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Vecchio 01-08-2008, 22.28.41   #1
Ray
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Che cos'è l'identità?
Chi siamo? (che non vuol dire "cosa siamo").

Tutte le moderne e antiche psicologie più o meno si sono poste il problema (per quanto ne so) e tutte hanno cercato di risolverlo in un modo o nell'altro. Non è possibile ovviamente qui parlare di tutti questi tentativi (posto di riuscirci) tuttavia è interessante accennare che i vari approcci si possono suddividere in due filoni (si possono suddividere in molti modi, anche in questo): chi ha cercato di stabilire cosa sia l'identità e chi ha cercato di stabilire cose diviene... ovvero chi la vede come qualcosa di stabile e chi come un processo. Io propendo per i secondi.

In ogni caso vediamo intanto la parola, perchè è molto interessante. Identità è id-entità. In latino "id" indica "questo, ciò"... quindi si tratterebbe di "questa entità"... una specie di dimostrativo dell'essere.
Tuttavia in realtà l'etimologia della parola ce la indica derivante da idem-entità (per contrazione), dove idem è "lo stesso, identico, qualcosa di uguale"... quindi sarebbe la stessa entità, o un'entità uguale, precisa. Una copia dell'essere...
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Vecchio 03-08-2008, 11.53.35   #2
stella
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Che cos'è l'identità?
Chi siamo? (che non vuol dire "cosa siamo").

Tutte le moderne e antiche psicologie più o meno si sono poste il problema (per quanto ne so) e tutte hanno cercato di risolverlo in un modo o nell'altro. Non è possibile ovviamente qui parlare di tutti questi tentativi (posto di riuscirci) tuttavia è interessante accennare che i vari approcci si possono suddividere in due filoni (si possono suddividere in molti modi, anche in questo): chi ha cercato di stabilire cosa sia l'identità e chi ha cercato di stabilire cose diviene... ovvero chi la vede come qualcosa di stabile e chi come un processo. Io propendo per i secondi.

In ogni caso vediamo intanto la parola, perchè è molto interessante. Identità è id-entità. In latino "id" indica "questo, ciò"... quindi si tratterebbe di "questa entità"... una specie di dimostrativo dell'essere.
Tuttavia in realtà l'etimologia della parola ce la indica derivante da idem-entità (per contrazione), dove idem è "lo stesso, identico, qualcosa di uguale"... quindi sarebbe la stessa entità, o un'entità uguale, precisa. Una copia dell'essere...
Parlando di identità mi viene da pensare alla carta d'identità, che racchiude alcune notizie nostre e solo nostre, come il nostro nome, la data e il luogo di nascita, tratti caratteristici, foto recente, ecc. che ci "identifica" non potendoci confondere con nessun'altra persona...
Quindi l'dentità è ciò che siamo e ciò in cui ci identifichiamo.
In certi casi si può anche cambiare identità, cioè farsi identificare in qualcosa di diverso che non siamo noi, e ciò dimostra che ciò che siamo veramente risiede solo nella nostra memoria, mentre possiamo mostrare agli altri delle false identità, copie false di noi.
In effetti la nostra identità noi la conosciamo, sappiamo la nostra provenienza e la nostra appartenenza, e ne abbiamo bisogno per affemare che esistiamo, gli altri attraverso essa ci riconscono e ci individuano, è l'interfaccia che ci permette di interagire con gli altri.
Ciò che siamo in realtà è la somma di tutti questi elementi, a partire dal nome che abbiamo.
Se perdessimo ad un tratto la memoria di ciò che siamo, avremmo perso la nostra identità, le nostre radici, e diventeremmo degli sconosciuti anche a noi stessi...
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Vecchio 03-08-2008, 12.41.20   #3
Astral
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Quando identifichiamo un oggetto, diciamo che tipo di oggetto: lo classifichiamo, lo cataloghiamo. Se ho un pezzo di legno dirò che sarà frassino, pioppo, che sarà duro o morbido. Se identifico qualcosa di astratto ne posso comunque dare determinate caratteristiche a livello energetico.

Identità mi ricorda anche la parola identico, quindi in teoria a cosa sarei identico, al genere umano?
Quindi identità in questo caso non vuol dire assolutamente individualità, ma vuol dire che io sono comune a ciò che è stato identificato.

