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Vecchio 01-06-2008, 17.41.15   #1
griselda
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Vi è mai capitato che vi confidassero qualcosa che avreste preferito non sapere?

Cosa scatta? Perchè quella persona ha bisogno di dire tanto che sembra straripare e non contenere quell'energia che poi esce nella trasmissione dellla confidenza.
Mi pare a volte di percepirne anche le vibrazioni, dell'eccitazione non contenuta che vibra ed ha un bisogno impellente di uscire attraverso la condivisione.
Come se il trattenerla dentro potese portare a scoppiare. Può essere una gioia un dolore ma anche altro.

In quel frangente se non sei preparato rimani con addosso qualcosa che non ti aspettavi e che logicamente non aspettandoti non sai gestire, il primo impulso è liberarsene, condividendo a propria volta la confidenza, cosa che non si dovrebbe mai fare.
Però il punto è se io non ti ho chiesto niente, non ho voluto sapere e tu mi hai scaricato la tua energia quel surpluss che non sapevi gestire io come faccio a gestirla senza compromettere la confidenza?

Inoltre può capitare che ti tirino in mezzo chiedendoti cosa ne pensi, cosa posso dire io se non portare la mia esperienza che però è la mia e quindi riduttiva e soggettiva?

Addirittura può sembrarti di divenire complice di qualcosa che a te non va che non condividi perchè sai cosa comporta.
Posso ascoltare ma quale è il comportamento etico da tenere?
Non so se è chiaro.
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Vecchio 01-06-2008, 20.40.47   #2
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Vi è mai capitato che vi confidassero qualcosa che avreste preferito non sapere?

Cosa scatta? Perchè quella persona ha bisogno di dire tanto che sembra straripare e non contenere quell'energia che poi esce nella trasmissione dellla confidenza.
Mi pare a volte di percepirne anche le vibrazioni, dell'eccitazione non contenuta che vibra ed ha un bisogno impellente di uscire attraverso la condivisione.
Come se il trattenerla dentro potese portare a scoppiare. Può essere una gioia un dolore ma anche altro.
Sì a me è capitato che mi dicessero cose che avrei preferito non sapere, cose che naturalmente erano in via confidenziale e che non avrebbero dovuto uscire poi dalla mia bocca.
In effetti quello che accade, è proprio come lo hai descritto , questo lo conosco per esperienza diretta, mi è capitato di trovarmi dall'altra parte, ovvero di non riuscire a trattenere una cosa che mi riguarda e di "rovesciarla" addosso all'altro, salvo poi incavolarmi, se la cosa non veniva mantenuta come segreto, come una cosa preziosa.
Mi sono pero' accorta che non si puo' certo dare la colpa all'altro, se questo poi va a raccontare in giro quel "segreto", perchè alla fin fine, se io stessa non so mantenerlo, se fosse davvero così importante mantenerlo bisognerebbe anche essere in grado di non caricare di responsabilità l'altro a cui lo si dice, (non sappiamo se l'altro è in grado di reggerlo prima di tutto, ma anche puo' non rendersi conto che quella per noi era effettivamente una cosa importante e puo' non conoscere le conseguenze del raccontarlo in giro) e
bisognerebbe essere in grado di non parlarne, oppure di essere consapevoli che è sempre possibile che la cosa in qualche maniera esca fuori.

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In quel frangente se non sei preparato rimani con addosso qualcosa che non ti aspettavi e che logicamente non aspettandoti non sai gestire, il primo impulso è liberarsene, condividendo a propria volta la confidenza, cosa che non si dovrebbe mai fare.
Però il punto è se io non ti ho chiesto niente, non ho voluto sapere e tu mi hai scaricato la tua energia quel surpluss che non sapevi gestire io come faccio a gestirla senza compromettere la confidenza?
Vero anche questo, se non sei preparato ed un altro ti dice qualcosa, questo qualcosa ormai lo hai addosso, è come se qualcuno ti caricasse di una responsabilità non tua, senza che tu abbia nessun potere per fermarlo, per fare in modo che non sia così.. a quel punto, se non la so trattenere, finisce che io stessa ne parlo con qualcun altro.. dicevo sopra nel caso opposto che se non si sa fare diversamente il fare uscire diventa quasi necessario... ma credo anche (sempre per esperienza) che la cosa migliore sia imparare il più possibile a gestire questi "imprevisti", ovvero tentare il più possibile di non tradire la confidenza.


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Inoltre può capitare che ti tirino in mezzo chiedendoti cosa ne pensi, cosa posso dire io se non portare la mia esperienza che però è la mia e quindi riduttiva e soggettiva?

Addirittura può sembrarti di divenire complice di qualcosa che a te non va che non condividi perchè sai cosa comporta.
Posso ascoltare ma quale è il comportamento etico da tenere?
Non so se è chiaro.

