mi ha colpito, ed è stato poi ricercato altre volte è il "durante". E' come se al tempo stesso sia momento di transizione per acedere a non so cosa ma anche, dall'altro lato, momento di passaggio da cogliere, come un binario preferenziale....Uff non so se riesco a spiegarmi
Ad ogni modo il tempo non esiteva ed un solo istante lo percepivo come lunghissimo.
Insomma, facendo un esempio che non so quanto possa trasmettere quel che voglio dire, essere in quella "sospensione" da l'impressione di correrre dietro ad un treno in corsa. Ora se si è capaci si può salire sul treno altrimenti si rimane a terra.
Stessa cosa accade poi con la ricerca dell'orgasmo. Come sopra, anche in quell'istante non c'è tempo e spazio. Si perdono, per cosi dire le cordinate.

A questo punto, visto che siamo in esoterismo, mi vengono in mente alcuni rituali che utilizzano l'unione - uomo/donna - come mezzo per accedere a quel "momento".
Alla fine per mantenere quel momento dovremmo essere coscienti della cosa e fare resistenza al " risucchio" della paura?
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 22-09-2007, 12.19.41   #46
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e se riuscissimo ad amplificare quello spazio senza pensiero?
ciauzz
Intanto che lascio sedimentare la bella domanda di Jez rispondo a Turi

Non c'è nulla da amplificare, perchè se riesci ad essere cosciente di un momento di sospensione del pensiero è senza tempo, ed il tempo sarebbe l'unica cosa amplificabile, quando torni al pensiero potresti dire che è passato un secondo o un minuto, ma quando sei dentro quel momento non esiste il tempo.

Ho specificato sopra, sospensione non soppressione, perchè comunque poi per riportare qui e in questa dimensione le nostre piccole-grandi scoperte abbiamo bisogno del pensiero.
E' fuori tema, lo riprenderemo, comunque l'ideale è vivere senza pensieri automatici e pensare realmente solo quando ci occorre, quindi nel tempo di questa dimensione si passa inizialmente da 24 ore a pochissimo (non quantifico ma pochissimo) perchè non abbiamo energia a sufficienza per pensare realmente per 24 ore. Fine o.t.
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Vecchio 22-09-2007, 14.48.46   #47
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Quando prendo paura il cuore mi batte all'impazzata le tempie battono svelte, è come una botta al cuore ci si accorge di averlo nel petto e di essere vivi tramite lui.
In quel momento non c'è altro che il cuore che ha preso il posto della mente che gira a vuoto, come quando in auto si sfolla, non sono più in grado di proferir parola, ma altri ad esempio iniziano a parlare in modo assurdo quasi inconsulto.
Quando dormo non ho paura tutto è quiete e tranquillità ma non sono viva, perché non mi rendo conto neppure di dove sono e cosa sto facendo, sogno. All'improvviso un incubo mi sveglia la paura mi sveglia e mi fa rendere conto.......................... ho peccato, ho mancato.................. dormivo quindi se quella paura che ho ma non mi rendo conto di possedere la sfrutto in ogni momento come se vivessi nella giungla ed il nemico potesse essere nascosto dietro ad ogni albero nel momento in cui saltasse fuori sarei pronto a fare.......... proprio per non essere assalito come quando dormo e non ho l'attenzione…..?
La paura è un sensazione di vuoto non sei ne A e ne B sei il vuoto tra loro, non sei ne inspirazione ne espirazione sei quell’attimo nel mezzo.
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Vecchio 22-09-2007, 15.14.06   #48
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in realtà non lo ritengo vuoto quell'attimo tra A e B ..quell'attimo nel mezzo la considero solo mancanza di connessione, tra la sensazione ricevuta e il corpo e quindi la possibilità di reazione o di pensiero,
la considero sospensione in quanto 'incapacità di decodificare quel dato o quel messaggio ma non perchè non ci sia nulla in mezzo, forse c'è anche troppo dietro.
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Vecchio 22-09-2007, 18.27.57   #49
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in realtà non lo ritengo vuoto quell'attimo tra A e B .

ma non perchè non ci sia nulla in mezzo, forse c'è anche troppo dietro.

Sono d’accordo, quello che volevo rilevare era ciò che accade nella respirazione ad esempio dove tra un respiro e l’altro c’è quel qualcosa (sospensione?) che non vediamo ma che collega l’inspirazione con l’espirazione e che tramite la paura si mostra, viene a galla, diviene evidente. Ho pensato a questo perchè nel momento in cui hai paura di solito si trattiene il fiato si rimane sospesi da qualche parte. Se fossimo rimasti coscienti costantemente saremmo stati preparati a riconoscerne il motivo (conoscendolo) e ad incanalare la paura.
Mi sa che ho sconfusionato ancora.
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Vecchio 22-09-2007, 19.11.54   #50
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Ho pensato a questo perchè nel momento in cui hai paura di solito si trattiene il fiato si rimane sospesi da qualche parte. Se fossimo rimasti coscienti costantemente saremmo stati preparati a riconoscerne il motivo (conoscendolo) e ad incanalare la paura.
Mi sa che ho sconfusionato ancora.
Mhm...pensandoci quando con la maschera nuoto un po lontano dalla riva mi rendo conto che talvolta l'abisso è come se mi risucchiasse.
Non riesco ad esempio a tenere una respirazione normale ( o vado in affanno o addirittura, quando ho paura, e l'abisso agisce , si blocca ), per cui devo fermarmi un attimo e mettere la testa fuori dall'acqua. Quando invece mi "sento " nell'acqua e la percepisco come non estranea ( ed io non estranea ad essa ) allora non mi accade tutto ciò...
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