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Vecchio 25-03-2008, 23.35.58   #1
griselda
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Qualche giorno fa è successa una cosa davvero interessante. Mio figlio è stato obbligato da noi a fare una cosa di cui aveva paura, suo padre ha impresso con la forza io ho cercato di agire con tenerezza ma allo stesso tempo con fermezza, anche se ne aveva paura la doveva fare. Si è convinto, beh non è che avesse delle alternative, e l’ha fatta. Al ritorno a casa era tutto contento e non pensava neppure più a ciò che provava prima di uscire di casa. Noi abbiamo chiesto come fosse andata e lui ha esordito dicendo che era stato facile. A quel punto mi è venuto spontaneo chiedergli se si era accorto che la paura che aveva avuto non era quella che provava ora, ma invece quella di qualche anno fa, quando era più piccolo, ma che non essendosi più messo alla prova non si era accorto di quanto era cambiato, di quanto era cresciuto, ora era diverso da come si pensava difatti aveva affrontato la cosa nonostante pensasse di non farcela.
Questo episodio mi ha fatto pensare e mi sono chiesta se so chi sono ora e cosa posso fare ora etc e quanto invece sono legata al ricordo di cosa ero nel passato. Di cosa potrei affrontare ora anche se penso di essere come ero nel passato.
Bon non so se è chiaro ma è davvero interessante.
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Vecchio 26-03-2008, 01.42.03   #2
Ray
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E' chiarissimo.
Intendi che non è detto che adesso abbiamo la stessa paura di fare una cosa così come avevamo un anno fa o un giorno fa o un minuto fa.

Ehssì, interessante.
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Vecchio 26-03-2008, 22.18.57   #3
Astral
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L' ho constatato anche io.

Ho sempre avuto paura di utilizzare i coltelli: ogni volta che lo facevo mi tagliavo le mani, la mia concezione era che ero " impedito" con i tagli, e piu dovevo tagliare una cosa, più il panico di non riuscire e di farmi male.

Poi ho trovato una persona che mi ha fatto tagliare Kg di frutta e mi ha lentamente fatto prendere confidenza.

Ora o sempre meno paura a tagliare, quando c'è qualche cosa da tagliare mi tiro sempre meno indietro, e devo dire che mi sento soddisfatto.

Perchè rinunciare a qualcosa per paura, è una grande frustrazione. Ovviamente questo non significa fare gli spavaldi, ma credo che lentamente se non osiamo piano piano, non usciamo da certi schemi.

Chissà quante paure vecchie ci portiamo che non sono di ora, sembrano quasi cristallizzate, e se non risolvono, spesso peggiorano pure.

