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Vecchio 30-09-2008, 16.43.52   #1
Uno
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Predefinito La doppietta della vecchia cinquecento, come funziona la mente

Chi ha mai guidato una vecchia cinquecento?
Io si, la cinquecento era molto vecchia ma eravamo ancora nel periodo in cui appena presa la patente qualsiasi cosa che andasse in moto e poteva portarci in giro era un astronave... non ci occorrevano ancora auto da 200 e passa km orari dai costi equivalenti a mezza liquidazione del padre.
Da questo punto di vista il discorso stava bene nella sezione "antiquario", ma io volevo parlare di una particolarità della cinquecento (almeno i primi modelli) che chiamavano comunemente "dover far la doppietta" per cambiare marcia, soprattutto dalla prima alla seconda.

Molto sinteticamente il concetto è che siccome la sincronizzazione di quei cambi non era perfetta, cambiando le marce come sia abituati a fare oggi a volte poteva grattare (soprattutto con una guida giovane e un pò sportiva). Il rimedio era allora frizione. folle, togliere la frizione, colpo di acceleratore, frizione, seconda.
In pratica quel colpetto di acceleratore in folle permetteva al motore di mettersi più in pari con la marcia che andavamo ad inserire cambiando.

Credo che la teoria non sia abbastanza comprensibile a tutti, forse soprattutto alle signore, magari la riscriviamo, comunque l'interessante è che la nostra mente utilizzando un cambio grezzo, non sgrossato lavora in un modo molto simile.

Se ci pensate ogni volta che dobbiamo cambiare schema di pensiero c'è bisogno di un momento di "vuoto". In realtà virgoletto vuoto, perchè in quel folle bisognerebbe dare un'accelerata per poterci sincronizzare con una marcia più veloce.
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Vecchio 30-09-2008, 18.35.32   #2
loryland
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Un vuoto fecondo,un momento di ozio propulsivo proseguendo per inerzia prima di modificare il moto.Sì,credo funzioni così pure per noi.Trovo singolare quanto pertinente il paragone con la "doppietta" della 500
Quelle sgasate maleodoranti di idrocarburi combusti che rimanevano nell'aria per un pò prima di dissolversi me le ricordo anche io,anche se non ero in età da patente.

Ultima modifica di loryland : 30-09-2008 alle ore 18.41.26.
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Vecchio 30-09-2008, 19.21.51   #3
Uno
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Purtroppo però molti cercano di passare in seconda direttamente pensando di avere un cambio della formula uno, che invece ancora non hanno... e allora di quelle grattate e scintille...
Qualcuno impara a mettere in folle ma dimentica la sgassata, che è necessaria sia per sincronizzare mente e dati anche se purtroppo come detto da Lory produce un pò di porcheria.
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Vecchio 30-09-2008, 19.29.12   #4
turaz
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eh si momento di vuoto ben spiegato da lory.
e ben spiegata da Uno anche la distorsione spesso susseguente con grattate non indifferenti (sigh)
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Vecchio 30-09-2008, 21.05.58   #5
centomila
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Sì ma cos'è la sgassata?
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L'unico vero insuccesso nella lotta consiste nello smettere di combattere.
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Vecchio 30-09-2008, 21.15.21   #6
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Che dici Cento... aspettiamo che ce lo dice domani il Turi?

Quasi quasi...
Se nessuno ci prova/arriva, tocca dedurre che tutti annuiscono ma solo tu ti poni il problema (giustamente ) di comprendere le cose in profondità.
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Vecchio 30-09-2008, 21.56.20   #7
griselda
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Beh almeno Cento ha chiesto cosa è la sgasata io chiederei cosa è uno schema di pensiero
Ho invece guidato la 500 e so fare la doppietta anche se sono anni che non la faccio, però me la ricordo, quindi sono a cavallo? no eh?
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Vecchio 30-09-2008, 22.16.23   #8
nikelise
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Sì ma cos'è la sgassata?
Posso dire cos'e' senza dire ancora nulla ?:
e' l'opera al nero conclusa , l'individuazione , il ricordare se' stessi per 30 min..
Ma ancora non s'e' detto nulla .
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Vecchio 01-10-2008, 10.00.42   #9
turaz
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Sì ma cos'è la sgassata?