Resta pero' questo ultimo punto.. se mi tirano in mezzo chiedendomi cosa ne penso, credo che l'unica cosa sensata da fare sia essere sinceri e dire quel che si pensa (valutando per carità), ma non facendosi tirare in mezzo più del dovuto, ovvero non parlare con altri del segreto che ci viene detto, ma nemmeno accondiscendere con l'altro se non si è d'accordo .. E' vero Gris, come hai detto abbiamo solo la nostra soggettiva e riduttiva esperienza , pero' questa abbiamo e se un altro ci chiede un parere, credo proprio che sia l'unica cosa che possiamo "dargli", senza fare alcuna pressione, poi starà all'altro decidere se e cosa prendere...

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Vecchio 01-06-2008, 22.43.24   #3
griselda
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Sì a me è capitato che mi dicessero cose che avrei preferito non sapere, cose che naturalmente erano in via confidenziale e che non avrebbero dovuto uscire poi dalla mia bocca.
In effetti quello che accade, è proprio come lo hai descritto , questo lo conosco per esperienza diretta, mi è capitato di trovarmi dall'altra parte, ovvero di non riuscire a trattenere una cosa che mi riguarda e di "rovesciarla" addosso all'altro, salvo poi incavolarmi, se la cosa non veniva mantenuta come segreto, come una cosa preziosa.
Mi sono pero' accorta che non si puo' certo dare la colpa all'altro, se questo poi va a raccontare in giro quel "segreto", perchè alla fin fine, se io stessa non so mantenerlo, se fosse davvero così importante mantenerlo bisognerebbe anche essere in grado di non caricare di responsabilità l'altro a cui lo si dice, (non sappiamo se l'altro è in grado di reggerlo prima di tutto, ma anche puo' non rendersi conto che quella per noi era effettivamente una cosa importante e puo' non conoscere le conseguenze del raccontarlo in giro) e
bisognerebbe essere in grado di non parlarne, oppure di essere consapevoli che è sempre possibile che la cosa in qualche maniera esca fuori.



Vero anche questo, se non sei preparato ed un altro ti dice qualcosa, questo qualcosa ormai lo hai addosso, è come se qualcuno ti caricasse di una responsabilità non tua, senza che tu abbia nessun potere per fermarlo, per fare in modo che non sia così.. a quel punto, se non la so trattenere, finisce che io stessa ne parlo con qualcun altro.. dicevo sopra nel caso opposto che se non si sa fare diversamente il fare uscire diventa quasi necessario... ma credo anche (sempre per esperienza) che la cosa migliore sia imparare il più possibile a gestire questi "imprevisti", ovvero tentare il più possibile di non tradire la confidenza.





Resta pero' questo ultimo punto.. se mi tirano in mezzo chiedendomi cosa ne penso, credo che l'unica cosa sensata da fare sia essere sinceri e dire quel che si pensa (valutando per carità), ma non facendosi tirare in mezzo più del dovuto, ovvero non parlare con altri del segreto che ci viene detto, ma nemmeno accondiscendere con l'altro se non si è d'accordo .. E' vero Gris, come hai detto abbiamo solo la nostra soggettiva e riduttiva esperienza , pero' questa abbiamo e se un altro ci chiede un parere, credo proprio che sia l'unica cosa che possiamo "dargli", senza fare alcuna pressione, poi starà all'altro decidere se e cosa prendere...

Concordo in pieno.

A volte addirittura si è convinti che sia qualcosa di prezioso, ma è un'effimera illusione è il sonno profondo prodotto dai propri daimon ad agire e tu ti trovi ipnotizzato e scambi lucciole per lanterne.

E mi ritrovo a vivere i miei fantasmi come in un passato che riappare attraverso una pellicola cinematografica per farmi rivedere un film che già conosco, qualcosa che ho già visto come se qualcuno mi dicesse: hai capito ora?

Voglio bene a questa persona e so che potrei perderla ma non posso tacere, non tradirò la sua confidenza ma non posso essere complice di qualcosa che non condivido, l'ascolterò perchè vedo il suo bisogno l'ho sentito ma di più che raccontargli di me cosa posso fare? Se non vorrà vedere non potrò fare nulla se non lasciare che faccia la sua esperienza.
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Vecchio 04-06-2008, 23.26.47   #4
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Secondo me molto fa gioco il fatto che con una confidenza raccontata o non trattenuta si acquista (o si pensa di.. ) un certo fascino agli occhi degli altri... mi spiego. Se io racconto un fatto che è stato detto solo a me in confidenza, acquisto una certa importanza.. la responsabilità non sta tanto in quello che devo trattenere e nella grossezza del segreto ma nel ruolo che penso di avere o che l'altro ci fa pensare di avere per sua comodità.