Quindi se sono identificato in una cosa, escludero tutte le altre. Se sono un legno di noce, non posso essere un legno di faggio, e non posso essere neanche una pianta, o un animale.
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Vecchio 03-08-2008, 12.43.03   #4
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In effetti anche io stavo pensando alla carta d'identità. Se non erro va " cambiata" o meglio la sua durata è per un periodo limitato che mi pare sia ogni 5 anni.
La modifica, non dei dati che individuano la radice, quindi il nome o la data di nascita, ma di quelli che sono soggetti, col tempo, a cambiamento.
Di qui l'immagine, la foto impressa, che deve ( dovrebbe ) mostrare ciò che siamo diventati dopo qualche tempo, ossia " fino a" partendo dala data di nascita ( e considerando l'avanzamento dell'età).
Pertanto, se vi sono dei dati essenziali come quelli sopra vi potranno essere anche dati modificabili, non fissati, come per esempio l'indirizzo o anche se si è coniugati o no.

Forse allora l'identità, essendo una copia dell'essere, rappresenta tutti questi dati, alcuni modificabili ed altri, appunto, fissi rappresentazione di qualcosa.
Come fa notare pure Stella, l'identità è volatile ovvero non fissata, proprio perchè è modificabile in alcuni tratti.
Potrei dire, azzardando, che vi sono dei punti fissi - le caratteristiche per il momento immodificabili - attorno ai quali ruotano gli altri e di qui si " costruisce" il reticolo dell'identità.
Se questo è vero, la modifica, se fosse possibile, dei punti fissi potrebbe/dovrebbe sciogliere la vecchia e ricostruire una nuova identità. Una nuova copia.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 03-08-2008, 23.06.03   #5
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In certi casi si può anche cambiare identità, cioè farsi identificare in qualcosa di diverso che non siamo noi, e ciò dimostra che ciò che siamo veramente risiede solo nella nostra memoria, mentre possiamo mostrare agli altri delle false identità, copie false di noi.
E come è possibile che siamo in grado di proporre agli altri delle false identità? Come è possibile recitare? Come è possibile, più genericamente, identificarci in qualcosa che non siamo?
Io dico che non è possibile.

Infatti noi presentiamo sempre una parzialità, così come ci identifichiamo in una parzialità, ma potenzialmente la nostra identità (che è una copia) potrebbe coincidere con l'essere, ovvero tutte le nostre potenzialità.
Quindi si, cambiamo identità, sia quando indossiamo quella che crediamo vera sia quando ne indossiamo una che reputiamo falsa. Ma in entrambi i casi sbagliamo e abbiamo ragione... sono tutte vere e sono tutte false.


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Quindi l'dentità è ciò che siamo e ciò in cui ci identifichiamo.
Eh, magari. O forse, speriamo di no.
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Vecchio 03-08-2008, 23.08.53   #6
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Identità mi ricorda anche la parola identico, quindi in teoria a cosa sarei identico, al genere umano?
Quindi identità in questo caso non vuol dire assolutamente individualità, ma vuol dire che io sono comune a ciò che è stato identificato.

Quindi se sono identificato in una cosa, escludero tutte le altre. Se sono un legno di noce, non posso essere un legno di faggio, e non posso essere neanche una pianta, o un animale.
Bravo, secondo me hai colto una parte centrale della questione. C'è un tread in filosofia (da continuare) sul principio di identità e non contraddizione, che collega identità a identico... infatti vengono dalla stessa radice.
Identità è proprio dire sono qualcosa... ma dire "qualcosa" lo posso fare solo se dico "non qualcos'altro"...

Che sia l'identità a frammentare l'essere?
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Vecchio 04-08-2008, 10.48.52   #7
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Credo che l'identità sia caratteristica del modo di vivere nel pianeta terra, se mi incarno in qualcosa ( per incarnare intendo nascere, essere) escludo tutto il resto mentre lo Spirito è in realtà tutto giusto?

Se sono di destra, escludo di essere di sinistra, se sono ateo escludo la presenza divina, quindi mi identifico. E' vero anche però che se riesco a conciliare vari aspetti di me armonizzandoli, posso frammentarmi di meno, a patto però che ci sia coerenza.
Se per esempio prima sono di destra, poi di sinistra, poi di destra, poi di nuovo di sinistra, significa che ho un identità frammentata in due e a seconda di quale frammento utilizzo sono nel modo o nell'altro.

Forse dovrei unificare tutti questi frammenti, anche quelli maligni, oppure che mi piacciono meno?
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Vecchio 04-08-2008, 12.29.02   #8
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Questa parola mi gira a vuoto nella testa.