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Vecchio 29-03-2008, 19.09.46   #4
MaxFuryu
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Vorrei inserire anche una mia esperienza:
Io ho una forte paura dell'altezza, spesso anche affacciarmi da un balcone è stato un problema. Negli ultimi anni però ho cercato di andare in contro a questa paura per cercare di capire qualcosa a riguardo e poi anche per la sensazione che a volte dà. Mi sono trovato ad andare in posti alti, a salire in punti dove già sapevo che a salire era facile ma poi a scendere sarei andato in panico e a volte ci ho messo davvero molto tempo a scendere da alcuni posti...
settimana scorsa ho avuto la possibilità di poter camminare su un'impalcatura molto alta fatta a rete quindi di avere la sensazione di essere in mezzo al vuoto e di poter vedere l'altezza sotto i piedi.
Una cosa pazzesca per me, tanto da essere rimasto bloccato e da non poter più controllare le gambe che tremavano e non sapevo più muoverle (rigidità se ho capito bene da un 3d precedente), forte sballamento ecc... dopo un pò di tempo sono riuscito a muovermi e riuscivo anche a camminare, ogni due passi mi bloccavo, ma camminavo, mentre ero li sopra mi è arrivata una telefonata e mentre parlavo al telefono di una cosa che mi faceva particolemente innervosire, camminavo tranquillamente senza paura. Così mentre parlavo pensavo a quello che stava succedendo e il segreto era pensare ad altro e non all'altezza. Sono riuscito a camminare anche dopo, poi ho ricercato la paura riconcentrandomi sull'altezza e quando è tornata ho passato dei brutti momenti perchè ero nel punto centrale...
Io mi domando, in questo caso qual'è la cosa giusta? non pensarci alla paura e lasciare che non ci preda? oppure tutte le paure si possono superare?
Una cosa interessante che ho notato, ma qui forse è soggettiva la cosa, è l'abbandono, c'è un momento a volte in cui ci si rassegna sarà forse lo "sballamento" e non si regge più lo sforzo a contrastare la paura, allora si è disposti a lasciarsi andare pensando che non ci sia alternativa e si risolve la cosa con una sorta di freddezza.
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Vecchio 29-03-2008, 19.17.33   #5
MaxFuryu
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Pensavo che forse la soluzione può essere nell'argomento del focalizzare
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Vecchio 30-03-2008, 00.30.06   #6
Ray
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Secondo me la telefonata ti ha semplicemente distratto. Non sentivi la paura (che però c'era) perchè ascoltavi la telefonata. Sei riuscito a camminare ma non hai superato la paura. Il che può comunque essere una cosa utile in quanto l'esperienza di aver camminato può darti una mano a superare.
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Vecchio 30-03-2008, 12.45.07   #7
RedWitch
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Io mi domando, in questo caso qual'è la cosa giusta? non pensarci alla paura e lasciare che non ci preda? oppure tutte le paure si possono superare?
Una cosa interessante che ho notato, ma qui forse è soggettiva la cosa, è l'abbandono, c'è un momento a volte in cui ci si rassegna sarà forse lo "sballamento" e non si regge più lo sforzo a contrastare la paura, allora si è disposti a lasciarsi andare pensando che non ci sia alternativa e si risolve la cosa con una sorta di freddezza.
Sono d'accordo con Ray, la telefonata ti ha distratto e ti ha permesso di concentrarti su altro che non fosse la paura.. io ho usato per molto tempo questo "trucchetto", quando sentivo la paura assalirmi in certe situazioni, prendevo il cellulare e telefonavo a qualcuno , in modo da distrarmi.. a volte funzionava , a volte no, ma si tratta comunque di un "trucco", che puo' permettere di superare lì per lì il blocco , ma non risolve il problema, la volta dopo si ripresenterà, e anzi, credo che si debba fare attenzione perchè poi la mia tendenza era quella di escogitare qualsiasi trucco pur di non sentire la paura..

L'abbandono che dici l'ho provato sì, è una sorta di "resa" alla paura, e in quel momento, anche se sembra un controsenso la si supera, la si prende come qualcosa di inevitabile.. ed in un certo senso perde di importanza, e non fa più paura..
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Vecchio 30-03-2008, 20.12.10   #8
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Io mi domando, in questo caso qual'è la cosa giusta? non pensarci alla paura e lasciare che non ci preda? oppure tutte le paure si possono superare?
Sono anch'io d'accordo con quello che ti hanno detto sul fatto che eri distratto, cioè la paura c'era ma tu non la sentivi. La cosa giusta da fare, secondo me, è ottenere un effetto simile ma senza rinunciare alla coscienza del momento. Detta così sembra un controsenso, eppure se riesco a focalizzare il mio obiettivo (ad esempio oltrepassare un ponte) pur rimanendo cosciente della possibilità di cadere di sotto, la paura non mi blocca eccessivamente. Questo blocco totale avviene quando la paura ci risucchia tutte le energie, in quel caso anche i nostri pensieri sono tutti indirizzati lì (al cadere di sotto) senza tenere a mente così l'obiettivo di attraversare il ponte.

Ho notato infatti che quando il nucleo "magnetico" della paura è più forte del nucleo del nostro intento, si verifica quel blocco che hai descritto. Ossia quando la paura ci pietrifica è proprio perchè tutti i nostri pensieri, tutta la nostra attenzione vengono catturate dalla paura stessa. Non si riesce a pensare ad altro. La distrazione in questo caso aiuta a liberarsi della paura, ma fa perdere coscienza della paura stessa.
Un nucleo d'intento molto forte (ad esempio attraversare il ponte per salvare qualcuno che amiamo) può permettere di vincere la paura pur non perdendo coscienza di essa. Quindi invece di una dis-trazione, dove qualcosa ci "trae" via, un movimento cosciente e volontario nostro.