Se mi raccontano una cosa che coinvolge più persone a me care, io penso che lo fanno per mettermi nella posizione di sentirmi costretta a riferire e in quel caso sono chiara e cerco di chiedere alla persona il motivo per cui dice le sue cose, cosa vuole esattamente.. certo solo se ho almeno il dubbio che non sia solo uno sfogo. Ma quando ci sfoghiamo però cerchiamo sempre le persone che fanno al caso nostro...
Insomma si è responsabili per se stessi e per le proprie azioni non per quelle degli altri per cui sceglierò come agire. Se parlerò sarò stata io a parlare e non perchè era pesante il fardello... per quello ci sono gli estranei che non sono coinvolti nella cosa.

A me è capitato in passato di parlare dell'intimità di qualcuno per aiutare altri , ma nessuno mi aveva chiesto nulla... solo chi si era confidato. Io credo che in certe condizioni sia bello ascoltare e cercare di dare una mano a chi la chiede, ma cercare di evitare di farsi manipolare facendo il lavoro di chi non ha la forza.

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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 05-06-2008, 01.45.27   #5
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Secondo me molto fa gioco il fatto che con una confidenza raccontata o non trattenuta si acquista (o si pensa di.. ) un certo fascino agli occhi degli altri... mi spiego. Se io racconto un fatto che è stato detto solo a me in confidenza, acquisto una certa importanza.. la responsabilità non sta tanto in quello che devo trattenere e nella grossezza del segreto ma nel ruolo che penso di avere o che l'altro ci fa pensare di avere per sua comodità.
Questa dinamica la conosco quindi ok

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Se mi raccontano una cosa che coinvolge più persone a me care, io penso che lo fanno per mettermi nella posizione di sentirmi costretta a riferire e in quel caso sono chiara e cerco di chiedere alla persona il motivo per cui dice le sue cose, cosa vuole esattamente.. certo solo se ho almeno il dubbio che non sia solo uno sfogo. Ma quando ci sfoghiamo però cerchiamo sempre le persone che fanno al caso nostro...
Insomma si è responsabili per se stessi e per le proprie azioni non per quelle degli altri per cui sceglierò come agire. Se parlerò sarò stata io a parlare e non perchè era pesante il fardello... per quello ci sono gli estranei che non sono coinvolti nella cosa.
Qui invece non mi batte, probabilmente mi manca un tassello, ti dico ciò che penso così mi aiuti a vedere dove mi intoppo.
Allora il fardello è associato ad un mio daimon credo, è in quel caso che la vibrazione ha creato il fardello da cercare immediatamente di vuotare, cosa che non ho fatto ma è stato il primo impulso quello di liberarmene.
Si capisce?

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A me è capitato in passato di parlare dell'intimità di qualcuno per aiutare altri , ma nessuno mi aveva chiesto nulla... solo chi si era confidato. Io credo che in certe condizioni sia bello ascoltare e cercare di dare una mano a chi la chiede, ma cercare di evitare di farsi manipolare facendo il lavoro di chi non ha la forza.
Anche qui ci siamo.
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Vecchio 05-06-2008, 12.16.46   #6
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Se mi raccontano una cosa che coinvolge più persone a me care, io penso che lo fanno per mettermi nella posizione di sentirmi costretta a riferire e in quel caso sono chiara e cerco di chiedere alla persona il motivo per cui dice le sue cose, cosa vuole esattamente.. certo solo se ho almeno il dubbio che non sia solo uno sfogo. Ma quando ci sfoghiamo però cerchiamo sempre le persone che fanno al caso nostro...
Insomma si è responsabili per se stessi e per le proprie azioni non per quelle degli altri per cui sceglierò come agire. Se parlerò sarò stata io a parlare e non perchè era pesante il fardello... per quello ci sono gli estranei che non sono coinvolti nella cosa.
Non mi e' chiaro questo passaggio Sole. Sono d'accordo sul fatto che si e' responsabili per se' stessi e' chiaro che se qualcuno ti racconta cose in cui sono coinvolte piu' persone a te care, tu ti senti piu' presa in mezzo, ma non per questo secondo me si viene messi nelle condizioni di dover essere costretti a riferire.. provo a spiegarmi, se un'amica mi racconta qualcosa che coinvolge altre persone che conosco, secondo me, la cosa che viene raccontata, non deve comunque uscire dalla mia bocca. Se non voglio essere coinvolta ulteriormente, saro' chiara con questa persona, diversamente posso accogliere le sue confidenze (sfoghi o altro), senza per questo sentirmi in dovere di riferirle ad altri anche se li conosco..

L'ultimo punto non mi e' chiaro, dici che se ci raccontano un fardello troppo pesante da essere sopportato possiamo andare da una persona estranea ai fatti e parlarne con lei per alleggerirci il carico?
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Vecchio 05-06-2008, 12.29.13   #7
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Qui invece non mi batte, probabilmente mi manca un tassello, ti dico ciò che penso così mi aiuti a vedere dove mi intoppo.
Allora il fardello è associato ad un mio daimon credo, è in quel caso che la vibrazione ha creato il fardello da cercare immediatamente di vuotare, cosa che non ho fatto ma è stato il primo impulso quello di liberarmene.
Si capisce?