Curiosamente la parola porta in se i-denti-tà
dai denti di una persona si capiscono molte cose di lei/lui anzi direi che in essi c'è la persona stessa. Con essi frammentiamo anche il cibo, senza non possiamo. Inoltre stanno in bocca una delle parti più importanti del nostro corpo da cui entrano le cose...

Prendendo l'esempio della carta d'identità io abito in via X e non in via Y al numero X e non Y questo identifica la mia residenza e non un'altra etc.

Questo mi porta a dedurre che invece io un identità ben definita non l'ho, perchè oggi "mi sento" così e domani mi sento cosà. Mi identifico nel sentire.

OT mi stavo facendo delle domande sulle parole e mi chiedevo se le nostre coniugazioni verbali hanno a che vedere con i tre nostri corpi:
Are
Ere
Ire
Corpo
Spirito
Anima

Se così fosse identific-are avrebbe a che vedere con il corpo e il piano materiale.
Fine OT
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Vecchio 04-08-2008, 14.45.35   #9
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Che cos'è l'identità?
Chi siamo? (che non vuol dire "cosa siamo").

Tutte le moderne e antiche psicologie più o meno si sono poste il problema (per quanto ne so) e tutte hanno cercato di risolverlo in un modo o nell'altro. Non è possibile ovviamente qui parlare di tutti questi tentativi (posto di riuscirci) tuttavia è interessante accennare che i vari approcci si possono suddividere in due filoni (si possono suddividere in molti modi, anche in questo): chi ha cercato di stabilire cosa sia l'identità e chi ha cercato di stabilire cose diviene... ovvero chi la vede come qualcosa di stabile e chi come un processo. Io propendo per i secondi.
Propendo anche io per la seconda ipotesi, se l'identità fosse statica, e se è come dicevi successivamente nel post una copia dell'essere.. se fosse statica non avremmo nessuna possibilità di crescita...
Ma per come la vedo, se è vero che l'identità è una divisione, è anche vero che per vivere abbiamo bisogno di questa divisione, qualcosa che delinei i contorni, i confini del nostro essere rispetto a...

Vero è che se mi reputo bella, intelligente, sicura di me etcetc, se mi affibbio delle qualità ben precise in cui mi identifico, non potrò vedere le altre, l'individuazione prevede l'esclusione dell'identità? Ovvero se si riuscisse ad integrare davvero tutte le varie parti di noi, non si avrebbe più bisogno dell'identità? Eppure anche se così fosse, quella che sono qui, tale rimane se mi chiamo Gina sempre Gina rimango , se sono alta ,1,70 non è che potrò diventare 1,90 o 1,60... ci sono alcune caratteristiche e qualità che non possono comunque essere cambiate, e anche quelle dovrebbero credo concorrere a quella che è la nosta identità nella sua totalità.. o sto mischiando più cose insieme?

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Forse dovrei unificare tutti questi frammenti, anche quelli maligni, oppure che mi piacciono meno?
Si Astral, in linea di massima tendiamo a non voler vedere quei lati che ci piacciono meno, a volerli escludere a priori dal nostro modo di "essere", in realtà , latenti o meno, repressi o meno, se ci sono andrebbero senz'altro conosciuti e fanno parte di noi.


Una cosa che ho visto spesso, è che quando si frequenta un gruppo di persone a lungo, poi è quasi inevitabile, che si inizi a parlare tutti nella stessa maniera , che ci si "mischi" perdendo un po' per strada quelle che inizialmente sono le caratteristiche di ognuno.. come dire siamo tutti uguali, è come se si tendesse ad una perdita della identità.. la moda, i modi di parlare i condizionamenti degli ambienti che si frequentano fanno in modo che sempre più spesso ci si perda...

Per finire, quanti di noi saprebbero dire "chi sono"?

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Vecchio 04-08-2008, 20.50.09   #10
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Propendo anche io per la seconda ipotesi, se l'identità fosse statica, e se è come dicevi successivamente nel post una copia dell'essere.. se fosse statica non avremmo nessuna possibilità di crescita...
Ma per come la vedo, se è vero che l'identità è una divisione, è anche vero che per vivere abbiamo bisogno di questa divisione, qualcosa che delinei i contorni, i confini del nostro essere rispetto a...

