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Vecchio 11-01-2010, 19.49.11   #1
griselda
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Predefinito Le tre domande di Lev Tolstoj

Un giorno, un certo imperatore pensò che se avesse avuto la risposta a tre domande, avrebbe avuto la
chiave per risolvere qualunque problema:

• Qual è il momento migliore per intraprendere
qualcosa?
• Quali sono le persone più importanti con cui
collaborare?
• Qual è la cosa che più conta sopra tutte?

L'imperatore emanò un bando per tutto il regno annunciando che chi avesse saputo rispondere alle tre domande avrebbe ricevuto una lauta ricompensa.
Subito si presentarono a corte numerosi aspiranti, ciascuno con la propria risposta.

Riguardo alla prima domanda, un tale gli consigliò di
preparare un piano di lavoro a cui attenersi rigorosamente,
specificando l'ora, il giorno, il mese e l'anno da riservare
a ciascuna attività. Soltanto allora avrebbe potuto
sperare di fare ogni cosa al momento giusto.
Un altro replicò che era impossibile stabilirlo in
anticipo; per sapere cosa fare e quando farlo, l'imperatore
doveva rinunciare a ogni futile svago e seguire attentamente il corso degli eventi. .
Qualcuno era convinto che l'imperatore non poteva esse-
re tanto previdente e competente da decidere da solo quando intraprendere ogni singola attività; la cosa
migliore era istituire un Consiglio di esperti e rimettersi al suo parere.
Qualcun altro disse che certe questioni richiedono una
decisione immediata e non lasciano tempo alle consultazioni; se però voleva conoscere in anticipo
l'avvenire, avrebbe fatto bene a rivolgersi ai maghi e agli
indovini.

Anche alla seconda domanda si rispose nel modi più
disparati.
Uno disse che l'imperatore doveva riporre tutta la sua
fiducia negli amministratori, un altro gli consigliò di
affidarsi al clero e ai monaci; c'era chi gli raccomandava i
medici e chi si pronunciava in favore dei soldati.
La terza domanda suscitò di nuovo una varietà di pareri.
Alcuni dissero che l'attività più importante era la scienza. Altri insistevano sulla religione. Altri ancora
affermavano che la cosa più importante era l'arte
militare.

L'imperatore non fu soddisfatto da nessuna delle risposte, e la ricompensa non venne assegnata.
Dopo parecchie notti di riflessione, l'imperatore decise
di andare a trovare un eremita che viveva sulle montagne e che aveva fama di essere un illuminato. Voleva cercarlo per rivolgere a lui le tre domande, pur sapendo che l'eremita non lasciava mai le montagne e riceveva solo la povera gente, rifiutandosi di trattare con i ricchi e i potenti. Perciò, rivestiti i panni di un semplice
contadino, ordinò alla sua scorta di attenderlo ai piedi del monte e si arrampicò da solo su per la china in cerca
dell'eremita.

Giunto alla dimora del sant'uomo, l'imperatore lo
trovò che vangava l'orto nei pressi della sua capanna.
Alla vista dello sconosciuto, l'eremita fece un cenno di
saluto col capo senza smettere di vangare. La fatica gli si leggeva in volto. Era vecchio, e ogni volta che affondava la vanga per smuovere una zolla, gettava un lamento.
L'imperatore gli si avvicinò e disse: "Sono venuto per
chiederti di rispondere a tre domande: qual è il momento
migliore per intraprendere qualcosa? Quali sono le
persone più importanti con cui collaborare? Qual è la
cosa che più contasopra tutte?".
L'eremita ascoltò attentamente, ma si limitò a dargli un'amichevole pacca sulla spalla e riprese a vangare.
L'imperatore disse: "Devi essere stanco. Sù, lascia che ti dia una mano''. L'eremita lo ringraziò, gli diede la vanga
e si sedette per terra a riposare.
Dopo aver scavato due solchi, l'imperatore si fermò e
si, rivolse all'eremita per ripetergli le sue tre domande. Di nuovo quello non rispose, ma si alzò e disse, indicando la vanga: , "Perché non ti riposi? Ora ricomincio io''. Ma
l'imperatore continuò a vangare. Passa un'ora, ne passano due.