Si si capisce.
Secondo me, e questo significa che è relativo alla mia esperienza, il fardello non è più tale quando lo spogliamo dell'importanza che dicevo sopra. Se mi sento importante perchè so cose di altri e quindi in qualche modo li controllo ( ti torna?) e poi ulteriormente mi sento tanto importante da dover essere costretta a fare qualcosa per aiutare la situazione, allora la confidenza diventa un dovere/fardello. Il Daimon in questo caso è relativo all'importanza di cui rivesto l'evento. Chiaramente è il Daimon che mi governa che mi fa vedere l'importanza .. ma ci siamo capite

Tra l'altro ci sono alternative sempre valide a rivelare una confidenza pur aiutando chi è coinvolto, anche se non è la stessa persona della confidenza. Ad esempio avvicinandolo e chiedendogli come va.. e se l'altro si confida allora si è in grado di dire la propria pur sempre e comunque rispettando la confidenza dell'altro, se invece non si confida o non esprime dubbi è sacrosanto lasciarlo libero... è una grande prova... non so se si capisce, perchè ci sente sicuramente meglio a dire e togliersi il senso di colpa piuttosto che agire lasciando libero l'altro... . Ma se si vuole davvero essere di aiuto bisogna esserlo per tutti non per chi si ritiene abbia subito un torto... a volte invece difendiamo chi pensiamo più debole, ma come facciamo a sapere dove sta la verità? A volte non ci sembra ma si pecca di presunzione inteso proprio come presumere....
Comunque a parte le mie divagazioni sul tema, in conclusione secondo me il fardello lo è in base all'importanza che attribuiamo a noi stessi, nela nostra imagine di noi, e di conseguenza gli attribuiamo. Alla fine se ci pensiamo ogni confidenza è preziosa a prescindere dalla gravità che soggettivamente gli diamo.

Onestamente non li chiamerei Daimon per estraniarli da me, almeno mi pare che questo sia il rischio, ma semplicemente lavorerei proprio sul bisogno non reale di dirlo che, ripeto non dipende da chi si confida.

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Vecchio 05-06-2008, 12.34.28   #8
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Non mi e' chiaro questo passaggio Sole. Sono d'accordo sul fatto che si e' responsabili per se' stessi e' chiaro che se qualcuno ti racconta cose in cui sono coinvolte piu' persone a te care, tu ti senti piu' presa in mezzo, ma non per questo secondo me si viene messi nelle condizioni di dover essere costretti a riferire.. provo a spiegarmi, se un'amica mi racconta qualcosa che coinvolge altre persone che conosco, secondo me, la cosa che viene raccontata, non deve comunque uscire dalla mia bocca. Se non voglio essere coinvolta ulteriormente, saro' chiara con questa persona, diversamente posso accogliere le sue confidenze (sfoghi o altro), senza per questo sentirmi in dovere di riferirle ad altri anche se li conosco..

L'ultimo punto non mi e' chiaro, dici che se ci raccontano un fardello troppo pesante da essere sopportato possiamo andare da una persona estranea ai fatti e parlarne con lei per alleggerirci il carico?

Nella prima parte siamo d'accordissimo, è esattamente quello che intendevo. Per la seconda intendevo che se proprio non ce la faccio a tenermi, trattenere ( non è un caso che accadano, lo sappiamo bene) invece che scatenare una bomba su cui poi non potrò più aiutare nessuno anzi.. posso andare da un amico estraneo ai fatti e sfogare tutto così che rendendo parola e facendo uscire fiato.. si alleggerisce la pressione che esercita la cosa, magari poi ci rendiamo conto che non serviva... ma parlo proprio di cose estreme quando proprio non tengo un cecio in bocca come si dice a Roma.
Ovvio che questo è fare pettegolezzi in giro, ma non riguardano almeno persone coinvolte e serve ad osservarsi.
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Vecchio 05-06-2008, 12.56.29   #9
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Onestamente non li chiamerei Daimon per estraniarli da me, almeno mi pare che questo sia il rischio, ma semplicemente lavorerei proprio sul bisogno non reale di dirlo che, ripeto non dipende da chi si confida.