Ecco. Ma più che qualità tipo bella intelligente eccetera, ovvero del come, l'identità parla innanzitutto del chi.
E' la prima divisione... sono tizio e non caio... sono io e non tu. Si parte quindi dall'iniziale senso di alterità. Il percepire qualcosa che NON è me. E' da li che ricaviamo il noi (l'io), per esclusione inizialmente.
Poi per ribadire le differenze (che ad un'attenta analisi e oddervazione di noi stessi e dell'altro sfumano) facciamo a pezzettini anche questo io, escludendo da esso tutto quello che riteniamo non abbia dignità a farne parte, ovvero tutte quelle istanze interne che non ci piacciono. Insomma un processo di rimozione.
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Vecchio 04-08-2008, 23.27.33   #11
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Scusa Ray ma io faccio fatica a seguire.
Nell'arco della vita sono stata questa e quell'altra gris ovvero opposte l'una all'altra. Inoltre pur avendo la convinzione di essere da una parte mi sono ritrovata dall'altra. Come faccio a dire che ho un'identità? Secondo me Gris non ne ha ma all'"occorrenza" è stata sia quella che quell'altra il punto è che non ha mai deciso prima cosa essere ma è stata in balia dell'istinto.
Quindi faccio fatica a parlare di identità a parte il nome il cognome il resto nell'arco della vita è cambiato.
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Vecchio 06-08-2008, 00.04.15   #12
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Se così fosse identific-are avrebbe a che vedere con il corpo e il piano materiale.
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Perchè? Come sei arrivata a questo collegamento?
E' per capire...
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Vecchio 06-08-2008, 10.36.07   #13
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Perchè? Come sei arrivata a questo collegamento?
E' per capire...
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Vecchio 06-08-2008, 15.35.22   #14
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Ecco. Ma più che qualità tipo bella intelligente eccetera, ovvero del come, l'identità parla innanzitutto del chi.
E' la prima divisione... sono tizio e non caio... sono io e non tu. Si parte quindi dall'iniziale senso di alterità. Il percepire qualcosa che NON è me. E' da li che ricaviamo il noi (l'io), per esclusione inizialmente.
Ok credo di esserci, non si tratta tanto di qualità quanto proprio del "chi", che ricaviamo esclusivamente dalla divisione, cioè dividendo l'altro da me, riesco a dire "chi sono" (poi non è nemmeno proprio vero questo ma ho un'idea dell'io diverso da te separando te da me). Di recente ho visto una trasmissione in cui si diceva che i bimbi si riconoscono allo specchio solo verso i due anni, che prima facendogli il disegno di un cerchietto sulla fronte e mettendoli davanti allo specchio, allungano le mani verso lo specchio, dai due anni in poi si toccano la fronte, cercando il cerchietto disegnato.. riconoscono sè stessi nonostante lo specchio, prima credo che sia tutto "mischiato"...
E' l'inverso di quel che dicevi tu ma mi pare che possa rendere l'idea ... credo che il caos sia quando non completiamo questa divisione "altro da me", i contorni non sono ben definiti e quindi noi non si ha l'idea di identità e si sposta tutto sul fuori.. oltre che perdere il contatto con sè stessi... Si potrebbe dire allora che questa divisione per l'essere umano è essenziale?

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Poi per ribadire le differenze (che ad un'attenta analisi e oddervazione di noi stessi e dell'altro sfumano) facciamo a pezzettini anche questo io, escludendo da esso tutto quello che riteniamo non abbia dignità a farne parte, ovvero tutte quelle istanze interne che non ci piacciono. Insomma un processo di rimozione.
Quindi tutto ciò che ordinariamente non vediamo perchè "non ci piace" siamo noi stessi a rimuoverlo, quei famosi "ammortizzatori" siamo noi a crearli per non vedere... siamo noi stessi che creiamo le parzialità (ulteriori divisioni) e ci impediamo la conoscenza di noi stessi...

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Sinceramente Gris sfugge anche a me il tuo ragionamento...

Amare, stimare, fantasticare
avere, leggere, correre
poltrire , dormire, scolpire

etcetc..

Non mi pare che si possano dividere in Corpo, Spirito e Anima in questo modo , la lingua italiana oltretutto è molto varia, alcuni verbi hanno una molteplice lettura.. inoltre non capisco come si possano dividere nettamente Corpo Anima e Spirito, a me pare che i confini in questo caso siano molto sottili, e quando faccio una cosa con tutta me stessa, una cosa non esclude l'altra... non ho ben capito come sei arrivata a quella divisione?

Sono pero' d'accordo che identificare, sia una prerogativa della materia e della vita qui...