Finalmente il sole comincia a calare dietro le montagne. L'imperatore mise giù la vanga e disse all'eremita: ''Sono venuto per rivolgerti tre domande. Ma e non sai darmi la risposta ti prego di dirmelo, così me ne ritorno a casa mia''.
L'eremita alzò la testa e domandò all'imperatore:
"Non senti qualcuno che corre verso di noi?".
L'imperatore si voltò. Entrambi videro sbucare dal folto degli alberi un uomo con una lunga barba bianca che
correva a perdifiato premendosi le mani insanguinate sullo stomaco. L'uomo puntò verso l'imperatore, prima di
accasciarsi al suolo con un gemito, privo di sensi.
Rimossi gli indumenti, videro che era stato ferito
gravemente. L'imperatore pulì la ferita e la fasciò
servendosi della propria camicia che però in pochi istanti fu completamente intrisa di sangue. Allora la sciacquò e rifece la fasciatura più volte, finché l'emorragia non si fu fermata.

Alla fine il ferito riprese i sensi e chiese da bere. L'imperatore corse al fiume e ritornò con una brocca d'acqua fresca. Nel frattempo, il sole era, tramontato e l'aria notturna cominciava a farsi fredda. L'eremita aiutò l'imperatore a trasportare il ferito nella capanna e ad adagiarlo sul suo letto. L'uomo chiuse gli occhi e restò immobile. L'imperatore era sfinito dalla lunga arrampicata e dal lavoro nell'orto. Si appoggiò al vano della porta e si addormentò. Al suo risveglio, il sole era già alto. Per un attimo dimenticò dov'era e cos'era venuto a fare. Gettò un'occhiata al letto e vide il ferito che si guardava attorno smarrito. Alla vista dell'imperatore, si mise a fissarlo intensamente e gli disse in un
sussurro: "Vi prego, perdonatemi". "Ma di che cosa devo perdonarti?", rispose l'imperatore.
'Voi non mi conoscete, maestà, ma lo vi conosco. Ero
vostro nemico mortale e avevo giurato di vendicarmi
perché nell'ultima guerra uccideste mio fratello e vi
impossessaste dei miei beni. Quando seppi che andavate
da solo sulle montagne in cerca dell'eremita, decisi di
tendervi un agguato sulla via del ritorno e uccidervi. Ma
dopo molte ore di attesa non vi eravate ancora fatto vivo,
perciò decisi di lasciare il mio nascondiglio per venirvi a
cercare. Ma invece di trovare voi mi sono imbattuto nella
scorta, che mi ha riconosciuto e mi ha ferito. Per fortuna,
sono riuscito a fuggire e ad arrivare fin qui. Se non vi
avessi incontrato, a quest'ora sarei morto certamente.
Volevo uccidervi, e invece mi avete salvato la vita! La mia
vergogna e la mia riconoscenza sono indicibili. Se vivo, giuro di servirvi per il resto dei miei giorni e di imporre ai miei figli e nipoti di fare altrettanto. Vi prego,
concedetemi il vostro perdono''.

L'imperatore si rallegrò infinitamente dell'inattesa
riconciliazione con un uomo che gli era stato nemico. Non
solo lo perdonò, ma promise di restituirgli i beni e mandargli il medico e i servitori di corte per accudirlo
finché non fosse completamente guarito. Ordinò alla sua scorta di riaccompagnarlo a casa, poi andò in cerca dell'eremita. Prima di ritornare a palazzo, voleva riproporgli le tre domande per l'ultima volta. Lo trovò che seminava nel terreno dove il giorno prima avevano vangato.

L'eremita si alzò e guardò l'imperatore. "Ma le tue domande hanno già avuto risposta".
"Come sarebbe?", chiese l'imperatore, perplesso.
"Se ieri non avessi avuto pietà della mia vecchiaia e non
mi avessi aiutato a scavare questi solchi, saresti stato
aggredito da quell'uomo sulla via del ritorno. Allora ti saresti pentito amaramente di non essere rimasto con me.
Perciò, il momento più importante era quello in cui
scavavi i solchi, la persona più importante ero io, e la
cosa più importante da fare era aiutarmi. Più tardi,
quando è arrivato il ferito, il momento più importante
era quello in cui gli hai medicato la ferita, perché se tu non lo avessi curato sarebbe morto e avresti perso
l'occasione di riconciliarti con lui. Per lo stesso motivo,
la persona più importante era lui e la cosa più importante
da fare era medicare la sua ferita.
Ricorda che c'è un unico momento importante: questo. Il presente è il solo
momento di cui siamo padroni. La persona più importante è sempre quella con cui siamo, quella che ci sta di fronte,
perché chi può dire se in futuro avremo a che fare
con altre persone?
La cosa che più conta sopra tutte è rendere felice la persona che ti sta accanto, perché solo questo è lo scopo della vita''.