Questo si verifica solo in momenti particolarmente intensi, come ad esempio salvare la vita a qualcuno, ma se riuscissimo a considerare importante, una questione di vita o di morte quasi, qualsiasi momento della giornata, come un'importante esperienza da vivere e per fare esperienza, forse potremmo riuscire a superare qualsiasi paura per amore di vivere le cose fino in fondo...
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Vecchio 30-03-2008, 20.37.19   #9
Sole
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Max a me capita più o meno la stessa cosa, a volte in luoghi del tutto insospettatabili tipo sugli scogli a un metro da terra.. e più "invecchio" più peggiora, o forse vien fuori per essere guarito.
E' una sensazione orribile dove non si ha il controllo del corpo. Quello che ho osservato e di cui poi ho avuto conferma è che si tratta di una mancanza di punti di riferimento.
Per noi della razza degli "ominidi razionaloni" il corpo è qualcosa che somatizza moltissimo il controllo e la sua mancanza. Nel momento in cui ci manca la terra sotto i piedi è come se la mente perdesse i punti di riferimento, i piedi diventano come gli appoggi della mente e lei non può appoggiarsi e il corpo reagisce bloccandosi.
Non ci sono parole che nessuno può dirti in quel momento e io credo che non sarei nemmeno capace di rispondere al telefono. Per me la cosa peggiore è avere un sotto che si muove tipo mare o fiume.. proprio nessun riferimento fisso.

Se può aiutarti ed aiutare me possiamo approfondire con le rispettive sensanzioni.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 31-03-2008, 09.08.33   #10
MaxFuryu
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Grazie Sole, più che volentieri...

Esatto, mi ero distratto, ho raccontato questa cosa perchè penso che spesso ci si distrae dalla paura e si pensa che non ci sia (a volte è impossibile distrarsi) da questo penso che è possibile non aver superato tante piccole cose, ma di averle solo perse di vista.
Riguardo alle sensazioni corporee, mi capita di sentirmi così carico da stare "ubriaco", a volte mi è sembrato che il corpo cercasse di scaricare la rigidità con movimenti, tremorii, respirazione ecc... ma ho notato come conseguenza di questi che se assecondati mi scaricano o forse lo sciogliermi mi sovraccaricherebbe così tanto da quella carica che essendo contratto non acquisisco e che mi porterebbe probabilmente a svenire (ci sono arrivato vicino ma mi sono sempre fermato prima).
Una cosa interessante mi successe qualche anno fa al mare, dopo essermi tuffato da uno scoglio di 2 metri circa, ebbi una paura terribile (notare che se ci fosse stata terra sotto sarei saltato tranquillamente), decisi di arrampicai su uno scoglio bello alto sapendo che una volta arrivato in cima mi sarei dovuto tuffare per forza perchè era impossibile scendere. arrivato in cima sono rimasto parecchio con le gambe che tremavano e con la sensazione che se mi fossi rilassato le gambe avrebbero ceduto e non sarei stato in grado di stare in piedi. Inutile raccontare tutti i pensieri, la cosa importante è che ero sicuro di morire saltando (razionalmente sapevo che non era possibile, ma la ragione lì contava poco). Quando decisi che sarei saltato e che sarei morto (sempre paradossale, se lo avessi pensato davvero forse avrei chiamato aiuto) allora smisi di tremare, mi raddrizzai e saltai tranquillamente, ero più che sballato e restai carico per tutta la giornata. A questo mi riferivo con rassegnazione come diceva Red.
La cosa che mi fa pensare è che poi da quel momento potevo rifarlo, e l'ho rifatto infatti, e avevo perso solo la paura di morire gettandomi però di conseguenza quella dell'altezza era sparita.
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Vecchio 31-03-2008, 10.40.33   #11
griselda
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Io ho camminato sui carboni ardenti scotticchiavano non erano ustinanti, ma posso assicurare che prima di farlo non lo sapevo. Avevo una paura assurda, anche se vedevo gli altri che ci andavano e si esaltavano dopo perchè ci erano riusciti. Ad un certo punto ( non lo feci per me eh) mi arresi mi dissi: eh bon se ti ustinerai pazienza. Beh in quel momento riuscii ad avere il coraggio di farlo perchè avevo accettato anche l'opportunità di farmi del male e che se doveva succedere sarebbe successo e amen.
Però la stessa cosa la feci con le montagne russe: momenti moro! Ho provato e riprovato a mo di masochista ma nisba. Il solo pensiero di riprovare quella sensazione di vuoto mi mette con il popo per terra. So che non mi succederebbe nulla perchè è sicuro, ma quell'emozione che provo di vuoto mi fa una paura tremenda. Ho notato che il punto è che tento sempre di dominarla quando sono su e mi dico ok vedrai che stavolta andrà meglio, forse è questo il punto tra la prima e la seconda riuscire ad accettare quello che ne viene, ma con ste montagne russe per ora non ce la fo.
In montagna ho fatto dei sentieri da urlo, ero terrorizzata a guardare giù e i pensieri erano orribili, poi ho visto che concentrandomi la cosa diminuiva però dovevo non distrarmi, l'altra cosa che mi è successa sempre in montagna che ha scacciato invece la paura è stata la rabbia, in quel momento era come se si fosse trasformata da paura a rabbia e salivo manco mi avesse morso una tarantola.
Un altro modo con cui ho superato una paura è stata un'altra paura più grossa.
Quindi ricapitolando: la paura si può trasformare in rabbia.
La paura si può scacciare con una paura più grossa.
La paura si può accettare.
Mi viene in mente una frase di Kael che dice più o meno: che se hai Fede in Dio non puoi avere paura.
Domanda quale di questi metodi è il migliore e perchè?
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Vecchio 31-03-2008, 13.22.09   #12
Uno
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Ho modificato un pò il titolo perchè si capisca meglio il senso del 3d.