quella che io ho fatto parecchie volte nel corso della mia vita.
in sostanza non aspetti che il "vuoto" abbia attecchito per bene (e che quindi la tua coscienza si sia espansa per bene) ma parti con l'acceleratore a manetta finendo per grattare (creando conflitti) con le persone intorno a te e con te stesso
A quel punto o "fai marcia indietro" per comprendere per bene le cose (ma ci vuole umiltà) oppure ti isoli nel tuo mondo illusorio sino a che uno shock non ti riporta coi piedi per terra
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Vecchio 01-10-2008, 10.13.29   #10
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Turi non hai mai guidato la cinquecento vero?
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Vecchio 01-10-2008, 10.14.55   #11
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no... altrimenti probabilmente avrei imballato il motore quasi subito
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Vecchio 01-10-2008, 10.23.54   #12
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cmq nel 3d precedente ho confuso la "sgassata" con la grattata (la mia mente era ancora collegata a quello scusate)
penso che con sgassata dopo la folle Uno intenda che dopo un momento di "vuoto" in cui la coscienza si espande occorre dare un colpo di acceleratore forte "prima" di cambiare la marcia.
è come se la coscienza partisse prima del resto , come se puntasse un obiettivo e solo successivamente "trascina" con se il resto.
provo a fare un esempio.
mi metto in folle ossia in sostanza mi "stacco" dalla marcia in cui sono come se rallentassi il "tran tran", creo un vuoto in cui espando la coscienza e focalizzo determinate "idee" su cui mi concentro. a quel punto spingo con l'acceleratore (della coscienza) e solo dopo inserisco la marcia (del corpo?)
solo che se non sono pulito del tutto creo porcheria che mi porto dietro anche nella successiva marcia (che qui ci si colleghi alla continua opera al nero?)
scusate se ho scritto corbellerie

Ultima modifica di turaz : 01-10-2008 alle ore 10.31.28. Motivo: aggiunta
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Vecchio 01-10-2008, 10.41.28   #13
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Lo sgasare mentre si cambia marcia potrebbe essere sinteticamente la metafora di uno dei due salti tra le ottave.

Proviamo ad allargare il concetto con degli esempi:
Prendiamo in esame una persona piuttosto materiale che vive per mangiare, bere, far sesso etc... senza porsi altri problemi (se lo fa senza senza arrecar danni ad altri sta pure bene, la famosa beata incoscienza)
Un bel giorno (o brutto dipende dai punti di vista) si accorge che c'è altro.
La sua mente dovrebbe passare da un certo schema di pensiero, tipo:" se mangio, la panza sta bene, se faccio sesso mi sento soddisfatto, almeno per un pò" etc...
ad un'altro schema tipo per esempio: "se risparmio alcune energie in un certo modo posso poi fare quest'altra cosa che ho sentito dire " etc....

Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille. Potrebbe anche sembrare di aver fatto il passo, magari la mente che continua a girare in prima si illude di aver cambiato marcia, magari va su di giri ma è talmente abituata che non sente neanche più il rumore.
L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.
Proverò poi a fare esempi più pratici.
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Vecchio 01-10-2008, 11.15.29   #14
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Ho guidato la 500 appena patentato. In effetti è abbastanza difficile sincronizzare i movimenti, almeno all'inizio, per passare dalla prima alla seconda ma con un po di pratica, fortunatamente ci sono riuscito. Anche se, devo dire, che la 500 che aveva mio padre probabilmente era il modello dopo, quello col motore della 126 mi pare, per cui li il passaggio di marcia era un po più facile.
Comunque attirava la mia attenzione questa sgasata anche quando in strada qualcuno aveva la bianchina o anche una 500 più vecchia della mia che in effetti dava il colpo di gas nel passaggio...