Hai ragione ed è proprio questo il punto non aver risolto un problema, la dimostrazione è l'averlo chiamato daimon per rimanere sul vago almeno in forum, e rimanere spiazzati, diciamo che quello che mi pare di aver visto è un voler avere la soluzione ad ogni costo davanti a qualunque situazione( so perfetta e ho il controllo su tutto ) e li la soluzione se l'avessi l'avrei già usata io....da qui il non reggere la tensione dell'essermi identificata. Del tipo non so come risolvere questo problema, io scappo, e se mi metti il tuo davanti faccio uguale, tieniti i tuoi serpenti che ho già i miei.
Ho anche degli irrisolti sulle confidenze fatte per avere un appoggio su cui scaricare la coscienza, del tipo se lei è d'accordo vuol dire, raccontandomela, che posso farlo che è bene farlo e rimandare la presa di coscienza al botto finale. E qui la paura di perdere l'amicizia, perchè io non sarò non le darò il supporto su cui scaricare.
Si capisce, mi sono chiarita?
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Vecchio 05-06-2008, 14.46.13   #10
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Nella prima parte siamo d'accordissimo, è esattamente quello che intendevo. Per la seconda intendevo che se proprio non ce la faccio a tenermi, trattenere ( non è un caso che accadano, lo sappiamo bene) invece che scatenare una bomba su cui poi non potrò più aiutare nessuno anzi.. posso andare da un amico estraneo ai fatti e sfogare tutto così che rendendo parola e facendo uscire fiato.. si alleggerisce la pressione che esercita la cosa, magari poi ci rendiamo conto che non serviva... ma parlo proprio di cose estreme quando proprio non tengo un cecio in bocca come si dice a Roma.
Ovvio che questo è fare pettegolezzi in giro, ma non riguardano almeno persone coinvolte e serve ad osservarsi.
In effetti, riprendendo Sole, secondo me bisogna fare una distinzione tra confidenza e pettegolezzo.
Certo è lampante ma forse guardando un po più alla sostanza se ne potrebbe trarre qualcosa.
Gris ha detto che sente un peso e questo credo anche io che sia il risultato di quello che ognuno di se vede ( e quindi anche di ciò che non vede ) o della considerazione, appunto, di se stessi.
Ma per quale motivo si fa una confidenza?
Partendo dal presupposto che il pettegolezzo vien fatto " tanto per " ed allo stesso tempo, inconsapevolmente, porta con se un significato, forse.
Dirlo a chiunque per sentirsi importante ad esempio, potrebbe essere uno dei motivi.
La confidenza, invece, credo che abbia una qualcosa di particolare. Certo porta con se un peso - in riferimento a quanto gli ne vogliamo dare noi mi pare - e dunque questo dipende da chi la riceve.
Infatti sono sulle stesse coordinate di Sole.
A volte c'è bisogno di " scaricare " sto peso ma non perchè sia pesante quanto perchè, abbiamo visto, siamo noi che glie ne attribuiamo quasi a dismisura.
Tra l'altro la confidenza, secondo me, potrebbe anche essere considerata " comunicazione", nel senso che chi la fa sicuramente non la fa con tutti ma solo con chi ha scelto di farla; con chi pensa, più o meno, all'altezza di ricerverla. Quindi da questo punto di vista se la confidenza ha quel qualcosa in più, allora pure chi pensiamo possa riceverla evidenza quel " significato" particolare.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 05-06-2008, 17.43.54   #11
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Nella prima parte siamo d'accordissimo, è esattamente quello che intendevo. Per la seconda intendevo che se proprio non ce la faccio a tenermi, trattenere ( non è un caso che accadano, lo sappiamo bene) invece che scatenare una bomba su cui poi non potrò più aiutare nessuno anzi.. posso andare da un amico estraneo ai fatti e sfogare tutto così che rendendo parola e facendo uscire fiato.. si alleggerisce la pressione che esercita la cosa, magari poi ci rendiamo conto che non serviva... ma parlo proprio di cose estreme quando proprio non tengo un cecio in bocca come si dice a Roma.
Ovvio che questo è fare pettegolezzi in giro, ma non riguardano almeno persone coinvolte e serve ad osservarsi.
Sì ho capito adesso, e sono d'accordo con te, è sicuramente meglio trovare una persona non direttamente coinvolta (appunto, e magari evitare di fare esplodere qualche bomba ) che puo' servire in quel momento ad alleggerire una tensione che non si regge (seppur siamo solo noi stessi a viverla in quel modo) e come hai detto tu serve per osservarsi e magari la volta successiva fare di meglio..

Non so se sia fare pettegolezzi in giro, sicuramente se si ha un minimo di coscienza si cercherà di scegliere anche con chi confidarci a nostra volta e sebbene come dicevo all'inizio non avremo la certezza che l'altro mantenga la confidenza come tale, se ci fidiamo di questa persona e non la usiamo come capro espiatorio per ogni sciocchezza non lo vedo tanto uno spetegolezzare in giro.. cosa che vedo più grave e a cui stare attenta, perchè li è anche una questione di quanto si è svegli in un certo momento, se si dorme della grossa è facile lasciarsi andare e dire cose che non si deve...

aggiungo: ci sono poi le confidenze che si fanno alle persone a cui si vuole bene per condividere una gioia, un momento speciale, qualcosa che ci riguarda molto da vicino.. queste come le vedete?