Abbiamo fatto già discorsi sulla paura, ma come tutte le cose, soprattutto quelle importanti, ce n'è da dire....
Riferendoci al titolo viene spontaneo fare una riflessione, è vero come dice Grii che spesso siamo condizionati da una paura provata nel passato, paura che oggi non abbiamo più, ma dall'altro lato, soprattutto su esperienze nuove, siamo condizionati nel pensare a quello che potrà succedere.
Un pensare istintivo naturalmente, se sono sul cocuzzolo della montagna non penso alla lettera "adesso se cado, rotolo, mi sfracello, muoio." il tutto si ferma ad un livello strutturale che viene prima della parola, solo se tentiamo di interpretare la paura useremo quelle parole che ho sopra scritto per esempio o altre a seconda della situazione.
Questo il potere della paura, non è razionalizzabile se non a posteriori (dinamica comune all'amore, che è altrettanto potente, anzi per esattezza più potente per altre cose).
Qualcuno di quelli che frequentano ricorderà il 3d delle nuvole (http://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=2680) in cui abbiamo iniziato (non finito) ad esplorare, seppur con i limiti del linguaggio il mondo prelinguaggio.

Volendo sintetizzare al massimo (perdendo qualche precisione se non stiamo attenti) Max nel momento in cui ha risposto al telefono ha indirizzato la parte della sua mente che pensa con le parole sulla telefonata, lasciando la parte della mente che lavora pre-parole a fare il suo lavoro. Ogni volta che utilizziamo il pensiero comune (che non definirei neanche pensiero tanto è meccanico, ma così è conosciuto) al livello delle parole rallentiamo l'elaborazione dei dati in arrivo, quindi non avendo dati attuali (presente, qui e ora) utilizziamo dati del passato o ipotetici del futuro.

Implicitamente avrei anche sveltao il segreto di Pulcinella, come vincere le paure, paure che sono necessarie a creare carburante, finchè non sappiamo vincerle (sia chiaro, non farle sparire, vincerle, non spariranno mai) e quindi il carburante esce dal nostro diverso approccio, modus operativo di vita.
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Vecchio 31-03-2008, 13.34.35   #13
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si la distrazione ma anche una situazione di urgenza mi spiego...se non hai alternative...se è una cosa "di vita o di morte"...nel primo caso come detto...distrai la mente dalle sue paure (che persistono e ritornano)...nel secondo caso scatta l' istinto di conservazione e se per salvarti ti devi buttare dall' alto e nel fuoco lo fai! così come soccorrere qualcuno...in qualche modo metti via le tue paure per aiutare...poi magari...a cosa finita ti viene la tremarella..terrei presente che la paura è anche un qualcosa che ci salva la vita in alcuni casi...quindi meglio che ci sia...importante è capirla e usare il coraggio.