Quello che mi pare di capire è che in fondo ognuno " viaggia " ad una creta velocità, o meglio la sua mente viaggia a quella velocità.
Se arriva un qualcosa, una situaiozne che modifica il suo schema mentale, al quale è abituato, come hai detto tu prima il Tizio è in un modo e poi dopo intuisce che c'è altro e pertanto cerca di "mettersi al pari", non potrà riuscirci se non prima di aver messo a folle, dare gas e quindi " approfittare" dell'elevazione dei giri del motore per cambiare marcia, schema mentale.
Il problema secondo me è proprio questo passaggio.
Nel senso che si dovrebbe percepire l'attimo finale della prima e quello iniziale della seconda, passando per il folle ovviamente, ed in questo spazio dare gas.
Ma accelerare in quel momento, hai detto, porta si alla sincronizzazione ma pure consente al motore di liberarsi di quello che lo limita, ossia la porcheria di cui dicevi.
La difficoltà sta, secondo me, nell'intuire che il passaggio sta per avvenire portando con se, dunque, tutta la dinamica.
Ho dei dubbi allora su come percepire tutto il meccanismo.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 01-10-2008, 11.59.59   #15
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Che significa dare gas quando si è in folle?
Sembra una banalità ma se indichiamo le varie marce con diversi schemi di pensiero, ne deriva che la folle è una modalità a-schematica, priva di pensiero e di logica (folle appunto).

Capire la folle in termini razionali è pertanto impossibile, magari qualcuno per un attimo ci arriva pure a metterla, ma poi capire anche come operare in quella modalità è ancora più impossibile (sempre in termini razionali).

Essendo identificati in schemi di pensiero, è abbastanza facile riconoscere il "nostro" movimento: più lo schema/marcia gira, più noi ci muoviamo.
Ma in folle, non essendoci nessuno schema, che il motore giri a zero o a 10000000000000 non cambia nulla (almeno apparentemente) e il percepito (nel mondo fenomenico al quale siamo abituati) resta invariato.

Banalmente quindi come dicevo sopra dare gas mentre si è in folle può sembrare una sciocchezza ma invece non è facile per niente. La metafora della cinquecento in questo senso ci aiuta, per "governare" la folle non devo essere identificato con le marce ma col pilota, altrimenti appena mettiamo la folle salta ogni schema di riferimento, diventiamo noi stessi il caos, privo di logica, nel quale è impossibile compiere alcuna operazione sensata....

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Vecchio 01-10-2008, 14.40.38   #16
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Il fatto è che la mente, in folle, NON ci va mai!
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Vecchio 01-10-2008, 16.10.25   #17
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E la marcia va in folle da sola Cento?

Sui cambi di una volta meno... non so come dire... meno massicci, precisi e.. ci siamo capiti insomma, una buca esagerata, una contraccolpo forte poteva sganciare la marcia. Oggi no, credo sia molto difficile, e il parallelo ancora una volta rende molto la nostra condizione reale.
Oggi sempre più ci stiamo corazzando con abitudini collettive-sociali...
In ogni caso è sempre possibile mettersi volontariamente in folle.... oppure almeno cercare di sfruttare colpi enormi.

Adesso mi chiederai come, sto pensando in che forma mettere la cosa, sempre se nessuno vuole fare delle prove.
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Vecchio 01-10-2008, 16.40.27   #18
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Lo sgasare mentre si cambia marcia potrebbe essere sinteticamente la metafora di uno dei due salti tra le ottave.

