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Vecchio 09-03-2011, 06.52.36   #1
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Predefinito Strani inediti segni.

Mi trovo con qualcuno che conosco, per una strada in salita, e prenderò da sola un sentiero solitario poco sicuro perchè poco conosciuto. Potrei incontrare i pericoli dei meandri mai battuti solitamente ma dove ci si potrebbe imbattere in tipi poco raccomandabili. Devo vedere dove porta, ho un motivo che mi spinge a rischiare, scendo dalla macchina e vado giù sulla destra a piedi. Ancoraprima di lasciare la persona conosciuta vedo che un altro ha imboccato quella stradina in discesa. Lo guardiamo bene, già vado per raggiungerlo, vorrei dire a chi mi sta lasciando al bivio di andare tranquillo che non sarò sola. Man mano che focalizzo l'essere minuto sono incerta se sia maschio o femmina, ha i capelli corti, un seno accennato, è comunque una donna e capisce il mio dubbio, sa di non avere una femminilità subito riconoscibile. E' giovane e anche lei strana, non ha paura, ma perchè non ha nulla da perdere, è sola, ha curiosità anche lei di esplorare quella zona, eppoi le è naturale andare a curiosare dove vivono gli emarginati.
Mi va bene non essere sola e cominciamo il viaggio. Man mano la strada piena di curve diventa come una scala a chiocciola che discende nel terreno in profondità e qui mi ritrovo con un esperto, un tecnico detective che cerca di decifrare certe formazioni tra le radici che si capisce meglio ora come siano simboli di sortilegio fatti all'insaputa di chi sta in superficie per ostacolare e rendere impervia la via di qualcuno, della nostra vita.
Ecco com'è che la gente sta male e non lo se lo spiega e cerca cure inefficaci.
Ora ci muoviamo proprio come dei clandestini, stiamo mettendo le mani, anzzi sono io che le metto, mentre la guida mi indica dove agire, per scombinare i tratti manomessi di queste grosse radici. Mi limito a toccare la parte della corteccia magari con della saliva mia, giusto per sciogliere certe formazioni cristallizzate. Ne incontriamo tre prima che altri viandanti dicano all'uscita che ci siamo noi. Ora avranno il sospetto di ciò che stiamo facendo, ma faremo finta di credere ai loro occhi che stiamo solo visitando questo orto botanico con questi alberi dalle radici strane. Infatti prima di vedere l'uscita un guardiano ci affaccia nel nostro tratto, proprio nel momenti in cui abbiamo disattivato il terzo sito. Disattivando il maleficio si era creato spazio in mezzo alle macerie di cui sono circondati i tronchi degli alberi fossili e sbucano fuori anche gli occhiali nuovi che avevo perso.
Sono contenta, li raccolgo, dissimulo col guardiano, che non si accorge di cosa realmente abbiamo fatto. Ci dice che mentre va in pausa porta via con se il temperino con cui vengono affilate le matite per i segni, e che quando torna dalle ferie le rimetterà a disposizione di chi li usa. Capisco che forse lui è ignaro della attività losca che egli stesso custodisce pensando che sia a servizio del turista. Scappiamo in superficie prima che la mala gente ci scopra e cominciamo a camminare speditamente. Ora la superficie è allo scoperto e mi trovo in un enorme campeggio vuoto, dove ai lati vi sono gli alloggi o tente che non vedo. Incontro venditori di cose da mangiare, vi sono i resti di una sagra, e conforto il mio giovane accompagnatore che ora è mio figlio dodicenne che ho così portato in salvo da quella importante e pericolosissima avventura. Ci dobbiamo lavare le mani prima però, sappiamo che lateralmente vi sono i bagni.

Mi sveglio, sono troppo turbata, la missione è finita, ma ho dentro lo sgomento che mi ha dato scoprire ciò che stava sotto. Parrebbe che il sogno volesse indicare che mie difficoltà potrebbero infatti derivare da sortilegio, e non so nemmeno se dovrò scendervi ancora là sotto.
Come se mi fosse stato indicato cosa può indurre a fare il demonio, e c'è gente che si vende e inchioda il destino delle persone ignare.

Ora che scrivo mi è già passata la paura, ma è stata agghiacciante la sensazione che ora il tipo di sogno potrebbe ripetersi ed essere costretta ad un tipo di stress finora sconosciuto.