Ultima modifica di RedWitch : 05-06-2008 alle ore 17.53.12. Motivo: corretto orroregrafia
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Vecchio 05-06-2008, 18.38.16   #12
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Io penso prima di confidarsi con una persona bisognerebbe sapere se questa è pronta ad accogliere la confidenza.
A me è successo che avevo un'amica che mi confidava tutti i suoi segreti, anche pesanti da mantenere, anche se io le dicevo che certe cose avrei preferito se le tenesse per sè...
Si fidava molto di me, e ho cercato di non tradire la sua fiducia, ma veramente certe volte il peso che carica addosso è difficile da sopportare.
Se poi non si è d'accordo con le sue scelte è ancora peggio perchè si dice che chi sa e tace acconsente, in pratica tenere il segreto significa essere sulla sua stessa linea....
Poi un giorno ho trovato il coraggio e le ho detto che la vita era sua e poteva farne quel che voleva, ma se cercava un'approvazione da me non l'avrebbe avuta... e che volevo non parlasse più con me di quelle cose per non essere coinvolta, o peggio, considerata complice....
In generale un segreto quando viene confidato non è più tale, sono già due persone che lo sanno, e se la persona depositaria del segreto ne parla a una terza sono in tre, e così via....
Io se ho veramente un segreto non lo confido a nessuno, il fatto di confidarlo e condividerlo è un segnale che quella cosa non si vuole più tenere segreta, e si carica su un'altra persona la responsabilità che non si sa più gestire da soli...

Mi è capitato a volte di stare male perchè volevo confidarmi con qualcuno ma questo qualcuno non aveva nè tempo nè voglia di ascoltarmi, e allora succede che quasi si implora di essere ascoltati perchè è un nostro bisogno in quel momento, in quel momento vogliamo far passare qualcosa di noi, se si è in due a portare un peso sarà meno pesante da per la persona, ma si raddoppia il rischio che venga alla luce.
Se l'altra persona non se la sente di portare questo peso dobbiamo continuare a tenercelo per noi, anche se in quel momento non ce ne importa tanto di tenere il segreto quanto di scaricarlo...
E' inutile poi prendersela se questa persona non riesce a mantenerlo, dal momento che nemmeno noi siamo stati capaci di tenerlo.
Tenere un segreto altrui è come avere una pistola carica a portata di mano, prima o poi si usa..... e la persona che ci fa la confidenza deve essere consapevole di questo...
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Io ho avuto l'esperienza di quello che è stato tradito. Avevo un segreto che magari per altri non è cosi importante, ma che per me era importante che era una cosa che rimanesse segreta ( altrimenti che segreto è?), tuttavia essendo un tipo ( sopratutto prima) che non si confida con nessuno, non l'ho voluto dire, ma la persona a cui l'ho rivelato ha insistito per volerlo sapere, senza però saperlo trattenere, e cos' a tradito la mia fiducia.

Morale della favola, credo che a volte siamo noi che diciamo: ma certo puoi dirmi tutto! per qualsiasi cosa ci sono! Poi non siamo in grado di trattenerlo ed è per questo che è meglio che ognuno si faccia i fatti propri oppure impari l'arte di non aver segreti con nessuno.
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aggiungo: ci sono poi le confidenze che si fanno alle persone a cui si vuole bene per condividere una gioia, un momento speciale, qualcosa che ci riguarda molto da vicino.. queste come le vedete?
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Mi è capitato a volte di stare male perchè volevo confidarmi con qualcuno ma questo qualcuno non aveva nè tempo nè voglia di ascoltarmi, e allora succede che quasi si implora di essere ascoltati perchè è un nostro bisogno in quel momento, in quel momento vogliamo far passare qualcosa di noi, se si è in due a portare un peso sarà meno pesante da per la persona, ma si raddoppia il rischio che venga alla luce.
Se l'altra persona non se la sente di portare questo peso dobbiamo continuare a tenercelo per noi, anche se in quel momento non ce ne importa tanto di tenere il segreto quanto di scaricarlo...
E' inutile poi prendersela se questa persona non riesce a mantenerlo, dal momento che nemmeno noi siamo stati capaci di tenerlo.
Tenere un segreto altrui è come avere una pistola carica a portata di mano, prima o poi si usa..... e la persona che ci fa la confidenza deve essere consapevole di questo...
Qui farei ancora un'altra distinzione, partendo da quello che avete detto.
Secondo me una cosa è con-fidarsi di/a qualcuno, tipo Tizio lo dice a Caio, perchè, come ha detto Red, ci potrebbe essere una occasione particolare come un momento di gioia o insomma qualcosa che ci riguarda molto da vicino.
Altra cosa è che da questo punto Caio inizia a dire in giro quel che gli avevo con-fidato.
Qui mi sembra allora che siano due situazioni di cui non si più non tenere conto.
Se Tizio si è fidato mi pare che si sia dato in qualche maniera, si sia aperto. Mi pare anche che questa apertura sia inevitabilmente collegata a quello che Tizio pensa/crede di Caio. Insomma lui si è aperto ed ha rivestito Caio ( non importa ora se giustamente o no ) di una necessaria caratteristica ossia quella che intende Caio capace di ricevere.
Se Caio per superficialità - che ci può anche stare fino ad un certo punto - o " tanto per ", come ho detto su, credo che individui una ulteriore differenza.
Non saprei dire fino a che punto si può mantenere un segreto, dipende anche dalle circostanze secondo me.
Mi è capitato ad esempio di tenere una cosa che mi era stata detta, appunto in un momento particolare, e che non ho mai detto a nessuno. poi inevitabilmente, come dice Stella, se la cosa si allarga - e lo ha fatto - almeno non ci si può addebitare una responsabilità. Di fatti a distanza di anni sta cosa si è saputa ma io non ho ( e non avevo ) detto nulla.
Forse cambiando l'intenzione a questo punto cambia anche la responsabilità.
Quindi se lo dico " tanto per ", pur superficialmente, c'è una responsabilità maggiore nel senso che comunque mi porto dietro " qualcosa " dell'altro.
Se questo " segreto", questa confidenza la espongo con una differente intenzione ( per esempio portare una esperienza altra, pur non facendo espresso riferimento al fatto in se che riguardava chi a me si è confidato) forse la cosa è diversa.