Proviamo ad allargare il concetto con degli esempi:
Prendiamo in esame una persona piuttosto materiale che vive per mangiare, bere, far sesso etc... senza porsi altri problemi (se lo fa senza senza arrecar danni ad altri sta pure bene, la famosa beata incoscienza)
Un bel giorno (o brutto dipende dai punti di vista) si accorge che c'è altro.
La sua mente dovrebbe passare da un certo schema di pensiero, tipo:" se mangio, la panza sta bene, se faccio sesso mi sento soddisfatto, almeno per un pò" etc...
ad un'altro schema tipo per esempio: "se risparmio alcune energie in un certo modo posso poi fare quest'altra cosa che ho sentito dire " etc....
Provo a riprendere da qui anche se non credo di aver capito granchè.. Se da sempre sono abituata a pensare che "se mangio la pancia sta bene, se faccio sesso mi sento soddisfatta etc", per passare all'altro schema non lo posso fare direttamente, perchè non sono abbastanza rapida (dalla prima alla seconda), ma ho un momento in cui dovrò mettere la marcia in folle , un momento di stasi dentro a cui però dovrò accelerare per un attimo, altrimenti quando reinserisco la marcia mi ritrovo in prima, magari pensando di essere in seconda , invece sono ancora in prima , il motore fa un rumore incredibile ma nemmeno me ne accorgo tanto penso di essere in seconda....
Quando mi sento diciamo "sveglia" , poi c'è inevitabilmente un momento in cui sento le energie che diminuiscono, fino a che non mi addormento, poi come in un ciclo le energie tornano.. ma non cambia granchè fino alla volta successiva , se nel momento in cui le sento diminuire, sento che mi sto addormentando riuscissi a dare un colpo di acceleratore sarebbe sufficiente ad ingranare poi la seconda? E la sgasata potrebbe corrispondere al nero, alle schifezze che bruciamo? Accelerando si può far uscire la porcheria e quello che si produce puo' darci la forza di mettere in seconda?
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Vecchio 01-10-2008, 16.45.07   #19
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Adesso mi chiederai come, sto pensando in che forma mettere la cosa, sempre se nessuno vuole fare delle prove.
Un urto forte per mettersi in folle potrebbe essere un lutto familiare, la perdita del lavoro, un'amore finito?
Insomma uno shock emozionale forte a tal punto che tutta la mente si trova senza riferimenti, uno stato di sospensione in cui il guidatore non ha la marcia innestata.

Per analogia la marcia e' staccata, sono in folle ma quello che non afferro e' come dare la sgassata?
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Vecchio 01-10-2008, 16.45.12   #20
nikelise
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E la marcia va in folle da sola Cento?

Sui cambi di una volta meno... non so come dire... meno massicci, precisi e.. ci siamo capiti insomma, una buca esagerata, una contraccolpo forte poteva sganciare la marcia. Oggi no, credo sia molto difficile, e il parallelo ancora una volta rende molto la nostra condizione reale.
Oggi sempre più ci stiamo corazzando con abitudini collettive-sociali...
In ogni caso è sempre possibile mettersi volontariamente in folle.... oppure almeno cercare di sfruttare colpi enormi.

Adesso mi chiederai come, sto pensando in che forma mettere la cosa, sempre se nessuno vuole fare delle prove.
''Il folle'' e' una pausa che si rende necessaria per dei dubbi che ci colgono a seguito , di solito , di colpi subiti.
Nel dubbio ci si astiene dicevano .....prima di riuscire a cambiare marcia e riprendere ad agire .
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Vecchio 01-10-2008, 16.57.56   #21
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Adesso mi chiederai come,
Yes.

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sto pensando in che forma mettere la cosa
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Vecchio 01-10-2008, 22.02.36   #22
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Proviamo ad allargare il concetto con degli esempi:
Prendiamo in esame una persona piuttosto materiale che vive per mangiare, bere, far sesso etc... senza porsi altri problemi (se lo fa senza senza arrecar danni ad altri sta pure bene, la famosa beata incoscienza)
Un bel giorno (o brutto dipende dai punti di vista) si accorge che c'è altro.
La sua mente dovrebbe passare da un certo schema di pensiero, tipo:" se mangio, la panza sta bene, se faccio sesso mi sento soddisfatto, almeno per un pò" etc...
ad un'altro schema tipo per esempio: "se risparmio alcune energie in un certo modo posso poi fare quest'altra cosa che ho sentito dire " etc....

Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille. Potrebbe anche sembrare di aver fatto il passo, magari la mente che continua a girare in prima si illude di aver cambiato marcia, magari va su di giri ma è talmente abituata che non sente neanche più il rumore.
L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.
Proverò poi a fare esempi più pratici.
La prima cosa che mi viene da pensare è che la grattata potrebbe essere simile al conflitto, praticamente i due schemi pensiero sono su due piani diversi e nel cercare di incastrarli stridono, cozzano creando un conflitto ma esso rimane inconscio perchè si remprime una parte convinti di essere in modalità due, quindi già in seconda, ma non essendo così si va su di giri ci si scalda per niente?