Stavo scrivendo e non ho letto la risposta di Uno
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quelle che posso cambiare
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di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 31-03-2008, 15.01.13   #14
Astral
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Non saprei se sarebbe il caso di distinguere la paura come primordiale istinto di sopravvivenza, e le paure invece artefatte, alimentate da circoli viziosi, che si autoalimentano col dubbio. Dato che il topic si intitola vivere nel presente influisce sulla paura, mi viene da pensare che nella paura c'è sempre l'incertezza del domani, si sta troppo "avanti" si previene, si vive il futuro non il presente. Ansia, presagi, paure, sono eccesso di futuro e difetto di presente, mentre nostalgie, tristezza, senso di colpa sono eccesso di passato e scarso presente.

Per MAX: in questo caso si tratta di una paura fisica, che probabilmente avrà qualche suo motivo che a noi non arriva, anche io soffro un po' di vertigini certo non al punto di bloccarmi. Ci sono tipi che hanno paura, e altri che camminano su un muretto senza timore.
La paura è anche un eccessiva prudenza, è dare troppo peso a qualcosa, rispetto alle reali possibilità.

Sono qualcosa di irrazionale, e a me succedeva ad esempio con le malattie contagiose, temevo di contaggiarmi sempre, con qualsiasi cosa, al punto di arrivare a fare i test di analisi ecc... anche quando non c'era un motivo reale... col tempo sono arrivato ( e cmq ancora ci lavoro) che era una paura di quando ero bambino.

Il problema è che a volte passano certi pensieri, e se uno non li vaglia un attimo e gli si da troppo spago, possono dominarci totalmente.

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Vecchio 31-03-2008, 16.27.30   #15
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Non saprei se sarebbe il caso di distinguere la paura come primordiale istinto di sopravvivenza, e le paure invece artefatte, alimentate da circoli viziosi, che si autoalimentano col dubbio.
Anche se mi ripeto, non posso fare a meno di ridire che tutte la paure derivano dalla paura di morire, a volte le dinamiche hanno fatto tante curve da non far vedere la cosa superficialmente ma scavando si può osservare.
Quindi possiamo distinguere, se ci aiuta a far chiarezza è sempre una cosa buona, ma non possiamo considerarle separate e/o diverse, al limite originanti ed originate

Per il discorso passato-futuro dovremmo allargare, mancano dei pezzi, adesso non posso.
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Vecchio 31-03-2008, 16.38.30   #16
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Ricordo le prime volte che andavo in moto, la paura di farmi male c'era sempre. Eppure le ricordo tutte le volte che aumentando il gas sentivo che la paura diventava adrenalina. Tutti i sensi maggiorati, la mente piu' reattiva ed un senso di euforia. La paura, se superata scatena dentro una forza euforica che inebria.
Come dice Uno le paure sono necessarie a creare carburante, nel mio caso il carburante e' andato tutto sprecato nella ricerca di emozioni forti con la moto.
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Vecchio 31-03-2008, 17.39.49   #17
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Anche se mi ripeto, non posso fare a meno di ridire che tutte la paure derivano dalla paura di morire, a volte le dinamiche hanno fatto tante curve da non far vedere la cosa superficialmente ma scavando si può osservare.
Quindi possiamo distinguere, se ci aiuta a far chiarezza è sempre una cosa buona, ma non possiamo considerarle separate e/o diverse, al limite originanti ed originate

Per il discorso passato-futuro dovremmo allargare, mancano dei pezzi, adesso non posso.
Si è vero, forse è la mente che fa delle distinzioni, o mi sono spiegato male: volevo soltanto far capire che per me c'è differenza nell'avere delle fobie immaginarie che sono quasi sempre dannose, da avere paura, perchè magari attraversa una macchina all'improvviso ( e quindi la paura può anche salvarci la vita).