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Vecchio 06-08-2008, 16.22.29   #15
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Sinceramente Gris sfugge anche a me il tuo ragionamento...

Amare, stimare, fantasticare
avere, leggere, correre
poltrire , dormire, scolpire

etcetc..

Non mi pare che si possano dividere in Corpo, Spirito e Anima in questo modo , la lingua italiana oltretutto è molto varia, alcuni verbi hanno una molteplice lettura.. inoltre non capisco come si possano dividere nettamente Corpo Anima e Spirito, a me pare che i confini in questo caso siano molto sottili, e quando faccio una cosa con tutta me stessa, una cosa non esclude l'altra... non ho ben capito come sei arrivata a quella divisione?

Sono pero' d'accordo che identificare, sia una prerogativa della materia e della vita qui...

Che peccato mi piaceva tanto come ipotesi.
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Vecchio 06-08-2008, 21.19.31   #16
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... Si potrebbe dire allora che questa divisione per l'essere umano è essenziale?

E' essenziale per l'iniziale presa di coscienza, per poter costruire poi un individualità. Perchè non possiamo avere coscienza del tutto che siamo subito... Uno da qualche parte ha sintetizzato il tutto dicendo che siamo qualcosa di infinito in qualcosa di finito.
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Vecchio 06-08-2008, 22.33.31   #17
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E' essenziale per l'iniziale presa di coscienza, per poter costruire poi un individualità. Perchè non possiamo avere coscienza del tutto che siamo subito... Uno da qualche parte ha sintetizzato il tutto dicendo che siamo qualcosa di infinito in qualcosa di finito.
Questa frase è stata detta qui.
In effetti è difficile trovare la nostra vera identità se siamo esseri infiniti in un corpo finito.
Per di più siamo in continua evoluzione, perciò quello in cui potevamo identificarci qualche anno fa potrebbe starci stretto oggi e così via....
Quindi anche la nostra identità è in evoluzione, partendo da presupposti che però sono immutabili, come la nostra origine, i nostri tratti somatici, le nostre caratteristiche che ci rendono unici fra tanti....
Il senso di appartenenza può mutare come anche il proprio credo o le proprie opinioni, perciò quelle non ci identificano in modo inequivocabile anche se in queste ci identifichiamo di volta in volta...
Ma io penso che l'identità sia la somma di tutti questi tratti, nei discorsi di privacy, per identificare una persona, si prendono in considerazione anche i dati sensibili che sono il credo religioso o politico e altri ancora che rendono un individuo unico fra tanti...
Perciò in ultima analisi la nostra identità corrisponde alla nostra unicità, e questa unicità è difficile da confinare in pochi tratti di riconoscimento essendo noi essere infiniti, ma prendendo quelli che ci distinguono tra tanti individui, ci riconosciamo e veniamo riconosciuti attraverso questi dati.
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Vecchio 06-08-2008, 22.39.48   #18
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Che peccato mi piaceva tanto come ipotesi.
Beh, ad ogni modo il suffisso ire ha veramente una certa attinenza con i moti dell'anima... soffrire, gioire, stupire, sentire, etc..

Comunque non ci credo che hai preso i primi tre verbi che ti sono venuti in mente senza provare a vedere se funzionava anche con gli altri

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Vecchio 06-08-2008, 23.17.16   #19
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La faccenda delle tre coniugazioni dei verbi non è a mio avviso così campata per aria come può sembrare a prima vista.
Il discorso però è piuttosto complicato: sarebbe da dare un'occhiata alla forma delle tre lettere che le caratterizzano... A, E, I... ed interpretarle simbolicamente. C' inoltre da tenere conto del fatto che le tre coniugazini italiane vengono da quelle latine che sono quattro. Nella nostra seconda, quella in E, confluiscono la seconda e la terza latine che sono sempre in E ma si sviluppano in modo diverso... questa confluenza di qualcosa che in un certo modo è polarizzato, che fa da tramite tra A e I non è così dissimile, per analogia, alla simbolica dell'anima che fa la stessa cosa con corpo e spirito. Andrebbe inoltre data un'occhiata ai suoni... insomma, non si esplora la cosa in tre righe.

Fatto questo si possono anche fare dei ragionamenti sui vari verbi che "cascano" in una o nell'altra coniugazione... sempre tenendo conto che le cose sono sfumate eccetera, ma si possono trarre delle indicazioni interessanti.

Tuttavia, a mio avviso, è completamente OT.
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