A questo punto se invece si schiaccia la frizione e si toglie la marcia e si rilascia la frizione si è in folle essa fa si che si stacchi il motore dalle ruote, in questo caso si annulla per un attimo qualunque movimento di reazione e si rimane fermi corpo e mente, ma si lasciano fluire le emozioni internamente nel motore senza che esse interferiscano con il movimento delle ruote.

Quando siamo ben pieni di queste emozioni negative che è lo sgasare attraverso il bruciare in più della sofferenza, anch'esso fuoco. si inserisce la seconda che a quel punto con la frizione di nuovo staccata siamo saliti di giri il motore gira più veloce e quindi siamo saliti di un'ottava, in altre parole do più benzina in modo che possa fare questo salto?
In poche parole so che sto per scoppiare in qualche modo, sto per reagire, sposto l'osservazione da fuori su di me che mi riempio per fare il salto, poi vado in modalità decisa da me uscendo da me e tornando a fuori e quindi mi muovo.
Ho fatto un rebelot?
P.S. c'è anche la sfollata
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Vecchio 03-10-2008, 10.08.23   #23
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Thanks
Ok intanto ci provo metaforicamente per immagini, poi vediamo se riusciamo a trasportare il tutto nella realtà ed esempi concreti.

Mettiamo che ci sia una palestra con una serie di tapirulà (o tapis roulant) insomma quelle pedane con il rullo in cui si cammina o corre stando fermi.

Ocio che l'immagine del tapirulà rende bene, in realtà stiamo fermi e la mente cammina

Bene queste macchine hanno la possibilità di variare la velocità stando sopra, ma questo trasportato nell'immagine è una cosa che non siamo in grado comunemente di fare, quindi immaginiamo che nella fila di pedane ognuna di esse ha una velocità diversa.

Siamo sulla prima pedana che facciamo la nostra passeggiata, alla nostra destra dopo un piccolo spazio c'è un'altra pedana che gira più veloce, alla nostra sinistra arrivano dei ragazzi che giocando perdono l'equilibrio (attenzione anche a questo "perdono l'equilibrio") e ci spingono.
Di colpo ci troviamo nello spazio tra le due pedane, quella dove eravamo più lenta e quella a destra più veloce. In quel momento siamo in folle, quel momento può durare più o meno, ma comunque siamo destinati a rimontare su una pedana, pena la non sanità mentale prima e poi la non esistenza.
Abbiamo due possibilità ovviamente, ritornare sulla pedana di prima o salire sulla nuova.
In entrambi i casi dobbiamo saltando muoverci insieme e nel verso della pedana, ma mentre nel primo caso ricordiamo ancora come ci stavamo muovendo (soprattutto la velocità) nel secondo caso dobbiamo accelerare... e questo va fatto ancora prima di toccare la pedana, possiamo dire un istante prima.... Avete presente quando cerchiamo il tempo per salire su una scala mobile?
Se non lo facciamo cadiamo etc...
Se siamo tra due pedane già abbastanza veloci a volte risulta perfino difficile tornare su quella di prima (ecco i pericoli raccontati da certe Vie) perchè una volta scesi non riusciamo a risincronizzarci neanche con quella.
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Vecchio 03-10-2008, 17.26.06   #24
griselda
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Capo ti dico cosa ho capito, mi prendo un po' in giro perchè spesso sto proprio fuori dal senso del discorso anche se mi impegno. Però questa cosa mi ha fatto pensare molto a me e a ciò che non voglio vedere e un po' non so come fare, e dall'altra parte non lo accetto ma bon vengo al dunque.

Conoscevo una donna che dopo la morte del marito era quasi stramazzata a terra, non aveva più il suo tapirulà, nel senso che con quella mancanza il suo equilibrio si era rotto, perchè le era venuta a mancare la parte che lei non sapeva fare, o aveva pensato di non saper fare che poi è lo stesso in quel caso.
Stava andando in depressione, pensando di non avere più capacità di sopravvivenza da sola...... si è risposata dopo sei mesi.... in pratica è salita sul vecchio tapirulà.
Dopo alcuni anni il rapporto si è incrinato... e lei ha iniziato a stare male... ed è stata lasciata....a quel punto vivendo la malattia come una limitazione non è salita su un altro tapìrulà e dopo sei mesi è morta.