Per paura della morte sono daccordo, e ovviamente penso che non si intenda solo fisicamente, ma si intende la paura della non vita.
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Vecchio 01-04-2008, 12.10.31   #18
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Volendo sintetizzare al massimo (perdendo qualche precisione se non stiamo attenti) Max nel momento in cui ha risposto al telefono ha indirizzato la parte della sua mente che pensa con le parole sulla telefonata, lasciando la parte della mente che lavora pre-parole a fare il suo lavoro. Ogni volta che utilizziamo il pensiero comune (che non definirei neanche pensiero tanto è meccanico, ma così è conosciuto) al livello delle parole rallentiamo l'elaborazione dei dati in arrivo, quindi non avendo dati attuali (presente, qui e ora) utilizziamo dati del passato o ipotetici del futuro.

Implicitamente avrei anche sveltao il segreto di Pulcinella, come vincere le paure, paure che sono necessarie a creare carburante, finchè non sappiamo vincerle (sia chiaro, non farle sparire, vincerle, non spariranno mai) e quindi il carburante esce dal nostro diverso approccio, modus operativo di vita.
Non ho ben capito Uno, in pratica, finchè non si è in grado di vincere le paure, puo' essere utile , fare in modo che la paura non si "concretizzi" nel pensiero? Se non si riesce a rimanere presenti, la mente parte per la sua, quindi spostare (con una telefonata per esempio), puo' darci il tempo di razionalizzare che ciò di cui abbiamo paura non è così terribile? o di vivere la paura senza che ci sia di mezzo il "pensiero"?

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Si è vero, forse è la mente che fa delle distinzioni, o mi sono spiegato male: volevo soltanto far capire che per me c'è differenza nell'avere delle fobie immaginarie che sono quasi sempre dannose, da avere paura, perchè magari attraversa una macchina all'improvviso ( e quindi la paura può anche salvarci la vita).
Non so Astral, io non vedo questa distinzione tra fobie e paure.. o meglio, per esperienza credo che la fobia sia una paura ingigantita, un modo forse ancora più istintivo di vivere la paura.. alla base, c'è sempre (parlo per me) la paura della morte sì, è come un istinto di conservazione amplificato quando si tratta di una fobia, ma se ci penso il pericolo in entrambe le situazioni lo vivo come reale, immediato, urgente.. A me sembra che il meccanismo che "parte" sia sempre lo stesso..
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Vecchio 02-04-2008, 22.47.18   #19
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Non ho ben capito Uno, in pratica, finchè non si è in grado di vincere le paure, puo' essere utile , fare in modo che la paura non si "concretizzi" nel pensiero? Se non si riesce a rimanere presenti, la mente parte per la sua, quindi spostare (con una telefonata per esempio), puo' darci il tempo di razionalizzare che ciò di cui abbiamo paura non è così terribile? o di vivere la paura senza che ci sia di mezzo il "pensiero"?



..
Se ho capito qualcosa, credo che si tratti di vivere il presente, in un certo senso vivere il momento in cui si ha paura e cercare di essere ciò che si è nel momento che si vive. Non so se sono stata capace di spiegarmi..
Il pensiero automatico parte e rivive la paura presente con le sensazioni che conosce e cioè quelle vecchie o quelle cristallizzate e non ha tempo di elaborarne di nuove. La telefonata ha dato tempo al pensiero di farsi una nuova idea.
Ho capito così... solo che non è la cosa più facile del mondo vivere il presente in preda al panico..
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Mi viene da fare una considerazione, forse in questo senso bisogna radicarsi a terra nel momento in cui si ha paura? Fermarsi nel momento, radicarsi in ciò che si è. Non spostarsi avanti e indietro nel tempo ma radicare nel momento presente..
Mah, li per li mi era chiaro, adesso un pochetto di meno.
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Vecchio 03-04-2008, 00.41.17   #21
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Per come la vedo io la telefonata non ha riportato nel presente, ha fatto l'opposto, ha spostato nel passato-futuro, nel senso di una diversa velocità... l'attenzione era spostata nella mente razionale che telefonava e quindi molto molto più lenta del percepire l'altezza in cui stava il corpo, che invece era il presente.

Vivere nel presente, altezze o meno, per quel poco niente che magari se ne ha qualche sprazzo, fa una paura boia. La percezione è terrorizzante. Il pericolo è totale perchè in ogni attimo qualsiasi cosa può accadere, perchè l'attimo successivo è del tutto ignoto.