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Vecchio 12-03-2011, 00.16.57   #2
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Man mano che focalizzo l'essere minuto sono incerta se sia maschio o femmina, ha i capelli corti, un seno accennato, è comunque una donna e capisce il mio dubbio, sa di non avere una femminilità subito riconoscibile. E' giovane e anche lei strana, non ha paura, ma perchè non ha nulla da perdere, è sola, ha curiosità anche lei di esplorare quella zona, eppoi le è naturale andare a curiosare dove vivono gli emarginati.
Mi va bene non essere sola e cominciamo il viaggio.
Questa donna poco sviluppata, che non esercita la femminilità, ha una certa purezza, mi piace molto, mi fa tenerezza. Vive nel pericolo, non ha altro di più interessante che scendere in luoghi insoliti, tra gente losca. Magari quel suo aspetto la protegge. All'uscita mi ritrovo di nuovo in compagnia di una persona giovane, immatura ma è ragazzo, mio figlio dodicenne.
Il lavoro di disattivazione del sortilegio va fatto dalle mie mani, ma una guida, un tecnico mi deve dire in che punto toccare le radici per sbriciolare le congregazioni indotte artificiosamente. Qualcosa che solo io posso fare e che so fare, ma che non sono in grado di vedere o di trovare. Se solo io so togliere sono sempre io allora che conosco come di procurano anche.

Non credo ai sortilegi, non so se sia giusto o sbagliato.
Il boumerang potrebbe venirmi piuttosto dal male che ho procurato io stessa a qualcuno che pensava di volermi bene. Ultimamente un uomo.
Ho ferito i suoi sentimenti, con le mie ragioni ovviamente, non in modo gratuito, ma resta che so di certo che la sua sofferenza, anche di tipo morale, sarà stata molto forte e forse lo è ancora.
Molte promesse erano state fatte, progetti, e rassicurazioni circa la mia volontà di costruire insieme nel tempo che il futuro ci concedeva. Il mio animo a volte dice: perchè hai avuto fretta di promettere senza che prima lo avessi conosciuto meglio? La mia mente arriva e dice: non fa nulla, non ci pensare, pazienza non sei una santa, non ce l'hai fatta ad essere più cauta, ora è inutile che pensai chissà come stà l'altro. Mi dice anche: potresti scrivergli, chiedergli come sta, così comprende che non hai rifiutato tutta la sua persona, che resta quel bene che ci si è scambiati. Mi fermo, scusate, ho scritto seguendo i miei pensieri. Ancora non mi è chiaro.

Provo a vedere il primo meccanismo. Ricaccio la voce della coscienza che mi dice che anche se un uomo mi ha deluso, e non ho potuto fare a meno di rompere, siccome non mi ha fatto nulla di così cattivo, potrei anche mandarle due righe.

Una parte di me è coerente alla mia scelta. Niente sentimentalismi.
Un'altra parte di me reprime il desiderio di sollevare l'altra persona dal male del mio giudizio, che è stato pesante: tu uomo non sei ok per me, certi tuoi modi di fare mi procurano rabbia, decido che da ora improvvisamente non non stiamo più insieme. Puoi andare.
Suby mi rimanda con forza una palla dalle sembianze diaboliche!

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Vecchio 12-03-2011, 07.42.30   #3
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Ammesso che ci abbia azzeccato sia sul meccanismo sia sull'atteggiamento che procura l'incubo colgo lo stesso l'occasione per esaminare la reazione di cui sono cosciente a un tipo di comportamento e il perchè io lo adotti.
La reazione di chiama repressione dei sentimenti, il comportamento , soppressione. Perlomeno prima sopprimo moralmente una persona, poi vengo assalita da un sentimento non ben identificato di pietà che siccome riconosco dannoso, parassita e fuori luogo consapevolmente lo reprimo perchè ho la forza per farlo.

Esamino il comportamento. Ho soppresso ogni volta che ho permesso l'avvicinamento di qualcuno malgrado vi erano già forti dubbi. C'è qualcosa da vivere e non volendo rinunciare mi convinco e convincol'altro che sono al di sopra dei pregiudizi, che sono più tollerante di quanto in realtà sia capace, e più robusta nel carattere. Soprattutto sollevo l'altro da troppe richieste, ne faccio poche, mi mostro generosa, autonoma e molto comprensiva in modo esagerato. Puntualmente l'altro pensa che può fare come vuole, è demotivato dal fare sforzi per me che pensa non li desidero, e per finire la mia "grandezza" e la mia indipendenza tolgono all'uomo che sta con me l'idea che egli sia uno di cui la donna ha bisogno, in pratica egli si risente. Così si passa alla seconda fase in cui lui si affranca dal chiedersi cosa mi rende felice, ed io già monto di rabbia, la esprimo con avvertimenti del tipo non mi deludere perchè faccio a meno di te. Viste le premesse di ottima elasticità e tolleranza dal mio lato l'altro non mi prende sul serio. La terza fase è molto corta. All'ennesimo comportamento poco sollecito, io faccio zac, e fine della storia nell'arco di una breve conversazione. Colpisce troppo la mia irremovibilità e la repentinità della mia decisione unilaterale. Sono sempre convinta della scelta e non mi pento mai, ma...ci sono le controreazioni, forti, le palle che rimbalzano credo a questo punto. Ci rifletto.

Proprio da dire che palle!!
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