L'altra storia è di una donna che ha vissuto un'episodio che le ha mostrato che la sua vita e le sue azioni: mangiare bere dormire e fare sesso non erano tutto anzi erano veramente pochino, questo è avvenuto cadendo dal tapirulà su cui stava camminando da sempre quasi ad occhi chiusi, era quello che aveva imparato e quello che sapeva fare.
Lo sbilanciamento però è stato talmente importante che ha dovuto prima curarsi o cercare di farlo e poi quando ha provato a risalire sul vecchio tapìrulà ha iniziato ad avere paura oltre a non ritenerlo più idoneo al suo pensiero, mentre però non aveva imparato a costruirsene un altro alternativo, quindi nonostatne vedesse il vecchio tapì da una parte e uno nuovo dall'altro. non trovava la forza ne il coraggio di salire ne su uno ne sull'altro. L'idea di salire sul primo le faceva venire la nausea anche se sapeva che era l'unica cosa che in quel momento sapeva fare e conosceva, l'altro andava troppo veloce e per quanto ci tentasse ogni volta cadeva in continuazione. Anche se la costanza al tentativo e la sua tenacia nel provare e riprovare era grande, si domandava in continuazione dove sbagliasse e quale potesse essere il modo di velocizzare il suo normale andamento.
Ci possono stare queste due storie o non ci sono?
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Vecchio 03-10-2008, 17.50.23   #25
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Capo ti dico cosa ho capito, mi prendo un po' in giro perchè spesso sto proprio fuori dal senso del discorso anche se mi impegno. Però questa cosa mi ha fatto pensare molto a me e a ciò che non voglio vedere e un po' non so come fare, e dall'altra parte non lo accetto ma bon vengo al dunque.

Conoscevo una donna che dopo la morte del marito era quasi stramazzata a terra, non aveva più il suo tapirulà, nel senso che con quella mancanza il suo equilibrio si era rotto, perchè le era venuta a mancare la parte che lei non sapeva fare, o aveva pensato di non saper fare che poi è lo stesso in quel caso.
Stava andando in depressione, pensando di non avere più capacità di sopravvivenza da sola...... si è risposata dopo sei mesi.... in pratica è salita sul vecchio tapirulà.
Dopo alcuni anni il rapporto si è incrinato... e lei ha iniziato a stare male... ed è stata lasciata....a quel punto vivendo la malattia come una limitazione non è salita su un altro tapìrulà e dopo sei mesi è morta.

L'altra storia è di una donna che ha vissuto un'episodio che le ha mostrato che la sua vita e le sue azioni: mangiare bere dormire e fare sesso non erano tutto anzi erano veramente pochino, questo è avvenuto cadendo dal tapirulà su cui stava camminando da sempre quasi ad occhi chiusi, era quello che aveva imparato e quello che sapeva fare.
Lo sbilanciamento però è stato talmente importante che ha dovuto prima curarsi o cercare di farlo e poi quando ha provato a risalire sul vecchio tapìrulà ha iniziato ad avere paura oltre a non ritenerlo più idoneo al suo pensiero, mentre però non aveva imparato a costruirsene un altro alternativo, quindi nonostatne vedesse il vecchio tapì da una parte e uno nuovo dall'altro. non trovava la forza ne il coraggio di salire ne su uno ne sull'altro. L'idea di salire sul primo le faceva venire la nausea anche se sapeva che era l'unica cosa che in quel momento sapeva fare e conosceva, l'altro andava troppo veloce e per quanto ci tentasse ogni volta cadeva in continuazione. Anche se la costanza al tentativo e la sua tenacia nel provare e riprovare era grande, si domandava in continuazione dove sbagliasse e quale potesse essere il modo di velocizzare il suo normale andamento.
Ci possono stare queste due storie o non ci sono?
Gri e' stato molto divertente leggerti .
Complimenti .
Provo a risponderti io :semplice , ci voleva , per la seconda , un altro tapirula' il secondo non era quello giusto.
Il tapirula' giusto non viene mica a comando!!
nikelise non è connesso  
 


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