Per rispondere a Red, direi che nel momento in cui confido qualcosa è perchè o voglio rendere partecipe chi la riceve, quindi mi fa piacere, o perchè ne ho bisogno e nulla esclude che questi due aspetti siano collegati.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 06-06-2008, 12.59.21   #15
cassandra
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Avete già detto molto del perchè e per come certi meccanismi scattano,penso che quasi tutti nella vita si siano trovati almeno una volta a far pettegolezzo,a spifferare una confidenza altrui, come ad essere vittima dello stesso trattamento..ho notato in me che quando è capitato di confidare, c'era sia il bisogno di alleggerire il carico, che quello di essere accettata,come dire ti parlo del privato per dimostrarti fiducia e voglia di entrare in profondità,in confidenza appunto..ma alla fine credo sia spesso un problema di resistenza personale,il non riuscire a contenere,sarà che c'è poco spazio disponibile?.
Fin da piccola sono sempre corsa da mamma per avere la sua assoluzione,per scaricarmi la coscienza quando qualcosa andava storto,come anche bene..insomma una vera difficoltà a trattenere,cosa che non accadeva con gli altri, (tranne pochissimi eletti,spesso scelti superficialmente..a caso in un dato momento..),con i quali ero capace di mostrare tutt'altro pur di proteggere la mia immagine,per evitare il giudizio o eventuali tradimenti futuri.Poi è arrivata una confidenza che mi ha fatto capire quanto egoista è talvolta separarsene,anche perchè se è arrivata a te,(c'è un motivo),devi imparare a conviverci senza scaricarla a nessuno,nel mio caso era qualcosa che avrebbe potuto creare delle conseguenze serie e profonde se liberata..lì ho capito.. davanti a qualcosa di più grande di me,di pesantissimo che volendo potevo farcela a controllarmi,potevo trovare uno spazietto dove custodire quella cosa,non perchè segreta,ma per la responsabilità che con quella notizia mi è arrivata...sarà che l'amore per l'interessato era più grande di tutto il resto,non so fino a che punto sia un modo di proteggere anche la sua immagine,ma di sicuro è stata una lezione che mi resterà e mi ha insegnato molto in toto.Da lì qualcosa è cambiato ed oggi se proprio mi apro a qualcuno è più per il discorso di Jez..almeno spero
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Vecchio 06-06-2008, 16.27.06   #16
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aggiungo: ci sono poi le confidenze che si fanno alle persone a cui si vuole bene per condividere una gioia, un momento speciale, qualcosa che ci riguarda molto da vicino.. queste come le vedete?
Le vedo dolci e calde...
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Vecchio 06-06-2008, 16.40.28   #17
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Le vedo dolci e calde...
Ecco...Forse E' romanticheria.. ma e' cosi' anche per me.. Se voglio bene davvero a qualcuno, lo rendo partecipe della mia gioia, di un momento che per me e' speciale, se chi ho di fronte e' contento sinceramente, quello che si sente e' qualcosa di forte, che scalda il cuore, una bella condivisione...


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Vecchio 06-06-2008, 16.52.53   #18
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Si, alla fin fine una con-fidenza (con fede) è uno scambio di emozioni e sensazioni con qualcuno che possa accoglierle (questo pulito di tutti i discorsi sopra) così se ho una gioia grande nel cuore saprò bene a chi dirla perchè possa aumentare il calore e la forza... purtroppo al contrario interviene altro di mezzo che abbiamo evidenziato sopra..