Siamo capaci di fare di fare questa cosa? Cosa ce lo impedisce?

Mi è piaciuto molto questo breve racconto sopratutto apprezzo la grande capacità di rendere semplice ogni cosa, in poche parole di saper spiegare in modo semplice a tutti del grande Lev Tolstoj
__________________
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griselda non è connesso  
Vecchio 11-01-2010, 20.39.46   #2
Ray
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Proprio bello. Grazie Gris, grazie Lev.
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Vecchio 11-01-2010, 22.56.29   #3
m@pi
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toccata nel profondo...
(troppo spesso mi dimentico del presente)
davvero molto bello, grazie Cri
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Vecchio 12-01-2010, 00.20.32   #4
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Un giorno, un certo imperatore pensò che se avesse avuto la risposta a tre domande, avrebbe avuto la
chiave per risolvere qualunque problema:
Tolstoj è un grande scrittore e hai scelto un racconto veramente significativo, grazie per avercelo postato
filoumenanike non è connesso  
Vecchio 12-01-2010, 11.20.22   #5
Edera
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Graziee
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Vecchio 01-02-2010, 12.58.27   #6
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Ciao,
spero di essere nel posto giusto per la mia richiesta, mi servirbbe infatti sapere se qualcuno fosse a conoscenza della storia della contessa russa raccontata da Tolstoj. Vi racconto brevemente, quello ricordo, anche se è molto poco: la storia di una contessa russa che va a teatro con la sua carrozza, in una gelida notte invernale, per vedere "La capanna dello Zio Tom", e si commuove, nel vedere come laggiù, in una terra lontana, quei poveri neri, soffrano vivendo in situazioni assurde, contemporaneamente il suo cocchiere l'aspetta fuori dal teatro letteralmente morendo di freddo senza che lei se ne preoccupi.
Scusate la scarsità e forse anche qualche imprecisione per le informazioni, ma volevo sapere se qualcuno sa dove posso trovare il testo originale.

Grazie
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Vecchio 01-02-2010, 18.12.09   #7
nikelise
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Ciao,
spero di essere nel posto giusto per la mia richiesta, mi servirbbe infatti sapere se qualcuno fosse a conoscenza della storia della contessa russa raccontata da Tolstoj. Vi racconto brevemente, quello ricordo, anche se è molto poco: la storia di una contessa russa che va a teatro con la sua carrozza, in una gelida notte invernale, per vedere "La capanna dello Zio Tom", e si commuove, nel vedere come laggiù, in una terra lontana, quei poveri neri, soffrano vivendo in situazioni assurde, contemporaneamente il suo cocchiere l'aspetta fuori dal teatro letteralmente morendo di freddo senza che lei se ne preoccupi.
Scusate la scarsità e forse anche qualche imprecisione per le informazioni, ma volevo sapere se qualcuno sa dove posso trovare il testo originale.

Grazie
Ciao margherita ho letto molte cose di Lev ma questa storia della della contessa proprio non me la ricordo .
Se posso perche' ti interessa proprio questa storia?
nikelise non è connesso  
Vecchio 02-02-2010, 22.28.16   #8
margherita
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Ne avrei bisogno per un paragone che vorrei inserire nella mia tesi, dove mi occupo di descrivere le distorsioni ambientali e temporali rispetto alla percezione dei problemi ambientali. Secondo una ricerca è emersa la tendenza a percepire le conseguenze di un problema ambientale distanti da noi per tempo e per luogo. Ed è esattamente quello che capita alla contessa russa, ma in un altro contesto, che vede solo il disagio degli schiavi in America senza considerare il suo cocchiere che invece è fuori, a pochi metri, a patire il freddo.
Se ti può essere utile, questa storia è stata raccontata da Beniamino Placido in un contributo andato in onda a "parla con me" di Serena Dandini.
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Vecchio 03-02-2010, 00.37.18   #9
Uno
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Molto probabilmente è sul libro Anna Karenina, ma non potrei giurarci.
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Vecchio 04-02-2010, 03.03.20   #10
margherita
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grazie, proverò a guardare!
margherita non è connesso  
 


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