Forse, fono a che non si riesce a vincere quella paura e quindi a stazionare nel presente, vale la pena di controllare determinati meccanismi che permettono al variazione di velocità e quindi lasciare la paura nella sottomente che non si concretizzi in pensieri automatici dominanti.
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Vecchio 03-04-2008, 08.56.59   #22
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Per come la vedo io la telefonata non ha riportato nel presente, ha fatto l'opposto, ha spostato nel passato-futuro, nel senso di una diversa velocità... l'attenzione era spostata nella mente razionale che telefonava e quindi molto molto più lenta del percepire l'altezza in cui stava il corpo, che invece era il presente.

Vivere nel presente, altezze o meno, per quel poco niente che magari se ne ha qualche sprazzo, fa una paura boia. La percezione è terrorizzante. Il pericolo è totale perchè in ogni attimo qualsiasi cosa può accadere, perchè l'attimo successivo è del tutto ignoto.

Forse, fono a che non si riesce a vincere quella paura e quindi a stazionare nel presente, vale la pena di controllare determinati meccanismi che permettono al variazione di velocità e quindi lasciare la paura nella sottomente che non si concretizzi in pensieri automatici dominanti.

Fin qui abbiamo vosto che vivere nel presente una paura con il pensiero automatico che parte non è vivere nel presente ma con il pensiero elaborato di una paura passata. Così c'è un misto fritto passato-futuro-presente che fà tilt.
Quel che intendevo è che la telefonata ha distratto l'automatico e sotto può iniziare a passare un altro messaggio più nuovo. Un nuovo presente-futuro-cambiapassato per la prossima volta. Certo è un messaggio leggero ma un imput.
Il pensiero è lento, ma se si riesce a fermarlo (ok, impossibile.) a controllarlo magari con piccoli escamotage si può far partire il centro meccanico che è molto più veloce che intanto impara. La paura ci sarà sempre ma il centro meccanico a quel punto arriva prima.. che dite?

Proverò.

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Vecchio 12-04-2008, 18.09.42   #23
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Vivere nel presente, altezze o meno, per quel poco niente che magari se ne ha qualche sprazzo, fa una paura boia. La percezione è terrorizzante. Il pericolo è totale perchè in ogni attimo qualsiasi cosa può accadere, perchè l'attimo successivo è del tutto ignoto.
Ray potresti un pochino espandere il discorso?
non capisco una cosa, se si è nell'attimo presente, perchè si ha paura dell'attimo successivo anche se non lo si pensa?

Spesso della paura c'è una sensazione in particolare che si ricerca e che dà una specie di benessere/sveglia, a questo punto se le paure si riassumono in paura della morte, il benessere potrebbe essere quello di avere la sensazione di essere vivi? o questa è ancora una percezione sbagliata?
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Vecchio 13-04-2008, 00.05.35   #24
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Ray potresti un pochino espandere il discorso?
non capisco una cosa, se si è nell'attimo presente, perchè si ha paura dell'attimo successivo anche se non lo si pensa?
Beh, la paura non è pensata. E' paura... che poi dopo, in ogni caso "fuori" dall'attimo, arriva al pensiero e ne suggerisce dei contenuti. Nell'attimo, o diciamo avvicinandosi (l'attimo non credo sia percepibile) la percezione è come dire più chiara e con essa la percezione della paura che in realtà è sempre presente (la tiriamo su da sotto)... non si pensa l'attimo successivo, non c'è proprio l'attimo successivo, è del tutto ignoto e quindi splendidamente terrorizzante, perchè la percezione è che tutto può essere. E' forse una paura, quella che sto male descrivendo qui, diversa a quella a cui si è abituati, perchè quella solita è appunto pensata. A dire il vero non è proprio paura ma il suo risultato nel pensiero. Mentre li fuori è paura vera o più vera, come è più vero tutto il resto.

Poi come mi sembra si diceva più sopra è anche questione di vincere la paura, che credo consista nel vincere la paura della morte, ossia vincere la morte... ma finchè ciò non è, se c'è anche flebile percezione dell'attimo, c'è questa paura. O almeno così credo, per via di quel pochissimo che ho potuto constatare... il resto è costruzione teorica o se preferisci deduzione. E' più che possibile che in seguito cambi idea su questa cosa.
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