Sarebbe da cercare il perchè al contrario non avviene. La gioia non la condividiamo con tutti ma resta intimissima.. secondo voi perchè?
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Vecchio 06-06-2008, 18.19.46   #19
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Sarebbe da cercare il perchè al contrario non avviene. La gioia non la condividiamo con tutti ma resta intimissima.. secondo voi perchè?
Banalmente mi viene: egoismo? Del tipo mangia pure con me ste verze, il gelato invece tutto per me.
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Vecchio 06-06-2008, 18.29.21   #20
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Si, alla fin fine una con-fidenza (con fede) è uno scambio di emozioni e sensazioni con qualcuno che possa accoglierle (questo pulito di tutti i discorsi sopra) così se ho una gioia grande nel cuore saprò bene a chi dirla perchè possa aumentare il calore e la forza... purtroppo al contrario interviene altro di mezzo che abbiamo evidenziato sopra..

Sarebbe da cercare il perchè al contrario non avviene. La gioia non la condividiamo con tutti ma resta intimissima.. secondo voi perchè?
Secondo me oltre all'egoismo che dice Ray, molto spesso non si condivono le gioie, perchè secondo molte culture popolari ( o metropolitane meglio), ci possiamo attirare delle invidie che smorserebbero questa gioia.

Tuttavia se io mi fido di una persona e rivelo le cose brutte, devo per forza dire anche le gioie, altrimenti sto usando la persona soltanto per scaricargli negatività.
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Vecchio 06-06-2008, 18.35.08   #21
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Si, alla fin fine una con-fidenza (con fede) è uno scambio di emozioni e sensazioni con qualcuno che possa accoglierle (questo pulito di tutti i discorsi sopra) così se ho una gioia grande nel cuore saprò bene a chi dirla perchè possa aumentare il calore e la forza... purtroppo al contrario interviene altro di mezzo che abbiamo evidenziato sopra..

Sarebbe da cercare il perchè al contrario non avviene. La gioia non la condividiamo con tutti ma resta intimissima.. secondo voi perchè?
Perchè per condividere una gioia bisogna vibrare sulla stessa lunghezza d'onda dell'altra persona, essere in sintonia....
e questo dovrebbe valere anche al contrario, condividere una cosa che è un peso o un problema con chi sa cosa vuol dire questo peso, perchè magari ci è passato e l'ha provato.
In ogni caso una con-fidenza dovrebbe unire due cuori in uno, in modo da gioire insieme o rattristarsi insieme....
Il guaio è che non sempre questo avviene, e perciò tante volte le confidenze non condividono un'esperienza, ma servono più che altro da valvola di sfogo.
Poi ci sarebbe tutto un discorso da fare su chi consideriamo un amico/a, si dice che un vero amico vale più di un tesoro, appunto per il fatto che ci conosce e sa ascoltare e sa condividere, come anche noi nei suoi confronti....
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Vecchio 06-06-2008, 18.45.19   #22
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Banalmente mi viene: egoismo? Del tipo mangia pure con me ste verze, il gelato invece tutto per me.
Si, ma questo è il livello della confidenza brutta e biega che ho bisogno di smistare.. ma la confidenza bella e cara che so di poter dire per Condividerla davvero solo a certe persone, ha un livello di sintonia come quello che descrive Stella nelle prime righe del suo post.

Poi è chiaro che a un certo livello di libertà individuale non esiste nemmeno più il bisogno di confidare ne il bene ne il male. Si condivide tutto e niente allo stesso modo con tutti. Mancando la paura di farsi derubare del bello perchè appunto c'è chi non è interessato emotivamente a condividerlo e chi non ci compensa il male perchè non è la persona adatta al caso. Se non si hanno ste paure e bisogni non esiste più il problema.. anche qui si potrebbe parlare di chiusura o apertura. Ci si chiude a chi può condividere nel bello... però pensiamo anche a quando facciamo un'esperienza che sappiamo di non poter spiegare a parole ma possiamo condividere solo con chi sa vibrare su quelle sensazioni, emozioni.. corde... in questo senso il bello può essere inteso.
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Vecchio 07-06-2008, 00.00.35   #23
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Sarebbe da cercare il perchè al contrario non avviene. La gioia non la condividiamo con tutti ma resta intimissima.. secondo voi perchè?
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Credo che noi siamo abituati a confidarci solo con chi ha questa gioia al suo interno ecco che a quel punto la potremo condividere se no è molto difficile.

Condividere è convibrare insieme per qualcosa che si conosce se non l'hai non sai com'è.
Altrimenti devi proprio darti con fiducia il che presuppone che non devi aspettarti niente come ritorno.

Con chi ci confidiamo di solito? Con chi pensiamo o sia come noi, oppure che non ci giudicherà o che ci approverà. Se solo pensiamo che l'altro ci condannerà è molto difficile, quindi bisogna che prima abbiamo fiducia in quella persona che la sentiamo simile a noi e poi ci apriamo, la forza sarebbe invece riuscire a farlo proprio con la persona che non riteniamo possa comprenderci per vedere un altro punto di vista. Se no è come parlare da soli ci fidiamo di noi stessi ci confidiamo con noi.
Non mi torna tutto ma bon
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